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Autore: LuLuM    02/06/2022    1 recensioni
One shot di Anna e Marco in un ipotetico ed immaginario spazio tra la 13 e 14 serie, in cui dimostrano di essere veramente diventati una squadra
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA PARTITA PIÙ DIFFICILE

MARCO’S POV.

Sono trascorsi due mesi dal quel meraviglioso giorno in piazza Duomo, quando Anna è corsa da me e mi ha detto di voler giocare insieme per sempre. Lei che, fino a quel momento, non aveva mai lasciato entrare veramente nessuno nella sua vita, aveva finalmente capito che con me voleva farlo, che io potevo bastare a renderla felice.
Come al solito, io, la mattina precedente ero giunto ancora una volta alla conclusione affrettata che lei in realtà non era cambiata. Non era bastata quella notte meravigliosa, quel suo grido disperato con cui mi aveva detto di amarmi, quel momento in cui avevo capito di quanto avevo potuto farla soffrire in quelle settimane con Valentina, in cui lei, addirittura, mi aveva retto il gioco e dato consigli. “In amore si possono fare le cose più stupide” mi aveva detto una volta, ormai tanto tempo fa e lei, stavolta, è stata proprio masochista perché, pur di vedermi felice, mi aveva addirittura incoraggiato ad andare avanti con Valentina se era questo ciò che volevo.
Non era bastato tutto questo a cancellare il terrore provato quella mattina quando ho letto il messaggio di Valente riferito al suo incarico in Siria. Ero sprofondato di nuovo nell’incubo di quasi tre anni prima, con la storia del Pakistan. Ero scappato, avevo lasciato lì lei e la meravigliosa colazione che aveva preparato per noi due. Le avevo spezzato il cuore come quando l’avevo praticamente cacciata da casa mia solo per aver spostato il pouf e, nel suo visto, avevo rivisto la stessa espressione distrutta, gli occhi traboccanti di lacrime, devastata da chi amava più di ogni altra cosa al mondo. Sono passati due mesi e le cose sono tornate a posto, eppure ancora mi odio per averla ferita così.
L’amore vero, però, non vuol sentire ragioni. Puoi sopprimerlo quanto vuoi, chiuderlo in una scatola e metterci sopra tutti i film mentali che vuoi, ma prima o poi torna sempre a galla e ti fa diventare la persona più coraggiosa, più masochista e stupida, ma anche la più forte che ci sia. È stato allora che ho capito due cose: la prima è che dovevo smetterla di avere paura del fatto che Anna volesse giocare da sola e permetterle di mettere la sua vita nelle mie mani; parlare, anziché trarre sempre le conclusioni affrettate, cercare soluzioni anziché infuriarmi per ogni problema. La seconda cosa che ho capito è che giocare in due, in quel momento, significava che anche io dovevo fare la mia parte per permetterle di inseguire il suo sogno, per non obbligarla a scegliere tra quel lavoro e me, perché sapevo che avrebbe scelto me, per aiutarla a fare carriera e dimostrarle quello che io stesso le avevo sempre detto. Io sono stato il primo a sostenere che potesse conciliare lavoro e vita privata con accanto la persona giusta e lei aveva deciso che la sua persona giusta ero io ed ora, anche se giocare in due era diventato difficile, non potevo tirarmi indietro per egoismo.
Così, il giorno stesso di quella meravigliosa sua dichiarazione in piazza Duomo, la sera a casa mia, avevo aperto l’argomento della Siria e l’avevo spinta a parlarne insieme. Lei era titubante, preoccupata e, mentre mi evidenziava tutti i problemi di questo incarico, io le tiravo fuori le soluzioni. Diceva che sarebbe stato difficile stare tanto tempo lontani ed io le rispondevo che l’incarico sarebbe durato solo un anno. Diceva che non voleva stare un anno senza vedermi ed io le rispondevo che lei avrebbe avuto giorni di licenza per tornare ed io giorni di ferie da utilizzare per andare da lei. Diceva che non voleva rinunciare alla nostra quotidianità ora che, finalmente, eravamo di nuovo insieme ed io le rispondevo che ci sono tante coppie che per qualche periodo stanno insieme a distanza e che, per un anno, avremmo sfruttato al massimo la tecnologia per stare in contatto. Diceva che era un incarico pericoloso e lì, anche se è stata dura, le ho risposto che, quando l’ho scelta, sapevo che comunque il suo è sempre un lavoro rischioso e che non si può vivere avendo paura, altrimenti non è vita.
Così, finalmente, si è decisa ad accettare quell’incarico che le aprirà grandi prospettive di carriera.
Ora mi trovo in bagno, mi sto preparando per accompagnarla all’aeroporto. Sono felice per lei ma mi mancherà e anche tanto. Le lacrime scendono ma non voglio che lei mi veda piangere perché so quanto è difficile anche per lei, so quanto sarà dura, so quanta paura avrò nei mesi che verranno ogni volta che sentirò parlare al telegiornale di zone di guerra. Ma spingerla a partire era la cosa giusta da fare, il più grande gesto d’amore da parte mia, anche se sarà la partita più difficile per entrambi. Ma noi ce la faremo perché, come aveva detto il maresciallo a lei, “giocare in due è difficile, ma è bello”. Anna, nel trambusto dei preparativi, non se ne è accorta, ma io le ho rubato la maglietta del pigiama e l’elastico per capelli che terrò sempre accanto a me nel letto in questi mesi, in cui so che non cambierò la federa del suo cuscino perché è impregnata del suo profumo.

ANNA’S POV

Oggi è una giornata bella e brutta allo stesso tempo per me. Sto partendo per l’incarico della mia vita, per andare a svolgere quel lavoro che tanto sognavo dai tempi dell’accademia, per fare ciò che mi aprirà un’infinità di porte e prospettive. Eppure, mentre preparo le valige, sento le lacrime scendere e sento già la mancanza di Marco, l’amore della mia vita con cui, finalmente, ho iniziato a giocare insieme.
Due mesi fa, quando sono corsa da lui in Piazza Duomo per dirgli che finalmente ero pronta a lasciarlo entrare veramente nella mia vita, avevo praticamente già deciso di rinunciare a tutto ciò che mi avrebbe potuto allontanare da lui, perché lui mi basterà sempre per essere felice. Le mie definizioni di felicità, di amore, di protezione, si serenità e sicurezza, portano tutte il suo nome.
Certo, non pensavo che, quella sera stessa, Marco mi avrebbe spiazzato così. Eravamo sul divano a gustare il nostro gelato, finalmente abbracciati, anzi avvinghiati, l’uno all’altra come se qualcuno dovesse separarci in quel momento, come chi è stato lontano per troppo tempo.
Lui però aveva qualcosa di diverso rispetto a quando stavamo insieme due anni prima, era cambiato il mio Marco ed in meglio, era diventato molto ma molto più coraggioso di quanto già non fosse. Così, aveva tirato fuori l’argomento della Siria, di punto in bianco, prendendomi alla sprovvista. Non avevo voglia di discuterne proprio in quel momento perfetto, ma volevo solo godermi i nostri ritrovati istanti di felicità. La Siria non era così importante, avrei avuto altre occasioni in futuro.
Marco, però, era di diverso avviso e mi aveva spiazzato con la sua calma nell’affrontare il discorso.
“È ciò che hai sempre desiderato” mi aveva detto ed io gli avevo risposto:
“Tu sei ciò che ho sempre desiderato”.
 “Si ma io non scappo mica, sono qui e ti aspetto” aveva insistito.
“Ma io adesso vorrei solo godermi un po’ di tranquillità con te, recuperare il tempo perso, pensare al nostro futuro insieme, al matrimonio, ad un figlio e questo incarico dura un anno” gli avevo ribattuto.
Lui di nuovo: “Ma ci corre dietro qualcuno? Stiamo insieme, siamo felici, dove sta scritto che dobbiamo fare tutto e subito e che non possiamo posticipare queste cose a tra un anno, quando tornerai?”.
Così, più io gli presentavo i problemi che accettare questo incarico avrebbe comportato e più lui mi prospettava soluzioni. L’ho visto tentennare solo quando gli ho detto che è un incarico rischioso ma lui, nonostante un breve segno di cedimento, mi ha detto che il mio lavoro è rischioso sempre e che non si può vivere avendo paura.
Se ripenso al Marco che si infuriò quando scoprì del Pakistan e che se ne andò definendosi un ostacolo per la mia carriera, quasi non lo riconosco. So che per lui è stato difficile spingermi a partire e chiunque avrebbe ascoltato il proprio egoismo, ma lui no, non più almeno. Stavolta sta facendo anche più di quanto non abbia già fatto per rendermi felice. Sa che avrei scelto comunque lui ma mi ama a tal punto che non mi ha voluto mettere in condizioni di scegliere, perché l’unica cosa che gli interessa è che io sia felice e lo sono. Questa volta lo sono davvero perché sto vivendo la mia vita con l’uomo migliore del mondo e so che potremo essere felici e che io non dovrò mai rinunciare a nulla perché ci sarà sempre lui ad aiutarmi, a sostenermi, a farmi fare quella che è la scelta giusta per me e non solo per lui o per noi due.
Ora sto finendo di sistemare il tutto, mentre Marco è in bagno e si sta preparando per accompagnarmi all’aeroporto. Nel trambusto non riesco più a trovare il mio elastico per capelli e la maglietta del pigiama che avevo preparato per portarmi; cercherò un altro elastico e prenderò un altro pigiama. D’istinto, però, apro l’armadio di Marco e prendo una sua camicia, ci spruzzo sopra il suo profumo e la infilo in valigia. Pensandoci bene, credo che sarà questa la maglia del mio pigiama per i prossimi mesi, così mi sembrerà di dormire abbracciata a lui. Pensandoci ancora meglio, forse, ho intuito chi è il “ladro” del mio elastico e della maglietta, ma va bene così.
Ho una lettera per Marco, gliela lascio in mezzo al libro che ha sul comodino, la leggerà quando tornerà a casa. Mi mancherà tanto, tantissimo, in questo anno, anche se utilizzeremo ferie e licenze per raggiungerci a vicenda ed i mezzi della tecnologia per riempirci di chiamate, videochiamate e messaggi, ma non sarà come stare nella stessa casa. Come ha detto lui, però, ormai siamo felici insieme ed un anno non è tantissimo ma, soprattutto, il nostro amore ci darà la forza necessaria per giocare insieme questa partita così difficile.
Quando Marco esce da bagno mi sorride, vedo che ha gli occhi di chi ha appena pianto senza farsi vedere e so che anche lui lo ha notato di me, ma non ce lo diciamo per non rendere tutto più difficile.
“Allora, sei pronta? Hai preso tutto?” mi chiede premuroso.
Io gli rispondo di si e che possiamo andare. Usciamo di casa lentamente, Marco mi aiuta a portare giù le valige e partiamo. Durante tutto il tragitto parliamo poco ma lui mi tiene la mano stretta, come chi ti deve salutare di lì a breve, ma è l’ultima cosa che vorrebbe fare.
Arriviamo all’aeroporto e raggiungiamo l’entrata del gate. Abbiamo aspettato fino all’ultimo ma ora è il momento di andare. L’abbraccio che ci scambiamo è il più affettuoso che ci sia, ci stringiamo forte, cerchiamo di non piangere perché sappiamo entrambi che era la cosa giusta da fare. Ci salutiamo con un bacio lungo, appassionato, dolce. Sappiamo che per un po’ non sentiremo il sapore ed il calore di quelle labbra. Sappiamo anche, però, che tra due mesi ci rivedremo, perché Marco ha già prenotato ferie e biglietto aereo. Nel frattempo staremo in contatto come potremo.
“Allora ciao, ti chiamo appena arrivo e stai tranquillo”. Riesco a dirgli solo questo.

MARCO’S POV

“Allora ciao, ti chiamo appena arrivo e stai tranquillo” mi dice Anna. So che vorrebbe dirmi tanto altro ma rischierebbe di scoppiare a piangere. Mi faccio bastare questo.
“Ok, allora ci sentiamo dopo; a qualunque orario arrivi, chiamami e fai buon viaggio amore mio”. Un ultimo bacio prima di vederla girarsi verso il gate e partire per un incarico che sarà il lasciapassare per una carriera di tutto rispetto, quella che si merita. Si, era la scelta giusta da fare, anche se ora fa male. Ma tra due mesi la andrò a trovare, posso iniziare il conto alla rovescia.
Nel tragitto per tornare a casa ho cercato di non piangere e di distogliere la mente dai pensieri brutti o tristi.
Rientro nel mio appartamento che, nonostante vi sia ancora un po’ di trambusto in giro, sembra già tremendamente vuoto senza Anna. Oggi non lavoro e così, per distrarmi un po’ e per riposare, decido di sdraiarmi sul divano e leggere il libro che mi ha regalato Anna. Lo vado a prendere in camera e sento ancora il suo profumo nell’aria. Ok, forse avevo sottovalutato la difficoltà di riabituarmi a stare senza di lei, soprattutto ora che finalmente siamo felici insieme, ma Anna meritava di cogliere al volo questa opportunità ed io sono fiero di me per averla aiutata a farlo.
Prendo il libro dal comodino e noto che in mezzo c’è qualcosa: una lettera di Anna per me, con sopra spruzzato il suo dolcissimo profumo, la apro e leggo.
“Marco, amore mio, ti scrivo qui quello che sicuramente so già che non riuscirò a dirti in aeroporto, quando dovremo salutarci. Grazie, è la prima cosa che sento di volerti dire. Grazie di esistere, di essermi accanto sempre e comunque, di essere per me la persona che trova sempre una soluzione ottimale. Grazie di avermi sollecitata ad accettare questo incarico, quando io ci avrei rinunciato a mani basse, per te, per non allontanarmi da te nemmeno per un istante. Sappiamo entrambi che è la scelta giusta ed io sono felicissima di poter finalmente inseguire il mio sogno, anche se separarmi da te è quanto di più difficile al mondo.
Il tuo più grande gesto d’amore è stato proprio quello di spingermi a partire per far decollare la mia carriera e far aprire quelle porte che attraverserò sempre con te al mio fianco. Hai messo da parte un po’ di egoismo che sarebbe stato naturale, normale e giustificato, considerato tutto ciò che questo incarico comporta, pur di vedermi finalmente felice, accanto a te e con il lavoro che amo. Tu sei, per me, colui per il quale vale la pena rinunciare a tutto e, allo stesso tempo, sei colui che mi ama così tanto da non volere che io rinunci a nulla di ciò che amo.
Ma voglio che tu sappia che, sopra ad ogni cosa, io amo te, solo te ed amo tutto di te. Quel giorno in piazza ti ho detto che ho bisogno di dirti ciò che amo di te ed anche ciò che detesto. Beh, la verità è che io di te non detesto proprio nulla, perché amo i tuoi pregi e, forse ancora di più, i tuoi difetti.
Amo il tuo rovescio a tennis che è disastroso perché, quando giochiamo, tu te ne accorgi e mi chiedi di insegnarti e, con l’occasione, ti avvicini e mi abbracci stretta. Amo quando litighiamo per scegliere il colore della vernice per dipingere le pareti, perché tiri fuori quell’aria austera e puntigliosa da PM tutto d’un pezzo che, mentre mi faceva innervosire, mi ha fatto innamorare di te. Amo il tuo disordine, anche se dico di detestarlo, al punto che, quando vedo che ci sei stato attento e hai riordinato, sono io che rimetto tutto in disordine per poter, poi, rimettere a posto. Amo anche litigare con te perché, anche se fa male, poi finiamo sempre per far pace e, far pace con te, è la cosa più romantica che esista.
Si, amo tutto di te e so già quanto sarà difficile sopportare la lontananza anche se, quando abbiamo affrontato l’argomento della Siria, ad ogni problema che io tiravo fuori, tu mi mostravi la soluzione e non perché non sarebbe stata dura anche per te, ma perché volevi che io decidessi sapendo che, qualunque cosa avrei scelto, tu ci saresti stato e mi avresti sostenuta ed aiutata.
Ho fatto la scelta giusta e devo ringraziare solo te. Questa sarà la nostra partita più dura ma io e te, ormai, giochiamo insieme e non dimenticare mai che siamo un’unica cosa.
Ci siamo salutati solo da poche ore e già mi manchi tantissimo, ma ci rivedremo molto presto.
Ps: quando preparerò la valigia, so già che in un tuo momento di distrazione, ti ruberò qualcosa dall’armadio da portare con me. So anche che tu farai altrettanto e che ti terrai vicino qualcosa di mio e va benissimo così.
Ti amo, Anna”
Finisco di leggere cercando di non bagnare la lettera per le lacrime che stanno scendendo. Anna all’aeroporto è stata di poche parole ma dovevo aspettarmelo da lei questo “attacco a sorpresa”. In fondo, lei non ha mai smesso di sorprendermi, fin da quel giorno in cui, forse per la prima volta in vita sua, abbassò la guardia con me, raccontandomi di suo padre ed iniziando a lasciarmi entrare nella sua vita. È stato un viaggio lungo che continuerà per sempre, per una vita in cui giocheremo sempre in due e continueremo a cambiare insieme.
   
 
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