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Autore: Stillathogwarts    31/05/2022    3 recensioni
"Draco Malfoy non aveva mai avuto una scelta, finché Hermione Granger non gliene aveva data una.
Finché Hermione Granger non era divenuta la scelta stessa."
(Dalla storia)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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DISCLAIMER: I personaggi e il mondo di Harry Potter in generale non mi appartengono. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
FLASHBACK 1

(DRACO)




Coppa del Mondo di Quidditch, Estate prima del Quarto Anno

Draco Malfoy se ne stava con la schiena appoggiata al tronco di un albero in attesa che accadesse quello che suo padre gli aveva anticipato prima di lasciare Malfoy Manor.
«Resta nel bosco, Draco» gli aveva ordinato. E Draco, come al solito, aveva obbedito. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di grosso di lì a poco, ma si era scocciato e voleva tornarsene a casa. Fosse stato per lui, sarebbe andato via con Narcissa, ma Lucius aveva insistito affinché restasse.
«Draco deve vedere quello che gli riserba il futuro. È ora che inizi ad imparare» aveva ribattuto il padre alle proteste della moglie, poi l’aveva mandata via.
«Tua madre è sempre stata un po’ troppo accondiscendente con te, Draco. Ma è arrivato il momento che tu inizi a liberarti della sua influenza, se vuoi diventare qualcuno».
Draco aveva annuito, come faceva ogni volta che Lucius gli dispensava qualche perla di saggezza non richiesta, ma non appena il padre si fu voltato alzò le sopracciglia e soffiò silenziosamente.
Era davvero necessario che terrorizzassero qualche Babbano idiota proprio quella sera, rovinando la fottuta Coppa del Mondo di Quidditch? Dover dividere la tribuna d’onore con quei poveracci dei Weasley, San Potter e la Sanguemarcio Granger non aveva già inquinato l’atmosfera abbastanza?
Sbuffò sonoramente, ma i suoi occhi dardeggiarono in direzione del campo quando udì le prime urla. Fu attraversato da un brivido di eccitazione. Forse era per quello che suo padre guardava con tanta nostalgia ai suoi tempi da Mangiamorte? L’adrenalina?
Sobbalzò quando iniziò a sentire il boato di esplosioni e fatture varie; si sporse al limite della foresta per osservare meglio e vide che l’atmosfera di festa che aveva animato il luogo fino a pochi istanti prima si era improvvisamente tramutata in una di puro terrore. Fiamme si levavano da ogni zona dell’accampamento e la gente era tutta intenta a correre e urlare. Si dirigevano verso gli alberi per nascondersi, spaventati, al grido di «Ci sono i Mangiamorte, scappate!».
Dentro Draco si fecero ben presto strada due pensieri contrastanti: da un lato, l’ebbrezza di essere in grado di incutere tanto timore lo affascinava, dall’altro, il dubbio che non fosse una cosa positiva iniziò a insinuarsi nella sua mente. Che senso aveva la grandezza se nessuno si fermava a riconoscerla?
Poi iniziò a pensare che sì, lui se ne stava lì, tranquillo, sapendo che non sarebbe stato toccato, ma se fosse stato dall’altro lato? Se fosse stato lui quello terrorizzato, in pericolo di vita, messo in fuga nel bel mezzo dei festeggiamenti per quella che avrebbe dovuto essere la serata più emozionate della sua vita?
Vide la gente incappucciata, tra cui vi era anche suo padre, sciamare nel campo e lanciare incantesimi in ogni direzione, provocando esplosioni e incendi. Nel caos, si trascinavano dietro il proprietario del campo e la sua famiglia, tutti Babbani, facendoli levitare in aria. Quando la sottoveste della Babbana si alzò rivelando degli orribili mutandoni, Draco rise di gusto; ma poi guardò meglio la scena e l’ilarità scomparve dal suo volto tutto d’un tratto: non erano solo il Babbano e sua moglie; i Mangiamorte stavano facendo quello anche ai loro figli. Dei bambini. Ed erano terrorizzati.
Draco deglutì. Suo padre stava davvero facendo trotterellare per aria dei fottuti bambini? Dov’era la gloria e l’onore in questo? Ripensandoci bene, neanche quello che stavano facendo a quei Babbani gli sembrava in qualche modo… Grande.
Potter aveva ucciso un Basilisco, al secondo anno; che era stato suo padre a far liberare, tra l’altro. Quello, pensò con una punta di rancore, era stato grande.
Fu distratto dai suoi pensieri quando scorse proprio il Trio Miracoli. Non pensava che fossero in quel campo, li credeva acquattati tutti in una tenda unica nel campo dei poveracci più in là. Procedevano lentamente, quasi come se non fossero in grave pericolo. Quegli idioti. Non sapevano che se i Mangiamorte avessero messo le mani sulla Granger l’avrebbero sicuramente uccisa?
Quando vide Weasel inciampare in una radice, attirò d’istinto la loro attenzione prima che potesse prendere qualsiasi decisione razionalmente; non aveva pensato a cosa dire o come agire, aveva semplicemente messo su il suo usuale ghigno strafottente e divertito ed era partito all’attacco, insultando il rosso compagno di scuola. Non si sarebbe mai fatto scappare l’occasione di prendere in giro Weasley.
La cosa legittima da fare durante un attacco da parte dei Mangiamorte quando si viaggiava con una Sanguemarcio sarebbe stata quella di ignorarlo e riprendere a correre per mettere più distanza possibile tra loro e il luogo dell’attacco. Ma figurarsi se quei Grifondioti potevano lasciar correre un piccolo sfottò. Non solo la Donnola decise di rispondergli, ma tentò anche di colpirlo. Malfoy provò un improvviso moto di pena per la Granger. Quei cretini neanche si curavano della sua sicurezza; eppure, lei continuava a salvargli il sedere, anno dopo anno, cazzata dopo cazzata, atto eroico dopo atto eroico e a non godere neanche della metà della popolarità che ricevevano Weasley e, soprattutto, Potter. E a lei sembrava pure stare bene.  
«Non è meglio che vi muoviate, adesso? Non vorrete che riconoscano anche lei, vero?» disse indicando la Granger.
Lei assottigliò gli occhi. «Che cosa vorresti dire?»
Non poteva davvero non sapere. In altre circostanze, lo avrebbe trovato quasi divertente, sapere qualcosa che la so-tutto-io Granger non sapesse, ma quella sera non aveva voglia di veder morire dei compagni di scuola. Immaginò quanto sarebbe stato noioso dover trascorrere quattro anni ad Hogwarts senza la Sanguemarcio da sfottere e San Potter e la Donnola da torturare.
«Granger, stanno cercando i Babbani» le rispose con aria saccente. «Vuoi far vedere le mutande a tutti? Perché se è questo che vuoi, aspetta solo un attimo… vengono di qua e almeno ci faremo una bella risata».
«Hermione è una strega» s’inserì Potter, sibilando.
«Vedila un po’ come ti pare, Potter. Se credi che non possano riconoscere una Sanguemarcio, restate pure dove siete» disse e gli rivolse uno dei suoi sorrisini perfidi.
Perché cavolo non andavano via? Il rumore delle esplosioni si faceva sempre più intenso e le luci degli incantesimi raggiungevano ormai anche la foresta.
Draco si chiese se non dovesse andar via anche lui, in realtà.
Ma i Grifondioti non sembravano comprendere la gravità della situazione. Weasel continuava a rispondergli e Malfoy ad insultarlo; poi Potter se ne uscì domandandogli se suo padre facesse parte del gruppo di incappucciati che stava seminando il panico nel campo. Draco realizzò che non lo avrebbe mai ammesso, neanche se non avesse temuto ripercussioni sulla sua famiglia.
Si stava forse vergognando della cosa?
No. D’altronde quello era ciò che lo attendeva nel suo futuro, suo padre glielo aveva sempre detto.
«Ah, i bei tempi, quando il Signore Oscuro era al potere» si era sentito ripetere per tutta la vita. «Avrebbe dovuto liberarci da quella piaga dei Sanguemarcio per sempre. Ma verrà il momento, verrà il momento».
La Granger afferrò i suoi amichetti per le braccia e cercò di spingerli via, di convincerli a muoversi. Finalmente. Forse, almeno lei, aveva capito. Ma, temendo di non aver dato il meglio di sé, Draco decise di rivolgerle un altro ghigno perfido.  
«Tieni giù quel tuo testone, Granger» le disse sogghignando.
Lei gli rivolse un’occhiataccia e se ne andò, tirandosi dietro quegli stupidi di Potter e Weasley.
Se i Mangiamorte fossero stati più vicini, non sarebbero sicuramente riusciti ad uscirne incolumi.
Suo padre si comparve davanti a lui qualche attimo dopo e nei suoi occhi Draco notò un lampo di paura. Seguì la traiettoria dello sguardo di Lucius per individuare il punto che stava fissando e riconobbe lo stesso teschio che il padre portava tatuato sul braccio. Il Marchio Nero, il marchio del Signore Oscuro. Il Marchio che un giorno avrebbe dovuto prendere anche Draco, a giudicare da quel che Lucius diceva di aver programmato per il suo futuro. Suo padre lo aveva sempre definito come un grande onore, ma allora perché sembrava quasi spaventato nel vederlo stagliarsi in cielo, enorme e davanti agli occhi di tutti?
La verità era che molte cose che gli aveva raccontato Lucius, a Draco non erano mai tornate; ad esempio, si era sempre chiesto perché mai nascondesse il Marchio o il suo passato come seguace del Signore Oscuro se erano in qualche modo cose di cui andar fieri; e dopo che era arrivato ad Hogwarts, vedendo che in realtà erano ben pochi i sostenitori della linea purosanguista e per lo più figli della cricca del padre, vedendo che la Granger, che rappresentava tutto ciò che gli era sempre stato indicato come inferiore, era la prima del corso, Draco non aveva potuto fare a meno di domandarsi se, infondo, suo padre almeno un po’ si stesse sbagliando.
Ma non aveva mai avuto il coraggio di sollevare la questione, di porgere domande.
«Il tuo destino, figlio mio, è scritto da quando sei nato. Sei un Malfoy, Draco. E come tale dovrai sempre agire».
Ed era quello che Draco aveva sempre fatto, quello che Draco avrebbe sempre continuato a fare. Quello che ci si aspettava da Draco Malfoy.
Ma quella notte, quando Draco fu finalmente nel suo letto, rannicchiato sotto le coperte, continuava a vedere l’immagine di quei bambini terrorizzati che venivano fatti sollevare in aria tra fiamme e cose che non potevano capire. E per la prima volta in vita sua, Draco Malfoy si chiese se non avrebbe dovuto aver paura di suo padre e del futuro che aveva progettato per lui e di cui andava tanto fiero.

 

⸻⸻

Salve a tutti!

Ho ripreso da poco a scrivere fanfiction e ho deciso di tornare con questo piccolo esperimento sulla Dramione; ho voluto giocare con l'idea di alcune ship che nel canon non sono neanche accennate, ma la storia si concentrerà principalmente su Draco e Hermione. Ho dato loro un passato leggermente diverso, ma anche un futuro molto diverso da quello del canon. La storia inizierà con 5 flashback per darvi un background sui personaggi di questa storia; vi avviso da subito che la Dramione è strutturata per essere una slow burn, quindi abbiate pazienza! I toni saranno più dark rispetto a quelli dei libri e a un certo punto lo sviluppo dei personaggi divergerà e procederà in linea degli avvenimenti della fanfiction. 

Spero che vogliate dare una possibilità alla mia storia; lasciate una recensione se vi va, fa sempre molto piacere.

P.S. Aggiornerò regolarmente.

A presto!

 

   
 
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