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Autore: Aqua Keta    24/05/2022    5 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Le cime vennero sciolte dagli ormeggi fra le urla festanti dei passeggeri e da chi, ammassato sulla banchina, salutava e viaggiatori.

La nave lentamente si mise in movimento.

Il vento ad ingrossare le vele e a scompigliare quei riccioli biondi.

Gli occhi sbarrati di Oscar gelarono Andrè che la fissava dall’alto.

Strinse i pugni ed in un gesto di rabbia si allontanò dal parapetto.

“Oscar!!”- chiamò nuovamente. Intravvide tra la folla sottostante le figure di Alain con Yvy ed i suoi fratelli – “Ma che diavolo ….?!” - serrando la mascella.

Si fece strada tra la marea umana nel tentativo di allontanarsi.

Andrè con un paio di falcate scese i gradini ed a spintoni la raggiunse mentre si infilava nei corridoi degli alloggi.

“Lasciami!”- sentendo la mano afferrarla per un braccio e riuscendo a bloccarla contro una parete – “Che cosa fai qui? Dovresti essere a Le Conquet con Maddie!!”

“Invece sono qui!”

“Non erano questi i patti!”- sentenziò.

“Non c’è stato mai nessun patto. Tu hai deciso di lasciarci. Tu hai deciso di fare da sola … o così hai dato ad intendere. Che ci fa qui Alain?”

“Io non ti ho fatto intendere nulla!”

“Preferisci lui a tuo marito?”

Un sonoro schiaffo si stampò sulla guancia del giovane.

Questa volta fu lo sguardo di lui a gelarla – “Come hai potuto abbandonare Maddie?”

“C’eri tu!”- rispose prontamente continuando a dimenarsi – “Lasciami andare. Toglimi le mani di dosso!!!

“Oscar, ascoltami!”

“No, lasciami . Non tornerò a casa. Non riuscirai a convincermi a tornare indietro. Affronterò Bouillè e …. Che ti piaccia oppure no”

“Non voglio riportarti a casa”

“Lasciami. Devo liberarmi da questo incubo. Per Maddie. Per te. Per noi …”

“Non voglio riportarti a casa”- ribadì alzando il tono di voce.

Basita smise di agitarsi perdendosi in quel verde così profondo dei suoi occhi –“Tu … non vuoi farmi cambiare idea?”

“No”- quasi in un soffio carezzandola con lo sguardo.

Chinò il capo increspando la fronte. Lasciò ricadere la braccia lungo i fianchi.

“Oscar, sono tuo marito. Ho il diritto e il dovere di esserti vicino sempre. Rammenti?”- le dita a sollevarla delicatamente per il mento – “nella gioia e nel dolore, in salute e i malattia … finchè morte non ci separi …”

Ogni tensione venne a placarsi.

“Ci sono sempre stato. Ancora prima che fossimo noi. E ci sarò sempre”

Scostò lo sguardo dal giovane. Gli occhi le si fecero umidi.

“Avresti dovuto parlarmene. Non puoi sempre isolarti. Una soluzione l’avremmo comunque trovata insieme”

“Andrè, qui non è questione di trovare una soluzione. Il problema deve essere affrontato in un’unica maniera”

“Lo so. Ma con le spalle coperte e magari … pianificando …”

“Alain è venuto con me”

“E credi che in due ed eventualmente Jerome e Gerarde riuscirai a portare a termine la tua vendetta?”

“Non si tratta di vendetta. Bensì di giustizia. Non devono più nuocere a nessuno”

Accennò ad un sorriso. La sua Oscar non sarebbe mai cambiata.

“Come fai a conoscerli?”-

“E’una lunga storia”- passandole dolcemente il dorso della mano sulla guancia.

Socchiuse gli occhi assaporando fino in fondo quel semplice gesto pieno d’amore – “Andrè …”

 

Sollevò lo sguardo in direzione di quella voce.

“Andrè”- mormorò sorpreso.

Vide Oscar sbiancare improvvisamente, divenire un fascio di nervi tesi ed allontanarsi a passo veloce.

Strinse lo stecchino in un angolo della bocca, incurvato in un sorriso malizioso -.”Prepariamoci alla tempesta!”- tornando a fissare la banchina.

In cuor suo fu felice di quella presenza: lei era la donna del suo miglior amico. Era giusto che fosse riuscito a raggiungerla. Lui. Lui avrebbe dovuto difenderla, preoccuparsi di lei …  Provò un senso di vuoto stringendo nella tasca il fermaglio di Leah.

Yvy colse al volo la sua necessità di isolarsi e si scostò leggermente. Non voleva essere di troppo. Comprendeva perfettamente quanto dolore gli attanagliasse il cuore.

Non percependone più la vicinanza, Alain si volse a cercarla con lo sguardo –“Ti va un boccone?”- suggerì.

 

Bouillè esplose in una fragorosa risata spezzata da un rantolo nel respiro.

“Bacco, tabacco e venere saranno la vostra condanna a morte. Non è la prima volta che ve lo dico”- scivolò come un serpente alle spalle del generale –“se continuerete in questi logoranti vizi andrete all’inferno prima di aver raggiunto i vostri obiettivi”

“Quanto ancora dovrò sopportare il vostro tormento? Non avete nessuna deviazione nella vostra inutile esistenza? Non bevete, non fumate, non scopate. Date l’impressione di essere casto e puro come una verginella … poi siete il male nei vostri pensieri e nelle vostre azioni. Possibile che non sentiate mai la necessità di sollazzarvi?”

“Godo di ben altri piaceri!”- osservò con sguardo malefico.

“E toglietevi da dietro le spalle!”- ruggì agitandosi nervosamente sulla poltrona.

Distanziandosi dall’uomo lo guardò sottecchi.

“La piantate di fare il taciturno. Voglio notizie. E che siano buone!”

“Quella donna è in viaggio …”

“Quella donna è mia moglie!”- sbottò.

“Vi rammento che non lo è più e che siete stato scomunicato da Sua Santità”

“Tacete, maledetto. Jarjayes tornerà ad essere mia moglie. Potete contarci. E a questo scopo dovrete fare più attenzione …. è colpa vostra se le cose …”

Lasciò scivolare lo stiletto in una mano.

“Vi ho già ripetuto che non mi fate più paura. Se siete ancora qui lo dovete solo a me. A quest’ora avreste già perso la testa. Dovreste baciare la terra che calpesto quotidianamente”

Digrignò i denti dalla rabbia.

“Quindi?”

“Non è sola. Si è portata dietro uno dei suoi ex soldati più una puttanella con due imbecilli al seguito”

“Mhh…”- mugugnò in una piega di disappunto riempiendo il bicchiere di cognac.

“Nulla di preoccupante”- lo rassicurò.

“Ah…”- con un gesto di stizza –“liberatevene al più presto. La voglio qui sola, senza intralci”

“Non avevate palesato l’ipotesi della figlia?”

“Dovrà fare il suo dovere e darmi un erede maschio”

“Siete fissato. Non mi avete ancora risposto”- stuzzicandolo.

Un pugno chiuso portato alla bocca tuffandosi in pensieri peccaminosi e perversi. Lo infastidiva terribilmente non averla fatta sua quella notte. Che nascondesse il segreto di quel figlio, per lui, bastardo. Della fuga. Arricciò ripetutamente i baffi spostando lo sguardo su quel consigliere e stratega.

Trangugiò in un unico sorso il contenuto del bicchiere e passandosi una mano agli angoli della bocca – “Liberatevene”

“Solo lei?”- soddisfatto della risposta ma incalzando per ottenere qualcosa di più.

“… no …”- quasi sfidandolo – “portatela qui”- una strana luce negli occhi.

Un sorriso compiaciuto accolse favorevolmente la proposta –“Il ricatto è un’ottima arma di convinzione … soprattutto quando la merce di scambio colpisce i sentimenti”

“Mi riprenderò in sposa Jarjayes. Avrò l’erede e imporrò il nome del mio casato anche sulla femmina. Ho già ottimi rapporti con il duca di Gloucester. Quattro figli maschi.”

“Matrimonio combinato?”

“Ovviamente. Vedrete. Mi rifarò qui in Inghilterra. Il mio nome vivrà in eterno”- esplodendo in una risata.

“E come ? …. Dovrete fare un’ottima impressione al sovrano per riuscire a riprendervi vostra moglie. Sapete bene quanto sia rigido e dedito ad una vita virtuosa ispirata ai principi religiosi. Non ama chi si lascia condurre da dissolutezza, vizi e ….”

“Non credo sia un vostro problema. Dovreste anche essere a conoscenza del fatto che da diversi anni dia segni di squilibrio mentale … ciò sarà un punto a mio favore. Il duca di Gloucester è nelle grazie di sua Maestà …. “- sfregandosi le mani.

“Uno scambio di favori. Siete diabolico”

“Voglio chiudere il cerchio e liberarmi una volta per tutte di tutti gli intralci. L’Inghilterra sarà la mia immunità. E ora … bando alle chiacchiere. Organizzatevi. Il tempo stringe. Datevi da fare”

 

Yvy aveva lasciato i fratelli per fare due passi e prendere una boccata d’aria dopo la cena. 

In che razza di avventura si era cacciata.

Trovò un angolo riparato e sedette a terra.

Ma che cosa le era saltato in mente? Seguire Alain? Non erano quelli i progetti che aveva fatto con i suoi fratelli. Si, certo, andarsene dalla Francia …. Ma …

Si strofinò il capo passando ripetutamente le mani tra i capelli corti. Sbuffò. Quando c’era di mezzo lui …

Povera Leah. Che pena! A fatica era riuscito a raccontarle cosa fosse accaduto alla giovane. Che morte terribile. Lo aveva visto così provato … come quando aveva perso la sua piccola Diane. Gli era sempre stata accanto nei momenti più difficili. Ecco perché ora era lì.

 

Respirò a pieni polmoni l’aria fresca – “Che cena!”- lisciandosi la pancia – “Era tempo che non mangiavo così bene e abbondante”.

Sollevò il collo della giacca. Le mani in tasca. Sputò da un lato lo stecchino trattenuto tra i denti e si mise a fischiettare.

Fu allora che la vide.

In un angolo riparato dall’umidità della notte, le gambe rannicchiate al petto e lo sguardo perso verso il cielo particolarmente stellato.

Le sedette accanto.

Il frangersi delle onde al passaggio della nave e in lontananza le chiacchiere di qualche passeggero rimasto sul ponte.

Yvy frugò nelle tasche alla ricerca di un po’ di tabacco: nulla. Sbuffò appoggiando il mento alle ginocchia.

“Forse è la volta buona che smetti”- le bisbigliò.

Fece spallucce.

Accennò ad un sorriso. Era dovuta crescere in fretta ma non le mancavano, con questo, quei gesti da ragazzina che l’avevano fatto innamorare di lei. Aveva la tendenza a nascondere ogni sorta di emozione. Ma lui la conosceva bene, sapeva come scalfire la sua corazza.

Un brivido di freddo le percorse la schiena.

Alain la fece scivolare tra le sue gambe in modo da trovarsi alle sue spalle e la cinse con le braccia.

Nonostante non temesse quasi nulla, solo con lui provava una vera sensazione di protezione totale. Avvolta nella sua stretta lo sentì posare il mento proprio dietro un orecchio – “Yvy … siamo mai stati felici tu ed io insieme?”

“… l’orgoglio non ci ha mai permesso di vedere che lo eravamo …”

Tacque. Nel profondo del suo cuore sapeva bene che avesse ragione. Si erano veramente amati alla follia.

Un tempo.

Quella prima ed unica volta che aveva alzato le mani, l’incantesimo si era spezzato. Non l’aveva sfiorata ma il gesto … era bastato per incrinare il loro legame. Erano nate incomprensioni, litigi, gelosie da parte sua … fino a concludersi nel peggiore dei modi. L’aveva tradita.

Fatte su le sue poche cose, se n’era andata via con i suoi fratelli.

“Sono stato un vero stupido”- rimuginò.

Di lì a poco aveva conosciuto Leah … ma lei era tornata nella sua vita per l’ennesima volta.

 

L’uno accanto all’altra a passeggiare sul ponte dopo una buona cena ed un’ottima compagnia.

Oscar si fermò a fissare il mare.

Andrè sollevò il collo della giacca –“Non hai freddo?”- strofinandole le mani lungo le braccia.

Si strinse a lui felice di quella serenità ritrovata.

Si, era felice che lui fosse lì. Ed era così che avrebbe desiderato potesse tutto continuare.

Suo marito.  Si diede della sciocca credendo che non l’avrebbe raggiunta. Impossibile. Doveva saperlo che sarebbe andato in capo al mondo pur di starle accanto. Come aveva sempre fatto. Non poteva essere sempre così cocciuta e troppo spesso scorbutica nei suoi confronti, tentando, di fronte ad ostacoli particolari , di allontanarlo dalla sua esistenza. Ne faceva parte, completamente. La loro unione aveva dato i suoi frutti … Maddie. Ed ora una nuova vita stava crescendo in lei. Lo sapeva. Lo sentiva.

Gli prese le mani portandole sul ventre – “Questo è tuo padre”- pronunciò nei suoi pensieri.

Andrè tentò di sollevare le braccia per stringerla a sé ma lei gli trattenne salde le mani, lasciando ricadere il capo all’indietro sul suo petto alla ricerca dei suoi occhi.

Si perse nel suo sguardo scrutandoli per cogliere i suoi pensieri … uno sguardo diverso con una luce che mai aveva visto –“Oscar …”- sussurrò.

Sul volto di lei un sorriso di una dolcezza infinita – “Rientriamo”.

 

Chiusa la porta, sfilò la giacca appendendola all’attaccapanni.  Oscar gli dava le spalle.

Rimase incantato a fissarla mentre lentamente si spogliava riponendo la biancheria su una sedia.

Si volse con le braccia incrociate sul seno. Un leggero rossore gli colorì le guance.

A piedi nudi gli si avvicinò.

“Adoro quel tuo velo di pudore”- le sussurrò all’orecchio.

“Grandier … avete intenzione di rimanere come uno stoccafisso sulla porta?”

“Avete una proposta più allettante?”- scostandole un ricciolo dalla guancia.

“Se vi accomodate tra le lenzuola potrei suggerirvi qualcosa …”-  tirandolo verso il letto – “Ma come, siete ancora vestito?”- lo provocò.

Il giovane, abbandonata la camicia, sfilò gli stivali ed i pantaloni ricaddero sul pavimento.

Gattonò verso di lei fino a trovarsi sopra la giovane.

“Quindi?”- osservandolo maliziosamente.

“Avete fretta?” – posandole le labbra sulla pelle morbida del collo. La punta della lingua scese delicata come ad assaggiare il più dolce dei mieli. Risalendo lungo la guancia le posò un bacio sulla bocca accesa di desiderio.

Le sue dita lunghe e sottili s’insinuarono dietro la nuca fra quelle ciocche scure attirandolo a sé alla ricerca di un bacio più profondo. Chiuse gli occhi cercando di respirare. Senza fiato, il cuore imploderle nel petto.

Con la lingua le tracciò il contorno delle labbra, ritraendosi ad ogni suo tentativo di fondere la bocca con la sua.

Mugugnò quasi seccata.

Andrè accennò ad un sorrisino stuzzicandola.

Scese poi baciandole i seni, verso l’ombelico. Più giù sul ventre. E nuovamente a  rubarle un altro bacio mentre il respiro di lei si riempiva di piccoli gemiti.

Oscar gli afferrò una mano facendola scorrere sinuosa sulla pelle calda dell’interno coscia fino dove si lasciò sfuggire una serie di mugugni.

Il suo sguardo si riempì d’amorevole compiacimento mentre quella mano vagava riempiendosi di lei.

La sentì inarcare la schiena.

Quando la vide riaprire gli occhi fece per sollevarsi ma si ritrovò improvvisamente spalle sul materasso e lei a gattoni.

Strofinò delicatamente una guancia sul suo petto per poi ricoprirlo di piccoli baci mentre sentiva il suo desiderio aumentare.

“Oscar …”- mormorò in un filo di voce roca.

La lasciò giocare a tratti divertita di fronte alla sua virilità farsi sempre più bramosa fino a quando l’afferrò per i fianchi e con un movimento deciso la fece affondare su di lui strappandole un gridolino.

Una danza lenta inizialmente per farsi sempre più veloce in una ricerca l’uno dell’altra, in un fondersi completamente in un’anima sola.

Bella! Dio quanto era bella ritta su di lui. Avvolta dall’estasi, la bocca appena schiusa mentre le teneva le mani sui fianchi accompagnando il suo ritmo.

Pronunciò il suo nome in un filo di voce stringendo le cosce e raggiungendo l’apice si aggrappò a lui in quell’onda di calore che la completava.

Esausti, svuotati tra le lenzuola aggrovigliate, i respiri ancora in affanno. 

Adagiata su di lui, il volto affondato nell’incavo del suo braccio.

Giacquero in silenzio per qualche minuto a placare  i battiti dei loro cuori.

Andrè le accarezzò una spalla. Il mento poggiato sulla sua fronte.

Si sollevò mettendosi a cavalcioni su di lui.

“Ehi … che intenzioni avete madame Grandier?”

“Uhh … come mai …. beh fino a poco fa non mi chiamavate Jarjayes?”- intrecciò le dita alle sue.

“Non suona bene? Siete o non siete mia moglie?”

Chinatasi lo sfiorò sulle labbra –“Per tutta la vita”- sibilò.

Dritta sul giovane trattenne nuovamente la mani posandole sul ventre.

“Non avrei mai potuto rimanere a Le Conquet senza di te. Lo sai questo, vero?”

Annuì senza fiatare.

In quegli occhi celesti una luce diversa.

Strinse di più le mani sul ventre e accennò ad un sorriso.

Si soffermò un istante davanti a quel gesto inconsueto di Oscar. Così inusuale. Per la seconda volta nell’arco di poco tempo.

Scrutò nei suoi occhi che spesso davano la sensazione di essere imperturbabili e freddi. La fissò con espressione interrogativa.

Annuì appena.

Sollevò le sopracciglia come a chiedere conferma e lei annuì nuovamente.

Qualche istante. Cercò su quel volto una risposta ai mille interrogativi di quel momento. Fu lui subito dopo a posare una mano poco sotto l’ombelico della moglie e fissarla ad occhi sgranati.

Gli regalò uno dei suoi sorrisi più dolci.

Un nodo gli strinse la gola mentre gli occhi si facevano liquidi di felicità.

Deglutendo –“E’ quello che penso?”

Mosse il capo in senso affermativo.

“Veramente?”

Si adagiò su di lui poggiando i gomiti sui cuscini – “Monsieur Grandier sarai padre per la seconda volta”.

La strinse a sé affondando il volto in quella chioma dorata – “Da quando lo sai?”- sussurrò.

“Da un po’ … a fine estate Maddie avrà compagnia”

Forse non era il momento opportuno per quella gravidanza, pensò tra sé, ma non avrebbe potuto nasconderglielo questa volta. No. Doveva sapere. Era suo marito. Non doveva ripetersi il passato.

 

Si erano ritrovati nello stesso letto.

Vestiti, a condividere i propri pensieri.

Lui. Le braccia incrociate dietro la testa.

Lei. Rannicchiatagli accanto. Il volto tra le pieghe della camicia, all’altezza del cuore, quasi a voler  ascoltare la sua anima sempre e perennemente a soqquadro.

“Idiota!”- si disse – “quando mai sei stato in un letto con una donna senza farci del buono e sano sesso … e per di più con gli abiti indosso.”- gli occhi persi verso il soffitto dell’alloggio, con quel calore su un fianco, in grado di calmare il ritmo del suo cuore e rallentare ogni pensiero.

Che sensazione strana sentirsela addosso.

Abbassò lo sguardo e la vide riposare.

Con un braccio le cinse le spalle, stringendola un po’ di più –“piccola Yvy…”- mormorò.

Si mosse.

L’occhio ricadde fra la scollatura della camicia allentata, lasciando intravvedere le curve dei seni.

Deglutì – “Cazzo!”- avrebbe voluto infilare la mano sotto il tessuto leggero e deliziarsi di quella morbidezza. Allungò leggermente il collo a scrutare quel di più a saziare la sua curiosità.

“Come se non l’avessi mai vista nuda e non conoscessi ogni centimetro della sua pelle. Soissons … contieniti”- sbuffò.

“Cosa t’impedisce di farlo?”- una parte della sua coscienza – “Dai! Prenditela. Non ti dirà certo di no”.

“Piantala, non vedi che dorme?!”

“Ma che t’importa. Appena sveglia si avvinghierà a te come una gatta in calore”

“Ma che ti salta in mente? Cosa pensi che sia? Una di quelle di strada?”

“Non far tanto il sofisticato. Alla fine le donne per te sono tutte uguali. Si salvava solo tua sorella”

“Ora basta!!”- la lotta nella testa si placò.

La baciò fra quel nero corvino – “Piccola Yvy …”

 

“Madre, lasciate che Maddie venga da noi. Potrà distrarsi … questi ultimi giorno sono stati piuttosto pesanti per lei”- Beatrice tentò di convincere Madame.

La donna osservò la piccola seduta alla finestra. Lo sguardo oltre i vetri. Il dito in bocca ed il suo pupazzo nell’altra mano. Se lo portò alla guancia strofinandolo dolcemente mentre gli occhi le si facevano lucidi.

“Le farà solo bene stare in compagnia con i ragazzi. Non può starsene sempre chiusa in casa”- continuò sedendole accanto.

“Oscar non l’ha mai lasciata un attimo. Ora si sente spaesata ….”- Emilie provò un’infinita tristezza. In cuor suo sentiva che tutto si sarebbe risolto al meglio e finalmente quella nuova famiglia avrebbe potuto vivere serenamente – “Devi chiederglielo … non voglio obbligarla …”

La giovane si avvicinò alla piccola e chinatasi –“Tesoro … a Jean Christophe e Anne Jaqueline  piacerebbe che tu venissi qualche giorno da noi … ”

Madeleine, con le labbra incurvate verso li basso, fissò la donna . Passò il pupazzo sotto il naso gocciolante e sugli occhi pieni di lacrime.

“Potrai giocare con loro. C’è una cameretta tutta per te … “- donandole una carezza.

“Torna mamma? E Ande?”- piagnucolò.

“Ma certo che tornano”- sorridendole – “Tu sai vero che devono lavorare … ecco, vedi, sono partiti per un po’ proprio per questo motivo”

“Niente Maddie?”- singhiozzando.

“Non potevano amore. Se andavi con loro ti saresti annoiata tantissimo. Oscar e Andrè non avrebbero potuto giocare con te … ti hanno lasciato dai nonni proprio per questo”

“Maddie sola …”- stringendo il suo Lapin.

“Oh no tesoro. Maddie non è sola. C’è nonna Emilie, nonno Augustin, Nanny, c’è zia Beatrice e zio Louis, Christophe e Jaqueline …”

Le mostrò il pollice biascicato e umidiccio.

Le prese la manina - “La tua mamma ed il tuo papà torneranno fra qualche giorno”- asciugandole il viso.

Finalmente la piccola accennò ad un lieve sorriso –“Vero?”

“Ma certo. Zia non può dire le bugie”- oramai l’aveva convinta.

“Va bene”- le disse infine andando verso Madame –“Nonna?”- quasi a domandarle il permesso.

“Ma certo tesoro mio, vedrai che ti divertirai e quando tornerai Oscar e Andrè saranno di nuovo a casa”

Madeleine si buttò braccia aperte sull’abito della donna.

“Prendo qualcosa dalla sua stanza e andiamo”- allontanandosi.

 

La nave solcò quelle acque tranquille e gelide tutta la notte sospinta appena da un vento leggero e sovrastata da un cielo trapuntato da migliaia di stelle.

Il sole distese i suoi raggi fra le onde.

Alle prime luci dell’alba Andrè aprì gli occhi stiracchiandosi.

Volse il capo al suo fianco. Il letto era vuoto. Oscar doveva essersi alzata molto presto …. sempre che avesse riposato.

Si rinfrescò il viso ed infilò la camicia. Calzati gli stivali, sistemò la giacca e passate velocemente le mani tra i capelli uscì dall’alloggio.

La vide poco distante, scrutare l’orizzonte. Gli occhi fissi su quella linea immaginaria. Ne colse l’insofferenza dell’attesa.

“Buongiorno”- baciandola fra i capelli.

Un sussulto.

Le posò il mento su una spalla cingendole i fianchi – “Sono fredde le lenzuola senza di te”- sussurrò.

Rimase in silenzio. Un solo desiderio. Vedere quanto prima le coste inglesi e sbarcare.

Bernard le aveva dato indicazioni su dove alloggiare. Lì si sarebbero dovuti organizzare e pianificare la caccia a Bouillè … senza dare troppo nell’occhio.

“Fate attenzione Oscar. Badate a come agite. Le leggi di sua maestà sono particolarmente severe nei confronti degli stranieri che le violano. Non sarà difficile trovarlo … ma siate piuttosto circospetta nel chiedere, nell’indagare su dove esattamente sia la sua tenuta.”- le aveva suggerito il giovane.

“Bernard, quell’animale vuole che io lo trovi. Il suo scopo è quello di riprendersi ciò che ha perso.”- livida di rabbia.

“Dimenticavo che lo conoscete meglio di me. Robespierre ha smosso alcuni membri del tribunale rivoluzionario per ottenere un nuovo mandato di cattura …”

“Non servirà a nulla. L’ha scampata fino adesso  …. Non mi stupirei fosse stato in grado di ottenere una sorta di immunità.”

“Come posso aiutarvi a questo punto?”

“Qualsiasi cosa possa accadere devi garantirmi di far tornare Alain in Francia”

Il volto di Bernard  si era fatto cupo –“ E voi?”

“Bernard … devi promettermelo”

 

Non aveva pensato che Andrè l’avrebbe raggiunta portandosi dietro Mornay ed i suoi uomini. Tanto meno che in quell’avventura si aggiungesse Yvy con i suoi fratelli. Doveva inviare quanto prima due righe a Bernard.

“Colazione?”- suggerì Andrè.

Riprese possesso della realtà. Avevano ancora un giorno di viaggio. Forse avrebbe dovuto sedere ad un tavolo e parlare a tutti.

 

Sbarcati a Le Havre affittarono dei cavalli.

“Per quanti giorni?”- chiese il proprietario scrutandoli, perplesso, dalla testa ai piedi.

“Lo imparerete quando ve li riporteremo”- lasciando un lauto anticipo sul bancone.

Afferrati gli animali per le briglie si allontanarono dal caos delle banchine.

Il prescelto per quella missione sapeva il fatto suo - “Faremo una sola tappa per dormire. Destinazione Le Conquet. Rapidi e precisi. Un lavoro pulito. Presa la bambina si torna indietro. Intesi?”

Non aggiunse altro.

   
 
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