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Autore: Misaki Starlyght    19/05/2022    2 recensioni
|| M e r t h u r || H o g w a r t s A U || C r o s s o v e r || M e r l i n 💚🐍🤍|| A r t h u r ❤️🦁💛 || S l y t e r i n & G r i f f i n d o r ||
Fino a pochi mesi prima Arthur, non aveva idea dell'esistenza della magia, di maghi e streghe che la praticavano e perfino di scuole dove la insegnavano. Ma ora è lì, fra le antiche mura di Hogwarts.
Il suo primo anno come studente ha inizio e la sua vita finirà per intrecciarsi inevitabilmente a quella di Morgana, Gwain e Merlin.
E mentre lui cercherà di destreggiarsi fra lezioni e professori inusuali, non mancheranno primi amori e segreti di famiglia da svelare.
Questa fanfic nasce da un esperimento.
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•I trope
•Gli avvertimenti
•Un accenno di trama
E io farò il resto! È un modo per me di sperimentare e uscire dalla mia confort zone e per voi di leggere qualcosa che vi piace.
Siete tutti invitati a partecipare!
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Io lo so che dovrei andare avanti con "Quando cala la notte e la magia divampa" vi vedo con i forconi, lì tutti belli pronti. Ma...con queste belle sfide succulente...come faccio a dire di no?
Questa seconda sfida mi è stata richiesta da La lettrice insaziabile
Spero che questa Merthur vi piaccia e se per caso siete degli amanti della Gallavich vi invito a leggere "Pareti Bianche" 🔥😏😉.

{Piccolo Dislclaimer.
Nonostante io abbia scritto (su richiesta) questa Merhur ambientata nell'universo della Rowling. Mi dissocio completamente dalle sue affermazioni transfobiche!🏳️‍🌈
Annuncio finito}

Vi auguro una buona lettura e se vi va ci vediamo nei commenti e magari nei messaggi privati per altre sfide!

Arthur non riusciva ancora a credere di essere lì, in una delle Scuole più prestigiose di Magia e Stregoneria.
Hogwarts, così si chiamava.
Fino a qualche mese prima non sapeva nemmeno dell'esistenza della magia, di persone che la praticavano e addirittura di scuole dove la insegnavano.
Eppure, ora era lì, fra quelle antiche mura, insieme ad altri ragazzini della sua stessa età; per affrontare un esame ed essere smistati in una delle quattro prestigiose case.

Il ragazzo facendosi coraggio, provò a chiedere a qualcuno dei ragazzi li presenti, se sapessero qualcosa di questa fatidica prova di ammissione; ma nessuno seppe dirgli nulla di concreto. Una ragazzina dai capelli neri come il carbone, gli disse che suo fratello - più grande di lei di due anni e quindi alunno della prestigiosa scuola - gli aveva riferito, che avrebbero dovuto dare prova delle loro capacità facendo un incantesimo. Un altro ragazzo dai capelli biondo cenere invece, gli disse che aveva sentito dire che avrebbero dovuto catturare un qualche animale magico, senza farsi uccidere.

Tutte quelle supposizioni non aiutarono Arthur a sentirsi meglio, dato che era un semplice undicenne, che aveva scoperto da pochi mesi di essere un mago. Non negava di essere eccitato al massimo e desideroso di dare prova delle sue capacità, ma come avrebbe mai potuto fare qualcosa senza sapere da che parte incominciare?

-È inutile che vi scaldiate tanto. Non useremo la magia e nemmeno saremo costretti a fare qualcosa di pericoloso.- disse all'improvviso un ragazzo mingherlino dai capelli neri e gli occhi azzurri. -E tu come fai a saperlo?- chiese subito Arthur, curioso di sapere di più da quel ragazzo dall'aria pallida, che pareva saperne di più di tutti loro. -Me lo ha detto mio nonno, anche se non ha specificato di cosa si tratta.-
-Allora nemmeno tu sai cosa succederà.-
-Ovviamente, nessuno lo sa quando si viene scelti.- rispose gelido.
-Ed è normale questa cosa?- chiese perplesso.

Nelle scuole normali non si era mai sentito di prove segrete e inquietanti per poter essere ammessi. Ma era anche vero, che tutte quelle scuole non erano Hogwarts.

-Tu non sei di queste parti vero?- chiese questa volta il moro, che sembrava squadrarlo dall'alto in basso con fare di sufficenza. -No, sono di Camelot.- rispose Arthur sincero e non comprendendo la reale domanda che si celava al di sotto di quelle parole. Di fatti, alcuni dei ragazzini che erano lì, si misero a ridere di gusto alla sua risposta. -Come pensavo.- concluse il ragazzo dai capelli corvini.

Arthur non riuscì a non sentirsi a disagio in quel frangente, non capendo, cosa quel ragazzo intendesse dire con le sue parole; ma non fece in tempo a chiedere spiegazioni che una professoressa vestita di verde smeraldo e dall'aria severa venne loro in contro.
-Buona sera nuovi studenti, e benvenuti ad Hogwarts. Io sono la professoressa McGranitt. Prima di andare a sedervi nella sala grande, e partecipare al banchetto di inizio anno, verrete uno ad uno smistati in una delle quattro prestigiose case di Hogwarts: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.-

La strega finì di dare loro le spiegazioni necessarie per poi accompagnarli nella Sala Grande e così scoprire, a quale casa sarebbero appartenuti.

La sala era enorme, splendida e maestosa: quattro lunghi tavoli, pieni di studenti, percorrevano in lungo la sala mentre un altra tavolata la percorreva orizzontalmente, costituita da quelli che Arthur suppose, essere gli insegnanti.
In mezzo, si ergeva uno sgabello con sopra un cappello a punta vecchio e logoro.
In più, come se quella scena non potesse essere più incredibile di così, dove in teoria ci sarebbe dovuto stare il soffitto, un cielo stellato troneggiava sopra le loro teste.

Uno ad uno i ragazzini chiamati per nome, si sedettero sullo sgabello, indossarono lo strano cappello e chi più chi meno, dopo pochi minuti, il cappello urlava il nome della casa a cui erano stati assegnati.

Arthur non sapeva davvero spiegarsi come facesse il cappello a selezionare la casa giusta. Ma vista la situazione, probabilmente per magia.

-Io voglio andare a Serpeverde.- disse il ragazzo dai capelli corvini, spuntato accanto a lui all'improvviso. -E perché proprio quella?-
-Da generazioni la mia famiglia fa parte di quella casa. È una delle più prestigiose.-
-Credevo che tutte lo fossero.- disse ancora una volta Arthur, perplesso dalle sue parole. -Ne hai di cose da imparare, ragazzo di Camelot.- gli rispose il moro, prima di essere chiamato.
-Aurelius Merlin.-

Pochi secondi e il cappello pronunciò la fatidica parola: SERPEVERDE!

Alla fine ha avuto quello che voleva.

Pensò Arthur, che non aveva idea di dove volesse andare, non conoscendo nulla delle case di Hogwarts. Ma pensò anche, di non essere sicuro di voler andare nella stessa casa di quel Merlin Aurelius.

-Pendragon Arthur.- lo chiamò la McGranitt ad un certo punto e il biondo si diresse verso lo sgabello e una volta seduto, la strega pose sulla sua testa il logoro cappello.

-Ummh...interessante.- gli sussurro il cappello all'orecchio. -Vedo coraggio, desiderio di mettersi alla prova, spirito di sacrificio, una buona attitudine al comando e anche, spavalderia. Sì, decisamente tanta spavalderia. Sicuro di non voler andare da Serpeverde? Se è così, allora non ci sono dubbi. GRIFONDORO!-

E a quella parola il tavolo della casata dei Grifondoro esplose in un boato di grida gioiose, accogliendolo come uno di loro.

Arthur non sapeva ancora cosa volesse dire essere un Grifondoro, ma il calore con il quale i suoi nuovi compagni lo accolsero, gli fece capire che gli piaceva.
E fra gli applausi e le grida di giubilo non poté non notare la sguardo gelido di Merlin su di sé.

-Ignoralo. È uno Serpeverde.- disse una voce maschile di fianco a lui, una volta sedutosi a tavola. -Come?- chiese Arthur girandosi per capire chi gli avesse rivolto la parola. -Parlo di quel Merlin Aurelius. Ignoralo, è solo un ricco snob come tutta la sua famiglia.-
-Lo conosci?-
-Tutti conoscono la famiglia degli Aurelius. Sono tra le dinastie puro sangue più antiche e famose di Hogwarts. E ovviamente sono tutti Serpeverde.-
-Ah, capisco.- rispose Arthur che di antico e famoso non aveva proprio nulla. -Ed è un male? Intendo, essere un Serpeverde.-
-Beh...non proprio però...sai...la maggior parte dei maghi cattivi erano dei Serpeverde...quindi...non è che abbiano proprio una bella fama. Non come noi Grifondoro, ovviamente.- concluse il ragazzo molto compiaciuto. -A proposito. Io sono Gwaine.- si presentò dando una scrollata alla sua folta chioma castana.
-Arthur.- ripose il biondo stringendogli la mano. - E così, non sapevi di essere un mago?-
-È così evidente?- chiese il biondo imbarazzato -Abbastanza. Ma non ti preoccupare. Non sei il primo mago con un genitore babbano.-
-Babba che?-
-Babbano. Significa, persona senza poteri magici. Madre o padre?-
-Mia madre era una strega, credo.-
-Non né sei sicuro?-
-Non ho mai conosciuto i miei genitori. Sono morti quando ero piccolo.-
-Oh, cavolo! Mi dispiace.-
-Non ti preoccupare. Sono stato cresciuto dal mio padrino e da quel che mi ha detto, mio padre è sempre stato normale... cioè...un babbano. Quindi credo proprio che fosse mia madre quella con i poteri in famiglia. E tu invece?-
-I miei sono entrambi maghi, ma mio padre, visto l'importante nome di famiglia di mamma, ha preferito prendere il suo cognome. Sai, per mandare avanti la stirpe di famiglia.-
-Cavolo, che cosa complicata.-
-Non me né parlare. Molti maghi sono fissati con questa cosa del nome di famiglia. Per me, sono solo cavolate.-
-Questo lo pensi tu, caro cugino.- disse una voce femminile poco distante da loro.

Entrambi i ragazzi si girarono in direzione della voce e videro una bellissima ragazza dagli occhi azzurro ghiaccio e i capelli neri come la notte -Arthur, ti presento Morgana DeBois. La mia bella quanto irritante cugina.-
-Lo so, anche io stento a credere di essere imparentata con te.- gli disse facendogli l'occhiolino, per smorzare la battuta -Piacere di conoscerti Arthur e mi raccomando non credere a tutto quello che mio cugino ti dice, è un gran combinaguai. E comunque, è un grande onore appartenere alla casata dei Debois.-
-Visto? Tutti fissati.- rispose Gwaine facendo spallucce.

Alla fine della cerimonia, Silente, il preside della scuola diede inizio al famoso banchetto di Inizio Anno tanto atteso, e presto l'aria si riempí del profumo delle invitanti pietanze che erano apparse per magia e delle chiacchiere di studenti e insegnanti. Il tutto condito dalla presenza dei fantasmi delle case di Hogwarts, che vennero a dare il loro benvenuto ai nuovi arrivati.

Ad Arthur fece molto ridere Ser Nick quasi senza testa, ma cercò comunque di non farsi notare per non offenderlo. Il poveretto era già abbastanza vessato dagli altri fantasmi perché non aveva la testa completamente separata dal corpo.

Dopo di ciò, tutti quanti sazi e stanchi per il viaggio e per le forti emozioni, grazie ai prefetti, gli studenti vennero indirizzati verso i reciproci dormitori.

Arthur, che quella sera aveva fatto amicizia con Gwaine e Morgana, salutò la ragazza prima che si diresse verso la sua parte di dormitorio, destinata alle ragazze. Mentre lui è Gwaine si diressero insieme, verso quello maschile.

Nella stanza trovarono ad attenderli, oltre i loro bagagli, dei letti dall'aspetto comodo e invitante.
I due ragazzi furono felici di scoprire che erano vicini di letto, visto quanto si erano trovati bene l'uno con l'altro.

E il biondo, una volta infilatosi nel letto non poté fare a meno di ripensare a tutti gli avvenimenti incredibili che lo avevano portato a stare fra quelle mura.

Ripensò al giorno della lettera e la faccia sconvolta del suo padrino Leon, che non aveva idea di cosa fosse questa fantomatica Hogwarts.
Alla sua prima volta a Diagon alley, agli strani e incredibili negozi da cui era composta e dove ha comprato la sua civetta Lowden e la sua prima bacchetta da Olivander: legno di Agrifoglio, tredici pollici, Nucleo di corde di cuore di drago, abbastanza flessibile.
E per finire, il binario nove e tre quarti e l'importante cerimonia di smistamento.

Arthur restò lì, nel suo letto assaporando ogni ricordo e sensazione finché la notte non lo avvolse del tutto.

~°~°~°~°~°~°~

Il mattino seguente Arthur, Gwaine e Morgana, dopo aver indossato le divise scolastiche dei Grifondoro e fatto colazione nella Sala Grande, vennero presto catapultati in un mondo di lezioni e insegnati inusuali.
Le lezioni erano tante, tutte differenti e passavano da Storia della Magia, a Erbologia, Pozioni, Incantesimi, Astronomia, Trasmutazione, Difesa contro le Arti Oscure e per finire Volo.

E nelle settimane successive, Arthur, scoprì di non essere portato per tutte le materie che gli si presentavano. Storia della Magia era piuttosto noiosa, anche se il professor Rüf, un fantasma, non aiutava di certo a rendere la lezione più "viva" o avvincente. Ma questo instillò in lui, la voglia di sapere di più sulla sua discendenza magica e su sua madre; di cui non sapeva assolutamente nulla.

Erbologia, Astronomia e Pozioni erano difficili, visto che anche a scuola scienze e matematica non erano mai state fra le materie in cui spiccava. Troppi dati schematici e poco istinto. A differenza di Morgana, che primeggiava decisamente su tutta la classe. Per non parlare del professor Piton: Un mago inquietante, incline alla rabbia, battutine acide e decisamente non amante dei Grifondoro. Più stava alla larga da Severus Piton meglio era.

Se si trattava di Incantesimi, Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure, allora era un altro paio di maniche. Era decisamente portato per quelle materie. E poi c'era Volo, e se c'era una materia per il quale era nato, era proprio quella.
Ogni settimana non vedeva l'ora di fare lezione con Madama Bumb, e la strega era talmente fiera di lui e di Gwaine che un giorno strizzò loro l'occhio, aspettandosi di vederli alle selezioni di Quidditch dell'anno seguente. Inutile dire che i due ragazzi le promisero di essere i primi della fila per essere reclutati.

Lezioni, insegnanti stravaganti e scale a cui piace cambiare, a parte, ad Arthur piaceva Hogwarts. E per quanto gli mancasse casa, il suo padrino e i suoi amici; una parte di lui si sentiva totalmente appagata e completa in quel luogo, come mai era stato in tutta la sua vita.

Fin dalla nascita, si era sempre sentito diverso e negli anni aveva dato l'origine di questo suo malessere la fatto che fosse un orfano.
Era felice, certo, di avere il suo padrino, ma non era la stessa cosa che avere una mamma e un papà.

E poi c'erano gli "incidenti strani" che gli capitavano fin da piccolo e al quale solo ora era riuscito a dare una spiegazione.
Questo, grazie ai suoi compagni che gli spiegarono che i suddetti incidenti, non erano né casuali né frutto della sua immaginazione, ma solo la crescita e lo sviluppo dei suoi poteri non ancora incanalati da una bacchetta.

Questa scoperta lo rincuorò molto perché spesso a scuola era stato punito per incidenti assurdi. Tutti ovviamente mentre faceva rissa con altri della sua età, perché Arthur Pendragon era molte cose, ma di certo non un ragazzo calmo e tranquillo.

Fu felice di raccontare tutte queste nuove informazioni al suo padrino, con le lettere settimanali che gli inviava tramite Lowden.
Un paio di volte cercò anche di farsi dare qualche informazione sui suoi genitori e soprattutto su sua madre, ma l'uomo non abboccò, ignorando totalmente le sue domande.

Se Arthur voleva delle risposte, avrebbe dovuto cercare altrove, anche se non capiva la reticenza del padrino a parlare dei suoi genitori.
Da piccolo, si era convinto che non né volesse parlare perché soffriva troppo, ma ora, dopo undici anni, non poteva negargli la verità. Quindi la domanda restava: perché Leon dopo tutto quel tempo si rifiutava ancora di toccare quell'argomento?

Anche Morgana e Gwaine provarono ad aiutarlo nella ricerca, sfogliando qualche vecchio libro sulle casate e famiglie del Mondo Magico ma era difficile trovare qualcosa senza sapere il nome e il volto della donna, visto che il suo padrino si era sempre riferito a sua madre chiamandola: la Signora Pendragon o tua madre.

Poi Arthur, si ricordò di un vecchio baule in soffitta, contenente oggetti, vestiti e fotografie di Uther e Hunith, che aveva scoperto molti anni prima per caso, quando era ancora piccolo.
Non ricordava con esattezza il contenuto, ma gli era rimasto il ricordo di una scena: lui che dice a Leon di aver trovato delle foto che si muovono, le braccia dell'uomo che gli tolgono bruscamente le foto dalle mani e la sua voce perentoria che gli dice, che non esistono foto che si muovono o stupidaggini simili.

A quel tempo non aveva dato peso alla faccenda e pensava di aver addirittura inventato quella storia per attirare l'attenzione. Ma ora, sapeva che le foto in movimento esistono e sono frutto della magia.
Questo cosa significava? Che il suo padrino sapeva qualcosa e aveva volutamente deciso di nascondergli la verità per undici anni? E se era davvero così, perché?

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Con l'avvicinarsi delle vacanze invernali Arthur, decise di sfruttare il rientro a casa per riguardare nel vecchio baule e indagare, promettendo ai suoi amici di scrivergli spesso e di tenerli aggiornati su eventuali scoperte.
Peccato che una volta rientrato a casa, del baule non ci fosse più traccia.

-Dov'è il baule?-
-Di quale baule parli, Arty?- chiese il padrino Leon, mentre sfogliava il giornale di Camelot sorseggiando la sua tazza di caffè.
-Di quello che stava in soffitta. Quello vecchio, con dentro le cose di mamma e papà.-
-Sei appena tornato da quella scuola, perché non ti riposi invece di pensare ad un vecchio baule.- rispose ancora l'uomo, non dando peso alla sua richiesta e dando invece più attenzione alla sua colazione e alle notizie mattutine.
-Ma il baule...-
-Perché improvvisamente ti importa tanto di un vecchio baule?-
-Perché era di mamma e papà.-
-Non mi sembra che in questi anni ti sia importato molto però.-
-Beh...Ora mi importa.- rispose Arthur, sentendosi ferito dalla risposta del padrino; come se fosse sua la colpa di non essersi interessato.
L'uomo non gli aveva mai dato molta scelta.

-Se mi dicessi dov'è...-
-Sono passati anni Arthur, non ricordo dove sia quel baule.- rispose l'uomo, che stava iniziando a scocciarsi delle sue richieste.
-Ma è sempre stato lì. Non capisco come abbia fatto a sparire.-
-Non so che dirti Arthur. Era di tua madre. Non possiamo sapere se sia sparito per magia.-
La battuta dell'uomo non lo fece ridere per nulla, anzi, gli diede ancora di più la conferma che il suo padrino gli stesse nascondendo qualcosa.

E dato che, tra le altre cose, Arthur era anche un vero testardo; non si arrese per nulla e continuò la ricerca del baule scomparso, per tutte le vacanze invernali.
Inutile dire che la sua ricerca non portò da nessuna parte, tanto che un giorno Morgana, rispondendo ad una sua lettera particolarmente sconfortante, gli disse che se avesse potuto gli avrebbe inviato del veritasserum per far parlare il suo Padrino e capire cosa nascondesse.

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A vacanze finite, Arthur rientrò a scuola più sconfortato che mai, per non aver concluso nulla.
Aveva anche provato a sforzarsi di ricordare cosa avesse visto in quelle foto da piccolo; ma il volto di sua madre era sempre sfocato e il nome totalmente assente dai suoi ricordi.

-È davvero assurdo che tu non sappia nulla di lei!- disse Gwaine una mattina a colazione. -Non c'è nemmeno una foto sua in casa?-
-Mai avuto foto di mia madre in giro per casa, solo di Leon e mio padre. L'unica cosa che avevo di lei, era quel baule. E ora non ho più nemmeno quello.-
-Mi dispiace molto Arthy.- gli disse Morgana. -Non ti arrendere. Nemmeno noi lo faremo e scopriremo cosa nasconde Leon e dove sia finito quel baule.-
-Dubito sia sparito per magia. A quale mago o strega importerebbe di un vecchio baule dei miei genitori?-
-E se fosse stato il tuo padrino a liberarsene? Ci hai pensato?- chiese la ragazza. -Non lo so. Leon sa che è l'unica cosa che mi è rimasta di loro. Perché avrebbe dovuto togliermela?-
-Non lo so amico.- disse Gwaine -L'unica cosa che so, è che i babbani sono strani.-
-Sei sicuro che il tuo padrino non sia un mago?- chiese di nuovo la ragazza. -Sicurissimo. Quando ha scoperto di Hogwarts non né fu molto felice, inoltre ha sempre preferito parlare di mio padre che di mia madre. Mi viene quasi da pensare che non le sia mai piaciuta.-

Ma fortunatamente o no, rientrando a scuola, questo suo mistero, insieme allo sconforto, dovette passare in secondo piano perché le lezioni lo assorbirono come poche cose al mondo, insieme ad un certo Merlin Aurelius.

Questo perché, scoprì il ragazzo osservarlo spesso, che fosse nei corridoi della scuola, durante le lezioni condivise o durante l'orario dei pasti. Non sapeva perché il moro lo seguisse con lo sguardo, ma ogni volta che Arthur lo coglieva in flagrante, il moro non perdeva l'occasione di guardarlo in cagnesco per poi distogliere lo sguardo.

- Perché mi fissi sempre?- chiese Arthur una mattina, sbucando alle spalle di Merlin per non farselo sfuggire. -Io non ti fisso, Grifondoro.- rispose il moro ingoiando lo spavento per esserselo ritrovato accanto all'improvviso. -Guarda che non sono stupido.-
- Perché invece non te ne vai? Non è bello vedere parlare un Grifondoro con un Serpeverde.-
-Quindi è per questo che mi fissi? Perché non mi puoi parlare?- e a quelle parole Arthur, non poté non notare l'improvviso rossore che stava prendendo piede sulle guance di Merlin. -Non so di che parli, Grifondoro.- rispose il moro distogliendo lo sguardo, decisamente in imbarazzo. -Ho capito, non dirai nulla. Allora, che ne dici se le prossime volte mi metto di fronte al tuo tavolo? Così non dovrai faticare per trovarmi.- e con quelle parole pure le orecchie di Merlin si imporporarono, che non sapendo cosa fare a parte sgranare gli occhi di fronte ad una frase così audace; strinse i libri al petto e con la faccia tutta rossa scappò via.

-Lo hai beccato ancora a fissarti?- chiese Gwaine avvicinandosi. -Già.-
-E che ti ha detto?-
-Nulla.-
-Beh, tu mio caro Arthur, gli hai sicuramente detto qualcosa.- aggiunse Morgana unendosi ai due ragazzi. - Perché lo dici?- chiese Gwaine dando un morso ad una mela che aveva appena tirato fuori dalle sue tasche. -Non hai visto la sua faccia?-
-Quale faccia?-
-Caro cugino, sei proprio una causa persa. E perché stai mangiando una mela proprio ora?-
-Ho fame.-
-Ma se abbiamo fatto colazione poco fa.- disse Arthur, che dopo tutti quei mesi, ancora non capiva come funzionasse lo stomaco dell'amico. -Che posso dirvi? Spreco un sacco di energia e quindi devo ricaricarmi spesso.-
-Certo, energia passata a fare stupidaggini che coinvolgono Arthur, a cui poi tocca a me rimediare. Andiamo a lezione ragazzi, non voglio fare tardi.- concluse Morgana, prendendo Arthur sotto braccio e Gwaine per l'orecchio.

~°~°~°~°~°~°~

-Fai schifo!- urlò una voce vicino al campo da Quidditch. -Dovresti vergognarti!- urlò un altra, seguita da altre voci diverse che ridevano.
-Sei solo un Sangue Marcio!-
E per Arthur che si stava dirigendo al campo per la lezione settimanale di quidditch, fu praticamente impossibile ignorare quelle voci.

Appena il gruppetto di ragazzini entrò nella sua visuale, e poté associare ciò che i suoi occhi gli riportavano, la situazione gli fu palese: dei ragazzini stavano bullizzando qualcuno.

Arthur si avvicinò ancora di più per capire chi fossero e a prescindere da chi si trattasse decise in automatico di intervenire.
Non aveva mai sopportato i bulli nelle scuole babbane e non li avrebbe tollerati anche ad Hogwarts.
E quando fu abbastanza vicino da riconoscere che studenti fossero si sorprese di vedere dei Serpeverde del primo anno vessare uno della loro stessa casata: Aurelius Merlin.

Sapeva, non scorresse buon sangue tra alcune casate, tipo i Serpeverde con... praticamente tutte le altre.
E tendenzialmente, con il tempo si veniva a creare una sorta di fratellanza con quelli della propria casa, nonostante non si potesse andare tutti d'accordo; vista la quantità di studenti e gli altrettanti caratteri differenti.
Ma non aveva mai creduto possibile che degli studenti potessero predere di mira uno della loro stessa casa.
Forse avrebbe dovuto ricredersi per quanto riguardava i Serpeverde.

-Adesso basta! Il gioco finisce qui!- Urlò Arthur al quartetto di ragazzini che circondavano un Merlin a terra con i vestiti sciupati, probabilmente perché lo avevano strattonato e spintonato fino a farlo finire a terra e senza bacchetta per difendersi.
-Che vuoi Grifondoro?- chiese minaccioso un Serpeverde dai capelli castani e i denti storti.
-Che la smettiate subito.-
-Avete sentito ragazzi? Un Grifondoro molto stupido vuole che la smettiamo.- e a quella frase gli altri ragazzini si misero a ridere di gusto. -Questa è una questione tra Serpeverde. Non sono affari tuoi. Ora vattene!-
-Lo vorrei ma, non mi sono mai piaciuti gli idioti come voi.-
-Tipico di voi Grifondoro. Dovete sempre fare gli eroi della situazione e mettere il naso dove non dovete.-
-Se per questo anche voi non vi smentite mai. È facile fare i gradassi quando si è quattro contro uno.-
-Che vorresti dire?- chiese questa volta un ragazzo biondo e grassottello, che aveva intuito l'insinuazione alla base della sua affermazione.
-Che siete dei fifoni.- rispose Arthur spavaldo.
A quel punto i ragazzi, punti nel vivo scattarono tutti insieme furiosi, con le bacchette in mano ma Arthur che era abituato a risolvere certe questioni alla vecchia maniera, evitò un paio di incantesimi scartando a destra e poi a sinistra.
Veloce come un ghepardo face uno sgambetto al ragazzo biondo per fargli perdere l'equilibrio e assestò un pugno in piena faccia a quello con i denti storti, che presumí essere il capo del gruppo.

A quel punto gli altri due ragazzi si bloccarono sul posto, scioccati dalla sua reazione.
Tendenzialmente in questi casi, si scatenava uno scontro a suon di bacchette - non troppo violento, dato che erano del primo anno e difficilmente avrebbero potuto causare grossi danni- dato che erano maghi dentro una scuola di magia. Ma mai sarebbero aspettati un scontro così fisico. Così babbano.

-Non ho problemi a mettere a posto anche voi.- disse Arthur ai due ancora in piedi, che ancora non avevano assaggiato il suo formidabile gancio destro.
Ma invece di sfidare la fortuna, i due Serpeverde scapparono via, poco intenzionati dal farsi picchiare da un Grifondoro. Cosa ancora più umiliante del farsi battere in un duello magico.

-Ne vuoi ancora o ne hai abbastanza?- domandò Arthur e il moro dai denti storti lo guardò furioso massaggiandosi la mandibola lesa.
Ma tutto quello che fece fu rialzarsi, prendere per un braccio il compagno e portarselo via.
-La pagherai Grifondoro!-

E quando il gruppetto fu abbastanza lontano Arthur poté finalmente concentrarsi su Merlin che ancora a terra, lo fulminava con lo sguardo con le guance e le orecchie arrossate.
-Stai bene?- gli chiese allungando una mano per aiutarlo a rialzarsi ma il ragazzo la schiaffeggiò per allontanarlo.
-Non mi serviva il tuo aiuto.- rispose invece brusco, rialzandosi da solo da terra e riprendendo in mano la sua bacchetta. -Davvero? Perché a me sembrava proprio il contrario.-
-Nessuno ti ha chiesto di farlo.-
-Beh...scusa tanto se ho impedito a quegli stronzi di farti a pezzetti. La prossima volta resterò a guardare. Va bene così?- rispose il biondo punto nel vivo, che si era aspettato tutto tranne che quella reazione.
-Sarà meglio. Ora per colpa tua, sarò lo zimbello della mia casa!-
-Ma che dici?-
-Un Serpeverde difeso da un Grifondoro? Sai che risate si faranno?-
-Primo, sarò anche un Grigondoro ma ho un nome.- disse spazientito. -Secondo, tu eri da solo e loro in quattro. Non c'è nulla di divertente in questo.-
-David aveva proprio ragione. Voi Grifondoro non sapete restare al vostro posto.-
-Sei serio? Ti ho difeso e invece di ringraziarmi mi insulti e hai pure il coraggio di dare ragione a quello stronzo che ti stava vessando poco fa! Ma che hanno nel cervello quelli di questa scuola?- disse incredulo. -Forse sei tu, quello che non capisce come vanno le cose qui. Sei proprio un Sangue Marcio.- gli ringhiò il moro prima di prendere la sua roba e andarsene.

~°~°~°~°~°~°~

-Ormai gli esami si stanno avvicinando.- disse Morgana seduta su una delle poltrone della sala comune dei Grifondoro, la sera stessa. - Già, e io non vedo l'ora che passino così potremo andare a casa per le vacanze estive.- rispose Gwaine stirandosi il corpo. -Il professor Piton ci sta riempiendo di compiti.-
-Hai intenzione di fare qualcosa di interessante questa estate cugino?-
-Ma certo! La passerò ad allenarmi per le selezioni di quidditch dell'anno prossimo.-
-Solo questo?- chiese la ragazza sbigottita -Certo, che altro dovrei fare?-
-Non saprei, forse arricchire le tue conoscenze magiche? Giusto per essere un pochino più preparato, per il prossimo anno. Io ho intenzione di fare un viaggio e visitare tutti i posti legati ai maghi famosi della nostra storia.-
-Diertiti a noiolandia. E comunque Il quidditch vale eccome come conoscenza magica. Conosco tutti i nomi dei grandi giocatori che hanno fatto la storia. E mentre tu ripercorrerai la storia di vecchi maghi defunti, io mi allenerò per fare la storia sul campo.- concluse con orgoglio.
-Divertente. E tu Arthy? Cosa farei per le vacanze estive?- chiese la ragazza girandosi verso il biondo, seduto sulla poltrona pensieroso.
-Arthy?- lo chiamò ancora la mora, ma Arthur ancora una volta non rispose. -Terra chiama Arthur. Arthur!-
-Cosa?- chiese questa volta Arthur, uscendo dalla sua bolla di pensieri. -Stavamo parlando di cosa fare durante le vacanze estive ma, dalla tua aria essente direi che è successo qualcosa. Tutto bene?-
-Io...non lo so.- rispose mesto, non sapendo bene come raccontare l'accaduto di quella mattina.

-Che cosa è un Sangue Marcio?- chiese alla fine diretto e a quella domanda entrambi i DeBois scattarono sull'attenti. -Dove lo hai sentito? Te lo ha detto qualcuno?- chiese Morgana frenetica. -Chi è stato? Giuro che lo ammazzo!- aggiunse Gwaine.
-Ragazzi calmatevi!- Rispose il biondo cercando di tranquillizzarli -È così terribile?-
-Terribile?- rispose Morgana -È orribile! Nessuno dovrebbe dire certe cose.-
-Certe parole dovrebbero essere illegali.- soggiunse ancora una volta Gwaine, disgustato. -Ok, ho capito. Ma cosa significa?-
-È un insulto. Molto, molto brutto.- gli disse la mora. -Significa mezzo sangue. Mezzo mago. Lo dicono i così detti sangue puro a quelli che non hanno entrambi i genitori maghi.-
-Tipo me?-
-Sì. Tipo te.- gli rispose il ragazzo.
-Ma noi non lo abbiamo mai pensato.- disse subito Morgana, stringendogli affettuosamente la mano -Nonostante la nostra casata sia antica è sempre stata aperta all'idea di mischiarsi con i babbani.-
-So che non pensereste mai nulla di male su di me.- la rincuorò Arthur sorridendo -Siamo amici. Non avevo idea esistessero maghi...si può dire razzisti?-
-Esistono eccome amico.-
-Ma perché? Cosa c'è di male a mischiarsi con i babbani?- Morgana lo guardò tristemente. -Purtroppo alcune famiglie di maghi, soprattutto le più antiche e conservatrici, sono convinte che mischiarci con i babbani metta a rischio il nostro sangue magico. Come se ci rendesse più deboli.-
-Stonzate, dico io.- aggiunse il cugino. -Ma è assurdo!- concluse Arthur esterrefatto.

-Una nostra zia è morta per colpa di quei maghi.- continuò Morgana con amarezza. -Morta? Come?-
-Un po' di anni fa, giravano gruppi estremisti di maghi, che si definivano dei sangue puro. Avevano cercato di togliere il lavoro ai maghi che per loro erano mezzo sangue e di conseguenza togliere anche tutti gli studenti mezzo sangue da Hogwarts.-
-Ovviamente non ci sono riusciti.- disse Gwain -Il Ministero della Magia e gli Auror sono intervenuti subito per sventare il loro piano. Qui ad Hogwarts perfino Silente è intervenuto per tutelare gli studenti con genitori babbani.-
-Per un po' di tempo fu il caos. Le persone avevano paura, perché quei maghi aggredivano chiunque fosse mezzosangue o fosse un simpatizzante.-
-Sono stati loro ad uccidere vostra zia?- I due ragazzi annuirono. -Si chiamava Igraine. Era la sorella di mia madre e di mia zia Elain, la madre Gwaine. Fu un trauma per tutta la nostra famiglia.- disse asciugandosi una lacrima dal viso e Arthur le strinse più forte la mano. Conosceva bene quella sensazione. Quel vuoto che nonostante tutto, lo accompagnava da tutta la vita. Un dolore muto che ti scava dentro, senza darti mai la possibilità di riempirlo.
-Aveva sposato un babbano. È assurdo pensare che sia morta solo perché amava un uomo che non fosse un mago.-

A sentire quella storia, ad Arthur gli si strinse il cuore, che fino a quel momento aveva visto solo una faccia della medaglia del Mondo Magico. La parte più luminosa. Ma ovunque c'è luce è presente l'ombra.

~°~°~°~°~°~°~

Nei giorni seguenti, Arthur cercò di parlare con Merlin, ma il ragazzo pareva sgusciarli tra le dita, ogni volta fosse abbastanza vicino da potergli parlare.
Capiva perché il moro lo stesse evitando ma, voleva almeno avere la possibilità di dirgli ciò che pensava. E se anche in quel caso non avesse voluto dargli retta, lo avrebbe lasciato in pace; ma sentiva che almeno un tentativo doveva pur farlo.

Alla fine tra una pausa e l'altra fra le lezioni riuscì a vederlo e prima che lui e gli altri studenti se né accorgessero, veloce come un fulmine, gli prese il braccio e lo trascinò nella sgabuzzino delle scope di Gazza. Così da rendere il loro incontro protetto da occhi e orecchie indiscrete.

-Ma che diavolo!- urlò Merlin per la sorpresa ma subito Arthur lo zittì, facendogli segno con il dito di tacere. -Zitto o ci sentiranno.-
-Cosa? Mi rinchiudi in uno sgabuzzino puzzolente e pretendi pure che non urli?-
-Volevo evitarti altre situazioni imbarazzanti.- si scusò il biondo. -Certo. Perché questo- disse Merlin, indicando loro due dentro uno spazio buio e ristretto -Non è affatto imbarazzante.-
-Ho fatto del mio meglio con il poco che avevo.-
-Smettila di seguirmi!- sibilò a denti stretti il moro. -Fammi capire, tu potevi pedinare me, ma io non posso? Non è molto equo da parte tua.-
-Non ti stavo pedinando.- gli rispose, mentre le sue orecchie diventavano rosse, come tutte le altre volte che il biondo era in sua presenza e gli diceva qualcosa di imbarazzante.
-Però mi guardavi.-
-Io...non...sai cosa? Non mi importa! E non ti devi preoccupare più, perché tu sei l'ultima persona che guarderò d'ora in avanti.- e detto ciò, si girò per aprire la porta e uscire, ma subito Arthur con una mano, bloccò di nuovo la porta per impedirgli di uscire.
-Che fai? Sei impazzito? Fammi uscire subito!-
-Non voglio farti del male. Volevo solo sapere se stessi bene.-
-E ti sembra il modo?-
-Beh...non è che tu mi dia molta scelta. Mi stai evitando da giorni. È stata un' impresa riuscire a parlarti.-
-E non ti è passato per l'anticamera del cervello che se ti evitavo, era perché non volevo parlarti?-
-Beh...io... sì....ma...-
-Allora lasciami andare e non riprovarci mai più!- e ancora una volta il moro si girò per aprire la porta e uscire, ma la voce di Arthur lo fermò.

-Volevo solo dirti che mi dispiace che quei ragazzi ti abbiano detto quelle brutte cose. Non penso che tua sia un Sangue Marcio. E ti perdono anche per avermi chiamato così.-
-Non voglio il tuo perdono. Lo pensavo davvero.- ribadì Merlin. -Quindi lo pensi anche di tè stesso?- gli chiese sinceramente dispiaciuto per lui. -È quello che siamo.- concluse a quel punto Merlin, freddo come la pietra.

Arthur avrebbe voluto dirgli che si sbagliava.
Che non era il sangue a determinare chi fossero e nemmeno una casa scolastica.
In lui c'era molto più di quello che tutti quegli studenti continuavano a ribadire.
Ed era certo che questo valesse anche per Merlin.
Ma non fece in tempo a rispondere nulla perché il moro, sfruttando la sua indecisione, si era dileguato.

~°~°~°~°~°~°~

Arthur poteva solo immaginare cosa Merlin stesse vivendo internamente. Gwaine e Morgana gli avevano detto che il moro proveniva da una famiglia di puro sangue, ma ciò che era successo, decretava tutto il contrario.
Merlin era come lui.
Anche lui era nato da un genitore magico e l'altro babbano.
E se aveva capito di che pasta erano fatti i Serpeverde, capiva anche perché fosse così isolato e vessato dalla sua stessa casa.

Una parte di lui voleva parlargli ancora e convincerlo del contrario. Consolarlo addirittura e difenderlo da quegli idioti razzisti. Ma si costrinse a non farlo.
Di sicuro lo avrebbe odiato ancora di più per questo e avrebbe scambiato la sua iniziativa sincera per pietà.

No.
Non lo avrebbe fatto.

L'ultima cosa che voleva, era metterlo ancora di più a disagio e in difficoltà con la propria casa.
Perciò, cercò di concentrarsi unicamente sullo studio e sugli esami che ci sarebbero stati di lì a poche settimane, per la gioia di Morgana che volle lui e suo cugino preparati al meglio.
La ragazza era una DeBois e l'ultima cosa che voleva, era sfigurare davanti alla sua famiglia ed ai Grifondoro.

Ogni tanto Arthur, quando lui e Merlin erano nella stessa stessa stanza, gli lanciava qualche occhiata per vedere se anche lui lo ricambiava come aveva fatto il moro per l'intero anno scolastico, ma nulla.
Merlin quel giorno nello sgabuzzino, aveva dichiarato di non guardarlo più e così stava facendo.

Arthur, si scoprì sinceramente dispiaciuto per questo.
Per tutto l'anno i suoi occhi addosso, erano stati una piacevole distrazione. Soprattutto per quando non voleva pensare ai suoi drammi familiari.
Ed ora avrebbe dato qualsiasi cosa per vederli ancora.
Gli mancavano.
Come gli mancavano anche i loro brevi battibecchi e le sue orecchie rosse.

~°~°~°~°~°~°~

Un boato di gioia esplose fra tutti gli studenti.
Gli esami erano finiti e nonostante alcuni fossero passati per il rotto della cuffia, tutti gli studenti del primo anno potevano essere fieri del fatto, che si sarebbero rivisti tutti per il secondo anno scolastico.

Arthur e i cugini DeBois passarono tutto il tempo a scherzare e festeggiare sul treno di ritorno, felici per la fine della scuola ma anche un po' tristi perché per un po' non si sarebbero visti.
Gwaine fece promettere ad Arthur di venire a trovarlo a casa sua per giocare a Quidditch e Arthur a sua volta si fece promettere di venire a trovarlo a Camelot e mostrargli come vivono i babbani.
Morgana, che invece sarebbe stata in viaggio tutta l'estate promise di tenerli aggiornati su tutti i posti che avrebbe visitato.

Arrivati a destinazione e scesi dal treno, Arthur li salutò, conoscendo così anche i rispettivi genitori che erano venuti a prenderli.

Gorlois e Viviana, i genitori di Morgana furono molto carini nei suoi confronti, tanto che non vedendo il suo padrino, si offrirono di accompagnarlo a casa ma Arthur rifiutò ringraziandoli, visto che Leon lo stava aspettando dall'altra parte del muro.

Anche Elain e Ban, i genitori di Gwain furono altrettanto simpatici e disponibili nei suoi confronti, e felici di ospitarlo nel caso avesse voluto passare del tempo con loro figlio durante le vacanze estive.

E dopo gli ultimi saluti e presi tutti i bagagli, Arthur oltrepassò il muro magico del binario nove e tre quarti che lo separava dal mondo dei babbani.

Per un momento gli parve strano ritornare da quella parte.
Dopo un anno passato ad Hogwarts gli pareva un po' meno sua.
Troppo banale forse o addirittura il contrario, troppo strana, per la normalità che aveva imparato a conoscere e a fare sua in tutti quei mesi, lontano da casa e dal suo padrino Leon.

Poi una figura familiare gli venne in contro, salutandolo affettuosamente.
-Sono felice che sei tornato a casa.-

Ad Arthur non venne subito spontaneo rispondere con un anche io. Non dopo tutto quello che era successo durante l'anno, nonostante una parte di lui fosse davvero felice di rivederlo. Era sempre la persona che lo aveva cresciuto per undici anni.

E quando si mossero per allontanarsi dai binari, Arthur con la coda dell'occhio non poté non notare Merlin che se ne andava al fianco di un signore anziano e serioso.
Sapeva che lo avrebbe ignorato, perciò, il biondo si limitò ad osservarlo finché il suo sguardo non lo avesse perso tra la folla.
Ma proprio quando credeva che non lo avrebbe più rivisto fino all'anno seguente, Merlin si girò nella sua direzione, ricambiando il suo sguardo.
Era troppo lontano per poter vedere altro, ma ero certo che le sue guance come le sue orecchie si fossero imporporate ancora una volta.
E mentre Leon gli parlava di tutte le cose che avrebbero potuto fare insieme quell'estate, Arthur non riuscì a pensare ad altro che al tornare al più presto fra le mura di Hogwarts.

Pensavate fosse finita qui vero?
E invece no!
Menomale che doveva essere una One Shot😅😅 ma raga...non lo sarà😂😂
Non sarà lunga 20 capitoli questo è sicuro...ma almeno 3 tutti. RIP!
Avevo troppo materiale su cui lavorare ed era impossibile ridurre tutto in un unico capitolo.

P.S.
Se vi state chiedendo da dove viene il nome della civetta: Lowden (in Scoto) = Lothian = Loth, sovrano del Lothian e delle Isole Orcadi. Giusto per restare sempre in tema.
A presto miei cari fenicotteri petalosi🤍

 

  
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