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Autore: DvaKyan    21/05/2022    0 recensioni
Italia, 2300. Reina, rimasta orfana durante un’invasione di demoni, viene salvata da due ragazzi, Rory e Spike, che diverranno la sua nuova famiglia. All’età di 15 anni decide di seguirli e di iscriversi all’Istituto di addestramento per diventare più forte, in modo da poter combattere i demoni e vendicarsi della sua famiglia. Seguite le avventure di Reina in questo nuovo mondo che è ormai invaso da demoni quasi ogni giorno. In questa storia tra fantascienza e fantasy, non mancheranno poi storie d’amore e di amicizia.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Borsone e valigia a portata di mano, Clarissa era già pronta ad aspettarmi alla porta alle 7 del mattino. Suonava ininterrottamente il campanello, io come al solito ero in ritardo. «Sto arrivando Clarissa, sto chiudendo tutte le finestre!», le gridai.
Dopo essermi assicurata che era tutto chiuso, presi i miei bagagli e andai ad aprire a Clarissa.
«Scusami tesoro, i miei genitori sono in viaggio per le loro ricerche e non ci sarà nessuno a casa per un po’, ho dovuto sistemare tutto quanto» le dissi.
«Non ti preoccupare, sono io che sono impaziente di arrivare all’accademia»
«È il caso di muoverci allora, anche io non vedo l’ora di vedere Rory e Spike»
Nel mentre iniziavamo a metterci in cammino verso il punto d’incontro dove arriverà il bus a prendere le nuove reclute, comprese me e la mia migliore amica, lei mi raccontò di come aveva provato a sperimentare su nuove pozioni. Lei aveva studiato chimica e alchimia da quando aveva 7 anni; infatti, il suo obiettivo era entrare nel corpo di ricerca.
«Se non sbaglio tuo fratello Spike è nella ricerca anche lui»
«Sì, esatto. Lui è partito prima di Rory, mi ha raccontato che è uno dei migliori ricercatori. È partito già per tante missioni, con scienziati e militari» dopo una piccola pausa riflessiva, mi era venuto in mente un particolare «Cara mia Clarissa, hai ancora una cotta per lui».
«Cosa te lo fa pensare? Ero solo curiosa. Comunque, è incredibile la tua famiglia, persino Rory è riuscito a entrare nella prima squadra già dal secondo anno»
«Non cambiare discorso, non serve fare la misteriosa con me. Comunque hai ragione, spero di fare altrettanto anche io. Mi sono allenata un sacco, ma ora dovrò allenarmi davvero e di più, se voglio diventare veramente forte. Non la faremo passare liscia a quei mostri».
 
Al punto d’incontro c’erano una decina di ragazzi. Alle 9 arrivò puntuale il bus, che ci avrebbe portato all’Istituto I.
Al cancello ci furono vari controlli per verificare le nostre identità. Era arrivato il mio turno.
«Reina Williams, sei per caso un parente di Rory e Spike Williams?» mi chiese la signora allo sportello.
«Sono la sorella minore».
«Oh, allora sei tu la sorella di cui loro parlano sempre. Non tanto Spike, ma Rory. È un ragazzo incredibile, sempre pronto a far sorridere e ridere chiunque. Salutameli appena li vedi».
Con un sorriso enorme, le risposi «Sarà fatto, non vedo l’ora di vederli».
 
Dopo aver fatto il nostro check-in, un militare ci fece segno di seguire i segnalini. «Le matricole devono dirigersi verso la piazza, alle 15 di questo pomeriggio ci sarà l’appello e divisi in gruppi, ogni capo gruppo vi presenterà quello che ci sarà da fare, il ruolo che volete coprire, il tour dell’Istituto e tutto quanto. Vi daranno maggiori informazioni dopo. In bocca al lupo».
Dopo averlo ringraziato, iniziammo ad andare avanti.
«Sono quasi le 12, se riusciamo a trovare qualcosa da mangiare sarebbe stupendo. Così arriviamo cariche in piazza» dissi a Clarissa.
«E i tuoi fratelli? Quando li vediamo?»
«Non lo so, non mi hanno ancora risposto oggi. Saranno ancora presi dagli impegni, fra gli addestramenti e l’arrivo delle reclute sarà un casino oggi. C’è un sacco di gente in giro».
«Già. Se hai notato, tutti gli studenti e militari hanno la divisa, mentre noi matricole siamo vestiti normali. E guarda quante matricole siamo»
«Questo è positivo, più militari siamo, meglio è. È sempre una piccola speranza».
Mentre camminavo, mi guardavo intorno. Ragazzi, ragazze, uomini, donne. Adolescenti come noi, adulti. Divise da militare, ricercatori, jeans e t-shirt. La vita dei nostri giorni era questa. Certo, c’erano ancora lavori normali. Medici, avvocati, cassieri, negozianti, spazzini. Ma la maggior parte dei ragazzi volevano e avevano l’ambizione di entrare nel corpo militare anti-demone. Quando leggevo libri di storia e narrativa, cercavo di immaginare come fosse stata una vita senza tutto questo. Ragazzi e ragazze che sognavano di diventare calciatori (lo sport, poi!), avvocati o che sognavano di aprire una caffetteria o un negozio particolare. Tutto quello che leggevo mi trasmetteva tranquillità. Sicuramente a quell’epoca non era tutto rosa e fiori, ma non so cosa darei per non avere più la paura che possa aprirsi un portale da un momento all’altro.
Per fortuna ogni zona di ogni città era sempre coperta e supervisionata da un gruppo di militari, i quali dovevano sempre fare ronda nelle città. O facevano quello, o andavano nelle zone dove non c’erano più delle case né ci vivevano più delle persone, quelle zone in cui i portali si aprivano quasi ogni settimana.
 
«Guarda, c’è una mappa della zona. Se ti va diamo un’occhiata per vedere dove si può mangiare» disse Clarissa.
Indicando con il dito «Allora noi siamo qua, più a nord c’è la piazza delle matricole, sembra ci siano dei piccoli chioschi proprio lì. Perfetto, no?»
 
Arrivate in piazza, potevamo vedere che c’erano un sacco di gruppi di matricole, intenti a chiacchierare fra di loro e mangiare. Alcuni erano sdraiati nel giardino, altri erano al computer o sui libri. Chi più, chi meno, cercavano di combattere le proprie paure, le proprie ansie, le proprie preoccupazioni.
«Non credo, Reina. Ci sono Nicola e le nostre vecchie compagne delle medie. Davanti quel cartellone».
«Ma sul serio? Io speravo di non vederli più. Soprattutto Nicola».
«Dici che è ancora preso da te? Avrà messo la testa a posto? Ricordo quanto era appiccicoso con te».
Luciana, una delle ragazze, si accorse di noi e ci salutò, facendo segno di andarle incontro.
«Ragazze, ci siete anche voi! Non sapevo del vostro interessamento al reclutamento».
Dovete sapere che tra la fine della scuola media e l’inizio dell’addestramento, c’è un anno buca. Nessuno studio, nessun lavoro. Ogni ragazzo aveva il diritto a prendersi un anno per decidere che strada intraprendere. Continuare gli studi normali o proseguire verso la strada militare.
Non avevo mai parlato delle mie ambizioni durante il periodo scolastico, come non avevo mai parlato di quello che mi era successo davvero. Nessuno sapeva della mia famiglia adottiva, se non i professori. Preferivo non aver problemi e non dare nell’occhio. Solo che ora sarebbe stato inevitabile. I miei vecchi compagni di scuola ora si trovavano nella stessa accademia d’addestramento dove c’ero anche io e i miei fratelli.
«Mi fa piacere rivederti Reina, da quanto. Ciao anche a te cara Clarissa» disse Nicola.
«Anche a me, ciao. È una sorpresa vedervi tutti qua» mi sforzai di essere gentile.
«Ciao Nicola, ciao ragazze. Concordo con Reina, è sorprendente. Ma che ruolo volete coprire? Nemmeno io avevo mai notato il vostro interessamento».
Rispose Luciana «Io voglio entrare nel ruolo dei medici, come i miei genitori. Nicola combattente, Vittoria e Fede nel corpo di ricerca. E voi ragazze? »
«Io corpo di ricerca, mentre Reina combattente» rispose Clarissa.
«Tu, Reina, come combattente? Sei sicura? È un ruolo rischioso» disse Nicola.
«Certo che son sicura. Vedrai, ti sorprenderò delle mie capacità».
Sorrise divertito Nicola, la prese come una sfida.
«Comunque, avete notato che in piazza ci sono tutti i componenti della prima squadra? Quanto sono fighi! » disse Federica.
«Già, si riconoscono dallo stemma nelle loro divise. Probabilmente devono star qua per questioni di sicurezza. Siamo matricole e minorenni» rispose Luciana.
La mia testa andò in pallone. Prima squadra? Probabilmente ci poteva essere Rory, ma non l’aveva visto. Possibile che non ci fosse?
«Oddio, uno di loro si sta avvicinando di corsa» allarmò Vittoria.
«Cosa...?» non feci in tempo a girarmi, che venni presa di forza da dietro con le braccia, sollevata da terra e facendo un girotondo. Era stato così improvviso che il mio cuore sobbalzò.
«RORY» era lui. Mi fece scendere e ci abbracciamo fortissimo. Da lì a poco, avrei potuto piangere dalla felicità.

   
 
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