22 Marzo 871
Battle of Meretum
Sei solo un guerriero. Sei solo un uomo.
Un
uomo fatto di carne, di sangue, di ossa.
Sei
in bilico e le ginocchia cedono. Come cedono i tuoi compagni. Uno a
uno essi cadono nel gioco antico della Morte.
Anime
limacciose come il fango che sporca.
Anime
pure come la pioggia che pulisce.
Annichilito
guardi i corpi ammassati ed è il clangore delle lame a
destarti,
quel sottofondo feroce a grida di battaglia e grida di dolore.
Rumore
e odore. Rumore di spade, odore di morte.
Rumore
e odore di una guerra che soffoca e che porta allo stremo.
Perché
vedi gli occhi vitrei dei compagni caduti e i tuoi si riempiono di
lacrime che non trovano il coraggio di sgorgare, quasi tu stesso
avessi paura di pulire il tuo stesso volto dal sangue che te lo
sporca. E vorresti, in quel momento, che quel sapore ferruginoso
sovrastasse quello amaro dell'imminente sconfitta.
Un
grido ti vibra nel petto.
È
la voglia di non arrendersi e la riconosci solo quando le dita si
stringono all'elsa della spada.
Pari
un colpo e la lama si incrocia con quella dell'avversario,
così come
si incrociano i vostri sguardi.
Occhi
di ghiaccio quelli del Vichingo, occhi di mare i tuoi, resi vividi da
quella ferocia che vi accomuna.
Le
lame si incrociano ancora e ancora e ancora. Come in una danza
perpetua tra Vita e Morte.
Hai
toccato la guerra ed essa ti ha imbrattato l'anima.
Hai
assaporato il sangue e solo per un istante era il sapore della
vittoria.
Hai
percepito il dolore e lo hai fatto ancor prima che quella freccia di
chi vigliacco l'ha scoccata, ti perforasse il cuore.
Sei
solo un uomo. Sei solo un guerriero.
Un guerriero fatto di carne
che brucia, di sangue che sgorga, di ossa che si spezzano.