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Autore: Juls18    13/05/2022    3 recensioni
Il richiamo ad un'antica tradizione sconvolge il pianeta di Wonder. La regina del regno della Luna ha deciso, infatti, che a occuparsi dell'istruzione della sua giovane figlia Milky sarà una principessa reale, scelta appositamente per l'occasione, una "Principessa Istitutrice" appositamente scelta da un gruppo di sette saggi. Questa scelta porterà con se lo stravolgimento della vita di due principesse, di due regni, e di due famiglie reali. Chi otterrà il compito, poi, dovrà vivere per tre anni nel regno della Luna, a stretto contatto con la giovane principessa e anche con il principe Shade, erede al trono. Un posto ambito da molte principesse. Ma chi otterrà il compito, sarà preparato alle conseguenze che ciò comporterà? E soprattutto, alla fine dei tre anni, sarà solo la giovane principessa Milky ad avere imparato, o anche la sua istitutrice?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Milky, Nuovo Personaggio, Regina Maria, Rein, Shade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20

 

Rein passeggiava sorridendo al fianco di Philip. Erano ormai in giro per il giardino reale da una decina di minuti e la turchina si era meravigliata di quanto le fosse stato naturale fingere davanti ai membri della corte. Forse era dovuto dal fatto che Philip era una persona con cui si trovava bene e a suo agio, quindi, in fondo, non stava veramente fingendo di trovare la compagnia del conte così piacevole. Rein era rimasta incredibilmente colpita dalla tranquillità con cui Philip aveva ascoltato le sue parole e il suo piano per fermare le voci che riguardavano lui e Trudy. All’inizio aveva visto il conte impallidire per quelle accuse, ma quando aveva capito che lei sapeva come stavano realmente i fatti, si era tranquillizzato. E nessuno dei due aveva voluto indugiare troppo su quello che era accaduto quella fatidica notte. Rein non era stata obbligata a spiegare le motivazioni che l’avevano spinta ad abbracciare Shade e Philip non aveva posto delle domande. Avevano semplicemente evitato la questione. E Rein ne era segretamente sollevata. Per quanto riguardava, invece, l’attuazione del piano pensato dalla turchina, il conte si era dimostrato particolarmente colpito dalla semplicità ed efficacia della risoluzione proposta, e aveva accettato subito di accompagnare Rein in giardino. Anche se alla turchina era sembrato di vedere una certa dose di delusione sul suo volto, una volta scoperto il vero motivo del suo invito, finalizzato unicamente solo per risolvere il problema dello scandalo. Tuttavia, in quel momento, non c’era traccia di delusione sul volto di Philip, sostituita dal suo solito sguardo serio

-Se continuerete ad avere quell’espressione sul volto, gli altri membri della corte penseranno che la mia compagnia sia terribilmente noiosa-

Disse Rein, fintamente preoccupata. Philip fece un piccolo cenno di sorriso, mentre scuoteva energicamente il capo

-Al contrario, altezza. Sono noto, a quanto pare, per avere sempre un’espressione contrariata a corte-

-Contrariata?-

Philip annuì convinto

-Credo di essermi fatto qualche nemico tra i ministri del regno. A quanto pare fulmino con lo sguardo chiunque venga a disturbarmi nel mio ufficio e, sempre stando alle chiacchiere, mando via senza riguardi chiunque intralci le mie giornate, sia esso un nobile o un semplice valletto-

Rein ridacchiò

-Ora che ci penso, forse qualcuna di queste voci è giunta anche fino a me. È vero che il ministro degli esteri si rifiuta di venire a parlare direttamente con voi? Ho sentito che manda sempre qualcun altro nel vostro ufficio-

Philip annuì, ancora.

-Per mia fortuna, devo sempre trattare con il barone Ugival, invece che con il ministro de la Paratiere. Ma credo che sia più una scelta diplomatica del ministro che non una mossa attuata per evitarmi-

-Una mossa diplomatica? In che modo?-

Chiese incuriosita la turchina

-Il ministro sa che con il barone di Ugival è difficile che io rifiuti qualsiasi proposta mi venga fatta-

Rein sgranò gli occhi meravigliata per quella rivelazione

-Volete dire che non potete rifiutare una proposta fatta dal barone Ugival? Per caso vi ricatta con un qualche segreto di cui tutti noi siamo all’oscuro?-

Philip si lasciò andare ad una risata

-Nessun ricatto, principessa, potete stare tranquilla. Semplicemente è un uomo intelligente e le sue proposte sono sempre state ottime idee, lo devo ammettere. E ogni qual volta io abbia sollevato una obiezione, si è subito trovato un accordo. Il barone è un uomo piacevole con cui parlare di affari-

Rein lo guardò e si trovò a sorridere compiaciuta

-Sono contenta che abbiate trovato un valido amico nel barone di Ugival-

-Amico? Siamo solo collaboratori del regno che si stimano e…-

-Di solito la stima è un’ottima base su cui costruire un’amicizia-

Concluse la principessa. Philip la guardò prima perplesso, poi, però Rein lo vide annuire alle sue parole

-Non avevo mai pensato a quest’aspetto-

Rein scosse la testa, divertita

-Se non ci fossimo noi donne a farvi ragionare ogni tanto. Mi domando come l’umanità sarebbe potuta andare avanti senza di noi-

Disse Rein guardando Philip divertita. Il conte la guardò poi le sorrise dolcemente annuendo

-Concordo con voi altezza, ci saremmo già autodistrutti secoli fa-

-Sarà meglio-

Disse sorridente Rein. Philip la guardò un attimo sbalordito, ma poi si ritrovò a ridacchiare e anche Rein fece lo stesso.

-Grazie altezza-

Le disse ad un tratto Philip, tornato serio e composto

-Per cosa?-

-Da quando mia cugina è partita per tornare a casa credo sia la prima volta che rido e chiacchiero così tranquillamente. Grazie per avermi fatto allontanare dal lavoro e avermi permesso di accompagnarvi in questa passeggiata-

Rein sorrise. Philip non disse nient’altro, ma continuò a fissarla negli occhi e Rein, per qualche motivo, si trovò ad abbassare lo sguardo, d’un tratto imbarazzata. Sentì le guance arrossarsi e si ritrovò senza sapere cosa dire.

-Conte io…-

Rein rialzò lo sguardo e vide che Philip continuava ad osservarla, intensamente. Le guance di Rein si fecero sempre più rosse e la principessa si ritrovò a fare un piccolo passo indietro. Vedendola allontanarsi da lui, Philip fu come riscosso dai suoi pensieri. Si ritrovò a guardare meravigliato la turchina

-Principessa, scusatemi io non…-

Rein scosse solo il capo. Si voltò e si avvicinò veloce ad un’aiuola fiorita, fingendosi molto interessata ai fiori. Non capiva perché stesse reagendo in quel modo, ma lo sguardo insistente con cui Philip l’aveva fissata l’aveva messa in imbarazza. O forse, e peggio, a disagio. Non era abituata ad essere osservata così da un uomo, ed improvvisamente si era resa conto che Philip era un uomo, un bell’uomo tra l’altro, e quello sguardo così intenso l’aveva agitata. Rein fece un paio di respiri e cercò di ricomporsi. Aveva un compito ben preciso da portare avanti quella mattina, tutto il resto doveva essere messo in secondo piano. Avrebbe dovuto concentrarsi solo sul fare in modo che la marchesa Eldelberry cadesse nella sua trappola. Così, decise di rindossare la sua migliore maschera da reale sorridente, e si voltò verso Philip, agitando la mano

-Conte, venite qua vicino-

Philip, a pochi passi da lei, si mosse veloce e la raggiunse.

-Principessa se per caso vi ho offeso, vi prego, perdonatemi-

Rein scosse la testa, decisa, bloccando le parole di Philip. Sorridendogli prese il suo braccio e vi appoggiò sopra la sua mano

-Godiamoci questa mattinata. Dopotutto è questo l’obbiettivo di questa passeggiata, o mi sbaglio?-

Rein puntò il suo sguardo su Philip, sperando che il conte capisse. E Philip lo fece.

 -Ovviamente principessa. Vogliamo continuare a passeggiare?-

-Volentieri-

Philip porse il suo braccio alla turchina e Rein si affrettò ad accettarlo. Camminarono in silenzio per qualche minuto, momenti nei quali Rein sorrideva serena e faceva piccoli cenni di saluto ai nobili che incontravano nel loro passaggio. E subito dopo averli superati, Rein sentiva un fitto mormorio di chiacchiere.

-Direi che il nostro compito sembra a buon punto-

Philip annuì

-Ora manca solo incontrare la contessa Trudy e il principe-

-Sperando che Thomas sia con loro-

Philip sospirò, preoccupato

-Non so se essere così felice d’incontrare il conte d’Orvail. Se quello che mi avete detto è vero, stamattina ho sventato un serio pericolo-

-Sono certa che una volta saputa la verità Thomas si sentirà in imbarazzo con voi per avere pensato che poteste essere capace di compiere una cosa simile-

-Vorrei tanto che la pensasse così… ma temo che subirò comunque un qualche tipo di punizione da parte del conte-

-E perché mai?-

-Sono pur sempre stato solo con lei in camera in piena notte-

-Ma non avete fatto niente di male. E poi, non è stata nemmeno una vostra decisione. Se non fosse stato per noi voi…-

Rein non finì la frase, colta da una punta d’imbarazzo. Tuttavia non c’era bisogno per lei di continuarla, poiché entrambi sapevano cosa volesse dire la turchina. Philip, al contrario, continuò tranquillo a parlare, forse proprio per non imbarazzarla ancora di più

-Principessa, se io avessi saputo che un individuo fosse stato anche solo un minuto da solo con mia cugina, credo che quell’uomo ora sarebbe un uomo morto-

Rein alzò gli occhi al cielo, in un misto di esasperazione e rammarico. Philip, vedendola, la guardò sorpreso

-So che l’idea vi deve sconvolgere ma, altezza, sa bene che…-

-Se so che una donna colpita da uno scandalo del genere abbia la reputazione rovinata? Si lo so bene. Quello che trovo ingiusto è il diverso trattamento nei confronti degli uomini-

-Altezza non è vero, anch’io crescendo…-

-Conte, sappiamo entrambi che la reputazione rovinata è quella della donna, non quella dell’uomo. Agli uomini viene data una strigliata, sparisce per una stagione o due e dopo torna in società, come niente fosse. È un’ingiustizia. Ci vogliono un uomo e una donna per fare uno scandalo, e spesso, tutto inizia da un uomo-

Philip stava per ribattere, ma si trovò a rimanere in silenzio. Rein sapeva di avere ragione, dopotutto erano lì proprio perché la marchesa sapeva che per screditare Trudy, uno scandalo con un uomo era un’occasione perfetta.

-Siete veramente convinta di quello che avete detto?-

Le chiese sinceramente incuriosito Philip. Rein annuì

-Cosa fareste se Charlotte fosse stata con un uomo?-

Philip si fermò di colpo

-Andrebbe in convento-

-Esatto. Non ci hai nemmeno pensato-

Philip la guardò un attimo senza sapere cosa fare. O dire.

-E' un dato di fatto. A nessuno importa mai se si tratta di amore o meno. Se non è concordato già un matrimonio è scandalo. Reputazione rovinata per lei e per la sua famiglia. È ingiusto. Il nostro problema è che viviamo in un mondo dove siete voi uomini a comandare, e voi avete deciso che la nostra reputazione è più importante di qualsiasi decisione possiamo prendere in autonomia. Se ci innamoriamo e stiamo con un uomo al di fuori del matrimonio siamo poi dopo da buttar via, come fossimo merce avariata. Al contrario, voi potete avere tutte le donne che volete, anche all’interno di un matrimonio, potete tradire e fare ciò che volete, il tutto senza subire conseguenze. È ingiusto-

Mormorò alla fine quasi Rein, sconsolata per quella triste verità. Philip continuò a guardarla senza sapere cosa dire.

-Inutile cercare di ribattere Philip. Contro le donne non abbiamo alcuna possibilità di vittoria. Continuo a sostenere che quando un suo antenato accettò che anche le donne avessero un’istruzione come noi uomini, il nostro declino sia iniziato e prima o poi ci ritroveremo a subire una dominazione femminile senza possibilità di poterci ribellare. Anzi, la chiederemo a gran voce-

La voce squillante di Thomas li colse entrambi di sorpresa. Rein si voltò meravigliata e, sorpresa, si trovò davanti Thomas, Trudy e Shade. Il trio doveva essere arrivato in tempo per sentire ciò che avevano detto, tuttavia né Rein né Philip si erano accorti del loro avvicinamento. Guardandoli Rein fu contenta di vedere Thomas sorridente e allegro. Sembrava che la situazione fosse tornata sotto controllo e Rein ne fu felice. Trudy, di fianco a lui, prese a battibeccare con il capitano, mostrando una scena familiare e piacevole. Rein gli sorrise e poi si voltò a guardare Shade. Quando i suoi occhi incontrarono quelli del principe che la stavano già guardando, la turchina smise di badare a quello che le succedeva intorno o di prestare attenzione ai discorsi degli altri. Si trovò incapace a distogliere lo sguardo dal principe, che la stava guardando intensamente. Rein non provò imbarazzo, al contrario sentì un sorriso salirle sul volto e si ritrovò a mormorare un timido saluto

-Ciao-

Gli disse. Lui le fece un piccolo accenno di sorriso, poi le fece cenno con il capo, prima di risponderle a sua volta

-Ciao-

 

 

Shade guardava Rein e sembrava incapace di toglierle lo sguardo di dosso. Si domandò come fosse possibile che ogni volta che la vedeva perdeva la compostezza e si ritrovava a fissarla, ammaliato. Era come se Rein gli avesse lanciato un incantesimo e fosse incapace di pensare ad altro che non fosse lei. Per non parlare del fatto che quella mattina era semplicemente radiosa. Indossava un morbido abito di tulle bianco, con un elegante scollo a barchetta che le evidenziava la linea sinuosa del collo e delle spalle. Il bordo della scollatura, così come la vita e i bordi delle maniche e della gonna erano ornati da una striscia ricamata, formata da piccole rose di colore rosa. I suoi capelli, poi, erano stati raccolti in una semplice treccia che le cadeva dolcemente su una spalla, in un’acconciatura che evidentemente la turchina amava moto, perché Shade gliela aveva vista portare spesso. Tuttavia ciò che faceva si che gli occhi del principe facessero fatica a staccarsi da lei, erano i suoi occhi. Quel giorno si era leggermente truccata e la semplice linea nera che le incorniciava gli occhi faceva si che l’azzurro intenso fosse ancora più luminoso e incantevole. Shade si rese conto che la stava guardando da troppo tempo, eppure, continuò a fissarla, incurante. Distolse lo sguardo solo quando sentì gli occhi di qualcuno su di se e, allontanando brevemente lo sguardo dalla principessa, incontrò quello di Philip, severo, che lo fissava

-Conte Philip, buongiorno-

Gli disse, salutandolo. Shade osservò meglio Philip, dato che ci stava mettendo un po’ troppo a salutarlo e notò uno strano sguardo negli occhi del conte che non gli piacque affatto. Era come se Philip non fosse così contento di vederlo, o meglio, non fosse contento di come lui stesse guardando la principessa. Tuttavia Philip, nonostante lo sguardo secco che gli aveva rivolto, si era inchinato, salutandolo

-Altezza, buongiorno a voi-

Shade lo guardò e quando Philip rialzò il capo e lo guardò, il suo sguardo era decisamente più calmo e controllato, era tornato il solito Philip. Forse Shade aveva male interpretato quello sguardo di poco prima o forse, preferì pensare che fosse proprio così.

-Devo ammettere che non mi sarei mai aspettata di vedere voi tre, insieme, qui oggi. Che piacevole coincidenza-

La voce squillante di Rein lo riportò a guardarla. Gli occhi della principessa gli lanciarono come un messaggio silenzioso. Era vero, se erano tutti e cinque lì c’era un motivo e lui doveva iniziare a recitare la sua parte. Così Shade eliminò quei pensieri strani dalla sua mente, almeno per quel momento, e prese a dire ciò che doveva

-Anche se vorrei tanto potere godere di questo piacevole incontro e aggiungermi a voi per una piacevole passeggiata mattutina temo di non poterlo fare. Sono qui in veste ufficiale-

Lo sguardo sconcertato di Rein lo fece sorridere. Chiunque li stesse osservando e sentendo, e Shade sapeva che quasi tutti i nobili presenti in quel momento in giardino si erano avvicinati il più possibile per assistere in modo fintamente discreto a quell’incontro, nessuno avrebbe potuto pensare che  la reazione della turchina e di Philip non fosse sincera. Shade si trovò così a guardare Thomas, aspettando un suo pronto intervento, che non tardò ad arrivare

-Ahimè, mia adorata principessa, è vero ciò che il principe qui sta dicendo. Non solo mi ha trascinato fuori dal castello mentre mi ero preso una mattina di riposo, cosa indispensabile che mi serve per non impazzire, ma mi vuole pure portare a fare una visita ai cancelli reali-

-I cancelli?-

Chiese meravigliata Rein. Shade annuì

-Esatto. Ogni tanto vado a controllare che tutto sia in ordine, ma soprattutto che mia sorella non riesca più ad uscire di nascosto. O almeno che non ci riesca così facilmente-

Rein lo guardò perplesso, poi un timido accenno di sorriso le apparve sul volto, cosa che fece sorridere anche lui.

-Se Milky vuole uscire dal castello credi che questo la fermerà?-

La voce divertita di Rein lo fece sorridere a sua volta.

-Almeno la farò lavorare e operare di fantasia. Come fratello maggiore è mio compito darle degli stimoli o sbaglio?-

Rein ridacchiò e anche i presenti fecero lo stesso. Tuttavia il sospiro esasperato di Thomas li fece voltare verso di lui

-Ti prego, principessa, non dargli ragione. Questo non farà altro che confermare che ciò che fa è giusto e a renderlo ancora più insopportabile. È solo un maniaco del controllo e deve vedere con i suoi occhi e controllare, perché non si fida dei resoconti che gli mandano. E usa sua sorella come scusa-

Shade scossò un’occhiataccia a Thomas

-Non è che non mi fido, ma farmi vedere ogni tanto, di sorpresa, aiuta a mantenere tutto sotto controllo e fa in modo che tutto sai perfetto-

Thomas alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente. Shade gli sorrise. Almeno, da quando Trudy gli aveva spiegato cosa era realmente successo era tornato quello di sempre, solare, allegro e sempre pronto a dirgli la sua onesta, e non richiesta, opinione. O almeno così sembrava.

-Ma come mai avete portato la contessa Gaumont con voi?-

La voce di Rein lo riportò a portare lo sguardo su di lei.

-In realtà, la presenza della contessa è stata una coincidenza-

Gli disse Shade, recitando le parole che aveva concordato con Trudy per spiegare quella bizzarra situazione.

-Esatto altezza-

Intervenne Trudy, parlando per la prima volta da quando si erano incontrati

-Stavo uscendo per una passeggiata mattutina, come mio solito, quando Thomas mi ha vista e ha insistito per accompagnarmi, anche se per un breve tratto, in giardino-

-Che ci volete fare, sono un gentiluomo. Non potevo permettermi di lasciare sola la mia più cara amica-

Disse Thomas, pavoneggiandosi. Shade lo guardò, esasperato. Forse preferita l’abbattuto e attaccabrighe Thomas, ora che ci pensava meglio.

-Thomas, non credo che la contessa abbia bisogno del tuo aiuto. Caso mai direi più il contrario-

La battuta di Shade fece ridacchiare tutti i presenti. Thomas guardò fintamente arrabbiato Shade, ma un leggero sorriso gli comparve sul volto

-Siete di buon umore, principe-

Disse, con finta semplicità, Philip. Shade lo guardò, perplesso. Era un commento strano per lui da fare, come se quella semplice frase avesse in realtà un significato segreto, che tuttavia Shade non riuscì a cogliere. Ma non gli sfuggì la leggera nota di sfida nel suo tono, cosa che lo irritò, per qualche strana ragione

-Sarà il sole, conte. Probabilmente mi ha reso di buon umore-

Philip incassò, senza replicare. Il principe sentì lo sguardo di Thomas fissarlo, in silenzio. Sembrava che gli volesse dire qualcosa, o, peggio, accusarlo di qualcosa. E forse aveva ragione

-Thomas, so che preferiresti restare qui a non fare niente, invece che fare il tuo lavoro, ma dobbiamo andare-

Thomas lo guardò un attimo accigliato, ma annuì. In quel momento sapeva che lo sguardo accigliato di Thomas aveva un significato ben preciso, avevano programmato infatti di passare più tempo insieme, in modo da permettere al maggior numero di nobili di vederli, ma il sentimento di irritazione che provava nei confronti di Philip in quel momento, lo aveva spinto ad allontanarsi dal gruppo quanto prima. Sapeva che era meglio andarsene, prima di dire o fare qualcosa di peggiore. Come creare un nuovo scandalo. Shade si inchinò a Rein, salutandola. La turchina lo guardò e sembrò volergli chiedere qualcosa con lo sguardo, ma la voce di Thomas la distrasse

-Principessa, come sempre è un piacere vederti e un dispiacere lasciarti. Ma so che sei in buona compagnia, quindi vado via con il cuore leggero, anche se devo seguire questo scorbutico di principe.-

Rein ridacchiò, anche se sembrò leggermente finta la sua risata e fece un piccolo inchino a Thomas.

-Sopporterò questa separazione, anche se spero di vederti a pranzo-

Thomas annuì

-Ovvio che ci vediamo a pranzo. Mi minacciasse anche di buttarmi nelle segrete, niente mi separerà dal mio pranzo-

Rein ridacchiò e annuì. Shade alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente

-Allora andiamo. Contessa, conte, Rein-

Shade si congedò da tutti, senza aspettare risposta e si incamminò, lasciando dietro gli altri. Dopo pochi secondi sentì i passi veloci di Thomas seguirlo

-Che ti prende?-

Chiese senza giri di parole Thomas, non appena furono soli e lontani da orecchie indiscrete

-Non so a cosa ti riferisci?-

-Ah no? E l’atteggiamento passivo aggressivo nei confronti di Philip?-

-Non so a cosa tu ti stia riferendo-

-Credo tu lo sappia invece-

-Ti dico di no-

Thomas sospirò al suo fianco. Sentendolo Shade si voltò verso di lui

-Cosa stai insinuando Thomas?-

Il capitano alzò le mani in segno di resa

-Assolutamente niente, lungi da me criticarti o farti notare quanto tu sia palesemente geloso di una certa principessa che era al braccio del tuo ministro. Uomo, tra l’altro, che hai scelto tu e tenuto tu a palazzo-

Shade si bloccò di colpo

-Io non sono geloso-

-Come no-

Gli disse Thomas, guardando

-E poi non c’è assolutamente niente di cui essere geloso. Ti ricordo che tutto quello che abbiamo fatto oggi era già stato deciso-

Thomas lo guardò poi scosse la testa, sospirando

-Certo, lo ricordo fin troppo bene, purtroppo. Ma ti vorrei ricordare che Philip è un uomo e Rein una donna-

-E con questo?-

-Dico solo che Philip è un uomo libero da qualsiasi impegno e degno della massima stima-

-Thomas, l’ho scelto io come ministro, so quanto vale-

-Inoltre è indiscutibile il fatto che i due insieme siamo una bella coppia. Rein sembrava decisamente a suo agio e divertita con Philip al suo fianco-

Shade rimase un secondo in silenzio, incapace di dire qualcosa. Il sorrisino compiaciuto sul volto di Thomas lo fece innervosire ancora di più

-Thomas, se Rein è a suo agio con Philip la cosa non…-

Thomas lo fermò

-Non dire cose di cui un giorno potrei rinfacciarti. Senti, so che non vuoi sentirtelo dire, ma è inutile negarlo, a me soprattutto. Ti stai comportando esattamente come hai fatto con…-

Shade si avvicinò a Thomas, furioso. Vedendolo il conte fece un piccolo passo indietro, in silenzio

-Thomas, per il bene della nostra amicizia, non osare andare oltre. Sono due cose completamente diverse, te lo assicuro. Rein… lei è come Trudy per te. E questo chiude la discussione-

Shade si voltò e si incamminò deciso verso le scuderie. E questa volta non si premurò affatto di controllare che Thomas lo stesse seguendo. 

 

 

Rein passò lo sguardo da Trudy a Philip. Da quando erano rimasti in tre, praticamente la conversazione si era spenta, lasciando un pesante e imbarazzante silenzio, il tutto sotto gli occhi della corte

-Se vogliamo mettere a tacere le voci, per favore, dite qualcosa-

Implorò la turchina, in un sussurro. Il suo sguardo si puntò su Trudy. La contessa, in silenzio accanto a lei, le rivolse uno sguardo perplesso

-Non so che cosa dire-

-Vanno bene anche le tue critiche nei miei confronti, ma ti prego facciamo finta di conversare amabilmente. O qualcuno penserà veramente che sto cercando di mettermi nel mezzo di una coppia-

Rein prese il braccio di Trudy e prese a passeggiare, pregando Philip di seguirle.

-Perdonate altezza, forse io dovrei tornare al lavoro adesso. Dopotutto il nostro compito direi ormai che lo abbiamo svolto-

Rein guardò il conte

-Conte, se ve ne andate ora, sarà peggio. Vi prego, passeggiate ancora un poco con noi. Potete sopportare la nostra presenza ancora per un po’, dico bene?-

-La principessa ha ragione. Se ve ne andate, non farete che alimentare il pettegolezzo-

Philip guardò Rein e Trudy, poi annuì. Si mise al fianco di Rein e i tre ripresero a passeggiare.

-Cosa ha detto Thomas quando ha saputo tutta la verità?-

Chiese la turchina a Trudy, cercando di portare la conversazione su un terreno abbastanza neutro. Trudy la fissò un attimo poi sospirò

-Niente, in realtà. Non ha parlato, mi ha solo ascoltato e quando gli ho detto il motivo per cui Philip si trovava nella mia stanza quella notte, ha semplicemente sogghignato verso il principe. Poi ha detto che avrebbe accompagnato sia me che sua altezza qui in giardino per attuare il vostro piano. Questo è tutto-

-Non ha aggiunto altro?-

Chiese meravigliata Rein. Si era immaginata che Thomas avrebbe inondato di domande Trudy e Shade per capire meglio la situazione. Non si era affatto immaginata che il capitano non facesse alcun tipo di domande

-Credo vorrà parlare con me in privato su quanto successo. Non credo avesse voglia di parlarne davanti al principe-

-Credo contessa, che invece il conte non vi chiederà niente-

Sia Rein che Trudy si voltarono verso Philip. Il conte le guardò

-Non conosco bene il capitano Thomas ma credo di sapere cosa gli stia passando per la testa in questo momento. Soprattutto credo di sapere cosa provi verso di voi, contessa-

-Cosa prova? Per me?-

Chiese perplessa Trudy. Philip annuì

-Contessa, credo che Thomas si senta in imbarazzo verso di voi-

Trudy sgranò gli occhi per la sorpresa e anche Rein guardò Philip con una certa sorpresa.

-In imbarazzo?-

Chiesero in coro le due donne. Philip annuì

-Si, imbarazzo per avere dubitato di voi. Anche se non lo ammetterà mai, credo che Thomas possa avere pensato veramente che ci potesse essere qualcosa tra noi. E il solo fatto di avere dubitato della vostra integrità, voi che considera come una sorella, anche solo per un istante, lo deve fare sentire terribilmente in imbarazzo. E in colpa-

Rein guardò Philip, meravigliata. Non si era aspettata una tale dimostrazione di sensibilità da parte dell’uomo e si trovò colpita. E come lei anche Trudy doveva esserlo, dato che Trudy non disse niente, e si limitò a passeggiare in silenzio.

-Credete davvero che possa essere così, conte? Non credete di esagerare?-

Chiese la turchina. Philip scosse il capo

-Ho provato ad immaginare come mi sarei sentito io se qualcuno mi fosse venuto a riferire un pettegolezzo simile che riguardasse mia cugina. Pur conoscendola e sapendo che non farebbe mai niente di così sconsiderato, il solo pensare, anche per un secondo che potesse essere tutto vero, è ciò che mi farebbe sentire in colpa nel momento in cui la verità venisse scoperta. Non riuscirei a guardare in viso mia cugina dopo avere dubitato, anche solo per un istante, della sua persona-

Rein rimase in silenzio, ma si ritrovò a capire cosa intendeva dire il conte. Non doveva essere facile per Thomas ammettere di avere dubitato di Trudy anche solo per un secondo. Doveva essere difficile per lui, ora, guardare la sua amica negli occhi e dire che aveva. Rein si voltò a guardare Trudy e vide molta tristezza negli occhi della donna

-Non ti preoccupare. Sono certa che Thomas verrà presto da te e chiarirete tutto quanto-

Trudy la guardò e le sorrise, ma Rein vide che i suoi occhi erano rimasti tristi. Stava per chiederle qualcosa, quando la contessa la precedette

-Conte, a proposito di vostra cugina, quando pensate dovrebbe fare ritorno a palazzo?-

-Meno di due settimane-

-Quindi manca poco-

Disse Trudy. Rein la guardò perplessa. Perché parlare ora di Charlotte?

-Prima la baronessa arriva prima potrà confermare la nostra storia-

Disse Trudy guardandola. Rein si trovò ad annuire. Era vero, Charlotte era con loro quella notte, avrebbe potuto confermare il fatto che Trudy era a cena nel loro appartamento quella sera, assieme alla contessa Alexandre.

-Anche la contessa Alambert dovrebbe tornare a corte. Parlerò con la regina e cercherò di farla tornare a corte-

Trudy annuì

-Ottima idea. Questo dovrebbe mettere a tacere qualsiasi tipo di voce o chiacchiera-

-Prima queste voci saranno messe a tacere meglio sarà per tutti. Non amo essere al centro di attenzioni indesiderate-

Rein si voltò verso Philip. L’uomo guardava in avanti, dove un gruppo di donne stava parlando mentre li osservavano attentamente. Rein sospirò poi appoggiò una mano sul braccio di Philip

-Si sistemerà ogni cosa, lo prometto-

Rein gli sorrise e gli occhi di Philip si illuminarono. A quel punto Philip si inchinò a lei, poi le fece un perfetto baciamano. Senza volerlo, il battito del cuore della turchina accelerò un secondo. Poi Philip fece lo stesso con Trudy e Rein notò che anche la contessa era stupita.

-Sono grato di avere incontrato due splendide dame come voi e di avere il privilegio della vostra compagnia-

Entrambe si ritrovarono a sorridere, leggermente imbarazzate. Persino Trudy si lasciò andare ad un accenno di rossore sulle guance. Rein la guardò divertita ma non appena Trudy vide il sorriso della turchina le lanciò uno sguardo leggermente infastidito, cosa che fece ridacchiare Rein. Nel frattempo Philip le guardava, senza sapere cosa dire, o fare. I due ripresero a passeggiare e a chiacchierare con naturalezza, e Rein si trovò a godere di quel momento di relativa spensieratezza. Il tutto però fu interrotto dall’arrivo di un valletto che si avvicinò veloce al trio

-Altezza, contessa, ministro-

Il valetto si inchinò a Rein poi porse un messaggio a Philip. Finito di leggere si voltò verso le due donne

-Principessa, contessa, spero ora mi vogliate scusare. Anche se preferisco lungamente la vostra compagnia, il lavoro mi attende e ho questioni importanti da risolvere-

Rein si trovò ad annuire

-Direi che abbiamo abusato anche oltre del vostro tempo, conte. Grazie per la compagnia e per le chiacchiere-

Philip si inchinò

-Vi auguro una buona mattinata-

Le due donne lo guardarono andare via con il valletto dietro di lui, senza dire niente.

-Certo che tra tutti gli uomini presenti a corte, la marchesa ha scelto uno dei pochi onesti con cui crearmi uno scandalo-

-Credo proprio di si-

Disse Rein. Le due si guardarono un attimo poi ridacchiarono. Alzando lo sguardo, Rein vide lo sguardo allibito di alcune donne che le fissavano. Vedendole, Rein sorrise ancora di più e afferrò più saldamente la presa sotto il braccio di Trudy

-Allora, pronta a creare ancora più chiacchiericcio e scandalo?-

-Cosa hai in mente, ora?-

-Avrei proprio voglia di una bella tazza di the e di qualche pasticcino-

Trudy la guardò e annuì

-Anche io berrei volentieri una tazza di the. Ce lo vogliamo fare servire sotto il portico?-

Rein si ritrovò ad annuire

-Splendida idea. Non ho ancora avuto modo di godermi il portico reale. Poi già mi immagino i pettegolezzi che ne deriveranno. Credo che la marchesa non sarà contenta di sapermi così a mio agio con te-

Trudy annuì

-No non lo sarà affatto. Ma sapere che eravamo insieme non farà altro che farla agire velocemente. Si preparerà a sferrare un attacco quanto prima, ne sono sicura-

Rein annuì

-Peccato che lei non sappia che la aspetto a braccia aperte-

Trudy la guardò e il suo sguardo si fece serio

-Principessa, potremo anche avere anticipato alcune sue mosse, ma vi prego, state attenta. Fanny non è di certo una stupida, e credo possa avere altro su cui puntare come piano di riserva-

-Vuol dire che ci prepareremo ad affrontare anche quello. Non mi spaventa di certo-

-Dovrebbe invece, non sapete di cosa è capace-

La turchina si voltò verso la contessa

-Di cosa è capace?-

Trudy annuì

-Se Fanny si pone un obbiettivo, in un modo o in un altro lo raggiunge. Lo so bene questo. E se per raggiungerlo deve distruggere tutto ciò che si para nel mezzo, lo farà-

-E noi, allora, le daremo filo da torcere-

Trudy la guardò allarmata

-Tu non capisci. Lei è…-

-Solo una donna, Trudy. Ho affrontato di peggio e ho sconfitto di peggio, credimi. Non sarà una semplice marchesa ha farmi cedere. Sono molto più forte di quello che credi e lo sei anche tu-

-Non lo puoi sapere-

Trudy la guardò scoraggiata. Rein le prese le mani e la guardò negli occhi, convinta

-Lo sento e mi fido del mio istinto. So che tu non ti fidi di me, ma ti prego, su questo, credimi. Non ho dubbi con chi schierarmi tra voi due. Non c’è niente che la marchesa potrà dirmi per farmi cambiare idea su di te-

-Tu non mi conosci…-

-E' vero, non ti conosco. Ma so una cosa che ti rende diversa dalla marchesa-

-E quale sarebbe?-

-Tu non hai mai cercato disperatamente di piacermi. Anzi, sei stata fin da subito molto chiara sul fatto che io non ti piacessi affatto-

-Cosa dovrebbe dire questo?-

-Dice molto. Tu non vuoi entrare nelle mie grazie, anzi. Stai cercando di capire se posso essere un qualche tipo di minaccia per il tuo regno e, anche se non ho ancora capito come io, principessa squattrinata praticamente rinnegata dalla sua famiglia, possa rappresentare una minaccia, lo capisco. Non ti fidi di me, mi vuoi conoscere prima di giudicarmi. La marchesa invece non ha fatto altro che cercare di entrare nelle mie grazie perché spera proprio che io sia qui per quello che temi tu: la corona. E se io dovessi diventare regina, che credimi, è l’ultima cosa che vorrei, e lei fosse mia amica, lei sarebbe una delle donne più potenti del regno. Mentre a te, del potere, non interessa niente-

-Questo mi renderebbe una persona migliore? Solo perché non sono ambiziosa o con mire di potere?-

Rein le sorrise

-Non so se questo ti renda migliore o peggiore. Dopotutto non conosciamo le motivazioni che stanno spingendo la marchesa a comportarsi così, magari ha un motivo più che nobile…-

-Oppure è solo un’arrivista-

-Oppure è solo un’arrivista. Va bene. Ma quello che sto dicendo è che io non cerco e non voglio qualcuno che stia al mio fianco per interesse. Voglio che qualcuno stia al mio fianco perché io, Rein, gli piaccio così. Titolo o meno. Sarò ingenua, non lo nego, ma preferisco scontrarmi con te ma sapere sempre ciò che realmente pensi, piuttosto che avere qualcuno che mi gratifica e lusinga solo per mero ritorno personale-

Trudy la guardò intensamente, senza sapere cosa replicare. Le due donne rimasero in silenzio poi ripresero a camminare. Quando arrivarono sotto il grande porticato che affacciava sul giardino, Rein fermò una cameriere e le chiese di chiamare Dreamy. Non appena la rosa arrivò, Rein si affrettò a farle preparare tutto il necessario per il the e presto la turchina e la contessa si trovarono comodamente sedute, servite di tutto punto, con in mano una tazza di the fumante. La consumarono parlando del più e del meno, chiacchierando amabilmente sotto lo sguardo attento e vigile della corte, che le osservava curiose.

-Come fai a sopportare tutto questo?-

Le chiese ad un tratto Trudy

-Intendi gli sguardi costanti e persistenti?-

Trudy annuì. Rein semplicemente alzò le spalle

-Abitudine, direi. Ci sono abituata fin da quando sono piccola-

-E non ti da fastidio?-

-Se anche mi desse fastidio cosa potrei fare per evitarlo? Sono pur sempre una principessa, rientra in uno degli aspetti negativi della regalità-

-E gli aspetti positivi?-

Rein la guardò, poi un sorriso le spuntò sul volto

-Potere passare la mattina a bere the e fare chiacchiere, senza doversi occupare di niente. Direi che è un aspetto positivo-

Trudy ridacchiò e alzò la tazza di the come fosse un calice, brindando, simbolicamente per le sue parole. Rein ridacchiò e fece lo stesso. Stava ancora bevendo, quando Rein vide Dreamy correrle incontro, tutta trafelata

-Dreamy, che succede?-

Chiese allarmata Rein.

-Principessa, dovete andare nella vostra stanza, immediatamente-

Rein la guardò perplessa

-Perché mai? Sto bevendo il mio the e vorrei finire la conversazione con la contessa-

Dreamy la guardò negli occhi e, tralasciando qualsiasi protocollo, le afferrò la mano e la tirò leggermente verso di lei, obbligandola quasi ad alzarsi

-La principessa Milky-

Disse semplicemente la rosa. Rein la guardò perplessa, sbattendo un paio di volte le palpebre. Poi la consapevolezza delle parole della sua cameriera la scese addosso, facendola sbiancare

-La lezione!-

Dreamy annuì. Rein appoggiò la tazza sul tavolo e si alzò veloce

-Contessa, io devo andare. Sono in ritardo, come ho fatto a dimenticarmi totalmente di Milky? Mi starà odiando in questo momento. Ci vediamo Trudy-

Senza lasciare il tempo alla contessa di risponderle Rein prese quasi a correre in direzione della sua stanza. Tuttavia, prima di entrare nel palazzo, le sembrò di sentire la risata divertita di Trudy risuonare nell’aria.

 

 

Il pomeriggio era ormai giunto al termine. La luce aranciata del tramonto illuminava il palazzo, come il sole volesse avvolgerlo in un caldo abbraccio, prima di lasciarlo al buoi della sera. Thomas era steso sul suo divano, in camera sua, intento a fissare il soffitto. Era perso nei suoi pensieri e uno strano miscuglio di emozioni lo stava divorando. Il primo era il sollievo, il sollievo per sapere che Trudy era fuori pericolo da qualsiasi macchinazione di corte. L’altro era furia, furia cieca per non essere stato in grado di fare niente di concreto per lei e di avere fatto in modo che fossero altri a salvarla. Infine provava frustrazione e vergogna. Frustrazione per non avere avuto la possibilità di confrontarsi tranquillamente con Philip e farsi spiegare quello che realmente era successo e vergogna verso Trudy, per avere dubitato di lei. Come aveva anche solo potuto pensare che Trudy potesse avere un comportamento simile con un uomo, per di più con Philip? Doveva chiederle scusa, eppure non riusciva nemmeno a pensare di guardarla negli occhi in quel momento.

-Sono un pessimo amico…-

Mormorò al soffitto. Sapeva che doveva affrontarla, prima o poi. E anche con Philip avrebbe dovuto parlare e fargli le sue scuse. Forse sarebbe stato meglio partite proprio dal conte. E dato che non era da lui rimanere a rimuginare in una stanza vuota, decise di andare ad affrontare subito il problema Philip. Si alzò risoluto e si avviò a grandi passi verso la porta. La aprì con forza solo per trovarsi davanti qualcuno fermo immobile, davanti ad essa. E non era qualcuno qualsiasi, era proprio Trudy. I due rimasero in silenzio, non sapendo cosa fare. Trudy era stata evidentemente presa in contropiede dall’improvvisa apparizione di Thomas, e Thomas era sconvolto dal vedere l’ultima persona che in quel momento desiderasse vedere. Alla fine fu lei, come sempre, a superare per prima quell’impasse.

-Mi fai entrare o dobbiamo dire quello che dobbiamo dirci qui sulla porta?-

Thomas non disse niente, si spostò solo di lato, per permettere alla donna di entrare. Thomas la osservò sedersi sul suo divano, dove si mise a fissarlo.

-Siediti Thomas-

-Sto bene qui-

-Thomas-

Il tono di Trudy lo fece muovere, come si trovasse sotto un incantesimo. Ma era sempre così con lei, aveva sempre il potere di fargli fare quello che voleva. Thomas si sedette sulla poltrona, di fronte a lei. Rimasero in silenzio ancora un po’ fino a quando Trudy non ce la fece più

-Ti prego Thomas, dimmi qualsiasi cosa, ma parlami. È inquietante stare qui in silenzio. Tu non stai mai in silenzio-

-Non so cosa dirti-

-Qualsiasi cosa va bene-

Thomas guardò gli occhi chiari di Trudy e si ritrovò a sospirare

-Dannazione Trudy, tu non puoi fare così-

-Fare cosa?-

-Non puoi comparire davanti alla mia porta quando io sono pronto a fare tutt’altro. Non si fa-

-Scusa?-

-No, sono serio. Io mi ero finalmente deciso ad andare a parlare con Philip e tu appari così, dal nulla. Non si fa-

Trudy lo fissò a bocca aperta, sconcertata

-Sei ubriaco?-

Thomas la fulminò con lo sguardo

-No che non lo sono. Dico solo che io non volevo vederti adesso-

Thomas evitò di guardarla negli occhi. Si risedette sulla poltrona e si ritrovò ad appoggiare la schiena contro la spalliera e a chiudere gli occhi. Stettero così, in silenzio, per quello che a lui parve un’eternità.

-Sei così disgustato da me?-

Il tono flebile della voce di Trudy fece quasi dubitare Thomas di avere capito bene. Aprì gli occhi e la guardò, intensamente

-Che cosa?-

Trudy evitò il suo sguardo, ma ripeté la domanda

-Sei disgustato da me?-

Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa

-No, certo che no-

-Non si direbbe. Dato che non mi vuoi nemmeno guardare o vedermi al momento, cosa dovrei pensare?-

Thomas la guardò a bocca aperta

-Tu non mi disgusti e non lo potrai mai fare. Non osare mai più dirmi una cosa del genere-

Trudy lo guardò e Thomas vide comparire un accenno di lacrime nei suoi occhi. E qualcosa scattò dentro di lui. Si alzò velocemente, raggiungendola e senza pensare, l’abbracciò. Trudy non resistette al suo abbraccio, anzi, vi ci si abbandonò senza esitazione. Poco dopo, il corpo di Trudy fu scosso dai singhiozzi e la contessa si lasciò andare ad un pianto sconsolato. Thomas non fece niente, la abbracciò stretta e la cullò tra le sue braccia, in silenzio. Si era ormai fatto buio quando Trudy smise di piangere. I due rimasero però così, abbracciati, sdraiati insieme sul divano. Trudy aveva il suo viso appoggiato contro il petto di Thomas e lui le accarezzava dolcemente la schiena. Anche se erano così vicini, un uomo e una donna sdraiati insieme, non vi era alcun tipo di imbarazzo tra di loro. Si conoscevano da troppo tempo e si volevano troppo bene per sapere che non provavano l’uno per l’altra quel tipo di attrazione. Erano fratelli, si volevano bene come una famiglia. Non sarebbero mai andati oltre quel sentimento. Ed era per quel motivo che Thomas si era arrabbiato con se stesso. Aveva dubitato di lei, di sua sorella, praticamente. E se ne vergognava

-Mi dispiace Trudy-

Trudy alzò la testa, in modo da poterlo guardare

-Per cosa?-

-Per avere dubitato di te. Non avrei nemmeno dovuto pensare che tu potessi…insomma… con Philip poi!-

Trudy lo fissò, e un leggero sorriso le comparve sul volto

-Perché no? Magari il parlare di numeri e bilanci può essere eccitante per me.-

-Trudy ti prego!-

Urlò scandalizzato Thomas, cosa che fece scoppiare a ridere la bionda.

-Non è divertente. Tu certe cose con un uomo… non ci voglio nemmeno pensare-

Trudy lo fissò e un leggero velo di malinconia sembrò coprirle gli occhi. Fu solo un attimo, ma presto il sorriso beffardo rispuntò sul suo volto

-Chissà, invece. Magari ce l’ho un amante-

-Nessuno oserebbe-

-Perché mai?-

-Perché io ucciderò qualsiasi uomo cercherà anche solo di avvicinarsi a te con intenti tutt’altro che galanti-

-E come farò così a trovare marito?-

Thomas scosse la testa, deciso

-Non ne avrai bisogno. Mi prenderò io cura di te. Ti comprerò una villa magnifica e insieme gestiremo il migliore vitigno di tutta Wonder. Diventeremo così ricchi grazie al nostro vino che nessuno, reale compresi, potrà rivaleggiare con noi-

Trudy ridacchiò e Thomas la guardò, serio

-Sai che potrei farlo sul serio-

-Lo so. Ti sento raccontare questa storia da quando abbiamo dieci anni. Io, tu, la vigna… quasi quasi inizio a credere che lo farai veramente-

-Sai che basta il tuo si e lo faccio sul serio-

-E lasceresti la guardia reale? Sul serio? Tu lasceresti Shade, il tuo migliore amico, qui senza di te?-

Thomas la guardò e si ritrovò a concordare con lei

-Hai ragione, così non lo potrei lasciare. Ma dopo che si sarà sposato, allora si-

Trudy lo fissò negli occhi sconvolta

-Il principe si sposa?-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Quando quel zuccone coronato capirà cosa prova per la bella Rein, forse si deciderà e non se la lascerà sfuggire-

-TI piace così tanto quella donna?-

Thomas la guardò

-Certo. È una donna gentile e onesta-

-Non bastano onestà e gentilezza per governare un regno, Thomas. Non puoi parlare così di lei, la conosci da neanche un mese-

-E non ho mai incontrato nessuno capace di tenere così tanto testa a Shade. Sai che oggi ha tirato un calcio al principe?-

Trudy lo fissò meravigliata

-Ha fatto cosa?-

Thomas annuì

-Avresti dovuto vedere la faccia di Shade. Ha tirato un colpo deciso alla gamba e ha fatto male. Me ne sono beccato uno anche io-

-Perché ti sei fatto dare un calcio da lei?-

Chiese perplessa e poco convinta, Trudy

-Diciamo che forse me lo potevo meritare un pochino-

-Cosa hai combinato Thomas?-

Trudy lo fissò, un leggero lampo di collera negli occhi. Thomas conosceva bene quello sguardo, era lo sguardo che le lanciava ogni volta che stava per fargli una ramanzina. Ma questa volta se lo meritava, davvero

-Ho, forse, tirato un pugno in faccia a Shade-

-Hai fatto cosa?-

Thomas alzò le mani in segno di resa

-A mia discolpa, mi ha fatto sbattere in cella dai miei uomini-

-Thomas, hai tirato un pugno a sua maestà? Sul serio?-

Thomas si ritrovò ad annuire e ad abbassare lo sguardo, incapace di sostenere quello di Trudy.

-Non era un pugno così forte però… e poi anche lui dopo me ne ha tirato uno-

Trudy si alzò da Thomas e si mise seduta sul divano. Anche lui si tirò su a sedere.

-Hai tirato un pugno al principe. Il principe ha tirato un pugno a te e la principessa ha dato un calcio negli stinchi a tutte e due?-

Thomas annuì

-E Nicholanos, nel mezzo dei pugno e calci ci ha lanciato un secchio di acqua fredda addosso. Ma lui non si è beccato un calcio dalla principessa ora che ci penso-

-Per forza. A quanto pare Nicholanos a solo cercato di riportarti alla ragione-

-Ehi…-

Disse solo Thomas. Trudy sembrava così sconvolta da quello che gli aveva appena detto che Thomas stava già pensando cosa dirle per calmarla, quando Trudy iniziò a ridere, così forte e di gusto, che qualche lacrima le sgorgò dagli occhi.

-Rein ti ha dato un calcio… accidenti l’avrei voluta vedere. Miss perfezione che tira un calcio, chi l’avrebbe mai detto-

Thomas sorrise anche lui

-Mi devo fare raccontare tutto dal conte Nicholanos-

-Non tirare troppo la corda-

Trudy diede una piccola gomitata a Thomas

-Andiamo. Ti ho preso in giro per molto meno-

Thomas si ritrovò ad ammettere che in effetti era vero. Thomas la guardò e si ritrovò a considerarsi veramente fortunato ad avere Trudy come amica

-Grazie Trudy-

-Di niente. Anche se non so per cosa mi ringrazi-

-Per essere te. Per essere mia amica dopo tutti questi anni. Per avermi perdonato per avere dubitato di te-

Trudy non lo guardò, ma allungò la sua mano e afferrò quella del capitano, stringendola forte

-Thomas, certe volte ho paura che tu di me abbia una considerazione decisamente troppo alta-

-Che intendi?-

Trudy lo guardò

-Non sono perfetta, Thomas-

-Lo so. Conosco perfettamente i tuoi difetti e…-

-Non intendo questo. Non ci siamo visti per un po’. Non sai quello che può essere successo, non sai se io nel frattempo mi sono comportata in modo spregevole o da stupida o se ho fatto qualcosa di sbagliato. Non avere una fede così ceca per me. Non me la merito-

Thomas la guardò. La mano di Trudy gli stava stringendo molto forte la sua e lui ebbe all’improvviso una sensazione di paura. Paura che Trudy non gli avesse detto qualcosa, qualcosa di importante.

-Trudy, cosa stai dicendo?-

-Non ti sei mai chiesto perché la marchesa Eldelberry ce l’abbia con me?-

Thomas la guardò. Gli occhi di Trudy erano in quel momento colmi di una tristezza che lui non le aveva mai visto

-No, non ci ho pensato. Insomma cosa avrai mai fatto, parlato male di lei in società? Come se non lo avessero fatto tutti quando si è sparsa la notizia che il marchese si era sposato con una praticamente sconosciuta viscontessa-

Trudy scosse la testa, decisa. Lasciò andare la mano di Thomas e si alzò. Si avviò alla porta e la aprì. Thomas si alzò veloce e le andò dietro.

-Trudy?-

Le chiese solo. Lei non si voltò

-Thomas, certe volte penso che il tuo essere così fiducioso negli altri prima o poi ti porterà alla rovina. Ma sono grata di avere un amico come te-

-Trudy, se c’è qualcosa che mi vuoi dire, lo sai che io sono qui-

Trudy si voltò un attimo, un sorriso sul volto

-Lo so. E tu non farti ingannare da me, lo sai che sono brava a prenderti in giro se voglio. Non pensare troppo a quello che ti ho detto-

-Trudy ma…-

Trudy si lasciò andare ad una piccola risata

-Thomas, lascia stare. Volevo solo scherzare un po’ ma ho esagerato. Perdonami. Sarà meglio che vada ora. Ci vediamo domani, va bene. Buonanotte-

Trudy aprì la porta e se ne andò, lasciando Thomas senza parole. C’era qualcosa di strano in Trudy. Non l’aveva mai vista così prima d’ora.

-Che cosa mi nascondi Trudy-

 

 

 

Moon Maria osservava la luna sorgere lentamente all’orizzonte. Era una fresca notte primaverile, ma nonostante l’aria pungente della serata si era voluta sedere sul terrazzo, avvolta nel suo scialle di lana ad osservare il sorgere dell’astro notturno. Era un’abitudine che aveva preso sin da quando era diventata regina. Mentre aspettava l’arrivo di Skyler lei si sedeva sul balcone, e guardava la lenta risalita della luna.

-Avete freddo maestà, volete rientrare in stanza?-

Lady Vivian, seduta di fianco a lei, la guardò preoccupata

-Vivian, una volta non mi avresti mai chiesto se avessi freddo-

-Una volta avevate anche vent’anni di meno-

Moon Maria le sorrise, divertita

-Ti potrei fare cacciare per un commento del genere-

-Sappiamo entrambe che non lo farete, maestà. Sono ormai rimasta la sola a sopportarvi qui a palazzo. Poi pensate solo al tempo che perdereste per insegnare ad una giovane dama di corte tutte le cose che io, invece, so già-

La risata della regina accompagnò la fine delle parole della dama di compagnia

-Vivian, le mie giornate sarebbero veramente molto più solitarie e tristi senza di te-

-Lo so bene questo. Ma voi state tremando, vi prego, rientrare. Non vorrete ammalarvi di nuovo-

La regina sospirò sconsolata, ma si ritrovò ad alzarsi dalla sua sedia senza protestare

-Amo guardare la luna sorgere. Detesto non poterla ammirare per più tempo ormai-

Lady Vivian le si mise vicino

-La luna non si offenderà, maestà-

Moon Maria stava per replicare, quando una cameriera comparve sulla porta del balcone

-Altezza perdonatemi. La principessa Rein chiede udienza-

-Fatela accomodare. La attendevo-

La cameriera annuì. Quando si fu allontanata, Moon Maria si voltò verso Vivian

-Vai anche tu. Vorrei parlare da sola con Rein-

-Siete sicura?-

La regina annuì

-Si, ne sono sicura. Mi deve solo aggiornare sulle voci di palazzo. A quanto pare non so cosa abbiano combinato quei ragazzi, ma stanno cercando di salvare la reputazione della contessa di Gaumont scatenando una serie di pettegolezzi a loro volta-

Vivian guardò la regina, divertita

-Le solite vecchie dinamiche di corte. Quasi mi mancano quei tempi-

Le due donne si sorrisero a vicenda, ricordando silenziosamente i tempi della loro giovinezza a corte. Quando entrarono dentro la stanza, Rein era già lì che la aspettava. Appena la vide, la turchina le fece un inchino

-Vostra maestà. Lady Vivian-

-Rein cara, siediti pure. Ho fatto preparare un the caldo, spero non ti dispiaccia. Bevo sempre una tazza di the caldo prima di andare a dormire-

-Va benissimo altezza, grazie-

Moon Maria si voltò verso Vivian

-Vivian, ci vediamo domani mattina. Buonanotte-

-Buonanotte maestà. Altezza-

Lady Vivian lasciò la stanza assieme alla cameriera che aveva preparato tutto il necessario per far bere alle due donne il the. Rimaste sole, Moon Maria si accomodò sulla sua poltrona, sospirando serena

-Dal biglietto che mi hai fatto recapitare questa mattina, deduco tu abbia qualcosa da raccontarmi-

Rein annuì

-Si maestà. Sono qui per spiegarvi il motivo delle mie azioni di oggi-

-Intendi la tua passeggiata con il conte Hoteval di questa mattina?-

La turchina annuì

-Si maestà. Immaginavo la voce fosse già giunta alle vostre orecchie-

Moon Maria ridacchiò

-Sono molte le voci che mi sono arrivate oggi. Come quella del pettegolezzo sulla contessa di Gaumont e sul fatto che la principessa mia ospite si sia intrattenuta con un uomo forse impegnato già in una relazione clandestina-

-E' tutto un enorme malinteso, maestà-

-Ne sono certa, ma a cosa ti riferisci di preciso? Al tuo appuntamento o alla relazione segreta?-

-A tutti e due. Trudy e Philip non hanno affatto una relazione. Ne ho ricevuto oggi la conferma, da entrambi. Anzi, Philip sembrava molto adirato per quel tipo di pettegolezzo che lo riguardava-

-Immagino che per un uomo dai sani principi come il conte di Hoteval non sia stato facile sapere di essere sulla bocca di un’intera corte per una faccenda non vera-

Rein annuì

-Esatto maestà. Tuttavia, la situazione si è rivelata più complessa del previsto. Siete a conoscenza, vero, di ciò che dicevano su di loro, giusto?-

Moon Maria annuì

-Il conte era stato visto uscire a tarda notte dalla stanza della contessa-

Disse Moon Maria, ricordando cosa le aveva riferito lady Vivian. Era stata, infatti, come sempre, la sua dama di corte a raccontarle tutto quanto ed entrambe avevano avuto la stessa reazione, incredulità. Quindi una parte di lei fu sollevata nel sapere che la sua deduzione si fosse rivelata corretta e che il suo ministro e la contessa non avessero nessuna relazione. Tuttavia il racconto di Rein si preannunciava interessante, quindi si apprestò ad ascoltare attentamente a ciò che la turchina aveva da dirle.

-Esatto maestà. Ebbene, anche se la relazione si è rivelata del tutto fasulla, mentre parlavo sia con il conte che con la contessa è venuto fuori che un fondo di verità quel pettegolezzo lo aveva-

La regina guardò sbalordita Rein. Non si era minimamente aspettata quel tipo di risvolto

-Mi stai dicendo che il conte era effettivamente nella stanza della contessa, a tarda notte?-

Rein annuì

-E cosa ci faceva lì se i due non hanno una relazione? Voglio dire, che tipo di rapporto può mai giustificare una cosa simile?-

Moon Maria vide un leggero rossore imporporare le guance di Rein.

-Più che tipo di rapporto, maestà, è stato uno strano gioco del destino, o meglio, un ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato-

Moon Maria guardò incuriosita Rein.

-La cosa si fa interessante. Spiegami come sono andati i fatti, sono curiosa di sapere cosa può avere portato a tutto questo-

Rein iniziò, così, leggermente imbarazzata, a raccontarle della fatidica notte. La principessa raccontò della cena a cui Trudy aveva partecipato, assieme a Charlotte e alla contessa Alexandre, nell’appartamento privato di Philip, e di come, vista la tarda ora, il conte abbia insistito per accompagnare le due donne nelle loro stanze personalmente

-Capisco le motivazioni del conte, ma dovrebbe sapere che il palazzo è un luogo sicuro. Poteva chiedere ad una cameriera di riaccompagnarle e non saremmo qui a parlare ora-

-Temo sia stata Charlotte ad insistere, maestà-

Moon Maria sospirò

-Quella ragazza dovrà fare un corso accelerato di educazione di corte. Temo che il suo buon cuore la renda preda facile, per chi ama creare scandali-

Rein si trovò ad annuire alla sue parole. Poi continuò il suo racconto

-Per prima hanno riaccompagnano la contessa Alambert, infine Trudy. A quanto pare i due stavano chiacchierando e si sono attardati davanti alla porta della stanza della contessa. Ed è stato lì dove, Trudy ha sentito delle voci provenire dal fondo del corridoio e si è allarmata. Senza pensare, ha afferrato il braccio di Philip e lo ha trascinato nella sua stanza-

Moon Maria la guardò perplessa

-Ha sentito delle voci e si è spaventata? Sarà stata semplicemente la ronda delle guardie-

-E' quello che ha pensato anche lei, ma la contessa conosceva bene i rischi che poteva incorrere se qualcuno l’avesse vista anche solo parlare a notte fonda con un uomo. Per questo si è spaventata e si è comportata in quel modo-

-Quindi si è nascosta per evitare di essere vista da una ronda ed ha finito poi per farsi vedere da una cameriera? Che sfortuna-

Rein rimase in silenzio, ma c’era qualcosa nel modo in cui la principessa evitava il suo sguardo che mise in allarme la regina.

-C’è qualcos’altro che dovrei sapere non è vero?-

La turchina strinse la gonna tra le sue mani, accartocciando il tessuto.

-In realtà, maestà, non è stata una ronda ad avere spaventato Trudy-

Moon Maria la guardò perplessa. Come era possibile?

-Non era una ronda? Allora chi era che girava per il mio palazzo di notte?-

-Il principe Shade e il capitano Thomas, altezza-

Disse a bassa voce Rein. Moon Maria la fissò un attimo perplessa, incerta sul fatto di avere capito bene

-Mio figlio e Thomas? Ho capito bene Rein?-

La turchina annuì, ma sempre evitando di guardarla negli occhi. La regina impallidì, improvvisamente molto preoccupata per la piega della conversazione

-Cosa ci faceva mio figlio in quel corridoio quella notte? Rein, guardami ti prego e rispondimi-

La principessa alzò lentamente il capo, le sue guance totalmente rosse. Un pensiero improvviso la fece alzare di scatto dalla poltrona

-Stava venendo da te? In piena notte?-

Rein la guardò e annuì. Moon Maria si voltò, e si portò una mano sul viso.

-Maestà, posso spiegarvi-

-Sarà meglio che tu lo faccia, perché la sola ragione che mi spinge a pensare il motivo per cui mio figlio sia venuta a cercarti  a tarda notte mi fa dubitare sul tipo di educazione che io gli abbia impartito-

La regina si voltò a guardarla con uno sguardo severo. Il volto di Rein si fece sempre più rosso

-Maestà, vi assicuro, non è assolutamente quello il motivo per cui ci siamo incontrati. E per di più c’era anche Thomas con lui-

-Allora spiegami Rein. Spiegami perché in questo momento non capisco proprio cosa mio figlio possa avere voluto da te a tarda notte-

Moon Maria si risedette sulla poltrona, in attesa. Rein sostenne il suo sguardo, anche se il suo tono di voce si abbassò leggermente, sintomo di imbarazzo

-Quella notte Shade è venuto a cercarmi per scusarsi, maestà-

-Scusarsi? Per cosa?-

Rein non disse niente, ma il rossore continuò a colorarle le guance.

-Rein, so che questa conversazione non è piacevole, ne per te, ma nemmeno per me. Quindi ti prego, prima mi spiegherai l’innocenza di questa azione da parte di Shade, prima potremo andare avanti e fare finta che non sia successo niente-

Rein riprese a parlare, raccontandole quello che era successo

-Maestà, vi assicuro, non c’è niente di preoccupante da dire. Sapete come è fatto Shade. Credeva di avermi offeso in qualche modo ed era solo venuto a scusarsi-

-In piena notte?-

Si lasciò sfuggire la regina, incredula. Rein non disse niente e Moon Maria sospirò, rassegnata. Doveva far ripassare le buone maniere a suo figlio, a quanto pareva, anche se il comportamento descritto da Rein rispecchiava il carattere del suo primogenito. Si immaginava Shade compiere quelle azioni per un estremo senso del dovere, anche se la cosa comportava una sana dose di incoscienza. Tuttavia doveva esserci ancora qualcosa, perché quello che le aveva raccontato la principessa non combaciava con il colorito rosso delle guance della ragazza. Doveva sapere esattamente cosa fosse successo quella notte

-Così, vi siete visti quella notte, tu e Shade-

-Eravamo nel corridoio altezza. Non l’ho certo fatto entrare nella mia stanza-

Cercò di dire Rein, come giustificando le sue azione. La regina sospirò

-Quindi fammi capire con esattezza. Trudy per evitare uno scandalo trascina Philip nella sua stanza ma così facendo fa i modo che sia lei che il conte assistano a voi due che vi vedete in piena notte, nel corridoio del palazzo-

Rein annuì

-In pratica si, maestà-

-Quindi tu e Shade eravate in corridoio a parlare, in piena notte, con Thomas che vi faceva da palo, suppongo-

Rein annuì

-E tutto perché mio figlio si doveva scusare con te-

Rein annuì ancora. Moon Maria sospirò e si appoggiò allo schienale della poltrona, improvvisamente molto stanca.

-Almeno le cameriere hanno visto Philip e non voi due. Hai idea di quello che sarebbe successo se vi avessero visto parlare? Rein, ti facevo più giudiziosa-

La principessa abbassò la testa

-Chiedo scusa maestà. Non succederà più-

-Voglio sperarlo. Almeno non c’è stato niente di troppo compromettente. Infondo sono state solo chiacchiere e…-

Qualcosa nello sguardo di Rein bloccò il discorso della regina.

-Rein? C’è altro che devo sapere?-

La turchina, terribilmente in imbarazzo, annuì

-In realtà non abbiamo solo parlato, quella notte. Io, cioè noi, ci siamo abbracciati, maestà. Molto abbracciati-

Moon Maria guardò a bocca aperta Rein e non disse niente. La turchina, allarmata, alzò gli occhi per guardarla. Rein era imbarazzata e mortificata, questo lo poteva vedere, ma la regina in quel momento stava provando tutte emozioni molto diverse. Non potendo stare ferma si alzò e si avviò veloce verso la porta della sua stanza. La aprì e si voltò verso la guardia che sapeva essere posizionata fuori dalla sua porta

-Tu, chiamami mio figlio, subito. Digli di venire immediatamente e se solo osa dire di essere impegnato e di non potere venire, riferiscigli che impiegherò tutto ciò che resta della mia vita per impedirgli di diventare re di questo regno. Sono stata chiara?-

La guardia, terrorizzata, annuì e corse via in cerca del principe. Moon Maria tornò dentro e tornò a sedersi sulla sua poltrona. Rein, che nel frattempo si era come rimpicciolita sul divano, la fissava, senza osare proferire parola.

-Sembra che dovrò impartire a te e a mio figlio qualche lezione di vita oltre che di buona educazione. Spero tu non avessi preso altri impegni Rein, perché non appena Shade sarà arrivato non ve ne andrete da qui molto presto-

Per tutta risposta Rein abbassò il capo, sconfitta.

 

 

La regina trattenne per due ore sia Rein che Shade nella sua stanza, dove praticamente urlò loro contro quanto fossero stati, nell’ordine, stupidi, ingenui e folli. Per Rein fu una delle esperienze più imbarazzanti della sua vita. Perché Shade, seduto accanto a lui, non proferì parole, troppo in imbarazzo per dire qualsiasi cosa a loro discolpa. Come se si potessero discolpare in alcun modo, dopotutto. Alla fine, Moon Maria, superata la rabbia, aveva ascoltato pazientemente ciò che era successo quella mattina, dalla visita nelle segrete al loro finto incontro casuale nel giardino. Sebbene fosse ancora arrabbiata, la regina aveva decretato che il piano di Rein poteva funzionare e che, se fosse stato necessario, avrebbe confermato tutta la loro storia. E dopo una ennesima ramanzina sul loro comportamento sconsiderato, li aveva fatti promettere di non osare fare mai più una cosa simile in un corridoio del palazzo dove qualcuno li avrebbe potuti vedere e li aveva, infine, congedati. Una volta usciti dalla stanza, i due si ritrovarono nel corridoio, da soli. Solo le guardie, in servizio, erano presenti. I due principi non dissero una parola, si avviarono lentamente lungo il corridoio, ognuno perso nei propri pensieri, o pieni di imbarazzo, o tutte e due. Fecero tutto il lungo corridoio fianco a fianco, e giunsero alla grande porta che delimitava gli appartamenti reali dal resto della reggia. Shade le aprì la porta, e Rein uscì, improvvisamente molto sollevata dal sapere di essere abbastanza lontana dalla regina e dalla sua rabbia. Appena fu fuori, fu come se tutta la tensione si fosse sollevata da lei, lasciandola molto più libera e spensierata. Shade la seguì, chiudendosi la porta alle spalle con un suono sordo. Quando furono entrambi fuori si guardarono per la prima volta da quando era iniziato tutto. E scoppiarono a ridere. Risero di gusto, liberi, risero fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Era una risata liberatoria, piacevole, di quelle che quando si è finito ti fanno stare bene

-Era da tanto che non vedevo mia madre così arrabbiata-

-Per un attimo ho temuto che mi volesse spedire a casa, o peggio, che mi volesse mandare al tempio, in reclusione-

Shade le sorrise, divertito

-Ne sarebbe capace-

-Non l’avevo mai vista così arrabbiata. È spaventosa-

Shade annuì

-Fidati, questo non è niente. Io l’ho vista decisamente più arrabbiata di così-

-Cosa hai fatto per farla arrabbiare così tanto?-

Chiese Rein, un sorriso divertito sulle labbra. Shade, tuttavia, smise all’improvviso di ridere e Rein vide come un’ombra adombrargli lo sguardo. Non le rispose e la turchina lo guardò preoccupata.

-Scusa, non volevo…-

Shade scosse la testa.

-Non ti preoccupare. Non è solo una cosa che mi fa piacere ricordare, tutto qui-

Rein lo guardò poco convinta, ma decise di non ribattere. C’era qualcosa nel tono di voce di Shade che l’aveva lasciata perplessa. Aveva parlato con un tono di voce duro e secco, ma anche con una nota di tristezza. Il principe la guardò e indicò le scale

-Si è fatto tardi, sarà meglio che ti riaccompagni in stanza-

Rein scosse la testa, decisa

-Meglio evitare. Andrò da sola, tanto è solo a pochi passi-

-Ma…-

Rein scosse di nuovo il capo

-Meglio evitare di fare arrabbiare di nuovo tua madre-

Shade le sorrise e si ritrovò ad annuire

-Te lo concedo allora, ma solo per stasera-

La principessa sorrise. I due si incamminarono, lungo il ballatoio delle scale e poi per il corridoio, ma si fermarono poco dopo, dato che lo studio di Shade si trovava prima sul loro cammino, rispetto alla camera di Rein.

-Io torno ai miei doveri-

Le disse Shade, indicando la porta che conduceva al suo studio

-Non lavorare troppo. Devi anche riposare-

Shade incrociò le braccia e la guardò divertita

-Parli come mia madre-

Rein, per tutta risposta, gli diede una spinta sul braccio, cosa che provocò una risatina nel principe

-E io che mi stavo anche preoccupando per te. Che principe ingrato-

-Uno dei miei mille difetti, se parli con Thomas-

-Inizio a pensare che quello che dica Thomas su di te sia vero-

Shade le lanciò un’occhiataccia, che si trasformò subito in un sorriso divertito. Rein ricambiò il sorriso e i due si guardarono negli occhi, in silenzio. Un leggero rossore iniziò a colorare le guance di Rein dato che iniziò a provare un leggero imbarazzo. Gli occhi di Shade era belli, intensi e scuri, come la notte, era difficile non cadere preda del loro fascino

-Ho per caso qualcosa di strano addosso?-

La domanda vagamente sarcastica di Shade la fece sobbalzare

-Come?-

Chiese, maledicendosi non appena la frase le fu uscita dalle labbra. Un sorriso ironico apparve sul volto di Shade

-Mi fissavi così intensamente che per un attimo ho temuto avessi qualcosa di strano. Sembravi così presa-

Shade non finì la frase perché Rein gli mise una mano sulla bocca, tutta rossa in viso per l’imbarazzo. La sua reazione fece ridere Shade

-Sei tremendo-

Disse solo Rein, mentre ritirava la mano dalla sua bocca e si lasciava andare ad un sorriso. Shade le fece un piccolo inchino

-Ti chiedo scusa. Ma c’è qualcosa di terribilmente piacevole nel prenderti in giro-

Rein sgranò gli occhi e spalancò la bocca per la sorpresa.

-E tu saresti un principe? Un contadino sarebbe più educato di te-

Shade ridacchiò divertito, poi prese la mano di Rein e se la portò alla bocca, baciandola dolcemente

-Ti chiedo perdono. Ma è facile scherzare con te-

Rein ritirò la mano da quella di lui, ma al posto di essere arrabbiata sentì il suo cuore accelerare e per un attimo, sperò che quel momento non finisse mai

-Non so se ti perdonerò così facilmente sai-

-Ti prego, non ferire il mio cuore così-

Disse ironico Shade, che si portò una mano sul cuore fintamente ferito per le sue parole. Rein rise sbalordita. Non aveva mai visto Shade così, ma si ritrovò a pensare che scherzare in quel modo, soprattutto dopo tutto quello che era successo quel giorno e, soprattutto, con la regina, era piacevole e liberatorio. In quel momento erano solo due ragazzi che si rilassavano e divertivano. E a Rein piaceva stare così, con lui.

-Dato che non ti voglio avere sulla coscienza, e se vuoi veramente farti perdonare…-

-Con tutto il mio cuore-

-…Allora mi dovrai promettere che un giorno mi regalerai una giornata fuori dal palazzo, senza guardie né niente. Una giornata di libertà dall’essere una principessa. Forse così ti potrò perdonare-

Shade la guardò meravigliata ma un sorrisetto malandrino comparve sul suo volto

-Principessa, mi stai veramente dicendo che vorresti scappare dal palazzo? Con me?-

Rein annuì

-Si. Dopotutto sono sempre una delle due principesse “meno principesche di tutta Wonder”. Devo difendere il mio titolo. O forse sbaglio…. Eclipse?-

Rein lo guardò, un attimo incerta. Si era spinta forse troppo chiamandolo con il suo vecchio pseudonimo. Shade non le rispose subito, ma lasciò passare qualche secondo. Poi, le sorrise, quasi compiaciuto

-Non credevo avrei mai sentito quel nome uscire di nuovo dalle tue labbra. Ma accetto. Sappi solo che quando meno te lo aspetti, capiterà. Nessun preavviso o avvertimento, ti verrò a prendere e basta, non potrai protestare o, tanto meno, lamentarti. Ci stai?-

Rein sorrise e annuì

-Non mi deludere allora-

-Non lo farei mai, lo sai-

-Lo so-

I due si guardarono, poi Shade indicò la porta dietro di lui

-Sarà meglio che ora però torni al mio lavoro. Il regno non dorme mai e io devo ancora controllare dei documenti-

Rein annuì

-Io vado nella mia stanza allora. Grazie per questo-

Disse Rein non sapendo come chiamare quello scambio che avevano avuto. Shade le fece solo un piccolo cenno con il capo

-Buonanotte Shade-

-Buonanotte Rein-

La principessa si incamminò per il corridoio. Quando arrivò alla porta che conduceva al corridoio dell’ala dove alloggiava, Rein si voltò e vide che Shade era ancora fermo dove lo aveva lasciato. Rein alzò solo la mano, per salutarlo e lui fece lo stesso. Poi entrambi, contemporaneamente, aprirono le rispettive porte e scomparvero nello stesso momento.

 

 

Il singolo rintocco dell’orologio del palazzo indicò a Shade quando fosse effettivamente tardi. Aveva lavorato senza sosta per due ore e per quella sera si ritenne soddisfatto. Si sgranchì le braccia, e si preparò ad alzarsi, con la sola voglia di dirigersi nel suo letto e sprofondare nelle coperte. Era stanco, molto stanco. Dopotutto aveva passato la notte precedente in bianco, e quella giornata si era rivelata più pesante di quanto non avesse immaginato. Ma almeno sembrava rientrata la questione Trudy-Philip, anche se non per merito suo. Thomas sembrava essersi calmato e rassicurato e lui si fidava di Rein e del suo piano. Avrebbe funzionato. Anche se il sapere che per farlo aveva dovuto fingere un appuntamento con Philip continuava ad irritarlo. Non tanto per il finto appuntamento in se, ma per l’intesa che, nonostante tutto, i due sembravano avere. Si era effettivamente irrigidito nel vederli insieme quella mattina. Lei era così bella e solare che si domandava come chiunque non si potesse invaghire di lei. E quel pensiero lo mandava in confusione. Lui, che aveva giurato che mai più si sarebbe fatto condizionare dalle donne, non riusciva a smettere di pensare ai sorrisi che Rein aveva regalato a Philip, sorrisi che voleva solo per lui a quanto pareva.

-Ma cosa sto pensando. Devo delirare-

Shade si alzò dalla sedia e si stiracchiò, stanco. Doveva avere veramente bisogno di dormire dato il tenore dei pensieri che aveva. Rein era uno sorella per lui, niente più. Una bellissima, affascinante e sorridente sorella, mai poteva considerarla come qualcosa di diverso, come una donna, per esempio. Non poteva farlo, perché se lo era ripromesso. Non avrebbe mai pensato a chiunque con quell’intenzione, non dopo quello che aveva passato.

-Ho proprio bisogno di dormire-

Si ricordò, come a volersi dare un senso di risolutezza che sembrava mancargli in quel momento. Certo però, che aveva dovuto controllarsi quando lo aveva chiamato Eclipse. Al solo ripensarla così sfacciata in quel momento si ritrovò a pensare che l’avrebbe baciata e che era stato solo il suo autocontrollo a non farlo cedere . E se sua madre non lo avesse appena rimproverato. Shade scosse la testa, deciso.

-Ma cosa sto pensando. Sonno, devo andare a dormire-

Shade non perse tempo, si avviò veloce verso la porta e quasi fece di corsa il percorso che lo condusse alla sua camera da letto. Aprì la porta di scatto e sentì un suono strano. Guardò in basso e vide che sul pavimento era adagiato una busta. Shade lo guardò perplesso. Vide una guardia, di ronda nel corridoio che gli si avvicinò veloce.

-Altezza, quella busta ve l’ha portata il signor Dereder-

-Il mio maggiordomo?-

Chiese sbalordito Shade. La guardia annuì

-Perché non me l’ha consegnato in ufficio?-

La guardia scosse il capo

-Non so altezza, non mi ha informato di questo. L’ho solo visto appoggiarlo qui alla vostra porta e mi ha detto di dirvi che era per voi. Non so altro-

Shade si chinò a raccogliere il pacco e ringraziò la guardia. Entrò nella sua stanza e buttò distrattamente il tutto sul letto. Prima aveva bisogno di farsi una doccia per cancellare il peso della giornata. Avrebbe controllato dopo quello che Derender gli aveva lascito. Forse si trattava di alcuni documenti riguardanti servitù o, magari, il budget della cucina, insomma qualcosa che poteva tranquillamente aspettare. Uscito dalla doccia e preparatosi per andare a dormire, riprese in mano il pacchetto. La busta era anonima, niente faceva capire cosa ci potesse essere dentro. Quasi distrattamente Shade la aprì, aspettandosi una serie di fogli pieni di cifre scivolare fuori. Invece l’unica cosa che uscì fu un piccolo foglietto di carta scritto a mano da una calligrafia delicata e decisamente femminile. Shade lo guardò perplesso, poi si mise a leggere

“Cos’è più utile, il sole o la luna? La luna, naturalmente, essa risplende quando è buio, mentre il sole splende solo quando c’è luce” (*)

Al mio compagno di notte insonne. Grazie per avere illuminato questa notte buia fatta di preoccupazioni e per avermi aiutato a schiarirmi le idee. Spero ti piaccia. E dormi ogni tanto.

Rein”

Shade rilesse parecchie volte il contenuto del biglietto, poi, preso dalla curiosità, mise la mano dentro la busta e rimase meravigliato da ciò che vide. Era un acquerello, un fine dipinto del suo palazzo. Rein doveva avere dipinto la visuale che aveva del palazzo dalla sua camera da letto. Era una scena notturna e la sola fonte luminosa dell’acquerello era la luce che veniva proiettata dalle finestre del suo studio. Rein doveva averlo dipinto di notte, quando tutte le luci del palazzo erano spente, tranne, appunto, la sua. La turchina aveva un tratto molto delicato e aveva disegnato in modo quasi impressionante la facciata della reggia, con un meraviglioso uso del chiaroscuro. Era un dipinto apparentemente semplice, perché a prima vista era solo un’immagine statica di un palazzo, ma i dettagli e la particolarità data dalla scena notturna, lo rendevano bellissimo. Tuttavia guardandolo si poteva percepire una nota di malinconia, perché la sola luce del suo studio sembrava essere circondata da questa oscurità quasi opprimente. Era veramente meraviglioso. Shade lo guardò a lungo e un sorriso gli spuntò sul volto, alla fine. Appoggiò l’acquerello sulla sua scrivania e si mise a cercare frettolosamente un foglietto di carta. Forse non era necessario, ma gli sembrava doveroso risponderle. Le avrebbe fatto recapitare il biglietto con calma, il giorno dopo. Non scrisse molto, era un bigliettino semplice e telegrafico, come lui del resto, ma qualcosa gli diceva che a Rein sarebbe piaciuta la risposta.

La luna non potrebbe brillare così tanto la notte se il sole non la illuminasse durante il giorno. Grazie e cercherò di dormire un po’ di più

Shade”

 

 

 

La voce dell’appuntamento tra Rein e Philip si diffuse, ovviamente, subito all’interno del palazzo. Nel giro di una settimana chiunque, membro della nobiltà o meno, non faceva che parlarne. Soprattutto nessuno poteva evitare di mettere in correlazione la discutibile condotta del conte di Hoteval, di cui si dicesse, quasi con certezza assoluta, di avere una relazione intima con la contessa Gaumont. Ovviamente quindi, un’ondata di preoccupazione nei confronti della principessa Rein si diffuse tra i membri della nobiltà, che ritenevano la povera e ingenua principessa vittima delle mire opportunistiche di un conte che, dopo essere stato nominato ministro del tesoro, improvvisamene, ebbro di potere, ne desiderasse, ovviamente, ancora di più.

-Povera principessa, se solo sapesse con che tipo di uomo si frequenta-

-Qualcuno dovrebbe avvisarla. Non può certo permettersi di essere vittima di uno scandalo. Stiamo parlando di una altezza reale-

-La principessa è così onesta e ingenua che si sarà fatta abbindolare dalle lusinghe di quell’uomo. Se solo qualcuno le parlasse, dicendole la verità-

-Mi meraviglio di come la regina non osi intromettersi. Dovrebbe essere suo compito, dopotutto-

-Ma la regina è spesso malata, probabilmente non sa che uomo sia in realtà il conte Hoteval, e il principe pensa solo alla guida del regno. Dovrebbe essere qualcuno della nobiltà ad avvisarla, qualcuno così irreprensibile e di alto rango a cui la principessa dovrà dare ascolto-

-Ma chi si farà carico di questo fardello? Chi oserebbe mai presentarsi dalla principessa rivelandole la verità?-

Questo era il genere di chiacchiere che abbondavano nei salotti dell’alta società. Ognuno riteneva doveroso avvisare la principessa sulla realtà dei fatti, ma nessuno osava assumersene la responsabilità. O, per meglio dire, tutti avevano in mente chi fosse la persona adatta, l’unica così in alto nella scala sociale presente a corte che poteva osare parlare così apertamente con la principessa. La giovane e nuova marchesa Eldelberry. Fu così che un gruppo di dame dell’alta società, tra cui la pettegola viscontessa Dunnel, si presentò nel salotto privato della marchesa, supplicandola di avvisare la povera principessa

-Marchesa, solo voi potete compiere questa impresa. Siete la donna più importante qui a corte, al di fuori della famiglia reale-

Fanny, che aveva prima fatto finta di non sentirsi all’altezza del compito e della fiducia che l’intera corte, a quanto pareva, voleva affidarle, accettò alla fine di eseguire quell’ingrato compito e di cercare l’occasione più consona e opportuna per parlare apertamente alla principessa su ciò che le stava accadendo intorno. Fanny aveva incarnato lo spirito della giovane, timida ma risoluta marchesa che avrebbe, nonostante la sua giovane età, compiuto un gesto così forte solo per il bene di una altezza reale come simbolo di una nobiltà che teneva alla buona reputazione di una principessa straniera. E nel privato delle sue stanze, Fanny iniziava già a gustarsi il nuovo ruolo che avrebbe assunto non appena la principessa avesse saputo la verità sulle persone che le stavano attorno. Sicuramente, per averla salvata da una simile situazione di pericolo, la principessa l’avrebbe immediatamente considerata l’unica sua leale amica, conferendole il titolo di damigella personale e questo le avrebbe permesso di stabilirsi a corte, in modo quasi permanente e di diventare, a tutti gli effetti, la donna più influente del palazzo della Luna.

-Non potevo sperare in niente di meglio. La fortuna mi sta arridendo, finalmente-

Disse raggiante una sera, mentre si pettinava i capelli alla sua toeletta. Suo marito, mollemente sdraiato nel letto, fumava un sigaro

-Credevo che la tua fortuna fosse stata sposare me-

Fanny lo incenerì con lo sguardo

-Quella non è stata fortuna, mio caro. Sapevo perfettamente cosa stavo facendo. Anche se non credo di potere dire lo stesso di te-

Ethan non raccolse la provocazione, ma aspirò una boccata dal suo sigaro, e rilasciò il fumo, cosa che sapeva dare molto fastidio alla sua tenera mogliettina.

-Devi proprio fumare sul mio letto?-

Gli chiese esasperata.

-Vorrai dire sul letto di sua maestà. Tutto qui a palazzo è suo-

-Si dia il caso che ci dorma io, ora, non sua maestà. Il che rende mio quel letto. Ti prego, porta il tuo disgustoso sigaro lontano. L’ultima cosa che voglio è dovere spiegare come delle lenzuola nuove di seta siano cosparse di bruciature e cenere a tua madre-

-Vorrei ricordarti, mia cara, che se dormi in questo letto lo devi a me e al mio titolo. Quindi io fumo dove voglio, specialmente su ciò che mi appartiene. Dopotutto, come hai detto tu, queste lenzuola di seta che ami tanto sono state pagate con i miei soldi, così come ogni cosa in questa stanza. Tutto mi appartiene-

-Io non sono una tua proprietà-

Fanny, furiosa per ciò che suo marito aveva appena detto, prese il vaso di fiori che era appoggiato sulla sua toletta e lo lanciò contro suo marito. Il vaso si frantumò sul muro vicino al letto, spargendo a terra l’acqua che conteneva assieme ai poveri fiori. Ethan guardò con sufficienza il vaso, prima di guardare sua moglie. Non si era minimamente scomposto per quel gesto, o spostato

-Credevo che la tua mira stesse migliorando, dato tutte le partite di caccia a cui hai partecipato. Ma mi sbagliavo. Quel vaso non mi ha nemmeno sfiorato-

-Perché ho voluto così io. Se avessi voluto veramente colpirti lo avrei fatto-

Ethan ridacchiò divertito

-Marchesa cara, come sono divertenti le tue finte minacce. Ti consiglio però di chiamare una cameriera, non ho intenzione di pagare sua maestà per un pavimento nuovo-

Fanny non badò a suo marito, ma fece come aveva detto. La cameriera arrivò poco dopo e si mise a sistemare tutto, evitando con cura di fare qualsiasi domanda. Una volta che la donna ebbe finito, Fanny la congedò senza nemmeno degnarla di una occhiata e solo quando fu sicura che nessuno era rimasto nella stanza, si diresse verso il letto, dove si sedette a cavalcioni su suo marito

-Potrei distruggerti nel giro di poco, lo sai-

-Mia cara, hai troppo bisogno di me per i tuoi piani. Senza di me non sei niente-

-Potrei sempre ucciderti. Dopotutto ho già il tuo titolo-

-Ma nessun erede. Se mi uccidi ora, passerà tutto a mio fratello e sai quanto lui poco ti ami. Ti sbatterà in convento, con l’approvazione di mia madre. Dopotutto sbaglio o anche lei ti ha detto che senza un erede sei inutile alla famiglia Eldelberry-

Fanny lo fulminò con lo sguardo ma Ethan rise

-Ti servo, molto più di quello che pensi-

-Allora dovresti renderti utile. Invece non fai niente se non fumare il tuo sigaro e basta-

-Mi da piacere, lo sai. E poi è una settimana che non fai che dire di avere tutto sotto controllo, o mi sbaglio forse, mogliettina cara-

-Si, ho tutto sotto controllo. E non certo per merito tuo-

-Credevo non avessi bisogno di me-

-Stai zitto e ascoltami-

Fanny si piegò su di lui, il suo viso a pochi centimetri dal suo volto

-Quella sciocca di Trudy, mi sta regalando la chiave per la porta del successo. Il fatto che abbia quella relazione con il conte di Hoteval è la cosa migliore che potesse fare-

-Non sai se hanno veramente una relazione-

Ribatté seccato il marchese. Fanny alzò gli occhi al cielo, indispettita

-Non importa se l’hanno o no. Non mi interessa se Trudy si rotola nel letto con un conte, un visconte o un servo. L’importante è che il conte di Hoteval sia stato visto uscire dalla sua stanza, a notte fonda. Difficile inventarsi una scusa plausibile per questa situazione, non trovi? Ed ora la principessa ha uno cotta proprio per il conte dello scandalo. Quando domani chiederò udienza da lei e le racconterò, con le lacrime agli occhi, quanto so e quanto sia preoccupata per la sua reputazione visto la relazione che sta instaurando con il conte, avrò tutto ciò che voglio, in un colpo solo. Trudy sarà per sempre allontanata dalla corte, la reputazione rovinata in modo eclatante e irreversibile ed io avrò la fiducia cieca della principessa. E con la principessa al mio fianco, ho l’intero regno a disposizione. Anche per te e per il grande casato degli Eldelberry-

-Solo per tre anni mia cara, poi la cara principessa tornerà nel suo di regno. E tu resterai qui. Senza la tua padrona-

Fanny si lasciò andare ad una risata, divertita

-Ingenuo e povero marito mio. Credi che starò per tre anni con le mani in mano? La principessa non lascerà mai il regno, te lo posso assicurare. Con le mie cure, farò in modo che il principe si innamori perdutamente della principessa e la sposi. Così avrò una regina tra le mani-

Ethan la fissò, perplesso

-Stai delirando. Non crederai di avere tutte queste doti, non è vero? Io sarò anche caduto preda delle tue macchinazioni, ma un principe, il nostro principe, è tutta altra cosa. Non lo fregherai-

-E' un uomo, Ethan, e ogni uomo è inferiore a noi donne. Sarà un gioco da ragazzi. Anche perché dal modo in cui si dice la guardi non credo faticherò molto a fare sbocciare questo amore reale-

-Farai meglio a non contarci troppo-

Le disse freddamente il marchese. Fanny lo guardò incerta

-Perché?-

-Sembra tutto troppo perfetto. Il tuo pettegolezzo, la principessa invaghita del conte dello scandalo, i tuoi piani… c’è qualcosa che non mi quadra in questa situazione-

La marchesa alzò gli occhi al cielo, esasperata

-Mente maschile, come fai ad essere così ottuso. Non c’è niente di strano nella vicenda. Abbiamo solo avuto molta fortuna che tutto evolvesse così. Mi sarebbe bastato solo il pettegolezzo in se, usato al momento giusto, per distruggere Trudy e guadagnarmi la fiducia della principessa. Non potevo certo immaginare che sarebbe stata invece proprio la principessa a presentarmi l’occasione su un piatto d’argento. Sarà anche meglio così perché io sarà a tutti gli effetti la sua salvatrice, una salvatrice di una situazione creata dalla principessa stessa, di cui nessuno potrà mai incolparmi. È un occasione che va colta e non lasciata sprecata. Ed è stato il destino a procurarmela-

-E' questo che non mi convince, invece, cara mia. È tutto troppo perfetto. Come può la principessa non sapere lei stessa delle voci che girano a palazzo. Ne parlano tutti. Persino la sua cameriera ne avrà sentito parlare e glielo avrà già riferito. È tutto troppo strano-

-E' nei dettagli che entra in gioco tua moglie, minuziosi dettagli che solo io penso e che solo io posso mettere in atto. Nessuno della cerchia della principessa sa nulla. Sono stati tenuti tutti all’oscuro, per di più che la baronessa di Amoundgnac è tornata a casa, mandata proprio dal conte, così come la contessa Alambert, ritornata nella dimora paterna, questo ha voluto dire che le dame della cerchia della principessa si sono eliminate da sole. Via loro due persone in meno di cui occuparsi con i pettegolezzi. E Trudy non è stata di certo informata da tali voci chi mai avrebbe potuto dirglielo dopotutto? E per quanto riguarda quei patetici dei baroni di Ugival e dei visconti Marimbon, è stato facile lasciarli all’oscuro. Come sempre sono più avanti di te. Ed ho già molta più influenza a corte di quanto chiunque possa sospettare-

Ethan la guardò sempre più perplesso

-Questa è la corte, Fanny, non è quel ridicolo circolo di provincia dove ci siamo conosciuti. Non è così facile tenere a bada i pettegolezzi o orchestrare tutto quanto come vuoi tu. Qualcosa mi dice che ti stai infilando in una trappola bella e buona e io non sarà certo lì pronto ad aiutarti quando succederà. Sappilo. Sarai tu la responsabile delle tue ferite. Io me ne chiamo fuori-

-Ti assicuro che non avrò affatto bisogno del tuo aiuto, perché non c’è nessuna trappola all’orizzonte. La principessa sarà la mia marionetta e domani sera festeggeremo il nostro definitivo stabilimento qui a corte. Nessuno conterà più di noi due qui a palazzo. Avremo in mano il regno, con le sue ricchezze e con il suo potere. Diventeremo il vero re e la vera regina del regno della Luna, nessuno oserà mai intralciarci. Come ti ho promesso quando ci siamo fidanzati, seguimi e non te ne pentirai. Ti porterò in alto, mio caro-

Fanny si chinò su di lui e lo baciò. Ethan provò a resisterle, ma come ogni volta, si trovò prigioniero dell’attrazione che provava verso di lei. C’era qualcosa di profondamente sbagliato nel loro rapporto, lo sapevano entrambi, ma quella sete di potere che condividevano era ciò che li univa più di tutto. Anche e, soprattutto, in camera da letto. E quella notte, stabilirono ancora quanto fossero in sintonia l’uno con l’atro. Si detestavano e si amavano contemporaneamente e ormai non riuscivano più a fare a meno l’uno dell’altra.

 

 

 

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Ciao a tutti!

Innanzitutto, lo so, sono stata brava (per una volta almeno). Capitolo pubblicato in tempo, come mi ero prefissa. Ora ne mancano solo altri tre entro la fine di Giugno e già mi sento in ritardo. A parte gli scherzi, ci sto veramente provando e spero con tutto il cuore di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro fine mese. Ce la farò ( o almeno spero).

Comunque, per un mio supporto logistico, diciamo così, ho tracciato una piccola linea temporale su quello che deve ancora accadere nella storia. Non sono nemmeno a metà di quello di cui voglio parlare e raccontare. E solo per il primo anno di Rein nel palazzo della luna. Ci sono ancora, qualcosa, come 30 capitoli per arrivare alla fine dell’anno. E solo per il primo anno. È vero che praticamente tutto succede adesso, ma avevo in mente anche altre cose… non so. Come sempre, se mai arriverò viva alla fine di questo anno, decideremo insieme cosa fare. Mi rendo conto che sto pensando a questa storia come a più stagioni e la cosa mi sta sfuggendo di mano XD Però c’è una cosa importante che vorrei raccontare prima dell’epilogo, ma ancora c’è tempo per preoccuparsi già di questo. Comunque sappiate che per ora il mio impegno è scrivere questi 30 prossimi capitoli. Quindi ancora per un po’ mi dovrete sopportare.

Passiamo al capitolo e permettetemi di parlare dei marchesi Eldelberry. Non so perché, ma c’è qualcosa di così magnetico che me li fa amare moltissimo come personaggi. Lo so sono i cattivi al momento, nessun dubbio su questo, ma vi assicuro che è un piacere per me farli agire nella trama di questa storia. Però vorrei precisare una cosa: allora chiunque vedrebbe che Ethan ha ragione, quando tutto è troppo perfetto bisogna prestare doppia attenzione, cosa che Fanny nega con insistenza. Ma c’è un motivo ben preciso per questo. Fanny è convinta che ogni cosa stia andando come vuole lei ed è accecata da questo fatto che non vede i campanelli dall’allarme che stanno suonando. In più è giovane e la giovinezza spesso, fa essere troppo ingenui, anche quando si vuole essere dei geni del crimine. Quindi ecco spiegato il motivo del suo discorso, qualora ce ne fosse stato bisogno.

Ora, Moon Maria arrabbiata. So che è forse inaspettata, ma ci stava. In realtà nella prima stesura era una scena molto più calma e tranquilla, dove Moon Maria era la calma, accogliente e generosa mamma che tutti vorremmo avere. Ma poi mi sono accorta che no, una madre si sarebbe incavolata. Eccome se si sarebbe incavolata. Soprattutto quando vi racconterò alcune cose, tutto avrà molto più senso, compresa la sfuriata di Moon Maria.

Vogliamo parlare di Rein che chiama Shade Eclipse? Spero come cosa vi sia piaciuta. E si, forse non lo hanno capito bene nessuno dei due, ma è un appuntamento. In piena regola. Sappiatelo. Io vi ho avvisati. Sarà un appuntamento in tutto e per tutto. Anche se loro non lo sapranno.

Infine Shade. So che in questo capitolo si comporta in modo contraddittorio. Lui è contraddittorio, almeno in questa parte di storia. Ve lo giuro, tutto avrà un senso, perché c’è un senso, almeno nella mia testa c’è, ma ora è solo confuso. Confuso perché per Rein lui ha sempre avuto un debole, fin da piccolo (lui nell’anime all’inizio Fine non la calcolava proprio, salva sempre Rein e anche nel manga è così, quindi mi attengo a questo e non prendo minimamente in considerazione i fatti della seconda stagione) e qui è complicata la situazione, perché non vorrebbe ma vorrebbe. Infatti accetta la proposta di Rein. È attratto da lei, lo sappiamo, ma c’è qualcosa che lo frena. Per ora tutto qui.

Infine, io non so come fare a non amarvi. Grazie per il supporto e l’affetto. È veramente tanto e mi da tanta spinta per andare avanti, conta molto per me. Quindi grazie.

Grazie come sempre a chi legge questa storia, grazie a chi mi dedica un po’ del suo tempo per commentare e io come sempre vi saluto, vi mando un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacione dalla vostra

Juls

 

 

(*) Mi piacerebbe affermare di essere io l’autrice di quella frase, purtroppo non è farina del mio sacco. La frase è di  Georg Lichtenberg fisico e scrittore tedesco del settecento.

 

  
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