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Autore: Star_Rover    30/05/2022    6 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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VII. Senso del dovere
 

Jari poggiò i libri sul tavolo e si avvicinò alla finestra. La visuale dalla sua stanza era piuttosto limitata, poteva scorgere parte del giardino interno e del sentiero che portava in città. Egli restò qualche istante ad osservare gli studenti che lasciavano impronte nella neve, stringendosi nei cappotti per ripararsi dal vento gelido.
Il giovane inspirò profondamente, era stanco di aspettare. Non aveva più avuto notizie di Bernhard, ormai era trascorso del tempo dal loro ultimo incontro.
Jari aveva continuato a frequentare gli ambienti indipendentisti e le riunioni dell’Organizzazione, spesso anche in compagnia di Lauri. Aveva mantenuto fede alla sua parola, dimostrando di essere davvero intenzionato a fare la sua parte come ogni buon patriota.
Il silenzio di Winkler però continuava a preoccuparlo. Ricordava le sue ultime parole: mi farò vivo quando sarà il momento. Era disposto ad avere fiducia in lui, ma la sua scomparsa iniziava a risultare sospetta.
Aveva chiesto ad altri suoi compagni, i quali avevano semplicemente risposto che Winkler era impegnato in una missione segreta di elevata importanza. Ovviamente nessuno aveva voluto rivelare i dettagli del piano al nuovo arrivato, così era stato costretto ad accontentarsi delle poche informazioni che era riuscito a trovare. Ciò che sapeva per certo era che l’esito di quella missione sarebbe stata determinante per il futuro dell’Organizzazione. Era evidente che le cose fossero destinate a cambiare, si avvertiva una fremente tensione per quell’attesa.
Jari si lasciò cadere sulla sedia, in tutto questo anche altri pensieri tornarono a tormentarlo. Era in ansia per Verner, da quando aveva lasciato il villaggio non aveva mai smesso di pensare a lui e al suo destino. Quando l’amico gli aveva riferito che era stato costretto ad accettare il lavoro in ferrovia non aveva potuto evitare di preoccuparsi. Era ben consapevole di quale vita l’avrebbe atteso al cantiere, Verner era un giovane forte e in salute, ma anche per lui sarebbe stato impossibile sopportare a lungo i massacranti turni da operaio. Inoltre egli non aveva mai mostrato particolare dedizione alle regole e di certo non era una persona incline alla subordinazione, la sua indole ribelle non gli avrebbe permesso di abbassare la testa e restare in silenzio.
Jari tentò di calmarsi, Verner non era uno sprovveduto, era in grado di badare a sé stesso. Era abbastanza maturo e consapevole da poter far fronte alle difficoltà.
Pur essendo certo di tutto ciò Jari non riuscì comunque a darsi pace. Non avrebbe voluto lasciare solo il suo compagno, avrebbe desiderato rimanere al suo fianco come aveva sempre fatto. Sentiva di aver tradito la sua promessa, quelle premure erano soltanto un tentativo di rimediare alla sua inevitabile assenza.
Nell’ultima lettera sua sorella Kaija aveva tentato di rassicurarlo, riferendogli che Verner stava bene e che comprendeva a pieno le sue motivazioni.
Jari era certo che Verner non provasse rancore nei suoi confronti, ma conoscendolo meglio di chiunque altro sapeva che egli non avrebbe mai esternato il proprio dolore. Temeva di averlo ferito con la sua partenza e il suo silenzio rischiava di allontanarli ancora di più. Aveva sempre avuto fiducia nel loro rapporto, riconoscendo il valore di quel legame ancor prima di riconoscere i reali sentimenti che li univano.
Jari tentò di non cedere allo sconforto, ma non poté evitare di lasciarsi sopraffare dalla malinconia. Sentiva la mancanza di Verner, la sua sola presenza avrebbe potuto essere un appiglio sicuro in quel mare di incertezze.  
 
Per non restare più solo con i suoi pensieri Jari decise di abbandonare la sua stanza per vedere Yrjö.
Poiché la porta della sua camera era aperta decise di entrare annunciando la sua presenza.
Il compagno si voltò mostrando insolito stupore per quella visita.
«Oh, dunque per te esisto ancora…»  
Jari si interrogò sul motivo di quella fredda accoglienza.
«Perché non dovrei far visita a un amico?» domandò avvicinandosi a lui.
Yrjö replicò con rassegnazione: «Lauri continua a evitarmi, è il suo modo per farmi sapere che mi considera sempre un codardo»
Il giovane si rattristò nel sentire quelle parole.
«Mi dispiace, questa non dovrebbe essere una questione personale»
Yrjö restò diffidente: «credi che lui abbia ragione? Anche tu pensi che vi abbia traditi?»
«Io penso che tu stia soltanto cercando di fare la cosa giusta come tutti noi» rispose con sincerità.
«Nemmeno per me è facile prendere questa decisione» ammise.
Jari cercò di mostrarsi comprensivo.
«Ne sono consapevole, infatti non ho alcuna intenzione di accusarti»
Yrjö percepì le sue frasi come sincere, ma riconobbe anche una certa delusione da parte sua.
«Il fatto che non voglia unirmi all’Organizzazione non significa che abbia voltato le spalle ai nostri ideali»
«Però non ritieni che questa sia una valida causa per cui combattere»
«Non ho detto questo. Semplicemente non penso che la violenza sia l’unica soluzione»
Jari fu costretto ad ammettere che il suo amico avesse le sue ragioni per sostenere ciò, pur non condividendo quella scelta non poteva ignorare la verità. Dal suo punto di vista però il fine giustificava i mezzi.
«Non possiamo perdere questa occasione, potrebbe essere la nostra unica possibilità»
«Non ho intenzione di giudicarvi per le vostre scelte, ma non sono disposto a tradire la mia morale per unirmi a questa battaglia»
«Perché no? Anche tu sei un finlandese che desidera l’indipendenza»
«Potrei essere pronto a morire per la mia Patria, ma non potrei uccidere un altro essere umano. Non in un modo così crudele e meschino come quei criminali. Non sono un assassino»
«È questo che credi? Consideri i nostri compagni come degli assassini?»
«Non è questa la realtà dei fatti?»
«Loro hanno dimostrato di essere disposti a tutti per ottenere la Libertà della nostra terra e del nostro popolo. Dovresti mostrare rispetto nei loro confronti»
«Forse sei tu che non dovresti considerarli come degli eroi» suggerì.
«Almeno quei rivoluzionari hanno agito nel tentativo di cambiare le cose»
«Posso condividere i loro stessi ideali, ma non riesco a giustificare quel che hanno fatto»
«Dunque è così? Anche io diventerò un criminale per te?»
Yrjö distolse lo sguardo senza dire nulla, non trovò né la forza né il coraggio di rispondere a quella domanda. Jari non ebbe bisogno di altro, quel silenzio fu sufficiente.
«Spero che un giorno tu possa capire perché stiamo facendo tutto questo»
«Ed io spero che possiate aprire gli occhi prima che sia troppo tardi»
Prima di andarsene Jari sostò sulla soglia.
«Posso chiederti solo una cosa?»
Egli annuì.
«Per quale motivo continui a proteggerci?»
Yrjö comprese la ragione per cui gli era stata posta quella domanda, in fondo per lui sarebbe stato semplice denunciare quel che stava accadendo.
«La nostra amicizia è più importante di tutto questo»
Jari provò sincera commozione nel sentire quelle parole, ma avvertì anche una profonda tristezza. Forse non avrebbe potuto affermare lo stesso con la medesima certezza.
«Potete continuare a fidarvi di me, non condivido le vostre scelte, ma non potrei mai tradirvi»
Jari esitò: «suppongo di doverti ringraziare per quel che stai facendo»
«Non è necessario, promettimi soltanto di stare attento. Non vendere la tua morale in cambio di illusioni e false promesse»
«L’indipendenza della Finlandia non è un’illusione e la Libertà non è un falso ideale. La nostra è una battaglia concreta, una di quelle che devono essere combattute in prima linea»
Yrjö ebbe l’ennesima prova che Jari credesse davvero nella causa. Non sapeva se essere lieto di ciò, oppure se preoccuparsi ulteriormente. Per il momento decise semplicemente di accettare il fatto che l’amico fosse consapevole delle proprie scelte.
 
Quella sera Yrjö ripensò alla conversazione avuta con il suo compagno. A differenza di Lauri Jari era più disponibile al dialogo e al confronto. Avevano differenti punti di vista, nonostante ciò continuavano a dimostrare rispetto reciproco.
Yrjö tornò a sedersi al tavolo prendendosi la testa tra le mani. Pur essendo sicuro della propria posizione per lui non era stato semplice prendere quella decisione, più volte si era chiesto se non fosse davvero un codardo o un traditore. Aveva tentato di conciliare il suo desiderio di libertà con la sua integrità morale, ma ogni suo sforzo e sacrificio non sembrava essere sufficiente. Non voleva abbandonare i suoi amici, così come non voleva rinnegare parte di sé stesso. Il ragazzo ripensò a tutte le volte in cui lui e Jari avevano discusso di grandi ideali, citando poemi epici e sonetti patriottici. Quella volta però non si trattava di astrazioni e fantasie. Era giunto il momento di abbandonare ogni romanticismo e guardare in faccia la realtà. Una realtà crudele e spietata.
Yrjö scosse la testa, forse Jari aveva ragione, non c’era alternativa a quella guerra.
Il giovane tentò di non pensare al peggio, dentro di sé però continuava a porsi la medesima domanda: se fosse stato necessario avrebbe potuto scendere a compromessi anche con la propria coscienza?
 
***

Karl non aveva perso di vista Verner per tutto il giorno, non aveva potuto evitare di notare che il giovane si stesse circondando di conoscenze pericolose. Inizialmente non aveva intenzione di lasciarsi coinvolgere in quella faccenda, ma aveva promesso a Elmer di tenere d’occhio il ragazzo e in onore della loro amicizia aveva accettato la responsabilità di portare a termine quel compito. Era certo che le sue parole non avrebbero potuto dissuadere quel giovane, ma sentiva che fosse suo dovere metterlo in guardia.
Così quando i due si ritrovarono soli sul sentiero di casa Karl non esitò ad affrontare l’argomento.
«Ti avevo avvertito, certe persone sono pericolose. Dovresti stare lontano dai russi e dai comunisti…finirai solo per cacciarti nei guai»
Verner non si mostrò particolarmente turbato dai suoi avvertimenti.
«Non ho fatto nulla di male» si giustificò.
«Credimi, ti ritroverai immischiato in qualcosa di pericoloso senza nemmeno rendertene conto e poi sarà troppo tardi!»
Il ragazzo si insospettì: «come puoi esserne così certo?»
Karl ripeté la solita risposta: «so come funzionano queste cose, come ti ho già detto dovresti fidarti di chi ha più esperienza di questa vita»
Verner non diede troppa importanza a quelle parole, ormai era stanco di sentire quei rimproveri.
«Credi che non abbia già visto giovani come te illudersi in questo modo? Inizialmente credono di poter davvero cambiare le cose, pensano di agire per il bene della comunità e ritengono di essere nel giusto. In realtà sono stati manipolati da chi ha voluto soltanto sfruttarli per i loro interessi. Quando si rendono conto di essere andati troppo oltre è ormai tardi»
«Per te è stato lo stesso?»
Karl distolse lo sguardo senza rispondere. 
Verner iniziò a spazientirsi: «forse in passato è stato così, ma adesso le cose stanno cambiando»
«Ho già sentito queste parole più di dieci anni fa. Guardati intorno, nulla è cambiato»
«Mi dispiace che tu non abbia più fiducia nel futuro, ma io non sono come te…non posso accettare queste ingiustizie senza reagire, non ho paura di far valere i nostri diritti»
Karl scosse il capo con rassegnazione.
«Alla tua età è difficile distinguere il coraggio dall’incoscienza»
«Non voglio vivere il resto della mia vita tormentato da rimpianti e rimorsi»
Manninen si armò nuovamente di pazienza. 
«Ascolta, so che vorresti soltanto fare la cosa giusta, ma devi pensare al bene della tua famiglia. Tuo padre è morto e tuo zio è gravemente malato. Adesso sei tu l’uomo di casa…tua madre e tuo fratello contano su di te per non morire di fame»
Verner strinse i pugni, dovette trattenersi per non replicare bruscamente. In fondo sapeva che quella era la verità, ma era anche per questo che voleva agire. La sua non era l’unica famiglia a soffrire di fame e povertà.
«Sarei un egoista ad anteporre i miei affetti personali all’intera causa»
«Prendersi cura dei propri cari non mi sembra affatto una scelta egoistica»
Verner non poté ignorare il peso di quelle parole.
Ancora una volta ricordò le raccomandazioni di Jari, se avesse scelto di dare ascolto al proprio istinto ribelle al posto che comportarsi in modo responsabile e razionale avrebbe deluso anche lui. Sarebbe stata soltanto l’ennesima prova della sua inaffidabilità, le buone intenzioni non avrebbero potuto giustificare una simile decisione.
Karl poggiò una mano sulla spalla tentando di rassicurarlo con tono paterno.
«Non sarà facile, ma ogni scelta necessita dei sacrifici. A volte ci vuole coraggio anche per comprendere i propri limiti»
Verner non credette del tutto a quelle parole.
Per il resto del percorso rimase in silenzio, al bivio si separò dal collega accennando soltanto un lieve saluto.
Imboccò la strada di casa rimuginando sulla questione, portandosi sulle spalle il peso di quella responsabilità. Per quanto amasse la sua famiglia rinunciare a quella battaglia avrebbe avuto lo stesso sapore di una dolorosa sconfitta.
 
***

Jari uscì dalla biblioteca e si incamminò lungo il corridoio, al termine di quel lungo pomeriggio di studio voleva soltanto tornare nella sua stanza. Di certo non sarebbe riuscito a riposare, ma almeno avrebbe potuto provarci. Era ansioso e allo stesso tempo eccitato per l’incontro di quella sera. Ormai era diventato un membro riconosciuto dall’Organizzazione, aveva prestato giuramento come tutti gli altri, ciò significava che presto anche lui avrebbe avuto un ruolo attivo. Jari sorrise a quel pensiero, aveva atteso a lungo quel momento, finalmente avrebbe avuto l’occasione di mettersi alla prova. Voleva dimostrare di essere all’altezza della situazione, sapeva che i suoi compagni si fidavano di lui e per questo non voleva deluderli.
Era assorto in questi pensieri quando ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Nella fiumana di studenti che affollava il corridoio scorse qualcuno di familiare. Riconobbe immediatamente la figura alta e snella di Bernhard. Ancora incredulo Jari si avvicinò, con stupore realizzò di non essersi sbagliato nell’identificare quel giovane.
«Bernhard! Sei tornato!» esordì senza riuscire a trattenere l’entusiasmo.
Il tedesco rispose con il suo solito sorriso.
«Dove sei stato? Si può sapere perché sei sparito nel nulla per tutto questo tempo?»
Bernhard si guardò intorno con circospezione: «questo non è un posto sicuro dove parlare»
Jari concordò con lui, senza esitazione indicò al compagno di seguirlo e proseguì per raggiungere le scale. I due si allontanarono dalla confusione ritrovandosi al piano superiore. Il dormitorio era tranquillo e deserto.
Jari accompagnò Winkler nella sua stanza e si accertò di chiudere bene la porta prima di iniziare quella conversazione.
«Allora vuoi spiegarmi che sta accadendo?» ripeté con ancora più insistenza.
Bernhard rispose con estrema calma: «immagino che tu abbia saputo della mia missione a Stoccolma»
«Gli altri mi hanno solo detto che ti stavi occupando di una questione importante, non avevo idea di dove fossi o di cosa stessi facendo»
Il tedesco non si stupì.
«Capisco, i nostri compagni sono sempre attenti e previdenti. Dunque ti rivelerò tutto personalmente. Avevo il compito di contattare segretamente un ufficiale dell’Esercito tedesco»
Jari ripensò a quel che egli stesso gli aveva rivelato in passato a riguardo del suo ruolo nell’Organizzazione.
«Dunque in Svezia sei riuscito a incontrare questa persona?» domandò con titubanza.
Winkler annuì: «i comandanti hanno accettato la nostra proposta. Un battaglione finlandese entrerà a far parte dell’Esercito tedesco»
Jari fissò il compagno con aria perplessa: «che cosa significa?»
«Non possiamo difendere questa Nazione senza una forza armata, non abbiamo bisogno di ribelli esaltati, ma di soldati esperti e competenti»
«Dunque la soluzione sarebbe addestrare volontari finlandesi in Germania?»
Bernhard confermò: «noi abbiamo gli uomini, loro le risorse»
«Ciò vuol dire che dovremo combattere per i tedeschi?»
«Combatteremo per la Finlandia, la Russia è un nemico comune. Soltanto con questa alleanza potremo pensare di sconfiggere le truppe dello zar»
Jari rifletté sulla situazione, l’obiettivo degli indipendentisti sarebbe rimasto lo stesso, ma non si sarebbe più trattato di organizzare missioni di sabotaggio, attentati oppure omicidi politici…quella era una vera e propria chiamata alle armi.
«I primi volontari si imbarcheranno alla fine del mese, spero di ritrovarti tra loro» concluse Winkler prima di andarsene, richiudendo la porta alle sue spalle.
Il corpo di Jari fu scosso da un intenso brivido, in quell’istante avvertì un misto di timore ed eccitazione.
 
Più tardi quella sera Jari vagò per l’edificio ormai deserto in cerca di Lauri. Le informazioni rivelate da Bernhard non sarebbero rimaste segrete ancora a lungo, almeno all’interno dell’università, così decise di non perdere tempo per confrontarsi con l’amico.
Fortunatamente trovò Lauri ancora nella sua stanza, dopo aver bussato con insistenza egli giunse ad aprire la porta con aria infastidita.
«Come mai sei qui? Ti avevo chiesto di non disturbarmi questa sera, tra poco devo uscire per vedere Marja»
«Mi spiace rovinare la tua serata romantica, ma temo che dovrai rimandare» disse Jari senza dare ascolto alle sue proteste.
«Per quale ragione?»
«Ho bisogno di parlare con te» insistette.
«Non puoi aspettare fino a domani?»
«No, è importante»
Lauri notò estrema serietà sia nel tono della sua voce sia nell’espressione del suo volto. Immediatamente comprese la gravità della situazione.
Jari non perse tempo e riferì al compagno tutto ciò che gli era stato rivelato, stando attento a non tralasciare alcun dettaglio.
Lauri replicò subito con disapprovazione.
«Dunque i tedeschi hanno intenzione sfruttarci in questo modo?»
L’altro non esitò a difendere le motivazioni di Winkler e i suoi sostenitori.
«Questa guerra non ci è estranea, combattere a fianco dei tedeschi significherebbe indebolire la Russia. La vittoria della Germania potrebbe rivelarsi un passo importante verso la nostra indipendenza»
Lauri non poté negare la veridicità di quelle parole. Analizzando la situazione a mente lucida riuscì a comprendere le motivazioni dei suoi connazionali.
«In effetti sono stanco di star qui ad ascoltare vani discorsi sulla libertà e l’indipendenza della nostra Nazione. Ad Helsinki siamo considerati come criminali, in Germania sarebbe tutto diverso. Forse hai ragione, è arrivato il momento di combattere per quello in cui crediamo!»
«Questa guerra non è un gioco» rammentò il giovane.
«A questo punto preferisco morire sul campo di battaglia piuttosto che nascondermi come un codardo!»
Jari fissò il suo amico negli occhi: «quindi saresti disposto ad arruolarti?»
Egli annuì: «abbiamo giurato fedeltà alla Finlandia, nonostante tutto siamo chiamati a fare il nostro dovere»
 
Jari tornò nella sua area del dormitorio stanco e sconvolto dagli ultimi avvenimenti. Sembrava però che per quella giornata le sorprese non fossero ancora terminate. Davanti alla porta della sua stanza trovò qualcuno ad attenderlo. Nella penombra riconobbe uno dei suoi compagni.
«Jari, per fortuna sei qui. Ti stavo cercando» esordì l’intruso.
Egli si allarmò.
«Per quale motivo?» chiese con fin troppa agitazione.
Il giovane gli porse una lettera: «devo averla ricevuta per errore dato che abbiamo lo stesso cognome. In ogni caso è indirizzata a te»
Jari parve rassicurarsi, con ritrovata calma ringraziò il compagno ed esaminò la missiva senza aprirla.
«Quest’anno sei stato fortunato» commentò il ragazzo.
Jari gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«È un documento ufficiale, devono aver approvato la tua richiesta. Un permesso prima delle vacanze di Natale è davvero un bel regalo!»
Detto ciò il giovane si allontanò per scomparire rapidamente in fondo al corridoio.
Jari attese ancora qualche istante prima di rientrare nella sua stanza e aprire la busta. Il suo compagno aveva avuto ragione, si trattava proprio del documento che gli avrebbe consentito di lasciare l’università prima di Natale per tornare a casa. Quando aveva richiesto quel permesso aveva pensato soltanto a rispettare la sua promessa e rivedere al più presto il suo amato. In quel momento però provò sentimenti contrastanti per quella partenza anticipata. Ovviamente era felice di tornare da Verner e dalla sua famiglia, ma allo stesso tempo era consapevole che quella visita avrebbe potuto tramutarsi in un doloroso addio.
Per mantener fede ai suoi ideali avrebbe dovuto voltare le spalle alla sua famiglia. Per suo padre sarebbe stata soltanto l’ennesima delusione da parte di un figlio ingrato. Sua sorella invece avrebbe realmente sofferto per la sua mancanza, purtroppo non avrebbe potuto comprendere le sue motivazioni.
Ciò avrebbe significato anche abbandonare Verner, questa volta senza alcuna promessa.
Lasciare la Finlandia per arruolarsi nell’Esercito tedesco avrebbe significato rinunciare a tutto ciò che amava per seguire ciecamente i propri ideali. In fondo non poteva contraddire Lauri, doveva essere disposto a tutto per combattere per la Libertà.
Jari avvertì un’intensa fitta al petto. Non avrebbe potuto conciliare la promessa fatta all’amato con il giuramento alla Patria. Inevitabilmente avrebbe dovuto essere disposto a compiere dei sacrifici.
Jari strinse i pugni fino a sentire dolore, stava lottando inutilmente contro sé stesso.  
Non aveva molto tempo a sua disposizione, ma ormai nemmeno questo aveva importanza, in cuor suo aveva già preso la sua decisione.
  
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