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Autore: Hime Elsa    22/05/2022    0 recensioni
Meredith Rose è una ragazza irlandese di origini italiane di 24 anni che lavora in una focacceria gestita dai suoi genitori, occupandosi della preparazione delle focacce. Adora cucinarle ed ha chiamato il negozio "Rose e Focacce" proprio perché adora le focacce ed allo stesso tempo anche le rose, tant'è che la focacceria si distingue per essere abbellita di rose, scelta inusuale essendo un locale rustico.
Da sempre oggetto di bullismo da parte dei suoi coetanei a causa di un handicap di cui non le permette di parlare come gli altri, a causa di ciò non riesce ad instaurare un rapporto sociale con le persone, può solo contare l'appoggio e l'aiuto dei suoi genitori. Le cose iniziano a cambiare quando un certo Micheal viene assunto come fattorino del negozio e tramite questo ragazzo, conoscerà alcuni suoi amici e nuove persone, tra cui Anthony Pitton, un ragazzo dal carattere un po' tenebroso e dal passato tumultuoso. Come lei, anche Anthony si fida ben poco delle persone...
- IL RATING POTREBBE CAMBIARE DIVENTANDO UNA STORIA EROTICA!
- La storia verrà accompagnata da degli artwork disegnati dalla sottoscritta. (solo su wattpad)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mentre scrivevo sul mio diario segreto, mia madre bussò alla porta.
Annuii semplicemente "uhm" per farle capire di poter entrare.
«Scusa se ti disturbo durante il tuo momento da solitaria rinchiusa in camera» squillò lei contenta mentre io la guardai torva per la battuta poco spiritosa.
«Volevo dirti che io e tuo padre abbiamo assunto un nuovo ragazzo che ci aiuta con le consegne poiché ha la bici. Preferivamo uno con la moto ma dal momento che questo ragazzo desiderava tanto trovare un lavoro e sembrava molto serio e disponibile, abbiamo deciso comunque di accettarlo e comincerà già domani»
«Wow...» dissi per tutta risposta.
Non sapevo se essere felice o meno. Forse no. L'idea di avere uno sconosciuto tra i piedi durante le mie ore di lavoro proprio non mi aggradava. Il bullismo a scuola mi aveva segnata del tutto e da quando avevo finito il liceo, ero diventata sempre più chiusa, insicura e direi anche molto asociale. Non avevo amici né conoscenti. Le uniche persone di cui potevo contare erano i miei genitori e nient'altro.
Però magari, dal momento che lui avrebbe dovuto occuparsi delle consegne e stava più fuori che dentro, forse non lo avrei visto più di tanto...
«Sai, sono molto contenta che arrivi questo ragazzo, così potreste fare amicizia, siete comunque coetanei» replicò contenta mia madre
Anche no, grazie.
Feci "no" con la testa ma mia madre insistette con dolcezza: «Mia cara, non puoi rinchiuderti per sempre tra casa e lavoro - in questo caso cucina visto che al bancone non ci sei mai- e allontanarti da chiunque che non sia io e tuo padre. Il mondo è cattivo ma allo stesso tempo c'è tanta gente per bene e non sai cosa ti perdi là fuori se provi solo per una volta a fare qualcosa di diverso, oltre a fare la spesa con me... magari in un parco e conoscere delle ragazze e perché no, anche un bel ragazzo» strizzando l'occhio.
Non potevo dire che avesse torto ma pensai che la facesse troppo facile dal momento che chi mai avrebbe voluto fare amicizia con me: non potevo fare un discorso perché ci mettevo millenni, potevo solo annuire ma sarei poi stata l'anima morta della compagnia... inutile e significante.
Detto questo, mia madre se ne andò e chiuse la porta, nel frattempo io continuai a scrivere, a scrivere cose senza senso probabilmente.
-

«Salve a tutti, io sono Micheal, piacere di conoscervi!»
Un ragazzo dai capelli castani color nocciola si presentò davanti a noi. Era il ragazzo delle consegne e lui, io e mia madre stavamo fuori, davanti al negozio. Aveva occhi verdi color smeraldo ma l'altro occhio -il destro- a malapena si vedeva, coperto da un grande e lungo ciuffo castano, ben pettinato. Arrossì dopo la presentazione, constatando che fosse una persona timida come me.
Il ragazzo di nome Micheal guardò la nostra focacceria e potette subito notare il suo dettaglio peculiare: le rose. Quando i miei decisero di aprirne una, fu un'idea mia di abbellirla con rose, giusto per renderla più carina e magari acchiappare più clienti. Non a caso il nostro negozio lo chiamammo Rose e Focacce proprio per questo. D'altronde i fiori piacciono a molti, no? E poi la rosa era il mio fiore preferito e solitamente al mio compleanno, oltre ad una semplice torta di cioccolato, chiedevo solo ed esclusivamente rose come regalo ai miei genitori. So che molte ragazze avrebbero preferito un make-up, vestiti, gioielli e forse non ironicamente una vera e propria carta di credito per lo shopping, ma io non ero quel tipo di ragazza e soprattutto se c'era una cosa che odiavo, era lo shopping: trucco e vestiti non facevano per me.
E considerando che avevo dei gusti particolari - amavo gli abiti in stile anni '50 -, solitamente era mia madre a cucire gli abiti per me. A volte cercavo di cucirmeli da sola ma ci mettevo il doppio del tempo, più una buona dose di difficoltà.
«Mi piace l'idea delle rose» esclamò ad un tratto Micheal molto soddisfatto. «Ti ringrazio caro, è stata un'idea di nostra figlia Meredith: adora le rose ed i fiori in generale e per rendere il nostro posto più accogliente ma allo stesso tempo innovativo e fresco, ha ben pensato di applicare delle rose, sia fuori che dentro!» cinguettò mia madre.
«È bizzarra come cosa -in senso buono!- perché parliamo pur sempre di un negozio che vende cibo salato e fritto e solitamente i fiori li ho visti nei ristoranti o massimo nei bar eleganti e sale da thè... quindi insomma, non si vede tutti i giorni un take-away decorato di rose! Ora comprendo anche la scelta del nome... Fantastico!!»
Arrossii. Era la prima volta che una persona, al di fuori della mia famiglia, mi faceva un complimento per un'idea. L'avevo sempre trovata carina ma nulla che potesse essere così geniale e strepitosa come lo stava descrivendo lui.
«Comunque» continuò Micheal «questa è la mia bici ed ovviamente, come mi avete chiesto, mi occuperò delle consegne a domicilio!»
Incominciava a starmi simpatico, forse mia madre aveva ragione; nel mondo, nonostante la cattiveria, si potevano trovare comunque persone a modo come Micheal. Certo, lo conoscevo da neanche un quarto d'ora però in quel momento potevo dire che mi aveva fatto una buona impressione, speravo di non ricredermi.
Ci mostrò la sua bici, non particolarmente nuova o comunque moderna ma neanche vecchia ed alla fine era adatta per il suo lavoro da fattorino. Era di colore verde smeraldo, come il colore del suoi occhi e della sua felpa ed incominciavo a pensare che forse amasse il verde.
Entrammo dentro per mostrare al nuovo arrivato l'interno e di tutte leccornie che si trovavano nel bancone.
«Oh cielo, incomincio ad avere l'acquolina in bocca...» esclamò lui e potevo giurare di vedere della bava sulla bocca... forse aveva davvero fame!
Mi feci coraggio ed incominciai a parlare.
«Vuuuuuoi uuuuna fooocacciaaa?»
Mi guardò. Cominciai a sudare freddo. Forse era la prima volta che sentiva una persona a parlare così e chissà cosa stesse pensando. Che gli facevo pena probabilmente.
Ed invece mi sbagliavo. Vidi una scintilla nei suoi bei occhi verde smeraldo, una luce mai vista fino ad'ora negli occhi di una persona.
In contrasto con i suoi occhi lucenti, in viso spuntò un sorriso che mi fece scaldare il cuore.
«Grazie mille, accetto molto volentieri»
Per la prima volta, dopo tanti anni, mi sentii felice. Non solo mi aveva riempita di complimenti per la mia idea sulle rose ma non aveva neanche detto nulla sul mio modo di parlare, forse a lui del mio handicap non gli importava affatto. E nessuno e dico nessuno lo aveva fatto se escludiamo la mia famiglia. Chissà, dopo tanti anni di solitudine, potevo mai avere un amico?
Gli offrii un trancio di focaccia e se lo mangiò in due secondi. Dire che lo aveva apprezzato è poco! «L'hai fatta tu?»
Feci di sì con la testa sorridendogli.
«È davvero buona! Non avevo mai mangiato una focaccia prima d'ora e adoro che sia così fritta e croccante! Non sarà salutare o dietetica ma chi se ne importa!» rise lui ed incominciai a ridere anch'io.
   
 
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