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Autore: _Morgan    02/06/2022    2 recensioni
“Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
Non so nemmeno perché mi sia venuta in mente ora, questa frase.”
“Perché tu ha capito. Perché tu ora può affrontare tutto senza ansia.
Persino ricerca, persino esame.”
Replica Viktor senza distogliere gli occhi dalle iridi castane della ragazza; sono stelle e terra, sono ciò che vorrebbe poter vedere se si trovasse di fronte alla fine del mondo."

[ Oneshot || ViktorxHermione || Tematiche delicate, introspettivo || Riscritta&Ripubblicata]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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About us and ours demons

About us and ours demons

by: _Morgan




Davo da mangiare ai miei demoni
con accettazione e ascolto.
Li ho fatti sedere attorno a me
e li ho chiamati con il loro nome,
solo allora hanno smesso di spaventarmi.”






Hogwarts, Biblioteca
IV anno

La biblioteca è un antro profondo, soffuso, ove la polvere danza libera nell'aria ed il brusio dei corridoi si smorza, attutito dalla bolla di silenzio che vi permea e la racchiude, come fosse una membrana protettiva posta fra quel santuario ed il mondo esterno; fra gli alti scaffali in noce dall'aroma antico, colmi di tomi in cui riposano antiche conoscenze e dinastie di tarli, nella penombra caliginosa e sottile che permea i tavoli di lettura, Hermione avverte quel senso di pace tipico delle esperienze estatiche: estraniarsi da ciò che la circonda per immergersi in un altra realtà, fatta di lettere profumate d'inchiostro, vergate con una calligrafia sottile ed ordinata su pergamene fresche, ancora chiare e prive di slabbrature.
Con gli occhi socchiusi e la mente attenta ripercorre i labirinti, districando i concetti dal vortice caotico dei ricordi acquisiti di recente; seguire più corsi di quanti se ne possano gestire è stata una follia in cui – malgrado i buoni propositi – è caduta nuovamente e, questa volta, senza poter far affidamento su alcuna giratempo; la professoressa McGranitt l'ha ammonita bonariamente durante il colloquio, dando voce ad un pensiero che ha gettato la giovane strega in uno stato di profonda inquietudine, senza però spingerla a ridimensionare il proprio piano di studi.
Folle, sussurra una vocina graffiante, lacerando l'analitica compostezza delle proprietà specifiche dell'Acqua del fiume Lete ed i suoi utilizzi nelle pozioni d'oblio; la ragazza si ritrova a balbettare, inspirando freneticamente l'aria densa di polvere e pregna degli aromi di cera e carta antica, mentre i ricordi d'innumerevoli lezioni le vorticano nella mente come impazziti, sovrapponendosi l'un l'altro per dar vita a teorie miste e prive di senso.

Acqua del fiume Lete...Presso gli antichi vi era la credenza che questo fiume scorresse nell'oltretomba e donasse l'oblio, perdita della memoria, alle anime sventurate che si fossero chinate a bere dalle sue sponde; citato da...Epicuro...no, forse Socrate...no, dannazione!” mormora con stizza, scorrendo con foga gli appunti per cercare il nome che le sfugge, mentre un'improvviso peso le attanaglia la gola, rendendole ancor più difficile respirare.
Nonostante l'avversione dei maghi verso il mondo babbano, Piton si è dimostrato insolitamente interessato all'etimologia e alla storia della parola greca 'Lete', così come ai documenti in cui è descritto il fiume e alle proprietà tributate dagli antichi alle sue acque: ovviamente, per dei ragazzi digiuni di storia antica e pressoché ignoranti in greco, lo studio di tali argomenti – uniti ad una valanga di altri compiti ed esercizi – non è risultato semplice e in molti si sono ritrovati a criticare aspramente la decisione del professore, persino i Serpeverde che, solitamente, lo prediligono perché tiene loro la parte.
Un saggio sulla storia dell'Acqua del Lete e sulle proprietà che essa conferisce alla Pozione Obliviante, minimo quindici pagine; Hermione sbuffa pesantemente, gettando a lato la pergamena per prendere un vecchio tomo dalla copertina in pelle sdrucita, con le pagine in carta leggera fitte e stampate, ricolme d'annotazioni in matita a margine.
Un vecchio dizionario recuperato fra le cianfrusaglie deposte in soffitta dalla madre, giuntole pochi giorni addietro tramite gufo, dopo una lunga disquisizione con i genitori che, al sentire la sua richiesta, l'avevano stuzzicata con evidente divertimento.

'Da quando vi insegnano il greco, a scuola?'

Non lo insegnano, lo devo imparare io” mormora lei nel silenzio placido della biblioteca deserta, sfogliando con ostinazione le pagine ingiallite, cercando febbrilmente quel termine straniero che tanto la spinge a dannarsi; a volte le piacerebbe essere come Harry o Ron, che hanno liquidato la questione con una semplice rielaborazione – neanche troppo fantasiosa – delle nozioni sciorinate da Piton durante la lezione, senza porsi il problema di provare a comprendere più a fondo i concetti richiesti.
Forse la professoressa McGranitt aveva davvero ragione nel definire il suo attaccamento al sapere come una patologia, pensa la strega avvertendo un profondo senso d'inquietudine farsi strada all'interno delle membra, attaccandosi morbosamente al cuore sino a renderlo estraneo, un peso opprimente che, ritmico, percuote il torace scosso dai respiri profondi.
China il capo contro il dizionario, toccando con la fronte fredda, imperlata di piccole gocce di sudore, le pagine leggere mentre una mano sottile corre al petto, premendo con forza la parte sinistra.
Inadatta...inutile...ecco come si sente in quel momento, così debole da lasciare che stupide paure prive di fondamento l'assalgano, dilaniandole l'anima; sa bene d'aver acquisito tutte le nozioni che le permetteranno di superare brillantemente il compito di Pozioni che si svolgerà nel giorno seguente, eppure tentenna sull'orlo dell'abisso, lasciando che l'oscurità la lambisca, sommergendola come un'onda sospinta dalla marea.

Perché?
So-Tutto-io...che nomignolo stupido...

Ma se non fosse per la sua intelligenza, nessuno l'avrebbe mai accettata o presa in considerazione, se non fosse per la sua invidiata bravura, sarebbe rimasta una fra le tante nate babbane che pullulano la Hogwarts paritaria di Silente; un'ombra anonima senza alcuna arte, che si trascina faticosamente cercando di raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Se non fosse intelligente e sempre pronta a fornire le risposte corrette, se non avesse saputo Tutto né Harry né tanto meno Ron l'avrebbero avvicinata, accettandola nel loro gruppo, poiché al Ragazzo Sopravvissuto non serve una banale e comune 'amica', ma una ragazzina che sappia esattamente come cavarsela anche nelle situazioni più disparate, talvolta pronta ad indicargli le soluzioni ai problemi più complessi; non ha mai fatto parola con i suoi amici delle crisi che, col tempo, sono tornate a manifestarsi, né del senso d'inquietudine che sempre più spesso la coglie, spingendola a sentirsi profondamente 'inadeguata'.
Né Ron né Harry sanno quale significato profondo abbia per lei la conoscenza, né perché sia tanto ossessionata dall'ottenere sempre risultati eccellenti; nemmeno la professoressa McGranitt, nonostante abbia intuito l'ambiguità del suo interesse verso lo studio, ha compreso quanto sia doloroso e malsano il sentimento da cui origina.
I traumi lo sono sempre, ed è sempre arduo parlare di ciò che ci fa apparire 'folli', diversi, di ciò che potrebbe danneggiare l'immagine che ci siamo creati.
Hermione lo sa bene, come sa che quelle crisi di panico nascono dalla repressione di quei sentimenti che fatica ad esternare, come la paura verso i fallimenti e il pessimismo cronico che, nei giorni antecedenti a qualsiasi esame, la divora senza tregua.
Il mondo buio in cui s'è rinchiusa è una biblioteca ricolma di tomi scritti in una calligrafia aguzza e sghemba, illeggibile poiché vergata in un diverso alfabeto e ricolma di simboli che lei, dal basso delle sue misere conoscenze, non può decifrare; con la mente percorre un futuro approssimativo in cui l'esame di Pozioni si rivelerà soverchiante, più arduo d'un duello contro l'Oscuro Signore in persona, scandito dall'odiosa voce di Piton che pare gioire delle sue profonde lacune.
La testa inizia a divenire leggera, distante, svuotandosi dalla miriade di problemi ed informazioni di su cui aveva tentato di concentrarsi senza successo; è una sensazione piacevole, quasi liberatoria, come se finalmente il dolore provato nel corpo iniziasse a scemare, concedendole la grazia d'una pace illusoria.
Per un'istante vorrebbe socchiudere le palpebre, appoggiando il capo contro la superficie ingombra del tavolo, fra pergamene e libri sparsi, lasciandosi andare, dimenticando i propri doveri per assecondare quella dolce e sonnolenta apatia che le divora le forze, mandando al diavolo tutto il resto e quasi succede, quando inizia a vedere il mondo vacillare e le luci prodotte dalle fiaccole brillare d'un bianco abbacinante – sbavato -, poco prima che tutto divenga d'un tetro nero; con l'ultimo barlume di lucidità afferra il bordo del tavolo con una mano, mentre l'altra sbatte con forza sulla superficie e vi scivola, urtando buona parte degli oggetti sopra riposti.

Perduta...
Come chi beve dal fiume degli inferi.

L'inchiostro è una colata nera sulla compostezza del ripiano in noce e scivola lento, inghiottendo le antiche venature del legno lucido, macchiando nel suo incedere le pagine sottili del vecchio dizionario di greco e le spesse pergamene fitte d'appunti; sospese sul bordo arrotondato del tavolo, illuminate dalla luce tremolante delle candele consunte, le gocce scure paiono trattenere il respiro prima di sperimentare l'oltre, attratte da quella meschina gravità che le richiama verso il basso, mutandole in una cascata a singhiozzo che andrà a rovinare irrimediabilmente le assi del pavimento.
L'oblio non si cura di ciò che annulla, inghiotte e cancella, punto.
Fra le leggi della fisica avrebbero dovuto annotare anche questa, riflette distrattamente Hermione, seguendo con occhi vacui le piccole sfere liquide infrangersi al suolo con un impercettibile 'plock', donando un colore torbido ai vetri caduti del calamaio infranto; è stato per rabbia e disperazione, il pugno con cui ha colpito il ripiano era l'ultimo brandello di volontà razionale nel mare d'apatico dolore in cui stava scivolando, prima che la mano fredda - reale – del cavaliere bulgaro le si posasse sulla spalla, costringendola a riemergere.

Da quando?” scandisce con voce profonda, da uomo, il ragazzo seduto all'altra estremità del tavolo, oltre l'apocalisse di fogli stracciati e libri gettati alla rinfusa; gli occhi scuri e profondi, dal taglio asciutto leggermente allungato, la osservano indagatori, quasi a voler leggere la verità sul viso suo esausto e sudato.
Da quando ero bambina...” mormora Hermione con una punta d'amarezza, passandosi una mano fra i capelli scarmigliati per scollarli dal viso; socchiude appena le palpebre senza trovare la forza d'alzare lo sguardo dall'inchiostro, poiché sa che dinnanzi a lui non riuscirebbe a continuare quella confessione necessaria.
Ha i palmi umidi, sporchi, e le nocche arrossate dall'impatto contro il legno duro, nel distendere le dita avverte un dolore pulsante – ovattato – diffondersi lungo il braccio attraverso i centri nervosi; gli occhi lucidi e febbrili cambiano soggetto, soffermandosi con intensità sulle unghie corte, macchiate e rovinate.
Non ha mai avuto mani eleganti, si ritrova a pensare con un'amarezza che la colpisce, poiché stupida ed infondata, né ha mai provato il desiderio di curarle con prodotti appositi e smalti colorati come una qualsiasi altra teenager londinese; il suo essere 'diversa' l'ha sempre privilegiata, permettendole di uscire dagli schemi della società in cui è cresciuta senza essere considerata 'trasgressiva', semplicemente perché il mondo a cui davvero appartiene ha regole diverse, a cui è stato facile adattarsi.
Eppure, riflette con rabbia, tutto l'impegno dimostrato negli anni seguenti non è servito a cancellare il problema che la perseguita, del quale non ha mai fatto parola con nessuno per paura di mostrare le proprie debolezze e, soprattutto, per vergogna.

Non è una cosa che mi piace raccontare, Krum.” aggiunge assente, avvicinando le gambe al petto per rannicchiarsi meglio sulla sedia dall'alto schienale intarsiato, avvertendo contro il torace il martellio doloroso, incessante, d'un cuore che fatica a sentire come proprio da quanto le pesa nel petto, dal modo in cui la opprime.
Se non fossi apparso all'improvviso, se non mi fosse mancata la forza...non...”
Non avrei sapere. Nessuno sapere.” conclude aspramente lui, con una fermezza che le mozza il respiro; la giovane strega abbandona le unghie per osservare il volto austero del giovane cadetto di Durmstrang, rimanendo profondamente colpita dalla malcelata rabbia che da esso traspare; Krum è come una tempesta silenziosa e, pur non parlando, la soverchia con la propria presenza facendo apparire ancor più fuori luogo quell'incontro casuale, 'sbagliato'.
L'idea che Viktor abbia visto quella parte di sé che ha sempre cercato d'occultare al mondo intero, la getta in un profondo stato d'inquietudine, spingendola nuovamente a considerarsi inadatta; è il pensiero che lui ora possa reputarla una bambina stupida e paurosa, affetta da futili disturbi ed incapace di far fronte alle proprie paure da sola a spaventarla, perché sa che può bastare un solo comportamento anomalo per mutare l'opinione che si ha d'una persona e, nonostante la strega non sappia spiegarsi il perché, non vuole perdere il rispetto di Krum.

In biblioteca non ci viene mai nessuno. Non saresti dovuto apparire, non adesso...” sussurra Hermione mentre la tachicardia s'impossessa di nuovo delle sue membra e nuove gocce di sudore freddo le imperlano la pelle pallida, ruscellando lungo la spina dorsale, appiccicandole le vesti al corpo.
Le parole divengono singulti sconnessi mentre il mondo circostante inizia a vorticare pericolosamente ed i colori si fondono in spirali indistinte, mentre lei ansimando cerca di mantenere la lucidità necessaria a combattere il sopraggiungere d'un nuovo attacco.

Io non sono così, io non posso avere paura, non posso mostrarmi insicura, altrimenti...Altrimenti nessuno mi vorrà come amica, o vicino” si preme una mano contro la bocca, avvertendo un conato amaro risalirle lungo l'esofago che le impasta la lingua.
Io devo farcela, devo riuscire a dare sempre il massimo altrimenti mamma e papà mi odieranno ed Harry e Ron smetteranno di considerarmi loro amica; io non servo a niente se non dimostro d'essere intelligente...”
Herr-mion, tu sta delirando” come una lama affilata, la replica di Vikor fende lo spazio circostante, risuonando con forza nella piccola sala di lettura, fra gli scaffali impolverati e gli alti soffitti in legno dalle travi a vista; il ragazzo si alza, arrivandole vicino con la rapidità d'un felino, fermandosi poco prima di cedere all'impulso di sfiorarle nuovamente la spalla, attirandola a sé per strapparla ai suoi deliri.
Ci sono spazi da rispettare e gesti che non vanno compiuti – non ancora - Viktor lo sa bene, nonostante l'istinto gli suggerisca tutt'altro, così si appella alla razionalità del soldato, al perfetto autocontrollo appreso sin dall'infanzia e si limita a chinarsi verso la ragazza, afferrando lo schienale della sedia per farla ruotare, così da poterla osservare in viso.
Spiazzata da quell'improvviso gesto, ancora scossa dall'ansia, Hermione lo fissa attonita, intimidita dalla pericolosa vicinanza dei loro volti.

Tu spaventata perché io visto te stare male? Tu paura che io consideri te glupav? (I)” domanda mantenendo un'inflessione neutra, simile al tono utilizzato dai carcerieri durante gli interrogatori; non può più permettersi alcuna emozione e, nonostante la sua poca padronanza dell'inglese, deve riuscire a farle capire quanto sia stupido lasciare che le false idee con cui 'convive' da anni continuino a rovinarle l'esistenza; lui certe crisi, certi disturbi non li capisce, ma ha avuto modo di studiarli a Durmstrang ove durante il primo anno i casi di patologie mentali aumentano a livelli vertiginosi.
È l'ambiente ostile e il tipo d'educazione impartita, sono gli addestramenti folli e le poche ore dedicate al sonno, è l'idea – inculcata nelle giovani menti sin dalle prime ore nella scuola – che lì non v'è alcun posto per gli spiriti languidi e molli; Hermione, d'altro canto, certi orrori non avrebbe dovuto conoscerli poiché Hogwarts non è spietata e Londra è molto più ricca e vivibile di tre quarti dell'Est Europa, non vi sono guerre e la tolleranza è sicuramente maggiore.
Allora...perché?

Io non penso di te male, tu tranquilla, ma voglio risposta. Voglio sapere perché strakhuvate li se ot greshkite (II)”
Non ho ben capito l'ultima parte...” sussurra lei con un sorriso tirato sulle labbra pallide, iniziando a riacquistare un discreto controllo sul proprio corpo, regolando la respirazione.
Però sì, temo che se qualcuno come te vedesse quanto divento patetica quando soffro di queste crisi, smetterebbe di avere una buona opinione di me.”
Perché?”
Perché a nessuno piacciono i matti, Viktor, perché io ho bisogno delle lodi altrui come dell'aria che respiro. Se smettessi di essere intelligente, se improvvisamente fallissi un compito, credi che le persone che mi hanno elogiata finora continuerebbero a farlo, magari consolandomi? Rimarrei sola...”
Ciò che ha detto è pura follia, persino lei se ne rende conto, ma non può far altro che inventare una spiegazione per giustificare ciò che non merita scusa alcuna; Krum la osserva in silenzio, le labbra distese in una linea dura e lo sguardo attento, indagatore, respirando con impercettibile lentezza.
Hermione si maledice, se vi era qualche possibilità di risistemare le cose, la sua confessione le ha irrimediabilmente distrutte.

Tu non può smettere...” osserva Viktor corrugando le folte sopracciglia.
Come?”
Tu non può smettere, non può perdere intelligenza di colpo, non è cosa che si perde, Herr-mion.” sottolinea con marcato accento slavo, riassumendo in quelle poche parole tutta l'illogicità presente nel discorso della strega; vorrebbe continuare a parlarle, convincerla attraverso esempi e metafore che le sue paure sono davvero infondate e che l'intelligenza è una qualità inscindibile dalla persona, un attributo importante ma non fondamentale, vorrebbe dirle che le persone le vogliono un bene sincero, indipendente dalle sue qualità e non ha bisogno di dimostrar loro niente.
Dev'essere forte per sé, non per altri.
Vorrebbe parlarle, ma il ristretto lessico inglese di sua conoscenza non glielo permette, quindi si limita a chinarsi in avanti, compiendo quel gesto istintivo che prima gli era parso così inopportuno; le sfiora l'orecchio con le labbra, sussurrandole la verità che lei ora rifiuta di comprendere e che non capirà, perché l'idioma è diverso e lei non ha ancora trovato la forza di liberarsi dalle catene che la legano alla convinzione d'essere incapace.

Ne se strakhuvaĭte, az nyama da te ostavya. (III) Non dimentica Herr-mion, non hai bisogno dell'approvazione degli altri. Devi essere forte, ti basta la tua.”
Poi si discosta di colpo e, con la stessa agilità con cui prima le è giunto dinnanzi, ritorna verso la sedia all'altro capo del tavolo, frantumando i cocci del calamaio sotto gli stivali dalla suola pesante; Hermione lo osserva stupita, frastornata da quel repentino cambio d'atteggiamento e posizione, con le guance rosse, tiepide, e le labbra dischiuse come se – ingenuamente- stesse aspettando di ricevere un bacio.

Cretina.

Ora spiega...racconta tua storia.” Viktor siede dritto, incrociando le braccia sull'ampio petto fasciato dalla casacca di Durmstrang, tornando ad osservarla come se fosse una farfalla preziosa nel vetrino d'un entomologo; se mai ha avuto uno slancio di passione prima è riuscito a frantumarla contro la consueta freddezza, tornando l'autoritario moloch bulgaro conosciuto alla coppa del mondo di Quiddich.
Tu...tu non...” incespica lei, boccheggiando per qualche istante mentre avverte l'ansia scemare, mutando in un nuovo, violento, stato d'animo.
Oh! Maledizione! Ma come riesci a far finta...finta di...ok!”
Agitata e confusa, con il cuore a mille ed il cervello incapace di suggerirle un'analisi oggettiva e sensata per quanto è accaduto da quando Krum ha messo piede nella sua vit...nella biblioteca, Hermione passa nuovamente le mani nei capelli in un chiaro gesto esasperato, tirando un paio di ciocche nel tentativo d'estrarre le dita, concedendosi un lungo respiro.

Ricominciamo, è meglio. Non voglio sapere come tu sia in grado di dire cose tanto belle, in quella lingua incomprensibile, per poi tornare ad essere uno stoico musone, apparentemente apatico, in poco meno d'un respiro.”
Poi, tornando seria, inizia a scavare attraverso i ricordi d'infanzia, sciorinando una massa caotica ed informe di idee sul suo problema, concepite dopo ore di sonno perso passate in autoanalisi.

Il mondo della mente è un mondo a parte, un luogo ove le regole terrene non hanno alcun valore, caratterizzato dalla mutevolezza degli ambienti; la mente può essere tante cose e, come la magia, può plasmare sia sé stessa che le nozioni con cui entra a contatto.
Hermione ricorda quanto fosse rimasta colpita dalle prime lezioni di trasfigurazione e come questi pensieri abbiano iniziato a vorticarle nel cranio alimentati dalle spiegazioni precise della professoressa McGranitt; non ha mai raccontato a nessuno di queste strane e illogiche capacità d'analisi, delle associazioni fra elementi completamente diversi che la sua mente crea, come fossero fili d'un intricata ragnatela, poiché temeva di non essere capita.
Ron avrebbe sicuramente riso, sdrammatizzando quei concetti troppo complicati per la sua mentalità semplice mentre Harry forse le avrebbe dato ragione, senza però invischiarsi troppo nella selva delle metafore.
Krum invece la ascolta in silenzio, senza mostrare né noia né scherno, intervenendo ogni tanto con quelle frasi secche e lapidarie che caratterizzano la sua parlata inglese, dimostrando una sorprendente capacità di comprensione ed analisi, sapendo quanto gli sia faticoso capire la lingua.
Gli ha raccontato dei genitori dentisti, del modo in cui ha sempre cercato di renderli orgogliosi per paura di perdere il loro affetto; gli ha raccontato, in modo sconnesso e frammentato come solo un vecchio ricordo può essere, del disappunto mostrato da suo padre quando, a sette anni, aveva rifiutato di impegnarsi in matematica perché non le piaceva, a ripeterlo così, dopo tanto tempo e di fronte ad un quasi-sconosciuto le viene da ridere, eppure se ci ripensa, sa che i suoi problemi con l'insicurezza sono nati da lì.
Per certi disturbi non servono traumi gravi o violenti, bastano la figura autoritaria d'un genitore e la convinzione di non riuscire a fare mai abbastanza per renderlo felice; nonostante ora sappia che la sua famiglia è fiera di lei, Hermione il suo demone non l'ha mai abbandonato, continua a portarlo nel cuore come una costante e, puntualmente, prima d'ogni esame gli concede libero sfogo.
Non è più una questione derivata dalla presenza esigente d'una figura guida, ma l'abitudine ad una situazione con cui ormai convive da anni in un cerchio che non è in grado di spezzare.

Atelofobia.” scandisce Hermione, gettando un'occhiata distratta alle pagine ingiallite del dizionario di greco, abbandonato sul tavolo in mezzo al disordine.
Fra tutti i disturbi possibili, credo sia questo il mio.”
Atelès phóbos, paura di essere incompleti.” mormora Viktor, sporgendosi in avanti per raccogliere un plico di pergamene irrimediabilmente macchiate d'inchiostro, fitte d'una calligrafia elegante e curata; scorre il testo con occhi attenti, osservato dalla strega che non può far a meno di corrugare la fronte, stupita.
Tu conosci il greco antico?” domanda.
Ναὶ (IV), conosco greco antico e moderno, russo, bulgaro e tedesco. Greco antico è stato imparatomi...”
Insegnatomi.” lo corregge lei con una punta d'invidia; non pensava che un giocatore professionista di Quidditch, studente e soldato di Durmstrang, avesse perso tempo con discipline così particolari come le lingue morte.
Punta dall'ago avvelenato dello sconforto pensa che, fra i due, dovrebbe essere lei quella più colta ed intelligente, dimenticando per un'istante ciò che il ragazzo ha cercato di farle capire poc'anzi.

...Insegnatomi dal mio precettore. Mio padre voleva che io fossi sapiente.”
Eppure, non mi pare che tu sia finito nella cerchia degli intellettuali, a Durmstrang.”
No, infatti, ho scelto il Quidditch per ribellione, per le troppe frustate prese durante lo studio.”
Nella voce greve del ragazzo le parole s'incrinano come vetro tagliato, pregne di ricordi amari sopiti nella memoria; Hermione china leggermente il capo, sentendosi improvvisamente maligna.

Scusa...”
Non scusare te, non ha colpa. Io appartenevo a mio padre, ero suo erede ed era nel suo diritto picchiarmi quando credeva necessario.” nonostante la crudezza delle affermazioni non c'è rabbia nella voce di Krum; si limita semplicemente a spiegare i fatti con il lucido distacco dell'analista, quasi non li avesse vissuti sulla sua pelle ed Hermione capisce che, quando lui diceva che non doveva vivere per cercare l'approvazione altrui, lo faceva pensando alle sue passate esperienze.
Se le ha suggerito che il rispetto non si perde con il fallimento d'un esame, né a causa d'uno squilibrio auto generato, è perché questi stati d'animo hanno toccato anche il suo cuore.
Mentre il mago assembla faticosamente il discorso, la ragazza inizia a vederlo sotto una luce diversa, forse più terrena, rendendosi conto di quanto le apparenze e le immagini che gli esseri umani danno di sé stessi siano effimere.
Lui, con i suoi centottanta centimetri d'altezza ed il fisico robusto, allenato, non sembrerebbe in grado di sedersi davanti ad una ragazza inglese in piena crisi pre-esame di pozioni, raccontandole in una lingua pidgin anglo-tedesco-bulgara cose che, molto probabilmente, non ha mai rivelato ad altra anima.
È il modo naturale, disarmante, con cui le si è avvicinato prima, soffiandole dolcezza contro la pelle sudata ad averla frastornata, perché da lui non si sarebbe mai aspettata un comportamento così avventato; è più riflessivo di lei Krum, l'ha capito da quando è giunto ad Hogwars ed ha avuto modo di studiarlo, per questo non si capacita di ciò che sta accadendo in quello spazio ristretto, incuneato fra alte librerie che li riparano da sguardi indiscreti, in mezzo ad un'apocalisse di fogli e libri gettati alla rinfusa.
L'inchiostro ha iniziato a seccare, lasciando profonde venature nere sulla superficie antica, mentre il gocciolio si è interrotto, lasciando come sottofondo alle parole del ragazzo solo un ovattato, conciliante silenzio.

Non hai mai voluto provare a conquistare l'approvazione di tuo padre?” domanda la strega, con gli occhi ora limpidi ed attenti, illuminati dai raggi rifulgenti del sole al tramonto, filtrati dalle finestre istoriate; lui le lancia un'occhiata furtiva, con le labbra incurvate in un sorriso accennato, ammirando quanto sia bella ora, con i capelli come un'aureola incendiata d'oro e il viso sereno nonostante le profonde occhiaie scure.
Nein...non ha mai avuto approvazione per me. Solo per mio fratello. È morto ora, non importa più.”

Hermione chiude il dizionario di greco con un tonfo, accantonando la ricerca del lemma 'leth', traendo un lungo respiro; forse può davvero provare a ricominciare dalle parole di Krum, cercando dentro sé quel coraggio sepolto sotto strati di falsa inadeguatezza, forse dovrebbe solo ammettere d'essere mortale anche lei e che il fallimento, come il desiderio di rivalsa, sono parte integrante della natura umana.
Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te” (V) cita assente, recuperando da terra la penna d'oca.
L'ho letto in un romanzo di mia madre, il titolo non lo ricordo. Non so nemmeno perché mi sia venuta in mente ora, questa frase.”
Perché tu ha capito. Perché tu ora può affrontare tutto senza ansia. Persino ricerca, persino esame.” replica Viktor senza distogliere gli occhi dalle iridi castane della ragazza; sono stelle e terra, sono ciò che vorrebbe poter vedere se si trovasse di fronte alla fine del mondo.








Glossario:


I) Glupav: stupida

II) Strakhuvate li se ot greshkite: hai paura degli errori.

III) Ne se strakhuvaĭte, az nyama da te ostavya: Non aver paura, non i lascerò.

IV) greco: sì

V) tratto da “Veronika decide di morire” - Paulo Coelho, 1999.


NdA: Questa storia è vecchia, penso risalga al 2015, o 2016 e l'avevo scritta per un contest.
Il tema era quello d'analizzare un disturbo o una patologia fra quelle contenute nei pacchetti, ed io avevo scelto 'l'Atelofobia' che, come viene spiegato nel testo è un disturbo di natura psicologica caratterizzato dalla paura delle impefezioni in qualsiasi ambito della vita quotidiana; i sintomi più comuni sono quelli provati da Hermione in questo racconto.

L'avevo pubblicata su EFP e poi tolta promettendomi di risistemarla, ma poi il tempo è passato ed è rimasta lì nell'hard disk del PC a far polvere; ho deciso di provare a ripostarla ora perché mi sto mettendo d'impegno a recuperare e sistemare tutte quelle storie di questo fandom che avevo eliminato poiché mi convincevano poco.
La coppia ViktorxHermione è una fra le mie preferite (e forse l'unica vagamente canon) del fandom di Harry Potter, perché ho passato libri a sperare che alla fine sti due si mettessero assieme, rimanendo assai delusa quando la Rowling ha deciso di accoppiare lei con Ron (di per sé come personaggio non mi dispiace, ma l'ho sempre visto bene con lei solo come amico).

Grazie per essere giunti sin qui.

A presto...



_Morgan



  
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