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Autore: The_Storyteller    07/05/2022    1 recensioni
Anche se è stato nominato Maestro Assassino, la vita di Arno Dorian non è cambiata molto: scoprire i piani dei Templari, eliminare bersagli, cercare informazioni. La solita routine, come le sue visite alla tomba di Élise.
Se non fosse che, una mattina d’inverno, uno strano incontro annuncerà un nuovo capitolo della sua vita.
Madeleine Caradec è una semplice ragazza bretone, un po’ ingenua ma di buon cuore.
Ciò che non sa, tuttavia, è che si trova in un gioco più grande di lei, pedina nell’eterna lotta fra Assassini e Templari. Cosa sarà più forte: una lealtà che dura da anni o i sentimenti nati da un nuovo incontro? Chi è il diavolo e chi l’angelo?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Attenzione: in questo capitolo sono presenti contenuti sessuali
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Un’altra serata al Café Théâtre si era appena conclusa. Nel salone principale i tavoli e le sedie venivano sistemati per permettere alle cameriere di pulire, mentre in cucina si riordinavano pentole e altri utensili.
Madeleine era nervosa. Erano già passati quattro giorni dalla festa di Versailles e dalla confessione di Arno. Ma soprattutto, purtroppo, erano già passati quattro giorni dall’ultimatum della Beauchesne.
La giovane non aveva trovato l’occasione giusta, visto che Arno era stato impegnato tutti quei giorni e ritornava al Café solo alla sera tardi: quelli erano gli unici momenti che riuscivano a trascorrere insieme per chiacchierare, scambiarsi gesti d’affetto o qualche casto bacio, prima che l’Assassino andasse a dormire per poi essere già altrove il mattino seguente. Il tempo stava scorrendo troppo velocemente, doveva agire subito.
La giovane sospirò, quindi si avvicinò al fornello per togliere una brocca piena di acqua calda. Fece attenzione a non scottarsi e prese un paio di cucchiai di camomilla.
Udì dei rumori di stoviglie dietro di sé e vide che Ophélie e Célestine avevano terminato di lavare i piatti.
-Finalmente domani è giorno di riposo!- esclamò la prima stiracchiandosi.
-Potremmo andare a fare una passeggiata lungo la Senna. Che ne dite?- propose l’altra.
-Non so, è già da qualche giorno che è un po’ nuvoloso- replicò Madeleine.
Le due osservarono la bretone, intenta a versare la camomilla in alcune tazze, e si scambiarono un sorrisetto complice.
-Non è perché sei impegnata col signor Dorian, vero?- chiese Ophélie. Per poco Madeleine non fece cadere una tazza.
-No! M-ma che dici? I-Insomma...- balbettò la ragazza.
Le due cameriere risero divertite, poi Ophélie le mise amichevolmente un braccio intorno alle spalle: -Andiamo, lo sappiamo tutti che vi state frequentando. Ti ha organizzato qualcosa di romantico? A noi puoi dirlo!- scherzò.
Madeleine arrossì dall’imbarazzo e cominciò a torcersi un lembo della manica. Com’era possibile che tutti si fossero accorti del loro rapporto? Sia lei che Arno avevano deciso di non annunciare subito il loro corteggiamento, ma evidentemente qualcuno aveva intuito che qualcosa tra loro era cambiato.
Célestine rassicurò la giovane: -Sta tranquilla, cara. È normale, all’inizio di una relazione, che i due innamorati vogliano trascorrere del tempo insieme.-
-Non è questo– replicò la bretone, –Mi preoccupa che... ecco, possiate pensare male di me...-
-Ma che dici?!- ribatté Ophélie. Prese una tazza e ne bevve un sorso, quindi continuò il discorso: -Anche un cieco potrebbe vedere che voi due vi piacete davvero. Credimi, e Célestine te lo può confermare, erano mesi che non vedevamo il signor Dorian così felice.-
Anche l’altra cameriera ribadì quelle parole: -Non devi preoccuparti, Madeleine. Ciò che importa è che voi due siate felici l’uno con l’altra. Chiunque sostenga che tu abbia secondi fini è soltanto invidioso o peggio.-
Commossa da quelle parole così gentili, Madeleine abbracciò di slancio le due inservienti: -Grazie ragazze. Siete le mie migliori amiche.-
Célestine e Ophélie ricambiarono quel gesto di affetto, quindi le due ragazze salutarono la bretone e se ne andarono.
Avevano appena varcato la soglia della cucina, e Madeleine si lasciò scappare un triste sospiro. Se solo avessero saputo la verità avrebbero avuto di sicuro un’opinione molto diversa.
Dopo essersi assicurata di essere rimasta da sola, la giovane estrasse il sonnifero che le aveva dato la sua padrona: le ritornarono subito alla mente le parole minacciose della Beauchesne e l’ordine di usarlo con l’Assassino per trovare qualsiasi cosa riguardante la Confraternita. E infine, dolce e suadente come il miele, la promessa di poter rimanere con l’uomo.
Aveva aspettato fin troppo, il tempo che le aveva concesso la sua padrona stava per terminare. Era giunto il momento di agire.
Mentre versava altra camomilla la giovane avvertì un lieve tremito alle mani. Stappò la boccettina e versò due gocce nella tazza bollente; sarebbero bastate, pensò fra sé e sé.
Le venne quasi un conato di vomito per ciò che stava facendo, ma riuscì a trattenersi.
“Qualsiasi cosa, basta che trovi qualsiasi cosa, anche la più inutile. Madame non potrà saperlo. Basta solo questo e sarò libera. E potrò stare con Arno.”
Ripetendosi queste parole, quasi per darsi coraggio, Madeleine prese la tazza drogata e si diresse verso la camera dell’Assassino.
 
La ragazza stava salendo le scale che portavano al piano superiore, a quell’ora deserto. Era sempre il solito percorso, eppure ci mise più tempo per percorrerlo. Ogni tre passi si fermava a causa dell'ansia che le procurava un peso allo stomaco; nella sua testa sentiva due vocine contrapposte che le suggerivano cosa fare, e il battito accelerato del suo cuore faceva da colonna sonora a quella disputa mentale.
“Sei ancora in tempo. Digli come stanno le cose e lui capirà” diceva la prima.
“Se gli dici la verità ti odierà per sempre. Trova anche la cosa più inutile e portala a Madame. Lei non lo saprà mai e tu sarai libera” controbatteva la seconda.
La ragazza scosse la testa nel tentativo di liberarsi di quelle voci così insistenti e si accorse di essere arrivata davanti alla porta della camera di Arno. Dopo un ultimo respiro profondo bussò e, ricevuta una risposta affermativa, entrò nella stanza. Rimase per qualche secondo sulla soglia, per permettere ai suoi occhi di abituarsi alla scarsa luce proveniente solo da un paio di candele sulla scrivania. E lì, incurvato sul tavolo, sedeva l'Assassino. L'uomo si girò per vedere chi era e subito un sorriso apparve sul suo volto stanco.
La ragazza ricambiò il sorriso: -Ti ho portato della camomilla- disse.
Arno si alzò dalla sedia e si stiracchiò la schiena: -Grazie, ho proprio bisogno di fare una pausa- rispose.
Madeleine appoggiò la tazza su un tavolino, quindi osservò il volto dell'uomo e notò tutta la stanchezza che aveva accumulato in quei giorni di lavoro incessante. Gli si avvicinò e gli sfiorò con affetto la guancia: -Dovresti riposarti. Non puoi smettere per oggi?-
Arno sospirò, appoggiando il volto sul palmo della giovane: -Vorrei, ma non posso. Il Concilio mi ha affidato una missione piuttosto urgente. Devo organizzare un...-
L'Assassino venne interrotto dalla giovane, che gli aveva appoggiato tre dita sulle labbra. Fece uno sguardo interrogativo, quindi lei lo rassicurò: -Non devi dirmelo per forza, capisco che certe cose debbano restare segrete. È giusto così.-
L'uomo si rilassò, si chinò su di lei e la baciò sulla guancia: -Grazie- le sussurrò. Si avvicinò quindi al tavolino con la tazza e la prese per berla, ma venne fermato nuovamente dalla ragazza.
-Che succede?- chiese l’uomo.
Madeleine cercò di mantenere un’espressione normale, ma in cuor suo avvertiva un’ansia crescente.
“Diglielo! Diglielo! Diglielo!”
Rimase immobile ad osservare la camomilla drogata, ma infine rispose: -Credo che sia ancora calda, non vorrei che ti scottassi.-
Arno sorrise: -Al contrario, è alla temperatura giusta.-
E finita quella frase bevve la camomilla in un paio di sorsi. Madeleine imprecò nella mente, ma ormai era fatta.
Sempre facendo uno sforzo enorme per mantenere il volto rilassato, la ragazza augurò la buonanotte all’Assassino e fece per andarsene, ma l’uomo la fermò subito prendendola per mano.
Stavolta fu la bretone a rivolgergli uno sguardo interrogativo, e inaspettatamente si ritrovò tra le braccia dell’uomo.
-Lo so che può sembrare stupido– disse  –Ma in questi giorni mi sei mancata, mon ange. Potresti... rimanere un po’?-
Madeleine rimase stupita da quella domanda, ma sorrise alla tenerezza di Arno: -Certo- rispose.
 
Rimasero abbracciati in silenzio, felici di godersi insieme quel gesto così semplice e allo stesso tempo così potente. La bretone si accoccolò contro il petto dell’uomo, lasciandosi cullare dal ritmo del suo cuore.
-Te l’hanno mai detto che hai gli occhi color del mare?- chiese di punto in bianco l’Assassino.
Madeleine alzò appena la testa, sorpresa da quella domanda. Vide lo sguardo d’affetto che le rivolgeva Arno e arrossì appena: -Grazie. Tu sei il primo a dirmelo, in realtà. Sei il primo per tante cose, ma menn...-
-Cioè?-
La giovane sospirò lievemente: -Sei il primo uomo con cui mi sia mai sentita a mio agio. Sei il primo che è riuscito a farmi sentire apprezzata, desiderata... Sei il primo uomo che abbia mai amato.-
Arno alzò le sopracciglia, stupito da quella confessione: -Davvero? Il primo?-
Lei distolse lo sguardo, colta da un’improvvisa ondata di imbarazzo: -Già. In passato non ho mai conosciuto qualcuno così gentile e comprensivo come te, qualcuno che mi facesse sentire speciale... Scusa, è un discorso insulso.-
L’Assassino le alzò gentilmente il viso e la guardò con dolcezza: -Non è vero, Madeleine. Fidarsi così profondamente di qualcuno non è semplice. Sono onorato di essere parte della tua vita.-
Quella frase, quelle parole così profonde furono come una pugnalata per la bretone. Il destino doveva essere proprio crudele, parlare di fiducia quando lei gli aveva appena dato del sonnifero...
Madeleine si strinse nuovamente al petto dell’uomo, nel tentativo di nascondergli le nascenti lacrime che minacciavano i suoi occhi.
-Ti amo, Arno. Ti amo, ti amo...- mormorò. “Andrà tutto bene, io sarò libera e staremo insieme” pensava nel frattempo, per darsi coraggio.
Avvertì le labbra dell’uomo sui capelli, per poi scendere sulla fronte, l’arcata del naso, infine posarsi sulla sua bocca. Quel primo bacio, dolce e casto, venne seguito da altri più lunghi, più intensi e profondi. Le mani di entrambi scorrevano lungo la schiena, i fianchi, stringendo le stoffe come se temevano che l’altro potesse sparire da un momento all’altro.
La giovane sentì le labbra dell’Assassino spostarsi lungo la mandibola per poi risalire fino all’attaccatura dell’orecchio. Trattenne a stento un mugolio di piacere, mentre si stringeva ancora di più all’uomo. E fu allora che avvertì qualcosa di strano e duro contro il suo bassoventre, oltre alla sensazione di calore che percepiva dentro di sé.
Anche Arno si accorse di quella situazione. Lasciò il collo della ragazza, che stava riempendo di baci lungo la giugulare, e guardò in basso; Madeleine fece lo stesso ed entrambi notarono, con un certo imbarazzo, un rigonfiamento sospetto.
Nonostante la poca luce presente, la vergogna sul volto dell’Assassino era ben visibile. Distolse lo sguardo dalla bretone, mentre cercava goffamente di nascondere la sua erezione: -Scusami. Non so cosa mi sia preso, io... Merde.-
In quel momento Madeleine provava sensazioni contrastanti: da una parte l’imbarazzo per la situazione che si era venuta a creare; dall’altra emozioni positive quali curiosità, una specie di orgoglio. Eccitazione.
-Sono... Sono stata io? Solo con dei baci?- chiese incredula. Arno annuì, sempre con lo sguardo rivolto altrove per la vergogna.
La ragazza gli si avvicinò e, come aveva fatto lui prima, appoggiò una mano sul suo viso e lo spostò in modo che la guardasse: -Arno, ciò che stavamo facendo... mi è piaciuto. Mi sento una sensazione strana, qui al centro e... Non so cosa sia.-
Sorpreso, l’Assassino sembrò capire cosa intendeva la giovane. Sovrappose la sua mano a quella della ragazza, mentre la guardava dritta negli occhi.
-Vuoi che lo scopriamo... insieme? Ne sei sicura?-
Madeleine lo baciò sulle labbra e rispose: -Sì, Arno. Voglio farlo con te.-
 
Arno baciò nuovamente la ragazza, stringendola a sé. La giovane chiuse gli occhi, aggrappandosi alla schiena dell'uomo per reggersi, godendosi quelle sensazioni mai provate prima: le sue labbra carnose sul collo, le mani forti e allo stesso tempo gentili, il respiro affannato di entrambi. Si sentiva la mente leggera, come se si trovasse all'interno di una nuvola che la isolava dalla realtà, in un sogno fatto di baci e carezze.
Tutto a un tratto, senza sapere bene come, Madeleine si ritrovò sul letto dell'Assassino, con quest'ultimo che la sovrastava.
-Vuoi continuare?- chiese lui, ansante. Lei gli spostò alcune ciocche dal volto e lo baciò con passione, dandogli così una risposta affermativa. Sentì la sua mano scendere sul fianco, lungo una coscia fino a raggiungere il piede, per poi risalire sotto la gonna, toccando la nuda pelle della sua gamba.
Il calore che sentiva dentro di sé era soffocante, perciò Madeleine fece segno ad Arno di fermarsi. Lo fissò nei suoi occhi scuri, neri di desiderio. Si alzò appena e si sbottonò il vestito per poi toglierselo, rimanendo in biancheria. Anche l'uomo seguì il suo esempio, spogliandosi degli abiti che gli parevano ormai una gabbia di tessuto.
Madeleine baciò l'uomo con tenerezza, sfiorando con le dita le pallide cicatrici che costellavano il suo corpo, testimonianza delle sue battaglie. Lunghi brividi di piacere le fecero inarcare la schiena, quando avvertì le mani dell'Assassino dietro di lei mentre le slacciavano il corsetto.
Gli ultimi strati di stoffa raggiunsero presto il resto dei vestiti. Presa dalla passione, Madeleine sembrò accorgersi solo in quel momento che erano entrambi nudi: si portò le ginocchia al petto, nel tentativo di coprirsi, e distolse gli occhi dall'uomo.
-Non è la prima volta che mi vedi in questo stato- scherzò Arno, per stemperare la tensione.
-Ma lo è per me- mormorò imbarazzata.
La ragazza continuava a evitare il suo sguardo, sentendosi a disagio per la propria nudità. Avvertì uno spostamento sul letto e, poco dopo, si ritrovò Arno al suo fianco. L’Assassino le sfiorò con delicatezza il braccio fino a raggiungere la spalla, a cui diede un bacio leggero.
-Mon ange, non dobbiamo continuare se non te la senti- la rassicurò.
Lei alzò la testa, vedendo comprensione negli occhi del suo amato e sorrise appena: -Lo so, è che sono un po’ nervosa. So come funzionano queste cose ma... non l’ho mai fatto. E non voglio che tu pensi male di me perché non sono capace- ammise.
Dopo qualche secondo di silenzio, sentì le mani di lui circondarle il corpo e Madeleine si ritrovò in breve accoccolata al petto dell’uomo.
Mentre la faceva sdraiare al suo fianco, Arno le accarezzava con dolcezza la schiena: -Solo un idiota se la prenderebbe per questo motivo. Ma voglio che tu sappia una cosa, Madeleine.-
La giovane lo guardò dritto negli occhi, notando la serietà del suo sguardo. Egli riprese il discorso: -Ammetto che in passato ho avuto alcune storie, prima di Élise, ma ho sempre seguito una regola: ascolta sempre il tuo partner. E vale anche per te: se non vuoi fare qualcosa, se vuoi fermarti, tu dillo e io mi fermerò. Non mi arrabbierò con te, anzi. Il tuo benessere viene prima del mio piacere.-
Madeleine lo guardò incredula, chiedendogli solo con i suoi occhi se intendeva davvero ciò che aveva appena detto; e quando l’uomo glielo confermò ancora una volta, la bretone si commosse.
-Vorrei che molti più uomini fossero comprensivi come te, ma menn- mormorò sorridendo.
-Mi dirai mai cosa significa?- chiese Arno, sfiorandole il collo con le labbra.
-Forse dopo...- sospirò lei. Trattenne a stento un mugolio, mentre l’Assassino continuava a baciarla sul petto e scendeva sempre più giù.
 
Madeleine si lasciò scappare un sussulto quando avvertì le mani di Arno sul suo seno: lo sfiorava delicatamente con le dita, provocandole un lieve solletico, per poi esplorare con la bocca le sue forme. Sentì le sue labbra spostarsi su un seno fino a raggiungere un capezzolo, mentre con la mano palpava e massaggiava l’altro.
Arno si prese il suo tempo a sperimentare, alternando movimenti più decisi ad altri più leggeri, le labbra con la lingua e i denti, e ascoltava con attenzione le reazioni della sua amata fino a capire cosa la faceva più eccitare. Scorse la mano dal seno al costato, accarezzò con dolcezza le morbide curve della pancia fino a raggiungere il pube. Un altro sguardo, un’altra richiesta silenziosa per poter continuare, e le sue dita raggiunsero l’intimità della ragazza.
La bretone tratteneva a fatica gemiti di piacere, si sentiva la mente annebbiata a causa di tutti gli stimoli di Arno sul suo corpo. Mai avrebbe immaginato che bastasse così poco per sentirsi in estasi. In un secondo di lucidità decise di osare: spostò la mano sinistra, che fino a quel momento accarezzava i capelli dell’uomo, lungo il suo volto, la spalla e la schiena, fino a scendere lungo l’addome e trovare il suo membro eretto. Lo sfiorò per tutta la lunghezza, provocando all’Assassino un sussulto sorpreso, e poi lo strinse leggermente in mano. Provava una sensazione di imbarazzo e di orgoglio allo stesso tempo, mentre muoveva il palmo intorno alla sua erezione e provocava all’uomo mugolii soddisfatti.
-Arno...– ansimò lei, richiamando la sua attenzione –Non ce la faccio più. Possiamo... mmhn... possiamo fare... “quello”?-
L’uomo le sorrise e le diede un lieve bacio, poi la guardò dritta negli occhi: -Sei sicura?-
Madeleine gli accarezzò la chioma, ricambiando il sorriso gentile: -Ne sono sicura.-
 
Arno le spostò una ciocca per baciarla sulla tempia, poi si allungò verso il comodino vicino al letto e aprì un cassetto. Vagò alla cieca, tastando con la mano, e poco a poco la sua espressione si faceva sempre più allarmata.
-Che succede?- chiese lei.
Dopo un ultimo vano tentativo l'Assassino si lasciò cadere al fianco della ragazza, mormorando a denti stretti alcune imprecazioni: -Non ho protezioni. E non voglio che ci siano "incidenti".-
Madeleine rimase in silenzio, confusa dalle sue parole, ma in breve capì cosa intendeva l'uomo e si lasciò scappare un sorpreso "Oh!". Osservò il volto di Arno, dispiaciuto per la propria mancanza, e lo abbracciò.
-Non devi preoccuparti, questi sono i miei giorni sicuri. E dopo mi farò una lavanda. Andrà tutto bene, ma menn.-
Di nuovo, una domanda silenziosa partì dallo sguardo preoccupato dell'uomo, alla quale la bretone rispose con un sorriso. Finalmente rassicurato, Arno riprese a baciare e ad accarezzare la ragazza, posizionandosi sopra di lei in mezzo alle sue gambe.
La giovane si fece scappare un sussulto quando sentì il membro di Arno strusciare contro la propria femminilità e, infine, penetrarla lentamente: sentì un dolore breve ma intenso, tanto da farle irrigidire il corpo. Non sapeva come descrivere ciò che stava provando e temeva che l'ansia avrebbe solo peggiorato le cose.
-Stai bene?- chiese lui, agitato. Madeleine fece dei respiri profondi per calmarsi e fissò lo sguardo sugli occhi dell'uomo, vedendoci desiderio misto ad apprensione. Si concentrò sulle sue iridi scure, ma soprattutto sul fatto che Arno, nonostante la situazione, si stava trattenendo. Per quanto fosse forte il suo desiderio, l'uomo stava facendo di tutto per farla sentire a suo agio e, soprattutto, al sicuro.
Finalmente, con il respiro ritornato normale, Madeleine non sentiva più l'iniziale dolore. Ora, invece, si era abituata all’ingombro dentro di sé e sentiva un tenue calore provenire dal basso ed espandersi in tutto il corpo, rendendola più rilassata e allo stesso tempo eccitata.
-Va tutto bene– ansimò lei, cingendogli i fianchi con le gambe –Andiamo avanti...-
Arno cominciò a muoversi dentro di lei, sempre attento a eventuali segnali di dolore, ma ciò che proveniva dalle labbra della bretone erano solo gemiti di piacere intervallati dal richiamo del suo nome. Aumentò man mano il ritmo, chinandosi su di lei per baciarla. Affondò le mani nella sua folta chioma, tirandole appena alcune ciocche e provocando alla ragazza gemiti più forti.
-Je t'aime, mon ange. Mon cœur...- diceva, tra un respiro affannoso e l'altro.
Le mani che sfioravano la pelle, le labbra che sussurravano dolci parole, i corpi che si muovevano con sempre più frenesia, le sue mani che graffiavano la schiena di lui per il troppo piacere. Il rumore di pelle contro pelle, l'insieme delle loro voci, persino gli odori non facevano altro che far eccitare Madeleine.
-Da garout a ran, Arno, ma menn...- gemeva, sussultando nuovamente quando Arno le baciò con foga un seno. E quando ormai pensava di aver raggiunto il limite, Madeleine avvertì le mani dell'Assassino stringerle i fianchi e un fiotto caldo dentro di sé che le provocò un ultimo, soddisfatto gemito di piacere.
Con le ultime forze rimaste, Arno si sfilò dalle braccia della ragazza e si sdraiò al suo fianco, esausto per lo sforzo. Si sentiva stranamente stanco e faceva fatica a tenere gli occhi aperti, ma diede la colpa all’incontro amoroso con la bretone. E mentre le sue palpebre diventavano più pesanti, l’ultima cosa che sentì furono le labbra di Madeleine che si posavano teneramente sulla sua bocca, infine si arrese al richiamo di Morfeo.
 
*****
La bretone aspettò circa un paio d’ore per assicurarsi che Arno fosse effettivamente addormentato, e una volta certa del suo stato decise di passare all’azione, seppur a malincuore.
Si alzò lentamente dal letto, venendo investita dall’aria fredda della stanza. Si coprì con lo scialle che aveva abbandonato insieme agli altri vestiti e si diresse verso la scrivania dell’Assassino. Diede un’occhiata veloce al primo cassetto, l’unico aperto, ma non trovò nulla. Studiò con attenzione il resto della scrivania e notò un biglietto con alcuni appunti sopra: tre lettere seguite da un puntino, il giardino delle Tuileries e la data di tre giorni dopo. Prese un altro pezzo di carta, copiò gli appunti e mise il foglietto nella tasca della sua gonna, facendo attenzione a fare il tutto in silenzio.
Sempre con cautela si rimise a letto e si sistemò le coperte. Si girò di fianco e, nel buio della stanza, guardò Arno, il suo viso rilassato e il lento movimento del suo petto. D’improvviso una sensazione tremenda le partì dallo stomaco, come se dovesse vomitare: l’ansia e il senso di colpa le provocarono un mugolio addolorato, mentre gli occhi cominciarono a lacrimare.
“Andrà tutto bene” pensò, avvicinandosi all’uomo e accoccolandosi al suo petto, “Da domani sarò una donna libera e potrò stare con te. Per sempre”.
Rincuorata dalle sue stesse parole, Madeleine riuscì finalmente ad addormentarsi tra le braccia di Arno, cercando di pensare a scenari felici col suo amato.
Non avrebbe mai immaginato, invece, cosa aveva in programma la sua padrona.
 
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Ciao a tutti e a tutte! Scusate se c’ho messo così tanto per questo capitolo, ma purtroppo il blocco dello scrittore ha colpito nel profondo in questo periodo. Credo che le scene d’amore siano tra le più complicate da scrivere, non è semplice trovare il giusto equilibrio tra descrizione ed emozione (ed evitare da una parte il documentario e dall’altro il pornazzo XD!). Per non parlare del fatto che tutti in famiglia abbiamo avuto il Covid, per fortuna senza sintomi gravi.
In breve, aprile è stato abbastanza tosto. Questo capitolo doveva essere più lungo, ma ho preferito dividerlo in due parti perché sennò ci avrei messo troppo tempo; come si dice dalle mie parti “piuttosto che niente è meglio piuttosto”. Spero comunque che vi piacerà, ci vediamo alla prossima =)
 
NdA: un tempo, tra i vari metodi contraccettivi, vi erano lavaggi vaginali con sostanze acide. Lo stesso Casanova consigliava di usare un mezzo limone svuotato come protezione, “inventando” in un certo senso il moderno diaframma.
   
 
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