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Autore: adrienne riordan    08/05/2022    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
La vita a Esqueleto sembra tranquilla ma non lo è affatto. A farne le spese saranno i suoi abitanti, quelli nuovi, quelli vecchi e... quelli antichi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Direi che questo prompt del famigerato Goretober che doveva durare un mese ma che, invece, dura anni, è perfetto per la festa della mamma e, finalmente, posso parlare un po’ della mia mamma preferita nel pantheon azteco 😊.

 

Giorno 13 ottobre: tale madre, tale mostro

 

Nella remota e tranquilla città di Esqueleto, ogni occasione era buona per organizzare una festa. Fortunatamente, la provenienza degli abitanti era così varia che le nuove tradizioni venivano tranquillamente incluse e festeggiate, dando vita a un calendario annuale assai ricco di ricorrenze, più o meno religiose.  E quando era il momento di organizzare una festa, gli abitanti di Esqueleto facevano le cose in grande stile.

Alcune festività avevano assunto maggior popolarità, al punto da farne naufragare altre. A far da regina, a fine ottobre, era ad esempio il Dia de Los Muertos, decisamente più sentita del commerciale e raffazzonato Halloween statunitense (ma i cittadini provenienti dalla Nazione a stelle e strisce potevano ben consolarsi con la grande Festa del Ringraziamento). I preparativi per i Dia de Los Muertos partivano con largo anticipo e si concludevano con l’evento clou, la serata danzante al Pavo de Corral, durante la quale persino il Laberinto chiudeva i battenti per consentire agli esercenti di parteciparvi e per togliere agli avventori l’imbarazzo della scelta su dove trascorrere la serata.

Il Dia de los Muertos era di gran lunga la festa più attesa e la più partecipata: tutti gli abitanti ne prendevano parte, proprio tutti, salvo rare eccezioni dovute a cause di forza maggiore. Per alcuni di loro, non si trattava solo di una festa: era LA festa, e non avrebbero rinunciato a parteciparvi per niente al mondo.

Tra loro vi era Dolores, una signora dalla bellezza matura ma incantevole – per lo meno a seconda dei canoni estetici che si sceglieva di prendere come riferimento - che aveva atteso con impazienza quella serata per tutto l’anno, contando i giorni mancanti sul calendario. Certo, anche i suoi figli non vedevano l’ora di uscire e far baldoria in giro per la città, ma per lei, quella serata era ben più importante di una libera uscita per ballare. Nemmeno il fatto che uno dei figli fosse impossibilitato ad uscire coi fratelli l’aveva preoccupata: per quanto inizialmente fosse rimasta turbata da quanto gli era successo, in un certo senso se l’era andata a cercare, e neppure per quel figlio avrebbe rinunciato all’evento. Difficilmente qualcuno l’avrebbe tacciata di essere una madre snaturata, comunque, se non voleva condividere col fratello il medesimo destino.

Dolores era arrivata al Pavo subito dopo il tramonto, quando la festa era appena cominciata. Indossava la sua solita – o insolita, a seconda dei punti di vista - veste, non era bardata a festa come gli altri avventori, ma aveva accettato di tenere un cempasuchil tra i capelli in onore della ricorrenza. Nessuno avrebbe fatto caso al suo abbigliamento, e comunque lei non era mai stata una donna vanitosa o propensa ad ascoltare le critiche delle malelingue.

Dolores aveva atteso Alejandro col cuore che le batteva forte in petto. Quella sensazione, lo sapeva, era di per sé assurda da provare, eppure non ne avrebbe potuta provare altre, quando pensava a lui.  Non passava giorno senza che lo facesse, con un misto di aspettativa, orgoglio e, sì, anche preoccupazione: il suo ragazzo era felice? Aveva problemi sul lavoro o i suoi affari andavano a gonfie vele? Mangiava abbastanza? Quando lo vedeva gli sembrava sempre così sciupato… avrebbe voluto dirgli di mangiare di più, ma lui, da quell’orecchio, non ci sentiva proprio… beh,  nessun orecchio, in verità, avrebbe potuto accogliere le sue parole, in quel luogo…

Senora Dolores, vi prego, venire a danzare con noi!” alcune delle donne con cui aveva stretto cordiali, seppur distanti, rapporti di vicinato negli ultimi dieci anni, non avevano mai desistito dal cercare di coinvolgerla nelle danze, seppur con un certo riverenziale timore.

“Scusatemi. Sapete che ballo soltanto con una persona, in questo giorno speciale!” declinò con grazia ma senza reale dispiacere.

“Non dovete scusarvi! Passate una piacevole serata!” rispose, un po’ troppo precipitosamente, la portavoce del gruppetto, che riprese un allegro girotondo senza degnare di uno sguardo le persone tra cui avevano preso posto, e da esse ancor più ignorate, prese dai loro divertimenti.

“Se soltanto si degnasse di arrivare!” brontolò a denti stretti, imbronciata. Alejandro era sempre stato tra i primi a giungere e a diventare l’anima della festa, ma quella sera, Dolores non poteva sapere che era stato trattenuto in un’amabile conversazione con un forestiero di recente arrivo.

“Pensi che verrà anche il nuovo arrivato?”

“È giunto qualcun altro in città?”

“S, da pochissimo tempo, ma la notizia ha fatto il giro in un lampo. Mi sorprende che tu non l’abbia ancora saputo!”

“Ah, beh, allora voglio vedere chi è!”

Dolores non volle far caso a quello scambio di battute, ma i due giovani che lei non conosceva, né si curava di conoscere, parlavano davanti a lei in modo apparentemente sfacciato, come se lei non fosse stata presente.

Un nuovo arrivo… il cuore, se possibile, riprese a battere ancor più furiosamente. Poteva trattarsi di lei...? Alejandro forse era proprio con lei, in quel momento! La speranza crebbe dentro Dolores, mentre si portava inutilmente la mano al petto. Sarebbe stata l’unica giustificazione che avrebbe accettato dal ragazzo per il suo imperdonabile ritardo.

La speranza, tuttavia, si sgonfiò come un palloncino quando lo vide arrivare non con una giovane fanciulla, bensì con un biondo e lentigginoso ragazzo dall’aria mesta che aveva appena abbandonato la sua forma di daino non appena varcata la soglia del Pavo.  Spalancò gli occhi, non ebbe alcuna difficoltà a riconoscerlo.

Quindi era giunto, finalmente… il serpente piumato. Con quel medaglione..? Cosa diavolo era successo, mentre lei era via?

“E attento a non perdere quel bel medaglione che porti al collo!”

Ah, la bellissima voce del suo ragazzo! Per quanto l’arrivo dell’incarnazione umana di Quetzalcoatl fosse un evento di portata eccezionale, la donna aveva smesso di prestargli attenzione nel momento stesso in cui aveva udito il giovane colibrì parlare. Come si era fatto bello! Ma Alejandro lo era sempre stato.

“Aspetta! Tu sai di chi è?”

“Ah no, proprio non ne ho idea! Ci si vede in giro!” Dolores seguì con amore quasi reverenziale il giovane che, malgrado la vicinanza, non aveva dato segno di averla vista.

Lo vide andare incontro ad alcuni ragazzi, salutarli, e invitare a ballare una giovane con piercing e tatuaggio sulle clavicole. Dolores, felice come non era stata mai nell’ultimo anno, danzò accanto a loro.

“Non mi puoi vedere, ma mi puoi sentire, Huitzilopoctli, figlio mio?”.

Dolores era giunta ad Esqueleto circa dodici anni prima, quando la città era appena nata. L’aveva conosciuto, il piccolo Emanuel. Di notte, avrebbe potuto incutere timore nei panni del grosso pitone in cui si trasformava, ma lei amava la vita tranquilla, e la notte se ne dormiva bellamente a casa sua. Poi aveva saputo, e a quel punto era stata ben felice di essere prigioniera, davvero. Era una donna intelligente, aveva capito presto il senso dell’esistenza di quel luogo. Emanuel le aveva parlato di Alejandro, sarebbe giunto presto anche lui a Esqueleto. Se lei fosse stata tranquilla ad aspettare, lo avrebbe riabbracciato presto. Ma la sorte non era stata generosa con Dolores durante la sua prima vita, non lo fu nemmeno durante l’ultima. Uno sciocco incidente domestico, inconcepibile nella sua banalità, e le spoglie di Dolores furono tumulate nel cimitero della città. Lei fu una delle poche persone a vivere e morire all’interno di Esqueleto, per la quale venne anche celebrato un funerale. Non aveva fatto in tempo a riabbracciare Huitzilopoctli nemmeno quella volta dato che quest’ultimo si era presentato in città solo due anni dopo.  Questo comunque non era del tutto esatto. Ogni anno, ogni benedetto Dia de los Muertos, lei lo raggiungeva. Lo abbracciava. Sapeva che lui poteva sentirla. Lui sapeva che era lì. Glielo avevano detto.

Lo aveva abbracciato anche quest’anno, quando Alejandro dopo alcuni giri di ballo, si staccato dal gruppo di amici e aveva posto un piccolo bouquet di cempasuchil sull’altare.

“Hola, mama” mormorò il ragazzo con una mestizia che solitamente non gli apparteneva, senza guardare niente in particolare.  Lei lo aveva sentito ed era sicura che lui aveva sentito lei. Avrebbe potuto sentirla anche al cimitero, se solo avesse potuto. Sì, veniva a trovarla, ma erano incontri così amari… purtroppo, alla donna non le erano sfuggiti i suoi deliri rivolti a una sorella che non poteva trovarsi in quel posto e che era frutto del suo senso di colpa.

Il tempo, quella sera, trascorreva veloce, ma la notte era appena cominciata. I balli, la musica e le risate scorrevano abbondanti come gli alcolici e gli analcolici serviti dai camerieri del Pavo. Dolores era serena e pensava che nulla avrebbe  rovinato la serata. Si era sbagliata.

Era da poco passata la mezzanotte quando Dolores avvertì la sensazione di essere chiamata. Si voltò controvoglia, per scoprire Dorian, poco distante, fissarla intensamente, quasi con severità. Era un’occhiata piuttosto eloquente, e siccome Dolores era una donna intelligente, aveva capito al volo che, da lei, poteva volere soltanto una cosa…

“La bambina!”

***

Dolores non aveva mai varcato la soglia del cimitero prima della scadenza del tempo concesso ai morti per tornare tra i vivi– e nessuno lo faceva mai, a giudicare dal cimitero deserto. Persino l’anima della nonna della attuale incarnazione di Mictlancihuatl aveva preferito uscire, piuttosto che restare in compagnia della falsa nipote. Era tuttavia assai probabile che glielo avesse concesso Alma stessa, il permesso, pur di non  sopportare una compagnia che avrebbe fatto di tutto per non essere gradita. Comunque, la libertà di Dolores si limitava sempre all’interno della città maledetta. Dorian doveva essere parecchio abitudinario per prevedere un luogo, all’interno di Esqueleto, che garantisse la separazione tra vivi e morti persino in quella città fuori dalla logica umana, proprio come faceva il Mictlan stesso, di cui, talvolta, la donna aveva persino la sensazione di percepire l’aura, soprattutto quando Alma era vicina alla donna. A onor del vero, il cimitero non era proprio deserto. Dolores poteva avvertire il pianto sommesso del figlio a cui era stata negata l’uscita. Non era stata lei a punirlo, mai le sarebbe venuto in mente di lei di intrappolare l’anima del figlio all’interno di una tomba sepolta, e nemmeno ne aveva il potere.

Dolores non poteva fare nulla per lui e, seppur a malincuore, avanzò verso la cappella. Solo ad Alma era proibito mettere piede fuori da lì, nemmeno in quei giorni così sacri. Non che la bambina ne avesse così tanta voglia, comunque, e molto probabilmente era già collassata nel suo letto.

A dispetto delle sue aspettative, Dolores la trovò, non senza sorpresa, addormentata dietro una lapide, incurante del ragno da guardia che batteva ritmicamente una zampetta sulla gamba per destarla, senza successo. Poco distante da lei, un’altra lapide era macchiata da inequivocabili chiazze di sangue. Lo spirito  esaminò quest’ultima attentamente, con un filo di apprensione – Dorian non avrebbe apprezzato, se Alma si fosse ferita, o peggio, mentre lei era assente: fortunatamente, il sangue non era suo. La bambina non era ferita ma c’era decisamente troppo freddo per restare all’esterno con abiti leggeri e Alma, pallida come… beh, un morto, non si sarebbe alzata di sua iniziativa. Era una seccatura.

“Sveglia principessina” in quei giorni, soprattutto le anime come quelle di Dolores avevano una forza inconsueta, almeno per interagire con la loro Signora. Come risultato, la scrollata che le diede ebbe tutto l’effetto di una scrollata data da mani tangibili e solide.

“Dolores? È già mattina?” biascicò la bimba confusa, sbadigliando in modo grottesco.

“Devi andare nel tuo letto” replicò asciutta la donna.

“Non ce la faccio, sono stanchissima” gli occhi faticavano a restare aperti.

“Perché eri fuori? Sai che crolli a terra facilmente in questi giorni”

“C’era Emanuel… stava facendo del male a Jason… avrei dovuto passare davanti a loro avevo paura a farmi vedere. È l’unica strada che porta verso la sacrestia. Ho aspettato che se ne andassero ma…” concluse con un altro sbadiglio profondo. Ci pensò Dolores a concludere mentalmente la sua frase: quasi sicuramente, aveva perso le forze e i sensi prima del tempo. A quanto sembrava, Dorian era andato a farle la consueta visita… e la presenza di Emanuel lo aveva disturbato? Mah, probabilmente Dorian lo aveva saputo dai suoi ragni servitori, piuttosto vigili su quel terreno.

“Comunque ti devi alzare” replicò lo spirito con malagrazia.

“Sono senza forze… non pensare a me, lasciami al mio destino…” mormorò in modo piuttosto melodrammatico, prima di spirar… pardon, riaddormentarsi.  

“Spero che non ti dispiaccia, principessina…” e la trascinò di peso, grata di avere quella possibilità di interazione, seppur circoscritta al solo cimitero e solo per i Dias de los Muertos, verso il caldo lettuccio di quest’ultima, dove la principessina cadde come un peso…morto e continuò a ronfare.

“Davvero questa è la Signora del Mictlan?” Dolores era tornata prima del tempo dalla sua serata speciale ed era stata pure costretta a tirare fuori le sue scorte speciali di energia. A nessuna anima comune era concesso il medesimo privilegio. Eppure, non aveva voglia di irritarsi davvero con la bambina.

Ogni anno, per i giorni coincidenti ai Dias de los Muertos, Alma cadeva in uno stato di spossatezza fisica e mentale senza sollievo, al limite dell’astenia, da cui pian piano si riprendeva solo a festività concluse.

“Tenere aperte le porte del Mictlan e gestire il flusso delle anime in viaggio richiede un’energia senza precedenti” le aveva spiegato Dorian “è naturale che, essendo solo una bambina, lei non riesca a sostenere tutto quello sforzo”.

“E voi non l’aiutate?” Dolores era sinceramente stupita. Non era Mictlantechutli a consentire il passaggio dei defunti nel mondo degli umani?

“La gestione di questo sistema è sempre stato nelle mani di Mictlancihuatl, e sempre lo sarà” aveva risposto Dorian con un tono vagamente solenne e un’espressione imperscrutabile.

Quando Dolores si era vista confinata nello spazio del cimitero, Dorian le aveva parlato chiaro: quel luogo, già intriso di un’energia che tratteneva le anime di chi lì aveva la sfortuna di morire, o di transitare, da centinaia di anni, era diventato il fulcro per la costruzione di Esqueleto, un luogo preposto alll’adunanza delle incarnazioni umane delle divinità azteche in giro per il mondo. Il cimitero all’interno di Esqueleto era nato per evitare le conseguenze di una morte troppo a ridosso del 2012. Morire fuori da Esqueleto, e arrivare al 2012 mentre eri un infante, o addirittura un neonato, avrebbe precluso definitivamente la possibilità, a una divinità azteca, di risvegliarsi. Morendo a Esqueleto, l’anima non avrebbe potuto trasmigrare verso una nuova esistenza e, nel cimitero, avrebbe potuto continuare a maturare la consapevolezza della propria natura divina, e quindi avere la possibilità di tornare, alla fine di tutto.

In senso lato, il Mictlan aveva dato asilo alle anime che avrebbero potuto avere delle difficoltà a rispondere all’adunata, e quindi anche alla stessa Dolores. Certo, vi era l’effetto collaterale di trattenere anche anime che non c’entravano nulla, ma erano innocue e, alla fine di tutto, sarebbero andate definitivamente nel luogo ad esse destinate, nel Mictlan.

Dolores, presto, avrebbe avuto finalmente la possibilità di tornare a essere Coatlicue, e riabbracciare definitivamente suo figlio Huitzilopochtli e gli altri figli giunti pian piano a Esqueleto – sì, anche quello che aveva continuato ad aggredirla verbalmente, convinto che il disonore di una donna che aveva partorito un figlio illegittimo fosse più forte dell’amore che ella provava per tutti loro, un atteggiamento che, alla fine, aveva esaurito la pazienza di Alma al punto da indurla a dare un assaggio del suo antico potere, con sgomento tanto della madre, quanto del figlio.

Alcuni suoi figli erano vivi, e, come Huitzilopochtli, conducevano la propria vita a Esqueleto. Altri avevano concluso la propria vita più o meno precocemente e, morendo a Esqueleto, come Dolores, o vagando verso essa e trovandosi in esso intrappolato, come era accaduto alla nonna di Alma, avevano proseguito la loro esistenza nel cimitero, più o meno consapevoli delle loro origini divine e confondendosi tra anime di comuni mortali che nulla avevano a che fare con le divinità azteche ma che si erano ritrovate prigioniere come mosche nella tela del ragno. Tra i figli risvegliati, la maggior parte aveva messo da parte il rancore verso la propria madre, vuoi per l’influenza delle vite umane sulla loro indole, vuoi per l’affetto filiale che, col tempo, aveva avuto finalmente la meglio sull’onore, vuoi per il temporaneo e drastico azzeramento della loro indipendenza e del loro potere che li metteva alla mercè di Dorian, il padrone di casa, che aveva più o meno intimato loro di non creare disturbo a lui e a sua moglie, nel periodo di permanenza in quel luogo …

Tuttavia, il più stolto e testa calda della nidiata non aveva voluto scendere a così miti consigli e, oltre che guardare con disprezzo la bambina, non si era fatto il minimo scrupolo a maltrattare verbalmente Dolores. La povera donna aveva provato a difendersi, gli altri figli avevano tentato, anche se con scarso impegno, di far desistere il fratello dai suoi atteggiamenti, ma nulla sembrava trattenere gli sfoghi del ragazzo, almeno fino a quando non fu Alma stessa a dire basta.

Dolores, sapeva bene che Alma era la Signora ma, francamente, non aveva visto altro che una banale bambina capace di vedere le anime e parlare con loro ma, per il resto, ostinata a vivere e parlare come una comune decenne normale, piuttosto che come la consorte del sovrano del Mictlan.  Era stata chiamata dea dagli umani, e come tale adorata, ma Mictlancihuatl, agli occhi della maggior parte delle divinità, rimaneva il curioso risultato di un’anima umana contaminata da un’energia che aveva ottenuto per puro caso, un’anima che aveva indotto una divinità a sposarla, rendendola sua pari, tra la costernazione di tutti. Una sgualdrina che aveva dato il via a un caos che li aveva resi tutti mortali e che, ora, sembrava essere regredita alla sua forma originale: una ragazzina umana.

Ma all’ennesima offesa a Dolores, Alma si era recata dritta a una lapide. Con la noncuranza di chi faceva del comune giardinaggio, aveva recuperato delle ossa nella bara lì sepolta e le aveva trasportate nella tomba più distante possibile. Era bastata gettarle nella nuova “dimora” che, in essa, vi fece precipitare anche l’anima a esse collegate, quella del figlio maltrattante.

Dolores, sgomenta da ciò che aveva appena visto, una bambina in grado di dominare come un burattino qualcuno solo disponendo delle sue ossa, aveva ordinato ad Alma di liberarlo, ma quest’ultima aveva replicato che la prigionia sarebbe durata fino a quando il ragazzo avrebbe compreso che si doveva portare rispetto alla propria madre. La donna, quel giorno, aveva represso un brivido – chiaramente percepibile, malgrado il suo stato di anima incorporea - Alma aveva dimostrato di essere davvero la Signora, pur non sapendolo, ma alla donna aveva fatto comunque una certa impressione vedere una bimba impartire un castigo così crudele.  

Quando, interpellata da Dorian, aveva descritto quanto successo, con la speranza che intercedesse in suo favore, Dolores avrebbe giurato di averlo visto impallidire, mentre dedicava alle sue parole la massima attenzione… e aveva rifiutato di annullare l’azione di sua moglie ai danni del figlio di Coatlicue.

Dorian aveva fatto in modo che tutti, vivi o morti, arrivassero a Esqueleto… mancava solo Coyolxauhqui all’appello. Ma sarebbe giunta anche lei, prima o poi, Coatlique ne era sicura. Aveva sperato che fosse finalmente arrivata, quando aveva appreso la notizia di un forestiero. Doveva aggrapparsi a quella speranza: l’idea di perdere definitivamente la sua unica figlia femmina senza aver avuto la possibilità di chiarirsi tra donne era per lei una prospettiva quasi più straziante di non aver potuto crescere Huitzilopocthli. La giovane dea le aveva rivolto parole ben più dure di quelle del figlio ora sepolto “vivo”, ma Coatlicue era pronta a giurare di aver visto del rimorso sul suo volto, di averla vista alzare la mano per fermare la sua esecuzione, prima che le lame calassero mortalmente su di lei.

Tuttavia, l’ospitalità nel cimitero di Dorian non era frutto di generosità… si stava parlando di Mictlantechutli, dopotutto. Era sua volontà che vivi e morti continuassero a rimanere distanti, ma era stato disposto a dare alcuni privilegi a Coatlicue, se avesse accettato di vegliare su Alma, fino a quando Dorian non l’avrebbe finalmente ripresa con sé.

Inizialmente, Coatlicue aveva ubbidito, grata di avere un’occasione per ritornare nuovamente alla sua antica vita dal Signore del Mictlan, e aveva trattenuto l’iniziale antipatia covata verso la falsa dea che, nonostante la sua attuale natura così infantile, aveva osato toccare uno dei suoi figli.

Con il tempo, tuttavia, il suo atteggiamento verso Alma si era addolcito. Restava grata a Mictlantechutli di avere la speranza di poter tornare alla sua vecchia vita divina, ma aveva dovuto oltremodo ammettere che era solo per Mictlancihuatl se Dolores poteva uscire dal cimitero e vedere ogni anno il suo figlio più piccolo. Alma avrebbe potuto scegliere di smettere di soffrire in qualsiasi momento: le sarebbe stato sufficiente smettere di impiegare la sua energia che permetteva quel tradizionale viaggio delle anime. Eppure, la bambina non lo aveva mai fatto, né inconsciamente, né tantomeno quando aveva riottenuto i suoi ricordi. Alma aveva sempre protestato che, finché fosse stata in quella forma, si sarebbe comportata come una normale decenne americana ma, a dispetto delle sue parole, non era mai venuta meno a quello che era stato, da sempre, il suo principale dovere. Come poteva disprezzarla, quando lei era disposta a fare questo dono ai defunti, ogni anno?

Avrebbe potuto portarle rancore perché non la considerava una vera dea, eppure lei aveva osato alzare la mano contro uno dei suoi figli.

“Sei stata vendicata da un lattante nella tua prima vita, ora vieni difesa da una decenne e mi biasimi pure? Credevo avessi più amor proprio, Coatlicue! E se lui vuole tornare libero, che mi preghi” aveva replicato con tono insolitamente severo e le pupille insolitamente rosse, accese come due lumi nell’oscurità. Pupille che erano tornate normali, umane, quando aveva aggiunto “Non rivedo mia madre da anni, probabilmente non la rivedrò più, e lui si permette di trattarti così!”

Sì, avrebbe potuto portarle rancore, ma come avrebbe potuto farlo, dopo che la bambina aveva appena ammesso di aver fatto quello che aveva fatto per proteggere lei, che aveva nei riguardi di Alma ben più premure di quante ne avesse l’anima di sua nonna?

Dolores-Coatlicue avrebbe potuto tornare alla festa ma, quella notte, avrebbe controllato che l’astenia di Alma non le giocasse qualche altro tiro mancino durante il sonno. Dorian avrebbe potuto arrabbiarsi sul serio, se la nanerottola si fosse presa qualche malanno, sebbene non capisse dove stesse il problema, se la piccola, disgraziatamente, finisse uccisa: il cimitero avrebbe trattenuto anche la sua anima e, alla fine di tutto, avrebbe ripreso le sue sembianze “divine”... Comunque, la donna aveva ancora tutto l’indomani per stare appresso al figliolo. Mentre guardava Alma, era inevitabile ripensare alla sua Coyolxauhqui quando era una bambina. Si chiedeva cosa la stesse trattenendo dal raggiungere Esqueleto: sapeva che non era necessario essere risvegliate o muoversi consapevolmente verso la città maledetta, ma allora cosa le era successo?

Mentre Dolores osservava pensosa la bambina dormire si chiese, non senza perplessità dovuto al soggetto del suo pensiero, se Dorian avesse scelto consapevolmente lei, una dea sola, che aveva perduto tragicamente la sua unica figlia femmina, per prendersi cura di una bambina altrettanto sola, allontanata forzatamente dalla sua famiglia, per lenire la solitudine di entrambe.

 

NOTE:

Ebbene, qui ho infilato un sacco di riferimenti a capitoli già pubblicati. Ad esempio, in passato avevo lasciato intendere che Alejandro era ben disposto a far terminare l’era del Quinto Sole, e forse questo capitolo lascia un po’ intuire il motivo! Ecco, non potevo non inserire nella fanfiction la famiglia di Alejandro, mi aveva colpito troppo il mito della nascita di Huitzilopoctli per non inserire anche madre e sorella tra i personaggi, non solo nei suoi ricordi del passato! Vero che, in un capitolo passato, avevo lasciato intendere che la sorella fosse solo un’allucinazione, ma ciò non mi impediva di farla esistere comunque, da qualche parte nel mondo! Eh, la signora Coatlicue aveva TANTI figli, ma qui sembra che tenga unicamente a Huitzilopoctli e a Coyolxauhqui: non è così, semplicemente sono i due figli che ancora non ha vicino a sé e, quindi, le mancano di più.

Finalmente, ho esaurito la descrizione di cosa è il cimitero nella mia pervertita fantasia. SIA CHIARO: Dorian NON è altruista, NON salva la gente, cerca solo di ripristinare lo stato precedente delle cose, e questo passa anche per il far tornare tutti alla loro vita precedente, nessuno escluso (anche se, a rigor di logica, non tornando al loro stato precedente, gli dei resterebbero mortali, quindi alla fine di tutto, finirebbero come comuni mortali nel Mictlan con le loro ossa, rendendo Mictlantecuthli ricco come mai era stato in precedenza… a lui non interessa. C’è un motivo, giuro. No, non è l’altruismo o la generosità, giuro).

 

 

  
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