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Autore: SkyDream    11/05/2022    3 recensioni
[Bakuten]
- Bakuten\Backflip!! [Shotaro\Ryoya] Dedicato a Stefagora!
Post-puntata finale.
Dal testo:«Domani voliamo insieme.» Ryoya gli scostò il ciuffo spettinato davanti gli occhi.
«Ma la mia mano-.» Shotaro fece per alzare il polso con il tutore ma il suo movimento fu bloccato.
«Voliamo insieme. Ti farò vedere una sequenza che non ho mai fatto in pubblico. Avevo smesso di credere nei miei salti prima di vedere la faccia che hai fatto quando mi hai guardato la prima volta».
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[ShotaroxRyoya]

«Non riesci a dormire?».
«Non preoccuparti per me, Ryoya. Sarai stanco».
Misato sorrise – appena, giusto un impercettibile movimento delle labbra -.
Essere chiamato per nome da Shotaro era una cosa a cui non aveva ancora fatto l’abitudine. Aveva cominciato a farlo spontaneamente da quando dormivano nella stessa camera e lui non si era mai opposto.
Ogni volta sentiva un piccolo brivido passargli lungo la schiena e non era per nulla spiacevole.
Ryoya scese dal suo letto per arrampicarsi su quello del dirimpettaio: Shotaro se ne stava sdraiato con un braccio sul volto e la testa affondata nel cuscino.
«Ehi, c’è qualcosa che non va?» Ryoya aggrottò le sopracciglia – qualcosa gli pungolò nel petto, ma preferì non dargli un nome – e si prese la libertà di salire prima sul materasso e poi a cavalcioni sul suo amico.
Shotaro, sentendo quella presenza ingombrante schiacciarlo contro il materasso, scoprì gli occhi e fu subito inchiodato dall’espressione preoccupata dell’altro.
«Ma che diamine?!» Ryoya spostò la tenda per far entrare più luce e guardarlo meglio.
«Non allarmarti, ne ho già parlato con il medico. Passerà tra poco te lo prometto!».
Ryoya continuava a fissarlo con le labbra socchiuse: Shotaro aveva la fronte imperlata di sudore e i capelli quasi del tutto bagnati – scombinati davanti gli occhi lucidi che lo cercavano nell’ombra – e respirava velocemente, come se avesse appena finito una maratona.
«E’ stato il farmaco che hai preso prima dell’esibizione?» chiese ancora preoccupato, piccole gocce di sudore gli rendevano lucida la pelle del viso. Gli zigomi rossi come mele.
«Sì, quando ho detto al medico quante gocce ho preso mi sono beccato una bella strigliata. Però ha funzionato! Questi effetti sono passeggeri, già domattina non avrò più nulla!» Shotaro sorrise cercando di essere convincente ma – evidentemente – ci riuscì ben poco.
Il suo amico lo guardò con disappunto prima di scendere dal letto e aprire uno dei cassetti personali dell’altro.
Risalì subito dopo con un asciugamano e una maglietta asciutta e gli fece cenno di mettersi seduto. Shotaro era sempre stato un bambino ubbidente da piccolo, ma mai si sarebbe aspettato di dover esserlo ancora davanti un suo coetaneo.
Ryoya si mise dietro di lui e gli asciugò prima la fronte e poi i capelli come se fosse stato davvero un bambino, facendo attenzione a non fargli del male.
«Sei stato davvero coraggioso oggi. Nonostante tutto non hai mai perso il tuo entusiasmo».
Shotaro si voltò appena verso dietro scontrando nuovamente gli occhi del suo amico. Brillavano grazie alla luce del lampione che sorgeva appena fuori la finestra.
«Non sono rimasto solo nemmeno un momento» gli fece notare sollevando le labbra.
«Non sarei mai riuscito ad esibirmi senza di te».
Shotaro sgranò gli occhi e sussultò, il cuore – che già prima andava veloce – ammattì totalmente cambiando ritmo, saltando un battito.
«Cosa?».
«Non sarei riuscito ad esibirmi senza di te. In questa coreografia ci sono momenti in cui… in cui voliamo insieme e ho bisogno di sentire il suono del tuo piede contro il materasso per poter saltare.» Ryoya aveva assunto una rara sfumatura rossa, teneva lo sguardo incollato all’asciugamano che aveva tra le dita. Fremevano.
«Lo sento anche io, sai? Il suono dei tuoi piedi contro il materasso, sento anche il tuo corpo che si libra nell’aria. Ogni volta che voli, mi sembra di poter volare con te!» Shotaro sorrise ancora, stavolta con tenerezza. Lo sguardo di Ryoya risalì nuovamente fino a poggiarsi sul suo viso.
«Grazie per essermi stato vicino oggi, per aver creduto insieme a me che non fosse ancora finita».
«Ancora?» Fu quasi un sospiro, Ryoya si avvicinò per poggiare nuovamente l’asciugamano sulla testa del suo amico.
«No, non è ancora finita. Ora puntiamo-» Non ebbe il tempo di terminare, le dita lunghe e sottili dell’altro gli spinsero il volto verso l’alto. Verso il suo.
«Non voglio che finisca, Shotaro».
Il modo in cui disse il suo nome, con lo stesso trasporto con cui capovolgeva il suo corpo nell’aria, gli fece provare un brivido sulla pelle che non aveva mai sentito prima.
All’improvviso il sudore freddo che gli imperlava la fronte e le palpitazioni di quel cuore matto non gli sembrarono più un gran problema.
Ryoya aveva fatto scivolare le dita sulle sue guance e le proprie labbra sulle sue.
Un gesto folle. Avrebbe potuto tagliare via tutto ciò che di bello e armonioso avevano costruito in quei mesi.
Oppure avrebbe potuto elevarlo all’ennesima potenza.
E così fu.
Shotaro non si tirò indietro – tentennò appena per la sorpresa- ma si spinse ancora di più verso di lui, tanto da risalire totalmente sul letto e costringerlo con la schiena al muro.
Aveva le labbra calde e umide, buone.
Shotaro voleva assaggiarle di nuovo e lo fece.
Gli sembrò di sentire nuovamente la musica della loro coreografia mentre Ryoya lasciava andare l’asciugamano per affondare le proprie dita tra i capelli dell’altro e stringerlo ancora di più a sé.
Un po’ di più.
Un altro po’.
Shotaro aveva il viso bollente e lui – onestamente – avrebbe voluto baciarne ogni singola parte.
«Domani voliamo insieme.» Ryoya gli scostò il ciuffo spettinato davanti gli occhi.
«Ma la mia mano-.» Shotaro fece per alzare il polso con il tutore ma il suo movimento fu bloccato.
«Voliamo insieme. Ti farò vedere una sequenza che non ho mai fatto in pubblico. Avevo smesso di credere nei miei salti prima di vedere la faccia che hai fatto quando mi hai guardato la prima volta».
«Splendevi. Splendi ogni volta che salti!» Ed eccolo, di nuovo, quel sorriso capace di diradare ogni nuvola. Capace di far sorgere perfino il Sole.
Ryoya sorrise e gli carezzò il volto.
Cos’erano loro due? Non ne aveva idea.
Sapeva solo che quell’intesa andava avanti ormai da molto, che la voglia di baciarlo era ormai irrefrenabile tanto quanto quella di saltare ancora insieme a lui, di librarsi in aria ed incontrarlo a metà strada, prima di ritornare al suolo.
E trovarlo al suo fianco anche lì.
Shotaro abbassò lo sguardo, gli occhi ancora lucidi. Sentiva che il cuore stava cominciando a rallentare, il sangue circolava più lentamente e anche il respiro aveva ritrovato il suo giusto ritmo.
Ryoya capì che la stanchezza accumulata durante il giorno stava cominciando a farsi sentire, che gli effetti del farmaco stavano scemando lasciando il posto al sonno.
«Posso rimanere qui stanotte?» gli sussurrò mentre lo aiutava a distendersi lungo il materasso.
Shotaro, per tutta risposta, alzò il lenzuolo per permettergli di entrare meglio sotto le coperte.
Ryoya cercò dapprima di farsi il più piccolo possibile per poi lasciar si che i loro corpi si intrecciassero piano piano. Sentiva il calore dell’altro attraverso il pigiama, era totalmente pervaso dal suo profumo.
Dal suo respiro ormai lento, regolare.
Lo guardò mentre il sonno prendeva possesso della sua mente e del suo corpo e sentì il desiderio di fermare tutti gli orologi della casa pur di rimanere lì per l’eternità.
L’emozione che sentiva al centro del petto quando guardava Shotaro saltare da un lato all’altro del materasso, quando lo vedeva brillare sotto la luce dei riflettori – ma anche sotto quella dei lampioni del giardino, della luna, dei led sbiaditi della palestra – era tale e quale a quella che sentiva quando poteva stargli più vicino.
Il modo in cui quella mattina Shotaro si era aggrappato in lacrime al suo pigiama, il modo in cui gli aveva chiesto aiuto poggiando la fronte sul suo petto… Ryoya aveva realizzato che sarebbe stato disposto ad amputarsi una mano per darla a lui.
Avrebbe ribaltato tutto il Giappone pur di non vedere più quel viso solcato da un tale dolore.
Ryoya sentiva Shotaro come non aveva mai sentito nessuno. Ne percepiva ogni desiderio, ogni paura, ogni battito e ogni respiro.
Lui come nessun altro lo faceva sentire vivo, capace di poter risplendere e volare ancora.
Allora quei salti nel vuoto non erano insignificanti, facevano davvero innamorare qualcuno della ginnastica. Proprio come il Regista aveva fatto con lui anni e anni prima.
Ryoya voleva continuare a volare e voleva farlo al suo fianco.
Lo avrebbe protetto da qualunque cosa, lo giurò anche in quel momento, sotto la luce del lampione e disteso sotto le sue coperte.
«Ti proteggerò, ad ogni costo, Shotaro».


Dedicata a Stefagora che mi ha fatta innamorare di questo anime pieno di dolcini, biscottini e cuoricini! Mi ha fatto proprio bene vederlo, e mi ha fatta innamorare per l'ennesima volta delle soundtrack di Yuki Hayashi <3
Non smetterò mai di ringraziarti!
   
 
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