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Autore: mortifero    02/06/2022    0 recensioni
Un ghigno scarlatto prende la sua posizione nell'onda di suono; penetra e divora l'anima, strappa a forza una maschera a cui Harleen tenta di aggrapparsi, perché senza di essa non ha più certezze - non sa più chi è, o magari è troppo spaventata dal viversi davvero. Non essere solo corpo, manichino con una vita stabilite e tranquilla, ma anima corrotta dal proprio volere e dai propri desideri più dissoluti.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker
Note: AU, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Bang Bang Baby


NdA

Ciao! Questa è la mia prima fanfic sul fandom, spero sia una buona presentazione u.u

Sarò breve, perché odierei se le note autore fossero più lunghe del capitolo stesso. La fanfic è ispirata all’omonima serie su Prime Video. Mi piaceva l’idea di una giovane adulta che per via di determinati eventi viene spinta verso la vita criminale, plus volevo narrare l’incontro tra Joker e Harley Quinn ma in chiave diversa. Mi ispiro al Joker di Batman: Under the red hood, ma non ho messo descrizioni, così potete immaginare quello che volete. Credo di aver finito, quindi non mi rimane che augurarvi una buona lettura! <3


1# morte


Come la scuola pubblica di Gotham abbia avuto il permesso per far andare un gruppo di adolescenti brufolosi e scalmanati in gita all'Arkham Asylum, Harleen questo non lo sa. Non ricorda nemmeno perché abbia voluto andarci. Anzi lo fa, ma la realtà non è niente che corrisponda alle sue aspettative, ed è delusa più che mai. Niente nomi illustri del mondo della psichiatria, nemmeno casi clinici interessanti per ammirare l'esser folli, il vivere veramente un corpo anche se significa essere morti. Morti per un mondo cieco, ostinato a non volerli guardare - specchiarsi nei loro occhi e ricordarsi che sono carne e spirito proprio come tutti.

È questo che la trascina alla ricerca di adrenalina, mangia ogni briciola di raziocinio in lei, spostandola verso qualunque cosa la faccia sentire viva, perché lei non lo è, non come vorrebbe.

È così che si ritrova ostaggio del criminale più glamour che abita - domina - il centro psichiatrico. Nel mezzo di una tentata evasione, mani guantate la modellano nella vittima perfetta.

«Lasciami andare, cazzo!».

«Frena la lingua, ragazzina, a meno che tu non voglia che venga strappata, cotta e servita ai tuoi genitori come cena natalizia. A te la scelta, zuccherino».

«Ho un nome, io». È una supplica, il riconoscere un'identità che anche lei fa fatica a conciliare con ciò che ha dentro. Se un altro la vedrà come Harleen Quinzel, lei sarà Harleen Quinzel.

«Mh? E sarebbe?».

«Harleen», fa, e per poco non balbetta, la sciocca ragazzina divorata dalla sua stessa cupidigia per l'estremo, e pronta a scoppiare per la follia incarnata che ora le punta una pistola sulla fronte. La fa annegare in fredde acque verdi, nei versi ridenti di una poesia che galleggia ma non ha voce e racconta una storia impossibile da ignorare. «Harleen Quinzel», continua, azzurro che incontra il verde, una magia che non conosce scongiura, perché in quello sguardo storto e maniacale c'è una verità che lei ha sempre soppresso, ma da cui improvvisamente diventa difficile staccarsi.

Un ghigno scarlatto prende la sua posizione nell'onda di suono; penetra e divora l'anima, strappa a forza una maschera a cui Harleen tenta di aggrapparsi, perché senza di essa non ha più certezze - non sa più chi è, o magari è troppo spaventata dal viversi davvero. Non essere solo corpo, manichino con una vita stabilite e tranquilla, ma anima corrotta dal proprio volere e dai propri desideri più dissoluti.

Non se ne accorge, la sagoma sbiadita di ciò che è – è stata prima –, ma sorride con il pagliaccio.

«È un nome buffo», gracchia lui, o forse è solo la sua risata a impastargli la voce. Harleen non l'ha mai sentita, non dal vivo, e le mette i brividi in un modo che non ricorda la paura ma quasi. È scossa nelle viscere. «È un nome che mi fa ridere. Harley Quinn, l'arlecchino, il fedele servo di ogni giullare». Canta il clown principe del crimine, incantevole come una sirena, le note stonate di una benedizione che non risparmierà vittime. E come in ogni commedia dell'arte, la solita scena: il pugno di un pipistrello coglie di sorpresa il pagliaccio, scaraventato in aria, e il cuore di Harleen sembra volare via lì con lui.

Cosa le prende?

Ma lei chi è?

   
 
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