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Autore: Raven_Stark22_    17/05/2022    0 recensioni
➤ AU: FANTASY/ROYALTY
➤ La storia viene narrata secondo il punto di vista di vari personaggi, quindi sonno presenti diverse ship del mondo di Haikyuu: Bokuaka-Kuroken-Iwaoi-Daisuga-Sakuatsu-Kagehina-Tsukkyiama-Tanakiyo-Matsuhana-Kyouhuaba ecc.
Il sogno di Bokuto è sempre stato quello di diventare un cavaliere: si è esercitato per anni con la spada, ha assistito a numerosi duelli durante le fiere cittadine e si è nascosto dietro le mura per osservare i maestri insegnare ai nobili come affrontare l'avversario.
Proprio quando l'opportunità di realizzare il suo desiderio sembra giungere alle porte, uno sconosciuto in cerca di aiuto si rifugia nella stessa locanda dove sta cenando Bokuto.
Il ragazzo racconta di provenire da un regno lontano e di dover portare a termine un compito di massima segretezza che prevede un lungo viaggio nei luoghi più pericolosi del continente.
Toccherà a Bokuto e ai suoi compagni affrontare scontri e creature sovrannaturali per impedire una guerra catastrofica tra i regni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-No.-

-Ti preeego!-

-No!- esplose Oikawa, i pugni serrati per la rabbia. -Credete che sia una specie di consulente amoroso? Dottor "parlami dei tuoi problemi sentimentali e i tarocchi mi diranno qual è il tuo segno zodiacale"? Sono un mago oscuro, dannazione!-

-Oscuro? Non con quella pelle così pallida.- rise Kuroo, per poi fingere un colpo di tosse. -Scusa.-

-Perchè non mi vuoi aiutare?- piagnucolò Bokuto.

Lo stregone sembrava tentato di incenerirlo con uno schiocco di dita.

-Non è che non voglio farlo.- specificò -E' che mi stai chiedendo qualcosa fuori dalla mia portata.-

-Padroneggi la Magia Rossa!- si lamentò Bokuto -Perchè ti rifiuti di eseguire una richiesta così semplice? Ad Agaashee hai offerto il tuo aiuto!-

-Akaashi,- disse Oikawa, a denti stretti -tanto per cominciare, riesco a tollerarlo. Al contrario di voi due idioti.-

Kuroo si portò una mano al petto e finse di svenire.

-Le parole hanno un peso, 'Kawa.-

-Sì.- convenne il mago -Infatti solo per te ne ho riservate di molto, molto pesanti.-

Bokuto rotolò sulla coperta che avevano steso a terra e balzò in piedi.

Come i piedi dello scudiero toccarono il palquet, la cucina fu scossa da un leggero tremito.

-Siamo sicuri che sia una buona idea dormire qui dentro?- chiese Kuroo.

-E' la stanza più calda dell'abitazione. A meno che tu non preferisca le camere decadenti al piano di sopra.- rispose Iwaizumi.

Una nuvola di polvere si staccò dal soffitto e investì il ragazzo sottostante.

-No,- boccheggiò Kuroo -va benissmimo la cucina.-

Bokuto si sarebbe messo a ridere, se le circostanze fossero state diverse.

Invece, un pensiero fisso lo tormentava da ormai dieci minuti.

-Pensavo che fossimo amici!-

-Amici ha svariate sfumature, Kou-chan.- disse Oikawa -Il nostro legame, tuttavia, non mi permette di infrangere le regole della natura.-

-Le hai già infrante quando sei nato.- borbottò Kuroo.

-Hai reso inoffensivo un ragno gigante! Perchè non puoi sfruttare i tuoi poteri anche per questo?-

-Non sono in grado di preparare un filtro d'amore!- gridò Oikawa -Non con i pochi elementi a mia disposizione.-

-Cosa mai potrà servirti di tanto difficile da recuperare?- fece Kuroo, sedendosi poco distante dagli altri ragazzi.

-Già!- esclamò Bokuto, allontanandosi dal gruppo.

Lo scudiero si mise a rovistare nella dispensa e tra i mobili della cucina, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti.

-Cosa speri di trovare, di preciso?- chiese Iwaizumi.

Bokuto richiuse un cassetto e appoggiò un cucchiaio arrugginito sul tavolo.

-Qualcosa di utile?- suggerì Kuroo.

-E' una perdita di tempo, credimi.- sbuffò Oikawa.

Bokuto emerse da dietro uno scaffale con una bottiglietta in mano.

-Perchè?- domandò, afflitto. -Cosa ti dovrei portare?-

-Un barattolo di vetro? Pergamene? Antichi talismani?- la testa di Oikawa cadde all'indietro, atterrando sul braccio disteso di Iwaizumi. -Le pozioni d'amore spesso richiedono mesi di preparazione. Arrenditi, Bokkun.-

Lo scudiero abbassò lo sguardo sui piedi e si sentì improvvisamente pietoso.

Che cosa gli era saltato in mente?

Le probabilità che avesse successo con Akaashi erano sempre state vane.

-Non autocommiserarti in questa maniera.- gli disse lo stregone. -Aspetta, in quella bottiglia c'è dell'alcol?-

-Sai, aiuterebbe molto se ci rivelassi che cosa hai suggerito ad Akaashi, in quella maledetta foresta.- fece presente Kuroo.

-Te l'ho già detto. Mi sono solo divertito a provocarlo.-

-Sì, perchè sei uno stronzo.- commentò Iwaizumi.

Il mago non si sforzò neppure di sembrare offeso.

-Sono sicuro che ad Aka-chan piacerai molto di più senza strani intrugli magici, Bokkun. E, comunque, non hai risposto alla mia seconda domanda.-

Bokuto annusò il contenuto della bottiglia e passò l'oggetto nelle mani di Oikawa.

-Ha un buon profumo.- osservò.

Oikawa sorrise, raggiante, e Iwaizumi fece una smorfia.

-Lo terremo da parte per i momenti tristi.- annuciò il mago. -Che, in effetti, non sembrano mai mancare.-

Bokuto fece per tornare al suo posto, ma un rumore non identificato catturò la sua attenzione.

Si guardò attorno alla ricerca della fonte.

-Cos'è stato?- chiese.

Oikawa non gli prestò attenzione, occupato ad assaggiare il contenuto della bottiglia.

-Il vento?- suggerì Iwaizumi, indicando la finestra.

Lo scudiero si avvicinò alla tenda ma, prima di spostarla, indugiò un istante.

-Amico?- lo chiamò Kuroo -Va tutto bene?-

Bokuto scosse la testa, tornando alla realtà.

-Sì.- disse, stringendo un lembo della tenda. -Probabilmente si è trattato di un ramo o...-

Schegge di vetro taglienti come rasoi gli sfiorarono il volto, nel momento in cui la finestra esplose in mille frantumi.

×××××

Akaashi sospettava già da tempo che Kenma ne fosse a conoscenza.

Le occhiate fugaci che lo seguivano da giorni interi erano diventate insistenti e ostinate.

Aveva accettato, suo malgrado, di fare la guardia assieme al piccoletto, e sperato fino all'ultimo che la verità non sarebbe venuta a galla.

Ma le domande di Kenma si erano fatte, mano a mano, più oscure e specifiche.

Il timore si era trasformato in certezza, l'ansia in rassegnazione.

Così, quando il ragazzo fece crollare tutti i suoi muri, Akaashi non si scompose.

-Quindi, dimmi. A quale versione preferisci che creda, Vostra Altezza?-

Nonostante le buone intenzioni, il corvino faticò a mantenere il respiro sotto controllo.

-Da quanto lo sai?-

Kenma scrolló le spalle.

-Da un po'.-

Akaashi aveva bisogno di crollare sull'erba, chiudersi a riccio e aspettare che le spiegazioni venissero fuori da sole.

-Sapevo che eri un tipo sveglio.-

Si passò una mano tra i riccioli neri e chiuse il pugno.

Le gambe stavano cedendo sotto il suo peso, ma lui riusciva solo a pensare a: è tutto finito.

Kenma aspettò che l'altro si prendesse il suo tempo, rimanendo in silenzio.

Akaashi contò fino a trenta, prima di prendere l'iniziativa.

Mentire non aveva alcun senso, ormai.

-Dove?- chiese solo. -Dove ho sbagliato?-

-L'ho capito da svariati indizi.- rispose Kenma. -Posso partire dal più semplice, se vuoi.-

Akaashi non trovò la forza di parlare, quindi si limitò ad annuire.

-Quando ci siamo conosciuti, hai detto di essere abituato ad inverni gelidi, perchè il fuoco della cucina è sufficiente a scaldare tutte le stanze. Poi, hai descritto un metodo di riscaldamento che sfrutta l'aria calda e le cavità del pavimento. Una tecnica che, solitamente, viene sfruttata solo nei castelli, dove il calore ha bisogno di disperdersi in tutta la struttura.-

Akaashi sbuffò una risata amara. -Mi stai dicendo che questo è stato il primo indizio?-

-Non proprio.- lo corresse Kenma. -Il primo sospetto è nato con la cintura che hai donato a Terushima.-

Akaashi inarcò un sopracciglio, e Kenma proseguì: -Quel truffatore aveva ottimo fiuto per gli oggetti preziosi. Ha finto di apprezzare le incisioni sulla fibbia, ma era interessato al metallo. Oro bianco, per la precisione. Come mi ha suggerito Kuro, un elemento talmente raro che potrebbe permetterselo solamente la famiglia reale.-

Il fuggitivo scosse la testa. -Da quanto sei un esperto di metalli?-

-Da quando sei un esperto di insetti?- gli fece eco Kenma. -Ti appassiona l'entomologia, oppure possiedi una biblioteca di conoscenza alla quale noi poveri possiamo solo aspirare?-

Akaashi sorrise dolorosamente. -La storia dello scarabeo non era credibile?-

-Molte cose non lo erano. A cominciare dal racconto della tua fuga.-

-Non ho mentito. Non del tutto, almeno.- si corresse. -Cosa non ti ha convinto?-

-Hai parlato del Re Ootsuka, ma ti sei ben guardato dal nominare la Regina.- Akaashi scorse un'ombra compiaciuta sul volto rilassato di Kenma. -Come si chiamano, davvero?-

Il ragazzo chinò il capo, abbattuto.

Quel piccolo bastardo non si era lasciato sfuggire nulla.

-Komatsu Ootsuka e sua moglie, Kichikawa.- esitò un istante. -Kichikawa Akaashi.-

Kenma annuì, come se quell'informazione fosse solo una conferma di ciò che già sapeva.

-"Keiji". Quel volantino con la tua ricalcatura, nel Seijoh, riportava solo il nome. Si sono impegnati per mantenere segreta la tua identità.-

-Tch.- sbuffò Akaashi. -Lo hanno fatto per diciassette anni.-

Kenma inclinò la testa e lo studiò attentamente.

-E' buffo.- disse -Sei stato così cauto che avrei potuto abbandonare ogni presentimento, se solamente avessi fatto più attenzione con i nomi.-

-Qual è stato il mio errore fatale?-

Lo sguardo del biondo aveva la stessa furtività di un felino.

-Ryu e Nishinoya, i giullari preferiti dei Re del Karasuno. Quei due squilibrati che abbiamo conosciuto nella locanda del Nekoma.-

-Non capisco. Voglio dire, me li ricordo. Li ho addirittura nominati una settimana fa, attorno al falò. Eppure, non mi sono tradito.-

-Corretto. E sbagliato. "Dovremmo riportare i soldi ai signori Tanaka e scusarci con loro".- fece Kenma, imitando il suo tono apatico. -Quella volta, all'Inarizaki, hai usato un nome diverso. Un nome che nessuno di noi aveva mai sentito.-

Akaashi rischiò quasi di scoppiare in una risata isterica.

-Non posso crederci.- farfugliò.

-Tanaka ha affermato con sicurezza di averti già visto, a palazzo. E, in effetti, avevi assistito ai loro spettacoli. In veste di principe.- sottolineò. -Quando ti ha riconosciuto, era già troppo tardi.-

-Sono stato scortato fino alla corte del Karasuno quando avevo tredici anni, per chiarire alcune questioni interne. E' stata in quell'occasione che ho assistito ad uno dei loro spettacoli. I due giullari, l'intera corte e i governanti dei Cinque Regni sono gli unici a sapere della mia esistenza.- spiegò Akaashi.

Kenma lo squadrò in silenzio e Keiji si sentì più esposto che mai.

Ogni battito di ciglia era una come coltellata al petto.

Era fuggito dal Fukurodani, e ora si trovava in gabbia.

-C'è una cosa, che non mi è chiara.- disse l'altro, dopo un po'. -Perchè hai fatto tutto questo?-

Quella domanda aveva molteplici significati, nella mente di Akaashi.

Perchè sei scappato?

Perchè non hai chiesto aiuto?

Perchè hai mentito?

Decise di iniziare dal primo punto.

-E va bene. Ti racconterò la mia storia.-

Il biondino si appoggiò contro il muro e lo invitò a proseguire.

Akaashi inspirò profondamente.

-Hai indovinato, Kenma. Mio padre è il Re Ootsuka, e mia madre la Regina Akaashi. E sono il legittimo erede al trono del Fukurodani.-

-Quando mi sono presentato, ho scelto di utilizzare il cognome di mia madre. Questo perchè volevo mantenere segreta la mia identità, ma soprattutto perchè ho ripudiato mio padre. Lui è un mostro, se così lo si può definire. Beh...- si corresse -era.-

Kenma non si scompose, come aveva immaginato Akaashi.

-Ma tu questo lo sai già.- aggiunse.

-Il motivo per cui non sono stati i sovrani ad ordinare la devastazione di queste terre è che sono morti entrambi. Da parecchi anni, oserei dire.- intervenne Kenma.

-Se ne sono andati quando avevo dieci anni. La storia della malattia era vera, in effetti. Se li è portati via tutti e due, lasciandomi da solo nelle mani della servitù. Sono cresciuto assieme a loro e con...- il groppo alla gola gli impedì di terminare il discorso.

-Wakatsu.- concluse Kenma, al suo posto. -Il capo dell'esercito. L'ho capito da quanto frequentemente lo menzioni, addossandogli la maggior parte della colpa. E' lui che detiene il potere, adesso? Se lo è preso con la forza?-

Il corpo di Akaashi venne percorso da un brivido.

-Ha organizzato un vero e proprio Colpo di Stato. Dopo la morte dei miei genitori, il regno sarebbe dovuto passare nelle mie mani. Ma un bambino non poteva certo salire al trono.-

-E qui subentra Wakatsu.- concluse Kenma.

-Non esattamente.- rettificò Akaashi. -I membri del consiglio avevano deciso di aspettare che raggiungessi la maggiore età, per incoronarmi. Nel frattempo, avrebbero preso loro le redini del reame. Scelsero di insabbiare la morte dei sovrani e di tenerla nascosta ai propri sudditi. Solo i governanti degli altri quattro Regni non sono completamente all'oscuro di tutto.-

Kenma corrugò la fronte, confuso.

-A volte, mentire si rivela l'unica soluzione per una pace duratura.- spiegò -E, in questo caso, il patto di segretezza ha fatto in modo che gli animi di certi rivoltosi non si infervorassero. Una monarchia senza un re è... uh, come un Oikawa senza Iwaizumi. Quello che non sapevamo, tuttavia, è che la più inaspettata delle insurrezioni sarebbe nata dall'interno.-

-Wakatsu era il generale dell'esercito da due anni, ormai. Mi aveva visto crescere e sapeva che, nel giro di pochi mesi, avrei compiuto diciotto anni.- sospirò, afflitto. -La voce di un imminente Colpo di Stato si era sparsa già da tempo, nel castello. E poi, il mese scorso, ho avuto quella visione. Quando mi sono svegliato, Wakatsu aveva ottenuto l'appoggio dei suoi soldati.-

-Il mio consigliere e- beh, unico amico, mi ha ordinato di fuggire prima che Wakatsu marciasse sul palazzo e instaurasse il suo governo militare. Finchè l'erede si trova ancora in circolazione, non si sentirà mai al sicuro.-

Kenma sgranò gli occhi e Akaashi ottenne la sua prima reazione di sorpresa.

-Wakatsu. Lui... intende davvero sottomettere i Cinque Regni?-

Akaashi si abbandonò sul muro e chiuse gli occhi.

Si sentiva, tutto d'un tratto, tremendamente spossato.

-Così pare.-

Kenma si mordicchiò il labbro inferiore.

-Per quanto possa valere la mia fiducia, questa parte della storia è vera.- continuò Akaashi. -Non so in che modo la voce della chiave sia giusta a Wakatsu, ma lui è convinto che possieda la soluzione al suo folle piano. Ecco perchè mi sta ancora dando la caccia.-

L'altro ragazzo non proferì parola per due minuti buoni.

Sembrava concentrato, intento a metabolizzare tutte quelle nuove informazioni.

Akaashi lo osservò in silenzio.

Avrebbe sperato di sentirsi più leggero, libero dalle bugie che lo ancoravano alla sua vera natura.

Ma i sensi di colpa aumentavano con lo scorrere dei secondi.

Quando Kenma parlò, le orecchie di Akaashi quasi scattarono verso l'alto.

-Mentire a tutti noi non è stata la scelta migliore, ma capisco perchè l'hai reputata saggia. Se mi fossi trovato nella tua stessa situazione, non avrei saputo come comportarmi.-

In qualche modo, il nodo al petto di Akaashi si allentò.

-Non sei arrabbiato?-

-No. Sono solo... molto confuso. Amareggiato, forse. Ma non sono arrabbiato.-

Akaashi appoggiò la nuca sul muro e liberò d'aria i polmoni.

Non si era accorto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.

-Grazie, Kenma.-

Il diretto interessato annuì.

-Non ho fatto nulla di particolare. Le tue bugie avevano lo scopo di proteggerti. E proteggerci, forse. Sono sicuro che ce ne avresti parlato in ogni caso.-

Akaashi sbuffò, quasi indignato.

-Sei troppo sveglio, per avere solo diciassette anni.-

Kenma lo scrutò con quegli occhi stretti che lo facevano sentire oppresso e schiacciato.

-E tu troppo giovane per diventare re.-

Un brivido freddo gli risalì la spina dorsale.

-Già.- concordò, con un sorriso debole. -Non sei l'unico a pensarla così.-

Kenma colse la profonda tristezza nella voce di Akaashi, perchè si sforzò di sorridere.

-Però, potrebbe andare peggio. Potresti essere la guardia del corpo di Oikawa.-

Akaashi scoppiò in una risata liberatoria. -In confronto, la responsabilità di un'intera popolazione sembra una passeggiata.-

-Hey, Vostra Grazia.- Il sorriso di Kenma si affievolì dolcemente. -Quando lo direte agli altri?-

Akaashi fu tentato di spintonare il ragazzo per quel nomignolo, ma si trattenne.

-Te lo lasceresti sfuggire con Kuroo-san, in ogni caso.-

-Non senza il vostro consenso.-

-Potresti- si interruppe, terminando la frase con un sospiro. -Non importa, solo... non parlarne con Bokuto-san. Perfavore.-

Kenma sollevò un sopracciglio, ma il suo volto non si scompose.

-Voglio essere io a dirgli la verità.- mise in chiaro Akaashi.

Kenma spostò lo sguardo sulle sue dita aggrovigliate, e Akaashi si affrettò a rilassare le braccia.

-Un consiglio da...- esitò un istante -da amico, immagino. Non aspettare troppo. Bokuto non è la persona più brillante sulla faccia del pianeta, ma riesce a vedere attraverso le persone.- corrugò la fronte -anche se tu sembri essere un caso particolare.-

Akaashi non seppe mai cosa Kenma intendesse dire con quella frase.

-Lo farò il prima possibile.- mentì.

Kenma parve dubitare, ma alla fine abbassò la testa.

-Non so cosa sia capitato tra voi due. Ma Bo è un bravo ragazzo.-

Una sensazione di calore pervase il petto di Akaashi e risalì le sue guance.

-Sì. E' il migliore.-

Kenma ridacchiò sottovoce e annuì.

-E' il migliore.- concordò.

Un'agghiacciante boato distrasse i due ragazzi dalla conversazione.

Il suono era stato improvviso e simile ad un rimbombo.

-Hai sentito anche tu?- chiese Kenma, alzando involontariamente il tono di voce.

Come aveva fatto irruzione, il frastuono era cessato di colpo.

Akaashi avvicinò una mano alla cintura e Kenma interpretò il gesto come una conferma.

-Sembra quasi che sia scoppiato qualcosa.- disse il più piccolo.

Akaashi sperò vivamente che si stesse sbagliando.

-In questa casa non ci sono altre entrate, dico bene?- cercò una rassicurazione.

Kenma annuì. -L'unica porta d'ingresso è quella che stiamo sorvegliando noi.-

Akaashi avrebbe dovuto tranquillizzarsi, ma il terrore stava prendendo il sopravvento sul suo corpo.

-Forse è opera degli altri.- ipotizzò Kozume -Kuro e Bokuto hanno stuzzicato Oikawa, e ora lui gli sta giocando uno dei suoi brutti scherzi.-

-Sì.- cercò di convincersi -Magari è come dici tu.-

Il silenzio che seguì fu quasi più angosciante del boato stesso.

-Dovremmo andare a controllare che stiano tutti bene?- chiese Kenma.

La mano del ragazzo era già pronta a sguainare il kunai rubato ai gemelli Miya.

Akaashi distolse lo sguardo e rispose affermativamente con un cenno.

-Sembra una buona idea.-

Si avvicinarono all'entrata con estrema cautela.

Il vento soffiava incessante sulla porta di legno.

Akaashi lanciò un'occhiata al suo compagno e appoggiò una mano sul pomello.

-Vado prima io.- annunciò.

Kenma preferì non replicare.

Sentiva la sua pressione alzarsi, segno che il panico stava avendo la meglio su di lui.

E se i nemici li avessero scoperti?

Cacciò indietro quel pensiero paranoico e si fece coraggio.

Dopo aver roteato il polso, aprì la porta scricchiolante.

Il corridoio era freddo e silenzioso.

La fiamma della torcia, stretta nella mano di Kenma, proiettava le loro ombre sulla parete grigia.

-Visto?- disse Akaashi, più a sè stesso che al compagno. -Nessun segno di guardie reali.-

Kenma si nascose dietro il ragazzo senza dire una parola.

Il tonfo della porta che si richiudeva fece sobbalzare entrambi.

-Ah!- si lasciò sfuggire Akaashi, mentre Kenma si stringeva contro di lui.

Il vento era così insistente che Akaashi ebbe la percezione di un sonoro raspare di artigli sul legno.

-Va tutto bene.- cantilenò, appiattendosi però al muro. -Siamo solo in mezzo ad una corrente d'aria.-

La testa di Kenma fece capolino sopra la sua spalla.

-Perchè è tutto così tranquillo?-

Quello fu il primo segnale che l'atmosfera nascondeva qualcosa di sinistro.

Un accenno più forte di ansia si risvegliò in Akaashi.

-Stanno tutti dormendo?- ipotizzò, pur conoscendo la risposta.

Se i suoi amici si fossero appisolati, lo schianto li avrebbe sicuramente svegliati.

Kenma allungò il braccio, e la luce raggiunse la fine del corridoio.

-Cosa facciamo?- chiese il ragazzo.

Akaashi portò una mano sul petto.

Il suo cuore batteva come se stesse cercando di scavarsi un'uscita dalla gabbia toracica.

-Andiamo avanti.- ordinò in un sussurro.

Ogni passo sembrava sempre più pesante di quello precedente.

Il terrore si stava diffondendo gradualmente, e l'istinto di scappare a gambe levate era sempre più difficile da ignorare.

-Ci siamo quasi.- annunciò a metà percorso, assicurandosi che Kenma gli stesse venendo dietro.

Gli occhi felini erano fissi sul pavimento, troppo spaventati per incrociare quelli dell'amico.

Prima di girare l'angolo, Akaashi si fermò.

L'interno della cucina era buio e le sagome indefinite.

Kenma appoggiò una mano sulla sua schiena e si sporse in avanti per controllare di persona.

Rimasero in ascolto.

Fu quando neanche il più debole dei respiri ginse alle loro orecchie, che Akaashi si preparò al peggio.

-E adesso?- gracchiò Kenma.

Akaashi si passò la lingua sulle labbra e sentì la bocca completamente secca.

-Illumina la stanza.- disse tutto d'un fiato.

Kenma eseguì l'ordine e Akaashi rischiò di cadere all'indietro.

La cucina era vuota, ma la coperta stesa sul pavimento non era stata messa da parte.

Il tavolo, spostato contro il muro, era ancora ricoperto da pentole e vecchie scartoffie.

Un brivido di gelo percorse la schiena di Akaashi e il suo sguardo cadde sulla finestra spalancata.

Il suono di una perdita, da qualche parte, scatenò il panico nella sua mente.

Plink. Silenzio.

Plink. Silenzio.

Le gocce d'acqua erano quasi ipnotiche.

Una folata di vento improvvisa costrinse Kenma ad indietreggiare, per paura che la fiamma si estinguesse.

Quando Keiji lo guardò in volto, però, si rese conto che i motivi erano altri.

-Akaashi...- bablettò con un filo di voce, indicando un punto davanti a sè.

Il principe seguì il suo dito e si portò automaticamente una mano alla bocca.

La luna faceva risplendere di bianco i cocci di vetro sparsi per tutto il pavimento.

Proprio dove si era fermata l'esplosione, una macchia scura bagnava di rosso qualche scheggia che si era spinta fino a quel punto.

Akaashi sentì che il suo stomaco si stava rivoltando alla vista di tutto quel sangue.

-Di chi...- la voce di Kenma suonava metallica e distante -di chi pensi che possa...?-

Akaashi scosse freneticamente la testa e indietreggiò fino a sbattere contro la parete del corridoio.

-Non lo so.- rispose. Aveva il fiato corto.

I volti dei suoi compagni gli danzavano davanti agli occhi come piccoli puntini.

Cosa poteva essere capitato?

Una goccia di sudore scese lungo la fronte fino a staccarsi dalla pelle.

Doveva avere un'espressione totalmente atterrita, a giudicare dagli sguardi preoccupati di Kenma.

-Dobbiamo cercarli.- decretò il ragazzo, senza sollevare gli occhi da Akaashi.

Il corvino si morse la lingua per tenere sotto controllo i respiri affannati.

-Sì.- bisbigliò -Forse hanno portato la persona ferita al piano di sopra.-

La determinazione di Kenma sembrò sprofondare sotto il timore di pronununciare quel nome.

-Non può essere...- esitò -non pensi che...-

-Kuroo-san starà bene, vedrai.- cercò di sembrare convincente, ma non aveva nessuna prova di quello che stava dicendo.

Kenma deglutì e spostò lo sguardo da un'altra parte.

-Non pensi che siano morti, vero?-

Akaashi si strozzò con la sua stessa saliva.

Cercò di mettere insieme qualunque risposta plausibile, ma il suo cervello non era intenzionato a collaborare.

Il lato peggiore della sua paranoia stava vincendo sul resto.

Ripensò all'arrivo nel villaggio del Nekoma, quando aveva reclutato tre sconosciuti per una missione troppo pericolosa.

Ricordò i battibecchi con Oikawa e sentì il suo cuore stringersi all'idea che gli fosse capitato qualcosa di terribile.

Infine, ripercorse mentalmente la conversazione che aveva avuto con Bokuto solo poche ore prima.

Se fosse stato più prudente, nulla del genere sarebbe mai accaduto.

Se fosse stato più prudente, lui e Kenma sarebbero accorsi prima che fosse troppo tardi.

Che fine avevano fatto i suoi amici?

Era colpa sua se Wakatsu li aveva rapiti?

Li avrebbe torturati? Pestati a sangue? Uccisi?

Keiji era stato così stupido da aver commesso un altro errore fatale?

-Akaashi.- lo chiamò Kenma.

Le dita mingherline del ragazzo sprofondarono nel suo avambraccio, riuscendo a riscuoterlo.

Akaashi strabuzzò gli occhi e li spostò sul più piccolo.

Quello che vide, fu un'espressione impietrita.

Le pupille sottili stavano tremando e sembravano quasi incapaci di mettere a fuoco la scena.

-Kenma?- liberò il braccio con uno strappo. -Cosa...-

Si bloccò appena un respiro caldo gli sfiorò il collo.

La sensazione fastidiosa gli fece venire la pelle d'oca.

Tentò di girarsi, ma le unghie di Kenma lo trattennero sul posto, affondando nuovamente nella carne.

-Fermo.- ordinò il ragazzo.

Il tono era autoritario, nonostante la smorfia di terrore sul suo volto.

-Kenma...-

-Non ti muovere.- Lo sguardo di Kenma guizzò oltre le sue spalle e le iridi gialle persero tutto il loro colore. -Non ti muovere.-

Il cuore di Akaashi non era più nel suo petto.

Gli pulsava in gola sfrenatamente, ostacolandogli la respirazione.

Riusciva a percepire ogni battito come stesse tenendo l'organo tra le mani.

-Kenma- deglutì -Che diavolo-

-Se ti muovi,- continuò l'altro -siamo morti.-

Akaashi si pietrificò.

Mantenne la solita espressione solenne e tenace, ma un urlo cercò di farsi strada nel profondo della sua gola.

-Kenma...- chiamò, in preda al panico.

Voleva fuggire, nascondersi, chiamare aiuto.

Ma il terrore aveva fossilizzato ogni muscolo del suo corpo.

Quando il fiato sul suo collo si fece rovente, si sforzò di concentrare l'attenzione sulla torcia.

Le scintille di fuoco disegnavano sagome tremanti sul viso di Kenma.

-Cosa facciamo?- piagnucolò.

Un movimento alle sue spalle lo costrinse ad irrigidire la schiena.

Spostò lo sguardo sul suo compagno e comprese al volo.

Era finita.

Un urlo selvaggio irruppe dalla bocca di Kenma: -Via!-

Poi, molte cose accaddero nello stesso istante.

Akaashi venne spinto di lato, verso il soggiorno, e finì per schiantasi sul cornicione dell'ingresso.

Kenma inciampò all'indietro, usando i palmi delle mani per attutire la caduta sui cocci taglienti.

Il bastone incandescente scivolò dalla sua presa e rotolò sopra il tappeto.

-KENMA!-

E si scatenó l'inferno.

Akaashi guaì e fece un passo indietro quando una fiamma spaventosa prese vita, risucchiando ossigeno dall'aria.

Il fuoco si propagó lungo il tessuto con un pericoloso sibilio.

Il ragazzo ritrovò la voce e cominciò ad urlare.

Le sue dita graffiarono furiosamente lo stipite per sorreggersi in piedi, mentre le fiamme si alzavano fino a metà soffitto.

-AKAASHI!-

Il crepitìo dell'incendio sovrastó le grida di Kenma.

Akaashi si infilò nel soggiorno, boccheggiando a causa del fumo.

Il chiarore rosseggiante lampeggiava lungo tutto il corridoio.

Il ragazzo si coprì le vie aeree con una mano e strizzò gli occhi lacrimanti.

-Kenma?- riuscì a formulare, tra un colpo di tosse e l'altro -Stai bene?-

Dietro la nuvola di vapore, scorse il moviento di un'unica pupilla grande quanto il suo pugno.

Dell'altro fuggitivo, nessuna traccia.

-Akaashi!- il grido di Kenma giunse oltrepassò la parete della cucina e raggiunse il soggiorno.

-Kenma! Sei vivo!-

Si accostò al muro per sentire meglio, ma la voce dell'altro ragazzo lo bloccò a metà strada.

-No! Non venire qui!-

Prima che potesse chiedere spiegazioni, un'ombra deforme si stagliò davanti alla porta.

La bocca di Akaashi si distese in un terribile ghigno di orrore.

Restò così, a fissare il mostro, incapace di emettere alcun suono.

Negli ultimi istanti di razionalità, ripensò alla finestra della cucina e si sentì leggermente sollevato.

Almeno, uno dei due, sarebbe riuscito a salvarsi.

-Kenma.- sibilò, sperando che il ragazzo potesse sentirlo -Scappa dalla finestra.-

Non fece in tempo a cogliere la risposta, che la creatura si era già lanciata su di lui

   
 
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