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Autore: heliodor    21/05/2022    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Vendetta

 
Zane protese le braccia verso il gigante concentrando il suo potere nei fulmini che lo stavano avvolgendo. A ogni passo della creatura il terreno tremava sotto i suoi piedi facendolo sobbalzare.
Più vicino, pensò Zane. Non avere fretta.
Il gigante sollevò le braccia sopra la testa come clave pronte a colpire. In quel momento Zane liberò il fulmine che aveva trattenuto. Saette corsero fino alla creatura e l’avvolsero. La pietra crepitò sotto il morso delle scintille che guizzavano sopra la superficie rugosa.
Il fascio di fulmini avvolse il gigante sollevandolo da terra e poi scaraventandolo una ventina di passi indietro. L’impatto fece tremare il terreno come se un piccolo terremoto avesse scosso il sentiero.
Zane restò per qualche istante immobile, le braccia protese in avanti e la bocca avida d’aria. Il cuore gli batteva all’impazzata mentre cercava di non pensare alla maledizione che doveva avere guadagnato terreno.
Mezza Luna, pensò. Di tanto mi avrà accorciato la vita questo incantesimo. Ma se sono stato bravo…
Il gigante rabbrividì, come se nuova forza fosse stata infusa nella sua materia fatta di pietra tenuta insieme dal potere del suo padrone. Puntellandosi sulle gambe e le braccia, riuscì a sollevare il corpo tozzo, ergendosi sopra il pendio che digradava fino al passo sottostante.
Zane respirò a fondo mentre cercava di valutare la sua situazione.
Posso ancora tentare di scappare, si disse. Ma così abbandonerei al loro destino i miei compagni. E Astryn.
“Non deve finire per forza con la tua morte, Zannis” disse Hissarion.
“Sarai tu a morire” disse con tono di sfida.
“Da tempo ho accettato la possibilità di morire” rispose Hissarion. “Da quando ho perduto la mia Fan’an, non desidero altro che ricongiungermi a lei nei campi gloriosi che ci attendono dopo la morte. Ma per guadagnarmi l’onore di cavalcare al fianco dei miei antenati, non posso andarmene senza compiere almeno in parte il mio destino.”
“Le tue parole mi annoiano” disse Zane.
Ma mi stanno facendo guadagnare tempo prezioso, si disse. E lo faranno guadagnare ad Astryn e agli altri per chiudere il passo.
“Sei giovane e non puoi capire” disse Hissarion con tono calmo. “Ancora non hai potuto assaporare la vera perdita, la sconfitta e tutto ciò che ne consegue. Se ti fermassi un solo istante e ascoltassi che cosa abbiamo da dire sono sicuro che comprenderesti.”
“Voi siete dei rinnegati.”
“Ma prima di esserlo eravamo come voi” esclamò Hissarion.
Zane fece per dire qualcosa ma ci ripensò. Il cuore gli batteva meno forte e stava riprendendo il controllo del potere. Sentiva già le forze che tornavano.
“Sono stato un giovane stregone anche io” proseguì. “Prima che Malag mi convincesse a passare dalla sua parte.”
“Quello che eri una volta non mi interessa” disse Zane. “È ciò che sei adesso che fa di te un rinnegato.”
“Sei tu che mi chiami rinnegato, Zannis. E quelli che ti controllano.”
“Nessuno mi controlla.”
“Credi di essere libero?”
Per qualche motivo il tono di quella risposta gli sembrò derisorio.
“Io sono libero.”
“Qual è stata l’ultima volta che hai scelto quello che volevi fare, Zannis? Quando l’ultima che hai scelto che cosa essere?”
“Io” iniziò a dire. “Eseguo gli ordini.”
“Gli ordini” disse Hissarion. “È facile eseguire un ordine quando pensi che sia la cosa giusta da fare, rende più semplice anche accettare ciò che è contrario a quello in cui crediamo davvero. Per tutta la vita ti hanno detto che cosa era giusto e cosa era sbagliato, senza darti davvero la possibilità di scegliere.”
“Combattere contro voi rinnegati è la cosa giusta da fare. Voi depredate città pacifiche, saccheggiate villaggi, costringete interi popoli a fuggire dalle loro terre. Se avete scelto di fare tutto questo, allora siete dei rinnegati.”
“E accettiamo il nostro destino” rispose Hissarion. “Ma voi, quelli che pensate di essere nel giusto, che definite noi rinnegati, vi siete mai chiesti quel era la conseguenza delle vostre scelte?”
Zane si accigliò. “Noi non abbiamo scelto per voi.”
“Voi scegliete sempre per noi, Stanner. I vostri sovrani disegnano confini e poi usano i loro eserciti per cambiarli, con la forza dell’acciaio o il fuoco degli incantesimi. I vostri mercanti stabiliscono il valore delle terre o del grano quando scarseggia e quelli che non hanno le monete per pagare muoiono di fame. I vostri decani decidono quali incantesimi sono leciti e chi invece deve essere gettato nella polvere solo perché è nato con un dono diverso dal vostro.” Fece una pausa. “Se tu potessi parlare con Malag, capiresti perché oggi stiamo lottando invece di marciare insieme contro le armate di quelli che ci opprimono. Se avessi potuto parlarne con tuo padre, lui avrebbe compreso.”
“Non parlare di mio padre” gridò Zane. Lanciò un fulmine contro la creatura.
Il gigante di roccia alzò il braccio per proteggere il corpo tozzo. Il fulmine danzò sopra la pietra scalfendone la superficie esterna. Schegge volarono in tutte le direzioni.
“Proprio non riesci ad ammettere la tua sconfitta, Stanner. Ora che sappiano che siete qui arriveranno cinquantamila soldati a stanarvi. Uccideremo tutti quelli che incontreremo, in modo da dare un segnale a chi ancora si oppone.” Il gigante avanzò di un passo. “A meno che tu non ti consegni a me, adesso, come prigioniero.”
Zane strinse i pugni.
“Se lo farai” proseguì Hissarion. “Risparmierò tutti quelli che getteranno le armi e si arrenderanno. Permetterò loro di unirsi a noi o di ritirarsi e tornare alle loro case.”
“Nessuno si arrenderebbe a voi” disse Zane.
“Ne sei certo, Stanner? Hai idea di quanti soldati e mantelli di Rodiron si sono uniti a noi?”
“Re Nestaryn si è arreso” disse.
“Lo ha fatto perché costretto. Il suo esercito si era già unito al nostro. Malag aveva parlato ai loro comandanti ed essi si sono uniti alla nostra armata. Pacificamente.”
“E quelli che non si sono sottomessi?”
Hissarion sembrò esitare. “Ognuno è libero di scegliere, ma quando scegli devi accettarne le conseguenze.”
“Come immaginavo” disse Zane sollevando il braccio e puntandolo verso il gigante di roccia. “Tu non hai proprio niente da insegnarmi, rinnegato.”
“Io non ti voglio insegnare niente, Zannis” disse Hissarion. Il gigante puntò il braccio verso il passo sottostante.
Zane si sporse per un istante e vide i soldati in formazione marciare compatti attraverso il sentiero di roccia. Nessuno di essi esibiva i colori di una nazione del continente. Il grigio smorto era il tono dominante, come se una coltre di nebbia fosse calata su quelle terre.
“Anche se avresti molto da imparare da me” concluse Hissarion.
“Come facevate a sapere?” domandò con un filo di voce.
“Un messaggero ci ha trovato” disse il rinnegato. “È stato felice di condividere con noi ciò che sapeva.”
Il traditore che era fuggito dalla fortezza fingendosi morto, si disse Zane.
“Avremmo potuto attaccarvi giorni fa, ma volevamo che consumaste tutte le vostre risorse prima di colpirvi. Un’armata disperata compie azioni disperate. E stupide.”
Zane annuì grave. “Avete vinto” disse muovendosi di lato.
“Non avete mai avuto la possibilità di impedirlo” disse Hissarion. “Avete bruciato Charis per niente e quelli di voi che sono riusciti ad attraversare il passo prima che lo facessimo crollare non andranno da nessuna parte. A quest’ora l’armata di Hylana si sarà diretta verso Lormist e li starà aspettando a metà strada per eliminarli.”
Zane si sentì vacillare. Per un attimo fu tentato di gettarsi nel baratro sotto di lui. Sarebbe stato un volo breve che si sarebbe concluso con uno schianto sulle rocce, ma se avesse calcolato con attenzione l’inclinazione dell’impatto, era sicuro di poter morire all’istante.
Sarebbe una fine davvero indegna, si disse mentre si muoveva verso il precipizio. Da codardo e infame, ma in fondo nessuno lo saprebbe, se non un rinnegato. E chi potrebbe credere alla sua parola?
“Se proprio vuoi morire, usa la tua spada, Zannis” disse Hissarion.
Il gigante di roccia arretrò di un passo.
“Ti concedo di darti una morte dignitosa” aggiunse il rinnegato. “Prendilo come un atto di rispetto verso tuo padre.”
Se mio padre fosse qui saprebbe come farti rimangiare il tuo rispetto, si disse.
Zane sospirò e guardò di sotto. Quattro formazioni di rinnegati erano transitate per il passo. Ne contò altrettante che le seguivano a un centinaio di passi di distanza. Marciavano con passo cadenzato, muovendosi in ranghi compatti, proprio come una vera formazione.
Abbiamo sbagliato tutto, si disse. Questa non è un’orda, ma una vera armata. Non li batteremo finché non li considereremo degli avversari degni di noi. Degni del nostro rispetto.
Si voltò verso il gigante. “Ti concedo la vittoria” disse. “Dimmi solo una cosa.”
Hissarion tacque.
“Che cosa farete dopo?”
“Dopo?”
“Quando avrete sconfitto ogni altro regno del grande continente e anche quelli del continente antico saranno stati sottomessi al vostro Malag.”
“Non ci sarà alcuna sottomissione, Zannis. I popoli comprenderanno che sono oppressi e si uniranno a noi.”
“E poi? Cosa farete voi rinnegati?”
“Saremo liberi.”
Zane scosse la testa. “Non sarete voi i nuovi oppressori?”
“Perché dovremmo opprimere quelli che abbiamo liberato?”
“Perché ci saranno sempre gli scontenti, gli insoddisfatti. Ci saranno sempre quelli che pensano di essere trattati in modo iniquo, proprio come voi. Che cosa farete quando anche loro insorgeranno chiedendo un trattamento migliore da parte vostra? Come li tratterete?”
“Malag…”
“Che cosa farà il tuo Malag con quei rinnegati che non lo seguiranno?”
Hissarion tacque.
Zane gonfiò il petto, soddisfatto di quella piccola vittoria.
Ora posso anche morire, si disse. Fece un altro passo verso il precipizio.
Un boato scosse la montagna facendolo traballare sul baratro. Dall’alto piovvero massi che colpirono il gigante di roccia. Una gamba venne spezzata da un masso che rotolò giù portandosi dietro parte del fianco della montagna.
Zane vide con sgomento parte del costone inclinarsi verso l’esterno, come se una forza poderosa spingesse le rocce nella stessa direzione. Un gigante immenso cercava di liberarsi dalla pietra e così facendo stava trascinando a valle l’intera montagna.
Cercò di tenersi in equilibrio su quella superficie instabile ma una pietra lo colpì al volto e la vista gli si annebbiò. Ebbe la sensazione di precipitare e poi un colpo tremendo alla schiena e al fianco.
Aprì gli occhi e si ritrovò a scivolare sul fianco della montagna.
Ho già vissuto questa esperienza, si disse mentre cercava un appiglio ferendosi le mani.
Detriti grandi come frutti maturi gli precipitarono addosso colpendolo più volte fino a che nemmeno avvertì il dolore delle ferite.
Con uno sforzo arpionò una pietra e si tenne aggrappato a essa mentre il resto del costone veniva trascinato a valle dalla forza della frana.
Issandosi sulla roccia guardò in basso, dove una nuvola di polvere e detriti nascondeva il passo. Da quell’altezza non poteva udire altro che il martellare del sangue nelle tempie, ma era sicuro che quelli rimasti intrappolati lì sotto stessero urlando per il dolore e la paura.
Come i miei compagni che sono morti al passo, pensò con una sensazione di selvaggio trionfo che riusciva a stento a trattenere. La nostra vendetta è compiuta.

 
  
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