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Autore: DavideWolfstar    05/05/2022    2 recensioni
Una serata triste, malinconica, due vecchi amici si ritrovano. Ed una domanda, che non si è mai avuto il coraggio di pronunciare neppure a se stessi, viene fuori. "E se fossi stato tu il prescelto"?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nagini, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ci sono momenti in cui fai scelte sbagliate per le ragioni giuste, si può forse dire che questo era uno di quei momenti, Harry James Potter non si era mai, ma proprio mai, sentito a disagio con il diventare auror fino a quel momento. La strada sembrava segnata, sembrava fosse quello che aveva sempre voluto, il cammino che aveva sempre desiderato. Eppure, ora, mentre sedeva sul letto freddo, spoglio e così poco famigliare del suo dormitorio dell’Accademia, non ne era più così sicuro. Era veramente, quella, la scelta giusta? O forse era quella sbagliata fatta per le ragioni giuste?

Nonostante dividesse la sua stanza con altre tre persone, sconosciute visto che al momento era l’unico ad essere nella stanza, Harry Potter non si era mai sentito così solo. Solo ed insoddisfatto. Forse aveva sempre sentito che quella, ma solo quella sarebbe stata la sua strada. Ma chi poteva dirlo? Era stato suo desiderio diventare Auror quando aveva ancora come scopo la sconfitta di Lord Voldemort, ma ora? Ora era semplicemente giusto continuare su quella strada. Tanta ancora era la strada da fare verso la pace. Ma in cuor suo sapeva che seppure le intenzioni fossero giuste, forse non era la scelta giusta per quello che il suo cuore anelava davvero: la pace.
Mentre si guardava intorno, cercando di indagare a fondo l’anima di quel luogo così tetro, cercando qualche speranza, sentì un rumore di passi che si avvicinava sempre più. Un giovane cadetto, come lui, stava per fare ingresso nel dormitorio. La porta si aprì quasi con uno scatto, Harry volse subito lo sguardo verso il collega e si sentì sorpreso nel riconoscere il ragazzo. Alto, emaciato e biondo, col viso coperto da qualche cicatrice, ma ancora paffuto, nella stanza era entrato Neville Longbottom, suo compagno di Hogwarts, suo amico. «A quanto pare, saremo nuovamente compagni di dormitorio? Ma che ci fai tu qua? C’era ancora un paio di giorni prima di doversi presentare», queste parole fecero sorridere Neville che prontamente rispose. «Potrei dire, la stessa cosa di te, com’è che sei già qua?» Né l’uno né l’altro a quanto pareva avevano intenzione di rispondere a questa domanda, però ormai il ghiaccio era rotto; dunque, non gli restava altro che salutarsi con un grosso abbraccio.

Il gelo, il senso di solitudine sentito fino a poco prima, era del tutto scomparso, ma si era in qualche modo attenuato. Harry aveva deciso di entrare all’Accademia sin da subito, non aveva molto altro da fare in quei giorni. Hermione era partita per Hogwarts e Ron a stento gli rivolgeva la parola, non poteva certo biasimarlo, aveva scelto di non tornare con Ginny. Non riusciva a liberarsi dal senso di colpa, dalla sensazione che la morte di Fred, la morte di Remus, Tonks non fosse stata altro che colpa sua.  
“Ti avevo detto di non dargli false speranze. Ti avevo detto di non farla soffrire. Era questo il patto. E invece dopo tutto questo, che fai? La fai soffrire di nuovo.” Queste erano state le ultime, vere, parole di Ron. Si erano visti altre volte, alle selezioni come cadetti Auror e più di un “ciao” a mezza bocca non si erano detti. Era, questa, in parte la ragione per cui si sentiva così solo.

La presenza di Neville, però, in tutto questo era stata una panacea. Non esistevano solo Ron ed Hermione, non esisteva solo Ginny, aveva altre persone care, degli amici. Neville certo era tra quelli. Parlarono un po’ dei tempi di Hogwarts, dell’Esercito di Silente, dell’Ufficio Misteri, parlarono anche della guerra, della battaglia del 2 maggio. Harry non seppe neppure come, ma ad un certo si ritrovò a parlare della profezia. «Sai, la profezia? Quella che si è rotta. Poteva riferirsi a te. Diceva che sarebbe giunto il solo che poteva battere l’Oscuro signore e che sarebbe nato all’estinguersi di luglio. Potevi essere tu. Era Voldemort che poteva decidere. Probabilmente sarebbe stato tutto diverso se fossi stato tu. Sai, certe volte ti invidio, a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se fossi stato tu. Però, poi penso a come deve essere stata difficile per te. E non so più chi abbia avuto il destino più facile.»

Ci fu un momento di silenzio. Si sentiva solo il rumore dei loro respiri. Harry si sentiva il cuore pesante, non avrebbe dovuto dire tutto quello, posare il suo peso sulle spalle di Neville. Forse era stato lui con la sorte peggiore, se pensava ad Alice e Frank, ai genitori di Neville rabbrividiva. Voleva scusarsi. Rompere quel silenzio. Prima di riuscirci fu Neville a parlare.

«Mia nonna sarebbe stata così fiera di avere il Prescelto. Meglio che sia stata tu. Non sono abituato a nonna che mi prende come esempio. Ormai non fa altro che parlare del fatto che io sono l’assassino del serpente di Voldemort.  A dirla tutta, non so se mi sarebbe piaciuta quella cicatrice là. Le cicatrici che ho sono molto, ma molto più fiche.»
 Quella tensione nella stanza si diradò dopo queste parole, e si spezzò del tutto con le risate di Harry che probabilmente vennero sentite nel raggio di tre chilometri da chiunque vivesse in quella zona dimenticata da Dio.

 
   
 
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