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Autore: E niente    20/05/2022    0 recensioni
Un amore impossibile, romantico, passionale, di quelli che ti incantano e ti fanno sospirare.
Ma anche no.
Questi sono solo due dementi, in mezzo a un mucchio di dementi, che vivono l'evoluzione del loro rapporto a metà tra lo sconcerto e il raccapriccio.
La morte del romanticismo, falciato in due con un'ascia e gettato in mare. Tanto, a questi due non serve.
Per questi due, il romanticismo è semplicemente sprecato.
Chiamami come ti pare, mai e poi mai al cinema.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Epilogo (per chi si chiedeva che fine avesse fatto Syd)




Pauline non era per niente romantica, non poteva farci nulla. Le gioie di stare in pubblico con la dolce metà, prendergli la mano, passeggiare per i corridoi e nel parco, stendersi all'ombra di un albero e stare abbracciati: erano desideri che non le passavano nemmeno per l'anticamera del cervello.
Quello che le piaceva di Clay, era che potevano tranquillamente continuare la loro solita routine, bisticciando per le questioni più stupide, e poi potevano risolvere le loro scaramucce appartandosi in uno dei tanti angoli bui che pullulavano nel castello.
Baciare Clay le piaceva da impazzire, quello sì.
Il povero Clay, ahilui, si era ritrovato incastrato in una situazione per lui del tutto anomala: di tante ragazze che aveva frequentato nel corso della sua breve vita, nessuna relazione si era mai mantenuta sui toni della spensieratezza più totale.
Clay era un ragazzo serio per definizione, e i gesti romantici in una relazione che per lui era importantissima gli mancavano eccome. Purtroppo, quello che aveva capito era che non poteva pretendere troppo da Pauline. Poteva soltanto accaparrarsi le sue conquiste pian piano, a furia di tentativi.
Un giorno aveva insistito con il chiederle: «Siamo fidanzati, sì?», perché voleva questa conferma, soltanto per venire ogni volta messo a tacere a suon di baci. Solo alla fine del loro incontro, Pauline gli aveva chiesto:
«Cosa intendi tu con "fidanzati"?»
Clay ci aveva pensato su. Doveva trovare una definizione che andasse bene a entrambi. Un compromesso.
«Significa che io bacio solo te e tu baci solo me.»
«Ci sto.»
Ed era già tanto.

Dopo un mesetto, Clay aveva anche cominciato a pretendere con la forza qualche abbraccio; inizialmente Pauline sembrava agitarsi come un'anguilla chiedendogli di lasciarla stare, ma Clay aveva capito che non poteva sottostare a tutti i desideri della sua ragazza anaffettiva.
L'aveva stretta più forte e non c'era verso, per Pauline, di potersi liberare: quando si staccarono dall'abbraccio, se tale poteva essere chiamato, Clay aveva la divisa sgualcita e il segno di un morso sul naso. Clay non aveva idea del motivo per cui Pauline fosse così reticente nei gesti di affetto verso di lui - perché poi, quando c'era da abbracciare Frank, Syd e Bernie il problema non sussisteva affatto. In ogni caso, qualsiasi fosse il problema, be', Pauline doveva assolutamente farselo passare! Bah!
E alla fine, insistendo giorno dopo giorno, mese dopo mese, la situazione era migliorata. Doveva ammetterlo, addomesticarla non era stato semplice, ma ora finalmente poteva esser contento di tutte le volte che Pauline allungava le braccia e gli stringeva il busto, o gli si accasciava sopra con fare scherzoso, o gli permetteva di scioglierle i nodi tra i capelli, o si stendeva sulle sue gambe e passava lentamente il dito sul suo collo.
Pauline era più dolce e tranquilla adesso, più permissiva nei gesti d'affetto e anche più pronta a ricambiarli. A Clay ricordava un gatto randagio: non poteva chiederle di più di così, poteva soltanto conquistarsi il suo affetto poco per volta.

Oh, naturalmente tutto questo era segreto!
Non ci fu nemmeno bisogno di parlarne. Pauline non sopportava le effusioni in luogo pubblico, almeno, non quelle che la riguardavano in prima persona; Clay, dal canto suo, aveva deciso di mettere da parte il sapore di normalità in quella relazione di coppia in favore delle ombre.
Doveva ammetterlo, se da un lato era frustrante, dall'altro gli consentiva di sentirsi l'amante segreto di una relazione sordida e peccaminosa, e in qualche modo gli risultava eccitante e sì, accettabile. Era un romanticismo diverso da quello a cui era abituato, ma poteva farselo bastare.

Per la verità qualcun altro seppe della cosa.
Erano ormai al loro settimo anno quando Annabelle Mitchell, curiosa per natura, aveva deciso di seguire i due amanti e spiarli e sì, li aveva visti iniziare una focosa e appiccicosa sessione di… urgh! La scena era così fuori dai canoni della decenza che non riuscì a trattenere un urlo. E i due cocchi si voltarono di scatto.
Non ne parlarono affatto. Si guardarono, muti e immobili, per alcuni secondi; negli occhi di Annabelle, era chiarissimo il senso di schifo profondo, l'idea di quei due insieme - ma non erano gatto e cane? - era di una indecenza ineffabile. Fu sconcertante, raccapricciante, vomitevole, la più nera delle scoperte.
Alla fine, a vederli stretti stretti, con le loro guance sovrapposte e gli occhi spalancati - come quelli che hanno i cani di notte prima di essere investiti dal Nottetempo - Annabelle si ritrovò a pensare una sola parola: "ridicoli".
Lo pensò così forte che credette di averlo pronunciato ad alta voce, ma se ne fregò altamente. Si voltò con uno sbuffo, creando il solito vortice d'aria con quella sua coda di cavallo, e lasciò i due piccioncini senza aggiungere altro.
Alla fine non ne parlarono mai, ma davvero mai, nemmeno nei giorni successivi. Si poteva dire che l'argomento veniva caldamente evitato - nella pratica Annabelle evitava entrambi come la peste: si alzava dal tavolo quando uno dei due arrivava, cambiava il posto quando Pauline le si sedeva affianco a lezione, cambiava i turni delle ronde pur di non dover fare il turno con Clay.
Comunque, poco importava.
Annabelle era una persona estremamente solitaria, e pur ficcanasando nei fatti altrui, aveva un modo strano di essere riservata, un modo che prevedeva che i segreti da lei scoperti restassero sempre e solo suoi. D'altronde, non avendo amici del cuore, la Prefetto non aveva di che chiacchierare con nessuno.
E così, a sapere della faccenda ora erano in tre: Clay, Pauline e Annabelle.

Oh be', non proprio.
Certo, era vero che Annabelle Mitchell era una delle ragazze più sole di tutta Hogwarts - forse al secondo posto dopo Mirtilla Malcontenta - ma un amico ce l'aveva.
E mica un amico qualsiasi. Un pezzo grosso, con agganci ovunque e una lingua lunga lunga.
Sì, nessuno si aspettava che il professor Vitious fosse un tipo così incline alla chiacchiera, fatto sta che la sua preziosa spia tra gli studenti - Annabelle Mitchell, appunto - era molto solerte nel riferirgli i pettegolezzi più gustosi di Hogwarts.
Annabelle scopriva qualcosa e la spartiva in due. Poi, Vitious elargiva a tutti spalancando le braccia.
Un giorno Vitious prese da parte Clay e gli fece tutto un discorso sulla vita e sul destino, sulle scelte difficili, sui M.A.G.O. e su quanto le relazioni amorose possano influire negativamente sulla qualità dello studio, persino sul futuro dei giovani maghi. Era un discorso un po' pieno di argomenti, forse: Vitious aveva messo un po' troppa carne sul fuoco e Clay faticava davvero a capire il senso di tutto.
«Mi scusi professore, non ho capito cosa c'entra suo cugino che fa lo Spezzaincantesimi con il pollo che c'è stasera per cena.»
«C'entra, perché se il motivo per cui non deciderai di fare lo Spezzaincantesimi è che stai perdendo la testa dietro alla signorina Marshall, sei un povero pollo!»
La sorpresa di Clay fu indicibile, certamente, ma nulla poté compare la sua espressione di sgomento quando il professor Piton lo rimproverò a lezione per il suo piccolo errore di distrazione che aveva finito per generare un piccolo scoppio e un piccolo boom! - un boato stracciatimpani che le mandragore possono solo accompagnare.
«Signor Fisher, non starà mica prendendo le orme della sua ragazza?»
Naturalmente tutti gli studenti si erano guardati tra di loro, con una domanda in faccia: "Clay è fidanzato?"
E mentre Clay tossiva a più non posso, per il fumo e per la saliva che gli era andata di traverso, Pauline metteva su la peggior faccia da schiaffi:
«Syd, ragazzi, si sta riferendo a Syd.»
Il tutto finì con un borbottio di "ah giusto", "dev'essere così", "quindi Syd vuole cambiare sesso?", e nessuno, ma proprio nessuno, pensò che la ragazza in questione potesse invece essere Pauline. Era davvero un pensiero inconcepibile.
Insomma, proprio nessuno sembrava saperlo, tranne Vitious. E Piton. E la McGranitt, che guardava Clay e scuoteva la testa. E la Sprout, che vedeva i due lavorare sullo stesso terriccio e ammiccava sorniona a Pauline. E Madama Bumb, che alla partita Corvonero-Grifondoro aveva chiesto a Pauline "tifi per il tuo ragazzo o per tuo fratello?", prima di ricordarsi che ormai Frank Marshall era fuori da Hogwarts.
I professori, tutti quanti, sapevano. Ma gli studenti, all'infuori di Annabelle, rimasero all'oscuro fino alla fine.

***


La fine dell'anno portava con sé un carico di aspettative verso le vacanze estive per tutti gli studenti, e un carico infinito di materie da studiare per gli studenti del Settimo anno: se c'era qualcosa di peggio dei G.U.F.O., erano i M.A.G.O.
Il più esaurito mentalmente, però, era senz'ombra di dubbio Syd Ellis. E mica per lo studio.
No, Syd non aveva preoccupazioni di grossa sorta, un po' perché non conosceva l'ansia da prestazione, un po' perché non aveva bisogno di studiare come un matto per farsi valere agli esami, e un po' perché la sua vita dopo Hogwarts, per quanto indefinita, non lo avrebbe mai preoccupato davvero.
Syd non sapeva cosa avrebbe combinato dopo la scuola; sapeva solo che gli sarebbe venuto in mente qualcosa, prima o poi.
Quello che lo angosciava era altro: giorno dopo giorno, la data della scadenza della scommessa, la più grande scommessa che aveva creato, si avvicinava. E lui stava perdendo.
Stava perdendo, e non sapeva con quali soldi avrebbe potuto pagare l'immensa cifra di settanta galeoni tondi tondi - a tanto era salito l'ammontare della vincita.
Però, quarantasei galeoni ce li aveva.
Quarantasei galeoni ce li aveva, e gli sarebbero bastati per una Passaporta di sola andata per la Romania, o per l'Albania, o la Polonia: erano gli Stati più economici da raggiungere. Una volta scappato lì si sarebbe rifatto una vita, e magari avrebbe trovato il modo di guadagnare abbastanza denaro da estinguere il debito con i suoi compagni di scuola.
Prima o poi sarebbe riuscito a tornare in patria, sigh.
Oppure, senza farsi troppi film mentali, avrebbe chiesto un prestito ai suoi e avrebbe trovato il modo di restituire i soldi più avanti.
O forse non avrebbe dovuto mai più restituirli. D'altronde, i signori Ellis stravedevano per lui. Syd era proprio un cocco di mamma.
Il punto però era che la sconfitta bruciava. Syd aveva puntato sui cavalli migliori, e stavano perdendo. Ne aveva fatti di accoppiamenti in tutti e sette i suoi anni di carriera scolastica, e ci aveva sempre azzeccato. Syd abbinava i suoi compagni tra loro come se si trattasse di abbinare una maglietta a delle scarpe - lui con lei, questo con quello, quell'altra con questo qui…
Clay e Pauline erano un suo fallimento professionale, non solo economico: ne andava del suo onore di Cupido.
Perciò, negli ultimi giorni si era fatto più pressante che mai con i suddetti amici - "ma sicuro sicuro che non ti piace? Ma non potete comunque provarci? Un bacino? Una poderosa limonata sul tavolo in Sala Grande? Gnente gnente??"
Clay e Pauline, in un attimo di tranquillità in cui erano riusciti a sfuggire alle persecuzioni di quel pazzo, si ritrovarono per forza di cose a scambiare i loro pareri riguardo la situazione.
«Forse dovremmo…»
«Ma quel babbuino non si merita tutti quei soldi!»
«Ma se non facciamo niente andrà veramente in debito…»
«Ma se lo diciamo a tutti quello ci farà una fortuna!»
«Clay. Non fare l'invidioso.»
«Non è questione di invidia! Se quello vince, chi lo sopporta dopo?» a quel punto Clay si esibì in una imitazione molto riuscita di Syd blaterando "ve l'avevo detto! L'ho sempre saputo! Suca!" e Pauline dovette convenire che era molto somigliante.
Alla fine arrivarono a una decisione. O meglio, l'ebbe vinta Pauline, come sempre.


L'ultima cena ad Hogwarts per i ragazzi del settimo anno, Pauline sganciò la bomba come se niente fosse nel mezzo della conversazione. Fu talmente tanto silenziosa che nessuno si allarmò: tra chi pensava di non aver capito bene, e chi invece pensava giustamente a uno scherzo, ognuno aveva le sue buone ragioni per lasciar perdere.
Peccato che Syd fosse scattato in piedi, mettendosi a correre tra le tavolate con le braccia spalancate al grido di "MA VIENI!"
«Ma che fa, quello?»
«Ma mica sarà vero?»
«Che cosa?»
«Pauline e Clay stanno insieme.»
«Che COSA??»
I due sfortunati ragazzi furono bombardati dalle domande dei compagni. Gli studenti degli altri tavoli si alzavano per raggiungere l'epicentro del pettegolezzo, mentre Syd girava intorno come un satellite impazzito.
«Sì, sì, sììììì! Chi è che non ne sbaglia mai una? Eh? Eh??»
Abigail agitava il braccio di Pauline con la stessa energia di un campanaro la domenica mattina, e francamente Pauline non ne poteva più di tutta quella calca. Si alzò dalla panca, si scrollò tutti di dosso ignorando le loro domande, lasciando il povero Clay accerchiato, e al suon di "permesso, e levatevi!" arrivò da Syd.
«Settanta galeoni, mamma mamma!» ululava quello.
«Sessantasei, cicciobello. Ti ho fatto il favore di farti ricco, almeno non chiedere di avere anche i miei, di galeoni.»
Il sorriso di Syd si allargò sempre più. Il figlio di satana si esibì in una risata malefica.
«Scordatelo! Hai perso anche tu!»
Pauline, oltraggiata, dapprima non seppe fare altro che boccheggiare. Poi urlò a pieni polmoni: «NON È VERO! NON È VERO! IO E CLAY NON STIAMO INSIEME!»
«Zitta, imbecille!»
«ERA UNO SCHERZO!»
«ZITTA!»
La Sala Grande era impazzita. Clay, che per tutto quel tempo era rimasto zitto, continuò a tacere sopraffatto dalla piega che gli eventi avevano preso.
La svolta arrivò quando tutti cominciarono ad accorgersi che in quel casino, be', c'erano anche i professori.
Vitious si avvicinò a Bernie quatto quatto. «Signor Quirke, sarebbe così gentile da prestarmi il suo quadernetto delle scommesse?»
Bernard fu costretto a consegnare il misfatto, e Vitious, dopo essere salito sulla panca - anche se, a dirla tutta, era comunque troppo basso per farsi vedere da tutti - stracciò il quaderno.
La mandibola di Bernand cascò in basso come se volesse fargli divorare l'universo.
«Lo spettacolo è finito! Tutti a sedere!»
Gli studenti, con il loro carico di incredulità e confusione, si misero a tacere e tornarono ai loro posti.
Vitious scese a terra con un oplà grazioso ma pieno di rancore.
«Ellis e Marshall, siete sempre i soliti, fino alla fine. È un vero peccato non potervi dare alcuna punizione, ormai, ma domani sarò ben lieto di spedirvi via da questa scuola con un sonoro calcio nel sed-»
«Filius, suvvia, hanno capito» lo rabbonì Silente.

***


E be', per il povero Syd finì così. Dovette accontentarsi della soddisfazione di aver accoppiato i due cretini, che era quello che agognava da tre anni di sangue e sudore, tre anni in cui tutti lo avevano preso per pazzo mentre lui sosteneva tenacemente la sua posizione. Meritava quei soldi? Fino all'ultimo galeone, né più né meno. Eppure, di quei settanta galeoni, nemmeno l'ombra.
Questa fu un'ingiustizia tremenda.
«Dai Bernie, non piangere» disse Pauline mettendogli un braccio attorno al collo. «Sono certa che l'anno prossimo riuscirai a riaprire il Banco delle scommesse. Non ti abbattere.»
Mentre consolava l'amico, Pauline schioccava occhiatacce a Syd e Syd le restituiva una linguaccia.
E questa, signore e signori, fu la nuova generazione di Maghi e Streghe adulti e diplomati che Hogwarts sfornò nell'anno 1990.










***
L'ho già detto che non so scrivere i finali, sì?
A chiunque fosse particolarmente stupito dall'incredibile creatività di questo epilogo - o dagli immensi viaggi mentali che sono in grado di fare senza stupefacenti in corpo, forse è più esatto dir così - ricordo che questa storia ha come generi il "demenziale" e come avvisi l'OOC, che in questo caso è grande come una casa, per via del professor Vitious.
No, non c'è l'avviso OOC? Provvedo subito.
E niente raga, per quanto schifo faccia questo finale (o meglio, anche questo finale), non so fare di meglio davvero. Sorry.






   
 
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