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Autore: ClostridiumDiff2020    24/05/2022    0 recensioni
Tanto tempo fa, in una terra lontana dell’antica Grecia, in un mondo molto simile al nostro…ci fu un’epoca d’oro di Dei onnipotenti e Eroi straordinari e tra loro vi era Iraklis, figlia del padre di tutti gli Dei, Zeus.
Il suo sogno è raggiungere il padre sull’Olimpo, ottenendo così l’immortalità e per questo si sta addestrando con il satiro Filottete. Se dimostrerà di essere un vero eroe, la sua umanità sarà trasmutata in vita eterna. Ma è ardua la strada e molto impervia.
Quando il suo maestro la invierà in missione Iraklis è pronta a tutto, tranne che all’incontro con Illiam. Quel fortuito incontro potrebbe portare non poco scompiglio nelle esistenze di entrambi portandoli a chiedersi cos'è che desiderano veramente più di ogni altra cosa al mondo.
(Illiam è ispirato al mio adorato Billy Russo e la storia è ispirata al film animato Hercules della Disney)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 01



 


Mantieni la calma, concentrati, prendi la mira prima di colpire…
Concentrati…
 
Iraklis deglutì e cercò di ritrovare la calma.
Quando Phil le aveva concesso di partire per la sua prima missione aveva esultato anche se sembrava una cosa fin troppo semplice per una semidea come lei, in fondo doveva soltanto rimuovere un masso che era franato bloccando il decorso di un fiume.
Ma era la sua prima missione, doveva andare bene o il suo Mentore avrebbe atteso altri anni e lei era impaziente di essere proclamata Dea e di tornare sull’Olimpo da suo padre.
 
Concentrati…
Si ripeté mentalmente la ragazza deglutendo lentamente, doveva pensare alla missione non al ragazzo dallo sguardo intenso che si ritrovava davanti. Alto spalle larghe, un soggetto particolare.
Sospirò, era calma, non era il tipo si interessava ai ragazzi…
 
Ma poi l’altro la guardò di nuovo e lei si smarrì di nuovo maledicendo l’eco nella sua mente della voce del suo mentore e insegnante.
 
Non perdere la testa per due occhi a calamita…
 
Diavolo, di certo il satiro glielo avrebbe urlato contro così Iraklis cercò di scuotersi tornando a concentrarsi sula mandragora, la creatura lignea doveva avere la precedenza.
Ma la sua attenzione continuava a tornare su quel mortale.
 
Perché quel ragazzo che aveva trovato nel bosco doveva avere due occhi così tanto ipnotici?
Due pozzi oscuri in cui intravedere un universo.
Non era solo bello era, diverso da chiunque altro avesse mai visto, la confondeva.
Quell’universo di emozioni che vi intravedeva al suo interno. Era l’anima più profonda e complessa in cui si fosse imbattuta. Neanche un Dio avrebbe potuto lo avrebbe potuto eguagliare.
 
Poi la creatura la attaccò, la Mandragola si ergeva possente, tralci di legno e liane in un dinoccolato corpo nodoso. Denti aguzzi e occhi cechi.
 
Iraklis scattò ma non fu abbastanza rapida.
Inspiegabilmente il mostro puntò il mortale, le spire dell’essere si avvilupparono attorno al ragazzo ma lei lo afferrò e si puntellò a terra.
 
Lui si dimenò e la sorprese quando la fulminò con sguardo ringhiandole un arrabbiatissimo «Lasciami!»
 
Iraklis sbattè le palpebre incerta e per poco non perse la presa, ma la rabbia la mosse.
«Sei pazzo?» esclamò liberandolo con un fendente della sua spada e poi trascinandolo dietro di sé «Vuoi forse morire?»
 
«Era tutto sotto controllo prima che arrivassi tu e la facessi infuriare… Perché dovevi venire a disturbarla dalla sua tana?» ruggì il mortale cercando di allontanarsi da Iraklis. Lei lo ignorò spingendolo nuovamente dietro di sé.
 
«Bloccava il fiume e gli eroi è questo che fanno questo!»
«Danno fastidio?»
 
All’eroina scappò un mezzo sorriso, avrebbe tanto voluto ribattere in modo arguto, ma la verità era che non sapeva cosa rendesse un eroe. Se solo lo avesse capito avrebbe adempiuto alla richiesta di suo padre Zeus e avrebbe completato la sua missione, ottenendo l’immortalità, ma non lo sapeva. Confidava solo che il suo mentore Filottete lo guidasse nel migliore dei modi, ottenendo così la benevolenza del Pantheon e arrivando all’immortalità.
 
Ma lo sguardo di quel mortale lo deviava dall’obbiettivo, dal mostro, dalla missione. Diventava tutto. Quello sguardo la istigava a ricercare la sua parte più spavalda, così trovò la risposta.
«Salvano gli altri!» esclamò balzando in avanti e gettandosi sulla Mandragora.
 
Voleva mostrare a quell’impertinente mortale chi lei fosse, Iraklis, la figlia dell’immortale ed eterno Dio Zeus, il padre di tutti gli Dei.
Era abbastanza certa che il desiderio di mostrarsi all’altezza a renderla avventata sollevò l’essere da terra e con tutta la sua energia la strappò in due che urlando si tramutò in cenere.
 
Quando lei si inorgoglì nel notare che l’oggetto del suo interesse, il mortale, la stava fissando senza riuscire a dire nulla.
 
«Sei… Pazza… Tu sei?» farfugliò interdetto.
L’eroina incrociò le braccia, bello sì, ma anche piuttosto ingrato. Gli aveva appena salvato la vita, avrebbe almeno potuto dire un grazie, gli costava tanto?
 
Alla fine, Iraklis si arrese e sorrise porgendogli una mano, era stata proprio brava, che il mortale lo ammettesse o meno.
«Io sono Iraklis e sono, beh… figlia di Zeus»
 
Lui osservò la mano che gli stava porgendo l’eroina, come a riflettere se volesse accettarla o meno. I suoi occhi si scurirono, come se realizzasse un profondo pensiero.
«Sì… Dovevo immaginarlo che tutta quella forza non potesse essere di un comune mortale…».
La mano di Iraklis rimase con la mano sospesa, speranzosa e finalmente l’altro prese la sua mano con riluttanza.
 
«Sai vero che ogni ferita inferta dalla mandragora può uccidere anche un semidio? Il veleno entra in circolo attraverso anche un piccolo graffio… Il veleno paralizza e lentamente ti trasforma in una …»
La voce gli morì in gola quando vide lo sguardo di lei puntato sul suo braccio dove da un taglietto colava uno strano liquido verde molto poco rassicurante.
«Merda…»
 
Un sorriso amaro gli si dipinse in volto.
 
Iraklis lo scosse preoccupata «Ehi giovane stai bene?»
Il mortale incrociò lo sguardo con quello di lei, caldi e ricchi di premura.
Lei intravide genuina sorpresa in quei pozzi oscuri.
«Illiam, puoi chiamarmi Illiam. Anche se non ancora per molto…»
Lei di istinto lo afferrò e lo strinse in un forte abbraccio, non riusciva a ignorare quella tristezza, avrebbe voluto dargli un po’ di conforto. Lo sentì tremare sotto quella stretta. La sua pelle aveva lo stesso profumo del bosco.
 
«Lasciami qua… La tua forza divina non può aiutarmi, ormai è finita per me…»
La rassegnazione del mortale la rese furiosa, rafforzò la stretta decisa.
«No, io ho fatto il disastro e io troverò un rimedio, hai la mia parola Illiam…»




[ Capitolo revisionato il 02.02.2023]

 
   
 
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