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Autore: Chiara PuroLuce    09/05/2022    3 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Mi piacerebbe tanto sapere a cosa pensavate voi due… voi due… aaarghh, oh insomma, che cazzo vi è passato per la mente per ordire un piano del genere.»

«Oh, andiamo, quanto la fai tragica e lunga, Patty cara. Che avremmo fatto poi di male noi vecchiette?»

«Che… che… oh, mio, Dio… questo è troppo, è assurdo! Voi due… voi dueeeee…»

«Ti ricordo che tua zia, mia sorella – a cui dovresti portare un briciolo di rispetto – è morta, quindi, al massimo, dovresti urlare tuuu, tuuu!»

«Nonnaaaaaaa» urlò una Patty esasperata. «Ma poi è morta davvero? O la stai nascondendo da qualche parte in attesa della stoccata finale quando salterà fuori dal nulla viva, vegeta e sorridente?»

«Ma quanto siamo fantasiose oggi. Ti assicuro che era rigida e fredda come un pezzo di ghiaccio e l’hai vista oltre che toccata anche tu, quindi smettila con questa stupidaggini.»

«Che cooosaaa? Stupidagginiiiiiii?»
 

Ahia, le cose si stavano mettendo male. Lo sapevano tutti che quell’incontro sarebbe stato potente, ma non fino a quel punto. Holly iniziava davvero a preoccuparsi per la sua Patty che stava affrontando a muso duro sua nonna e anche lei non era da meno. Che scontro! Potevano solo sentirle, ma anche così era come essere accanto a loro.
Patty aveva portato la nonna nell’ufficio di Mister Gamo e lì aveva dato il via libera alla sua rabbia. La nonna, di contro, le rispondeva con pacatezza, ma non lesinava sulle stoccate.

 
«Ragazzi, Anego è tornata!» Sentenziò Benji. «Ed è più in forma che mai. Cazzo, che polmoni!»

«Holly, em… sei ancora sicuro di volertela sposare la nostra capo manager?» Gli disse Bruce avvicinandosi a lui. «Le senti?»

«Sempre di più» confermò. «Bruce, le urla di Patty riuscirebbero a svegliare anche un orso dal suo letargo, ovvio che la sento! Potrebbe ridare l’udito a una persona sorda diamine, a voi non fischiano le orecchie? A me sì» Gli rispose.

«E poi ha occupato l’ufficio del mister, spero che non torni tanto presto o poveri noi per non averla fermata» intervenne Rob.

«In quel caso ci penso io a lui» propose Vanesia causando sconcerto generale «so essere molto convincente quando voglio.»

Ah, lui non aveva dubbi su quello.

 
«Hai finto di non conoscerlo» stava intanto dicendo Patty a sua nonna.

«Sono stata convincente, vero?»

«Sei impossibile, nonna. A te la vecchiaia fa male, lascia che te lo dica.»

«Oh, be’, pazienza, ma almeno mi diverto un po’ e mi mantengo giovane. Un giorno arriverai alla mia età e allora dirai… “aveva ragione nonna”»

«Ma neanche morta! E vogliamo parlare di come tu e la tua complice defunta – almeno lo spero – avete coinvolto anche Amy e Steff loro malgrado?»

«Oh, sì, quello è stato un colpo di genio di tua zia Miho e, per l’ennesima volta, lo è veramente, kaput intendo.»

«E lo ammetti così, senza problemi? E lei poi che me lo scrive pure e se ne vanta. E io che dovrei dire è? Brava, zia, furbastra che non eri altro, me l’hai fatta sotto il naso? E già che ci siamo, nonnina bella, quante attività aveva in giro per Tokyo tua sorella? E dove sono i guadagni? Non era invischiata in niente di losco, vero? Da lei a questo punto mi aspetto di tutto.»

 
Holly avrebbe tanto voluto entrare lì dentro e darle una mano alla sua innamorata, ma sapeva bene di non potere. Quella era una cosa che doveva essere risolta tra nonna e nipote e lui doveva rimanerne fuori. Ragion per cui…

 
«Direi di smetterla di origliare e di uscire da qui.»

O almeno quella era la sua intenzione – che venne condivisa da tutti – ma poi…
 
«Che ci fate tutti fuori dal mio ufficio?»

Oh, oh, se l’erano tirata da soli. Lui avrebbe tanto voluto rispondere, ma…
 

 
«E poi come può pretendere che io mi metta alla ricerca di un tizio che non conosco? E se è morto nel frattempo? Se è un maniaco? Io che ne so! Non ho neanche il tempo per cercarlo, capisci nonna? Se un investigatore privato si è rifiutato, un motivo ci sarà. Che faccio, inseguo tutti i vecchietti di… quanti anni poi? Boh. Insomma, li seguo e dico loro “Oh, mi può mostrare la sua mano sinistra? Sto cercando un tizio che abbia una voglia sul dorso, sa, l'hanno rubato alla mia pro zia appena nato”. Ma ti rendi conto dell’assurdità della cosa?»

«Miho l’ha avuto a vent’anni e quindi ora dovrebbe essere arrivato a settant’anni circa. Ci vorrà un po’ di pazienza, ma alla fine sono sicura che lo troverai. L’ha chiesto a te perché sapeva quanto sei testarda»

«Ma tu sei fuori di testa!» Le rispose lei di getto.
 

Patty l’aveva anticipato e ora il mister guardava la porta con astio mista curiosità e vi si diresse a grandi passi. Doveva fermarlo.

 
«Mister» lo bloccò mettendosi davanti a lui «la prego, dia loro cinque minuti. Avevano bisogno di un posto tranquillo ed è una questione veramente seria quella che stanno discutendo… anche se non sembra» concluse poi con le urla della sua amata in sottofondo.

«Nel mio spazio privato? Non potevano andare altrove?» Saltò su quello. «Hutton, spostati e non farmelo ripetere.»

E lui, suo malgrado – dopo altri tentativi di convincimento andati in fumo – lo fece. Quando Mister Gamo aprì la porta, Holly vide le due donne fronteggiarsi con sguardi seri e poi girarsi verso l’intruso, che si era bloccato sulla porta. Forse si era reso conto di cosa aveva interrotto e si stava maledicendo per averlo fatto.
 
«Signore» iniziò lui con voce titubante «volete accomodarvi fuori?»

«Ma non ci penso neanche» rispose Patty «almeno fino a che non avrò finito con mia nonna. Ha bisogno di qualcosa?»

Holly aveva sempre ammirato il coraggio e il parlare senza mezzi termini di Patty, ma forse in quel caso aveva un po’ esagerato. Aveva lo sguardo serio e determinato e anche il mister dovette avere capito che non era il caso di provocarla e si limitò a fissarla male.
 
«Patty, signora» iniziò a dire quello guardandole entrambe «ho urgente bisogno del mio ufficio e voi mi state impedendo di accedervi. Mi spiace avervi colto nel bel mezzo di una discussione, ma è necessario che continu…»

«No, non se ne parla e rimandare è fuori luogo, poi lei scappa» lo attaccò Patty lasciandolo interdetto mentre indicava la nonna. «Questa qui è tremenda, lo sa?»

«Signorina, ma che linguaggio!» La riprese nonna Nozomi che poi si rivolse al mister. «Perdoni mia nipote, ma oggi è un pochino nervosetta.»

«Ho tutte le ragioni per esserlo» l’interruppe lei.

«Senta, pensa di poterci concedere gentilmente altri cinque minuti? Prenda pure quello che le serve, noi aspettiamo in silenzio. Per sdebitarmi le prometto che farò un sacchetto dei miei famosi biscotti al limone solo per lei.»

«Se sono deliziosi come quelli che ho assaggiato la volta scorda, accetto molto volentieri, grazie signora» replicò lui entrando, recuperando una cartellina stra piena di documenti e uscendo subito dopo.

Quella frase fece alzare gli occhi al cielo a Holly e non solo a lui, da quando in qua mister Gamo sapeva essere così gentile? Sarà stato per merito dell’età della nonna?
 
«I biscotti al limone di Nozomi sono i migliori, concordo» s’intromise Vanesia «e visto che mi ha passato la ricetta, magari un giorno potrei farglieli, che ne dice?» Disse strizzando l’occhio al mister e avvicinandosi piano.

«Em… dico che preferisco gli originali, ma grazie per il pensiero» le rispose lui allontanandosi da lei e poi «Patty, resto qua a fuori, guai a te se ti trattieni di più. Piu tardi faremo un discorsetto, chiaro?»

«Io li accetto volentieri» disse mister Turner «ma solo perché sono goloso e da quando ho smesso di bere, questa cosa è peggiorata» disse facendo ridere tutti picchiettandosi la pancia.

«Ma faccia un po’ quello che vuole, mister Gamo, sinceramente non me ne frega un fico secco!» Disse lei sbattendogli la porta in faccia senza esitazione.

Holly guardò la porta chiusa per qualche secondo e poi spostò lo sguardo su uno stranito Gamo che non si aspettava una tale reazione. Nessuno più fiatava.
 
«Quando Patty si trasforma in Anego, è meglio lasciarla stare e aspettare che sbollisca, mister. Credo che nonna e nipote si siano già dette tutto quello che dovevano e quindi non si preoccupi, in pochissimi minuti libereranno il suo ufficio» sentenziò Tom e tutti concordarono con lui.

«Voglio sperare che lo facciano davvero» disse e poi aggiunse con voce dura che non ammetteva repliche puntando un dito contro di lui. «Hutton, vedi di ricordare alla tua futura moglie chi è che comanda qui, intesi? Che non si ripeta più una cosa del genere.»

«Mister, con tutto il rispetto che ho per lei, questa volta non posso che appoggiare Patty.»

«Come sarebbe a dire?» Rispose quello preso alla sprovvista. «L’amore ti offusca così tanto la mente?»

«Oh, andiamo Gamo, Patty non ha fatto nulla di male in fondo, solo mettersi in un posto tranquillo per parlare con sua nonna» intervenne mister Turner «non mi sembra il caso di legarsela al dito.»

«Con tutto quello che Patty ha scoperto oggi, c’è solo da capirla» gli diede man forte Holly, ringraziandolo con la testa. «Se proprio vorrà dirle qualcosa, dovrà farlo con me presente, ma la avviso subito che mi schiererò dalla sua parte. Ok, ha sbagliato a occuparle l’ufficio senza permesso, ma cosa avrebbe dovuto fare, discutere con sua nonna davanti a noi o farlo all’aperto? Avevano bisogno di privacy. Mister, non la facevo così insensibile.»

Ok, forse mettersi contro il mister non era stata una cosa giusta, ma quando si trattava di Patty, lui vedeva solo lei e niente e nessuno poteva permettersi di trattarla male.
 
 
 



 
«Perfetto, Minnie, siamo arrivati.»

L’uomo alto e smilzo – in tenuta da motociclista con tanto di giacca in pelle, che sfoggiava folti e curati baffi bianchi piegati all’insù e un codino anch’esso candido come la neve – spense il suo Sidecar azzurro e argento, tolse il casco e gli occhiali scuri che mise sopra la testa dove faceva bella mostra di sé una bandana colorata e smontò con un movimento fluido. Poi raggiunse la sua compagna di viaggio, sfilò anche a lei il casco e gli occhialini scuri, le sistemò la bandana uguale alla sua intorno al collo e l’aiutò a scendere dal lato del passeggero.
 
«Stando a quello che ci ha detto mia nipote, dovremmo essere nel posto giusto e poi il navigatore non mente, giusto?» Disse estraendo il telefono dalla tasca e spegnendo Google Maps che, con la sua voce, l’aveva fatto arrivare lì.

Si guardò in giro, deserto. Ma non doveva essere pieno di calciatori lì? Dov’erano spariti tutti? All’improvviso sentì delle voci infantili e un abbaiare di cane avvicinarsi.
 
«Dai Kohana prendila» disse uno dei due, un bambino chiaramente di origine africana, subito prima di lanciare una palla.

E una Shiba Inu, seguita da un secondo bambino giapponese, rincorse la sfera che arrivò diritta sui suoi piedi.
 
«Mi scusi signore» disse il ragazzino numero due «Tumaini fa dei lanci pro… pro… prio…» e lì si bloccò prima di esclamare «wooooooow!»

«Eno, insomma, dove sei fin…» e anche il primo bambino si bloccò «oh, caaaavoliiii, woooooow!»

Takao amava vedere le reazioni delle persone alla vista di Minnie. Lei catturava sguardi ed esclamazioni ovunque andasse e come dare loro torto, era spettacolare. I bambini poi erano quelli che più lo facevano ridere, con le loro espressioni sincere.
 
«Buongiorno piccoli umani, è qui che giocano a calcio, vero?» Chiese e quelli si limitarono a muovere la testa su e giù, non distogliendo lo sguardo dalla sua Minnie. «Sapete se sono qui o stanno disputando qualche partita? Non vedo nessuno in giro» s’informò infine.

«Qui!» Risposero quelli in coro, ancora ipnotizzati da Minnie, persino la cagnolona che avevano con loro la fissava dopo essersi messa in mezzo a protezione dei due piccoli umani.

E poi corsero via tutti e tre, sicuramente volevano che li seguisse. Ma cavoli, lui aveva ottantuno anni e faticava stargli a dietro, anche se era ancora in forma e grintoso.
 
«Abbiamo visiteeee» li sentì urlare una volta entrati in un locale con la porta spalancata.

«Ma non aspettavo nessuno per oggi, non c’è in programma nulla sul calendario degli appuntamenti» disse la voce di un uomo adulto.

Sorrise e guardò Minnie, era ora di palesarsi.
 
«Carino questo posto» esordì ottenendo l’attenzione di tutti «e un po’ affollato, ma dovevo aspettarmelo.»

«Scusi lei è?» Gli domandò un uomo. «Credo abbia sbagl… oh, cazzo, ma è… è veramente…»

«Bellissima, vero?» Concluse lui «Sì, la mia Minnie è strabiliante.»

«Stavo per dire un’altra cosa, ma sì, anche quel termine è corretto» gli rispose ancora lui. «Vi siete persi, per caso? È facile con tutte queste vie che si incastrano tra loro.»

«In realtà… siamo nel posto giusto» rispose lui spiazzandoli tutti. «Ditemi se sbaglio. Voi, siete calciatori; voi due i loro allenatori e c’è anche qualche ragazzina che, se non ricordo male dai discorsi di mia nipote, aiuta la squadra.»

«Nipoteeeee?» Urlarono tutti in coro.

«Oh, per non parlare del futuro marito… sì, dovresti esseeereee tu» disse infine puntando un dito – che aveva vagato tra diversi ragazzi – davanti al naso di quello che più assomigliava alla descrizione che aveva ricevuto da sua sorella l’ultima volta che l’aveva sentita al telefono. «Cavoli, non ricordo il tuo nome, sai, non ci faccio mai molto caso a questi dettagli.»

«Ehhh? Io… sì. Oliver Hutton, piacere. Em… ma lei chi è?» Gli rispose quello.

Bingo! Era proprio lui.
 
«Mi sembra di vivere un déjà-vu» esclamò Tom.

«E non solo tu» gli rispose Benji. «Ma non può essere che si riferisca alla stessa persona, sarebbe troppo strano.»

«Ragazzi dai, è lampante, l’ha chiamato futuro marito» saltò su Mark «chi altro conosciamo che lo fa. Una sola persona osa tanto.»

Forse era ora che si presentasse, ma prima…
 
«Ah, ma ci sei anche tu Amy. Sei raggiante, più del solito» disse rivolto alla rossa tutta sorridente.

«Sì, sono qui. Sono felice di rivederla e in formissima anche. Se lo lasci dire, non dimostra affatto la sua età.»

«Vero? Me lo dicono tutti e sai il segreto qual è? Sentirsi giovani dentro. Comunque, ahimè, sto per raggiungere gli ottantuno anni e ancora non ho intenzione di fermarmi.»

«Ottantunooooooo?»
 
Cavoli, ma che problema avevano quei ragazzi per parlare sempre in blocco? Sì, ottantuno e allora? Doveva forse rinchiudersi in casa o peggio in una casa di riposo? No, neanche morto.
 
«Vediamo chi altro c’è. Ah, Steffen! E se ci sei tu, c’è pure la tua Allegra Brigata con te, che squadra fortunella che siete. Dio, come cucina questo ragazzo… è roba dell’altro mondo.»

«Lo conosci?» Chiese Bruce al diretto interessato ora fissato da tutti.

«Sì, tutti e due a dire il vero, ma è più bello se vi lascio la sorpresa» rispose lui. Poi disse, guardandolo, «sono contento di vedere che sta bene signor Takao e anche tu Minnie.»

«Siamo ancora vivi, sì e in forma» gli rispose lui e poi guardò Vanesia. «Ah, ma questo posto è pieno di sorprese. Tutto mi aspettavo, meno che di trovarti qui. Sempre bellissima ed elegantissima. Tuo figlio?» Chiese infine notando uno dei bambini di prima da parte a lei.

«Lui, sì. Non trova anche lei che mi assomigli?»

«Alla tua versione precedente di sicuro, a quella attuale un po’ meno, ma gli occhi sono i tuoi e il sorriso… decisamente sì. Hai in programma di rientrare presto a Tokyo? Troppe ore in moto mi hanno incriccato la schiena e le gambe, ho bisogno di un massaggio strong, ma non troppo o si spezzano del tutto. Resterò in zona per un po’. Pensavo di alloggiare da mia sorella, ma si è trasferita senza dirmelo quella vecchiaccia malefica.»

«In motoooooo?» Esclamarono tutti i presenti.

«Il signore qui viaggia in Sidecar» li informò Vanesia e poi aggiunse, guardandolo. «Sempre galante lei e l’aiuto volentieri. Se lui mi dà il permesso… non sarà necessario aspettare troppo» concluse poi guardando uno degli uomini presenti, la cosa si faceva interessante.

«Em… sì, sì, ma certo. Potete usare la sala di fisioterapia, uno dei miei ragazzi vi accompagnerà» acconsentì e subito dopo aggiunse, vedendo Vanesia sorridere «ma che sia chiaro, lo faccio solo perché una persona anziana necessita di aiuto urgente, chiaro? E non voglio sapere cosa farai per rimetterlo in sesto, ma ti concedo mezz’ora.»
 
Persona anziana… a lui? Questa poi. Certo, ne aveva l’aspetto – e quello lo fregava sempre – ma l’indole… quella proprio no. Era più giovane di molti che lo erano sul serio. Ma tu pensa cosa gli toccava sentire.
 
«Ehi, dico, giovanotto… chi hai chiamato anziano?»

«Aspetta, aspetta, aspetta» intervenne Holly «se tu Steff lo conosci e tu pure Vanesia, per non parlare di te Amy… e se anche lui mi chiama come solo un’altra persona fa… questo significa solo una cosa e cioè che lui deve avere qualche cosa a che fare con…»

«Zietto?» Domandò una nuova voce, femminile questa volta. «Ziettooooooo!»

Ed eccola lì, la sua bellissima, quanto casinista pro nipote. Non fece in tempo a salutarla che lei gli saltò al collo, stringendolo forte, letteralmente.
Be’, tutto lavoro in più per Vanesia, pensò sorridendo prima di ricambiare l’abbraccio.
 
 
 




 
«Ziettoooooooo?»

«Patty, ma… ma questo tipo strano è tuo zio?» Le chiese Bruce.

«Ma questi qui parlano sempre tutti insieme?» Le chiese il suo pro zio indicando il gruppo che ora li stava fissando con sguardi allibiti.

«Non sempre, ma può capitare» gli rispose lei. «Zietto, la nonna è stata cattiva con me, sai? Molto cattiva. L’ho perdonata, dopotutto la adoro, ma ciò non toglie che è un’impicciona e una manipolatrice nata. Lei e quell’altra pazzoide della prozia, glielo dici anche tu che non ci deve mai più riprovare?»

 
E suo zio rise forte mentre fissava davanti a lui e poi – dopo essersi guardati per un secondo – si girarono verso la causa del suo mal di testa per omaggiarla con una linguaccia, lasciando tutti allibiti mentre quella blaterava qualcosa che suonava tipo… Mi sembra di essere finita in un asilo nido, cosa mi tocca vedere.

«Sorella cara, che hai combinato alla mia nipotina?» Domandò suo zio una volta ricomposto.

«Chiese quello che è sparito negli ultimi mesi, salvo qualche telefonata» gli rispose lei. «Bentrovato fratellino, pensavo che prima o poi mi chiamassero da qualche luogo sperduto del Giappone per dirmi che ti avevano ritrovato morto, ma… ahimè, sei ancora qui.»

«Be’, fino a prova contraria tra noi due sei tu quella che dovrebbe schiattare per prima. Vecchiaccia. E poi se ti ho telefonato vuole dire che non sono sparito, giusto sì o giusto sì?» Rispose lui, zittendola all’istante.

 
Quei due non erano mai andati molto d’accordo e ora questo giocava a suo favore.

«Sei un grande zio. Te l’ho mai detto che sei il mio zietto preferito?» Gli disse baciandogli la guancia rugosa prima di lasciarlo andare.

«E grazie al caaa… ppero» recuperò all’ultimo ricordandosi dei bambini «sono anche l’unico che ti è rimasto e non ho intenzione di passare dall’altra parte troppo presto» le rispose facendola ridere mentre le scompigliava i capelli.

«Wofffff wofffffff.»

 
Eh? Quella non era Kohana, quella era la voce di… si girò e la vide, bellissima in tutta la sua maestosità.

«Minnieeeee!» Urlò abbracciandola mentre quella scodinzolava a tutto spiano «Scusa bellezza, non ti avevo vista» le confessò poi baciandola sul naso e sulla testa, per poi dedicarsi a lisciare le sue ampie orecchie.

«Hai bisogno di occhiali amore mio» intervenne Holly «ce ne vuole per non vederla. Ma che razza è?»

«Lei è una femmina di Alano Blu e ha due anni» rispose e poi disse rivolta ai bambini «ehi, la volete vedere una cosa che vi farà uscire gli occhi dalle orbite?»

«Sììììììì» risposero in coro quelli, dopo un attimo di esitazione.

«Ok, allora… preparatevi e anche tutti voi» disse infine rivolta al resto del gruppo che la fissava con curiosità e poi guardò l’Alano. «Minnie, sono molto triste oggi e ho bisogno di un tuo abbraccio, me lo dai?» Le chiese aprendole le braccia.

 
E, sotto gli occhi di tutti – che ora erano davvero stralunati – oltre che di esclamazioni di puro stupore, Minnie si alzò su due zampe che le mise sulle spalle e la oltrepassò di diverse spanne mentre lei le posizionava le mani sulla schiena e si stringeva al suo corpo.

«Ohhh, la mia cucciolina bella, tanto dolce» le disse con voce mielosa «grazie, sei un amore, va già meglio.»

«Oddio, non ci credo, ma è immensa» disse Rob con un filo di voce.

 
Eh, sì, quando Minnie si mostrava in tutta la sua altezza superava tranquillamente i due metri; quindi, immensa era la parola esatta per descriverla.

«La mia Minnie è tutta stazza, ma ha un cuore buono e va d’accordo con tutti, gatti compresi. A proposito, Oscar è ancora vivo?» Chiese alla sorella.

«Sì, rompiscatole, lo è. Al momento si sta dedicando a quello che ama fare di più, dormire.»

«Sai, zietto, ora nonna vive dai miei, nella dependance con la sua migliore amica. Oscar è con loro, mentre Mister Wow sta con me e Amy a Tokyo e…»

«Capitano, o mio capitaaaanooo!»

«E al momento – come puoi vedere – è qua con tutti noi e ora è ufficialmente mio. Anche se ha un debole neanche troppo velato per Holly, il mio…»

«Futuro marito» concluse lui per lei mentre l’Ara Giallo Blu planava sulla spalla dello stesso. «Ma come, mi snobbi così? Sto via qualche mese e non mi guardi più? Sono deluso, molto deluso da te» disse infine mettendo il broncio al pennuto che lo guardò incuriosito.

 
E lì, Patty rimase stupita di vedere come Mister Wow – dopo avere emesso un sonoro fischio – si affrettò a lasciare la spalla di Holly per quella del suo zietto Takao.

«Il primo amore non si scorda mai.»

«Vorrei ben dire, abbiamo degli arretrati da recuperare noi due. Mi mancavano le tue perle di saggezza pennuta» gli disse mentre gli lisciava il piumaggio giallo.

 
Poi, come faceva sempre quando Minnie era in zona, Mister Wow scese dalla spalla dello zietto e planò sulla schiena della cagnolona che – dopo avere emesso un sonoro sbadiglio – si sedette senza scomporsi.

«Sono stupendi, starei qui a guardarli per ore» disse Amy estraendo il cellulare per fargli una foto.

«Già, per chi non è abituato a certe scene è qualcosa da immortalare, per noi invece è la normalità, vero zietto?»

«Verissimo, nipotina.»

«Sì, sì, tutto molto bello, ma ancora non ci hai detto che ci fai qua» intervenne nonna Nozomi.

«Mah… sono passato da casa tua, ma non c’eri e allora sono andato da mia nipote e mi ha detto che eri venuta qui a chiarire una cosa con Patty, hai blaterato qualcosa riguardo a una lettera e sei partita a razzo. Mi ha dato le coordinate ed eccomi qui. E ora verrai con me e mi spiegherai per filo e per segno cosa e tu e l’altra svampita defunta avete architettato ai danni della mia pro nipotina. A Miho non posso più tirare il collo, ma a te sì.»

 
Quasi quasi le dispiaceva per sua nonna, ma si meritava una punizione e lo zio era sempre stato l’unico in grado di rimetterla in riga, anche se era il più piccolo dei tre fratelli.

«Io, su quel coso che guidi tu? Ma neanche morta» gli rispose la nonna.

«Tu, su quel coso che guido io. Subito!» Ribadì lui.

«E dove mi metto? Minnie occupa il sedile del passeggero e tenerla in braccio sarebbe un pochino scomodo per chiunque» disse indicando l’Alano che non faceva una piega alle piccole beccate di Mister Wow.

«Ah, carissima sorella, una donna avventuriera come te che se ne va a zonzo per il mondo, vuoi che non sappia saltare in sella a un Sidecar? Starai aggrappata a me, ovvio, Minnie non la lascio certo in giro per farti posto. Però tranquilla, Vanesia mi ha promesso una mezz’oretta del suo tempo per farmi un veloce massaggio alla schiena, nel frattempo potresti farti un pisolino.»

 
Fu più forte di Patty, scoppiò a ridere di gusto sotto gli occhi di tutti. Quei due erano una forza della natura. Separati erano mitici già di loro, ma uniti…

«Siete uno spasso voi due, ahahah, avevo dimenticato com’è divertente vedervi insieme, ahahah. A quanto pare è invecchiato solo il vostro corpo, ma siete sempre i soliti litigiosi fratelli.»

«Stai dicendo che fanno sempre così?» Le chiese Holly.

«Sempre. Non sono mai andati d’accordo e litigano per tutto, in famiglia ci divertiamo sempre un mondo quando si riuniscono.»

«Senti un po’ tu, signorina» le disse sua nonna «mi hai chiamato vecchia per caso? Capisco il baffone qua di fianco con più centimetri di altezza che cervello, ma io? Iooo?»

«Senti vecchiaccia malefica, almeno io li porto bene i miei anni… su di te, invece, ho qualche dubbio.»

«Visto, che vi dicevo? Sono uno spasso, ahahaha.»

 
E tutti concordarono tra le risate.
 
 
 



 
«Ma non possiamo allontanarci un attimo che qui dentro capita di tutto» esordì Diaz rientrando con Pascal e gli altri ragazzi stranieri della nuova squadra.

Insomma, ma quel posto era una fucina di novità, non si poteva mai stare tranquilli. Quasi quasi rimpiangeva il ritiro argentino dove si lavorava, ci si rilassava e si rimaneva focalizzati sull’obiettivo finale: vincere le partite e il campionato.
Diaz non sapeva più a cosa pensare, non gli sembrava nemmeno di esserlo, in ritiro. Bambini, animali, una transessuale che ogni tanto passava da lì, cuochi fantastici e ora… anche due vecchietti e un cane enorme. Ma chi erano? E perché erano lì? E perché uno dei due era vestito da motociclista con tanto di bandana in testa? Ah, sì, non doveva dimenticarsi delle belle ragazze che li seguivano come manager, purtroppo accoppiate ai giocatori giapponesi. Persino lei, Susie. Quella era stata una gran bella batosta da digerire. Quel Clifford gliel’aveva soffiata da sotto il naso. No, dico, lui – il grande seduttore Diaz – era stato ignorato a favore di quel gorilla giapponese? E come se lo guardava e mangiava con gli occhi Susie. Era finito in un incubo. Pascal l’aveva preso in giro per un po’, ma poi si era dato da fare per mitigare la sua delusione, era proprio un grande amico. Pascal che ora era completamente ammaliato dalla moto che aveva visto.

 
«Proprio vero» stava intanto dicendo lui «c’è un bellissimo Sidecar là fuori, roba da perderci la testa, parola mia che li adoro» Pascal si guardò intorno e individuato un individuo nuovo gli chiese «è suo, per caso? Sbaglio o è un IMZ Ural Sidecar? Ah, i modelli russi sono solidi e potenti, i migliori a mio parere.»

«Ah, ma qui abbiamo un vero esperto. Che piacevole sorpresa, adoro quando i giovani si interessano del vintage. Sì, hai indovinato, è davvero quello, ma se vuoi ne parleremo più tardi, ora ho un massaggio alla schiena che non può più essere rimandato» disse prima di andarsene accompagnato da quella che, se non ricordava male, si chiamava Vanesia.

«Ma dai, non ti facevo un fan di quelle moto» gli disse Clifford.

«Oh, invece lo è. Ne ha uno rosso che tiene come un gioiellino» lo informò Diaz al suo posto «quando ha un momento libero lo si vede scorrazzare per le vie della città con quello. Sembra un tipo tranquillo, ma dentro di lui nasconde un animo avventuroso.»

«Sì, ma non ho quel modello, purtroppo. Ci sto puntando da un po’, ma costa tantissimo, senza calcolare il trasporto dalla Russia – visto che li fanno solo lì – all’Argentina e di seconda mano è difficile trovarne in buone condizioni.»

«Cambiando argomento o non la finisce più» disse lui «state dando una festa senza di noi?»

Ma non poteva tenere la bocca chiusa? Così ora era stato messo al corrente degli ultimi sviluppi e, assieme a lui, tutti i giocatori esteri rientrati al ritiro. La successiva mezz’ora passò così, tra risate e festeggiamenti per la gravidanza di Amy la rossa.
Diaz vide Pascal affiancarsi all’uomo di prima – che ora aveva scoperto essere imparentato con quella pazzoide di Patty, chissà perché non ne era sorpreso – e uscire poco dopo assieme a lui per raggiungere il Sidecar, seguiti a breve distanza dall’enorme Alano chiamato Minnie, ora libera da Mister Wow che era tornato sulla spalla del capitano Hutton.
Si guardò in giro nella grande sala. Tutti erano felici e soddisfatti delle proprie carriere. Tutti avevano dei progetti ancora da realizzare o da portare avanti e concretizzare.
E lui? Cos’era quel senso di vuoto che lo opprimeva da un po’ di tempo? Era iniziato mesi addietro e ancora non se n’era andato. Che doveva fare per liberarsene?
   
 
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