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Autore: lolloshima    19/05/2022    1 recensioni
"So bene come appaio. E sono consapevole dell'effetto che faccio sulle persone. Ragazze, ma anche ragazzi. Anche uomini. O allenatori.
Ne sono consapevole e me ne compiaccio.
E' la mia piccola rivincita in questo mondo popolato da mostri talentuosi che non devono spaccarsi la schiena per emergere".
Ispirandomi ad alcune scene del manga, con questa storia ho voluto far emergere la parte più intima ed interiore dell'aitante capitano Oikawa Toruu, che siamo abituati a vedere come una persona sempre affascinante e sicura di sè.
Un lato introspettivo che fa emergere tutti i problemi di una personalità complessa, ambiziosa a sola. E che, forse, si potrà salvare solo grazie all'amicizia. O sarà amore?
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Nuovo personaggio, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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* * ATTENZIONE * * QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE DI SESSO TRA MASCHI * * BOY X BOY * *

 

Allontanarmi da Hajime è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto.

Per fortuna quel giorno in palestra, quando ha cercato di trattenermi, alla fine mi ha lasciato e non mi ha più toccato. Se lo avesse fatto, se mi avesse anche solo sfiorato un’altra volta, so che non avrei retto, gli sarei caduto tra le braccia piangendo come un bambino.

E per fortuna che non mi ha rincorso, perché altrimenti avrebbe visto il mio viso pieno di lacrime e allora decisamente non sarei stato credibile.

Quello che è successo nelle ultime settimane mi ha aperto gli occhi su tante cose.

Su Hajime, prima di tutto. Lui merita davvero di essere felice, merita un amore pulito, una persona limpida e semplice, non un essere contorto e patetico come sono io.

Per non parlare del fatto che io sono un ragazzo e, per quanto lui adesso possa sentirsi infatuato da me e possa essere convinto che il giudizio degli altri non gli interessi, prima o poi la pressione sarà insostenibile anche per una persona forte e determinata come lui. Non è semplice essere omosessuale in un mondo di etero, e ho paura che con il tempo lui si stancherebbe di me. O, peggio, proverebbe vergogna a starmi vicino.

Voglio a tutti i costi risparmiargli questo dolore.

Ho riflettuto anche molto su di me e su quello che ho inseguito ogni giorno, a scapito della mia adolescenza. La ricerca della perfezione mi ha fatto percepire le cose in modo distorto. E mi ha fatto trascurare tutto.

Il mio tempo, per cominciare. L'ho sempre misurato in base agli allenamenti e ai miei progressi, anziché in base alle cose piacevoli o alle persone interessanti con cui potevo impegnarlo.

E poi le mie conoscenze, che ho sempre giudicato a seconda che fossero avversari o strumenti per migliorare, senza mai vederci degli amici o dei compagni con cui divertirmi. O di cui innamorarmi.

Come Hajime.

Ho anche finalmente fatto i conti con il passato e con i miei fantasmi.

Nessuno mi restituirà il candore che ho perso per inseguire i miei sogni, niente potrà ripagare le ferite che mi porto dentro fin dall’infanzia. Quel fiato caldo sul collo, quelle mani sudaticce sul mio corpo di bambino...

Ma posso darmi da fare perchè quello che è successo a me non succeda ad altri.

Dopo gli allenamenti non mi fermo più in palestra. Non cerco più di intrufolarmi nelle altre scuole per vedere i campioni che tanto ammiro.

Appena esco da scuola vado ad assistere agli allenamenti di mio nipote Takeru.

Ovviamente lui mi ammira tantissimo, vorrebbe essere come me. Quindi anche lui gioca a pallavolo, ed è titolare nella squadra della scuola elementare che frequenta.

Ogni giorno lo raggiungo alla sede del club, mi affaccio alla porta della palestra e guardo mentre si allena, insieme ai suoi amichetti.

La mia presenza suscita molto entusiasmo tra i suoi compagni e vedo quanto Takeru è orgoglioso di me, anche se mi prende sempre in giro.

Lo aspetto dopo gli allenamenti finché non esce dalla palestra, insieme a tutti gli altri, stando ben attento che nessuno di loro si trattenga da solo negli spogliatoi insieme all’allenatore.

Il coach è un ragazzo che frequenta l'università, e non ho dubbi che sia una brava persona, e che non abbia mai tenuto un comportamento poco corretto con i ragazzi, intendiamoci. Ma preferisco non rischiare. Non voglio che qualche ragazzino affamato di ambizione possa diventare facile preda di adulti senza scrupoli.

Finora è bastato farmi vedere per sventare qualsiasi rischio. Non ho mai dovuto insistere con i ragazzini. Escono tutti insieme e sono felicissimi di tornare a casa in mia compagnia. Lo sono anche le mamme, che mi vedono come una presenza rassicurante, una persona con la testa sulle spalle. Se solo sapessero....

A volte, prima di andare a casa, raggiungiamo il campetto che si trova appena fuori il confine est della città, proprio vicino a dove abita Takeru, e rimaniamo lì a giocare fino a tarda sera. Qui spesso si fermano anche i bambini di altre scuole, ed è bellissimo vedere come questi ragazzini siano in grado di organizzarsi, formare squadre miste e giocare, tutti insieme, mantenendo una sana competizione ma nel rispetto reciproco. Solo per il gusto di divertirsi.

Alcuni genitori si fermano ad aspettare i figli. Io resto seduto su una delle panchine ai lati del campo, e mi godo lo spettacolo.

Anche adesso sono qui. Nessuno sa dove mi trovo, neppure i miei genitori. A loro comunque non importa niente di quello che faccio o di quello che provo. Gli basta che io vada bene a scuola, che sia bravo nello sport e che prima o poi porti a casa una ragazza per bene, con cui mettere su famiglia. Se solo sapessero...

Improvvisamente inizia a piovere. Tutti i ragazzini si sparpagliano e si allontano velocemente, in un vociare festante. Chi corre dai propri genitori, chi cerca un riparo, chi va a casa.

Anche Takeru ed io ci mettiamo a correre e in pochissimo tempo raggiungiamo la sua abitazione.

Mentre Takeru entra, mi squilla il telefono.

Che sorpresa. Ushijima. Forse gli sono mancato? Su questo non cambierò mai, resterò sempre il solito, irrecuperabile malizioso.

“Waka-chan, non dirmi che ti sono mancato.”

“Oikawa, no, non è questo, è successa una cosa...”

Il suo tono è ancora più serio e cupo del solito.

“Così mi fai preoccupare Ushijima. Stai bene?”

“Io sto bene, grazie. Si tratta di Iwaizumi-san.”

“Se è venuto a chiederti di fare da intermediario per convincermi ad incontrarlo, puoi anche dirgli che è tutto inutile, non ho intenzione di....”

“Iwaizumi ha fatto un incidente. Poco fa. Lo hanno portato via con l'ambulanza.”

Non ho sentito bene. Non posso aver sentito bene. Non voglio, assolutamente, aver sentito bene.

“Come, scusa? Un incidente? Dove? Come?”

“Sì, un incidente. Qui alla Shiratorizawa. In moto...”

“Iwa-chan era in moto? Ma cosa è successo?”

“Oikawa, Iwaizumi era in moto, correva troppo forte, è scivolato, è andato addosso ad un albero. La moto è distrutta, hanno dovuto portarla via con il carroattrezzi”

Cerco di dire qualcosa, ma non riesco a formulare un discorso sensato.

“E' scivolato, l'albero, la moto distrutta.… E... è una cosa grave?”

“Vista la situazione di emergenza hanno potuto dare solo una prima occhiata, ma andando via hanno detto che secondo loro non c'è niente da fare. Mi dispiace, Oikawa-san”.

“E dov'è Hajime, dove l'hanno portato?”

Ormai sto gridando al telefono mentre corro, e non so più se l'acqua che mi bagna la faccia è pioggia o sono le lacrime che non riesco a trattenere.

Che significa che non c'è più niente da fare? Non posso pensare ad una vita, ad un giorno, ad un minuto senza Hajime.

Non avrei dovuto evitarlo, non avrei dovuto allontanarlo. Adesso chi mi ridarà il tempo che non ho potuto vivere con lui? E’ solo colpa mia! Stupido, stupido, stupido!

Più veloce che posso raggiungo la metro e dopo una quindicina di minuti sono in ospedale.

Non ricordo niente di questo tragitto, nella mia testa c'era solo la paura e la preghiera che il treno andasse più veloce, più veloce, più veloce!

Entro in ospedale e mi stupisco che le tante persone presenti possano continuare a vivere le loro vite, incuranti della mia disperazione.

Dietro un bancone immacolato è seduta un'infermiera. E’ un po’ sovrappeso ed ha i capelli nerissimi tagliati a caschetto. Quando alza lo sguardo annoiato su di me, la sua espressione cambia, e spalanca gli occhi quasi spaventata. Devo avere un aspetto pauroso. O forse molto patetico, visto che si rivolge a me con dolcezza e allargando un bel sorriso, che fino a poco fa aveva tenuto nascosto.

“Dimmi ragazzo, stai cercando qualcuno?”

“S... Sì” cerco di dire tirando su col naso. “Hajime. Cerco Hajime Iwaizumi. Ha fatto un incidente...”

“E tu sei...?” mi chiede gentilmente abbassando un po' la testa e continuando a guardarmi con fare complice.

“Sono un suo am...”

“Perchè vedi” mi interrompe subito “se tu fossi un suo amico, io non potrei dirti niente, mentre se tu fossi un parente, chessò, un fratello, magari acquisito.... le cose cambierebbero. Quindi tu sei...?”

“Quindi io sono.....” dico sottovoce, un po' titubante “un... fratello?”

“Magari acquisito?” completa lei.

“Magari acquisito!” confermo con maggiore decisione.

“Allora, caro fratello acquisito di Hajime Iwazumi, mi dispiace molto per l'incidente. La sua stanza è su questo piano, la 401. Fai presto però perchè...”

Non la sento concludere la frase, perchè sto già correndo lungo il corridoio verso la stanza 401. Non l'ho neppure ringraziata. Lo farò dopo, adesso devo solo andare da lui prima che sia troppo tardi.

La porta è aperta. Non mi preoccupo di fare piano, mi precipito nella stanza. Ci sono solo due letti. Uno è occupato da un signore con la testa fasciata e la maschera dell'ossigeno sulla bocca. Sta dormendo.

L'altro letto è vuoto.

Un'inserviente sta appallottolando le lenzuola che evidentemente ha appena tolto.

“Mi scusi, il ragazzo che era qui...”

“Mi è stato detto di rifare il letto, e io lo sto facendo” risponde brusco senza neppure degnarmi di uno sguardo. “A quel ragazzo non serve più, ma potrà servire a qualcun altro. Questa è la vita qui. Via uno, avanti un altro... Eri un suo amico? Se sei un parente, ci sarebbero i suoi effetti personali da raccogliere”. Cuore di pietra esce dalla stanza con un fagotto di lenzuola in braccio.

Come “eri”? Cosa diavolo sta dicendo questo tizio? Iwa-chan non c'è più?

Mi inginocchio di fianco al letto e mi accascio sul materasso. Non trattengo le lacrime.

“Cattivo, cattivo, crudele Iwa-chan! Non dovevi andartene, non dovevi lasciarmi solo. Cosa ne sarà della mia vita, adesso? Come posso fare tutto, fare qualsiasi cosa, senza sapere che tu sei con me? Chi mi sgriderà per gli sbagli che faccio? Chi mi difenderà dalle mie paure? Chi metterà i cerotti sulle mie ferite?” mi manca il fiato.

“Chi amerò come amo te?…” dico in un soffio, con la bocca attaccata al materasso.

Sento un tale vuoto dentro, che non credo riuscirò mai più a staccarmi da questo letto, non riuscirò mai più a respirare.

“Perdonami Iwa-chan, perdonami per non aver capito subito che era inutile tentare di starti lontano, che la mia vita poteva essere solo al tuo fianco. Per non averti mai detto quanto ti ammiravo, quanto ti stimavo, quanto mi piacevi. Quanto mi ero perso per te. Dove sei adesso, Iwa-chan? Dove sei amore mio?”

Continuo a singhiozzare mentre con tutte le forze mi aggrappo al materasso, stringendo tra le dita la stoffa che lo ricopre.

“Non c’è che dire, sono quasi commosso. Ma qui c’è gente che dorme, Frignakawa...”

Giro la mia faccia stravolta verso la voce alle mie spalle.

Appoggiato allo stipite della porta della stanza, Iwaizumi mi guarda con un sorrisetto divertito. Indossa una t-shirt banca sui jeans, e sul davanti una vistosa fascia in tessuto annodata dietro al collo, che serve a sorreggere il braccio sinistro, fasciato dal polso al gomito.

Spalanco la bocca, il mio viso è una maschera di lacrime e saliva.

“Prego, continua pure... stavi dicendo?”

Non so se essere sollevato o arrabbiato.

Vince la rabbia. Decisamente. 25 a zero! 2 set a zero per la rabbia!

Mi scaravento su di lui e comincio a tempestargli il petto di pugni.

“Sei un idiota, sei impazzito!?! Hai idea di quello che mi hai fatto passare? Pensavo che fossi morto, che non ti avrei più rivisto! Come hai potuto farmi questo?”

“Beh, a dire il vero io non ti ho fatto proprio niente. Non ti ho mai detto di essere morto...”

“Ushijima mi ha telefonato e mi ha detto che avevi fatto un incidente, che hai distrutto la moto e che non c'era più niente da fare...”

“Infatti. Per la moto. Purtroppo per la moto non c'è più niente da fare... Lei sì che è defunta”. Iwaizumi si passa la mano sana sui capelli e rivolge gli occhi verso il soffitto.

“E chissenefrega della moto!! Tu...”

“Me la sono cavata con una frattura del radio. Composta per fortuna. Tre settimane di tutore e tornerò come prima!”.

D’impulso mi butto su di lui, lo abbraccio e lo stingo forte, fortissimo.

E finalmente mi sento a casa.

* *

L'acqua è calda al punto giusto. Il mio corpo si rilassa sotto il getto forte della doccia.

Tutti gli altri sono andati a casa, non è rimasto più nessuno in palestra e negli spogliatoi.

Automaticamente i miei occhi si fissano sul grande specchio sopra i lavandini. Iwaizumi non è nel suo solito nascondiglio.

Mi volto, per regolare meglio l’acqua.

“Iwa-chaaan?” chiamo cantilenando. “Non ti vedo…. Dove seeeeiiiii…?”

“Qui!”

Alle mie spalle sento la presenza di Hajime. Avvolge le braccia intorno a me, facendo aderire il suo torace nudo alla mia schiena. E’ già eccitato, lo sento tra le mie natiche.

Non ci curiamo della fasciatura che ancora deve portare al braccio, e che si sta inzuppando.

Mi giro verso di lui, sempre avvolto dalle sue braccia.

Senza parlare inizia a baciarmi, mentre l’acqua scorre e ci troviamo bagnati ed eccitati. Le nostre erezioni si sfregano a vicenda e le nostre mani percorrono insaziabili l’uno il corpo dell’altro.

Mi stringe ancora più forte, sembra che voglia stritolarmi. Porta una mano sulla mia nuca e, prendendomi per i capelli, mi costringe ad abbassare la testa all’indietro, lasciando scoperto il collo, dove i suoi denti si fiondano avidi. Mi piace quando fa così, mi sento completamente suo.

Emetto dei gemiti sempre più forti, finché torno a cercare le sue labbra.

Continuo a baciarlo, non smetterei mai, la sua bocca mi fa impazzire!

A lui però non basta, per mia fortuna.

Improvvisamente mi gira e mi sbatte contro le piastrelle, continuando a baciarmi il collo e le spalle, mentre con una mano mi accarezza ogni centimetro di pelle, e scendendo stringe la mia erezione.

“Ti voglio Hajime, voglio tutto di te. E ti voglio per sempre”.

“Sono qui. E sono tutto tuo. Non ti libererai facilmente di me.”

Con un ginocchio mi allarga le cosce e con pochi gesti sicuri prepara il mio corpo all’amore.

“Fossi matto” cerco di dire tra i gemiti “come posso rinunciare a questo paradiso?”

“Non ci provare neanche… Amorekawa!”

La palestra rimbomba delle nostra grida di piacere. Nessuno dei due si preoccupa di guardare, attraverso lo specchio, l’angolino nascosto dello spogliatoio.

* * *

 

ANGOLO AUTRICE

 

Ciao a tutt*

Siamo arrivati alla conclusione di questa storia. Mi auguro con tutto il cuore che vi sia piaciuta, e ringrazio tantissimo chi ha avuto la pazienza di leggerla fino in fondo e chi avrà voglia di lasciare un commento.

Come tant* amanti del manga e dell’anime, penso che Oikawa sia un personaggio con molte sfaccettature, che cerchi di non far vedere all’esterno il grande dolore che porta dentro di sè, apparendo sempre fresco, affascinante e sicuro.

Nel mio piccolo, ho cercato di dare una ragione a questo stato d’animo, immaginando una brutta esperienza vissuta da bambino.

Come avrete notato, i titoli dei capitoli richiamano (indegnamente) quelli di grandi classici della letteratura, che ho solo modificato leggermente. Mi sono venuti in mente man mano che pensavo alla storia ed alle varie vicende affrontate, che secondo me potevano richiamare il titolo e il contenuto di quelle grandi opere.

Solo l’ultimo capitolo, “Pochi inutili nascondigli”, ho preferito non modificarlo, in omaggio al grandissimo, indimenticabile Giorgio Faletti, artista geniale e fecondo, purtroppo sottrattoci troppo presto.

Ho trovato quel titolo perfetto: i nascondigli non sono solo quelli fisici, come l’angolino di Iwaizumi, ma anche quelli interiori, dove ognuno di noi si rifugia per sfuggire al dolore, alla delusione, ai sentimenti. Nascondigli che sono del tutto inutili, perché alla fine siamo chiamati a fare i conti con la verità e con i sentimenti, primo fra tutti l’amore.

E... sarà rimasto davvero vuoto quell’inutile nascondiglio nello spogliatoio?

Grazie ancora <3

   
 
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