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Autore: eli the_dreamer    28/05/2022    1 recensioni
Anni fa avevo iniziato a scrivere questa storia come long fic. Poi ho cambiato le carte in tavola decidendo di fare una raccolta di one-shot. Tuttavia mi sono resa conto che essendo un'unica storia, la raccolta di one-shot diventa controproducente. Eccomi quindi a postare di nuovo e dall'inizio questa storia che tra i protagonisti non solo vede gli amati fratelli Winchester ma anche qualcuno che da lassù fa il tifo per loro.
Tra personaggi che noi tutti conosciamo e nuovi personaggi inventati da me, questa storia parte dagli albori, ma accompagnerà i bros per tutto il loro viaggio (POSSIBILI SPOILER su tutte le stagioni, ma non in tutti i capitoli. Non tutto seguirà il canone della serie, alcuni elementi saranno veri e propri "WHAT IF?".)
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Bad Company




Da quell'incontro in quella tavola calda con Gabriel, avvenuto circa due anni prima, Umabel non era più tornato in Paradiso, non era più tornato a casa.
Non lo sentiva più casa, dopotutto.
Si sentiva estraneo, distaccato, incompreso.
Più passavano gli anni più questo si faceva evidente.
Nemmeno Haziel gli era di conforto, colui che più di tutti avrebbe dovuto capirlo.
Sam Winchester, il suo protetto, soffriva tanto quando Dean. Soffriva in maniera diversa dal fratello maggiore, ma soffriva. Terribilmente.
Era anche capace di darlo a vedere maggiormente, dimostrando quel malessere che si portava dietro sin da quando era un bambino, ma Haziel non sembrava particolarmente turbato dalla cosa.
L'ultima volta che Umabel lo aveva visto, Haziel si era stretto nelle spalle, aveva accennato un sorriso e lo aveva guardato “È cosi che deve essere, quindi perché dovrei preoccuparmi?
Quelle parole avevano turbato Umabel nel profondo e solo successivamente si rese conto che furono proprio quelle - e non soltanto la spasmodica ricerca di Gabriel - a spingerlo a scappare, ad abbandonare quella casa che non era più un rifugio.
Dopo Gabriel altri angeli avevano abbandonato il Paradiso, nel silenzio più totale.
Lo sapevano tutti, ma nessuno ne parlava.
E quel Padre tanto venerato non era mai intervenuto, lasciandoli fare, lasciandoli al loro destino che scritto o meno sembrava sancire la loro fine. O meglio, la fine della loro eterna missione: salvare l'Umanità.
Con quei pensieri che gli affollavano la mente, confuso come mai era stato prima d'ora, spaventato come mai gli era capitato, Umabel andava da un tramite all'altro, sentendosi braccato.
Erano sulle sue tracce e si chiese perché tra tutti gli angeli che avevano lasciato il Paradiso, stessero cercando proprio lui.
Forse era vero che essere l'Angelo Custode di Dean Winchester era un ruolo importante, ma se non poteva proteggerlo per davvero che senso aveva stare appollaiato sulle nuvole ad osservarlo mentre egli soffriva?


2003




Ancora non ho capito perché ti sto permettendo tutto questo.
Nella voce di Blake Dalton, così come nel suo sguardo, c'erano tante cose. Amarezza, tristezza, ma anche uno sconfinato orgoglio e forse persino una punta di divertimento.
Perché ad individuare il problema sono più brava e più veloce di te.
Nella voce di Amethyst Dalton, così come nel suo sguardo, invece non vi era nient'altro che puro orgoglio.
Blake sorrise, ma si lasciò andare ad un sospiro che lasciava trapelare la sua rassegnazione.
Non si era ancora abituato al fatto che sua figlia lo accompagnasse durante la caccia, ma non poteva negare quanto fosse in gamba.
Era attenta, meticolosa, forte.
Negli anni precedenti non si era reso conto di quanto Amethyst si allenasse costantemente e Blake si chiese se non avesse dato la caccia a qualche mostro in solitaria o in compagnia di qualche altro cacciatore, magari Dean Winchester, senza renderglielo noto.
Non posso negarlo. Quindi abbiamo a che fare con degli Oni...Avremo bisogno di rinforzi.
Gli Oni - che apparivano come semplici umani a meno che non si presentassero nella loro reale forma con corna, artigli e un terzo occhio - erano creature potenti e scaltre, creature demoniache originarie del Giappone che presentavano più poteri e abilità che debolezze. Affrontarli in due sarebbe stato sciocco e inutile.
Amethyst sorrise, quella luce negli occhi a far capire al padre quanto lei si trovasse a suo agio in tutto quello, quanto non avesse paura.
Blake lo trovava disturbante in un certo senso. Avrebbe voluto che sua figlia seguisse orme differenti dalle sue, ma Amethyst era più testarda di chiunque altro avesse mai conosciuto, più testarda di lui e a niente erano serviti i rimproveri, le litigate, le preghiere per tenerla lontana da quel mondo ostile, pericoloso, mortale.
Se non altro lui era sempre lì, a guardarle le spalle, pronto a salvarla al primo pericolo.
Ho già chiamato i Winchester e Bobby Singer.
A quella affermazione, Blake inarcò entrambe le sopracciglia, sorpreso - anche se non avrebbe dovuto esserlo - dalla prontezza della figlia.
Sembrò persino divertito, perché se era sorpreso dal fatto che la figlia avesse già chiamato qualcuno per aiutarli, non si sorprese affatto di chi avesse chiamato.
Bobby Singer. E i Winchester, eh?
Perché Blake lo aveva sempre notato: quando c'erano i Winchester nei paraggi, Amethyst appariva sempre più allegra del solito.
Bobby è un genio e i Winchester sono i cacciatori migliori che conosciamo e hanno già affrontato degli Oni.”

***

Il rombo del motore dell'Impala di John Winchester era ancora inconfondibile.
Ma Amethyst non era più una ragazzina, non si sarebbe precipitata fuori per saltare in braccio a Dean Winchester.
Attese, mascherando l'emozione dietro un sorriso furbo sotto lo sguardo indagatore di suo padre.
Nemmeno quel bussare lento la fece balzare dalla sedia. Si alzò semplicemente con grazia, andando ad aprire per poi sorridere ai tre uomini che le si paravano davanti.
Bobby, con il suo cappellino calato in testa, l'aria burbera dietro la barba non troppo curata.
John, con lo sguardo vivido, il sorriso velato di tristezza che formava quelle fossette nelle sue guance.
Dean, con quell'aria di sicurezza, il sorriso sfrontato e gli occhi smeraldini. Ancora più bello dell'ultima volta che si erano visti.
Blake sbucò alle spalle della figlia e allargò appena le braccia, lasciandosi andare ad una breve risata che sapeva di speranza, confortato nel vedere quei volti conosciuti.
Mia figlia ha messo su proprio una bella squadra!” esclamò entusiasta.
Questo perché è più in gamba di te.
Bobby non si curò affatto di nascondere ciò che pensava mentre abbracciava Amethyst che, dal canto suo, se la rideva soddisfatta.
Ritiro quello che ho detto, questa è proprio una cattiva compagnia*.” ed era incredibile come la risata di Blake Dalton potesse mettere buonumore a chiunque, nonostante il suo essere burbero, perfino più di Bobby Singer, e incazzato per la maggior parte del tempo.
Poi Amethyst abbracciò brevemente John e infine Dean.
E come al solito si perse in quell'abbraccio, in quell'odore tipico di lui, di pelle, polvere da sparo e bagnoschiuma.
Hey, scheggia.
Dovresti smetterla di chiamarmi in questo modo.” si lamentò scherzosamente lei, sciogliendo l'abbraccio.
E Dean non poté fare a meno di guardarla.
La osservò come se volesse soppesare l'affermazione di lei e si rese conto che quel nomignolo che lui le aveva affibbiato quando era ancora una bambina, non le rendeva di certo giustizia.
In effetti...” mormorò con quel pizzico di ironia che raramente metteva da parte ma con una smorfia compiaciuta che gli fece guadagnare un lieve pugno sulla spalla da parte della bionda, che nascose prontamente il rossore che si era impadronito delle sue gote.
Perché Amethyst Dalton non era più una ragazzina, ma i sentimenti per Dean Winchester non si erano affievoliti col passare degli anni.

***

Il tavolino della stanza del motel era ingombro di bottiglie di birre vuote e appunti, ma Bobby Singer era molto più interessato a una foto che ritraeva un uomo sulla cinquantina dai capelli brizzolati e i lineamenti marcati “Siete sicuri si tratti di lui?” chiese.
Amethyst annuì con espressione seria e decisa.
Sì. Circa vent'anni fa Fred Wilkinson era in questa stessa cittadina. Anche allora si verificarono alcuni disastri, uno dietro l'altro. Ross era sulle sue tracce, lo aveva identificato.
Bobby inarcò un sopracciglio “Ross Clayton?
La bionda annuì nuovamente e non le sfuggì il sorriso sghembo di Bobby da sotto la folta barba.
E tu hai chiamato noi e non Ross?
Ross se lo è fatto sfuggire. Voi tre avete già affrontato e ucciso degli Oni. Nessuno prima di voi era mai riuscito nell'impresa.
L'orgoglio parve dilagare tra i tre cacciatori, specialmente nel più giovane.
Dean Winchester non aveva neppure compiuto 24 anni, ma era già riuscito laddove prima di lui tutti avevano fallito. Poteva permettersi di dimostrare quell'orgoglio in qualità di primo cacciatore ad aver ucciso un Oni. Dopotutto era grazie a lui se ora si sapeva come uccidere quelle creature: colpire il loro terzo occhio, posto appena sotto l'attaccatura dei capelli.
Affiancò la ragazza, posandole un braccio sulle spalle mentre sul suo volto si faceva spazio un sorriso strafottente “Allora, Blake, ancora convinto che siamo una cattiva compagnia?
Blake rise appena, sistemando alcuni fogli delle ricerche fatte da Amethyst “Sì. Tu soprattutto. Hai una cattiva influenza su mia figlia, Winchester. Era una bambina dolce e carina prima di conoscerti. E leva quel braccio da lì.
Dean sollevò le mani in segno di resa, Amethyst sollevò gli occhi al soffitto cercando di nascondere il fastidio provato per le parole di suo padre che per quanto dette in tono divertito, secondo lui rappresentavano la realtà.
Non poteva dare le colpe a Dean Winchester, il carattere che lei stessa sapeva essere a volte difficile, non glielo aveva di certo forgiato lui.
Amethyst Dalton era sempre andata per la sua strada, aveva sempre deciso da sola, a prescindere da Dean Winchester.
Forse è meglio concentrarsi sul caso.
John aveva dato voce ai pensieri di tutti. Non potevano perdersi in inutili chiacchiere e tutti sapevano che avrebbero dovuto agire in fretta.
Amethyst, sai perché è tornato proprio qui?
John Winchester non si perdeva di certo in chiacchiere, appunto, ed era uno dei motivi per cui Amethyst lo ammirava tanto, proprio come ammirava Dean e Bobby.
Anche suo padre era solito arrivare al punto quando si trattava di cacciare una qualche creatura maligna, ma quando c'era di mezzo Amethyst le emozioni prendevano il sopravvento sul resto, sin da quando era una ragazzina a cui non voleva dar retta anche quando aveva ragione.
Era sempre Amethyst, tra loro, che cercava di far rimettere in carreggiata il padre e lo faceva con fermezza tale che ormai lo stesso Blake aveva imparato ad assecondarla.
La sua prole. Il bastardo ha cinque figli.
La risposta della ragazza lasciò tutti sbalorditi, eccetto Blake che già sapeva.
E siamo certi di non voler chiamare qualcun altro per aiutarci? Sei Oni sono parecchi.
Nonostante la sorpresa, il tono di Bobby era calmo pur essendo fermamente convinto delle proprie parole, ma Amethyst gli rivolse un sorriso furbo e il perché di quel sorriso non tardò ad arrivare.
In realtà sono praticamente tre, il padre e due figli. Gli altri non hanno ancora completato la trasformazione, sono vulnerabili. Ma dobbiamo agire in fretta o rischiamo che Fred compia il rituale per rafforzarli. Io e papà abbiamo già individuato il loro covo, l'unica cosa da fare è ucciderli. Ho già procurato dell'agrifoglio per tutti, così non ci influenzeranno e in caso non riuscissimo a farli fuori, ho preparato tutto l'occorrente per il rituale con i semi di soia per bandirli dalla città. Ma siamo una bella squadra, no? Li uccideremo. Basta iniziare dalla prole.
Bobby emise una risata di gola e John, volgendo uno sguardo divertito a Blake, sembrò dare voce ai pensieri dell'amico.
Se ammazziamo prima la prole, indeboliamo lui, hai ragione! Tua figlia è per davvero più in gamba di te.” asserì.
Blake sbuffò, allargando le braccia e per quanto odiasse che sua figlia avesse intrapreso quella strada, decidendosi di non iscriversi al college come invece lui avrebbe voluto, era davvero orgoglioso di lei “Lo so, lo so! Da quel caso con la banshee ho imparato ad ascoltarla.

***

Umabel si era rifugiato nell'ennesimo tramite. Una giovane donna che non aveva più nulla da perdere, che non aveva più nessuno.
Il Custode aveva provato compassione per lei, morente e sola e lei, con un sorriso, aveva detto sì, dandogli il permesso di controllare il suo corpo perché almeno in quel modo avrebbe avuto una missione, una causa da portare avanti. D'altronde Umabel le aveva detto che il suo compito era quello di proteggere una persona molto importante per l'intera umanità, perché era questo che il giovane Dean Winchester, nel cuore dell'angelo, era destinato ad essere.
Ma la donna si lasciò morire poco dopo, dando a Umabel il controllo totale del corpo per sempre.
Aveva sentito una strana sensazione. Ormai, dalla nascita di Dean Winchester ventiquattro anni prima, provava emozioni di continuo, in grado di sconvolgerlo. O sconvolgerla.
Doveva ammettere che si sentiva più a suo agio in quel tramite ma aveva comunque sentito dolore, un dolore profondo avvolto da tristezza e ancora non si era abituata a tutto quello quando un'ondata di paura e sgomento la travolse inaspettatamente.
Haziel era di fronte a lei, Umabel ne riconobbe la Grazia oltre l'involucro umano.
Haziel, che ci fai qui?
Haziel sorrise. Il volto del suo giovane tramite era sereno, lo sguardo compassionevole e Umabel sentì quella paura venire meno, sostituita da un senso di pace.
Suo fratello gli era mancato in quei due anni, non poteva negarlo.
Volevo vederti.
Haziel prese con delicatezza le sue mani, le accarezzò le nocche e Umabel si sciolse in un sorriso prima di abbracciare il fratello.
Un abbraccio vero e sentito che Haziel riuscì a ricambiare qualche istante dopo, sorpreso da quello slancio affettivo.
Eppure non avrebbe dovuto sorprendersi.
Anche quando su in Paradiso tutto sembrava normale e Umabel non era ancora diventato l'angelo custode di Dean Winchester, Umabel era sempre stato in grado di dimostrare affetto verso tutti i suoi fratelli.
Solo col senno di poi Haziel aveva compreso perché Gabriel avesse giudicato sin dal principio Umabel uno degli angeli più particolari che potessero affollare il Paradiso.
Umabel era difettosa. E vi erano davvero pochissimi angeli difettosi, lassù, in Paradiso.
Mi sei mancato, Haziel. Ma non voglio che tu finisca nei guai a causa mia.
Gli occhi di Umabel erano velati di lacrime quando Haziel sciolse quell'abbraccio e il maggiore** non riusciva davvero a comprendere cosa provasse. Perché lo provasse.
Non finirò nei guai.” la rassicurò in tono pacato, la giovinezza del suo tramite a far sembrare il tutto davvero troppo assurdo.
Hai visto Gabriel?
Quella domanda giunse inaspettata e Umabel scosse la testa. Non capì perché stesse mentendo, era una cosa che le era venuta spontanea, quasi sentisse di non potersi fidare, nonostante Haziel le fosse stato sempre fedele.
Si disse che, in fin dei conti, mentì perché non poteva tradire Gabriel, tradire quella fiducia che l'Arcangelo aveva riposto in lei quell'unica volta in cui si erano incontrati dopo millenni.
Ma almeno tu sei qui. Perdonami, Mabe.
Umabel si irrigidì, ma prima ancora che potesse reagire, si ritrovò nuovamente in Paradiso, chiusa in una cella che non le lasciava scampo.
Haziel l'aveva tradita. L'aveva avvicinata perché sapeva che con lui avesse un legame speciale. Gli angeli custodi di Dean e Sam Winchester non potevano che essere legati, dopotutto.
Haziel! Haziel! Perché lo hai fatto? Fatemi uscire di qui!
Ma Umabel non ricevette nessuna risposta.
Soltanto uno sguardo era rivolto a lei: nella cella di fronte alla sua, Gadreel la guardava senza alcuna emozione, la Grazia provata dai millenni di prigionia.

***

Questa roba punge.” si lamentò Dean, grattandosi il petto dove era adagiata una collana di agrifoglio. La prima e l'ultima volta che se l'era vista contro un Oni si era lamentato esattamente delle stessa cosa.
Non fare il bambino!” lo ammonì Amethyst con un lieve colpo allo stomaco che, per riflesso, lo fece piegare in avanti.
Davanti a loro i cacciatori più anziani avanzavano lenti e in silenzio, verso il vociare che proveniva da una delle stanze adiacenti al corridoio che stavano attraversando.
Sbucarono l'uno dopo l'altro, prendendo alla sprovvista i giovani Oni che subito si alzarono in piedi.
Salve, ragazzi! Papino è in casa?
La battuta di Dean fece sorridere Amethyst, ma non le creature che senza indugiare, passarono subito al contrattacco.
Ne seguì una lotta cruenta, alcuni spari andarono a vuoto e i due Oni che avevano ormai completato la trasformazione - e che assunsero la loro reale forma, rivelando corna e artigli - sembrarono avere la meglio sui cacciatori. Più di una volta i cacciatori vennero colpiti con i Kanabo degli Oni, le loro armi e uno dei loro punti di forza.
Quelle mazze pesanti sembravano in grado di fracassare le ossa se usate con maggior forza e nessuno di loro ci teneva particolarmente ad essere colpito fino a quel punto.
Amethyst riuscì a disarmarne uno, prendendo possesso del Kanabo e rendendo l'Oni più vulnerabile all'attacco del terzo occhio.
Fu Dean a colpirlo con un coltello prima che questo si avventasse sulla ragazza e l'Oni cadde a terra morto, dopo che Blake, John Bobby uccisero i tre Oni non ancora completi.
Davanti a loro, infuriato, si ergeva l'unico figlio rimasto. Era circondato e continuava a fendere l'aria con il suo Kanabo.
Amethyst rise sprezzante quando la mancò “Papino non avrebbe dovuto lasciarvi da soli.
Un lampo d'orgoglio attraversò il verde degli occhi di Dean che, in un'azione fotocopia, ma a parti invertite, di prima, riuscì a disarmare l'Oni e permettere ad Amethyst di finirlo con la pistola.
Le bastò un unico colpo e il proiettile colpì il terzo occhio del mostro.
Dean le sorrise, regalandole un veloce abbraccio che venne però interrotto da un terribile grido.
Fred Wilkinson era arrivato in tempo per vedere l'ultimo dei suoi figli morire.
Il legame di sangue tra padre e figli era forte e lo aveva attirato lì alla morte dei primi, ma lo aveva anche indebolito, causandogli un forte dolore non solo emotivo.
Il volto di Fred Wilkinson era una maschera di dolore e di rabbia, la sua voce un grido disperato, carico di odio verso quei cacciatori che sporchi e feriti erano di fronte a lui.
Fu strano vedere una creatura così potente sopraffatta da dolore.
Fred si portò una mano alla testa dove comparvero le corna, accasciandosi a terra, e dopo le corna comparvero anche gli artigli.
Con un balzo, Fred si parò davanti ad Amethyst pronto a sferrare un colpo.
L'avrebbe ferita se non fosse stato per Dean che riuscì a mozzargli qualche dito con il coltello ancora pregno di sangue del figlio dell'Oni.
Fred gridò nuovamente di dolore, pronto a sferrare un nuovo colpo stavolta indirizzato al giovane Winchester, ma Dean fu più veloce.
Estrasse la propria pistola e senza neanche dover prendere la mira sparò un colpo, uccidendo l'ultimo Oni rimasto.
Amethyst, stanca e provata, si sedette a terra, lasciandosi andare, accanto a Dean, sedutosi a sua volta.
Quante volte ancora devo dirti che sei il mio eroe?
Dean rise, attirandola a sé per un altro abbraccio.
Rimasero stretti in quell'abbraccio per diversi istanti, sotto lo sguardo degli altri cacciatori.

***

Amethyst era seduta sul cofano della sua Mustang.
Era fiera di se stessa. Fiera di suo padre, fiera di Dean. Era fiera per come erano riusciti a gestire le cose con quegli Oni.
Eppure nel suo sguardo vi era una profonda tristezza, perché tutto quello le aveva fatto pensare a quanto qualcosa - o per meglio dire, qualcuno - mancasse in tutto quello.
Non si era mai resa conto, fino a quel momento, di quanto Sam le mancasse. Da quando era partito per il college non lo aveva più visto ed erano passati troppi mesi dall'ultima volta in cui lo aveva sentito, per stessa volontà del ragazzo.
Avevano condiviso risate e segreti, avevano più volte scoperto insieme come poter uccidere il mostro di turno.
Quella mancanza la colpì improvvisamente.
Una mancanza che aveva sempre represso sapendo che sarebbe dovuta rimanere sempre concentrata.
Ma soprattutto l'aveva sempre repressa spaventata dall'idea di soffrire.
Aveva gli occhi lucidi e una lacrima le solcò una guancia. Si affrettò ad asciugarla quando sentì la porta della stanza del motel aprirsi e scorgendo, con la coda dell'occhio, Dean che la raggiungeva.
Non voleva che Dean la vedesse piangere, anche se era uno dei pochissimi ad averla vista in altre occasioni.
Ma Amethyst non voleva e non poteva spiegargli perché stesse piangendo. Si sarebbe sentita in colpa a riversare addosso a lui quella tristezza.
Dopotutto Sam era suo fratello e Amethyst poteva solo immaginare cosa Dean provasse al riguardo e non poteva comparare le due cose nemmeno lontanamente.
Sai che sei davvero in gamba, scheggia?
Nella voce di Dean si poteva leggere vera ammirazione e forse anche un po' di preoccupazione e malinconia, forse perché avrebbe voluto per lei una vita normale, lontana da tutto quello.
Ti ho detto di non chiamarmi più così.
Dean rise mentre le posava sulle spalle la propria giacca di pelle, quella che era appartenuta a John.
Amethyst la indossò, sentendo il calore avvolgerla. Era di troppe taglie più grande, ma si sentì bene in quel momento, tanto che ignorò persino le successive e ironiche parole dell'amico.
Giusto. Con quelle belle forme che ti ritrovi in effetti non ti si addice.
O almeno provò ad ignorarle dato che non poté reprimere il rossore che nuovamente si fece spazio sul suo viso, che lei coprì con i capelli biondi, chinando appena il capo.
Dean aveva dato voce ai pensieri che lo avevano colpito quel pomeriggio, ma il tono scherzoso lasciava intuire quanto niente fosse cambiato tra loro.
Però sei in gamba davvero, stasera sei stata straordinaria.
Aveva la voce calda, Dean, più profonda di quelli della sua età e ad Amethyst faceva qualche effetto ormai da diversi anni.
Tuttavia lei sorrise, voltandosi a guardarlo, il volto nuovamente sereno, lontano dalla tristezza che l'aveva colpita.
Anche tu sei stato straordinario, ma non sono sorpresa. Sei pur sempre il mio eroe, no?
Dean le sorrise, posandole un bacio sulla tempia per poi attirarla a sé, facendo in modo che lei posasse la testa sulla sua spalla.
E lo sarò sempre, intesi?
Intesi.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che Amethyst balzò giù dal cofano dell'auto.
Ma è quasi mezzanotte!” esclamò per poi aprire la portiera del passeggiero e frugare nel cassetto del cruscotto alla chiara ricerca di qualcosa.
E quindi? La tua auto si trasformerà in zucca?” chiese Dean cercando di vedere cosa stesse facendo l'amica.
No, idiota! È il tuo compleanno!
Era appena scattata la mezzanotte e il 24 Gennaio era arrivato.
Dean sorrise appena, in tutto quel marasma se ne era completamente scordato.
Non che avesse mai festeggiato il suo compleanno, se non ogni tanto quando era bambino e suo padre non era in giro per l'ennesima caccia.
Amethyst tornò accanto a lui, sedendosi nuovamente sul cofano. Aveva un sorriso dolce sulle labbra e uno sguardo che avrebbe detto tutto se Dean non avesse negato a se stesso di comprenderlo.
Buon compleanno, Dean.” mormorò, porgendogli un piccolo pacchetto dalla carta azzurra.
Il ragazzo rise appena, prese il pacchetto e lo scartò, rivelando una scatoletta di plastica nera.
Quando l'aprì rimase a guardare il contenuto per qualche istante in silenzio, ma il sorriso che gli riempì le labbra lasciava capire quanto apprezzasse quel regalo.
Grazie, Ame. Lo...lo adoro!” era un anello in argento e Dean fece per indossarlo all'anulare della mano sinistra.
Fu Amethyst a fermarlo “No! Non si mette mai all'anulare della mano sinistra. Poi non ti sposi!
Dean la guardò perplesso per qualche istante prima di scoppiare a ridere.
Perché, pensi che mi sposerò, prima o poi?” e nonostante l'ironia delle sue parole, indossò l'anello alla mano destra, a causa di quel desiderio mai espresso di voler una vita normale e crearsi una famiglia, un giorno.
Mai dire mai. Io mi vorrei sposare prima o poi. Anche se con questa vita...” lasciò morire la frase mentre sul suo volto si fece spazio una strana espressione.
La vita da cacciatrice era stata una sua scelta, tuttavia, avere qualcuno accanto da amare e che l'amasse era qualcosa che lei desiderava davvero.
I suoi sentimenti per Dean mettevano ancora più in bilico quel suo pensiero, perché era lui che avrebbe voluto accanto, ma era certa che per lui non fosse lo stesso.
Facciamo un patto.
Dean le prese una mano nel dire quelle parole e ricercò lo sguardo di lei.
Il suo era furbo, vivido, luminoso come il sorriso che stava esibendo in quel esatto momento.
Che patto?
Se fra vent'anni saremo entrambi single, io e te ci sposeremo.
Dopo un primo momento di sbigottimento, in cui le sue guance tornarono ad arrossarsi ma senza che lei avesse la prontezza di nasconderlo, Amethyst scoppiò a ridere.
Non poteva negare di essersi emozionata, ma sapeva che quel patto non significava niente.
Guarda che non sto scherzando!
Solo grazie a quelle parole la risata di Amethyst si affievolì, almeno un poco.
Fra vent'anni, mh? Più che ancora single dovremo essere entrambi ancora vivi, non trovi?
I cacciatori, d'altronde, non avevano una lunga aspettativa di vita.
Dean sembrò rabbuiarsi appena.
Il solo pensiero della morte di Amethyst era in grado di raggelargli il sangue nelle vene. Non sarebbe mai riuscito ad accettare una sua prematura scomparsa.
Hey, non provarci nemmeno a morire giovane. Io, finché sarò in vita, ti guarderò le spalle, devo essere sempre il tuo eroe, giusto? E solo per questo farò di tutto per morire il più tardi possibile.
Amethyst si perse nell'osservare il sorriso dolce che abbellì le labbra del cacciatore, poi sollevò lo sguardo verso i suoi occhi occhi smeraldini e sorrise a sua volta.
Allora facciamo questo patto. Non possiamo dire che fra vent'anni saremo in cattiva compagnia.
Dean le posò un bacio sulla fronte, accarezzandole i capelli biondi, inspirando il loro profumo e sentendosi a casa.








Note dell'autrice: * cattiva compagnia, in inglese Bad Company, come la canzone dell'omonima band che da il titolo al capitolo.
** Umabel è l'Angelo n°61, Haziel il n°9, di conseguenza Haziel è il fratello maggiore di Umabel
Le modalità di uccisione degli Oni, le loro descrizioni, armi, punti di forza e debolezze, sono presi da Supernatural Wiki. Canonicamente i Winchester non ne hanno mai incontrato uno. L'anello che Amethyst regala a Dean alla fine del capitolo, sarebbe l'anello che Dean indossa per le prime 5 stagioni della serie.

   
 
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