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Autore: Alex Ally    18/05/2022    1 recensioni
[Anfibia]
Spoiler anche se minimi per l'episodio "The Hardest Thing".
Le ragazze sono tornate a casa sane e salve, ma rimangono ancora delle questioni in sospesso la mia opinione sulla riunione di Sasha e Marcy con le loro famiglie.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si copri gli occhi per riabituarsi alal luce del sole naturale e quando pote finalmente vedere guardo la sua città, era stata lì nemmeno un giorno prima per fermare l'invasione di Andrias e del Nucleo però ora era qui in pace era tornate a casa, erano tornate tutte a casa.
«Sasha mi puoi prestare il cellulare?» chiese Anne, aveva bisogno di chiamare i suoi e dir loro di venire a prenderle, il portale le aveva fatte apparire in città, ma lontano dai posti in cui vivevano.

Non aveva paura della reazione dei suoi, a modo loro erano sempre stati solidali con lei e Marcy sapeva che erano brave persone però come poteva dire loro che tutto ciò che era successo era colpa sua?
Non solo aveva trascinato Anne e Sasha in un'altro mondo non considerando minimamente cosa volevano loro, ma non ha mai nemmeno pensato a come ciò avrebbe potuto influire sulle altre persone. Su i genitori di Anne, su quelli di Sasha e su i suoi... come poteva guardargli negli occhi e dire loro: “Ho fatto quello che volevo sperando per mesi in un'altro mondo molto probabilmente facendovi preoccupare da morire e non ho mai nemmeno una volta pensato a voi o a quanto avrestre sofferto.”
Se avesse potutto si sarebbe presa a schiaffi da sola, era considerata una ragazza inteligente, ma in realtà non riusciva a vedere ciò che aveva proprio davanti agli occhi semplicemente perchè non voleva farlo.
La macchina dei Boonchuy si fermo davanti a casa sua identica a come l'aveva lasciata quando era scappata. Ingoio a vuoto non avrebbe potutto evitare questo confronto per sempre.
Scese dall'auto e fece segno di andare, pensava che sarebbe stato più semplice affrontare i suoi da sola. Non fece nemmeno in tempo a bussare che la porta si apri di scatto e davanti a lei suo padre la stava guardando.
«Marcy.» disse Henry Wu guardando la figlia da dietro i suoi occhiali.
«Papà io...» inizio Marcy, ma non finì la frase perchè suo padre l'aveva abbracciatta.
«Perdonami Marcy, mi dispiace tanto. Perdonami...» singhiozzo Henry tenendola stretta e Marcy non pote a sua volta trattenere le lacrime.
«Non è colpa tua è mia... è solo colpa mia.» disse Marcy.
«No, Marcy la colpa è mia.» disse suo padre staccandosi da lei e guardandola negli occhi. «Ho pensato solo al mio lavoro e avrei dovuto essere più disponibille ad ascoltarti e per colpa mia sei finita in quel mondo rischaindo la tua vita e tutto questo solo a causa mia perchè non ti ho seguito subito quando sei scappata.»
I sensi di colpa non avevano ancora finito di tormentarla, vero?
Marcy non disse niente e si lascio guidare dal padre dentro casa, se doveva dire la verità allora era meglio farlo una volta sola con entrmabi i genitori.
Henry chiamo la moglie e poco dopo Marcy vide la madre arrivarle incontro e stringerla a sua volta in un'abbraccio soffocante.
«Marcy grazie al cielo stai bene.» eslcamo Emily Wu.
«Sto bene basta preoccuparsi.» disse Marcy.
I suoi l'accompagnarono in salotto e subito le offrirono le sue merendine preferitte, suo padre le stava chiedendo se voleva vedere un film o andare da qualche parte di specifico per festeggiare il suo ritorno.
«No, voglio rimanere in casa e... e parlarvi.» disse Marcy.
«Puoi dirci qualsiasi cosa.» disse Emily accarezandole i capelli.
Marcy fece un respiro profondo e guardando i suoi parlo, spiego a loro ogni caso riguardo ad Anfibia e sopratutto il suo ruolo in tutto quello che era successo, come quella situazione non fosse affatto colpa loro ma solo di una sua scelta avventata.
A fine racconto Marcy vide il padre rabbuiarsi e alzarsi dal divano non era mai stata brava a leggere le emozioni delle altre persone però di una cosa era sicura l'attegiamento di suo padre non prometteva niente di buono.
«Mi dispiace, non ho pensato alle conseguenze delle mie azioni e.... mi spiace per favore non arrabbiatti.» supplico Marcy.
In quel momento si rendeva conto che non voleva perdere il legame che aveva con i suoi, non voleva smettere di visitare i musei con la madre o giocare ai videogiochi con il padre.
«Non sono arrabbiatto.» disse infine Henry. «Sono deluso anche se con me stesso.»
«Papà...» sussurro Marcy.
«Se eri disposta a far tutto questo per poter stare con le tue amiche allora devo aver sbagliatto qualcosa come padre e di questo mi scusso.» continuo Henry.
«No.» grido Marcy abbraciando il apdre. «Sei il papà migliore del mondo, giochi con me e se non fosse per te e la mamma che mi tenevate con i piedi per terra quando serviva mi sarei di sicuro cacciata in guai peggiori.»
«Marcy allora... allora non c'è l'hai con noi?» chiese Emily.
Marcy scosse la testa e fece entrare anche sua madre nell'abbraccio. I tre continuarono ad abbracciarsi certi che tutto si sarebbe sistemato e che con il tempo ognugno di loro sarebbe arrivato a perdonare se stessi.
Il traslocco era inevitabile lo sapevano, ma stavolta Marcy era pronta ad affrontarlo.

I genitori di Anne l'avevano avvisata che sua madre sarebbe stata a casa ad aspettarla il che era probabille infondo sua madre saltava il lavoro solo e unicamente in caso d'emergenza e la sua scomparse rientrava benissimo in quella categoria.
«Mamma?» chiamo entrando in casa e vedendo che tutto sembrava uguale a come l'aveva lasciato mesi addietro.
Sorisse pensando a quella mattina, sua madre le aveva preparato la colazione prima di corerre allo studio legale in cui lavorava se non sbagliava quel giorno aveva un caso importante per la sua carierra e si chiese come fosse andata.
«Mamma?» chiamo Sasha.
«Sasha?» si senti al voce di Juliet Waybright.
La donna andò incontro alla figlia fermandosi a pochi centimetri da lei come se cercasse di capire se fosse veramente lì o un frutto della sua immaginazione.
«Sono io mamma davvero.» disse Sasha.
Juliet non disse niente abbraccio semplicemente la figlia.
Anche prima di andare ad Anfibia gli abbracci di sua madre erano rari, Juliet era quasi continuamente al lavoro e a volte lei e Sasha potevano non vedersi per giorni ciò nonostante era inegabille che le volesse bene facendo sempre del suo meglio per dimostrarlo come prepararle a volte qualcosa da mangiare(Anche se non era la cuoca migliore al mondo)o cercare di essere presente alla recite o a qualche altro evento quanto poteva come le gare di Cheerleding e ogni anno il giorno dle suo compleanno riusciva sempre a prendersi la giornata libera per stare con lei.
Juliet si stacco dalla figlia come se gli fosse venuta in mente qualcosa di urgente.
«Edward!» grido. «Edward sbrigati è tornata!»
Sasha penso di aver capito male, non poteva essere lui?
Non avrebbe dovutto trovarsi qui... eppure la persona che le ragiunse fu proprio suo padre.
Sasha senti il cuore batterle a mille nel vederlo, i suoi avevano divorziato quando era piccola anche se in linea di massima erano rimasti in buoni rapporti però suo padre non avrebbe dovutto essere qui era in missione oltreoceano era partito poco prima del compleanno di Anne. Questo era effetivamente il motivo principale della seprazione Juliet ad un certo punto non riusciva più a sopportare la paura e la distanza causate del mestiere del marito e di comune accordo si erano separati, Juliet aveva avuto la custodia completa di Sasha che però era libera di andare a trovare il padre nel piccolo appartamento in città quando voleva.
Adesso però avrebbe dovutto trovarsi dall'altra arte del mondo per almeno altri tre mesi... era tornato a casa per lei?
«Papà!» grido Sasha gettandogli le braccia al collo.
Il colonello Edward Waybright strinse a sua volta la figlia felice nel vederla lì sana e salva. Quella sera la famiglai festeggio il ritorno di Sasha tutti assieme anche se era una cosa temporane e lei lo sapeva non le importava era felice che fossero entrambi lì con lei mentre raccontava loro cosa aveva fatto e come era cresciutta vedeva nei loro occhi che erano fieri di lei.
E anche lei era fiera di se stessa.
  
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