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Autore: luvsam    22/05/2022    1 recensioni
Non era reale, bastava aprire gli occhi e l'orrore sarebbe scomparso.
In fondo era già successo nelle settimane precedenti e ogni volta, a parte il cuore a mille e la necessità impellente di fare una doccia per liberarsi del sudore, era tutto finito quando aveva riconosciuto intorno a sé le pareti color giallo paglierino del suo appartamento e gli scatti di una vita felice.
Niente fuoco, urla, o quella maledetta voce che lo accusava di essere un assassino, solo la sua normalità. Avrebbe sentito canticchiare Jessica sotto la doccia, l'odore del caffè e attraverso la finestra aperta, il solito brontolio della signora Cooman per i presunti schiamazzi notturni dei suoi vicini.
Facile come bere un bicchiere d’acqua, giusto?
Sam si aggrappò a quei pensieri tranquillizzanti e ancora con gli occhi chiusi inspirò profondamente alla ricerca della fragranza bruciacchiata dei toast che la sua ragazza era capace di carbonizzare ogni mattina, ma quello che gli riempì le narici fu solo la puzza di birra e cibo avanzato.
Evidentemente avevano fatto festa la sera precedente ed era per questo che aveva mal di testa e le idee confuse, ma nel profondo sentiva che c’era qualcosa che non andava.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Assistere al nuovo crollo di suo fratello, aveva fatto molto male a Dean, anche se in fondo sapeva sin da quando si erano fermati davanti all’appartamento che non sarebbe finita bene. Aveva sentito una forte stretta alla bocca dello stomaco quando lo aveva visto scendere dall’Impala, eppure lo aveva seguito lungo il vialetto senza fiatare fino a quando Sam aveva cominciato a rallentare pallido come un cencio. Lo aveva afferrato per un gomito intuendo che la sua capacità di restare in piedi stava venendo meno, poi lo aveva fisicamente sostenuto mentre cedeva alla nausea.
Erano rimasti l’uno vicino all’altro davanti all’appartamento come in un replay della sera in cui Jessica era morta, poi Dean lo aveva tirato su e riportato all’auto per fargli riprendere fiato. Lo aveva lasciato giusto qualche secondo per prendere dal bagagliaio una bottiglina d’acqua, poi si era accovacciato davanti a lui in attesa di vedergli riacquistare un po' di colorito.
“Ti senti meglio?” - gli chiese dopo aver aspettato pazientemente che si sciacquasse la bocca e regolarizzasse il respiro.
Sam annuì, ma rimase con gli occhi bassi tentando di tenere a freno le lacrime, che testarde tornarono a bagnargli il viso.
“Credevo di farcela”
“Lo so, ma stai facendo del tuo meglio in questa situazione di merda”
“Mi dispiace per lo spettacolo”
“Non è la prima volta che ti vedo vomitare”
“Questo non lo rende migliore”
“Immagino di no! Vuoi tornare al motel? Sei bianco come un lenzuolo”
“Effettivamente non mi sento molto bene, ma voglio ancora entrare”
“Dopo quello che ti è appena successo?”
“Papà ci ha insegnato che più tardi esamini una scena, minori possibilità ci sono di raccogliere indizi”
“Che cosa pensi esattamente di trovare?”
“Non lo so”
“Per me vuoi torturarti inutilmente”
“Dean”
“Sammy, sono preoccupato per te”
“Lo capisco, ma devo farlo”
Sam alzò gli occhi asciugando con il dorso della mano destra le lacrime e guardò in direzione del suo appartamento. Si morse nervosamente il labbro inferiore, poi cercò in sé la forza per affrontare quello che avrebbe trovato all’interno della casa e si rimise in piedi dopo che suo fratello gli aveva fatto largo. Non si mosse subito, anzi all’inizio rimase incollato allo sportello dell’auto e per una manciata di secondi si sentì come quando aveva poco più di tre anni e papà voleva insegnargli a stare a galla. Ricordava lo smarrimento che aveva provato dinanzi alla massa d’acqua della piscina del motel in cui alloggiavano e di essersi saldamente aggrappato al bordo per non toccarla. Il freddo delle mattonelle gli aveva trasmesso una certa dose di sicurezza perché, fin quando lo avesse avvertito sotto le dita, avrebbe voluto dire che non correva alcun pericolo e in un certo senso rimanere appoggiato alla portiera dell’Impala gli trasmetteva la stessa sensazione. Quell’auto era la sua casa e non allontanandosene, avrebbe evitato di fare i conti con il suo dolore, ma sapeva che non poteva infilare la testa sotto la sabbia e aspettare che qualcuno lo rassicurasse.
La mente volò in automatico da John e Sam sentì di nuovo forte la delusione per la sua assenza. Avrebbe dato qualsiasi cosa per averlo con sé in quel momento perché con lui al suo fianco sarebbe di sicuro riuscito ad entrare e i suoi occhi esperti lo avrebbero aiutato a trovare qualsiasi traccia demoniaca presente, ma la realtà era un’altra. Non era tornato, non aveva nemmeno risposto ai messaggi di Dean e doveva farsene una ragione.
Il giovane guardò di nuovo le finestre annerite, poi il fratello, che gli rivolse un timido sorriso.
“Se sei sicuro, ti seguo”
“Voglio entrare, Dean” - gli disse prima di muoversi.
I due Winchester si ritrovarono a camminare verso la loro meta e questa volta arrivarono fino alla porta su cui era ancora presente il nastro della polizia. Sam tese il braccio e lo tirò via, poi entrò e rimase sorpreso dal constatare che l’interno della palazzina non sembrava essere stata interessata da un incendio. Tutto era esattamente dove doveva essere e solo l’odore nell’aria non lasciava dubbi su quanto fosse successo. Si avviò verso le scale per raggiungere il suo appartamento e man mano che avanzava le cose cambiavano.
Le pareti diventavano sempre più scure, ma non si fermò fino a quando non arrivarono alla porta, che Dean aveva sfondato per recuperarlo. Ancora delle strisce di nastro a forma di X e per un attimo Sam pensò di ascoltare il consiglio del fratello e tornare indietro. Rimase invece fermo a fissare l’interno annerito del suo appartamento con Dean alle sue spalle, poi, dopo essersi dato mentalmente del vigliacco, avanzò. Una volta entrato in casa, riconobbe sul pavimento quello che restava della sacca che aveva portato con sé quando era partito, percorse il breve corridoio e entrò in camera da letto. Gli sembrò di vivere un incubo vedendo che tutto era stato divorato dalle fiamme, poi non poté non alzare gli occhi verso il soffitto e lì la disperazione tornò a stritolarlo. L’espressione devastata del suo viso non sfuggì al maggiore dei Winchester, che gli afferrò l’avambraccio sinistro e cercò di tirarlo verso l’uscita.
“Hai visto? Non è rimasto niente, possiamo andarcene”
Sam non si mosse e Dean si rese conto che le sue parole non lo avevano raggiunto, così fece per ritornare alla carica, ma si bloccò quando suo fratello minore gli chiese:
“Mi lasci un po' solo?”
“Sammy”
“Ti prego, ne ho bisogno”
“Questa è una grande stronzata!”
“Per favore, Dean, voglio restare”
“Allora resto anche io”
“Non è necessario, credimi. So che non sono molto credibile visto quello che è successo pochi minuti fa, ma sto bene”
“Non è vero e non me ne vado”
Sam guardò il fratello e capì che non l’avrebbe spuntata, quindi si mise a gironzolare per la stanza passando distrattamente le dita su ciò che era rimasto della cassettiera. Gli vennero in mente una miriade di ricordi e mandar giù il groppo che si era formato in gola fu dura, ma si impose di restare lucido. Cominciò a scansionare la stanza e a fissare dei punti. In primo luogo ripensò al momento in cui era tornato dopo il weekend all’inseguimento della Donna in bianco e si ricordò di aver aperto con le chiavi. Si voltò verso la porta del bagno e gli tornò in mente che aveva pensato che Jessica fosse sotto la doccia perché aveva visto la luce accesa e aveva sentito il rumore dell’acqua aperta.
Cosa era successo prima che arrivasse? La sua ragazza era stata sicuramente attaccata prima che iniziasse a lavarsi perché non indossava un accappatoio e i suoi capelli erano asciutti, e dato che la porta dell’appartamento era chiusa dall’interno, si avvicinò alla finestra per vedere se la minaccia fosse arrivata da lì. Non vi trovò nessuna traccia di zolfo, ma, data l’abbondante quantità di acqua che i vigili del fuoco avevano usato per spegnere l’incendio, poteva anche essere stato lavato via.
E se Jess avesse aperto la porta al suo aggressore? Poteva essere un’ipotesi plausibile, ma la conosceva troppo bene e non avrebbe mai fatto una cosa così rischiosa a cuor leggero.
Forse aveva aperto a qualcuno che pensava di conoscere e del quale si fidava al punto di non imbarazzarsi per il suo abbigliamento?
Sam si guardò ancora intorno e tra i resti anneriti della sua precedente vita riconobbe un quaderno di Jessica. Lo tirò su dal pavimento e il cuore gli si riempì di tristezza. Ricordava perfettamente che era stato una specie di diario, ma anche una bacheca degli annunci quando la sua ragazza aveva avuto bisogno di lasciargli un messaggio, o ricordargli qualche data importante. Era stato su una pagina strappata da quel quaderno che gli aveva scritto il suo numero il giorno in cui si erano conosciuti e da allora aveva accompagnato la loro relazione come un fedele amico.
Perso nei suoi pensieri, Sam non si accorse che Dean lo aveva discretamente lasciato solo nella stanza e si sedette sul davanzale della finestra tenendo ancora tra le mani il quaderno semibruciato di Jess. Guardandosi intorno, dovette ammettere con sé stesso che suo fratello aveva ragione, non c’era nulla da salvare e si sentì colpevole ad essere ancora vivo. Tutti gli avevano detto il contrario, da Dean alla signora Moore, ma che diritto aveva di continuare a respirare quando l’amore della sua vita era sotto tre metri di terra? Le lacrime tornarono ad affollargli gli occhi e abbassò il capo disperato.
Se fosse stato possibile, suo fratello maggiore avrebbe preso quel dolore e lo avrebbe fatto suo, invece non poté fare altro che rimanere impotente a contemplare la scena dal corridoio. Aveva pensato che fosse giusto lasciare spazio a Sam, ma allo stesso tempo sapeva che non poteva, e soprattutto non voleva perderlo di vista. La sua mano andò in automatico alla tasca dei jeans alla ricerca del cellulare, papà doveva sapere che cosa stava succedendo. Gli scrisse frettolosamente un messaggio in cui gli diceva che erano entrati e che l’avrebbe chiamato quella sera stessa. Premette il tasto di invio, poi si affacciò per dare un’occhiata a che cosa stava facendo Sam. Lo vide di nuovo singhiozzare, così mandò a farsi fottere lo spazio personale e si avvicinò a lui. Quando lo raggiunse, notò subito le pagine bruciate tra le mani del fratello e istintivamente si sporse per fargliele lasciare. Gli fece aprire le mani, poi, quando i fogli scivolarono sul pavimento, chiese:
“Andiamo via, Sammy?”
“Dean”
 “Non ha senso stare qui, torniamo al motel”
“Dobbiamo cercare, dobbiamo trovarlo”
“Qui non c’è niente. Ho ispezionato il resto dell’appartamento ed è pulito”
“Siamo stati troppo poco, forse…”
“Sammy, ascoltami, andiamo via. Dai, alzati e usciamo di qui”
Il ragazzo alzò gli occhi sul fratello, poi docilmente si fece portare fuori dall’appartamento. Sembrava aver alzato bandiera bianca, ma poi, durante tutto il viaggio di ritorno alla base, tornò ad insistere sulla necessità di raccogliere indizi sulla presenza del demone a Palo Alto.
Dean provò a dissuaderlo, ma fu tutto inutile e quando chiamò il padre, aveva il morale sotto le scarpe.
“Dean, come è andata?”
“È stata durissima. All’inizio non è riuscito nemmeno ad entrare, poi lo ha fatto e le sue rotelle hanno iniziato a girare”
“Mi è sfuggito qualcosa?”
“No, l’appartamento era pulito e dopo un po' di insistenze, ha accettato di andare via. Credevo che si fosse rassegnato a lasciar perdere, ma poi, mentre tornavamo al motel, ha cominciato ad insistere che dobbiamo tornare e cercare meglio”
“Tipico di tuo fratello, testardo come un mulo”
“Che cosa devo fare?”
“Ne abbiamo già parlato, assecondalo, tanto non si fermerà fin quando non sarà convinto che non c’è nulla da trovare”
“Papà, tu non lo hai visto mentre vomitava in giardino e come era devastato in quell’appartamento. Non voglio fargli rivivere un dolore del genere, non può reggere”
“Ci tornerà con o senza di te, se è quello che vuole”
“Lo so, me l’ha detto, ma sono davvero preoccupato per lui. È a pezzi per la morte di Jessica, ma aveva uno sguardo glaciale mentre continuava ad ispezionare la camera da letto prima di andare di nuovo al tappeto”
John scosse la testa temendo che il figlio potesse seguirlo sulla strada della vendetta perché, anche se non aveva mai rimpianto la scelta di dedicare la sua vita alla ricerca dell’assassino della sua amata Mary, non poteva negare che aveva dovuto pagare un prezzo molto alto per questo e cosa ancora peggiore lo aveva fatto pagare ai suoi figli. Tante volte negli anni avrebbe voluto chiedere loro perdono, ma poi aveva sempre rimandato il momento in cui avrebbe messo a nudo la sua anima davanti ai suoi figli. Non poteva mostrarsi debole fino a quando non avesse portato a termine la sua missione, ma poi avrebbe fatto ammenda. Avrebbe chiamato a sé i suoi ragazzi una alla volta, perché ad ognuno di loro doveva delle spiegazioni per i suoi comportamenti e aveva sempre pensato che, per cominciare, avrebbe affrontato Dean. Non era una questione di vigliaccheria, non avrebbe iniziato dal primogenito per rimandare lo scontro con il più giovane dei suoi figli, anzi voleva scusarsi prima con il più grande per potersi poi concentrare senza pensieri su Sam. Sapeva infatti che sarebbe stata dura farsi ascoltare da lui perché non aveva mai goduto del credito incondizionato concessogli da Dean, e se a questo sommava il blackout di quattro anni, il quadro era desolante.
“Papà, ci sei ancora?”
“Sì, Dean,ci sono, stavo solo pensando”
“A che cosa?”
“Devi portarlo via da Palo Alto al più presto”
“Non è detto che Sammy voglia lasciare l’università”
“Credi davvero che vorrà restare dove qualsiasi cosa gli ricorderà la sua ragazza?”
“Credo di no.Suggerimenti su come sradicarlo da qui?”
"Ci inventeremo qualcosa"
"Papà, prima che me ne dimentichi ancora, volevo dirti che abbiamo raccolto le tue cose dal motel e ho con me il diario"
"Pensavo di averlo perso e questa notizia ci offre una soluzione al nostro problema: parlagli delle coordinate, digli che è l’unica traccia che avete per trovarmi. Sam ti seguirà, ne sono sicuro”
“Molto probabile, ma come mai lo hai lasciato? Non te ne separi mai. Quando lo sbirro che mi ha arrestato me lo ha messo davanti, mi è venuto un colpo"
“Perché ti hanno arrestato?”
“Te lo racconterò un’altra volta e comunque non hai risposto alla mia domanda”
“Stavo seguendo il caso a Jericho e credevo di essere vicino a bloccare Costance, poi mi è arrivata la chiamata di un mio contatto, che mi avvertiva di aver incrociato Yellow Eyes in Colorado mentre stava cacciando un Wendigo, e sono partito. Sapevo che poteva essere già altrove quando sarei arrivato, ma non avevo notizie da mesi e non ho voluto perdere l’occasione di andare a dare un’occhiata”
“Questo lo capisco, ma ancora non mi hai detto perché hai lasciato il diario”
“Avevo intenzione di tornare a Jericho, ma poteva anche finire male e volevo che sapessi dove ero diretto”
“Lo hai trovato?”
“Non sono mai arrivato in Colorado”
“Perché?”
“Le cose hanno preso una brutta piega e ho dovuto battere velocemente in ritirata”
“Che vuoi dire? Sei nei guai?”
“Diciamo che il bastardo si sta innervosendo e per il momento devo essere un po' più discreto”
“Non mi hai risposto”
“Non voglio che tu sappia di più”
“Non mi aiuti così”
“Lo so, ma per il momento è il massimo che posso darti”
“Dove portano quelle coordinate?”
“Blackwater Ridge, è lì che il mio amico stava lavorando”
“Perché parli di lui al passato?”
“Ho saputo che è morto”
“Il Wendigo?”
“Ufficialmente è stato vittima di un attacco di animali selvatici”
“Papà, dove sei?”
“Non a Blackwater Ridge” 
“Perché mi stai chiedendo di spingere mio fratello a tornare a caccia, facendo leva sul fatto che potresti essere in un posto dove in realtà non sei?”
“Perché gli attacchi non sono terminati e io non posso occuparmene”
“Tutto questo è folle”
“Ma ti ho insegnato ad eseguire gli ordini”
“Sì, lo hai fatto, ma non mi piace mentire a Sam. Se sapesse che ci parliamo e che gliel’ho tenuto nascosto, si sentirebbe tradito anche da me”
“Lo so, Dean, ma non è il momento delle spiegazioni”
“Con che faccia devo illuderlo che ti troveremo a Blackwater Ridge?”
“Non dirgli che mi troverete lì, ma solo che è l’ultimo posto in cui ero diretto, il che corrisponde alla verità”
“Hai uno strano concetto della verità, papà”
“Dean, porta via tuo fratello da Stanford e fermate quel Wendigo”
“E tu?”
“Come ti ho già detto, devo volare sotto i radar per un po' e questo implica che devo rimanere in silenzio”
“Per quanto sparirai stavolta?”
“Per tutto il tempo necessario”
“Troverai il modo di farmi sapere che stai bene?”
“Ci proverò”
“Papà?”
“Sì?”
“Prima o poi ci rivedremo?”
“Contaci e quando succederà, parlerò con tuo fratello e cercherò di rimettere le cose a posto, ma nel frattempo avete un lavoro da fare”
“Sì, signore”
“Ciao, Dean, e attento a Sammy”
“Ciao, papà”
Il clic della fine conversazione fu molto duro da digerire per Dean, che preferì rimanere per un po' seduto nell’Impala con gli occhi sempre fissi sulla stanza. Aveva bisogno di riordinare le idee e capire come intavolare il discorso con Sam, soprattutto ripensando a quanto aveva cercato di opporsi quando lo aveva portato via dal suo appartamento qualche ora prima. Non gli piaceva l’idea di manipolarlo, ma, riflettendoci bene, approvava l’idea di suo padre di lasciare Palo Alto e purtroppo l’unico modo per ottenere l’assenso di suo fratello, era quello di fargli credere che avrebbero potuto trovare John a Blackwater Ridge. Si passò una mano sul viso, poi prese un respiro profondo e decise di rientrare. Quando varcò la soglia, si mise ad osservare Sam, che dormiva e mentalmente gli chiese perdono per quello che stava per fare. Si avvicinò al suo letto e spense la lampada rimasta accesa sul comodino prima di dirigersi verso il bagno.
Venti minuti dopo era sotto le coperte e si ritrovò a fissare il soffitto per un po' prima di riuscire a prender sonno. Solo verso le due chiuse gli occhi e fu per questo che, quando sentì suo fratello muoversi per la stanza all’alba, avrebbe voluto stenderlo con un diretto, ma si accontentò, senza nemmeno aprire gli occhi, di chiedergli se stesse bene e avesse bisogno di qualcosa. Alla rapida sequenza di una risposta affermativa e di una negativa rispose con il pollice in su e con un invito a riposare ancora un po'.
Sam, però, aveva altre idee e dopo avergli comunicato che avrebbe fatto una passeggiata nei dintorni, si avviò verso la porta.
“Vuoi che venga con te?”
“No, Dean, torna a dormire. Non starò via molto, okay?”
“Sei sicuro di sentirti bene?”
“Sì”
“Sammy”
“Che c’è?”
“Non hai intenzione di tornare all’appartamento, vero? Sai che non c’è nulla”
“Lo so e volevo solo prendere un po' d’aria”
“Hai il telefono?”
“Sì”
“E mi chiamerai se ci dovessero essere problemi?”
“Lo farò”
Detto questo, il ragazzo più giovane uscì portando con sé le chiavi e si diresse di nuovo verso il bosco che lo aveva visto crollare qualche giorno prima. Questa volta però Sam si sentiva stranamente tranquillo e si mosse con calma lungo il sentiero pensando a come la sua vita fosse stata stravolta dall’arrivo di Dean in poi. Mai avrebbe immaginato che rivedere il fratello avrebbe portato con sé una tragedia come la morte di Jessica e ancor meno che avrebbe ripreso in considerazione l’idea di tornare sulla strada con lui. Non che ne avessero parlato con precisione, ma le prove a sfavore contro una permanenza a Stanford erano davvero tante: uno, rimanendo a Palo Alto, avrebbe rivissuto lo strazio della perdita all’infinito, due, non era pensabile che Dean sarebbe rimasto per sempre con lui perché era un cacciatore e prima, o poi il suo istinto avrebbe prevalso, e tre, non avrebbe mai potuto vendicarsi giocando a fare l’aspirante avvocato.
La lista era già corposa così, ma in realtà c’era un quattro che lo tormentava, ovvero il desiderio di ritrovarsi faccia a faccia con John. Non sapeva come sarebbero andate le cose tra loro, o meglio aveva la fondata certezza che suo padre gli avrebbe fatto pesare il fatto di non averlo ascoltato quando gli aveva urlato di non lasciare la sua famiglia, eppure non riusciva a smettere di pensare a lui. Doveva vederlo e fargli domande su quello che era successo. Era arrivata l’ora che papà gli dicesse tutto quello che sapeva su Occhi Gialli e voleva sentire dalla sua voce che era lui la causa di tanto dolore. Non che non ci fosse arrivato da solo, ma voleva che la condanna uscisse dalla bocca di John.
Continuò a passeggiare fin quando l’altezza del sole sull’orizzonte non gli suggerì di tornare indietro ed era appunto sulla via del ritorno quando Dean gli mandò un messaggio chiedendogli dove fosse. Rispose subito rassicurandolo sul fatto che stesse bene e che sarebbe arrivato entro una decina di minuti.
Quando Sam tornò al motel, trovò ad aspettarlo la colazione sul tavolino vicino alla finestra e si andò a sedere di fronte a suo fratello. Lo guardò negli occhi e capì al volo che voleva dirgli qualcosa.
“Sputa il rospo”
“Di che stai parlando?”
“Dean, tu mi conosci bene, ma anche io conosco te e so che c’è qualcosa che devi dirmi”
Il giovane inspirò profondamente, poi ammise:
“In realtà c’è”
“Ti ascolto”
“Non so da dove cominciare”
“Fallo e basta”
“Okay”
Dean prese il diario del padre e mostrò a suo fratello la pagina con le coordinate. Gli disse che stava pensando di lasciare Stanford e di seguire l’ultima traccia che avevano di John perché stava passando troppo tempo e rischiava di battere poi piste già fredde. Aggiunse che ovviamente non voleva forzarlo a fare niente e che l’ultima decisione sul seguirlo o meno spettava a lui, ma che aveva bisogno che ci pensasse e gli desse una risposta il prima possibile.
Sam ascoltò tutto il discorso senza fiatare e ad un certo punto pensò che fosse abbastanza ironico che suo fratello lo stesse togliendo dall’imbarazzo di ammettere che non avrebbe retto un giorno senza di lui e che ormai aveva perso qualsiasi interesse nella sua potenziale carriera universitaria. Rimase in silenzio anche quando Dean smise di parlare, poi gli rispose che era fortemente combattuto e che non era sicuro di che cosa volesse fare. Gli confessò che, se da un lato era consapevole che, per trovare John e vendicare Jessica, doveva tornare sulla strada, dall’altra non sapeva se voleva sul serio ributtarsi a capofitto nella caccia.
Il fratello gli rispose che lo capiva e che non avrebbe mai voluto fargli pressioni, ma aveva bisogno di sapere se il posto accanto a lui nell’Impala sarebbe stato di nuovo occupato, oppure no.
Sam gli chiese di poterci pensare e dopo aver valutato i pro e i contro, il giorno dopo disse a Dean che sarebbe partito con lui, ma che avrebbe voluto ancora una volta controllare che all’appartamento non gli fosse sfuggito nulla, richiesta che il maggiore dei Winchester acconsentì a soddisfare, a patto che poi avrebbero lasciato Palo Alto senza ulteriori ritardi.
Fu così che una settimana dopo la morte di Jessica i due cacciatori si ritrovarono nell’Impala e Dean avviò il motore mentre stava albeggiando. Lesse sul volto del fratello tanta tristezza e immaginò che, oltre all’ovvio dolore per la perdita di Jessica, stesse soffrendo per la fine del suo sogno di una vita normale.
Viaggiarono accompagnati dalla musica in sottofondo per molte miglia, poi Sam appoggiò il capo al finestrino e sospirò.
“Perché non dormi un po'? Hai passato la notte praticamente in bianco”
“Non so se ci riesco”
“Provaci, Baby ti ha sempre conciliato il sonno”
“È vero”
Il ragazzo chiuse gli occhi e dopo pochi minuti scivolò nell’incoscienza.
Non appena ebbe la certezza che Sam dormisse, prese il cellulare e digitò un veloce messaggio per John.
“Siamo on the road, destinazione Blackwater Ridge. Sta ‘attento”
Era sicuro che nessuno avrebbe risposto e invece dopo pochi istanti il suo telefono vibrò e lesse sul display:
“Anche voi, ragazzi, vi voglio bene”
Dean sorrise e si voltò a guardare Sammy. Era ancora amareggiato dal fatto di avergli mentito e non aveva idea di che cosa gli avrebbe riservato il futuro, ma averlo di nuovo al suo fianco non aveva prezzo, così mise gli occhi sulla strada e accompagnato dal ruggito di Baby, cominciò a macinare chilometri verso il Colorado.
   
 
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