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Autore: Giorgiaaisha    19/05/2022    2 recensioni
Poggio le mani sulla porta a vetri e mi avvicino con la testa per guardare meglio dentro.
Strano, le luci sono accese e vedo delle persone che girano per il negozio.
Qualcuno si accorge di me e chiedo:
" È chiuso?"
Non ricevo risposta ma uno sguardo interrogativo.
Mia sorella intanto si è appoggiata di schiena al riparo dalla pioggia e sta tentando di strizzare i suoi capelli.
Riprovo.
"È chiuso?"
Ora mi guardano tutti perplessi.
Mi giro verso mia sorella e le dico:
"Ma sono scemi?"
Lei alza le spalle e continua a sistemarsi i capelli.
Busso e ripeto alzando un po' di più il tono della voce.
Finalmente vedo una ragazza nascosta dietro a un abito che timidamente mi fa cenno con il dito verso destra.
Giro lo sguardo e i miei occhi si incrociano con quelli di un bel ragazzo orientale.
Voleva indicarmi lui?
Lo guardo con aria perplessa e lui mi sorride.
"Credo che la ragazza ti stesse indicando l'entrata. Quella porta è chiusa, ma qui è aperta, vedi?"
Mi giro e vedo che il tipo ha perfettamente ragione. La porta è del tutto spalancata.
Che gran figura di merda!
Non lo voglio più il cappellino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piove. No, diluvia. Corro insieme a mia sorella con l'acqua che imperterrita scivola sulla nostra testa inzuppandoci.
Non si riesce a vedere un palmo dal naso, ma ormai ci siamo, dovrebbe essere da queste parti.
Eccolo lì, il mio negozietto. 
L'ho scoperto quasi per caso. Giravo sola tra le vie di Barcellona quando a un tratto questa piccola bottega ha attirato la mia attenzione. 
Intima, accogliente e con vestiti e accessori davvero deliziosi. Non sono un tipo che va molto dietro alla moda, mi piace vestire sportiva, ma anche indossare gonne e vestiti. Insomma vado molto a seconda del mio umore e di cosa quella mattina mi attira. Oggi sono vestita con i classici pantaloni da equitazione, i miei immancabili calzettoni a righe che arrivano fin sopra le ginocchia e una polo a mezze maniche con il logo del maneggio dove mi alleno.
Ho finito ora gli allenamenti e con mia sorella abbiamo deciso di fare un salto qui, diciamo che l'ho trascinata con me a forza visto che lei non guida e io sì, e che ho davvero, davvero, voglia di comprarmi un cappellino con visiera che ho visto la settimana scorsa.
Certo la giornata non è delle migliori ma siamo a maggio e fa caldo, quindi un po' d'acqua non ci ucciderà.

"Io ti ammazzo Jo!"
 
Se non mi uccide lei prima.

"Dai, finiscila! Siamo arrivate! Uh! La porta è chiusa."

Poggio le mani sulla porta a vetri e mi avvicino con la testa per guardare meglio dentro.
Strano, le luci sono accese e vedo delle persone che girano per il negozio.
Qualcuno si accorge di me e chiedo:

" È chiuso?"

Non ricevo risposta ma uno sguardo interrogativo.
Mia sorella intanto si è appoggiata di schiena al riparo dalla pioggia e sta tentando di strizzare i suoi capelli.
Riprovo.

"È chiuso?"

Ora mi guardano tutti perplessi. 
Mi giro verso mia sorella e le dico:

"Ma sono scemi?"

Lei alza le spalle e continua a sistemarsi i capelli.
Busso e ripeto alzando un po' di più il tono della voce.
Finalmente vedo una ragazza nascosta dietro a un abito che timidamente mi fa cenno con il dito verso destra.
Giro lo sguardo e i miei occhi si incrociano con quelli di un bel ragazzo orientale.
Voleva indicarmi lui?
Lo guardo con aria perplessa e lui mi sorride.

"Credo che la ragazza ti stesse indicando l'entrata. Quella porta è chiusa, ma qui è aperta, vedi?"

Mi giro e vedo che il tipo ha perfettamente ragione. La porta è del tutto spalancata.
Che gran figura di merda!
Non lo voglio più il cappellino.
Mia sorella si avvicina, guarda la porta e sbotta a ridere coinvolgendo anche il ragazzo.

"Allora la volete finire? La pioggia mi ha offuscato la vista, non vedevo nulla. Può succedere!"
" Sì, certo come no. È troppo bella Jo. Ammetti che hai fatto proprio una figura di..."

Interrompo la sua frase dicendole di finirla ed entro stizzita.
Ho gli occhi di tutti posati addosso, non vedo l'ora di andarmene.
Inizio a cercare il cappellino ma non lo trovo. Forse l'hanno spostato.
Cammino a testa bassa guardando ogni angolo possibile, finché non mi scontro con qualcuno.
Perfetto ci mancava anche questa.

"Mi scusi. Non volevo."

Nessuna risposta.
Ma che giornata!
Alzo gli occhi ed è il ragazzo orientale. Non ho niente contro di lui, per carità, ma dopo ciò a cui ha assistito preferirei non vederlo mai più. 
Mi guarda e mi sorride.

"Tranquilla nessun problema. Deve essere una giornata no per te."

Il suo accento spagnolo è terribile quasi quanto il mio.
Mi sono trasferita qui in Spagna da poco, circa un mese. Vivevo in Italia, a Roma precisamente, almeno finché mio padre con il suo lavoro non ci ha trascinato tutti qui. Beh è molto bella la Spagna, ma mi manca la mia città.

"Tutto ok?"
"Oh, sì. Scusami, ero assorta nei miei pensieri."
"Ti capita spesso?"
"Cosa?"
" Di estraniarti dal mondo" lo guardo male e rispondo con indifferenza
"Abbastanza!"

Sorride dolcemente. Devo ammettere che è un bel ragazzo.

"Jo! Qui c'è un cappellino, è questo?"

Mia sorella sventola un cappello in aria come fosse una bandiera.
Per mia fortuna è proprio quello.

"Si! Arrivo!"
"Hai trovato il tuo cappello"
"Sembrerebbe di sì. Mi è costato due figuracce, ma ormai..."
"Perché due? Una devo ammettere che è stata davvero molto bella e divertente, ma l'altra? Qual'è?"
"Mi sono praticamente catapultata sul tuo petto"
"Ah per quello nessun problema"
"grazie. Beh allora ciao."
"Ciao Jo", lo guardo stranita. Come fa a sapere il mio nome?
"Prima la tua amica ti ha chiamata così"
"Lei è mia sorella, tu come ti chiami?"
"Tsubasa, piacere di conoscerti."

Dov'è che ho già sentito questo nome. Eppure non è di certo comune.

"Di nuovo nel tuo mondo?"
"Come? Simpatico, pensavo al tuo nome. Mi è familiare ed è strano perché non è comune in Spagna" mentre sorride dice
"anche tu non sei spagnola, giusto?"
"Giusto! Sono italiana, sto qui da un mese. Mi sono trasferita con la mia famiglia a causa del lavoro di mio padre."
"Ti è dispiaciuto?"
"Sì, certo. Io vivevo nella città più bella del mondo: Roma! Ogni angolo ha una storia, ogni sampietrino ha qualcosa da raccontare."
Sorride e i suoi occhi diventano ancora più dolci.

"Anche a me manca molto casa e la mia famiglia."
"Come mai hai lasciato tutto e tutti?"
" Per inseguire un sogno!"

Mi illumino. È bello fare ciò che ami.

"Che bello! Io il mio sogno l'ho portato con me, se non me lo avessero permesso sarei rimasta a Roma!" Esclamo decisa.
"E il tuo sogno sarebbe..."

Mentre sto per rispondere mi sento prendere per il braccio. Mi giro ed è mia sorella che mi guarda torva.

"Allora? Ti ho detto che ho il tuo cappellino, sono zuppa, infreddolita e stanca morta. Possiamo andare?"
"Sì!"

Mi giro verso Tsubasa e gli sorrido.

"Allora ciao. Buona fortuna con il tuo sogno"
"Devi raccontarmi il tuo sogno qual'è"
"Chi lo sa magari un giorno ci rivedremo. Ora devo andare. Ciao"
"Ciao."

Esco soddisfatta con il mio cappellino e noto che c'è il sole.
Ora esce, non poteva uscire prima!

"Che fai ti metti a rimorchiare vestita da equitazione e zuppa?"
"Rimorchiare? Ma che dici! Ho solo chiacchierato un po'"
" E ti sembra il momento?"
"Sei più piccola, ma sei già pesante come mamma!"
"Non lo dire neanche per scherzo! Io non mi alzo la mattina con la voglia di latte e arrabbiata con il mondo"
"Ancora no, ma aspetta qualche anno e poi me lo ridici!"
"Jo! Finiscila, non giocare su queste cose!"

Scoppio a ridere e lei anche. 

"Torniamo a casa" dico stanca.


"Siamo tornate!"

Viviamo in un quartiere tranquillo di Barcellona, mio padre ha preso una villetta con un giardino che gira intorno a tutta casa. A Roma eravamo abituati a vivere in appartamento, ma devo dire che questa soluzione mi aggrada e da come posso vedere anche al mio cane.
Lui viene sempre con me al maneggio, ma oggi non l'ho portato, dormiva sereno e l'ho lasciato tranquillo.

"Siete tornate finalmente. Pensavo vi foste perse."
"Jo ha dovuto comprare uno stupido cappellino e poi si è pure messa a rimorchiare"
"ma non è vero!"
"Ah! Mamma devo raccontarti l'immensa figura di cacca che ha fatto la tua figlia primogenita" e scoppia a ridere.
" Vabbè mentre tu la delizi io mi vado a fare una doccia"
"Aspetta! Come è andato l'allenamento? Non sarai caduta anche oggi?"
"No mamma! Ti sembrerà strano ma sto iniziando a capire come tenermi in sella, per fortuna. L'ultima opzione sarebbe stata legarmici!"

Mia mamma sorride e mi fa cenno di andare in bagno.
Mi ha visto cadere così tante volte dal mio cavallo che ora ne è terrorizzata. 
Lui è figlio del vento, è uno spirito libero, indomito. 
Io sono figlia della tempesta, ho un animo in subbuglio. Le emozioni dentro di me si scontrano in continuazione creando tuoni e fulmini! 
Quando ci siamo visti per la prima volta ci siamo subito riconosciuti. Era inevitabile che prima o poi, io e lui ci incontrassimo.
Non è stato facile inizialmente per noi, ma quando ci siamo lasciati andare abbiamo capito che per trovare la quiete abbiamo bisogno l'uno dell'altra.
Ora va decisamente meglio. Può succedere che io non riesca a contenere il suo fuoco, ma insieme siamo davvero perfetti. Mi sta insegnando molto, ad esempio a non arrendermi mai!
Scivolo in doccia, l'acqua riesce a togliere ogni peso dal mio corpo. La sensazione è piacevole e rilassante.
Mi godo questo momento di relax e penso a Tsubasa, chissà qual'è il suo sogno. 

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Tra due giorni avrò una delle partite più importanti,siamo entrati nella Champions League, ma il nostro obiettivo è vincere il campionato spagnolo.
Sono a casa solo e devo dire che mi mancano tutti i miei amici, la mia famiglia. Da quando sono partito per il Brasile non ho più avuto una vita normale, nessuno con cui condividere le mie gioie e le mie paure, almeno lì c'era Roberto, ma qui sono proprio solo. Fortuna che con questi smartphone posso sentirmi con Genzo, Ishizaki, Jun e Matsuyama. 
Poverino si è lasciato con Yoshiko e l'ha presa davvero male. Non si aspettava un suo rifiuto, tantomeno l'avremmo mai immaginato noi. Comunque verrà qui a Barcellona per qualche giorno dopo la fine del campionato, abbiamo deciso di goderci un po' del mare e del relax che questo luogo ha da offrire.
Deve essere stata dura anche per quella ragazza lasciare tutto così da un giorno ad un altro. Almeno lei ha con sé la sua famiglia.
Certo che è proprio buffa! Mi piacerebbe rivederla, non è come le ragazze giapponesi, tantomeno come quelle brasiliane. La sua anima vibrava, pura e limpida. Poi devo dire che mi fa proprio ridere con quelle sue facce buffe, sembra uscita da un cartone animato.
Mi sdraio sul letto stanco e senza accorgermene mi addormento.

I raggi del sole mi scaldano il viso, apro gli occhi e guardo l'ora. Le 6. Le 6? Cavolo sono già 13 ore che dormo. Dovevo essere proprio stanco per saltare la cena. Ora però ho una fame da lupi. 
Mi fermerò per strada a fare colazione, ora non ho tempo di cucinare, gli allenamenti mi aspettano!
Mangiare cornetto e cappuccino a colazione è strano, ma tremendamente delizioso. Non vedo l'ora di allenarmi con il mio amico brasiliano Castro. Si è trasferito qui da poco, giocavamo insieme al Sao Paulo e sono davvero felice di tornare in squadra con lui.

Arrivo al campo e lo vedo salutarmi felice.

"Ciao Castro, sei pronto a correre?"
"Sempre pronto! E tu a mangiare la polvere?"
"Credici!" 

Scoppiamo a ridere!

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"Faby,Jo! Domenica sarà una partita davvero importante, ci terrei che finalmente veniste anche voi allo stadio!"
"Papà sei fortunato, non abbiamo concorsi domenica, quindi verremo!"
"Perfetto! La partita è di sera quindi dopo andremo tutti a festeggiare con la squadra e stavolta niente scuse ho promesso a tutti che vi avrei portato."

Anche se non è l'ultima partita di campionato per il Barca è decisiva, se vince questa partita avrà lo scudetto assicurato.

"E se dovesse perdere festeggerete ugualmente?"
"Beh, non festeggeremo ma andremo a cena, ormai ho prenotato per tutti."

Mio padre è il procuratore di un giocatore brasiliano che ha firmato da poco un contratto con il barca, ma si diverte anche ad organizzare queste 'feste'.

"Ok, dovrò vestirmi elegante? In che razza di ristorante hai prenotato stavolta?"
"Nulla di troppo elegante, un ristorante brasiliano."

Menomale! Odio quei luoghi fighettosi!

LA DOMENICA DELLA PARTITA.
FISCHIO D'INIZIO.

Io, mia sorella, mio padre e mia mamma, guardiamo il calcio d'inizio dalla tribuna. La serata è tranquilla, c'è un leggero vento che smorza il caldo afoso di questo periodo.
Io e mia sorella indossiamo la maglia del Barca regalataci da Castro, il giocatore che mio padre ha fatto venire dal Brasile. E' un bravo ragazzo, molto simpatico e vivace, è teneramente fidanzato con una ragazza da quando avevano 14 anni e, da come ho capito, lo raggiungerà il prossimo anno perché ora si sta dedicando agli studi, se non sbaglio mi disse che sta per laurearsi in giurisprudenza.
Giocano tutti benissimo e anche se rimango tifosa della Roma, mi sto comunque appassionando a questa squadra. Il numero 10 è davvero forte, dribbla e fa assist da sogno, sembra quasi che misuri la distanza, la palla cade sempre sui piedi del compagno da lui scelto. Fa anche molti goal e quando non li fà lui, lo rende possibile a qualche suo compagno.
Ho una strana sensazione addosso, ma probabilmente è la stanchezza, oggi sono andata ad allenarmi con il mio cavallo e non contenta ho anche montato la cavalla di una mia amica che era impossibilitata a venire al maneggio. Dopodiché ho preso i miei due cari amici, il cane 'Sid' e il cavallo 'Pino' e insieme a mia sorella e alla sua cavalla 'Kara' siamo andate a passeggiare per farli un pò pascolare.

"Jo! Non ti sembra di aver già visto quella buffa pettinatura?"Dice mia sorella.
"Di chi scusa?"
" Del numero 10?"

Ci penso un pò, ma proprio non mi viene in mente. Io non ho memoria fotografica e neanche mia sorella, se pur sicuramente ne ha più di me!

"No, non mi sembra Fa'"

Il primo tempo finisce con 1 goal fatto dal nostro numero 10, per assist di Castro.
Nella tribuna l'urlo di gioia di mio padre ha sovrastato anche le urla della curva.
Anche io ho esultato, è stata una bellissima azione: Castro ha tolto la palla a un giocatore della squadra avverasaria, è scattato sulla fascia, ha dribblato altri due giocatori giocando con la palla da vero brasiliano e poi è corso in area, dove ad attenderlo c'era il numero 10. Ha passato la palla con un tiro potentissimo e il numero 10, senza neanche stopparla, ha tirato al volo e ha fatto goal. Il portiere non l'ha neanche vista.

"Pà! Come hai detto che si chiama il numero 10? Ha fatto un bellissimo goal"
"Ha già giocato nel Sao Paulo con Castro, infatti hanno una bella intesa, si chiama Ozora."
"Ozora. E' davvero molto bravo. Deve essere asiatico"
"Eh si."
"Faby, ci andiamo a prendere un gelato al bar?"
"Si, ci sta proprio bene."

Io e mia sorella scendiamo al bar e ci gustiamo il nostro gelato parlando di cavalli e concorsi.
Stiamo preparando un trofeo estivo  fatto di 4 tappe che inizia a Giugno e finisce alla fine di Luglio, anche perché andare oltre sarebbe una follia, per noi e per i nostri cavalli.
Penso al mio cane che non è potuto venire e un pò mi rattristo, è abituato a venire ovunque con me e ora se ne sta lì in quella casa, tutto solo. Poverino.

"Ho deciso di prendere anche io un cane", afferma mia sorella.
"Ma dai! E l'hai già detto a mamma e papà?"
"Certo che no! Tu glielo hai detto quando hai preso Sid?"

Effettivamente no! Attraversavo un periodo molto difficile e desideravo avere un compagno fidato che venisse con me anche al maneggio. Così andai ad un rifugio vicino Roma e lui mi scelse. 
Eh, sì. Fu proprio lui a scegliere  me. Quando dissi a mia sorella che quei cuccioli erano brutti come Sid dell'era glaciale, lui si alzò in piedi e felice mi scodinzolò! Così l'ho chiamato Sid!

"Ok, andiamo insieme a vederlo?"Dico contenta per Sid che potrà avere un compagno di giochi anche a casa.
"Si. C'è una cucciolata di un privato vicino casa nostra, domani chiamiamo e sentiamo quando possiamo andare"
"Ok!"

Ci avviamo così ai nostri posti, la partita starà per iniziare e non ho nessuna intenzione di perdermi neanche un minuto del secondo tempo.

"Jo. Ti sei sporcata di cioccolata la maglietta. Possibile che a 23 anni ancora ti sporchi?"

Mia mamma è sempre attenta all'ordine e alla pulizia, a me, invece, di essere in ordine non me ne può fregare di meno.
Alzo le spalle e mi siedo mentre l'arbitro dà il via al secondo tempo.
Il Barca predomina la scena: Rivau, Ozora e Castro sono i campioni indiscussi di questa squadra.
Qualcosa nella mia pancia vibra e giuro che non è fame. Il mio corpo fa sempre così quando vuole comunicarmi qualcosa. Ma chissà che vuole dirmi!
La partita finisce 3-0 per il Barca, 2 goal per Ozora e uno di Rivau. E' stata moltoo emozionante, il loro calcio è da veri campioni.
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Oggi ero in forma. Dormire tutte quelle ore ha giovato al mio corpo. Mi sentivo in gran forma in campo.
Stasera abbiamo la cena di squadra per festeggiare lo scudetto, che ormai è già cucito nel petto.
Sono molto contento di questo risultato, ora ci attende la Champions League, sarà difficile ma non vedo l'ora di scontrarmi con Wakabayashi, Misaki, Hyuga, Matsuyama, Misugi, Ishizaki, Aoi e tutti gli altri. Ormai militano tutti in squadre della serie A europea.

BIP BIP

Mi è arrivato un messaggio nella chat di geuppo della nazionale giapponese. Pensi ai diavoli e spuntano le corna.

"Gran bella partita Tsubasa! Sempre egocentrico tu, eh?" Wakabayashi

"Bravo Tsubasa! Ottima partita, ormai sei campione della Spagna!" Ishizaki

"Tu e Castro sarete la nuova coppia d'oro. Hai per caso intenzione di rimpiazzarmi?"  Misaki

"Non lo farebbe mai, lo sai. Siete un corpo e un'anima!" Hyuga
"No! Aspè! Mi è uscita male! Vabbè avete capito!" Hyuga

"Ahahahahah! Hyuga da quando ti sei fidanzato ufficialmente inizi a perdere colpi!" Ishizaki

"Beato te che ancora sei fidanzato!" Matsuyama

"Sono Yukari. Perdona il demente del mio fidanzato Matsuyama" Yukari dal telefono di Ishizaki.

"Ciao Yukari, sono Yayoi. Jun è qui accanto a me e vi saluta tutti e fa anche i complimenti a Tsubasa. Come stai Yukari? Com'è essere sposata con Ryo?" Yayoi dal telefono di Misugi.

"Hai presente il mio lavoro?"Yukari

"Si. Sei insegnante di asilo nido, e allora?" Yayoi

"Non stacco mai!"Yukari

"Ahahahahahahah" Yayoi e Jun, Hyuga, Matsuyama, Misaki.

"Ma quanto siete scemi? Grazie a tutti. Mi mancate. Non vedo l'ora che inizia la Champions per rivedervi e sconfiggervi! Matsuyama noi ci vediamo prima!" Tsubasa


I miei amici sono una vera forza della natura. Dopo questo teatrino sono pronto per andare a casa a prepararmi per questa sera.

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Manca poco alla cena e io non so che mettermi. Dopo aver tirato fuori mezzo armadio, ho finalmente trovato l'abito giusto.
Una mini gonna a vita alta gialla con due veli, uno avanti e uno dietro, lunghi fino alle caviglie dello stesso colore, una magliettina aderente floreale dai toni leggeri e delle scarpe con tacco gialle come la gonna.
Non sono elegante, non sono sciatta. Mi sembra il giusto compromesso.
Mia sorella opta per un vestitino a tubino bianco che arriva a metà coscia e scarpe con un piccolo tacco.

"Menomale! L'hai capita che se ti metti i tacchi troppo alti poi io non posso camminarti vicino", affermo convinta.
"Non è mica colpa mia se sei una nana"
"Guarda che io sono 1,70, sei tu che sei troppo alta!"

Mia sorella è 1,75 m ma con i tacchi arriva troppo in alto per me, così ogni volta che li mette io mi scanso e le cammino lontana. Anche perché io è raro che porto scarpe del genere, mentre a lei piace indossarle.

Arriviamo finalmente al ristorante saluto Castro con un leggero bacio in guancia e mia sorella fa lo stesso.
E' un ragazzo dolce e innamoratissimo della sua fidanzata, non abbiamo nessun interesse verso di lui se non una pura e limpida amicizia.
Mio padre inizia le presentazioni, in poco tempo abbiamo conosciuto quasi tutta la squadra.

"Jo, Faby. Venite voglio presentarvi il nostro numero 10!"

Mi giro e vedo mio padre intento a parlare con il protagonista della partita di oggi che è di spalle, sono proprio curiosa di vedere che faccia ha. Io e mia sorella ci avviciniamo e io dico:

"Beh! Dopo i due bellissimi goal di oggi spero di avere una tua magli..."

Ma le parole mi muoiono in bocca nell'istante stesso in cui lui si gira.

"Porca... ma lui non è?" Dice mia sorella.
"Tsubasa" 
"Jo", esclamiamo insieme.
"Un momento e voi come fate a conoscervi?" Chiede mio padre con sguardo indagatore.
"Te lo dico io pà! Lui è il tipo che Jo ha rimorchiato al negozio"
"Ma che dici! Io non ho rimorchiato nessuno. Ci ho solo fatto una figura del cavolo!" Esclamo furibonda con mia sorella.

Guardo di sottecchi Tsubasa che ha portato una mano dietro la nuca e sorride tutto rosso in viso.
La cena prosegue e quando finalmente il cibo ha smesso di venire portato al tavolo, iniziano le musiche brasiliane e tutti si apprestano a ballare.
Guardo mia sorella e la supplico con lo sguardo di accompagnarmi in pista. Lei sà quanto io amo ballare, quando sento la musica l'anca mi parte da sola.
Mi fa cenno di no con la testa e io abbasso lo sguardo triste.
Al diavolo. Mi alzo e sento mia mamma dire:

"Eccola! Mi sembrava strano che ancora era seduta!"

Decido di ignorarla e proseguo verso la pista, ma vedo Castro che si avvicina sorridente e mi fa:

"Balliamo?"

Si! Si! Si!
Grata del suo invito provvidenziale, che mi ha evitato l'ennesima figuraccia, mi avvio con lui verso il centro della sala.
Sò già come balla Castro, perché una settimana prima siamo andati a cena con lui e ho avuto l'onore di farmi condurre in una salsa. Io sono autodidatta quindi un buon ballerino per me è fondamentale.
Iniziamo a ballare e con lui mi sento proprio a mio agio, sorride, è delicato e leggero nei movimenti e io mi sento una vera ballerina.
In una giravolta il mio sguardo cade su Tsubasa che mi guarda fisso. Probabilmente è un caso, non sta guardando me. La musica si ferma, giusto il tempo di farci respirare e mentre chiacchiero con il mio amico brasiliano, lo vedo venire nella nostra direzione.

"Vedo che sai fare altro oltre a buttare giù le vetrate!" Dice Tsubasa con un dolce sorriso sulle labbra.
"Ah Ah! Lo prendo come un complimento"
"Infatti lo era"

C'è un lunghissimo minuto di silenzio tra noi. Non so proprio che rispondere.
Ma fortunatamente ci pensa Castro a togliermi dall'imbarazzo.

"Jo. Vado a trascinare in pista tua sorella"
"se ci riesci", rispondo.
"Tsubasa perché non fai ballare Jo? In Brasile hai imparato, dovresti riuscire bene, lei sa già come muoversi" e mi fa l'occhiolino. Perché mi ha fatto l'occhiolino? E perché ha chesto proprio a lui di farmi ballare.
Dì di no. Dì di no.

"Ok! Sarà un vero piacere!"

Appunto. Ha detto sì!




CIAO A TUTTI. QUESTA è LA MIA PRIMISSIMA FANFICTION SU TSUBASA E LA MIA SECONDA FANFICTION IN GENERALE.
SE NE AVETE VOGLIA VI CHIEDO DI COMMENTARE FACENDOMI SAPERE COME VI SEMBRA E SE AVETE CONSIGLI DA ELARGIRE, SONO SEMPRE BEN ACCETTI!
GRAZIE!
   
 
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