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Autore: dragun95    28/05/2022    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 8
 
 
-Com’è possibile che esista una cosa simile qui?- chiese Amleth con la testa verso l’alto intento ad ammirare le mura della Cittadella. Era rimasto stupito per la terza volta, dopo aver visto il Brashak combattere e la nave della sabbia che era arrivata a prendere sia loro che il resto del Drago.
Dopo che la carcassa fu smantellata e le parti edibili portate a bordo, la nave salpò per quella che chiamavano la “Cittadella”.
 
-L’ho eretto io- rispose semplicemente il moro masticando un pezzo di carne cruda. All’Alfveikt venne un altro colpo a quella risposta. Trovando incredibile che un solo individuo potesse erigere un muro di tale portata.
 
-La Cittadella, o come la chiamate è oltre il muro?- l’altro annuì, ma tanto l’avrebbe vista da solo con i suoi stessi occhi a breve.
Lo stupore dell’elfo arcano aumentò quando lo nave venne portata oltre il muro, riuscendo finalmente a vedere il luogo abitato. C’era del verde e dell’acqua, una perfetta oasi in quel deserto maledetto.
 
-Bevi avrai sete dopo essere stato li fuori- il Brashak gli porse un bicchiere d’acqua. Amleth prese il bicchiere e si sciacquò la gola.
 
-Quando posso avere la mia parte del bottino?- chiese Filian con le braccia incrociate, aspettando di avere ciò che gli era stato promesso.
 
-Abbi pazienza, Pennuta. Devono ancora macellare per bene le parti che abbiamo preso- Nonostante il corpo del drago fosse grande, la nave aveva preso solo le parti essenziali, come la carne e la pelle lasciando gli organi e la parti non commestibili.
Anche se il membro del popolo della terra era contrariato dal lasciare le frattaglie. Alla fine erano comunque parti che si potevano consumare, ma la stiva era già piena.
 
Una folata di vento li investì e Ajarys atterrò vicino a loro.
 
-Giran, vedo che hai fatto caccia grossa- si complimentò lui per poi notare la presenza degli altri due –Ciao Filian- disse con tono neutrale rivolto all’Avien
 
-Ajarys- lo salutò con lo stesso tono. Il moro non capiva bene l’astio tra i due, aveva sentito delle voci che fossero stati amanti un tempo. Ma francamente credeva che fosse una cosa campata per aria.
 
-Sono qui solo per la parte di carne che mi spetta. Poi tolgo le tende- il Vearii annuì per poi portare l’attenzione sul nuovo arrivato.
 
-Sei un nuovo Esiliato?- l’elfo deglutì e scosse la testa.
 
-Non esattamente…mi sono perso e sono finito qui- lui lo scrutò, il suo sguardo stava iniziando a far venire i sudori freddi all’elfo. Ma alla fine il castano gli poggiò una mano sulla spalla per rassicurarlo.
 
-Mi dispiace. Che ne diresti di parlarne davanti ad una tazza di te, così vedremo cosa fare- gli propose il capo della Cittadella. Giran sapeva che avrebbe discusso con il nuovo arrivato come faceva sempre.
Visto che c’era un sacco di carne voleva proprio una bella bistecca di drago, ma avrebbe dovuto aspettare per quella.
 
 
 
-I Brashak sono il primo Popolo legato alla terra. Si riconoscono per la grande stazza, la forza e manipolazione degli elementi del suolo. Ma il segno più distintivo sono i marchi sui loro corpi simili a radici-
 
-…potresti dirmi qualcosa che già non so?- gli chiese Pacifica con la mano poggiata sotto il mento per reggere la testa. Aveva chiesto a Maya di raccontargli tutto quello che sapeva sulla razza di Giran. Ma al momento si stava solo annoiando.
 
-Meglio partire dalle basi- le disse la Fiers leggendo i suoi appunti.
 
-Ho avuto conferma di queste cose con i miei stessi occhi!- sbuffò la rossa, che avrebbe voluto avere altre informazioni.
 
-Allora sentiamo cos’altro vorresti sapere?- le domandò la cinerea sedendosi sul tavolo in legno accavallando le gambe. L’altra distorse lo sguardo facendola ridacchiare.
 
-Non ho capito la differenza tra un normale Brashak e una Matriarca?- era ciò a cui la navigatrice voleva andare a parare fin dall’inizio: la differenza che si presenta tra un membro normale e uno alpha.
 
-La differenza non sta solo nella loro forza che è di gran lunga superiore a quelle di un normale Brashak. Ma sta anche nei loro marchi- precisò per poi continuare la spiegazione –In genere i Marchi simili a radici sono presenti fin dalla nascita, ma in un Brashak normale questi ricoprono solo il busto e le braccia e in genere sono dei colori dei toni del verde. Hai notato quelli di Giran?-
 
-I suoi sono neri- la ricercatrice annuì.
 
-Nelle Matriarche i Marchi hanno colori molto variabili invece delle tonalità del verde, anche se sono sempre di tonalità scure. Inoltre ricoprono ogni parte del loro corpo- Pacifica si mise a guardare i disegni delle Matriarche sui muri ed in effetti ora che li guardava meglio notava che le linee che rappresentavano i loro Marchi, erano di colore differente e li ricoprivano per intero.
 
-Ma come mai sono solo donne?- era questo che non riusciva a capire. Ma in risposta l’altra scosse la testa non riuscendo a dargli una spiegazione.
 
-In realtà non lo so e nemmeno gli stessi Brashak. L’unica cosa certa è che tutti coloro che sono nati con i simboli di un alpha, erano solo donne-
 
-Quindi Giran è l’unico maschio con questi tratti- l’altra, a quanto sapeva e da come il moro glielo aveva raccontato, non c’era mai stato un solo maschio nato per comandare i Brashak. Almeno fino alla sua nascita.
 
-Hai sentito parlare di persone che vivono al nord e che possiedono dei tatuaggi che si illuminano quando si arrabbiano?-
 
-Intendi i Barbari del nord?- chiese di rimando la rossa.
 
-In realtà si tratta di Brashak che hanno lasciato le Terre Dimenticate, per cercare un nuovo posto dove stabilirsi-
 
-In effetti…questo posto non è esattamente il massimo- ammise, ringraziando l’esistenza della Cittadella. Altrimenti avrebbe cercato di andarsene da quell’inferno dopo neanche una settimana.
 
-Non è sempre stato così- le due sobbalzarono quando l’ombra del Brashak le coprì, non si aspettavano certo di vederlo comparire dal nulla. Nonostante la stazza riusciva a muoversi silenziosamente.
 
-Hai mai sentito parlare del Grembo di gaia?- le chiese lui, Pacifica annuì, si trattava di una leggenda più simile ad una favola.
 
-Se non sbaglio è un luogo leggendario. Una terra o un’isola, completamente verde con un gigantesco albero Yggdrasill. Un luogo dove non ci sono predatori o prede e tutti vivono in armonia-
 
-Leggendario non così tanto, visto che ci stai camminando sopra!-
 
 
La giovane rimase immobile intenta ad assimilare ciò che gli era stato detto. Il suo cervello però sembrava rifiutarsi di credere a quelle parole, pensando che la stessero prendendo in giro.
 
-A…aspetta un momento frena- gli disse mettendo davanti a se le mani per dirgli di aspettare –Mi stai dicendo che questa oasi sarebbe il Grembo di Gaia?-
 
Il Brashak scosse la testa, anche se quello che aveva detto non era del tutto errato.
 
-Non solo questa oasi. Tutte le Terre dimenticate, sono il Grembo di Gaia…o almeno ciò che ne resta- rispose la Fiers abbassando lo sguardo. Adesso la bocca della Navigatrice aveva letteralmente toccato il pavimento. Aveva sempre sentito di un paradiso verde e pieno di vita, com’era possibile che fosse diventato tutto il contrario.
 
-Quindi quelle grosse radici pietrificate…- indicò fuori nella direzione in cui la sua mente si ricordava di aver visto il Picco fossilizzato.
 
- Yggdrasill, Albero madre, L’albero della vita, Albero della conoscenza, la Prima radice…gli hanno dato molti nomi, scegline uno. Sfortunatamente quello che hai visto è tutto ciò che ne rimane- confermò il moro. In tempi passati quello che ora era il Picco fossilizzato, era un gigantesco albero sempre verde che produceva ogni tipo di frutto.
Anche se lui lo sapeva solo dai racconti tramandati dalla sua gente, non aveva mai visto l’albero nel suo antico splendore.
 
-Come mai sei tornato?- gli chiese la cinerea credendo che sarebbe stato per qualche giorno per conto proprio dopo la notte dei Ghoul.
 
-Ho salvato una persona smarrita dai Figli delle sabbie ed ho ucciso un giovane Drago delle sabbie. Sono qui solo per avere la parte che mi spetta- la risposta non la sorprese più di tanto. Sapeva che lui e quelle lucertole non andavano d’accordo, anzi non andava d’accordo con tutti i tipi di draghi e le loro sottospecie in generale.
 
-Un altro drago…avevo sentito di quella storia che gira. Di come hai incontrato una coppia di Draghi della sabbia e che tu ne abbia dissanguato uno e abbia affogato l’altro nel sangue del suo compagno-
 
-Ti prego Maya quel racconto è stato ingigantito- sospirò scuotendo la mano per negarlo. Certo aveva incontrato due draghi insieme ma erano ancora giovani e li aveva uccisi spezzandogli il collo e non nel modo in cui presumevano.
 
-NO ASPETTATE UN MOMENTO- gridò la rossa, assordando i due.
 
-Com’è possibile che questo deserto sia il Grembo di Gaia?- la sua mente proprio non riusciva ad associare un luogo paradisiaco come quello che tramandavano le leggende, ad un posto pieno di morte e sabbia come il luogo in cui si trovava.
 
-A causa della Decadenza che ha colpito questo luogo e tutto ha iniziato a marcire e appassire. Molti millenni orsono- rispose lui, ma dal suo tono era chiaro che non era per niente una bella storia.
 
-Beh io vi lascio continuare la vostra lezione di cultura antica. Devo parlare con Filian-
 
-Lei è qui?- alla domanda della Tiers, annuì per poi uscire.
 
-Chi sarebbe questa Filian?- gli chiese Pacifica scrutando la figlia delle fiamme.
 
-È una Avien o meglio noti come Popolo del Cielo-
 
-Hanno dei Legami con i Brashak?- il fatto che venissero chiamati con il suffisso “Popolo” come la razza di Giran, gli faceva sorgere il dubbio che fossero accumunati.
 
-L’unica cosa che hanno in comune è di fare parte delle Antiche razze- spiegò lei riferendosi alle prime razze senzienti che fossero apparse nel mondo.
 
-Per caso ce ne sono altre, oltre a loro?- la faccenda la incuriosiva. Si sentiva attratta all’idea di conoscere cose che non sapeva e di apprenderne il più possibile. E per sua fortuna la sua “amica” era una vera esperta in materia di cose antiche.
 
-Le razze antiche sono quattro: Brashak “il popolo della terra”, Avien “il popolo del cielo”, Cetusiani “il popolo dell’oceano” e infine Daemon “il popolo delle tenebre”- li elencò tutti cercando di spiegare più facilmente possibile per farla capire.
 
-Con Daemon ti riferisci ai demoni e gli Imp?- conosceva la razza degli Imp solo per sentito dire, ma da come li descrivevano sembravano dei demoni seduttori. Iniziando a chiedersi se le due specie non fossero collegate.
 
-Il tuo ragionamento è esatto solo a metà. Il termine “Demoni” è solo un altro modo per chiamare i Daemon, gli Imp invece sono i discendenti di quest’ultimi- gli spiegò meglio per poi continuare il discorso.
 
-Ma sfortunatamente i Daemon e i Cetusiani sono le uniche due delle quattro razze antiche ad essersi estinti!- spiegò infine. Delle quattro razze solo i popoli della terra e del cielo erano riusciti ad adattarsi ai cambiamenti. Al contrario le altre che non c’erano riuscite avevano finito per sparire dalla faccia della terra, ma non senza aver lasciato delle razze nate dal loro lignaggio di sangue.
 
 
 
Uscì all’aria aperta, sedendosi sul tetto del tempio e ritrovandosi a guardare il cielo. Il sole era così intenso che gli sembrava picchiare ancora di più del solito.
 
-Giornata tosta?- gli chiese la voce di Filian. Lui sbuffò, anche se era grato che quella domanda lo avesse distratto dalle sensazioni e dai pensieri che iniziavano a formarsi nella sua mente. Avvolte avrebbe seriamente voluto poter estirpare tali pensieri e ricordi alla radici.
 
-Non più del solito- rispose guardando le case della Cittadella. Il membro del popolo del cielo, si avvicinò iniziando a guardare anche lei.
 
-Un posto tranquillo e carino- anche se gli costava dargliela vinta. Essere riuscito a creare un posto così nel mezzo delle Terre dimenticate, era sorprendente.
 
-Come sta il tuo popolo?- la sua era più che altro un modo per fare conversazione, anche se non si sopportavano non erano esattamente nemici giurati.
 
-Bene dire, mia nipote ha appena imparato a spiccare il volo. Dovresti vederla è così tenera- come sempre la Avien si scioglieva quando si tirava in ballo suo figlio e sua nipote. Lui sorrise pensando alla piccola che sbatteva forte le quattro ali per alzarsi anche solo di pochi centimetri dal suolo.
 
-Sai non capisco-
 
-Che cosa?-
 
-Sono passati più di centocinquant’anni, da quella notte. Com’è che non hai fatto dei figli? Insomma considerando la vostra longevità e che siete fertili finché non morite, credevo ti fossi dato da fare- le parole della donna, furono più come una fastidiosa puntura per il moro. Sarà stato anche vero che i Brashak restavano fertili per tutta la vita nonostante l’età. Ma ciò non voleva dire che si riproducevano come conigli.
 
-Forse se trovassi la persona giusta. Ma non è d’obbligo che lo faccia- rispose serio, non era certo obbligato a fare figli con la prima donna che capitava. Non era di certo una bestia, aveva anche lui dei sentimenti e un cuore.
 
-Vero. Neanche Hireza alla fine aveva mai partorito. Nonostante avesse avuto…quasi un millennio vero?- gli lanciò un’occhiataccia a quella domanda. Era vero che la sua precedente Matriarca non aveva mai avuto una sola gravidanza e abbia dato alla luce un figlio, nonostante i suoi novecento settant’anni.
Ma era stata una sua scelta e lui non poteva di certo contraddirla.
 
-Ma credevo volessi riformare il tuo clan…essere di nuovo la loro guida?- Giran abbassò lo sguardo a quella domanda, sentendo un grande dolore al petto. Non era qualcosa di fisico, ma interiore che gli stava squarciando l’anima.
 
-Non credo di essere degno di quel ruolo. Non più…- rispose affranto. La Avien lo scrutò con i suoi occhi da rapace, com’era possibile che quello fosse un membro del popolo della terra. Probabilmente uno dei popoli più forti e feroci e invece il giovane che aveva davanti sembrava tutt’altro era solo un cucciolo mortificato e spaventato.
 
-Diavolo, se gli spiriti dei tuoi antenati ti vedessero…sei fortunato che non ci siano qui- sospirò il membro del popolo del cielo. Anche se i Brashak non vedevano o sentivano gli spiriti al contrario di altre razze, potevano avvertire la loro presenza. Ma questo a Filian sfuggiva sempre o non entrava in testa.
 
-Cosa ne pensi dell’elfo arcano?- gli chiese allora lui, forse per sviare il discorso che non gli piaceva e che non voleva affrontare. O forse voleva solo il suo parere sulla questione, anche se in verità avrebbe tanto voluto levarsela dalle scatole.
 
-La sua storia non mi convince. Ma non mi sembra un guerriero o una spia…-
 
-Ma non credi nemmeno che sia uno “sventurato”- concluse per lei vedendola annuire. Avevano come il sospetto che Amleth nascondesse qualcosa, ma forse il Brashak preferiva aspettare e ascoltare anche il parere di Ajarys.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco un nuovo aggiornamento, piuttosto tranquillo dire.
 
Amleth arriva alla Cittadella e fa la conoscenza di Ajarys che sembra avere dei dubbi su di lui, così come gli altri.
Poi vediamo Maya fare la maestra e si svela che in origine le Terre dimenticate erano noti come il “Grembo di Gaia” e che i resti del grande albero che abbiamo intravisto nel secondo capitolo è tutto ciò che resta di Yggdrasill.
 
Alla fine scopriamo che in totale le razze ancestrali erano quattro le quali vengono anche elencate.
Se Amleth nasconda qualcosa o meno. Lo si scoprirà nei prossimo capitoli. Ringrazio come sempre anche solo chi legge e ci vediamo al prossimo capitolo.
 
A presto
  
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