Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Juliet8198    18/05/2022    2 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jimin poteva ancora sentirlo sulla punta delle dita, il calore che eruppe nel momento in cui le loro pelli si incontrarono. Avvolgente, confortante e così assuefacente. Gli aveva attorcigliato la mente in una nuvola fumosa, ammortizzando i suoi pensieri e cancellando ogni traccia di coscienza di ciò che succedeva al di fuori di loro due. Quelle mani che appena si erano sfiorate nel giro di pochi istanti si ritrovarono intrecciate, prima di fare aderire anche le loro braccia. 

 

Jimin non aveva idea di come avrebbe potuto prendere e andarsene da lì nel giro di cinquanta minuti. Come avrebbe fatto a sopravvivere senza quel tepore? Il suo cuore trepidava già in battiti ansiosi al solo pensiero. Con un sospiro, perciò, spostò ulteriormente il peso verso la ragazza in modo che le loro pelli fossero completamente adese fino all'estremità delle loro spalle. E mentre cercava di navigare quell'ammasso confuso che era diventato la sua testa, percepì il capo di Jein appoggiarsi su di lui. La guancia di lei contro la sua pelle, le sue ciglia a sfiorare delicatamente il suo collo. 

 

Jimin deglutì facendo sfarfallare freneticamente le palpebre, mentre la sua mente non faceva che riempirsi sempre più di fumo e di calore. Per un momento, gli parve di essere una macchina in surriscaldamento, con i motori in panne e il sistema in tilt. Mordendosi le labbra, appoggiò delicatamente il capo sopra a quello di lei, sospirando a fondo. 

 

-Forse... posso trovare un modo di non partire. Posso lasciare andare avanti i ragazzi e raggiungerli solo per gli impegni più improrogabili. Dobbiamo filmare due video musicali, ma a parte quello se la possono cavare senza di me per le interviste e-

 

-No, Jimin. È il tuo lavoro, è importante che tu vada. 

 

La voce di lei suonò meno distante che in precedenza. Sembrava quasi intorpidita dal sonno, impastata da quella sostanza che oscurava il cervello di entrambi. Jimin, allora, aprì la bocca. Le parole però si bloccarono a metà percorso dalla sua mente alla sua lingua. Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Voleva insistere, convincerla che restare insieme era la soluzione migliore, implorarla di seguirlo o di permettergli di restare... ma nulla uscì. Richiuse le labbra, sospirando. 

 

-Non voglio andare. 

 

Ci fu qualche istante di silenzio in cui Jimin chiuse gli occhi, cercando di assorbire tutto il calore che riusciva a racimolare. Forse, se lo avesse degustato attentamente, sarebbe riuscito a conservarlo dentro di sé anche nei giorni avvenire. 

 

-Neanche io- replicò sommessamente Jein. Jimin, allora, strinse appena la mano incastrata nella sua. 

 

-Non potresti chiedere una settimana di ferie?- chiese lui con tono implorante, aggrottando le sopracciglia anche se lei non poteva vederlo in viso.

 

-Forse- si affrettò a rispondere la giovane -ma non posso lasciare il paese per una settimana. Non posso stare lontana da casa così tanto tempo. 

 

Il ragazzo contemplò la risposta con crescente confusione.

 

-Perché? 

 

Solo il silenzio seguì la sua domanda. Perché non poteva lasciare casa sua? Una settimana non era poi così tanto tempo. Voleva forse dire che non si era mai presa una vacanza vera e propria? Che non si era mai allontanata per più di qualche giorno? Era assurdo. Avrebbe voluto indagare di più, scoprire se era connesso con le difficoltà che sembrava avere con i suoi genitori e cercare di sciogliere quello spiacevole presentimento che sedeva nel suo petto e gli stuzzicava la coscienza, ma la sua evidente mancanza di interesse nel continuare il discorso lo fermarono. 

 

Alla fine, chiuse semplicemente gli occhi, inspirando a fondo e lasciando che il calore inondasse ogni sua cellula. E rimasero lì, così, fino alla fine del loro incontro. 

 

 

 

-Hyung? 

 

Jimin scosse debolmente il capo, mostrando a Jungkook un debole sorriso. 

 

-Non è stato... niente di particolare.

 

Non avevano neppure parlato per davvero, se non per qualche frase scambiata ogni tanto. La conosceva a malapena. Certo, avrebbe potuto conoscerla di più se non avesse avuto l'impressione che lei lo tenesse a distanza. 

 

-Beh, vedrai che con il tempo le cose miglioreranno. Anche a me non piace molto mandare messaggi o fare lunghe conversazioni, ma non è perché non mi importa dell'altra persona. Magari anche lei è così e devi solo avere pazienza. 

 

Jimin annuì, tirando le labbra in una smorfia che doveva risultare un sorriso. I suoi occhi caddero inavvertitamente sul cellulare, che si illuminò per un istante come quando arrivava una notifica. In un flash, le sue dita scivolarono sullo schermo e sbloccarono lo screenlock, mostrandogli l'applicazione di messaggistica già aperta. Accanto al secondo nome fissato in cima alle chat, comparve il simbolo che attendeva con ansia. Con il cuore in preda alle palpitazioni, toccò la scritta, aprendo la conversazione. 

 

Da: Jein 

Come sta andando il viaggio? 

 

 

 

"Accidenti." 

 

Jin strizzò gli occhi in preda al fastidio. Dopo questa, sapeva che sarebbe rimasto bloccato per una settimana come minimo. Come aveva fatto a essere così stupido da addormentarsi con il collo piegato di lato? Sapeva fin troppo bene che senza un cuscino per la cervicale si sarebbe svegliato in preda ai crampi e sarebbe dovuto andare avanti a creme e fastidiosi massaggi del fisioterapista. Grugnendo, si raddrizzò prima di piegare la testa all'indietro nel tentativo di sciogliere i muscoli contratti. 

 

Nulla da fare. 

 

Facendo schioccare la lingua in un verso infastidito, si accorse solo allora del basso mugolio che emerse al suo fianco. Molto, molto vicino al suo orecchio. Spalancando gli occhi, si congelò sul posto. Con ogni fibra del suo corpo irrigidita in una posizione immobile, fece scivolare le iridi di lato, dove incontrò la cima di una testa scura. Deglutendo, dovette riconoscere il delicato profumo di fiori primaverili che proveniva dai capelli a pochi centimetri da lui, prima che il capo a cui appartenevano si reclinasse all'indietro. Jin, con le orecchie in fiamme e il petto bloccato in apnea nel tentativo di impedire di farsi notare, fu troppo lento a reagire. Incontrò gli occhi socchiusi e assonnati della donna che fino a qualche attimo prima era stata addormentata contro di lui e non sapeva che diavolo fare. 

 

Lei sembrò metterci un po' per uscire dal torpore del sonno e realizzare la situazione. Distendendo la bocca in una smorfia, piegò il capo di lato, prima di abbassarlo e notare quanto i loro corpi fossero vicini. Alla fine, sollevò gli occhi spalancati su di lui. 

 

-Ah... ehm... io...

 

Era la prima volta che Jin la vedeva senza parole. La donna distolse lo sguardo, deglutendo mentre si allontanava lentamente da lui. 

 

-Io... scusa ti ho... usato come cuscino... che stupida...- prese a mormorare, forzando una piccola risata sulle sue labbra. Jin si affrettò a scuotere la testa, stringendo poi i denti quando un crampo prese a salirgli lungo il collo. 

 

-Non ti preoccupare, non... non è stato nulla di... grave... 

 

Lei, però, sembrava intenta a scappare dal suo sguardo mentre si sollevava dal posto e si stiracchiava rigidamente tirando la bocca in un sorriso.

 

-Ehm... forse... è meglio se torno nella classe dei poveri. Ci... ci vediamo. 

 

Jin spalancò gli occhi, osservandola marciare velocemente verso la coda dell'aereo. Abbandonandosi contro il sedile, deglutì sonoramente abbassando il capo mentre prendeva a stropicciarsi gli occhi. 

 

Con respiri profondi, cercò di rallentare il battito del suo cuore. 

 

Ma non ci fu nulla che riuscì a calmarlo. 

 

 

 

Il resto del viaggio, per Yona, volò via senza che se ne accorgesse. Intervallato solo da qualche breve conversazione con Estella e Diana nelle poche occasioni in cui le ragazze lasciarono la prima classe per venire a farle un saluto, si accorse che la sua mente era rimasta in trance fino a che non notò i passeggeri che la circondavano iniziare ad alzarsi dai loro posti e tirare giù le valigie. 

 

Era una cosa stupida. 

 

Insomma, si era solo addormentata sulla spalla di un uomo, aveva fatto ben altro nella sua vita che avrebbe dovuto suscitare reazioni molto più grandi. In preda all'irritazione, sfilò la sua valigia dallo scompartimento sopra alla sua testa con un gesto secco, rischiando di conseguenza che l'oggetto le si schiantasse in faccia. Trascinando se stessa e il trolley lungo il tunnel trasparente che collegava l'aereo alla sala arrivi dell'aeroporto, seguì gli altri membri del team di traduttori a cui era stata appioppata o, come avevano detto i manager, "affidata per la durata del viaggio". Insieme al resto dello staff, si misero in fila alle cabine dove le guardie controllavano i passaporti, passando uno a uno per presentare i propri documenti. 

 

Il suo sguardo scrutò distrattamente i suoi dintorni e la marea di volti che la circondavano, ma sapeva per certo che i suoi studenti non sarebbero stati lì. Senza dubbio erano stati diretti immediatamente verso le macchine che gli avrebbero portati in hotel, mentre una persona addetta avrebbe fatto controllare i documenti al loro posto. Oppure lo staff dell'aeroporto aveva già esplicato la tediosa procedura in una zona separata. Fatto stava che sicuramente non potevano trovarsi in mezzo a quell'ammasso di persone. 

 

Una volta passati i controlli, Yona seguì silenziosamente il suo gruppo, attraversando il corridoio di fan che erano rimaste dopo aver assistito all'arrivo della band, fino a raggiungere un van nero a sei posti. Un po' stretto, doveva ammettere, ma rispetto al calcio nel sedere dentro un taxi di passaggio che si sarebbe aspettata era sicuramente un ottimo trasporto. 

 

L'hotel in cui alloggiavano era lo stesso degli idol, fu assicurata. Ciò che questo implicava la colpì solo quando, arrivati davanti al mostruoso edificio a cinque stelle la cui entrata era tappezzata di oro, marmo e lampadari di cristallo, vide un valletto aprire la portiera e invitarla a lasciare la sua valigia. In quel momento, si chiese se non avesse dovuto cercare di infilarsi in quell'agenzia molto tempo prima. Se quello era il trattamento, non era per niente male.

 

Una volta ricevuta in mano la chiave magnetica per la sua stanza, salutò il resto del gruppo di traduttori e si diresse verso gli ascensori. A quanto pareva, dal momento che avrebbe continuato a tenere le sue lezioni con i ragazzi per tutta la durata del soggiorno, le era stato concesso di avere una camera tutta per sé invece che avere una coinquilina come ogni altro membro dello staff e la cosa, di certo, non le dispiaceva. Quando entrò nella stanza, incontrò una modesta suite dominata da un letto matrimoniale con lenzuola dai toni tortora e beige, una tenue stringa di luce che proveniva da  dietro alla testiera e un bagno ricoperto di eleganti mattonelle opache nello stesso tema. 

 

Dirigendosi verso la sua valigia, fece appena in tempo a far scorrere la cerniera fino in fondo prima che il telefono nella sua tasca iniziasse a vibrare. Senza guardare il nome dell'interlocutore, rispose sollevando il coperchio di tela nera.

 

-Scricciolo? Sei atterrata? 

 

Le mani di Yona si bloccarono per un istante. Stringendo le labbra, riprese ad aprire le tasche interne della valigia. 

 

-Ehi pa'. Sono arrivata adesso in hotel. 

 

-Grande. Come è andato il viaggio? 

 

Yona contrasse appena le sopracciglia, appoggiando il telefono contro la spalla mentre estraeva la sua biancheria intima da sistemare nei cassetti. 

 

-Bene- rispose semplicemente. Trasse un sospiro, analizzando il verso di assenso che sentì provenire dall'altro capo del telefono. 

 

-Mi fa piacere. 

 

Yona contrasse il petto. 

 

-Domani che fai? Devi lavorare?

 

La donna serrò gli occhi per un momento. Quando li riaprì, fece saettare le iridi per ogni centimetro della stanza. 

 

-Alla mattina, credo. O forse al pomeriggio. Non sono sicura, hanno un programma molto incasinato. 

 

Si ritrovò con le mani bloccate, inginocchiata davanti al cassetto, con una fastidiosa sensazione all'intestino. Era un freddo viscerale, quasi malsano, che talvolta la portava ad avere coliche per il resto della giornata. Stress somatizzato, aveva detto Cho. Qualsiasi cosa fosse, per Yona era il suo corpo che le diceva che qualcosa che non le sarebbe piaciuto sarebbe successo da lì a poco. 

 

-Riusciresti a trovare un'ora per il tuo vecchio? Mi sono preso un giorno dal lavoro per vederti. Pensavo di partire domattina presto con Jewel per venire lì e passare un po' di tempo insieme, se non sei troppo impegnata.

 

La donna trasse un respiro. Non voleva riflettere sulla ragione per cui Jewel sarebbe venuta con lui. La sua mente era pronta a trovare una soluzione, ma lei al momento non lo voleva sentire. Sollevandosi, si abbandonò sul letto con braccia e gambe aperte come un angelo sulla neve e gli occhi paralizzati sul soffitto. 

 

-Ok, un modo per organizzarmi lo trovo. 

 

-Ne sono felice. A domani scricciolo. 

 

Yona rimase lì sul letto. Da che la telefonata era cessata, non riuscì a muovere un muscolo e non riuscì a chiudere gli occhi per le ore successive. Il lento declino del sole la sfasò solo quando non poté più vedere il soffitto chiaramente a causa dell'oscurità che aveva preso possesso della stanza. Sospirando a fondo, voltò il capo indolenzito dall'immobilità e accese lo schermo del cellulare. 

 

Le otto e trenta. Non aveva cenato. Non aveva neppure finito di sistemare la valigia e, facendo scivolare pigramente lo sguardo su di essa, si accorse che non aveva alcuna intenzione di farlo. I suoi occhi allora caddero sul piccolo frigorifero metallico che si intravedeva sotto alla scrivania di legno chiaro posta davanti al letto. 

 

La tentava, certo, ma bere da soli era una strada ancora più veloce per spararsi un colpo in bocca prima del sorgere del sole di quanto non lo fosse già stata la sua lunga contemplazione depressiva del soffitto. Forse era perché aveva la mente offuscata dall'oblio e da quella spiacevole sensazione che le attanagliava il corpo. Ma si rese conto di quello che aveva fatto solo quando lo schermo del cellulare la guardò in viso, mostrandole il messaggio che aveva appena inviato sotto al suo naso. 

 

A: Hot man broad shoulders 

A quanto pare, ho un minibar nella stanza e non ho paura di usarlo. Per caso hai voglia di farmi compagnia?

 

 

ANGOLO AUTRICE

Lo so, vi ho uccisi tutti con quel nickname alla fine, dite la verità. Comunque non temete, anche se ho profetizzato tempesta sono stata abbastanza generosa con voi XD il prossimo capitolo racchiuderà più piacevoli sorprese di quanto previsto XD e nel mezzo di cammin di nostra vita… ho una sorpresina per voi 😚 

 

Siamo all’incirca a metà di questa storia (prevedo che verrà lunga quanto Il principe, più o meno) ma il materiale per la prossima è già abbondantemente in cantiere perciò… ho deciso di iniziare a condividere qualcosina con voi. 

 

Attachment.png

 

(Per il popolo di EFP, nell’ultimo capitolo credo che la foto fosse visibile perciò spero che abbiate fortuna anche questa volta)

 

 Come potete vedere, il prossimo sarà un progetto decisamente diverso dai precedenti. Sto creando un vero e proprio mondo attorno a questa storia che, benché trarrà ispirazione dal nostro, ha storia e conformazioni ben diverse. Non vedo l’ora di condividere di più con voi. Siete curiosi?

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Juliet8198