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Autore: Immersi nella vita    21/05/2022    0 recensioni
[Requiem of the rose king]
[Requiem of the rose king] Spoilers del finale del manga, continuazione del cap 78.
La battaglia che ha posto fine alle guerre delle due rose si è conclusa, Richmond ha trionfato.
Sul campo di battaglia rimangono i morti, e tra questi qualcuno che si trova in bilico tra la vita e la morte e che ha ancora molte questioni da risolvere.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi

-Le petit prince

Capitolo 1

I pallidi raggi argentati della luna baciavano il campo di battaglia dove si era svolto il sanguinoso scontro che aveva portato il duca di Richmond a trionfare.

I cadaveri giacevano immobili tra il fango e il sangue, erano state scavate alcune fosse comuni in cui i corpi sarebbero stati deposti.

Vicino a un rivolo d'acqua giaceva un uomo, il viso affondato nel fango, la mano distesa di fronte a sé, l'anello regale all'indice. Il sangue essiccato sulla faccia e sugli abiti, profonde ferite gli attraversavano il corpo martoriato. Il suo viso si increspò di dolore, si rigirò sulla schiena, aprì l'occhio, sopra di sé una volta nera si rispecchiava nell'iride torbido. Un rivolo di sangue colò giù dalle sue labbra.

Buio, il dolore gli ottundeva il cervello, prese un respiro profondo.

Cosa succede ?’...Dove sono ?’....

un’iniziale momento di confusione e stordimento lo immobilizzò, prese un respiro più forte.

'Sono vivo'

La realizzazione lo colpì come un fulmine, l’ occhio rimanente gli si velò di lacrime.

'Richard'

Cos'era successo al suo re? Al suo amato Richard? Era riuscito a salvarlo, Catesby era riuscito a metterlo in salvo?

Un rantolo spezzato uscì dalle sue labbra insanguinate.

Il pensiero di Richard era come una spada ardente che gli perforava il cuore già lacerato da tanto dolore.

"R-ri-char...d..." quel nome tanto amato uscì a fatica dalla sua bocca riarsa. Una lacrima scese lungo la guancia insanguinata e gli colò fra le labbra spezzate.

Era vivo, nonostante tutto quello che aveva fatto era vivo.

Un senso di amarezza gli pervase l'anima, un senso si gelo lo avvolse in un abbraccio soffocante.

Quanto tempo era passato dalla fine della battaglia? Da quanto era rimasto disteso nella pozza del suo stesso sangue?

Ricordi confusi delle ore precedenti si affacciarono alla sua mente, il clamore della battaglia, il sangue, la violenza dilagante, la sua mano che scendeva meccanicamente a uccidere, decapitando persone, strappando arti, i loro volti sfocati nella memoria, solo il luccichio della lama e i petali rossi del sangue.

Le sue mani vennero attraversate da un sussulto, l'ascia, la sua arma fidata non era più al suo fianco. L'aveva perduta durante lo scontro.

Dopo che aveva salvato Richard, e gli aveva dichiarato i suoi sentimenti, si era immerso nel furore della battaglia, il suo cavallo era stato ferito, si era ritrovato a combattere corpo a corpo, le lame gli avevano attraversato il corpo, dilaniato le carni, un colpo alla nuca era stato quello che lo aveva fatto precipitare a terra.

Mentre sentiva il sangue caldo formare una pozza sotto di sé, la vista adombrarsi e le forze abbandonarlo, un ultimo pensiero era corso a Richard. Aveva infatti visto con la coda dell’occhio Catesby portare via dal campo di battaglia il suo re, solo il pensiero che Richard potesse essersi salvato, gli aveva dato la gioia di poter affrontare la morte in modo sereno.

Eppure era ancora vivo. Prese un respiro profondo, la testa gli pulsava dolorosamente, le sue dita affondarono nel terreno, doveva muoversi.

Si sentiva come se il suo corpo si fosse disintegrato in tanti piccoli pezzi avvolto dai rovi, invisibili spine a lacerargli le carni.

Con uno sforzo immane riuscì a mettersi seduto, il respiro affaticato e gocce di sudore a imperlargli il volto, si passò una mano tremante sul viso, era così buio che non riusciva a vedere la propria mano.

Era immerso nell’oscurità più totale. ‘È notte’ pensò, il freddo della sera lo fece rabbrividire.

Si rese conto di star ancora indossando l’anello regale.

il piano

Le sue mani tremanti si tolsero quell'oggetto, lo strinse nel suo pugno insanguinato, il metallo freddo morse nel tessuto cicatrizzato della mano destra.

L’anello di Richard, l’anello di un re, quello che gli aveva dato il duca di Buckingham.

uccidi Richard

Un’altra ondata di ricordi lo assalì come l’alta marea, la sua vita da James, il freddo assassino che era rinato dopo la sua prima morte. Perché era già morto anche se era vivo.

La cicatrice che gli sfregiava parte del viso iniziò a bruciare.

La nebbia che aveva avvolto la sua mente in quelle settimane nella torre, quel giorno in cui Richard era venuto a trovarlo, ‘ti odio così tanto’, quel bacio, le sue lacrime, e poi quella donna che gli aveva raccontato la storia di un demone, ma il suo Richard non lo era.

Se solo fosse potuto tornare indietro nel tempo, non avrebbe mai pronunciato quelle parole, finalmente stava tenendo Richard fra le sua braccia, per un momento aveva ceduto al suo cuore confuso e diviso da mille ansie, la passione era infine fuoriuscita da quel corpo che tanto aveva disprezzato i piaceri della carne.

Ma era stato solo un momento, i suoi demoni avevo ripreso possesso della sua mente, le parole distorte di quella donna erano uscite dalle sue labbra come veleno e la lama era calata inesorabilmente su di lui.

Quel giorno Henry era morto.

Si era risvegliato senza ricordi in un corpo ormai vecchio, sfregiato. Le persone che aveva incontrato lo avevano indotto verso la via del sangue, le sue mani di pastore si erano tinte di rosso.

Dieci anni di perdizione. Poi finalmente un cambiamento, aveva ritrovato una ragione di vita, il suo re.

Il suo cuore aveva ricordato ciò che la sua mente non poteva. Imprigionato in un corpo privo di quelle dolci e dolorose memorie un istinto fortissimo lo aveva indotto a servire fedelmente Richard, anche se nell'ombra e con il tramite del duca di Buckingham. Sotto i suoi ordini si sarebbe macchiato le mani di sangue e lo avrebbe servito in modo fedele. La sua vita era sua.

Una prima epifania era avvenuta quando aveva potuto osservare da vicino il suo sovrano, il suo volto addormentato, quella furtiva lacrima in bilico fra le ciglia, stava pensando a un suo amato. Si era sentito da dentro il desiderio prorompente di proteggerlo a qualunque costo.

Era stato quando aveva visto Richard e il duca Henry Stafford baciarsi nella capanna, che aveva davvero realizzato che gli mancava qualcosa.

Quel forte sentimento di nostalgia, quella tristezza nella quale si sentì affogare, un senso tremendo di vuoto che lo fece vacillare, l'occhio inondato dalle lacrime per quel sentimento a lui sconosciuto eppure terribilmente doloroso. Dolore, nostalgia, amarezza, gelosia. Si era sentito morire vedendo Richard tra le braccia di quell’uomo, il corpo raggelato dalla sofferenza e dalla rabbia, ma il perché di queste emozioni gli rimase oscuro.

Perché avrebbe dovuto essere geloso, non provava per Richard solo la devozione di un servo fedele?

Quel sentimento inconfessabile, quello che molto tempo prima, sotto un albero, aveva dichiarato di temere.

Un singhiozzo gli attraversò la gola, la luce della luna non si rifletteva nell’occhio spento.

L’amore.

Lui amava Richard, lo aveva sempre fatto, di un amore che andava oltre il corpo e che andava a toccare le corde più profonde dell’anima, un amore che va al di là dell’amore stesso.

Sapeva però che Richard non lo amava e come poteva farlo se lui gli aveva detto quelle cose orribili quella fatidica notte?

Henry

Non era il suo nome quello che pronunciavano le labbra del suo amato, era quello di Henry Stafford, duca di Buckingham, era il suo corpo che Richard aveva abbracciato, era lui che amava.

Un senso di vuoto e sordo dolore gli avvolgevano il petto in una fredda morsa.

Gli anni erano passati e così pure se ne era andata la sua occasione di fare ammenda, di chiedergli perdono.

Se la mia morte potesse salvare qualcuno, morirei così

Queste parole erano risuonate profonde dentro di lui, provenivano da un’altra vita, quando ancora era giovane e guardava con lo sguardo velato di lacrime il cielo stellato in compagnia di Richard.

Aveva tolto tante vite, aveva visto la luce spegnersi da troppi occhi davanti alle sue mani cremisi, nella sua mente gli era sembrato giusto che l’unico modo per espiare fosse quello di dare la sua misera vita per salvare quella della persona che più ama al mondo.

Doveva muoversi.

Se per qualche ragione Dio gli aveva concesso di poter vivere ancora per un po’, doveva pur esserci una qualche ragione.

Il suo cuore stanco gli sussurrava che doveva muoversi, dirigersi verso la sua casa, il suo Richard.

Con grande sforzo si tirò in piedi, barcollando vertiginosamente verso il terreno. Riuscì a fermare la caduta con un passo, respirava a fatica, il sapore del ferro gli impastava la gola e le gambe gli dolevano immensamente per lo sforzo, ogni movimento era un’agonia.

Con gambe instabili e tremanti si diresse alla cieca in una direzione, non sapeva dove stava andando, trascinava i piedi con grande fatica, il sangue aveva ripreso a scorrere dalle ferite, si sentì improvvisamente la testa leggera.

Il piede inciampò contro un sasso, perse l’equilibrio e si ritrovò a terra.

Un gemito spezzato lasciò le sue labbra.

Prese diversi respiri, il sudore gli imperlava il viso pallido, strinse ancora una volta l'anello fra le sue mani insanguinate e sporche.

Stava perdendo lentamente coscienza, si sentì sprofondare nel nulla, prima di chiudere la palpebra stanca sussurrò con un fil di voce il nome del suo amato.

R-Rich-ard

.

.

.

La luce della luna illuminò un cinghiale del pelo candido, l’animale si trovava vicino al corpo di un uomo ferito…

.

   
 
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