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Autore: lady lina 77    10/05/2022    3 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia ghiacciata era noiosa ma sollevava da terra una fitta nebbia gelida utile a coprire le loro figure che correvano per le vie di Londra nella notte.
La città era deserta, in giro non si vedeva nessuno e anche le osterie e le stamberghe che ospitavano i viandanti e gli avventori che desideravano affogare le loro vite nei fumi dell’alcol erano ormai chiuse. Londra sembrava spettrale e anche se Clowance era sempre stata indomita e coraggiosa, si sentiva vagamente frastornata ed intimorita. Che stava succedendo? Tutto era successo talmente in fretta che stentava a comprendere come fosse passata in pochi minuti dall’essere prigioniera ad essere fuggitiva. E la ragazza norvegese, Odalyn? Perché la stava aiutando? Si stava mettendo contro suo padre? Per quanto Clowance amava il suo, le sembrava impensabile che un’altra ragazza potesse tradire così il suo genitore. Oppure Odalyn stava mentendo e stava portandola in trappola? Doveva fidarsi o essere guardinga? O metà e metà?
Davanti a lei, col cuore in gola, Odalyn correva senza fermarsi e senza nemmeno conoscere la direzione che stava prendendo. Londra era un dedalo di piccole vie e allontanate dai grandi palazzi signorili del centro, tutto sembrava un formicaio di casette e viuzze che si intrecciavano e fondevano in un intricato labirinto. Certo, era un buon modo per non essere rintracciate e nascondersi ma era anche un modo perfetto per cacciarsi ulteriormente nei guai e perdersi.
Le guardie e suo padre ci avrebbero messo un po’ a scoprire la loro fuga e al momento avevano un po’ di vantaggio ma una volta allontanatesi abbastanza, Odalyn capì che era il momento di fermarsi e ragionare. Continuare a correre come forsennate senza un piano su dove andare era decisamente una scelta idiota. Faceva freddo, erano in pericolo e se non stavano attente, ai guai che già avevano se ne sarebbero aggiunti altri.
Quindi, vista una stalla abbandonata fra due casupole cadenti, la ragazza prese improvvisamente per mano Clowance, costringendola a seguirla e a nascondercisi dentro.
Una volta all’interno, si misero dietro un cumulo di fieno vecchio e maleodorante, guardandosi negli occhi in modo indagatore.
Fu Clowance la prima a parlare. “Che succede? Cosa fai, perché?”. Si sentiva stupida e di certo non era il miglior modo di iniziare una conversazione con quella che sicuramente al momento doveva considerare la sua salvatrice, ma era sempre stata una bambina diretta che non faceva giri di parole e non le veniva in mente nient’altro da dire. Non ci capiva niente e odiava questo stato di cose!
Col fiato corto, Odalyn mantenne lo sguardo fisso su di lei. “Nemmeno tuo fratello all’inizio era un campione di simpatia ma tu sei decisamente peggio. Mio padre forse su qualcosa ha ragione, voi Poldark cornici siete decisamente un po’ selvaggi”.
Orgogliosa di esserlo! Come la mia terra!”.
Odalyn le riservò un’occhiataccia. “Sicura?”.
Mi vien da ridere che me lo stia chiedendo una vichinga selvaggia e feroce”.
A quell’affermazione che dimostrava un certo coraggio e una certa faccia tosta, Odalyn decise che Clowance Poldark era decisamente un personaggio più caratteriale e deciso del fratello. Jeremy era dolce e onesto per natura, Clowance sembrava avere in se l’ardore del padre e della madre unito a una irrefrenabile lingua lunga e pungente che forse poteva anche piacerle. Era decisamente stufa di quel mondo di buone maniere londinesi finto e artefatto in cui da mesi si era trovata catapultata e Clowance rappresentava a suo modo una boccata d'aria fresca. “In fondo non hai torto”.
Le due si misero con la schiena contro la parete, studiandosi a vicenda per alcuni secondi.
Perché mi hai… aiutata?” – chiese alla fine Clowance, con tono guardingo.
Perché non mi piace ciò che fa mio padre e liberarti mi sembrava un modo originale per farglielo capire".
Quelle parole lasciarono Clowance interdetta. Certo, Haakon non piaceva a lei e a nessuno della sua famiglia, suo padre aveva raccontato a tutti che poteva e voleva far del male ai gemelli e che dovevano difendersi perché era pericoloso. L’aveva rapita e se avesse messo le mani su Daisy e Demian avrebbe fatto di peggio, ma… Ma ai suoi occhi di bambina innamorata di suo padre era così assurdo pensare che esistessero figlie che non apprezzavano il loro papà. Deglutì. “Sei seria?”.
Ti pare che possa scherzare? Ti sembra che lui ti abbia presa per portarti in vacanza?”.
No… Ma è tuo padre ed è uno che a guardarlo fa anche un po’ paura. Perché dovresti cacciarti nei guai con lui?”.
Quella domanda fece tremare Odalyn perché in effetti aveva agito d’impulso pur conoscendo la pericolosità delle sue azioni e inconsciamente non aveva mai voluto pensare alle conseguenze con suo padre. Era vero, lui faceva paura, da sempre si era sentita intimorita con lui e i suoi modi bruschi nei paraggi. Non le aveva mai negato nessun vizio o capriccio ma era stato sempre avaro di affetto e gesti gentili. Forse era per questo, per essersi sentita considerata solo come mezzo per i suoi piani di governo che aveva scelto di ribellarsi, di dire no, di fargli vedere che era una persona con pensieri e sentimenti e non un oggetto da usare e riporre a piacimento. Non era stato un gesto del tutto disinteressato e guardandosi dentro si rese conto che ribellarsi non era stato solo un gesto gentile e altruista verso i Poldark ma piuttosto un qualcosa fatto per rivendicare se stessa davanti agli occhi di suo padre. Aveva fatto qualcosa di spregiudicato e pericoloso, in fondo non era diversa da lui e dalla sua indole in un certo senso, ma sicuramente, a differenza di lui, aveva una morale. Stranamente stava dimostrando di averla tradendo il sangue del suo sangue ma il fine mica giustifica i mezzi? “Non ha importanza che lui sia mio padre e inoltre non sono affari tuoi. E ora non voglio pensarci!”.
Clowance parve interdetta. Fuori aveva preso a piovere più forte e il buio della notte si era fatto più minaccioso. Abbassò quindi lo sguardo capendo di essere stata impertintente. “D’accordo, non sono affari miei, scusa. E grazie”.
Odalyn sussultò. “Grazie?”.
Clowance arrossì. “Beh, sì. Mi hai liberata e io non ti ho ancora ringraziata per questo. Sai, mi sono cacciata nei guai perché ho disubbidito e tuo padre mi ha…”.
La bambina si bloccò e Odalyn finì la frase per lei, chiudendo bruscamente quel momento di imbarazzo che non aveva motivo di esistere in Clowance. Erano entrambe due fuggitive nei guai, che avevano disubbidito ai genitori e si erano ribellate alle loro regole, non aveva certo senso fare le timide. “Lui ti ha rapita, non dovrebbe essere difficile per te dirlo a voce alta. Non mi offendo, sai? Io so che mio padre vuole qualcosa dalla tua famiglia e so anche che è un uomo senza scrupoli, in Norvegia molti lo temono e il nostro re si fida di lui non certo per il suo buon cuore. Non so cosa voglia da voi Poldark ma credo, la nonna mi ha insegnato… che si deve chiedere, non prendere con la forza”.
Clowance rimase stupita per la freddezza e la schiettezza di quella ragazza. Non doveva essere facile per nessuno parlare del proprio padre in quel modo, anche se era un mostro, e questo le faceva apprezzare la sua compagnia e la sua persona. “Io so cosa vuole da noi ma anche se chiedesse, mio padre non glielo darebbe mai”.
Puoi dirmi cos’è?” – chiese Odalyn, curiosa sul serio di tutti quei segreti e stupita dall’ammissione della bambina.
In realtà non potrei…”. Clowance parve in difficoltà, era evidente che si sentisse in debito e in colpa per non poter essere più sincera ma il segreto della loro famiglia circa i gemelli doveva rimanere tale in qualsiasi caso.  Ma doveva essere così anche con la sua salvatrice? “Sai, credo che mia mamma o mia papà potrebbero dirtelo, se vogliono e pensano che sia giusto. In fondo mi hai tirata fuori dai guai e se andiamo a casa mia…”.
Odalyn la bloccò. “Non farti illusioni, non è così facile! I tuoi genitori sono spariti assieme ai tuoi fratelli e casa tua è deserta”.
Cosa?” – sussultò Clowance, ora davvero spaventata. “E ora?”.
Odalyn sospirò. “Ora dobbiamo stare attente a come ci muoviamo o gli uomini di mio padre ci troveranno e allora non potrà più aiutarci nessuno”.
Clowance scosse la testa, ancora sconvolta. “Mio padre e mia madre non possono essere spariti senza di me. Non mi abbandonerebbero mai!”.
Alzò la voce e Odalyn le mise la mano sulla bocca. “Shhh stupida! Non urlare! Lo hai capito che dobbiamo stare nascoste e che non dobbiamo farci trovare?”.
Con gli occhi lucidi, Clowance si trovò immobilizzata fra Odalyn e il muro. Annuì e solo allora la ragazza ritrasse la mano. “Scusa”.
Dopo averle riservato una occhiataccia, Odalyn si rilassò. “Non farlo più. E comunque non ho detto che i tuoi famigliari sono scappati, ho solo detto che la tua casa è vuota. Sicuramente, dopo la tua sparizione, tuo padre ha messo al sicuro tua madre e i tuoi fratelli e ora ti sta cercando”.
Le parole di Odalyn tranquillizzarono Clowance. Aveva senso, di certo era così, nessuno della sua famiglia avrebbe mai potuto abbandonarla  e immaginava già suo padre nero di rabbia che cercava lei e il modo di far pagare ad Haakon quanto fatto. Ma questo non si sentì di dirlo a Odalyn… “Sì… Ma ora, io e te? Che facciamo se non sappiamo come raggiungere chi può aiutarci?”.
Odalyn si morse il labbro. “Non conosci nessuno che possa darci una mano?”.
Non sono di Londra. A casa ne conoscerei tante di persone, in Cornovaglia tutti ci sono amici. Ma qui…”.
Eppure tuo padre è un parlamentare e secondo me anche qualcosa di più visto il modo in cui lo considera mio padre… Sicura che non c’è nessuno che possa aiutarci?”.
Clowance sospirò. Sicuramente suo padre conosceva molte persone ma lei al momento sentiva la sua mente vuota e stanca. Chi c’era a Londra che potesse aiutarle? Caroline e Dwight, certo, ma davvero potevano andare da loro col rischio di metterli nei guai? Dove potevano essersi nascosti i suoi famigliari? Il Governo stava aiutandoli? Certo, il suo papà conosceva persone importanti che potevano proteggere tutti loro ma chi… ma di chi potevano fidarsi lei ed Odalyn per chiedere aiuto senza combinare guai e farsi scoprire?...
Jones…” – esclamò dopo alcuni istanti, come colta da improvvisa ispirazione.
Cosa?”.
Clowance scattò in piedi. “Jones, certo! Lui so di sicuro che è uno di cui mio padre si fida, viene spesso a casa mia ed è quello giusto…”.
Odalyn sospirò. “Come fai a saperlo?”.
Ovviamente Clowance non poteva raccontarle che Jones era il compagno di avventure da spia di suo padre e il suo più fidato collaboratore ma lui era perfetto. “Lo so e basta!”.
Vive lontano questo Jones?”.
Vicino a Regent’s Park! Papà mi ci ha portato un giorno a cavallo appena arrivate qui. Lo abbiamo visto davanti casa e ci siamo fermati a parlare”.
Regent’s Park? Beh, non era vicinissimo ma nemmeno lontano! “Dobbiamo andarci subito e chiedere il suo aiuto se sei sicura sul suo conto!”.
Sono sicura!”.
Odalyn si alzò in piedi. “Dobbiamo stare attente. Io direi di aspettare la mattina. Ora ce ne staremo qui nascoste, non c’è in giro nessuno e se come penso, gli uomini di mio padre ci stanno già cercando, non passeremmo inosservate. Al mattino, fra la gente, ci mischieremmo meglio”. Era un azzardo, Odalyn sapeva di non avere la certezza che fossero già alla loro ricerca e che aspettare il mattino avrebbe dato rischi in più ma ogni scelta che avrebbero preso ne comportava. Quanto meno al mattino, se qualcuno avesse tentato di prenderle con la forza, avrebbero potuto urlare per attirare l’attenzione dei passanti…
Sicura?”.
Sì, credo…”.
Clowance si rimise allora a sedere, nascondendosi sotto al fieno anche per ripararsi dal freddo. “Lo hai davvero fatto solo a causa di tuo padre?” – chiese infine, giusto per far passare il tempo e fare conversazione.
Cosa?”.
Salvarmi”.
Odalyn, a quella domanda, inaspettatamente arrossì. E a Clowance non sfuggì la cosa…
Ohhh, lo hai fatto anche per farti bella agli occhi di mio fratello allora!” – disse, con fare birichino.
Di tutta risposta, ancora più imbarazzata, Odalyn le tirò in faccia della paglia. “Se non stai zitta, ti riporto da mio padre!”.
Clowance rise. “Ohoh, ci ho proprio preso!”.
Per niente!” – sbottò la norvegese. “E comunque…”.
Cosa?”.
Odalyn si fece seria, decisa sia a cambiare discorso sia a togliersi una curiosità che le parole di poco prima di Clowance avevano risvegliato in lei. “Davvero i tuoi genitori potrebbero decidere di fidarsi e raccontarmi il vostro segreto?”. Lo chiese, avrebbe voluto chiedere se anche Jeremy avrebbe potuto fare altrettanto e le sarebbe piaciuto che qualcuno credesse in lei e si fidasse. Anche se si trattava di perfetti sconosciuti…
Clowance annuì e tornò seria. “Sta a loro, è una cosa importante e io so tenere i segreti. Ma loro capiranno se ne vale la pena”.
Vuoi dire che capiscono chi è nemico e chi no senza l’uso di spie?”. Suo padre non muoveva un passo prima di aver sguinzagliato spie che gli riportassero ogni cosa. Era nella sua natura non fidarsi ed essere sospettoso e da quel momento in poi avrebbe sospettato pure di lei. Non sapeva se esserne spaventata o elettrizzata…
Clowance sorrise. “Sì, hanno buon occhio. Soprattutto la mamma”.



Se quella notte si stava dimostrando insonne per due ragazzine, lo stesso si poteva dire per i loro genitori. Il cuore di ognuno era in tumulto, anche se per motivi diversi…
Haakon aveva scoperto di essere vulnerabile e che i nemici si potevano nascondere sia fuori che dentro casa. La sua preziosa prigioniera era sparita e dubitava che fossero stati ladri improvvisati a liberarla. Anche sua figlia era sparita e anche nel suo caso dubitava che si trattasse di ladri o rapitori. La ragazzina era a letto ad inizio trambusto ed era scomparsa proprio mentre nessuno faceva caso a lei, durante un ipotetico tentativo di effrazione. Era stato Poldark che era venuto a riprendersi la figlia e lo aveva punito rapendo a sua volta Odalyn? Ne dubitava, era troppo ligio alla correttezza per coinvolgere una ragazzina, era un idiota codardo che cercava stupidamente di stare dalla parte del giusto invece che dalla parte del più forte. Stupido uomo… E sciocca Odalyn. Forse non c’entrava nulla ma spezzando una matita e lanciandola nel camino, decise che nel caso, la sua punizione sarebbe stata tremenda. Era ora che sua figlia capisse chi comandava e a chi doveva sottostare. E che cercare di fare la furba con uno più furbo di lei non le avrebbe portato nulla di nuovo. Voleva trovarla ma era per rabbia e di certo la preoccupazione era l’ultimo dei sentimenti che provava. Si sentiva, per la prima volta, preso in giro. Da sua figlia per giunta! Odiava perdere e odiava non avere avuto il controllo della situazione. Doveva aspettarselo che una adolescente poteva essere volubile ma che Odalyn lo tradisse, MAI se lo sarebbe aspettato! Anche se la conosceva poco e in passato, quando era troppo piccola per servire a qualcosa, l'aveva sempre affidata a tate e alla nonna e quindi non si era mai soffermato sulla sua indole. Ma mai avrebbe creduto che, ordinandole di sedurre il giovane Poldark, avrebbe finito col farsi sedurre da lui. Non sarebbe più successo e se Odalyn era colpevole della liberazione di Clowance Poldark, le avrebbe fatto capire ben presto che una cosa del genere non avrebbe mai dovuto farla. E di certo non si sarebbe ripetuta...
Ben diversa era la preoccupazione che invece attanagliava Demelza nel suo letto, mentre si stringeva a Demian e Bella che le erano sgattaiolati vicini approfittando dell’assenza del papà. Amavano le calde braccia della madre e percepivano la sua preoccupazione. Cercavano di starle vicino come sapevano fare, così come Jeremy cercava di farla ridere con delle battute o stringendole la mano o Daisy facendo capriole e raccontandole barzellette da osteria imparate da Tholly. Ma voleva sua figlia Clowance a casa. Lei e Ross, in missione con Jones per trovarla. Si accarezzò il ventre ancora poco gonfio, cullando l’effimera illusione di poter avere il totale controllo sulla sicurezza di almeno uno dei suoi bambini. Per il momento, certo… Ma un pensiero positivo era tutto ciò di cui aveva bisogno per non affondare.
Ross invece si muoveva nella nebbia assieme a Jones come era spesso successo in passato. Era la motivazione che però ora era diversa ed era estremamente personale: sua figlia.
Ne aveva già persa una e mai avrebbe permesso che succedesse ancora, mai, MAI avrebbe rivissuto lo strazio che lo aveva quasi inghiottito quando era morta Julia. Doveva salvare sua figlia, stavolta lo avrebbe fatto come non aveva potuto anni prima con la sua primogenita. Per Clowance, per Demelza, per i suoi fratelli e per lui. Perché in caso contrario, ne sarebbe impazzito stavolta… Lui era suo padre e a lui spettava proteggere Clowance, anche a costo della vita, a lui spettava salvaguardare il sorriso bello di Demelza, la sua voglia di vivere e il futuro dei suoi figli e lo avrebbe fatto a ogni costo.
La rabbia a volte sembrava sopraffarlo ma si imponeva di non farle prendere il sopravvento facendogli perdere lucidità. Quindi era una rabbia sorda quella che lo animava e forse proprio per questo, per Haakon, era più pericolosa. Ma muovendosi fra i vicoli di Londra alla ricerca di indizi, spesso aveva iniziato a chiedersi quanto valesse la pena desiderare vendetta. Un tempo l’avrebbe pretesa ma ora voleva solo riabbracciare Clowance per portarla in salvo, al resto ci avrebbero pensato Jones e Wickman. E anche se non lo aveva chiesto, era piuttosto certo che un pensiero e un piano d’azione lo avessero già fatto perché erano entrambi estremamente bravi a ordire trame nascoste. In un certo senso, pensandoci bene, entrambi si muovevano con la stessa spregiudicatezza di Haakon e come lui progettavano e agivano.
Lo uccidi tu o lo uccido io?” – chiese Jones mentre spiavano la casa di Haakon dalla stanza presa in affitto in una locanda vicina dove erano arrivati solo pochi minuti prima, perdendosi per una manciata di ore il trambusto che poteva portarli subito a risolvere il rapimento di Clowance.
Cupo in volto, Ross annuì. ‘Io’ avrebbe voluto urlare. Ma gli uscì solo un mogio “Vedremo cosa succederà dopo aver salvato Clowance”.
Jones strinse i pugni. “Mi lasci il divertimento, quindi?”.
Vuoi creare una frattura con la delegazione norvegese? Wickman non ci ha raccomandato prudenza?”.
Jones scoppiò a ridere. “Prudenza? Certo, prudenza per come la intendiamo noi…”.
Ross abbassò lo sguardo e decise di non voler sapere. “Non essere idiota”.
Jones divenne serio. “Idiota? In realtà voglio solo dare una spintarella al naturale corso degli eventi con la benedizione di chi di dovere”.
Spintarella? Ross decise che non voleva saperne di più. Lo conosceva piuttosto bene e sapeva che Jones, se parlava così, era perché un piano lo aveva già in mente. E visto come scalpitava, gli doveva piacere anche molto…

  
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