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Autore: LorasWeasley    06/05/2022    5 recensioni
AU|Università [sakuatsu]
Atsumu Miya è uno studente universitario che sta preparando l'esame di "Anatomia umana". Kiyoomi Sakusa è l'assistente del professore della materia in questione. Cosa potrebbe andare storto?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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n.a. Buongiorno e buon inizio finesettimana!
Eccomi oggi con una nuova OS AU Sakuatsu. L'idea è nata una settimana fa quando ho dato un esame e la mia mente ha iniziato a pensare a... beh, tutto questo. Vi informo che ho strutturato l'università come funziona in Italia, non per pigrizia di non voler cercare come funzionasse in Giappone, ma semplicemente perché come funziona lì non andava bene per la trama che avevo per questa storia.
Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,
Deh





 
Anatomia umana
 
-Quattro caffè- ordinò Atsumu al cameriere basso e rosso che aveva appena raggiunto il loro tavolo per prendere le ordinazioni.
-Tre- corresse  Ginjima –io prendo un succo.
Il ragazzo scrisse l’ordine velocemente e scappò via verso il nuovo tavolo che richiedeva la sua attenzione.
Atsumu chiese all’amico –Succo? Sono le sette di mattina e le tue occhiaie sono un evidente segno di chi ha dormito tre ore stanotte.
-Se prendo un caffè adesso mi cago addosso durante l’esame.
Suna rise –hai troppa ansia, Gin. Proprio per questo esame non dovresti averne.
-Non mi fido più di quello che i colleghi dicono sui professori perché a me va sempre al contrario!
Quindi, la situazione era questa: Osamu, Atsumu, Sunarin e Gin erano iscritti all’università al corso di scienze motorie. C’era una materia, al secondo anno, che si chiamava “anatomia umana” ma che era molto più leggera da quella che studiavano al corso di medicina.
Il professore sapeva bene che gli studenti di motoria non erano lì per studiare il corpo umano, che non avrebbero mai dovuto salvare la vita a nessuno come i futuri medici, quindi gli andava sempre incontro facendogli studiare giusto le nozioni base e gli argomenti che più gli sarebbero serviti per i loro studi.
Il programma, infatti, comprendeva quasi tutti i capitoli che si concentravano sull’apparato locomotore (muscoli e ossa) mentre solo poche pagine trattavano tutti gli altri organi che il professore non chiedeva quasi mai all’esame e che alle lezioni aveva a stento citato giusto per cultura generale.
“State tranquilli” gli avevano detto i loro senpai che avevano già superato la materia “sono domande stupide e semplici, studiatevi bene tipo le ossa della scapola, la clavicola e al massimo i muscoli più importanti del tronco, delle braccia e delle gambe. Se proprio vuole fare lo stronzo vi chiede il quadricipide femorale che è più lungo ma nulla di troppo difficile.”
Di conseguenza, i quattro ragazzi avevano preso la questione un po' troppo sottogamba.
E poi c’era Atsumu, che era quello che aveva studiato meno di tutti e non si stava facendo alcun problema.
-Vorrei capire come fai ad essere così calmo e tranquillo- borbottò Gin nella direzione del biondo.
Questo rise e, dopo che gli furono consegnati i caffè, rispose –sono tranquillo perché ho studiato così poco che neanche ho avuto il tempo di far nascere l’ansia!
-Definisci poco.
-Sono due giorni che studio gli appunti di ‘Samu, direi che ho fatto anche più del necessario! Non vedo l’ora di finire sto esame di merda e andare a ubriacarci stasera.
-Stai urlando, ‘Tsumu- lo ammonì il gemello.
-Quindi? Non è mica un bar frequentato dai professori.
-Vabbé- cambiò argomento Suna –in che bar andiamo stasera?
 
Cinque minuti. Il suo esame era durato cinque minuti.
Atsumu era finito con l’assistente del professore: un ragazzo che poteva avere la sua età e che era uno spettacolo. Era vestito di nero e indossava dei guanti e una mascherina (dello stesso colore dei vestiti) ma Atsumu non poteva non notare comunque il suo fascino, i suoi occhi scuri circondati da ciglia lunghe, i suoi capelli ricci e morbidi, i due nei sopra l’occhio… se si fossero incontrati in qualsiasi altra situazione, Atsumu sapeva che ci avrebbe provato spudoratamente.
-Miya Atsumu, giusto? Mi fa vedere un documento?- chiese questo e, dio! Anche la sua voce gli faceva venire i brividi lungo la schiena.
-Sì- si riprese in fretta il biondo mostrandogli la carta d’identità che stringeva già tra le mani.
L’assistente annuì dopo una breve occhiata, scrisse qualcosa sul proprio pc e poi gli porse la prima domanda –Parlami dell’anatomia microscopica e funzionale del glomerulo renale.
Atsumu si congelò sul posto, il sorriso che gli moriva sulle labbra mentre l’unica cosa che riusciva a pensare era “cosa cazzo ha appena detto!?”. Atsumu era sicuro di non aver sentito neanche per sbaglio metà di quelle parole in tutta la sua vita.
-Non la so…- si ritrovò a dire dopo qualche secondo di silenzio e uno sguardo giudicante da parte del corvino.
Questo scrisse qualcos’altro sul suo portatile, poi gli chiese la seconda domanda –Parlami del tronco celiaco.
-Ehm… sì, certo- anche per quella domanda Atsumu non aveva alcuna idea di cosa fosse, ma non poteva dire di nuovo che non lo sapeva –giusto per esserne sicuro… stiamo parlando del…
L’assistente gli lanciò uno sguardo giudicante che lo mise ancora di più nel panico e lo “aiutò” –Una delle arterie più importanti della aorta addominale, c’è molto da dire, sono sicuro che può fare un bel discorso.
Quell’assistente era un bastardo! Al ragazzo prima di lui gli aveva semplicemente chiesto di parlargli in generale del cuore e si era fatto andare bene come risposta un semplice “è un organo indispensabile, si trova a sinistra, è diviso in quattro camere e serve a pompare il sangue nel resto del corpo attraverso delle contrazioni ritmiche”, e a lui chiedeva quello!? Davvero?
Facendo scena muta anche a quella domanda, quello strazio continuò con altre tre, tutte senza una risposta.
Si concluse, ovviamente, con un –Mi dispiace signor Miya, la devo rimandare, qui non arriviamo neanche alla sufficienza.
Atsumu imprecò tra i denti e stava per alzarsi e andarsene via furiosamente, quando l’assistente continuò a parlare –Consiglio, per la prossima volta, di non studiare solo due giorni prima dagli appunti di suo fratello.
Il biondo, che si era già messo in piedi e aveva fatto un passo lontano dal tavolo, si girò di scatto e lo fissò con gli occhi spalancati, colto sul fatto.
-Consiglio anche- continuò il bastardo con un guizzo luminoso negli occhi –di ascoltare sempre vostro fratello quando vi dice di non parlare troppo forte in un bar proprio fuori dall’università di quello che avete o, nel vostro caso, non avete studiato. Buon proseguimento di giornata.
Il suo esame era durato cinque minuti ed era stato l’unico bocciato di tutta la giornata.
 
 
-Ehy idiota, vuoi venire con noi al festival? Ci sono anche Gin, Kita e gli altri- gli domandò Sunarin vestito di tutto punto mentre usciva dalla stanza del suo gemello, subito seguito da questo.
-No grazie, devo studiare.
Osamu e Rintaro si lanciarono uno sguardo preoccupato, poi il gemello gli disse -’Tsumu, sai che puoi chiedere al professore di fare l’esame con lui, vero? Non hai bisogno di studiare tutte queste cose.
-Ormai è questione di principio, se lo faccio avrà vinto quel maledetto!
L’espressione preoccupata dal volto di Osamu scomparve all’istante, alzò le spalle e prese Rin per mano -andiamo, è un caso perso.
Erano passati due mesi da quando Atsumu era stato bocciato nella materia “Anatomia Umana” dall’assistente carino quanto bastardo del professore. Dopo quella volta l’aveva provata di nuovo due settimane dopo (nelle quali aveva studiato tutti i giorni), ma anche in quel caso il corvino sembrava fargli le domande più difficili, quelle dove anche uno studente di medicina avrebbe tentennato, figurarsi lui.
Adesso mancavano tre settimane al nuovo appello e Atsumu si era impuntato che avrebbe passato la materia con quel ragazzo, che gli avrebbe fatto ammettere che sì, Atsumu meritava un voto alto.
Tuttavia, si rese conto ben presto che, se voleva studiare bene quella materia, aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse almeno le cose basilari e quelle parti che nel libro erano incomprensibili. Essendo studente fuorisede insieme a suo fratello, non aveva i soldi per pagare un insegnante privato, ma aveva sentito dire che il professore era sempre molto disponibile durante gli orari di ricevimento, avrebbe potuto chiedere a lui.
Chiuse il libro e prese il cellulare, pronto a prenotarsi per il primo ricevimento disponibile.
 
Il professore era così gentile! Aveva una voce calma e rilassante e si era subito detto disponibile nell’aiutarlo, senza contare che il suo sorriso era rassicurante e ti metteva subito a tuo agio. Come aveva fatto un uomo del genere a prendere un bastardo come assistente?
Il professore, non appena il ragazzo si era accomodato sulla poltrona di fronte la scrivania, si era subito interessato a lui chiedendogli il nome, i suoi interessi e a che punto fosse con i suoi studi, poi era passato al problema principale.
-Come mai si trova qui, signor Miya?
-Volevo chiederle delle cose che non ho capito del programma da studiare.
-Certo, mi dica.
Atsumu prese i libri e iniziò subito a fargli vedere quello che non capiva dei capitoli sugli organi e tutti i loro dettagli, tuttavia fu bloccato in fretta -Guardi, apprezzo tantissimo che lei voglia studiare queste cose nel dettaglio, ma come ho detto a lezione non ce n’è bisogno, già che sa dirmi quello che mi ha spiegato per me va bene, con la preparazione che ha non ha problemi a superare l’esame.
Atsumu strinse i pugni e commentò -Il suo assistente mi ha bocciato perché non le sapevo.
Il professore adesso era confuso -Sakusa-kun?
-Non so come si chiama, è riccio e corvino e indossava una mascherina.
-Sì, è lui. Ho solo un assistente, ero confuso perché mi sembrava strano che fosse stato bocciato.
-Due volte- precisò Atsumu.
-Guardi, non so cosa gli sia preso, ma al prossimo appello può fare l’esame con me e sono sicuro che non ci saranno problemi.
Atsumu si morse l’interno guancia, era così tentato di accettare, la sua vita sarebbe stata immensamente più facile… ma il suo orgoglio glielo impediva.
-Non posso- quasi ringhiò tra i denti, come se si stesse sforzando nel far venire fuori quelle parole -così vincerebbe. Voglio passarlo con lui.
Il professore lo guardò stranito, poi scoppiò a ridere -mi piace il suo modo di fare, signor Miya. Può venire domani alla stessa ora? L’aiuterò con tutto quello di cui ha bisogno.
Atsumu annuì, poi si alzò e si inchinò per ringraziare e salutare. Non vedeva l’ora di lasciare a bocca asciutta quel bastardo che adesso, finalmente, aveva un nome.
 
Il giorno dopo Atsumu tornò nell’ufficio del professore allo stesso orario, come gli era stato detto, ma si bloccò di scatto nel vedere che dell’uomo non c’era alcuna traccia all’interno dello studio, bensì stava quel Sakusa.
Fu questo il primo a parlare mentre lo guardava con circospezione -il professore mi ha detto che hai rifiutato la sua proposta di fare l’esame con lui e passarlo facilmente.
Atsumu non rispose, l’altro continuò -Mi ha detto che avevi bisogno di aiuto per capire le domande assurde che ti ho posto.
-Sì. Dov’è il professore?
-Non c’è, ha chiesto a me di occuparmi di te fino a quando ne avessi bisogno.
Atsumu adocchiò la sedia accanto al ragazzo ma non si mosse per raggiungerla, indeciso se quella fosse o meno una buona idea, così Sakusa alzò un sopracciglio e lo sfidò -Che c’è? Hai paura di metterti in ridicolo?
Atsumu lo raggiunse all’istante.
 
Studiare con Sakusa Kiyoomi fu più piacevole del previsto. Esclusi i primi tre giorni di rigidità generale, divenne facile arrivare a una sorta di equilibrio, quasi un’amicizia.
Kiyoomi era bravo a spiegare, riusciva a farti capire un discorso difficile attraverso schemi e immagini e, al contrario di quello che Atsumu aveva immaginato, non lo prendeva in giro se non capiva al primo tentativo e glielo spiegava nuovamente cercando di rendergliela ancora più facile.
Si vedevano ogni giorno per un’ora, facendo una piccola pausa di dieci minuti in mezzo. In questa pausa iniziarono a chiacchierare, scoprendo piccoli dettagli e particolari dell’altro. O almeno, era Atsumu quello che parlava, ma Kiyoomi rispondeva sempre, quindi era una conquista. Le conversazioni andavano più o meno così:
“Hai fratelli?”
“Un fratello e una sorella più grandi.”
“Io ho un gemello, Osamu.”
“Lo so, me lo ricordo, ma non te l’avevo chiesto.”
Atsumu rideva e passava alla domanda successiva fino a quando l’orologio non squillava per avvertirli che la pausa era conclusa.
Scoprirono tante cose in quei giorni, come l’hobby della pallavolo che condividevano, le loro squadre preferite, la musica che ascoltavano, in cosa si volessero specializzare una volta concluso il percorso universitario…
Finché non arrivò l’ultimo giorno del loro studio, ultimo poiché il giorno dopo si sarebbe svolto l’esame.
Sakusa chiuse il libro, si stiracchiò e commentò -Dopo averti sentito parlare in quel bar, non avrei mai immaginato che saresti stato quel tipo di persona che si applica fino a questo punto.
Atsumu sorrise soddisfatto -Visto? Non vedo l’ora che sia domani, così sarai costretto a mettermi un voto alto!
Sakusa rise leggermente, poi gli fece sapere -Non posso esaminarti io.
Il mondo di Atsumu crollò -Perché?
-Sono tre settimane che studiamo insieme, potrebbero pensare che faccio favoritismi nei tuoi confronti.
-Ma…
-Niente ma, ti meriti un bel voto e non voglio che pensino che te lo abbia regalato.
Si alzò afferrando la sua borsa, poi allungò una mano verso di lui e con leggerezza gli sfiorò i capelli, borbottò -Buona fortuna- e scappò via.
L’unica cosa che Atsumu riusciva a sentire in quel momento era il battito del suo cuore accelerato, mentre l’unica cosa che riusciva a pensare era “mi ha toccato.”
 
L’esame fu un successo. Sotto richiesta di Atsumu, il professore gli porse le domande più difficili e il biondo riuscì a rispondere a tutto in modo fluente, arricchendo ogni cosa di dettagli e portando il professore a interromperlo più volte perché “va bene, va bene, la farei continuare ma devo fare altri esami oltre il suo.”
-Beh, signor Miya, sono più che certo che chiunque l’abbia sentito sia d’accordo con me sul non metterle meno del massimo dei voti.
Il sorriso di Atsumu si fece enorme.
-Lei che ne pensa, signor Sakusa?
Atsumu si girò di scatto verso la direzione dove l’uomo stava guardando. Kiyoomi era lì? Perché non l’aveva visto prima?
Sakusa si avvicinò a loro e, con la coda dell’occhio, Atsumu vide il gruppo di suoi amici che aveva assistito trattenere il fiato in attesa della risposta del corvino. Anche Atsumu era nella stessa situazione.
Il corvino se la prese con comoda, raggiunse il fianco del professore e solo alla fine mormorò -Anche la lode.
Atsumu sentì Osamu, Suna e Ginjima esplodere in urla e cori da stadio, probabilmente sarebbero stati cacciati via molto presto ma non era un problema del biondo, poiché tutta la sua attenzione adesso era rivolta a Sakusa Kiyoomi: l’assistente carino e non più così bastardo del professore del corso di Anatomia Umana.
 
 
-Signor Miya!- Atsumu saltò in aria nel sentire quell’esclamazione e si voltò di scatto verso la voce del prof di “Anatomia Umana” che si avvicinava al proprio studio: Atsumu era davanti la sua porta.
-Buongiorno- rispose subito mentre si inchinava.
-Cosa ci fa ancora qui? Non le è stato convalidato il voto?- si premurò di chiedere il professore.
-No, no, quello mi è arrivato ieri, grazie ancora, a proposito- le sue guance si colorarono di rosso e distolse lo sguardo mentre ammetteva -sono qui per Sakusa…
Il professore sorrise consapevole, poi commentò -Ah, ne sono felice. Quel ragazzo non ha molti amici. L’ho lasciato alle macchinette in fondo al corridoio, sono sicuro che lo troverai ancora lì.
Atsumu si inchinò velocemente per ringraziarlo e corse lungo il corridoio per raggiungerlo.
Sakusa si trovava di fronte la macchinetta del caffè, aveva appena preso il bicchiere caldo e ci stava soffiando sopra.
-Ehilà!- decise di palesare la sua presenza senza spaventarlo troppo, non voleva che il caffé gli cadesse sulla camicia bianca, anche se aiutarlo a pulirsi in bagno… no, doveva scacciare quei pensieri dalla testa. Non era la cosa giusta da fare, non subito almeno.
Gli occhi di Sakusa si aprirono sorpresi nel constatare che stava parlando con lui, ma distolse lo sguardo velocemente mentre rispondeva -Pensavo fossi ancora a ubriacarti con i tuoi amici per festeggiare il voto.
Atsumu rise -Nah, quello solo i primi due giorni.
Kiyoomi aveva abbassato la mascherina per bere il suo caffè, quindi Atsumu vide benissimo l’angolo della sua bocca che si piegò in un sorriso, questo gli fece battere più veloce il cuore e gli diede la forza di continuare.
-Se vuoi, ti posso portare in un posto dove fanno un caffé mille volte migliore di quello.
Sakusa riportò lentamente lo sguardo su di lui e lo scrutò a fondo, mettendolo sempre di più nel panico fino a quando non rispose con una domanda a sua volta -Ora?
-Sì! No, cioè quando vuoi, quando sei libero!
Kiyoomi continuò a fissarlo con quello sguardo che lo stava facendo sudare più del normale, poi concesse -Okay- buttò il caffè ancora intatto e si alzò la mascherina, guardandolo in attesa che facesse strada.
Atsumu era al settimo cielo, ma volle specificare -Va bene se ci provo con te, giusto? Voglio dire, solo se per te non è un problema, non ti ho neanche chiesto se ti piacciono i ragaz…
-Atsumu- lo interruppe il corvino chiamandolo per la prima volta con il suo nome -non avrei accettato se non mi fosse andato bene.
Il biondo sorrise, poi iniziò a camminare lungo il corridoio mentre l’altro lo seguiva, ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzante finché Atsumu non decise di romperlo con -Spero tu sappia in cosa ti sei andato a cacciare, ora farò diverse battute sull’altro tipo di anatomia umana che potremo studiare insieme.
Sakusa arrossì mentre borbottava -Ti prego no-, il tutto mentre Atsumu rideva.
In futuro, entrambi racconteranno quella storia in modo diverso, ma c’era una cosa nella quale concordavano pienamente: quello fu il giorno in cui si erano innamorati.

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