Direi che questo prompt del
famigerato Goretober che doveva
durare un mese ma che, invece, dura anni, è perfetto per la
festa della mamma
e, finalmente, posso parlare un po’ della mia mamma preferita
nel pantheon
azteco 😊.
Giorno 13 ottobre: tale
madre, tale mostro
Nella remota e tranquilla
città di Esqueleto, ogni occasione
era buona per organizzare una festa. Fortunatamente, la provenienza
degli
abitanti era così varia che le nuove tradizioni venivano
tranquillamente
incluse e festeggiate, dando vita a un calendario annuale assai ricco
di
ricorrenze, più o meno religiose.
E quando
era il momento di organizzare una festa, gli abitanti di Esqueleto
facevano le
cose in grande stile.
Alcune festività avevano
assunto maggior popolarità, al
punto da farne naufragare altre. A far da regina, a fine ottobre, era
ad
esempio il Dia de Los
Muertos, decisamente
più sentita del commerciale e raffazzonato Halloween
statunitense (ma i
cittadini provenienti dalla Nazione a stelle e strisce potevano ben
consolarsi
con la grande Festa del Ringraziamento). I preparativi per i Dia
de Los
Muertos partivano con largo anticipo e si concludevano con
l’evento clou,
la serata danzante al Pavo de Corral, durante la quale persino il
Laberinto
chiudeva i battenti per consentire agli esercenti di parteciparvi e per
togliere agli avventori l’imbarazzo della scelta su dove
trascorrere la serata.
Il Dia de los Muertos
era di gran lunga la festa più
attesa e la più partecipata: tutti gli abitanti ne
prendevano parte, proprio tutti, salvo rare eccezioni dovute a cause di forza
maggiore. Per alcuni
di loro, non si trattava solo di una festa: era LA festa, e non
avrebbero
rinunciato a parteciparvi per niente al mondo.
Tra loro vi era Dolores, una signora
dalla bellezza matura
ma incantevole – per lo meno a seconda dei canoni estetici
che si sceglieva di
prendere come riferimento - che aveva atteso con impazienza quella
serata per
tutto l’anno, contando i giorni mancanti sul calendario.
Certo, anche i suoi
figli non vedevano l’ora di uscire e far baldoria in giro per
la città, ma per
lei, quella serata era ben più importante di una libera
uscita per ballare.
Nemmeno il fatto che uno dei figli fosse impossibilitato ad uscire coi
fratelli
l’aveva preoccupata: per quanto inizialmente fosse rimasta
turbata da quanto
gli era successo, in un certo senso se l’era andata a
cercare, e neppure per quel
figlio avrebbe rinunciato all’evento. Difficilmente qualcuno
l’avrebbe tacciata
di essere una madre snaturata, comunque, se non voleva condividere col
fratello
il medesimo destino.
Dolores era arrivata al Pavo subito
dopo il tramonto, quando
la festa era appena cominciata. Indossava la sua solita – o insolita, a seconda dei punti di vista -
veste, non era bardata a festa come gli altri avventori, ma aveva
accettato di
tenere un cempasuchil tra i capelli in onore della ricorrenza. Nessuno
avrebbe fatto
caso al suo abbigliamento, e comunque lei non era mai stata una donna
vanitosa
o propensa ad ascoltare le critiche delle malelingue.
Dolores aveva atteso Alejandro col
cuore che le batteva
forte in petto. Quella sensazione, lo sapeva, era di per sé
assurda da provare,
eppure non ne avrebbe potuta provare altre, quando pensava a lui. Non passava giorno senza
che lo facesse, con
un misto di aspettativa, orgoglio e, sì, anche
preoccupazione: il suo ragazzo
era felice? Aveva problemi sul lavoro o i suoi affari andavano a gonfie
vele?
Mangiava abbastanza? Quando lo vedeva gli sembrava sempre
così sciupato…
avrebbe voluto dirgli di mangiare di più, ma lui, da
quell’orecchio, non ci
sentiva proprio… beh, nessun orecchio,
in verità, avrebbe potuto
accogliere le sue parole, in quel luogo…
“Senora
Dolores,
vi prego, venire a danzare con noi!” alcune delle donne con
cui aveva stretto
cordiali, seppur distanti, rapporti di vicinato negli ultimi dieci
anni, non avevano
mai desistito dal cercare di coinvolgerla nelle danze, seppur con un
certo riverenziale
timore.
“Scusatemi. Sapete che
ballo soltanto con una persona, in
questo giorno speciale!” declinò con grazia ma
senza reale dispiacere.
“Non dovete scusarvi!
Passate una piacevole serata!” rispose,
un po’ troppo precipitosamente, la portavoce del gruppetto,
che riprese un
allegro girotondo senza degnare di uno sguardo le persone tra cui
avevano preso
posto, e da esse ancor più ignorate,
prese dai loro divertimenti.
“Se soltanto si degnasse di
arrivare!” brontolò a denti
stretti, imbronciata. Alejandro era sempre stato tra i primi a giungere
e a
diventare l’anima della festa, ma quella sera, Dolores non
poteva sapere che
era stato trattenuto in un’amabile conversazione con un
forestiero di recente
arrivo.
“Pensi che verrà
anche il nuovo arrivato?”
“È giunto
qualcun altro in città?”
“S, da pochissimo tempo, ma
la notizia ha fatto il giro in
un lampo. Mi sorprende che tu non l’abbia ancora
saputo!”
“Ah, beh, allora voglio
vedere chi è!”
Dolores non volle far caso a quello
scambio di battute, ma i
due giovani che lei non conosceva, né si curava di
conoscere, parlavano davanti
a lei in modo apparentemente sfacciato, come
se lei non fosse stata presente.
Un nuovo arrivo… il cuore,
se possibile, riprese a battere
ancor più furiosamente. Poteva trattarsi di lei...?
Alejandro forse era proprio con lei,
in quel momento! La speranza crebbe dentro Dolores, mentre si portava inutilmente la mano al petto. Sarebbe
stata
l’unica giustificazione che avrebbe accettato dal ragazzo per
il suo
imperdonabile ritardo.
La speranza, tuttavia, si
sgonfiò come un palloncino quando
lo vide arrivare non con una giovane fanciulla, bensì con un
biondo e
lentigginoso ragazzo dall’aria mesta che aveva appena
abbandonato la sua forma
di daino non appena varcata la soglia del Pavo.
Spalancò gli occhi, non ebbe alcuna
difficoltà a riconoscerlo.
Quindi era giunto,
finalmente… il serpente piumato. Con quel
medaglione..? Cosa diavolo era successo, mentre lei era via?
“E attento a non perdere
quel bel medaglione che porti al
collo!”
Ah, la bellissima voce del suo
ragazzo! Per quanto l’arrivo
dell’incarnazione umana di Quetzalcoatl fosse un evento di
portata eccezionale,
la donna aveva smesso di prestargli attenzione nel momento stesso in
cui aveva
udito il giovane colibrì parlare. Come si era fatto bello!
Ma Alejandro lo era
sempre stato.
“Aspetta! Tu sai di chi
è?”
“Ah no, proprio non ne ho
idea! Ci si vede in giro!” Dolores
seguì con amore quasi reverenziale il giovane che, malgrado
la vicinanza, non
aveva dato segno di averla vista.
Lo vide andare incontro ad alcuni
ragazzi, salutarli, e
invitare a ballare una giovane con piercing e tatuaggio sulle
clavicole. Dolores,
felice come non era stata mai nell’ultimo anno,
danzò accanto a loro.
“Non mi puoi vedere, ma mi
puoi sentire, Huitzilopoctli,
figlio mio?”.
Dolores era giunta ad Esqueleto circa
dodici anni prima,
quando la città era appena nata. L’aveva
conosciuto, il piccolo Emanuel. Di
notte, avrebbe potuto incutere timore nei panni
del grosso pitone in cui si trasformava, ma lei amava la vita
tranquilla, e la
notte se ne dormiva bellamente a casa sua. Poi aveva saputo,
e a quel punto era stata ben felice di essere prigioniera,
davvero. Era una donna
intelligente, aveva capito presto il senso dell’esistenza di
quel luogo.
Emanuel le aveva parlato di Alejandro, sarebbe giunto presto anche lui
a
Esqueleto. Se lei fosse stata tranquilla ad aspettare,
lo avrebbe
riabbracciato presto. Ma la sorte non era stata generosa con Dolores
durante la
sua prima vita, non lo fu nemmeno durante
l’ultima. Uno sciocco
incidente domestico, inconcepibile nella sua banalità, e le
spoglie di Dolores
furono tumulate nel cimitero della città. Lei fu una delle
poche persone a
vivere e morire all’interno di Esqueleto, per la quale venne
anche celebrato un
funerale. Non aveva fatto in tempo a riabbracciare Huitzilopoctli
nemmeno quella
volta dato che quest’ultimo si era presentato in
città solo due anni dopo. Questo
comunque non era del tutto esatto. Ogni
anno, ogni benedetto Dia de los Muertos, lei lo
raggiungeva. Lo
abbracciava. Sapeva che lui poteva sentirla. Lui sapeva che era
lì. Glielo avevano detto.
Lo aveva abbracciato anche
quest’anno, quando Alejandro dopo
alcuni giri di ballo, si staccato dal gruppo di amici e aveva posto un
piccolo
bouquet di cempasuchil sull’altare.
“Hola, mama”
mormorò il ragazzo con una mestizia che
solitamente non gli apparteneva, senza guardare niente in particolare. Lei lo aveva sentito ed era
sicura che lui
aveva sentito lei. Avrebbe potuto sentirla anche al cimitero, se solo
avesse potuto.
Sì, veniva a trovarla, ma erano incontri così
amari… purtroppo, alla donna non
le erano sfuggiti i suoi deliri rivolti a una sorella che non poteva
trovarsi
in quel posto e che era frutto del suo senso di colpa.
Il tempo, quella sera, trascorreva
veloce, ma la notte era
appena cominciata. I balli, la musica e le risate scorrevano abbondanti
come
gli alcolici e gli analcolici serviti dai camerieri del Pavo. Dolores
era
serena e pensava che nulla avrebbe
rovinato la serata. Si era sbagliata.
Era da poco passata la mezzanotte
quando Dolores avvertì la
sensazione di essere chiamata. Si voltò controvoglia, per
scoprire Dorian, poco
distante, fissarla intensamente, quasi con severità. Era
un’occhiata piuttosto
eloquente, e siccome Dolores era una donna intelligente, aveva capito
al volo
che, da lei, poteva volere soltanto una cosa…
“La bambina!”
***
Dolores non aveva mai varcato la
soglia del cimitero prima
della scadenza del tempo concesso ai morti per tornare tra i
vivi– e nessuno lo
faceva mai, a giudicare dal cimitero deserto. Persino l’anima
della nonna della
attuale incarnazione di Mictlancihuatl aveva preferito uscire,
piuttosto che
restare in compagnia della falsa nipote. Era tuttavia assai probabile
che
glielo avesse concesso Alma stessa, il permesso, pur di non sopportare una compagnia che
avrebbe fatto di
tutto per non essere gradita. Comunque, la libertà di
Dolores si limitava
sempre all’interno della città maledetta. Dorian
doveva essere parecchio
abitudinario per prevedere un luogo, all’interno di
Esqueleto, che garantisse
la separazione tra vivi e morti persino in quella città
fuori dalla logica
umana, proprio come faceva il Mictlan stesso, di cui, talvolta, la
donna aveva persino
la sensazione di percepire l’aura, soprattutto quando Alma
era vicina alla
donna. A onor del vero, il cimitero non era proprio deserto. Dolores
poteva
avvertire il pianto sommesso del figlio a cui era stata negata
l’uscita. Non
era stata lei a punirlo, mai le sarebbe venuto in mente di lei di
intrappolare
l’anima del figlio all’interno di una tomba
sepolta, e nemmeno ne aveva il
potere.
Dolores non poteva fare nulla per lui
e, seppur a
malincuore, avanzò verso la cappella. Solo ad Alma era
proibito mettere piede
fuori da lì, nemmeno in quei giorni così sacri.
Non che la bambina ne avesse
così tanta voglia, comunque, e molto probabilmente era
già collassata nel suo
letto.
A dispetto delle sue aspettative,
Dolores la trovò, non
senza sorpresa, addormentata dietro una lapide, incurante del ragno da
guardia
che batteva ritmicamente una zampetta sulla gamba per destarla, senza
successo.
Poco distante da lei, un’altra lapide era macchiata da
inequivocabili chiazze
di sangue. Lo spirito esaminò
quest’ultima attentamente, con un filo di apprensione
– Dorian non avrebbe
apprezzato, se Alma si fosse ferita, o peggio,
mentre lei era assente: fortunatamente,
il sangue non era suo. La bambina non era ferita ma c’era
decisamente troppo
freddo per restare all’esterno con abiti leggeri e Alma,
pallida come… beh, un
morto, non si sarebbe alzata di sua iniziativa. Era una seccatura.
“Sveglia
principessina” in quei giorni, soprattutto le anime
come quelle di Dolores avevano una forza inconsueta, almeno per
interagire con
la loro Signora. Come risultato, la scrollata che le diede ebbe tutto
l’effetto
di una scrollata data da mani tangibili e solide.
“Dolores? È
già mattina?” biascicò la bimba
confusa,
sbadigliando in modo grottesco.
“Devi andare nel tuo
letto” replicò asciutta la donna.
“Non ce la faccio, sono
stanchissima” gli occhi faticavano a
restare aperti.
“Perché eri
fuori? Sai che crolli a terra facilmente in
questi giorni”
“C’era
Emanuel… stava facendo del male a Jason… avrei
dovuto
passare davanti a loro avevo paura a farmi vedere. È
l’unica strada che porta
verso la sacrestia. Ho aspettato che se ne andassero
ma…” concluse con un altro
sbadiglio profondo. Ci pensò Dolores a concludere
mentalmente la sua frase:
quasi sicuramente, aveva perso le forze e i sensi prima del tempo. A
quanto
sembrava, Dorian era andato a farle la consueta visita… e la
presenza di
Emanuel lo aveva disturbato? Mah, probabilmente Dorian lo aveva saputo
dai suoi
ragni servitori, piuttosto vigili su quel terreno.
“Comunque ti devi
alzare” replicò lo spirito con malagrazia.
“Sono senza
forze… non pensare a me, lasciami al mio
destino…” mormorò in modo piuttosto
melodrammatico, prima di spirar… pardon,
riaddormentarsi.
“Spero che non ti
dispiaccia, principessina…” e la
trascinò
di peso, grata di avere quella possibilità di interazione,
seppur circoscritta
al solo cimitero e solo per i Dias de los Muertos, verso il caldo
lettuccio di
quest’ultima, dove la principessina cadde
come un peso…morto e continuò
a ronfare.
“Davvero
questa è la
Signora del Mictlan?” Dolores era tornata prima del
tempo dalla sua serata
speciale ed era stata pure costretta a tirare fuori le sue scorte
speciali di
energia. A nessuna anima comune era concesso il medesimo privilegio.
Eppure,
non aveva voglia di irritarsi davvero con la bambina.
Ogni anno, per i giorni coincidenti
ai Dias de los
Muertos, Alma cadeva in uno stato di spossatezza fisica e
mentale senza
sollievo, al limite dell’astenia, da cui pian piano si
riprendeva solo a
festività concluse.
“Tenere aperte le porte del
Mictlan e gestire il flusso
delle anime in viaggio richiede un’energia senza
precedenti” le aveva spiegato
Dorian “è naturale che, essendo solo una bambina,
lei non riesca a sostenere
tutto quello sforzo”.
“E voi non
l’aiutate?” Dolores era sinceramente stupita. Non
era Mictlantechutli a consentire il passaggio dei defunti nel mondo
degli
umani?
“La gestione di questo
sistema è sempre stato nelle mani di
Mictlancihuatl, e sempre lo sarà” aveva risposto
Dorian con un tono vagamente
solenne e un’espressione imperscrutabile.
Quando Dolores si era vista confinata
nello spazio del
cimitero, Dorian le aveva parlato chiaro: quel luogo, già
intriso di un’energia
che tratteneva le anime di chi lì aveva la sfortuna di
morire, o di transitare,
da centinaia di anni, era diventato il fulcro per la costruzione di
Esqueleto,
un luogo preposto alll’adunanza delle incarnazioni umane
delle divinità azteche
in giro per il mondo. Il cimitero all’interno di Esqueleto
era nato per evitare
le conseguenze di una morte troppo a ridosso del 2012. Morire fuori da
Esqueleto, e arrivare al 2012 mentre eri un infante, o addirittura un
neonato,
avrebbe precluso definitivamente la possibilità, a una
divinità azteca, di risvegliarsi.
Morendo a Esqueleto, l’anima non avrebbe potuto trasmigrare
verso una nuova esistenza
e, nel cimitero, avrebbe potuto continuare a maturare la consapevolezza
della
propria natura divina, e quindi avere la possibilità di tornare,
alla fine
di tutto.
In senso lato, il Mictlan aveva dato
asilo alle anime che
avrebbero potuto avere delle difficoltà a rispondere
all’adunata, e quindi
anche alla stessa Dolores. Certo, vi era l’effetto
collaterale di trattenere
anche anime che non c’entravano nulla, ma erano innocue e, alla
fine di
tutto, sarebbero andate definitivamente nel luogo ad esse
destinate, nel
Mictlan.
Dolores, presto, avrebbe avuto
finalmente la possibilità di
tornare a essere Coatlicue, e riabbracciare definitivamente suo figlio
Huitzilopochtli e gli altri figli giunti pian piano a Esqueleto
– sì, anche
quello che aveva continuato ad aggredirla verbalmente, convinto che il
disonore
di una donna che aveva partorito un figlio illegittimo fosse
più forte
dell’amore che ella provava per tutti loro, un atteggiamento
che, alla fine,
aveva esaurito la pazienza di Alma al punto da indurla a dare un
assaggio del
suo antico potere, con sgomento tanto della madre, quanto del figlio.
Alcuni suoi figli erano vivi, e, come
Huitzilopochtli,
conducevano la propria vita a Esqueleto. Altri avevano concluso la
propria vita
più o meno precocemente e, morendo a Esqueleto, come
Dolores, o vagando verso
essa e trovandosi in esso intrappolato, come era accaduto alla nonna di
Alma,
avevano proseguito la loro esistenza nel cimitero, più o
meno consapevoli delle
loro origini divine e confondendosi tra anime di comuni mortali che
nulla avevano
a che fare con le divinità azteche ma che si erano ritrovate
prigioniere come
mosche nella tela del ragno. Tra i figli risvegliati, la maggior parte
aveva
messo da parte il rancore verso la propria madre, vuoi per
l’influenza delle
vite umane sulla loro indole, vuoi per l’affetto filiale che,
col tempo, aveva avuto
finalmente la meglio sull’onore, vuoi per il temporaneo e
drastico azzeramento
della loro indipendenza e del loro potere che li metteva alla
mercè di Dorian,
il padrone di casa, che aveva più o meno intimato loro di non
creare disturbo
a lui e a sua moglie, nel periodo di permanenza in quel
luogo …
Tuttavia, il più stolto e
testa calda della nidiata non aveva
voluto scendere a così miti consigli e, oltre che guardare
con disprezzo la
bambina, non si era fatto il minimo scrupolo a maltrattare verbalmente
Dolores.
La povera donna aveva provato a difendersi, gli altri figli avevano
tentato,
anche se con scarso impegno, di far desistere il fratello dai suoi
atteggiamenti, ma nulla sembrava trattenere gli sfoghi del ragazzo,
almeno fino
a quando non fu Alma stessa a dire basta.
Dolores, sapeva bene che Alma era la
Signora ma, francamente,
non aveva visto altro che una banale bambina capace di vedere le anime
e
parlare con loro ma, per il resto, ostinata a vivere e parlare come una
comune
decenne normale, piuttosto che come la consorte del sovrano del
Mictlan. Era stata
chiamata dea dagli umani, e come
tale adorata, ma Mictlancihuatl, agli occhi della maggior parte delle
divinità,
rimaneva il curioso risultato di un’anima umana contaminata
da un’energia che
aveva ottenuto per puro caso, un’anima che aveva indotto una
divinità a
sposarla, rendendola sua pari, tra la costernazione di tutti. Una
sgualdrina
che aveva dato il via a un caos che li aveva resi tutti mortali e che,
ora,
sembrava essere regredita alla sua forma originale: una ragazzina
umana.
Ma all’ennesima offesa a
Dolores, Alma si era recata dritta
a una lapide. Con la noncuranza di chi faceva del comune giardinaggio,
aveva
recuperato delle ossa nella bara lì sepolta e le aveva
trasportate nella tomba
più distante possibile. Era bastata gettarle nella nuova
“dimora” che, in essa,
vi fece precipitare anche l’anima a esse collegate, quella
del figlio
maltrattante.
Dolores, sgomenta da ciò
che aveva appena visto, una bambina
in grado di dominare come un burattino qualcuno solo disponendo delle
sue ossa,
aveva ordinato ad Alma di liberarlo, ma quest’ultima aveva
replicato che la
prigionia sarebbe durata fino a quando il ragazzo avrebbe compreso che si
doveva portare rispetto alla propria madre. La donna, quel
giorno, aveva
represso un brivido – chiaramente percepibile, malgrado il
suo stato di anima
incorporea - Alma aveva dimostrato di essere davvero la Signora, pur
non
sapendolo, ma alla donna aveva fatto comunque una certa impressione
vedere una
bimba impartire un castigo così crudele.
Quando, interpellata da Dorian, aveva
descritto quanto
successo, con la speranza che intercedesse in suo favore, Dolores
avrebbe
giurato di averlo visto impallidire, mentre dedicava alle sue parole la
massima
attenzione… e aveva rifiutato di annullare
l’azione di sua moglie ai danni del
figlio di Coatlicue.
Dorian aveva fatto in modo che tutti,
vivi o morti,
arrivassero a Esqueleto… mancava solo Coyolxauhqui
all’appello. Ma sarebbe
giunta anche lei, prima o poi, Coatlique ne era sicura. Aveva sperato
che fosse
finalmente arrivata, quando aveva appreso la notizia di un forestiero.
Doveva
aggrapparsi a quella speranza: l’idea di perdere
definitivamente la sua unica
figlia femmina senza aver avuto la possibilità di chiarirsi
tra donne era per
lei una prospettiva quasi più straziante di non aver potuto
crescere Huitzilopocthli.
La giovane dea le aveva rivolto parole ben più dure di
quelle del figlio ora
sepolto “vivo”, ma Coatlicue era pronta a giurare
di aver visto del rimorso sul
suo volto, di averla vista alzare la mano per fermare la sua
esecuzione, prima
che le lame calassero mortalmente su di lei.
Tuttavia,
l’ospitalità nel cimitero di Dorian non era frutto
di generosità… si stava parlando di
Mictlantechutli, dopotutto. Era sua volontà
che vivi e morti continuassero a rimanere distanti, ma era stato
disposto a
dare alcuni privilegi a Coatlicue, se avesse accettato di vegliare su
Alma, fino
a quando Dorian non l’avrebbe finalmente ripresa con
sé.
Inizialmente, Coatlicue aveva
ubbidito, grata di avere un’occasione
per ritornare nuovamente alla sua antica vita dal Signore del Mictlan,
e aveva
trattenuto l’iniziale antipatia covata verso la falsa dea
che, nonostante la
sua attuale natura così infantile, aveva osato toccare uno
dei suoi figli.
Con il tempo, tuttavia, il suo
atteggiamento verso Alma si
era addolcito. Restava grata a Mictlantechutli di avere la speranza di
poter
tornare alla sua vecchia vita divina, ma aveva dovuto oltremodo
ammettere che era
solo per Mictlancihuatl se Dolores poteva uscire dal cimitero e vedere
ogni
anno il suo figlio più piccolo. Alma avrebbe potuto
scegliere di smettere di
soffrire in qualsiasi momento: le sarebbe stato sufficiente smettere di
impiegare la sua energia che permetteva quel tradizionale viaggio delle
anime.
Eppure, la bambina non lo aveva mai fatto, né
inconsciamente, né tantomeno
quando aveva riottenuto i suoi ricordi. Alma aveva sempre protestato
che,
finché fosse stata in quella forma, si sarebbe comportata
come una normale
decenne americana ma, a dispetto delle sue parole, non era mai venuta
meno a
quello che era stato, da sempre, il suo principale dovere. Come poteva
disprezzarla, quando lei era disposta a fare questo dono ai defunti,
ogni anno?
Avrebbe potuto portarle rancore
perché non la considerava
una vera dea, eppure lei aveva osato alzare la mano contro uno dei suoi
figli.
“Sei stata
vendicata da un lattante nella tua prima vita,
ora vieni difesa da una decenne e mi biasimi pure? Credevo avessi
più amor
proprio, Coatlicue! E se lui vuole tornare libero, che mi
preghi” aveva
replicato con tono insolitamente severo e le pupille insolitamente
rosse,
accese come due lumi nell’oscurità. Pupille che
erano tornate normali, umane,
quando aveva aggiunto “Non rivedo mia madre da anni,
probabilmente non la
rivedrò più, e lui si permette di trattarti
così!”
Sì, avrebbe potuto
portarle rancore, ma come avrebbe potuto
farlo, dopo che la bambina aveva appena ammesso di aver fatto quello
che aveva
fatto per proteggere lei, che aveva nei riguardi
di Alma ben più premure
di quante ne avesse l’anima di sua nonna?
Dolores-Coatlicue avrebbe potuto
tornare alla festa ma, quella
notte, avrebbe controllato che l’astenia di Alma non le
giocasse qualche altro
tiro mancino durante il sonno. Dorian avrebbe potuto arrabbiarsi sul
serio, se
la nanerottola si fosse presa qualche malanno, sebbene non capisse dove
stesse
il problema, se la piccola, disgraziatamente, finisse uccisa: il
cimitero
avrebbe trattenuto anche la sua anima e, alla fine di tutto,
avrebbe
ripreso le sue sembianze “divine”... Comunque, la
donna aveva ancora tutto
l’indomani per stare appresso al figliolo. Mentre guardava
Alma, era
inevitabile ripensare alla sua Coyolxauhqui quando era una bambina. Si
chiedeva
cosa la stesse trattenendo dal raggiungere Esqueleto: sapeva che non
era
necessario essere risvegliate o muoversi consapevolmente verso la
città
maledetta, ma allora cosa le era successo?
Mentre Dolores osservava pensosa la
bambina dormire si
chiese, non senza perplessità dovuto al soggetto del suo
pensiero, se Dorian avesse
scelto consapevolmente lei, una dea sola, che aveva perduto
tragicamente la sua
unica figlia femmina, per prendersi cura di una bambina altrettanto
sola, allontanata
forzatamente dalla sua famiglia, per lenire la solitudine di entrambe.
NOTE:
Ebbene, qui ho infilato un sacco di
riferimenti a capitoli
già pubblicati. Ad esempio, in passato avevo lasciato
intendere che Alejandro era
ben disposto a far terminare l’era del Quinto Sole, e forse
questo capitolo
lascia un po’ intuire il motivo! Ecco, non potevo non
inserire nella fanfiction
la famiglia di Alejandro, mi aveva colpito troppo il mito della nascita
di
Huitzilopoctli per non inserire anche madre e sorella tra i personaggi,
non solo
nei suoi ricordi del passato! Vero che, in un capitolo passato, avevo
lasciato
intendere che la sorella fosse solo un’allucinazione, ma
ciò non mi impediva di
farla esistere comunque, da qualche parte nel mondo! Eh, la signora
Coatlicue
aveva TANTI figli, ma qui sembra che tenga unicamente a Huitzilopoctli
e a Coyolxauhqui:
non è così, semplicemente sono i due figli che
ancora non ha vicino a sé e,
quindi, le mancano di più.
Finalmente, ho esaurito la
descrizione di cosa è il cimitero
nella mia pervertita fantasia. SIA CHIARO: Dorian NON è
altruista, NON salva la
gente, cerca solo di ripristinare lo stato precedente delle cose, e
questo
passa anche per il far tornare tutti alla loro vita precedente, nessuno
escluso
(anche se, a rigor di logica, non tornando al loro stato precedente,
gli dei
resterebbero mortali, quindi alla fine di tutto,
finirebbero come comuni
mortali nel Mictlan con le loro ossa, rendendo Mictlantecuthli ricco
come mai
era stato in precedenza… a lui non interessa.
C’è un motivo, giuro. No, non è
l’altruismo
o la generosità, giuro).