That light, that light, please illuminate my sins/Where I can’t turn back/The red blood is flowing down/Deeper, I feel like dying every day/Please let me be punished/Please forgive me for my sins/Please.

Enzo ha detto a Ronni di aspettarlo fuori, che ha solo bisogno di un attimo e poi raggiungerà presto lui e i loro amici per discutere del da farsi. Non ha però potuto opporre resistenza al tremore che all'improvviso ha avvolto tutto il suo corpo, costringendolo ad accovacciarsi sui talloni, mani premute ai lati della faccia e gambe fragili, che gli fanno perdere l'equilibrio, neanche fossero di cartapesta. Non riesce a chiudere gli occhi senza rivedere il foro, imperfetto e sanguinante, nella nuca dell'uomo che ha ucciso, non riesce a togliersi dalla mente l'espressione, intravista di sfuggita, sul volto del figlio che aveva appena perso il padre senza neanche sapere perché, ma soprattutto non riesce a ovattare il suono dello sparo manco con il flusso rumoroso dei suoi pensieri.

A stento si accorge di una seconda presenza nella stanza—e lo fa solo quando gli è vicinissima, a neanche un metro di distanza. Non riesce a muoversi, vorrebbe rivolgerle lo sguardo per scoprirne l'identità, ma ne avverte l'odore di tabacco e di colonia maschile che ormai gli è più che familiare e capisce subito di chi si tratta.

“Enzù...” La voce roca di Ciro è un misto tra preoccupazione e consapevolezza, come se non fosse stupito di vederlo in quelle condizioni ma allo stesso tempo gli dispiacesse. “Enzù, 'uard a me.”

Enzo vorrebbe guardarlo, ora più che mai, ma non ce la fa, il suo corpo continua a tremare e lui è nel panico più totale, il rimbombo dello sparo si mischia alle immagini che continuano a invadere il suo campo visivo come in un loop impazzito.

Sente le dita fredde di Ciro attorno alle sue guance e, piano piano, un respiro pesante dopo l'altro, comincia a connettere con il mondo esterno, a riprendere il controllo di gambe e braccia, ad alzare il capo e a incrociare lo sguardo dell'uomo che lo sta guardando con quei suoi occhi scuri e penetranti. Senza neanche pensarci, Enzo appoggia la testa sul tessuto morbido della sua maglia e si aggrappa alle sue spalle come se dovessero sorreggerlo. Ciro non ricambia la stretta ma lo lascia fare, rimane in ginocchio di fronte a lui, in silenzio, ad attendere che le conseguenze di ciò che gli ha chiesto di fare passino, ed Enzo si gode qualche secondo in quella posizione. Chiude gli occhi e finalmente, dopo minuti che sono sembrati ore, in cui tutto attorno a lui è parso scivoloso e distorto, si sente di nuovo in pace, tranquillo, il mondo riacquista colori e forme e lui capisce di poter andare avanti, anche a fare questa vita, fintanto che Ciro sarà al suo fianco.

 

La storia partecipa alla challenge BTS - Love Yourself, Speak Yourself indetta da Mokochan sul forum Torre di Carta. 
È inoltre stata scritta sulla base del prompt "H/C. A si prende cura dell'attacco di panico di B." Se vi va di partecipare mensilmente a eventi di scrittura basati sul sistema dei prompt, iscrivetevi pure al gruppo Facebook Prompts are the way~.