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Autore: Faust    14/05/2022    0 recensioni
Parigi, 1880, sul palco dell'Operà Populaire si intrecciano lotte per il potere, sfrenate passioni, intrighi e tradimenti, mentre un misterioso personaggio mascherato si aggira dietro le quinte, suscitando sconcerto e terrore.
"...Se tutte le donne rispettabili di Parigi sparivano all'ombra dei mariti, probabilmente era giusto. Non era possibile che tutte si sbagliassero e non era possibile neanche che si sbagliassero tutti gli uomini, a trattare a quel modo le donne...
Ma lei?
Lei era rispettabile, ma di sparire non se la sentiva. Ogni frammento di anima si ribellava all'idea, considerandola assolutamente inconcepibile.
Avrebbe dovuto raccogliere tutto il suo coraggio, per liberarsi dal giogo di suo padre..."
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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12 When Fates

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti, cose, luoghi, persone e organizzazioni realmente esistenti è puramente casuale.

12.

When Fates...

        



Si recarono entrambe alle scuderie. La carrozza che aveva portato fino a lì Carlotta era stata utilizzata per condurre César in ospedale e la mora non aveva intenzione di ritardare ulteriormente il proprio rientro attendendone un'altra dalla tenuta, il Commissario le aveva fatto perdere già troppo tempo.

Sotto lo sguardo sconvolto dei gendarmi e di uno degli stallieri, che le aveva portato un cavallo, eseguendo i suoi ordini, la Viscontessa salì in sella con estrema disinvoltura, nonostante l'abito da sera e, salutata l'amica con un cenno della mano, spronò il destriero al galoppo, con la promessa di restituirlo il giorno seguente.

Carlotta cavalcò il più velocemente possibile, voleva assolutamente parlare con Mercier quella notte stessa e fugare ogni dubbio.



Christine, raggiunta la sua camera, controllò che non ci fosse nessuno dietro le tende e perfino sotto al letto, prima ancora di chiudere la porta.

-Ho notato cose interessanti, questa sera, osservando te e la Viscontessa.- La voce di Madame Giry la colse alle spalle, dall'ingresso della camera, facendola sussultare e voltare di scatto.

-Vi prendete troppe libertà.- La ragazza aveva già un Diavolo per capello, preoccupata per Carlotta, in più, la tutrice non aveva bussato e l'aveva apostrofata in modo fin troppo arrogante. 

-Davvero?- Era ancora sotto la sua custodia e, come insegnante, poteva disporne l'allontanamento dal convitto in qualunque momento, adducendo motivi disciplinari.

-Non avete motivo di trovarvi in camera mia.- Mancavano poche settimane al compimento della sua maggiore età, ragion per cui trovava insensati gli stretti controlli di Madame.

La donna fece qualche passo nella stanza, passando le dita sulla toeletta e controllando se ci fosse polvere, sfregando poi i polpastrelli tra loro -Ho visto come la guardavi, durante la rappresentazione-

-Chi?- Christine finse di non capire, non voleva confermare i suoi dubbi.

-César darebbe qualsiasi cosa, per essere guardato così.-

-Non capisco a cosa vi riferiate.- Si stava spazientendo sempre di più.

-Pare che io abbia fatto leva sul Visconte sbagliato.-

-Cosa state insinuando?-

-Tu e la Viscontessa... Non è semplice amicizia, vero?- Era una domanda retorica per l'insegnante, i loro sguardi non erano fraintendibili.

-Vi state sbagliando. Cosa volete?- Cercò di sviare il discorso.

-Stai intralciando i miei piani.-

-Non so di cosa stiate parlando, ma i vostri piani non mi riguardano.-

-Attenta a come parli, mocciosa!- La donna la raggiunse e l'afferrò per il mento, costringendola a guardarla negli occhi -E' lei che ti ha fatta rapire?-

-Siete impazzita?!-

-Rispondi!- La schiaffeggiò, facendola cadere a terra.

-Che succede qui?- Il Capomastro si affacciò nella stanza, aveva sentito rumore dal corridoio.

-Niente, Joseph.- Rispose l'insegnante, con freddezza, mentre abbassava immediatamente  il tono.

Christine si portò una mano alla guancia, sconvolta, Mère non l'aveva mai trattata così.

-E' pieno di gendarmi, se dovete chiarirvi sarebbe meglio che lo facciate conversando.-

-Sì, hai ragione.- La donna tornò sui suoi passi, passando accanto all'uomo, che la seguì fuori dalla stanza della cantante.

La bionda si rialzò, piena di rabbia e sconcerto, ma non solo per il trattamento riservatole. Come poteva Mère aver capito tutto? E, cosa che l'aveva lasciata ancora più esterrefatta, da quando dava del tu a Monsieur Bouquet? E soprattutto: cosa ci faceva lui lì? Gli uomini avevano un'ala riservata, sul lato opposto del palazzo.

Raggiunse la porta e la chiuse subito a chiave, prima di bagnare un fazzoletto nell'acqua fresca del catino sulla toeletta e posarlo sulla guancia, per evitare che si arrossasse eccessivamente. Mai come in quel momento desiderò andarsene immediatamente.



Carlotta arrivò alla tenuta in un galoppo sfrenato. Il valletto che attendeva il loro ritorno dall'Operà quasi non fece in tempo ad aprire il cancello, la Viscontessa lo attraversò appena ci fu lo spazio minimo indispensabile, senza fermarsi, diretta a spron battuto alla scuderia.

Scese da cavallo e subito cercò Mercier nelle stalle, sussurrando più volte il suo nome nel buio, sperando che la stesse aspettando. Non trovandolo, sistemò rapidamente il cavallo in uno degli stalli vuoti e andò a casa del ragazzo, poco distante dalle scuderie.

Fece il giro della costruzione, ma dalla finestra della camera dell'amico non si vedeva nessuna luce. Corrugò la fronte, preoccupata. Altre volte si era arrampicata di nascosto, ma indossava vesti decisamente più funzionali che non quell'abito da sera.

Avrebbe provato a bussare piano, se Mercier fosse stato sveglio l'avrebbe sentita comunque e forse non avrebbe disturbato i suoi genitori.

Colpì delicatamente la porta con la mano guantata e subito la maniglia si abbassò e l'uscio si aprì, come sperato.

-Merc...- Si interruppe e il sorriso di sollievo che aveva sul volto si spense, quando vide che era la madre del ragazzo e non lui -Buonasera Madame Durand, perdonate la mia scortesia, non intendevo disturbare.-

La donna ebbe qualche secondo di stupore, non si aspettava che alla porta ci fosse Carlotta -Non disturbate affatto Viscontessa, come posso aiutarvi?- Si strinse nello scialle, avvertendo l'aria fresca della notte.

-Avrei bisogno di parlare con Mercier.-

-Non abita più qui, ha trovato lavoro presso il teatro e si è trasferito due giorni fa. Doveva esibirsi stasera, lo avete visto?- Chiese apprensiva -Sono così agitata da non riuscire a dormire.-

-Sì, l'ho visto.- Rispose la Viscontessa. Era sconcertata, Mercier stava mentendo anche alla propria famiglia, non c'erano state nuove assunzioni in quei mesi.

Il volto di Irènée, questo era il nome della madre, contratto nella preoccupazione, la intenerì -Gli occhi di tutti erano puntati su di lui.- Cercò di rassicurarla come meglio poté e l'espressione della donna si tramutò in un timido sorriso -Perdonatemi, volete entrare? Non è di certo caldo qui fuori.-

-Grazie, ma non era mia intenzione disturbarvi dal principio.-

-Spero che passi domani, e che mi racconti.- La donna abbassò lo sguardo -Gli dirò che lo avete cercato.-

-Vi ringrazio.- Notò che la sua interlocutrice sembrava percorsa da molti pensieri -Perdonatemi l'ardire, c'è qualcosa che vi preoccupa?- Poteva essere solo il nervosismo per lo spettacolo?

La donna annuì. Non osava chiedere, ma in realtà aveva molte domande da rivolgerle.

-Ditemi, vi prego.- Non le sarebbe piaciuto vedere sua madre così preoccupata.

-Entrate Viscontessa, casa nostra è molto umile, ma non vorrei vi prendeste un malanno.-



Sedute al tavolo, nell'unica stanza al pianterreno della casa, Irènée cercava di trovare il coraggio per rivolgersi alla nobile. La conosceva da quando era bambina, ma non avevano mai parlato in quel modo.

-Voi sapete cosa sta succedendo a mio figlio?- Era a conoscenza della loro amicizia, li aveva tenuti d'occhio un'infinità di volte mentre giocavano, da piccoli, e Mercier parlava spesso di lei.

-Non credo di sapere tutto, Madame.- L'etichetta non le imponeva di rivolgersele a quel modo, essendo lei una comune cittadina e per di più sua dipendente, ma il rispetto e l'affetto che aveva per Irènée era tale da farglielo percepire come l'unico corretto.

-Mercier si confidava spesso con me, ma in questi ultimi mesi è diventato silenzioso e brusco e ancora più irritabile del solito.- Disse la donna.

-Posso dirle che abbiamo avuto una discussione, circa sei mesi fa.- Carlotta abbassò lo sguardo, colpevole -Gli ho chiesto di aiutarmi in un progetto per me estremamente importante e, quando è successo qualcosa di inaspettato, ho purtroppo, ingiustamente, dubitato di lui.-

Irènée fece vagare lo sguardo per la stanza, riflettendo.

-Gli ho spiegato che il mio era solamente un dubbio superficiale, sapevo in cuor mio che lui non era responsabile, ma ho avuto bisogno di sentirlo dire dalla sua voce e questo lo ha  profondamente offeso. Mi sono scusata numerose volte, ma non ha voluto perdonarmi.-

La donna annuì -Questo mi aiuta, vi ringrazio.-

-Io non riesco a comprendere il suo comportamento, invece. Mi appare esagerato come reazione alla nostra incomprensione.- Replicò Carlotta - Madame, vi chiedo sinceramente: ritenete che io sia in un simile torto da dover accettare la sua decisione di evitarmi, o posso sperare di meritare ancora la sua amicizia, prima o poi?-

-Non ritengo che la vostra colpa sia così grave, Viscontessa, ma Mercier è sempre stato impulsivo e orgoglioso e da molto tempo, ormai, è gravato da numerosi pesi che hanno incupito il suo animo. Probabilmente è stato l'insieme di circostanze ad influire così duramente sulla sua decisione.-

-Potrei chiedervi quali? Non siete obbligata a rispondere, sono consapevole della mia sfacciataggine nel domandarvelo.-

-Credo vi abbia parlato dello scioglimento della sua piccola compagnia teatrale.-

-Sì, certo.- 

-Questo lo ha molto abbattuto, spesso me ne parlava, anche di recente. Temeva di non essere capace, visto che era già la seconda volta che accadeva.-

-Capisco.- Era passato quasi un anno dall'ultima volta che gliene aveva parlato, non pensava che lo avesse turbato tanto.

-Poi, c'era una ragazza, non mi ha mai rivelato il suo nome, di cui era innamorato da anni.- Aggiunse la donna e Carlotta abbassò lo sguardo, sentendosi a disagio -Un giorno è venuto a casa piangendo, letteralmente sconvolto, dicendomi che si era dichiarato e che era stato respinto. Diverse volte gli ho consigliato di non vederla più, ma lui insisteva, dicendo che comunque teneva a lei e si sarebbe sforzato di rimanerle amico, di riguadagnare la sua fiducia.-

Carlotta era molto sorpresa, con lei si era mostrato sempre tranquillo e sereno, non aveva idea che il ragazzo stesse provando così tanto dolore. Si sentì terribilmente in colpa e gli occhi le divennero lucidi: perché Mercier non glielo aveva detto? Perché non si era preso del tempo, come aveva suggerito? Questo però aggiungeva qualcosa in più al quadro. Dopo tutti i suoi sforzi lei aveva dubitato ancora di lui, per giunta sull'evento gravissimo quale era stato l'omicidio di Mademoiselle Sorelli. Comprensibile che avesse rinunciato una volta per tutte a rimanerle accanto. 

La madre interruppe il suo ragionamento -Per un periodo sembrava essersi ripreso, diceva che forse aveva trovato una cantante formidabile e che avrebbe potuto creare una nuova compagnia...Ma poi non me ne ha più parlato, anzi, non mi ha più parlato di nulla dopo la discussione con voi, ed è tornato ad essere triste, in un modo che non avevo mai visto.- Sentendo le sue stesse parole, ad Irènée venne il dubbio che, forse, la cantante su cui puntava il suo Mercier potesse essere Carlotta. La donna rifiutò il pensiero, anche se erano cresciuti assieme la Viscontessa non avrebbe mai lasciato tutto per un futuro incerto da artista e César si sarebbe senza dubbio opposto. Si stava certamente sbagliando -Suo padre vuole che resti qui, alla tenuta, ma Mercier non è fatto per questo tipo di vita, è sempre stato curioso, intelligente e scavezzacollo e mi ha confidato più di una volta che restare qui lo faceva sentire in gabbia... Spero che a teatro riesca a trovare la sua strada, ho sempre pensato che fosse un bravo attore e che un giorno sarebbe riuscito ad avere successo.- Irènée sbatté rapidamente le palpebre per asciugare gli occhi, diventati lucidi. -Meriterebbe un po' di felicità, quest'ultimo anno è stato molto difficile per lui.-

-Io non sapevo tutte queste cose, con me non si è mai confidato tanto.- Disse Carlotta, dispiaciuta e confusa.

-Vi prego di non riferirgli di questo nostro incontro, si arrabbierebbe molto.-

-Certo che no Madame, manterrò l'assoluto riserbo.- La Viscontessa si alzò dalla sedia, aveva molte cose su cui riflettere. Sarebbe tornata immediatamente a teatro, ma i gendarmi di guardia erano attorno a tutto il perimetro e se, notandola, l'avessero inseguita, avrebbero scoperto i passaggi segreti, e sarebbe stato in pericolo anche Mercier, sempre ammesso che si trovasse ancora lì e che non fosse in qualche pensione nelle vicinanze, o a casa di un conoscente. Il mattino seguente avrebbe potuto andarci ufficialmente, senza far correre rischi inutili a nessuno ed avendo la possibilità di cercarlo e magari di parlargli. Mancavano poche ore all'alba, ormai.

Salutò Irènée e tornò alle stalle, per togliere cavezza e sella al cavallo che aveva preso in prestito, prima di tornare a casa.

Chiusa nella sua stanza, seduta sul letto, dopo aver glissato una sconcertata Bernìce, che voleva informazioni di prima mano su quanto successo a César, cercò di pensare, di capire, cosa poteva star passando per la testa di Mercier.

Si sentiva in colpa per aver causato tutta quella sofferenza all'amico, ma non poteva certo fingere di amarlo, sarebbe stato forse ancora più crudele. Avrebbe voluto però accorgersi del dolore che stava provando, in modo da poterlo aiutare. Si chiedeva se era stato lui bravo a fingere o lei, completamente cieca alla sua sofferenza perché concentrata su sé stessa, come sempre.

Eppure...Eppure, ripensando ai momenti immediatamente successivi al suo rifiuto lui era calmo, l'aveva attesa alle scuderie, era andato a cercarla quando aveva tardato...Niente nel suo comportamento lasciava intendere cosa stesse realmente provando. Certo, orgoglioso com'era sarebbe stato impossibile pretendere che ne parlasse apertamente, ma non aveva notato niente di diverso in lui. Lei aveva provato ad allontanarsi, a limitare i contatti, ma non aveva avvertito nessun riserbo particolare nei modi del ragazzo. Dispiaciuta, sospirò. Mercier si era impegnato veramente molto a nascondere il suo turbamento. Così come successo per la sua vecchia compagnia. Lui gliene aveva parlato un paio di volte, ma aveva a malapena accennato ai suoi dubbi sulla creazione di una nuova e mai le aveva parlato del suo timore di non essere capace.

Tutto questo la turbava profondamente. Era convinta di conoscerlo molto di più, che si confidassero entrambi alla stessa maniera. Era convinta di sapere tutto di lui, ma scopriva, invece, che la loro amicizia, per lui, era molto meno profonda. Non riusciva però a capire dove avesse sbagliato, se mai avesse sbagliato. D'altro canto, se sua madre fosse stata ancora viva, probabilmente anche lei si sarebbe confidata meno con il ragazzo.

Lei non sapeva come stavano le cose e non poteva certo immaginare che un semplice scrupolo sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il proverbiale vaso.

Probabilmente il suo entusiasmo per una "cantante formidabile" ed una nuova compagnia corrispondeva a quando avevano deciso di organizzare la loro fuga in Inghilterra, ma il piano sarebbe stato ancora quello, se non fosse stato lui a tirarsi indietro, anzi, si sarebbe unita anche Christine e sarebbe stato ancora più facile avere successo. Eppure, sembrava aver abbandonato il pensiero prima ancora della loro discussione, se aveva ben compreso le parole di Irènée. Cosa era successo? Cosa gli aveva fatto cambiare idea? Forse il suo temporeggiare, per occuparsi della situazione della Diva, lo aveva fatto dubitare della sua convinzione di partire?

Se lo avesse incontrato, l'indomani, cosa avrebbe potuto dirgli? Aveva promesso ad Irènée di non riferire nulla del loro incontro, e comunque, questo non l'avrebbe aiutata. Si era scusata diverse volte, per lettera e di persona, ma il ragazzo o la ignorava o si allontanava infastidito ogni volta che sollevava l'argomento.

Avrebbe voluto sapere tutto, capire perché si stava comportando a quel modo. Ce l'aveva così tanto con lei da volerle fare del male? Oppure voleva rivalersi su Christine? Ma in quale modo? Non aveva motivo di far mettere in scena il "Don Juan". Se non fosse comparso al gala la programmazione della stagione sarebbe avanzata comunque, se il suo intento era intervenire durante le prove.

Perché fare così, esponendosi inutilmente?

Nonostante la chiacchierata con la madre le avesse dato qualche informazione in più, il suo comportamento rimaneva misterioso.



Il mattino seguente, César fu dimesso.

La ferita più grave era quella inferta al suo orgoglio, che non al suo fisico e insisté per conferire immediatamente con il Commissario e, mentre loro erano occupati, Carlotta decise di uscire, adducendo a delle commissioni, frivole agli occhi del padre.

Al cocchiere chiese di portare con loro anche il cavallo che aveva preso in prestito la sera prima, così avrebbe avuto un valido motivo per fermarsi a teatro.

Giunti davanti all'edificio, vide che c'era parecchia folla davanti all'ingresso. I giornalisti questa volta non erano intenzionati a lasciarsi sfuggire la notizia. Un nobile era stato ferito e tutta l'aristocrazia di Parigi aveva assistito alla sconcertante comparsa di un malvivente mascherato, era impossibile non scrivervi un articolo, anche se i gendarmi impedivano l'accesso a chiunque.

Disse al vetturino di dirigersi direttamente alle scuderie, sarebbe entrata da lì.

Passati i controlli dei gendarmi, che non insistettero particolarmente, riconoscendola, si diresse immediatamente nello studio di suo padre, chiuse a chiave la porta, dopo aver congedato Rémy, e fece scattare il meccanismo  nascosto dietro a una delle pesanti librerie, rivelando uno degli accessi segreti ai corridoi.

Facendo attenzione a non sporcare l'abito e senza una lanterna, cosa che la rallentò parecchio, scese fino ai camerini, dove ritrovò i vestiti e la lampada che era solita usare durante le sue ispezioni. Si cambiò rapidamente e scese fino al canale, raggiungendo poi la spiaggia.

Sembrava non esserci nessuno, le torce e le candele erano spente e niente pareva cambiato dall'ultima volta che era stata lì.

-Mercier?- Chiamò ad alta voce, nella semioscurità, sperando in una risposta che non arrivò.

Demoralizzata, raggiunse il vecchio scrittoio e aprì il cassetto, sapeva già cosa l'attendeva e infatti non fu sorpresa di trovarlo vuoto. Mercier aveva preso tutti i suoi spartiti, non solo quelli del "Don Juan".

Si guardò attorno meglio e si accorse che le lenzuola non erano impolverate, come dovevano essere se in disuso da mesi, e che alcune candele erano quasi nuove. Era perlomeno passato di lì.

Controllò l'interno dell'armadio, ma non trovò altro se non i vecchi stracci tarlati che c'erano sempre stati. Se Mercier aveva raccontato di essersi trasferito, avrebbe dovuto lasciare casa con una valigia, o almeno una sacca con i suoi vestiti.

Non trovare le cose del ragazzo le mise addosso un senso di inquietudine enorme, come se si ritrovasse ad aver a che fare davvero con un fantasma, che non aveva più niente in sé dell'amico e del fratello che conosceva.

Avrebbe voluto controllare ogni corridoio palmo a palmo, ma erano così intricati e così estesi che non l'avrebbe mai trovato, anche seguendone le tracce, a meno che non fosse stato lui a volerlo.

Tornò allo scrittoio e prese un pezzo di carta, poi scrisse un breve messaggio:



"Ti prego torna a casa, tua madre ed io siamo molto preoccupate."



                                                                                      C.



Se anche l'avesse letto qualcuno che non doveva, non sarebbe riuscito a trarre nessuna conclusione sull'identità del destinatario, né tantomeno del mittente.

Prese il biglietto e lo agitò, per asciugare rapidamente l'inchiostro, prima di posarlo sul cuscino. Scrittoio e tavoli erano coperti di polvere, non sembravano essere stati usati, le lenzuola, invece, erano pulite e sperava che Mercier trovasse il messaggio, rientrando al più tardi quella sera.

Risalì sulla barca e tornò sui suoi passi, fermandosi ad ascoltare ogni minimo scricchiolio, nella speranza che fosse Mercier. Chiamò anche il suo nome più volte, nei punti dove era sicura che nessuno dei dipendenti l'avrebbe sentita attraverso le mura, ma non ottenne risposta.

Recuperò l'abito che aveva lasciato dietro lo specchio del camerino e tornò in ufficio, controllando che non ci fossero rumori sospetti, prima di uscire dal passaggio.

Richiuso l'accesso sbloccò la porta e chiese a Rémy di convocare Christine, le aveva promesso di aggiornarla, ma sarebbe risultato esageratamente strano se fosse stata lei a recarsi in dormitorio e non avrebbe saputo giustificare l'essere a conoscenza della sua ubicazione.

Quando Christine entrò, dopo aver bussato, Carlotta si accorse subito che c'era qualcosa che non andava: la bionda, infatti, aveva un'espressione terribile in volto.

-E' successo qualcosa?- Chiese la mora preoccupata, alzandosi dallo scrittoio e raggiungendola.

-Mére sa di noi.- Rivelò.

-Come..?- La guardò negli occhi, sorpresa, posando le mani sulle sue spalle.

-Ha detto di aver visto come ti guardavo durante la rappresentazione.- Scosse il capo, distogliendo lo sguardo da quello della compagna, incredula per la capacità di osservazione e l'istinto della tutrice.

-Cosa ti ha detto?-

-Ha cercato di farmi confermare i suoi sospetti, ma non le ho retto il gioco. Era estremamente arrabbiata, perché il mio interesse per te, anziché per César, intralcia i suoi piani.-

-Ha detto di cosa si tratta?- Pensavano da tempo, ormai, che Madame puntasse a farle contrarre un matrimonio vantaggioso, ma sentirglielo ammettere avrebbe dato loro qualche certezza, senza contare che poteva trattarsi anche di altro.

-No, ma era furiosa. Poi mi ha chiesto se eri stata tu a farmi rapire.-

Carlotta si congelò per un breve istante, sorpresa che l'insegnante si fosse avvicinata tanto alla realtà -E tu cosa hai detto?-

-Le ho chiesto se era impazzita, poi è arrivato il Capomastro a interromperci e sono andati via insieme.-

Carlotta si allontanò da lei, cominciando a camminare per la stanza, nervosa e pensierosa: quello, infatti, non era un problema di cui avrebbe voluto occuparsi in quel momento.

-So che è grave, ma sono altre le cose che mi hanno scioccata.-

-Dimmi.- Carlotta si bloccò, tornando a concentrarsi su di lei.

-Mére è una delle poche persone che mi ha sempre ritenuta innocente per la morte di Mademoiselle Sorelli, ma quale motivo avrebbe di pensare che l'omicidio e il mio rapimento siano stati perpetrati da mani differenti? Ogni volta che parlavamo delle indagini ha sempre sostenuto di non avere la minima idea su chi potesse essere il colpevole, ma del rapimento sembrava quasi certa. Dubito che i nostri sguardi possano averle dato una simile certezza su un avvenimento di quasi un anno fa.-

-Sembrerebbe, in effetti, sapere qualcosa più di noi.- Per la Viscontessa questo era un ulteriore indizio che si sommava ai suoi sospetti sull'insegnante.

-E poi, il modo con cui ha parlato al Capomastro...In pubblico lo ha sempre trattato con disprezzo, quasi dimostrando disgusto, ma ieri lo ha chiamato per nome e gli ha perfino dato ragione, quando le ha fatto notare che il trambusto che facevamo poteva richiamare i gendarmi.-

-Ed è una cosa così irragionevole...?- Chiese Carlotta, all'oscuro delle dinamiche interne al convitto.

-In dieci anni che vivo qui non è mai successo. In più, non ha detto nulla sulla sua presenza sul nostro piano, quando, essendo uomo, non è autorizzato a metterci piede.-

La Viscontessa annuì, continuando a riflettere, accigliata.

-Comincio a pensare che Mére sia coinvolta nell'omicidio e che Bouquet sia suo complice.- Aggiunse Christine.

-Lo penso anche io, i continui litigi con Mademoiselle potrebbero essere un movente. Se Madame sentiva la sua autorità all'interno dell'Operà minacciata...-

-Non ho mai pensato che Mére potesse essere capace di una cosa simile.- Si sedette, profondamente scossa.

Carlotta si piegò sulle ginocchia, accanto a lei, prendendole la mano per confortarla -Parlerò di questo con il Commissario, che controllerà approfonditamente. Se Madame è innocente non avrà niente da temere.-

Christine annuì, ma era preoccupata. Se la Danseur Étoile era stata uccisa perché rappresentava una minaccia, allora Mère avrebbe potuto fare lo stesso contro di lei, perché d'ostacolo ai suoi progetti? Oppure poteva sperare di essere al sicuro, finché avrebbe pensato che potesse esserle utile? C'era pur sempre anche la possibilità che si stessero semplicemente sbagliando, o che l'insegnante si fosse espressa male.

-La faccenda si sta facendo fin troppo pericolosa, Christine! Se Madame Giry fosse colpevole potrebbe passare dagli avvertimenti ai fatti anche con te.- Carlotta cercò di mantenere un tono delicato, ma non era possibile addolcire i suoi timori.

La cantante annuì, le parole della Viscontessa ricalcavano i suoi pensieri.

-Dovresti lasciare l'Operà, come stavamo ipotizzando ieri.-

-Ci ho pensato, stanotte, ma per prima cosa lascerei sola te… e non si può dire che questo mi piaccia particolarmente. Poi, finché non avrò compiuto diciotto anni le mie dimissioni dovrebbe firmarle Mère...Se la mia presenza fosse d'intralcio mi avrebbe già espulsa, questo significa che le servo ancora e rifiuterebbe di lasciarmi andare e, per lo stesso motivo, se scappassi, probabilmente mi farebbe cercare dalla Gendarmerie, senza contare che il Commissario si insospettirebbe ancora di più ed allora non basterebbe restare in incognito. Dovrei lasciare Parigi, almeno.-

-Mancano poche settimane.-

-Sì, ma i sospetti perdurerebbero e tu saresti da sola comunque... Mi chiedo se Mère, poi, non finirà col prendere di mira te.- Allontanarsi dal teatro avrebbe solamente sconvolto gli equilibri delle forze in campo, rendendoli ancora più imprevedibili.

-Perdonami, tutto questo è unicamente colpa mia.-

-Se tu non avessi creato il Fantasma non mi sarebbe accaduto niente di buono, Carlotta. Soprattutto quella sera.-

-Non avrei mai voluto tutto questo, né mai avrei immaginato che potesse accadere.-

-Lo so, niente era prevedibile.- Le diede un piccolo bacio sulla fronte, per rassicurarla, prima di chiedere: -Sei riuscita a parlare con Mercier?-

Carlotta abbassò lo sguardo -Purtroppo no. Non abita più alla tenuta e ai genitori ha detto che è stato assunto qui, come attore.-

-Come hai fatto a scoprirlo?-

-Ho parlato con sua madre, mi ha spiegato parecchie cose che non sapevo.-

-Ovvero?-

-Mercier in quest'ultimo anno ha ricevuto molte brutte notizie che lo hanno profondamente turbato e cambiato. Questo giustifica il suo allontanamento da me, ma non ha risposto ad alcun interrogativo riguardo alle sue intenzioni.-

-Hai detto che ha rubato i tuoi spartiti e che li ha usati per creare questa' Opera...Che sia una ripicca? In modo che il tuo lavoro non venga mai attribuito a te?-

-Potrebbe, ma come tutte le altre nostre ipotesi non so se valesse la pena...Avrebbe potuto metterci il suo nome e proporla come chiunque altro, senza il bisogno di mettere in mezzo il Fantasma e addirittura guadagnandoci. Non avrei mai potuto rivendicarne la proprietà.-

-Di cosa parla?- Non aveva avuto modo di vedere gli spartiti, il Commissario aveva voluto ispezionarli e non li aveva ancora riconsegnati.

-Io...- Carlotta non sapeva da dove cominciare -Doveva essere una cosa privata, un passatempo, niente di più.- Premise -Ho preso spunto dal "Don Giovanni" di Mozart.- Si passò una mano tra i capelli, nervosa. -Don Juan è un libertino che decide, con l'aiuto di Passarino, un servitore, di irretire una giovane ragazza di umili origini.- Incrociò lo sguardo di Christine e si accorse solo in quel momento di quante similitudini ci fossero con la loro vicenda -Don Juan si traveste giorni prima e si presenta alla ragazza come servo, in modo da poterla conoscere e conquistare la sua simpatia, così, quando il falso padrone di casa la inviterà a cena, Don Juan potrà affascinarla, sfidandolo a duello fingendo di volerla proteggere.-

-E poi come finisce?-

La Viscontessa tergiversò -Ho scritto diversi finali, in realtà, tra cui uno che vedeva Don Juan pentirsi e ravvedersi e chiedere perdono alla ragazza-

-Li ha presentati tutti?- Sarebbe stato molto strano.

-No.- La voce della nobile quasi si ridusse ad un sussurro.

-Quale, allora?- La ritrosia di Carlotta la preoccupava.

-Don Juan finge di sconfiggere il suo complice e la ragazza, innamorata, si concede, certa dei sentimenti dell'uomo. Al termine si ritrovano all'Inferno, tra i lussuriosi, la poverina come dannata, mentre si scopre che lui aveva fatto tutto quanto per vincere una scommessa con il Diavolo, che gli avrebbe permesso di diventare un Demonio a sua volta e non soffrire più per la pena meritata in una vita di peccati e dissolutezze.-

-Quindi l'uomo era già morto da principio?-

-Sì.-

-Era un fantasma.- Affermò monocorde la cantante.

-Così si può dire.- Ammise, sentendosi quasi soffocare dall'enorme peso che sentiva gravarle addosso.

-Fingerai di sconfiggere tuo padre?-

-No! Io non ho mai voluto ingannarti, ho sfruttato il Fantasma per aiutarti, non per irretirti. Ti prego di credermi, ho scritto tutto questo ben prima che la situazione evolvesse in simile maniera.-

Christine la raggiunse -Cercavo di sdrammatizzare...Non ho mai avuto il dubbio che tu abbia architettato tutto questo per sedurmi. Ho avuto un pessimo tempismo, non credevo mi avresti presa seriamente.-

-Provo un'enorme vergogna. Non l'avrei mai mostrata ad anima viva...- Lo riteneva un finale volgare e abbietto.

-Nessuno saprà che l'hai scritta tu.-

-Ma tu sì, e così vedrai cosa c'è nei recessi peggiori della mia mente.-

-Ma non sarebbero cose che attueresti nella realtà, quindi non importa, non fanno realmente parte di te.- Cercò di rassicurarla, anche se vederla così tesa in verità la preoccupava.



-...Come già accennavo a vostra figlia, Visconte, ritengo sia inutile interrompere le attività del teatro. Credo che convenga assecondarlo e tendergli una trappola. Certamente sarà presente, se non altro alla prima dello spettacolo scritto da lui stesso.-

César, seduto sulla propria poltrona, osservò l'uomo davanti a lui, in silenzio. Nonostante le sue parole, un simile piano non poteva essere frutto del suo ingegno. Troppo audace, per l'insulso passacarte che era.

Controllò nuovamente la partitura che il Commissario gli aveva consegnato, dopo averla esaminata -Questi spartiti sono quelli originali?- Chiese.

-Sì, signore, li abbiamo controllati, non c'è alcun bisogno per noi di trattenerli ulteriormente.-

-Mi assicura che non è una copia?-

-Ve lo assicuro.-

-Il vostro è un piano ardito, ma confesso di concordare con voi. Meglio risolvere la faccenda una volta per tutte.- Continuava a guardarlo, sospettoso.

-Lieto di sentirvelo dire, Visconte.-

-Voglio i vostri migliori agenti, nessuno dovrà entrare o uscire da teatro durante la rappresentazione, anche tiratori scelti e pompieri. Se cadesse un altro lampadario potrebbe andare a fuoco qualcosa.- Avevano avuto fortuna, la volta precedente, perché essendo solamente una prova il lampadario era spento.

-Certamente, pianificheremo tutto nel migliore dei modi nelle prossime settimane. Vedrà, non sfuggirà.-

****

Note:
Buongiorno e buon sabato! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, in ogni caso fatemi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole, soprattutto se non è stato di vostro gradimento. Non aggiornerò sabato prossimo, devo recitare in unno spettacolo e sarò troppo impegnata, ma aggiornerò sabato 28 giugno, senza ulteriori indugi.

Come le altre Opere presentate in questo racconto anche "Don Juan Trionfante" è stata creata appositamente per la drammatizzazione del musical da Andrew Lloyd Webber.

Il brano che viene presentato in scena è però estremamente corto, si sa solamente che Don Juan, con l'aiuto del servo, vuole irretire una giovane ragazza, ma le motivazioni e il finale non mi sono pervenute e le ho inventate di sana pianta.

Colgo l'occasione per ringraziare la mia Beta di fiducia Oscuro_errante per l'impegno e la costanza nel suo prezioso lavoro. Grazie mille!
A sabato prossimo!





   
 
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