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Autore: Blue_Lily    09/05/2022    0 recensioni
Un'anima in agonia, il canto disperato di chi non riesce ad andare oltre a una storia finita male. Un animo innocente tenterà invece di aggiustare in ogni modo quel cuore in frantumi attraverso il canto, ma non con poca fatica. La dissonanza e l'armonia più pura saranno destinati a incontrarsi: riusciranno a legare e trovare un equilibrio? Quell'incontro potrà finalmente portare la pace nel cuore di uno... O sarà la rovina dell'altra?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 5
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LA REGINA INFRANTA


Passarono mesi da quell'incontro, mesi nei quali il duo imparò a conoscersi e a volersi bene. Nonostante l'enorme diffidenza iniziale, Viego imparò ad accettare l'esuberanza e soprattutto l'enorme mole di positività emanata dalla rosea fanciulla. Lei, a sua volta, talvolta faticava a stare dietro al carattere depressivo e a tratti passivo-aggressivo dell'albino, ma in qualche modo riusciva a tenerlo buono. Aveva dato quasi per scontato che gli fosse successo qualcosa di cui non voleva parlare, probabilmente un qualche trauma nel suo passato o qualcosa per la quale provava una profonda vergogna, e pertanto era giunta a una semplice conclusione: quel ragazzo aveva solo bisogno di qualcuno che lo ascoltasse per davvero e gli stesse vicino. Non erano rare le sere in cui rimanevano al telefono a parlare del più e del meno fino all'alba, oppure le infinite passeggiate in centro; le mete erano sempre le stesse, tra cui chiosco di bubble tea e la fumetteria, ma non si stancavano mai di vedersi e parlare. Viego aveva trovato in Seraphine un'amica fidata, forse la migliore che potesse desiderare, qualcuno che stranamente poteva capirlo. Seraphine aveva invece trovato in quell'animo tormentato una persona di cui poteva fidarsi ciecamente, un pilastro a cui aggrapparsi nei momenti bui, che per quanto rari erano abbastanza pesanti per la ragazza... E col tempo stava sviluppando un sentimento più forte della semplice amicizia, ma ancora non se n'era pienamente resa conto. In tutto ciò, nessuno osò tirare fuori il discorso musica.

Fu un pomeriggio di aprile che Viego si ammalò. Una semplice influenza, ma che secondo la sua percezione risultava una malattia allo stato terminale. Chiaramente, tutte le uscite da quel momento in poi furono cancellate, e lo stesso Viego si sentiva troppo debole anche solo per stare al telefono. Dopo qualche giorno la giovane si decise: sarebbe andata fino a casa sua a trovarlo per fargli una sorpresa. Seguendo un'accurata ricerca sul profilo Ioniagram del ragazzo, ella riuscì a trovare il contatto dello zio per poter reperire l'indirizzo. Fu una conversazione breve, ma che fece capire molto del carattere del caro vecchio Vladimir.

 

[Seraphine ✨:

Salve! Scusi se la disturbo, sono l'amica di Viego, volevo chiederle se potevo passare a trovarlo un giorno di questi, sapendo la sua condizione fisica... Potrei chiederle in caso l'indirizzo? Vorrei fargli una sorpresa...”

 

Vladissimo Il Bellissimo:

Allora esisti davvero. Sei troppo educata per essere amica di quel vandalo di mio nipote. Puoi passare anche domani se vuoi vederlo, ma preparati ai suoi continui lamenti di morte.” ]

 

Un uomo singolare, dal carattere che non piacque molto alla fanciulla, ma che almeno le fornì le informazioni che cercava.

Armata di biscotti, tè caldo in un thermos e fumetti, Seraphine seguì le indicazioni fino a ritrovarsi nel quartiere ricco della città, pieno di villette e palazzi dai grandi giardini curati. Non faticò a trovare la casa di Viego, una villetta gotica dal giardino particolarmente curato sebbene alquanto spoglio, fatta eccezione per cespugli pieni di particolari fiori cremisi. In confronto al suo modesto appartamento quella sembrava una reggia, e provò una certa tensione per un istante. Prese coraggio, e finalmente suonò al campanello.

La accolse un uomo alto vestito con una vestaglia rosso sangue, i lunghi capelli biondo cenere e gli occhi talmente azzurri da sembrare bianchi. Teneva in mano un calice di cristallo colmo di un liquido rossastro. Ciò che sorprese la fanciulla non fu tanto il pallore della sua pelle, quanto il canino che spuntava fuori dalle sue labbra tese in un ghigno strafottente. Le sembrava di essere faccia a faccia con un vampiro.
 

«B-buon pomeriggio, io sono-»
 

«Seraphine, giusto? Vladimir, piacere.»
 

Allungò la mano adornata da lunghi artigli metallici messi a mo' di anello. Non aspettò che la ragazza ricambiasse la stretta, sparendo oltre la porta.
 

«Entra pure, fa come se fossi a casa tua. Il morente è nella stanza di sopra, ha appena preso le medicine.»
 

Timidamente la ragazza fece il suo ingresso oltre la porta d'ebano nero, rimanendo subito incantata dall'ampiezza della dimora. Il soffitto era alto e si poteva vedere addirittura il piano superiore, raggiungibile tramite una scalinata a fianco. Sui muri, dipinti d'un rosso pastello, erano affisse numerosissime foto e dipinti principalmente raffiguranti il padrone di casa; una di queste raffigurava Vladimir nel suo periodo più giovane: aveva la lunga chioma bionda ed era rasato da un lato. Era truccato attorno agli occhi e indossava una giacca di pelle molto simile a quella del nipote, e sedeva su una moto.
 

(E poi dà del vandalo a Viego... Da qualcuno avrà pur preso.)
 

Pensò la rosea prima di tornare ad esplorare la casa con lo sguardo. Il profumo del tè unito al fresco aroma di un bosco di notte aleggiava tutto intorno a lei intanto che si faceva strada verso il piano superiore, seguendo i colpi di tosse e i conseguenti lamenti sempre più vicini. Bussò delicatamente alla porta socchiusa, prima di farsi strada.
 

«Il paziente è pronto a ricevere visite?»
 

A sentire quella voce sul viso di Viego si dipinse un sorriso speranzoso, alzò appena il busto dal letto per essere sicuro che non fosse solo una visione. Era completamente avvolto da calde coperte di lana dai motivi più fantasiosi e sulla fronte portava un panno bagnato.
 

«Seraphine...!»
 

Venne colto alla sprovvista da un colpo di tosse che lo costrinse a ricadere a peso morto sul cuscino.
 

«Mi dispiace, Sera... Sto... Morendo...»
 

Seraphine rise di gusto.
 

«Non stai morendo! Stai solo ingigantendo una febbriciattola! Quanto hai?»
 

Viego arrossì e distolse lo sguardo, mormorando un numero incomprensibile.
 

«Quanto, scusa?»
 

Incalzò la ragazza.
 

«...37.1...»
 

Il silenzio cadde nella stanza. Uno era imbarazzato, l'altra incredula.

Come i primi incontri fu Seraphine a prendere parola e portare avanti il discorso. Non perché Viego si annoiasse, ma la spossatezza lo stava rendendo troppo debole anche solo per parlare. Nonostante ciò, si godette ogni singolo minuto passato a sentire la ragazza parlare delle cose più banali, ma narrate in modo tale da farle sembrare le più epiche delle avventure. Raccontò un aneddoto divertente successo quello stesso mattino durante la preparazione dei biscotti, e Viego rise. Mangiarono assieme quegli stessi dolcetti accompagnati dal tè caldo nel thermos; l'unico rimpianto dell'albino fu quello di non sentire appieno i sapori e gli odori in modo da poterseli godere. Solo dopo un po' a Seraphine si riaccese la curiosità e si mise a indagare con lo sguardo la bizzarra camera dell'amico. Poster delle band più disparate, soprattutto dei Pentakill, biglietti di concerti, fumetti, cd, l'immancabile corona... La tipica stanza di un adolescente. Notò anche la chitarra stipata in un angolo, ma non tirò fuori il discorso. Piuttosto di alzò, dando un'occhiata più da vicino alla caotica libreria. Avrebbe tanto voluto sistemarla, ma si trattenne. Notò in alto una fotografia girata, la prese e soffiò via la polvere. Sgranò gli occhi: era Viego assieme a un'altra ragazza, dai lunghi capelli castani e l'espressione matura. Sembravano felici. A lato vi era scritto “Ti amo, Isolde. -Viego”
 

«Viego...»
 

«Sì?»
 

«Chi è Isolde?»
 

Il silenzio cadde nella stanza, un silenzio sofferente. L'albino abbassò lo sguardo e corrugò le sopracciglia. Strinse i denti e sbiancò le nocche da quanto le stava stringendo, ma rimase calmo.
 

«... La mia ex.»
 

Rispose secco.
 

«E'... Recente?»
 

«Non ne voglio parlare.»
 

In un attimo la fanciulla collegò, e senza pensarci fece una domanda che col senno di poi non avrebbe dovuto fare. Non riuscì a tenere a freno la lingua.
 

«Non è lei il motivo per cui hai smesso di suonare, ver-»
 

«Ho detto che non ne voglio parlare!»
 

Urlò infine, in preda alla collera. Tuttavia, il suo sguardo da iracondo si fece carico di sensi di colpa e pentimento quando incrociò quello affranto e un poco spaventato dell'amica.
 

«Seraphine, io non-»
 

«Non fa niente, Viego...»
 

Rispose la ragazza con un fil di voce, rimettendo al suo posto la fotografia. Lasciò il thermos, i biscotti e una piccola fila di fumetti sul comodino del ragazzo, preparandosi ad andare via.
 

«Penso... Penso che sia giunto il momento di andare, per me. Tu hai bisogno di riposare e si sta facendo tardi. Ci... Ci sentiamo.»
 

Si salutarono tristemente, e sempre mestamente la fanciulla si affrettò a uscire di casa. Salutò rapidamente lo zio che, dalla sua poltrona, si limitò ad alzare un sopracciglio perplesso ed infine gli occhi al cielo: non gli serviva un oculista per notare che l'amica del nipote se ne stava andando sull'orlo delle lacrime. Difatti, ella iniziò a piangere silenziosamente una volta varcata la soglia. Era ormai quasi calato il sole, era rimasta fuori per più tempo del previsto, ma non sarebbe tornata a casa subito.

Sedette su una panchina ormai fuori dalla via cosiddetta dei ricchi, lo sguardo fisso a terra e lacrime che ancora scendevano copiose. Ciò che più la feriva non era tanto il fatto che per la prima volta lui avesse alzato il tono nei suoi confronti... Ma che, qualunque cosa ancora lo ferisse, non voleva parlarne neanche con lei, la sua migliore amica. Seraphine desiderava aiutarlo, semplicemente non aveva idea di come. Gli avrebbe lasciato i suoi spazi per il momento.

Un lento ticchettio, ritmici quanto le lancette di un orologio, si avvicinò alla mesta fanciulla. I passi si arrestarono non appena furono proprio davanti a lei. Seraphine alzò lo sguardo per trovarsi davanti un'altra ragazza, molto bassa e vestita con un abito a dir poco singolare. Aveva i capelli turchesi raccolti in due code e gli occhi azzurri dalle sfumature violette, la pelle candida e il viso deformato in un'espressione preoccupata. Le porse un fazzoletto, che la rosea fanciulla accettò asciugandosi le lacrime.
 

«V'ho vista uscir dalla dimora di Viego... Siete stata trattata in malo modo? Non mi sorprende, da un buzzurro qual lui è...»
 

Immediatamente Seraphine si alzò e corrugò le sopracciglia, manifestando un certo fastidio.
 

«Scusami, ma chi saresti? E come mai stai assumendo così tante cose sul suo conto?»
 

Nonostante il suo tono fosse sulla difensiva, lei tentò comunque di mantenere un certo decoro e garbo. In cambio ricevette solo un sorriso e uno sguardo impietosito.
 

«Ahimè il vostro cuore già è stato rubato. Vi prego solo di non finir come la povera Isolde, quella fanciulla sciagurata...»
 

Ogni singolo muscolo di Seraphine si irrigidì, come fosse stata paralizzata. Sentì crescere una nuova emozione nel suo petto, simile a un fuoco che divampava incessante e bruciava. Per la prima volta, Seraphine provò gelosia.
 

«È tutta la sera che sento parlare di questa Isolde, ma chi è? E soprattutto, chi sei tu?»
 

«Non ha importanza chi son io, ma se lo desiderate vi narrerò la storia di quella sventurata ragazza.»
 

Tornarono entrambe a sedersi. La fanciulla dai capelli turchesi, che più che ragazza sembrava una bambola, fissò mestamente il vuoto. La giovane dai capelli rosa dal suo canto non poté che corrugare le sopracciglia, in attesa.
 

«Isolde altro non fu che la migliore amica che avevo, la fanciulla più bella e cortese del mondo intero. Ella era profondamente invaghita di questo ragazzo tormentato, tanto affascinante e di buone maniere da rapirla totalmente... La attirò a sé con la sua voce, come fanno le sirene, per poi distruggerla un pezzo per volta. Fu una maledizione per lei, a tal punto da spingerla ad andarsene da questa città lasciando quanto più le era caro... Pur di stare lontana da lui e i suoi sentimenti ossessivi e nocivi. “Regina Infranta” avevano cominciato a chiamarla.»
 

La misteriosa ragazza non ricevette risposta alcuna, solo un silenzio enigmatico da parte della rosea. Sospirò.
 

«Viego... Quel bruto non merita l'amore di fanciulla alcuna. Il consiglio che posso darvi è quello di separarvene al più presto. Voi siete un fiore delicato... Non lasciate che il “Re in Rovina” vi calpesti.»
 

Non disse altro, svanì nella leggera nebbia che quasi magicamente si era andata a creare in quei minuti. Seraphine guardò l'ora: doveva tornare a casa. Diede un ultimo sguardo alla villa gotica notando che Vladimir aveva già tirato le tende e spento le luci. Non rimase spaventata dall'avvertimento della ragazza dalla pelle di porcellana, nonostante tutto il fastidio represso per aver sentito parlar male del suo migliore amico, anche se nel suo cuore sapeva che non stava mentendo... Tuttavia aveva ancora una versione da ascoltare, quella più importante.

A passo veloce ma deciso tornò infine a casa. Si era convinta: sarebbe andata fino in fondo alla questione.

   
 
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