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Autore: ChrisAndreini    03/06/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Dato che sono morto, vediamo altri punti di vista, prendo i popcorn

 

-Leonardo è sposato?- aveva chiesto Daryan a Chevel, dopo che il cavaliere l’aveva informato degli ultimi gossip, il giorno dopo il suo fatidico bacio con Leonardo il cuoco.

-Confermato dalle cuoche. Pare che Anna gli abbia confessato i suoi sentimenti, e lui l’abbia rifiutata dando questa notizia. Non ce l’aveva rivelato! È estremamente sospetto! Come osa?!- Chevel si era scaldato parecchio nel confermare quello che era stato per Daryan un vero e proprio colpo al cuore.

Aveva baciato un uomo sposato. Un uomo sposato di Lumai. I suoi sentimenti per Leonardo erano diventati non solo sconsigliabili e pericolosi, ma del tutto illegali e un insulto alla dea più potente dei sette regni.

Cosa aveva fatto?!

E soprattutto… perché Leonardo aveva ricambiato il bacio se era sposato?! 

Forse si era… sentito obbligato?

Perché Daryan era un principe.

E poi era ubriaco…

Oh dei! Daryan l’aveva forse inavvertitamente costretto?!

Daryan non aveva mai voluto fare niente del genere nei confronti di Leonardo. Era un sovrano giusto, o almeno cercava di essere tale in ogni circostanza. Prendeva il suo ruolo da principe come una responsabilità verso il suo popolo, che comportava sacrifici.

Daryan non approfittava del suo privilegio per baciare uomini (o donne) sposati!

Quando era ritornato nel suo ufficio, si era ripromesso che si sarebbe allontanato da Leonardo, per non farlo sentire a disagio, e per non imporsi ulteriormente su di lui come temeva di aver fatto.

E quando, quella sera, Leonardo gli aveva espresso il desiderio di andarsene da palazzo, Daryan aveva solo ricevuto conferma di quanto poco professionale e riprovevole fosse stato il suo comportamento sul terrazzo.

Ed era stato in procinto di preparargli una carrozza e farlo partire seduta stante, per provare a rimediare in parte al terribile danno che aveva causato.

Ma il suo cuore si era messo in mezzo, un lato estremamente egoista del suo cuore l’aveva convinto a rimandare, e Daryan aveva chiesto una settimana.

Una singola settimana per prepararsi psicologicamente all’idea di lasciarlo andare via, di toglierlo definitivamente dalla sua vita.

Era stato il suo gesto più egoista, l’unica volta nella sua vita che aveva effettivamente approfittato del suo privilegio volontariamente, ma l’idea di lasciare andare Leonardo così in fretta era stata troppo dolorosa da accettare.

E per l’intera settimana, aveva cercato di non superare i confini, di non metterlo a disagio, di trattarlo come avrebbe dovuto trattare i suoi sottoposti, con professionalità e senza metterli a disagio con comportamenti troppo espansivi.

Aveva cercato, con tutto sé stesso, di estirpare i sentimenti che provava per lui. Sentimenti che offendevano la carica più alta dell’universo, e che temeva gli avrebbero un giorno portato delle conseguenze terribili.

Ed era stata una delle esperienze più difficili e sfiancanti della sua vita.

Per quanto ci avesse provato, non ere affatto riuscito a liberarsi di Leonardo come avrebbe voluto.

E nonostante il suo comportamento freddo e professionale, non era riuscito a non godere internamente della presenza di Leonardo ogni volta che gli aveva portato il cibo.

E il motivo principale per il quale gli aveva fatto assaggiare i pasti prima di mangiarli lui stesso, era per avere l’impressione, senz’altro sciocca, di mangiare con lui.

Di condividere qualcosa con l’uomo che, purtroppo, continuava ad amare.

E adesso, in quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno di lavoro di Leonardo, un giorno come tanti a palazzo, senza niente di sospetto all’orizzonte, Daryan aveva pagato le conseguenze del suo egoismo.

O meglio, era stato Leonardo a pagare le conseguenze dell’egoismo e dell’amore non corrisposto e inappropriato di Daryan.

Perché Leonardo?! Lui non aveva fatto nulla di male!

Era Daryan a meritare la vendetta di Laasya, e delle circostanze!

Non avrebbe mai dovuto fargli assaggiare nulla!

Doveva farlo andare via quando poteva!

E ora… 

Ora…

-Principe Daryan…- il medico che aveva visitato Leonardo uscì dalla stanza dove lo avevano portato in tutta fretta, e distolse il principe dai suoi pensieri.

Il suo nome era Rayce, ed era un uomo davvero in gamba, il migliore medico del regno. Sua figlia Fenja era rimasta dentro, e non era affatto un buon segno.

-Come sta?! Si riprenderà, vero?! Gli hai dato l’antidoto?!- Opal rispose e iniziò a torchiare il medico prima che Daryan si rendesse conto di dove fosse.

Era completamente disorientato. Per la seconda volta nella sua vita si sentiva del tutto impotente.

Era una fortuna che Opal fosse lì con lui, a prendere in mano le redini della situazione. Era agitata, sì, ma almeno era sul pezzo, a differenza di Daryan, che non riusciva neanche a parlare.

Il re stava discutendo della faccenda con i cavalieri.

La regina stava interrogando le cuoce, assistita da Chevel.

Daryan avrebbe tanto voluto essere d’aiuto quanto loro.

-La situazione è piuttosto complessa, ma non è in imminente pericolo- il medico si affrettò a dare subito la buona notizia, ma non servì a calmare il cuore del principe, che avvertiva il chiaro “Ma” che avrebbe seguito le sue parole.

Opal non lo avvertì, e tirò un sospiro di sollievo.

-È sveglio? Sta bene? Possiamo parlargli?- chiese, speranzosa, già pronta ad entrare nella stanza.

-Purtroppo no, principessa. Il veleno che ha assunto è sconosciuto, e non ho una cura. Ma non è un veleno mortale, di questo sono certo. Il suo scopo è addormentare la persona che lo assume finché non viene somministrato l’antidoto- spiegò il medico, in tono grave.

La speranza di Opal sembrò infrangersi, ma cercò di restare ottimista.

-Quindi è solo addormentato. Tu riuscirai a trovare presto un antidoto e andrà tutto bene, giusto?- chiese, cercando di convincere soprattutto sé stessa.

Daryan non la pensava con lo stesso ottimismo.

Aveva ancora i vestiti e le mani sporche del sangue che era uscito dalla bocca e dal naso di Leonardo, quando si era accasciato su di lui.

Un veleno che addormenta e basta non provoca una reazione del genere. E Daryan ne sapeva qualcosa, era più esperto di veleni di quanto volesse.

-Principessa…- il medico non sembrava sapere che parole usare. 

Daryan non aveva bisogno di sentire nulla, aveva già capito.

Sollevò lo sguardo verso Rayce.

-Ci sono state delle complicazioni, non è così? Il veleno non ha agito come avrebbe dovuto- suppose, cercando di mantenere la voce ferma e impassibile.

Il medico sospirò.

-In parole povere… l’organismo di Leonardo è molto più debole della norma, ed è particolarmente sensibile ai veleni. Se l’avesse assunto chiunque altro, si sarebbe solo addormentato senza complicanze, ma Leonardo ha assimilato molto più del dovuto il veleno, e potrebbe…- esitò, e lanciò ad Opal un’occhiata preoccupata.

La principessa aveva infatti le mani alla bocca e le lacrime agli occhi. Era devastata dalla notizia, e sembrava finalmente aver capito la gravità dalle situazione.

-Stai già lavorando ad un antidoto?- chiese Daryan, cercando di non scomporsi.

-Mia figlia sta raccogliendo gli ultimi dati, e poi lavoreremo insieme per crearne uno il prima possibile. Riunirò il miglior team di studiosi del regno- rispose il medico, rassicurante.

-Quanto tempo…?- la voce di Daryan si spezzò. Probabilmente non lo voleva sapere neanche lui.

-Non saprei dirlo. Uno, o due giorni. Forse di più. È meglio agire in fretta- rispose Rayce, con massima franchezza.

-Bene, fai del tuo meglio. Cercheremo di risalire all’origine dell’attacco. Vado a confrontarmi con Chevel per scoprire se ci sono novità riguardo le cuoche. Potremmo ottenere l’antidoto direttamente dalla fonte- Daryan si alzò in piedi, e congedò il medico, decidendo di dirigersi in cucina.

-Dary…- Opal lo chiamò, un po’ incerta, azzardando qualche passo verso di lui.

-Resta con Leonardo. Manderò delle guardie a proteggervi. C’è stato un tentativo di avvelenamento, e finché non verremo a capo di tutta la faccenda non voglio rischiare che tu finisca in pericolo- le ordinò Daryan, senza neanche guardarla.

Doveva distanziarsi.

Doveva agire con calma, prudenza, da bravo sovrano.

In realtà, in quel momento avrebbe solo voluto urlare, prendere a pugni qualcosa, o vomitare.

Aveva una miriade di emozioni negative e incatalogabili che gli vorticavano nella mente e nel cuore, e non riusciva ad esprimerle.

Non poteva esprimerle.

Doveva restare concentrato.

Opal sembrò rendersi conto del suo stato d’animo, perché non obiettò, ed entrò nella stanza di Leo insieme al medico.

Daryan iniziò a dirigersi nelle cucine.

Meccanicamente, come un robot.

Cercando di ignorare le notizie appena ricevute.

Leo stava per morire.

No! No, l’avrebbero salvato! 

In qualche modo avrebbero ottenuto un antidoto, e tutto sarebbe andato bene! Daryan non avrebbe mai permesso che gli facessero del male.

Ma l’aveva già permesso.

Non era stata colpa sua! Non l’aveva avvelenato lui.

Ma l’aveva reso assaggiatore reale.

Era stata una pura formalità! Erano attenti ai veleni che entravano a palazzo! 

Non abbastanza, evidentemente.

…non abbastanza, è vero.

Non avrebbe mai dovuto renderlo assaggiatore reale.

Non avrebbe mai dovuto fargli assaggiare i suoi piatti.

Se fosse stato Daryan, ad assumere il veleno, nessuno sarebbe stato a rischio.

Se Daryan avesse lasciato andare Leonardo, a quest’ora sarebbe stato al sicuro.

Era tutta colpa sua!

Era tutta colpa sua!

La consapevolezza che Daryan aveva tentato in tutti i modi di seppellire in un angolo del suo cervello lo colpì come una pugnalata al petto, e il principe si ritrovò senza respiro, con il cuore che batteva all’impazzata, e le gambe molli.

Si appoggiò al muro, incapace di restare in piedi, e iniziò a respirare a fatica, provando in tutti i modi a mantenere una certa calma, ma fallendo miseramente.

Non poteva restare lì a piangersi addosso. Doveva rimediare!

Doveva rimediare!

Doveva trovare un antidoto!

Era tutta colpa sua!

Ma non riusciva a muoversi.

Era completamente congelato.

-Dov’è Leo?!- sentì una voce alterata dal fondo del corridoio, che riuscì a sbloccarlo abbastanza da rimettersi in piedi.

Daryan si girò verso la fonte dalla quale proveniva, e si ritrovò faccia a faccia con la semidea perduta.

-Dove accidenti è Leo?!- ripetè lei, prendendolo per le spalle e avvicinandolo con forza a lei, senza la minima considerazione verso la loro differenza di rango sociale.

Non che a Daryan importasse.

Era più preoccupato dal fatto che una figura esterna era entrata a palazzo senza alcun problema.

Aveva dato ordine di sorvegliare i confini con una certa attenzione, come era entrata Yu?!

 

Giada si aspettava che Leo sarebbe stato in ritardo, anche se iniziava davvero ad esagerare.

Ma accettava di buon grado che ci mettesse tutto il tempo che voleva, se poi significava che finalmente se ne sarebbe andato per sempre dal regno, e avrebbe permesso alla Storia di fluire nel modo giusto.

“Leo ancora non arriva?” le chiese Remington in mente, esasperato.

“Non ancora… sarà intento a salutare la principessa Opal, o le cuoche, per l’ennesima volta” Giada roteò gli occhi, e sbuffò, mentre gli rispondeva.

“Se vuoi controllo la mente di una delle cuoche e ti faccio sapere” le propose Remington, mettendosi a disposizione.

“Hai un collegamento con le cuoche?!” indagò Giada, in tono accusatorio.

“Gelosa?” la provocò Remington.

“Ma quando mai!” sbuffò Giada, che era solo leggermente gelosa, e sapeva perfettamente che Remington lo sapeva benissimo.

Ma nonostante il potere invasivo, Remington non aveva mai approfittato delle conoscenze su di lei che acquisiva involontariamente.

Per essere un tipo che leggeva la mente, era estremamente rispettoso.

“Ho solo delle spie involontarie a palazzo, ascolto alcuni pensieri e cerco di capire qualcosa di quello che accade… normale amministrazione di Valkrest” Remington spiegò il motivo per il quale era collegato a qualche cuoca, con una certa incertezza.

“Estremamente ingiusta!” borbottò Giada. Effettivamente c’erano dei momenti che non le piacevano del potere dell’amico d’infanzia, ma sapeva che nessuno ci poteva fare nulla.

“Ehi, non è colpa mia se ho un ruolo attivo nella Storia” si giustificò Remington.

Giada scosse la testa.

“Lasciamo stare, riesci a dirmi perché Leo ci sta mettendo tanto?” cambiò argomento, e tornò al problema presente.

“All’opera, Yu!” Remington si mise immediatamente sull’attenti.

Giada si appoggiò al muro del castello, e aspettò una risposta, o l’arrivo di Leo.

Supponeva che la risposta sarebbe giunta prima, perché Remington era molto veloce ad ottenere informazioni.

Aspettò.

…e aspettò.

…e aspettò ancora.

“Remi, che succede?” chiese poi, attirando la sua attenzione, e iniziando a preoccuparsi.

“Eh… potremmo avere un problema” rispose Remington, esitante.

“Oh dei, che è successo?! Ti prego dimmi che Leo non ha cambiato idea!” Giada si mise in posizione di attacco, pronta a correre nel castello e prendere Leo per le orecchie, se necessario.

“Non credo l’abbia fatto, è stato, diciamo… costretto a non andarsene subito da circostanze fuori dal suo controllo” rispose Remington, molto criptico.

Giada era brava a decriptare questo tipo di messaggi, essendo enigmatica lei stessa, ma onestamente non capiva a cosa Remington avrebbe potuto riferirsi.

“Lo stanno tenendo imprigionato lì?! Ed io che pensavo che fosse Victor lo yandere pazzo!” suppose, anche se non era coerente con la personalità di Daryan, almeno non del Daryan di quel momento della Storia.

“Ehi, non insultare mio cugino, lui… è incompreso” Remington si buttò in difesa di Victor, anche se non sembrava convinto neanche lui di ciò che diceva.

Il loro rapporto era piuttosto complesso.

E Giada non aveva voglia di parlarne al momento. Aveva cose più importanti a cui pensare.

“Opinabile! Ma seriamente, cosa è successo?! Quanto devo comportarmi da Karen da 1 a 10?!” Giada pressò l’amico per ottenere risposte.

“Ehm… non saprei… non è che lo stiano tenendo contro la sua volontà, è che… c’è stato, diciamo… un incidente, e… ehm… ecco… non so come dirtelo, Giada, ma…” Remington esitò parecchio. La sua voce mentale si fece sempre più bassa.

“Remi, inizi a spaventarmi! Cosa è successo? Non può essere morto perché grazie a mio padre è benedetto, ma cosa…” Giada lo incalzò, iniziando seriamente a preoccuparsi. Remington non era mai così esitante, anzi, adorava darle informazioni, qualsiasi tipo di informazioni.

“Non è morto… per ora” la rassicurò il semidio.

“Che significa per ora?!” …senza rassicurarla per niente.

A Giada iniziò a prendere il panico.

“…è stato avvelenato” alla fine Remington sputò il rospo, molto in difficoltà nel rivelare la cosa.

Giada rimase di sasso.

“No… non è possibile! L’avvelenamento succederà tra un mese e mezzo! Leo non può essere stato avvelenato!” obiettò, sicura di sé.

“Sono sorpreso quanto te, non me lo aspettavo affatto!” ammise Remington, e la sua voce interiore denotava il suo chiaro allarme per la questione.

“Com’è la situazione, esattamente?!” Giada non aveva tempo da perdere, e si avviò verso l’ingresso del castello, decisa a vedere Leo e capire come aiutarlo.

Non poteva permettere che morisse così!

E la benedizione di suo padre lo difendeva solo da attacchi diretti, ricordiamolo.

Quindi era decisamente preoccupata per lui.

“Dubito riuscirai ad entrare, hanno sigillato il castello da ogni fronte. E per quanto riguarda il cuoco… lo hanno avvelenato con un composto, non letale, che lo ha addormentato, ma lui è una tale mammoletta, fisicamente, che il veleno ha agito troppo forte e rischia di morire comunque” Remington spiegò i dettagli.

Giada era furiosa.

Era tutta colpa di quel principe!

Le piaceva come personaggio della Storia, circa, ma in quel momento lo odiava profondamente!

“Lasciami libera la mente, ho troppe parolacce che voglio urlare nel vuoto!” Giada diede l’ultimo messaggio mentale a Remington, che decise di assecondarla, perché era rispettoso, la maggior parte delle volte.

“Se hai bisogno chiama il mio nome” le disse solo, prima di sparire.

Giada arrivò finalmente all’ingresso, sorvegliato da una guardia molto tirata a lucido, che sorrideva con un’allegria decisamente fuori luogo.

-Hey, damerino! Fammi entrare!- esclamò, attirando la sua attenzione.

-Nessuno può entrare o uscire da palazzo fino a nuovo ordine, mi dispiace- replicò lui, in tono annoiato, pur mantenendo una luce di gioia negli occhi.

-Sono la semidea Yu, figlia di Jahlee, e ti ordino di farmi entrare- insistette Giada, indicando i suoi capelli.

-Mi dispiace, gli ordini della famiglia reale al completo sono prioritari rispetto a quelli di una semidea- la guardia, che, lo dico a voi lettori anche se Giada non lo sa, era Lionel, era irremovibile.

-Devo entrare! Forse posso aiutare Leonardo il cuoco! Non potete non farmi entrare!- cercò di bluffare, con tono urgente.

Non sapeva come aiutarlo, al momento, ma avrebbe trovato un modo, questo era certo.

La guardia sorrise di più.

-Peccato, non puoi entrare comunque. Anzi, mi va molto meglio se non entri e non aiuti quel tizio- confessò, ridacchiando, felice alla prospettiva che Leo potesse morire.

Giada non aveva più tempo da perdere.

E decise di utilizzare il suo asso nella manica.

O meglio, un sasso nella manica.

Perché il suo potere da semidea non era di viaggiare tra i mondi, quello era il potere della collana, un semplice artefatto divino.

No, il suo potere era di poter indurire ogni parte del corpo, facendola diventare di una qualsiasi pietra preziosa a sua scelta.

E i diamanti sono piuttosto duri e potenti.

Non le piaceva usarlo, e preferiva non dire in giro che quello fosse il suo potere, perché era decisamente imbarazzante, e fingere di poter viaggiare tra i mondi era molto meglio, ma mali estremi richiedono estremi rimedi.

Trasformò quindi la sua mano in diamante, e tirò un pugno a Lionel, mandandolo al tappeto.

-Se non avessi ridacchiato, avrei usato un topazio- gli fece presente, prima di superarlo ed entrare nel palazzo.

Era livida, determinata, e pronta a prendersela con chiunque avesse incontrato tra lei e il suo migliore amico.

Purtroppo… non aveva idea di dove fosse, tale migliore amico, quindi girò a vuoto per parecchio tempo, prima di imbattersi in una figura rannicchiata a terra.

Giada era troppo nervosa di suo per notare l’attacco di panico, e gli si rivolse immediatamente, con astio.

-Dov’è Leo?- chiese, avvicinandosi.

La figura si rimise in piedi, e si girò verso di lei.

Giada neanche realizzò si trattasse del principe, in un primo momento, e lo prese per le spalle, avvicinandolo a lei, per far passare meglio il concetto.

-Dove accidenti è Leo?- ripetè, rendendosi conto dopo qualche secondo che si trattasse del principe.

Non che le importasse chi fosse.

Anzi, era tutta colpa del principe! Doveva trattarlo anche peggio.

-Io… Leonardo…- il principe non sembrava in grado di darle rispose.

-Dimmi dov’è! E chi è stato a fargli questo! È tutta colpa tua! Se non lo avessi resto il tuo assaggiatore ufficiale a quest’ora saremmo già in viaggio verso Valkrest!- Giada iniziò a scuoterlo, non riuscendo a trattenere la sua furia.

-…mi dispiace. Mi dispiace tanto…- sussurrò il principe, lasciandosi scuotere senza provare in alcun modo a liberarsi.

La furia di Giada si calmò appena, venendo sostituita dalla confusione.

Perché non credeva che il principe Daryan, il grande principe Daryan, il protagonista dell’arco narrativo più importante e rivoluzionario di Jediah, fosse capace di tale disperazione.

O meglio… lo sapeva, ma… per Leo?!

Leo era solo un cuoco che il principe conosceva da un mese e mezzo. 

Non poteva essere…

Oh dei!

Oh no!

Aveva notato che Leo aveva flirtato non velatamente con il principe, ed era palesemente cotto di lui, ma era convinta che fosse una cotta a senso unico.

Dopotutto il principe Daryan si sarebbe presto innamorato di Dotty, e avrebbero avuto un bambino, e sarebbero stati insieme per sempre benedetti da Laasya.

Eppure, al momento, Daryan sembrava… 

Sembrava quasi più innamorato lui, di Leo.

Oh no! Una volta salvato Leo, Giada l’avrebbe dovuto portare il più lontano possibile da lì!

La semidea si calmò appena, e lasciò andare il principe, decidendo di non pensare a dare colpe, ma cercare di risolvere la situazione.

-Okay… dov’è Leo in questo momento?- chiese, ancora determinata, ma meno veemente.

-È con Opal, e i migliori medici stanno… oh, dei! Devo andare a chiamare delle guardie per tenerli sotto controllo- Daryan sembrò svegliarsi da un sogno, e tornò professionale e attento come era descritto nei libri.

Forse il suo momento di debolezza era stato un abbaglio. 

Iniziò a dirigersi verso una direzione sconosciuta, e Giada lo seguì, sperando potesse condurla da Leo.

-Che cosa è successo esattamente? Avete scoperto chi sia stato?- continuò ad indagare nel frattempo. Giada aveva una mezza idea di chi potesse essere stato, ma non poteva esserne certa, perché nella Storia questo personaggio avrebbe avvelenato il principe Daryan molto più in là. Quindi forse era stato qualcun altro.

E Leo ci era finito in mezzo.

-Sono informazioni riservate. Lei come è entrata a palazzo, semidea Yu?- Daryan si chiuse a riccio, e lanciò a Giada un’occhiata penetrante e sospettosa.

-La guardia all’ingresso mi ha fatto passare- mentì Giada, alzando le spalle.

-Quando tutto questo sarà finito devo ricordarmi di licenziare Lionel, o metterlo di turno alle stalle- borbottò Daryan, stringendo i pugni, e aumentando il passo.

-Stiamo andando da Leo?- chiese Giada, guardandosi intorno e non riconoscendo nessun luogo.

Non era mai stata a palazzo, e la Storia non descriveva molto i posti.

In realtà la Storia non era particolarmente buona nelle descrizioni, e soprattutto non nell’introspezione.

I volumi restaurati con la storia antica avevano aggiunto questo dato, grazie alla revisione del dio Omish, ma i libri con la storia futura e prossima erano narrati come semplice susseguirsi di eventi.

Scritti bene, ma privi di descrizione delle emozioni dei personaggi.

Era strano vedere Daryan così emotivo, davanti a lei, dopo che Giada l’aveva letto solo come marionetta che faceva quello che doveva fare per un bene superiore.

-No, mi sto dirigendo in cucina, dove Chevel sta interrogando le cuoche responsabili del pasto avvelenato- rispose tale marionetta.

Prima che Giada potesse obiettare, raggiunsero il luogo designato, e una volta spalancate le porte, si trovarono davanti una scena a dir poco inquietante.

Il primo cavaliere del principe aveva la spada puntata sul collo di una cuoca, che terrorizzata era appiccicata al muro.

Le altre cuoche erano strette tra di loro. Dotty a terra, poco distante, si massaggiava il braccio, dolorante.

E la regina, in tutto questo, osservava la scena con un certo distacco.

-Io non… io non capisco…- stava borbottando la cuoca, terrorizzata e in una valle di lacrime.

-Che sta succedendo qui?- chiese Daryan, attirando l’attenzione della sala.

-È lei! È per lei che l’ho fatto! Mi hanno detto di farlo per lei!- esclamò la cuoca messa alle strette, notando il loro arrivo, e indicando Giada con decisione.

La semidea rimase del tutto interdetta, mentre gli sguardi della stanza si puntavano su di lei.

 

Chevel era un uomo deciso che viveva nel presente, ed era sempre all’erta per ogni possibile minaccia rivolta verso la famiglia reale.

La famiglia reale, e soprattutto il suo migliore amico Daryan, erano la sua priorità assoluta in ogni circostanza, e se qualcuno finiva in mezzo al posto loro, era un danno collaterale necessario che doveva essere orgoglioso del suo sacrificio.

…ma non il cuoco.

Non Leonardo il cuoco!

Chevel sapeva di non potersi permettere tali sentimenti, ma erano più forti di lui.

Quando era riuscito a razionalizzare quello che era successo, dopo il panico iniziale, non aveva fatto a meno di pensare che sarebbe stato meglio se Leonardo non avesse assaggiato per il principe Daryan.

E si era sentito un traditore e un pessimo amico per averlo pensato anche solo per un istante.

Ma vedere Leo in quelle condizioni era stato un colpo al cuore inaspettato e devastante.

Per fortuna, Chevel era addestrato a riprendersi in fretta da questi colpi devastanti, e al momento era intento ad assistere la regina nell’interrogatorio alle cuoche riguardo quanto accaduto, con più determinazione e sete di sangue del solito.

-Vi conviene dire esattamente quello che avete visto, se non volete rischiare di finire in guai peggiori di quanto potreste mai immaginare- ordinò la regina, in tono minaccioso e inquietante.

Era bravissima nell’intimidazione, anche se non si sarebbe mai detto vista la sua personalità gentile e incoraggiante.

Ma al momento, tra lei e Chevel, non si sarebbe potuto dire chi fosse più furioso.

-So con certezza che a lavorare al pasto del principe Daryan sono state Anna e Dotty, ma il cibo è rimasto non supervisionato per qualche minuto prima di essere portato dal principe- Mildred si fece avanti, illustrando i fatti, e lanciando una triste occhiata in direzione delle due cuoche chiamate in causa.

Anna era in lacrime, e appariva una delle più disperate lì dentro.

Dotty sembrava pensierosa, e affatto turbata dalle accuse.

-Di quali parti del pasto vi siete occupate, personalmente?- chiese la regina, squadrando le due sospette dall’altro in basso.

-Della carne, e delle guarnizioni- rispose Dotty, molto sicura.

-Eh… pane… e… uova… e… di solito mi occupo delle salse ma questa volta ci ha pensato… eh… Leo...- Anna rispose con più incertezza, interrompendosi per tirare su col naso o provare ad asciugarsi le lacrime.

Purtroppo per lei, nonostante la recita, aveva appena confessato di aver maneggiato l’arma del delitto, ovvero le uova, quindi era salita più in alto di Dotty nella lista dei sospetti.

-Pane, uova, ma non le salse…- la regina le si avvicinò, Anna sobbalzò.

-S_sì… perché?- chiese, sembrando sinceramente sorpresa -…eh, vostra maestà- e ricordandosi solo all’ultimo le formalità.

A sua discolpa, era agitata.

-Con tutto il rispetto, vostra maestà, Anna non avrebbe mai tentato di avvelenare il principe Daryan. È una cuoca fedele che lavora qui da quando è nata!- si intromise Jane, pratica, prendendo le difese dell’amica.

Sospetta anche lei.

Chevel le lanciò un’occhiata penetrante, ma Jane non lo degnò di attenzione, troppo occupata a fissare la regina per farle passare la sua sicurezza.

-E poi… non ha senso che abbia avvelenato il piatto adesso- borbottò Dotty, tra sé e sé.

-Spiegati- la incoraggiò la regina, tornando con l’attenzione su di lei.

-Stavo riflettendo… il maes… Leonardo parla spesso dei momenti nei quali porta il cibo al principe Daryan, e tutti in cucina sanno che assaggia sempre i suoi piatti. Leonardo stava per andare via, non ha senso che qualcuno abbia cercato di colpire il principe Daryan adesso che sapeva perfettamente che sarebbe stato Leonardo a venire avvelenato- spiegò il suo ragionamento.

E l’intera sala si ammutolì completamente.

Chevel si sentì un idiota.

Come aveva fatto a non pensarci?!

Tutta la situazione l’aveva sorpreso così tanto che non si era fermato neanche un secondo a riflettere sul fatto che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di Leo.

Quindi, in effetti, perché avvelenare un principe l’ultimo giorno di lavoro del suo assaggiatore?!

-C’era qualcuno non a conoscenza di questa informazione?- chiese la regina a Mildred, l’unica fuori dalla lista dei sospetti perché dopo mezzo secolo di onorato servizio si era guadagnata la fiducia di tutti, a palazzo.

-Sicuramente Anna, Mary, Jane e Dotty ne erano a conoscenza. Passano quasi tutto il tempo in cucina con Leonardo, un’informazione del genere non può essere loro sfuggita- spiegò Mildred, pensierosa.

-Confermo! Ha ripetuto l’informazione anche stamattina, mentre preparava i biscotti arcobaleno- Mary si unì alla conversazione, avvicinandosi ad Anna e a Jane.

-Qualcuno di voi aveva qualche… problema con Leonardo?- chiese la regina, in tono freddo.

-No!- risposero in contemporanea le tre cuoche.

-Gli abbiamo anche organizzato una festa d’addio prima che partisse- aggiunse Dotty, abbassando lo sguardo.

-Capisco… quindi i sospetti ricadono maggiormente sulle cuoche che non avevano un forte rapporto con Leonardo…- la regina iniziò ad osservare le altre ragazze, che si ritirarono.

-Mi perdoni, regina, ma Anna ha avuto di recente un alterco con Leonardo- si intromise una nuova cuoca, che francamente Chevel non conosceva molto bene, perché molto silenziosa e sulle sue.

-Che tipo di alterco, Sara?- chiese la regina, incalzandola, ma con uno sguardo che Chevel subito individuò come vittorioso.

Aveva intuito qualcosa.

Chevel brancolava ancora nel buio, e osservò Sara con curiosità, chiedendosi cosa mai potesse aver notato la regina in lei.

-Beh… gli ha confessato i suoi sentimenti, e lui l’ha respinta perché è sposato. Ha dei motivi per avercela con lui. Insomma, già provarci con un uomo sposato è piuttosto… beh…- Sara provò a buttare Anna sotto il carro, e Chevel intuì cosa la regina aveva notato.

Sara era stata un po’ troppo veloce nella sua accusa, come se se la fosse preparata.

Forse era solo veloce a riflettere, come Dotty.

Ma a differenza di Dotty non era stata veloce a riflettere e basta, ma ad accusare.

E c’era differenza.

-Non sapevo fosse sposato! Lo giuro! E non ho niente contro di lui! Anzi… è uno dei miei più cari amici! È gentile, disponibile, divertente, e…- Anna cominciò a difendersi, e poi scoppiò a piangere, ripensando all’avvelenamento che Leonardo aveva subito.

O era un’ottima attrice, o teneva davvero al cuoco come aveva detto.

A Chevel non piaceva nessuna delle due opzioni.

Dotty iniziò a darle qualche pacca sulla spalla.

-Non credo che sia stata Anna, se avesse voluto colpire il maes… Leonardo, avrebbe potuto farlo con le meringhe che gli ha preparato per il viaggio- si erse in sua difesa, usando la logica.

-Forse voleva colpire entrambi, o le è stato ordinato di colpire il principe e ha pensato di approfittare per colpire Leonardo- Sara continuò ad obiettare.

-Sembri molto sicura della tua teoria, Sara- la regina le lanciò un’occhiata poco rassicurante.

E la cuoca sembrò rendersi conto di essersi fatta un po’ troppo notare.

-Io… voglio solo che il responsabile di questo riprovevole atto sia portato alla giustizia!- si difese, alzando le mani.

-Mildred, Sara dov’era questa mattina?- la regina si rivolse alla capocuoca, che lanciò a Sara un’occhiata poco convinta.

-In cucina per tutto il tempo- rispose, pratica.

-No, aspetta un momento, io non ho niente a che fare con… non avevo nulla contro Leonardo, non avevo motivo di…- Sara provò a difendersi, agitandosi parecchio in fretta.

La regina la guardò qualche secondo, poi si rivolse nuovamente a Mildred.

-Chi non era in cucina durante la preparazione della colazione?- chiese, cambiando argomento.

Mildred indicò tre cuoche, che furono messe in un angolo, fuori dai sospetti.

-Chi aveva sentito Leonardo parlare del suo ruolo di assaggiatore per il principe?- chiese poi la regina.

Dotty, Anna, Mary e Jane furono le prime ad alzare la mano, con sicurezza. Non sembravano avere niente da nascondere.

Altre cuoche le seguirono, più incerte.

Alla fine, erano solo in quattro a non sapere di Leo, e si guardavano un po’ preoccupate, chiedendosi se questo le rendesse sospettate.

Vennero messe vicine, ma non separate dalle altre.

La regina fece altre domande.

Una dietro l’altra, che non sembravano neanche avere una certa attinenza tra loro.

Parlò dei ruoli in cucina, chiese delle preparazioni, chiese sul rapporto con Leonardo, e chiese anche delle famiglie delle cuoche.

Alcune domande, Chevel lo intuì, non avevano alcuna attinenza con l’avvelenamento, ma la regina le stava ponendo solo ed esclusivamente per controllare la reazione delle cuoche, che mano a mano iniziarono ad essere più reattive nelle loro risposte.

Tutte tranne Sara, che rispondeva sempre tra gli ultimi, e seguendo la maggioranza.

Anche alle domande semplici.

-Dotty, posso farti un’ultima domanda?- alla fine la regina si rivolse alla nuova cuoca, che aveva offerto grandi osservazioni durante quell’interrogatorio.

-Certamente, vostra maestà- Dotty si mise a disposizione, decisa.

-Sara ha mostrato particolare interesse verso Leonardo o il principe Daryan, questo periodo? Non solo oggi, ma anche nei giorni passati?- chiese la regina, osservando la reazione di Sara a quella domanda.

La cuoca sobbalzò, e si ritirò appena su sé stessa.

-Cosa?! Io non…- provò a difendersi, ma fu bloccata immediatamente da Dotty.

-Sì, negli ultimi giorni ha lavorato a stretto contatto con noi, e ieri, ad ora di pranzo, ha chiesto al maest…Leonardo quando sarebbe andato via. Leonardo ha risposto affermando che una delegazione del tempio l’avrebbe scortato e sarebbe giunta a palazzo dopo colazione- raccontò Dotty, guardando Sara con sospetto.

-Essere curiosa riguardo un collega che sta per andare via non mi rende colpevole. E comunque sapevano tutti che Leonardo sarebbe andato via dopo colazione!- si lamentò Sara.

-Quanti erano a conoscenza che Leonardo sarebbe andato via subito dopo colazione?- chiese la regina, rivolta a tutte le cuoche.

Nessuna alzò la mano.

Sara guardò le colleghe con incredulità.

-E quando pensavate che Leonardo sarebbe andato via?- chiese la regina, incuriosita.

-Prima di pranzo. Dopo colazione aveva intenzione di salutare la principessa Opal e le guardie reali- rispose Mildred. Anna, Mary, Jane e Dotty annuirono, insieme a qualche altra cuoca.

-Ce l’ha detto ieri sera, mentre pulivamo gli utensili della cena- spiegò Anna.

-Sara si era già ritirata nelle sue stanze a quell’ora- aggiunse Dotty, dando prova della sua memoria.

-Io non sapevo esattamente quando sarebbe andato via. Supponevo per ora di pranzo- rispose un’altra cuoca.

-Io pensavo la sera, dopo essersi preso il giorno libero- affermò un’altra.

-Sì, anche io!- 

Le donne avevano opinioni diversi, ma nessuna era dello stesso avviso di Sara.

E non perché Sara fosse meno informata di loro, ma perché era stata l’unica ad indagare al riguardo.

Ergo, era diventato ormai chiaro chi fosse la colpevole.

-Strano che la persona che meno conosceva ed era legata a Leonardo fosse così interessata ai suoi spostamenti- osservò la regina, con calma, avvicinandosi a tale sospettata chiaramente colpevole.

-Ho servito il palazzo per tre anni! Non potete fidarvi di una cuoca arrivata poche settimane fa e non di me!- provò a difendersi Sara, questa volta cercando di gettare Dotty sotto il metaforico carro.

Chi si difende accusando altri non è mai degno di fiducia, almeno non nel parere di Chevel, che la guardò storto, irritato dal suo atteggiamento.

-Qualcun altro può confermare le parole di Dotty?- chiese la regina, accogliendo l’obiezione.

Anna alzò la mano, così come due altre cuoche.

Un numero giusto, ed era chiaro che non stessero mentendo perché avevano dato risposte diverse durante l’interrogatorio precedente della regina.

-Ma comunque non prova niente! Io non mi sono avvicinata neanche lontanamente alle uova!- insistette Sara.

Alla regina brillarono gli occhi.

Dotty si girò verso Sara inarcando le sopracciglia.

E persino Chevel si rese conto dello scivolone della cuoca.

-Davvero? Perché proprio le uova? Io non ho mai detto che le uova fossero il cibo avvelenato- osservò la regina, con un sorrisino sornione e spaventoso.

Il poco colore rimasto sul volto di Sara sparì completamente.

-C_Cosa? No, lo ha… quando parlava con Anna… Anna ha preparato le…- Sara indicò la cuoca, che la fissava sconvolta.

-Le uova…oh, dei!- sussurrò, incredula, portandosi la mano alla bocca.

E con lo sguardo di tutti puntato contro, gli occhi di Sara iniziarono a saettare da una parte all’altra, come cercando un’uscita.

La regina fece un cenno a Chevel, che sull’attenti si avvicinò alla ragazza per trattenerla.

-In qualità di regina di Jediah, ordino che tu venga immediatamente portata in cella, dove risponderai per il tentato assassinio di…- iniziò ad enunciare, con una calma glaciale.

-No! No! Non sono stata io! Non potete farlo!- Sara provò a fare uno scatto verso la porta più vicina, ma venne trattenuta da Dotty, abbastanza da permettere a Chevel di afferrarle un braccio.

Nell’impatto, Dotty cadde a terra, ma non sembrò farsi troppo male.

-…dicevo… Per il tentato assassinio del principe Daryan, tu e chiunque abbia lavorato per te affronterà il massimo della pena prevista dalla costituzione di Jediah, sotto lo sguardo dei sette dei- continuò la regina, imperturbata.

Sara era terrorizzata.

Provò a liberarsi, ma la presa di Chevel era ferrea.

-Ma non volevo colpire il principe Daryan! Il veleno era indirizzato a Leonardo! Solo a Leonardo! Non era alto tradimento, lo giuro! Ho avvelenato solo un cuoco!- provò a difendersi, rivolta alla regina in tono supplicante.

La poca calma e professionalità di Chevel che era rimasta intatta si spezzò del tutto.

Sguainò la spada, e la puntò dritta al collo di Sara, irato dalle sue parole.

Come osava?! 

Come si permetteva?!

Parlava di Leo come se non significasse nulla, come se fosse una pedina sacrificabile. Come se… come se aver voluto avvelenare lui, invece del principe, in qualche modo redimesse il suo gesto.

Leonardo non era un oggetto.

Non era sacrificabile.

Era una persona, per tutti gli dei!

Una persona gentile, onesta, aperta e divertente, che tutto meritava fuorché finire nel melodramma della nobiltà.

E nessuno doveva permettersi di avvelenarlo! E soprattutto di parlare di lui in quel modo.

-Perché l’hai fatto?! Parla immediatamente, se non vuoi che la tua esecuzione venga anticipata e sia anche piuttosto dolorosa!- ordinò verso la cuoca, spingendo la lama del coltello più vicino alla sua gola, ma non abbastanza da ferirla, per ora.

Era un bluff, perché le esecuzioni erano bandite, ma questo Sara non doveva saperlo, giusto?

E francamente, Chevel era troppo furioso per misurare troppo le parole.

Sara impallidì, e iniziò a tremare.

-Io non… io non capisco…- iniziò a borbottare, le lacrime che scorrevano copiose sulle sue guance.

In quel momento la porta si aprì, ma Chevel non si distrasse, e continuò a fissare la cuoca.

Era tutto ciò che aveva nel suo campo visivo, quindi non sapeva chi fosse appena entrato, ma riconobbe immediatamente la voce del nuovo venuto.

-Che sta succedendo qui?- chiese infatti Daryan, allarmato.

Chevel non abbassò la spada, e notò Sara sgranare gli occhi, e puntarli verso la direzione di Daryan.

-È lei! È per lei che l’ho fatto! Mi hanno detto di farlo per lei!- esclamò, con urgenza, indicando tale punto.

E Chevel, nonostante il suo addestramento gli imponesse di concentrarsi sempre verso dove puntava la spada, non riuscì a fare a meno di lanciare un’occhiata alle sue spalle, non capendo a chi potesse riferirsi.

-Ma di che stai parlando?! Come osi?!- esclamò offesa una voce femminile, e Chevel riconobbe i capelli rosa confetto della semidea Yu.

-Chevel, lasciala andare- gli ordinò la regina, con una certa riluttanza.

Chevel abbassò la spada, ma rimase vicino, per intimidirla, e pronto ad afferrarla di nuovo se avesse tentato di scappare.

Dotty si era rialzata, e sembrava pronta a fare altrettanto.

-Parla, in che senso l’hai fatto per lei?- chiese Daryan, avvicinandosi a sua volta, ma poi ripensandoci e restando vicino a Yu, come preparandosi ad afferrarla nel caso avesse deciso di correre a sua volta.

La semidea gli lanciò un’occhiata assassina.

-Io… li ho sentiti… loro… la Storia… non so nulla!- Sara iniziò a borbottare, tremante e terrorizzare -Giuro che non so niente! Stavo solo eseguendo gli ordini!- esclamò, come se potesse in qualche modo salvarla dalla colpa.

-Ordini di chi?- chiese la regina, sbrigativa.

-Io…-

-I ribelli antimonarchici, suppongo- la incalzò Yu, avvicinandosi alla cuoca, tallonata dal principe Daryan.

Sara si guardò intorno, come se cercasse una via d’uscita, poi sospirò, e guardò Yu dritta negli occhi.

-Vogliono ottenere la tua attenzione, semidea. Per questo mi hanno chiesto di addormentare Leo- alla fine spiegò il suo intento.

Yu si irrigidì, e strinse i pugni.

-Addormentare Leo?- chiese la regina, che non era al corrente degli ultimi sviluppi.

Neanche Chevel lo era, e lanciò alla colpevole un’occhiata incuriosita.

-La pozione…- cominciò a spiegare Sara, ma venne interrotta da Daryan.

-Il veleno addormenta colui che lo ingerisce, ma su Leo…- la sua voce si spezzò -…dobbiamo sbrigarci a trovare un antidoto- disse solo, provando a recuperarsi.

Chevel lo conosceva molto bene, e capì immediatamente sia quello che intendeva dire, che il suo stato emotivo in quel momento.

La rabbia che provava nei confronti di Sara, e anche della semidea, responsabile indiretta del fatto, aumentò.

-Dov’è l’antidoto?!- incalzò la cuoca, facendosi più minaccioso possibile.

-Non ce l’ho!- rispose immediatamente Sara.

-Essere condannata per tentato assassinio è molto meno spiacevole di essere condannata per assassinio. Dov’è l’antidoto?!- insistette la regina.

Daryan sobbalzò sentendo nominare l’assassinio, ma cercò di non farlo vedere.

-Non ce l’ho! E non lo daranno a me! Non ho modo di recuperarlo!- urlò Sara, la voce spezzata dai singhiozzi.

-Ma sai come recuperarlo! Parla!- la pressò Yu, avvicinandosi determinata.

-Solo una persona può recuperarlo, semidea Yu- borbottò Sara, a denti stretti, guardandola dritta negli occhi.

-Basta, mi sono stancata di questo atteggiamento! Chevel, portala nelle segrete. Vediamo se dopo qualche ora in isolamento avrà più voglia di collaborare- la regina chiuse il discorso, e incoraggiò il cavaliere a portarla via.

Chevel la prese per un braccio.

-Vi ho detto tutto quello che so!- si lamentò Sara, continuando a fissare Yu anche mentre veniva trascinata via.

-Allora non sei affatto utile. Semidea Yu, come è coinvolta lei con i ribelli antimonarchici? E qual è il suo rapporto con Leonardo?- la regina surclassò Sara, e si rivolse a Yu, che non la stava degnando di attenzione, e continuava a fissare la colpevole con sguardo indecifrabile.

-Sai come ottenere l’antidoto?- chiese Daryan, cercando il suo sguardo.

Chevel uscì dalla stanza prima di poter sentire la risposta.

E francamente, non voleva sentirla.

Non voleva sapere nulla di quella storia.

Faceva troppo male.

Chevel odiava sentirsi impotente.

E più informazioni otteneva su quella situazione, più impotente si sentiva.

-Cosa mi faranno?- chiese Sara, in un sussurro, una volta raggiunte le segrete del castello.

Chevel non le rispose, e si limitò a continuare a trascinarla.

-Io non volevo ucciderlo. Volevo solo addormentarlo!- continuò a difendersi Sara.

Chevel non rispose.

Le sue scuse non gli interessavano.

Cercò la cella più lurida e scomoda delle segrete.

-E comunque è solo un cuoco… non possono darmi il massimo della pena. Non sarebbe giusto! Leonardo non è nessuno di importante!- continuò la ragazza, ormai più borbottando tra sé e cercando di autoconvincersi che conversando con Chevel, che però sentì tutto, e si irritò maggiormente.

-Colpire una persona innocente, inerme e generosa non abbassa le tue colpe, anzi, dovresti vergognarti!- sbottò infine, aprendo la prima cella che trovò, e sbattendoci dentro la ragazza, che cadde a terra per la forza d’impatto.

-Ma si può sapere perché siete tutti così innamorati di un cuoco pasticcione arrivato un mese fa?!- esclamò Sara, incredula, stringendosi su sé stessa.

Chevel non rispose.

La sua gola si era stretta completamente al sentire la parola con la I.

Innamorato? Lui?

Lui non tollerava Leonardo il cuoco.

Leonardo era insopportabile.

E rumoroso.

E irruento.

E… sposato.

E se anche non fosse stato sposato, Chevel non poteva essere innamorato di lui, perché era chiaro che il principe Daryan nutrisse dei sentimenti nei suoi confronti.

E il principe Daryan veniva sempre al primo posto.

Sempre.

Eppure, in quel momento…

Appoggiato alla porta chiusa della cella, cercando delle obiezioni da fare, la riflessione interiore di Chevel venne interrotta da una voce in lontananza.

-Sta zitto! E parla solo per rispondere alle mie domande!- aveva appena urlato una voce conosciuta ma irriconoscibile, con tono irritato.

Chevel dimenticò completamente Sara, ormai chiusa in cella, e si avvicinò verso la fonte di tale voce.

A poche celle di distanza, vagamente illuminato da una torcia, c’era infatti Persian, e stava parlando con un prigioniero.

-Ti sfugge una piccola cosa, criminale da strapazzo…- rispose ad un commento del prigioniero che Chevel non aveva sentito da lontano -…io sono di Lumai, e la dea Laasya è molto più morbida in fatto di torture. Quindi ti conviene dire tutto quello che sai- lo minacciò.

Chevel lo fissò a bocca aperta.

Non aveva mai visto Persian perdere la calma in quel modo.

Era sempre stato solo il sorridente e goffo bibliotecario che non sembrava possedere una spina dorsale.

Ma Chevel doveva ammettere che vederlo così era… interessante.

 

Persian era piuttosto turbato da quella situazione.

Ma sapeva di non potersi permettere di perdere tempo.

Perché trovare un antidoto era la cosa più importante al momento, ed era estremamente urgente.

Però… non sembravano esserci novità, e le conoscenze chimiche di Persian lo portavano solo fino ad un certo punto, così come e sue ricerche tra i libri.

-Novità?- chiese Fenja, promettente giovane apprendista e figlia del medico più esperto e affidabile dei sette regni, avvicinandosi con una provetta e sbirciando il libro che Persian stava consultando.

-Niente di utile. Aiuterebbe sapere chi ci sia dietro l’attacco, potremmo ottenere informazioni in modo più efficiente- rispose Persian, senza guardarla, e continuando a sfogliare pagine.

-Potrebbe anche aiutare a trovare un antidoto già pronto… gli unici che io e mio padre stiamo riuscendo a creare ci mettono troppi giorni a fermentare completamente e amalgamarsi- spiegò Fenja, agitando la fiala che aveva in mano e osservandone il colore con sopracciglia aggrottate.

Persian si sistemò gli occhiali sul viso, pensieroso.

-Forse dovrei andare dalla regina e chiedere se ci sono novità sul colpevole- borbottò, dopo qualche secondo di riflessione.

-Ci è stato riferito che una volta trovate nuove informazioni, ci verranno comunicate seduta stante per aiutarci nel nostro compito, è meglio non allontanarsi da qui per il momento- gli suggerì Rayce, dal tavolo accanto, facendo cenno alla figlia di raggiungerlo.

Fenja eseguì, e Persian tornò ai suoi libri.

Ma la sua mente continuò a muoversi.

Chi poteva aver attaccato il principe Daryan?

La persona più indicata era senz’altro il principe Victor, che proprio il giorno prima era stato ospite a palazzo e si era comportato in maniera a dir poco indecente.

Ma per quanto indecente, il principe Victor non era stupido, e sapeva perfettamente che avvelenare il principe Daryan subito dopo una visita avrebbe soltanto inasprito i rapporti tra i due regni e causato una guerra.

E lui era un tipo che le guerre le dichiarava, non le faceva dichiarare.

Inoltre, sapeva perfettamente che il principe Daryan aveva un assaggiatore reale.

Forse voleva colpire l’assaggiatore per lanciare un messaggio.

No, non aveva senso! Se avesse voluto lanciare un messaggio del genere non avrebbe usato un veleno così complesso e non letale (per chiunque tranne Leonardo, evidentemente).

No, non poteva essere stato il principe Victor.

Ma allora chi altro?

La famiglia reale aveva parecchi nemici.

Alcune famiglie nobili, gli antimonarchici, i…

Un momento.

Il veleno.

Era un veleno per addormentare, non per uccidere.

Quindi l’avvelenamento non era a fine assassino, ma era palesemente stato fatto per lanciare un messaggio.

Un messaggio a qualcun altro.

Magari per attirare l’attenzione di qualcuno.

Ma chi?

Da parte di chi?

Quale messaggio?

E perché colpire il principe Daryan, se era la persona che più poteva rispondere ad eventuali messaggi indirizzati alla famiglia reale?

Se gli avvelenatori volevano lanciare un messaggio alla famiglia reale avrebbero senz’altro provato ad avvelenare la principessa Opal, non il principe Daryan.

A meno che…

Forse non era il principe Daryan la persona che volevano avvelenare.

Forse era… Leonardo.

Dopotutto le cuoche sapevano che Leonardo fosse l’assaggiatore del principe Daryan.

Forse volevano lanciare un messaggio a qualcuno di vicino a Leonardo, che potesse rispondere.

E distrarre l’attenzione di tutti gli altri fingendo si trattasse di un attentato al principe.

Leonardo era una persona misteriosa, dopotutto.

E Persian l’aveva visto spesso fraternizzare con semidei.

Ma chi poteva essere il mandante della non esecuzione?

…semidei.

La Storia…

-BINGO!- Persian raggiunse l’illuminazione, e tirò un pugno sul tavolo, in segno di vittoria.

Rayce e Fenja sobbalzarono e si voltarono a guardarlo, speranzosi.

-Hai trovato un antidoto?- chiesero insieme.

-No, ma forse so a chi chiedere!- esclamò Persian, alzandosi in piedi, e uscendo dalla biblioteca senza dare il tempo ai due medici di obiettare in alcun modo.

Direzione: segrete del palazzo.

E non ci mise molto a trovare la persona che cercava, dato che al momento gli unici prigionieri erano cinque uomini catturati dopo l’ultimo attacco al castello da parte dei ribelli antimonarchici.

E di questi cinque, una persona aveva mostrato un certo interesse per Leo, in passato.

Persian raggiunse in fretta la cella di quello che voi lettori conoscete come il capo, ma che Persian conosce come Antonio, dato che si era già trovato ad interrogarlo, in passato, dopo il tentativo di rapimento della principessa e la pugnalata a Leonardo.

-Non ho niente da dire! Quindi, se non sei qui per liberarmi, puoi anche andartene- lo accolse Antonio, senza neanche guardarlo.

Era sdraiato sulla sua branda, e fissava il soffitto con sguardo corrucciato, come se gli avesse fatto un torto personale.

-Ho una domanda sulla vostra missione- Persian non si fece intimidire, e si avvicinò alla porta delle cella, sperando di ottenere un minimo di collaborazione.

-Ho già detto tutto quello che ero disposto a dire- Antonio non sembrava disposto a collaborare.

-Ma non hai detto niente- borbottò Persian, ricordando quanto poco utile fosse stato.

Antonio sorrise tra sé, e si girò finalmente verso il bibliotecario, con espressione strafottente.

-Appunto. Gira al largo, quattrocchi! Non mi interessa quello che vorrete farmi, ma io non ho intenzione di tradire la mia gente. Il nostro scopo è nobile, e il nostro intento è puro! Non possiamo fallire e non falliremo. E di certo non darò informazioni- enunciò, con enfasi.

Persian roteò gli occhi, per niente impressionato dal monologo.

-Pensi che non sappia qual è il vostro intento? State tentando di cambiare la Storia, e il nome di antimonarchici è una copertura quando in realtà vi ribellate alle divinità. Non pensare che i tuoi piani mi siano estranei. Sono qui per chiederti di Leonardo- Persian andò dritto al punto, per niente intenzionato a perdere tempo e girare troppo intorno alla questione.

-Chi?- Antonio inarcò le sopracciglia.

-Leonardo, il cuoco che hai pugnalato- spiegò meglio Persian.

Antonio sgranò gli occhi, e si alzò di scatto.

-Il cuoco! Perché, cosa vuole?!- chiese, guardandosi intorno allarmato.

Persian non fu molto felice della sua reazione. Non sembrava a conoscenza dell’avvelenamento, né della sua stessa esistenza.

Normale, dopotutto era in cella da parecchio tempo, ormai.

Persian decise di cambiare domanda.

-Stavate cercando la semidea Yu, non è così? Per questo avete tentato di rapire la principessa Opal. Uno dei tuoi compari ci ha informato. Perché siete così interessati ai semidei?- chiese, optando per prenderla larga e ottenere informazioni più generali.

C’erano cose che gli sfuggivano, ma era certo che gli antimonarchici c’entrassero qualcosa in quella situazione.

-Non sono tenuto a risponderti- Antonio, purtroppo, non voleva collaborare.

-Se non mi rispondi chiamo Leonardo il cuoco- Persian tentò un bluff, pensando a come aveva reagito poco prima.

Antonio esitò parecchio, guardandosi intorno preoccupato.

-I semidei sanno quasi tutta la Storia. E conoscere la Storia ci permetterà di cambiarla! Per questo cerchiamo di catturarne il più possibile. E se anche non la dovessero conoscere, tenere in ostaggio i semidei attirerà sicuramente l’attenzione dei loro genitori- spiegò dopo qualche secondo di incertezza, quasi tra sé, e sicuramente non intenzionato a ripetersi.

Ma Persian aveva sentito tutto, ed era proprio come aveva supposto: cercavano di catturare i semidei.

E Leo probabilmente era finito nel mirino perché aveva interagito con loro durante il ballo.

-E che tu sappia, avete accesso a veleni e antidoti per addormentare e risvegliare una persona a piacere?- Persian si permise il lusso di essere più diretto con le domande.

Antonio fece un sorrisetto che non prometteva nulla di nuovo.

Non rispose.

-Ti ho fatto una domanda- insistette Persian, più determinato. Non gli piaceva usare la voce grossa, ma non significava che non lo sapesse fare.

-Oh, l’ho sentita. Ma non capisco cosa speri di ottenere da me- la voce e l’atteggiamento di Antonio mostrarono chiaramente che si sentiva all’improvviso in vantaggio.

Era tornato strafottente e poco collaborativo.

-Se non rispondi…- Persian provò a minacciarlo, ma Antonio lo interruppe, scuotendo la testa.

-Dubito che il cuoco verrà in tuo soccorso, e spero davvero che non si svegli più. Dopo quello che mi ha fatto se lo merita- gongolò, rimettendosi seduto sulla sua branda come se fosse un letto di lusso.

Persian perse la poca pazienza che gli era rimasta.

-Sta zitto! E parla solo per rispondere alle mie domande!- urlò, sbattendo la mano contro la porta della cella per attirare la sua attenzione.

-Non serve a niente scaldarsi, quattrocchi. So perfettamente le leggi di Jediah contro la tortura, quindi non hai più alcun modo di spaventarmi- Antonio scosse la testa.

La rabbia di Persian aumentò.

E la sua ragionevolezza venne sepolta completamente.

-Ti sfugge una piccola cosa, criminale da strapazzo: io sono di Lumai, e la dea Laasya è molto più morbida in fatto di torture. Quindi ti conviene dire tutto quello che sai- lo minacciò, con molta più sicurezza.

-Stai senz’altro bluffando. Figuriamoci se un tipo come te sarebbe mai capace di torturare qualcuno. Non sapresti neanche da dove iniziare- Antonio cercò di non farsi intimorire, ma si raddrizzò sulla branda, sull’attenti.

Persian fece un sorrisino poco rassicurante, e i suoi occhi vennero coperti dagli occhiali, che si fecero d’improvviso riflettenti, trasformandolo in un anime villain.

Era il momento di sfoggiare tutte le sue conoscenze in fatto di storia e libri fantasy.

-Non ti fidi, eh? Io partirei da una bella corda. Può sembrare poco spaventosa, ma fidati che legata nei posti giusti può essere capace di meraviglie. Meraviglie per me che la lego, non per te…- Persian cominciò un lungo sproloquio sulle armi di tortura, scendendo in dettagli via via sempre più macabri che per motivi di rating non posso trascrivere.

-…per non parlare della culla di Giuda. Ohh, una delle torture non letali migliori, devo dirlo. Praticamente c’è questa base appuntita, corde, pesi, e… insomma, puoi capire dove si dovrebbe infilare il…- Persian si stava davvero scaldando.

-Basta, basta! Per tutti gli dei, ma che schifo!- Antonio provò a fermarlo, coprendosi le orecchie.

Era diventato via via sempre più disgustato e spaventato mano a mano che Persian continuava a parlare, ritirandosi maggiormente il più lontano possibile dall’uomo, al limite della cella.

E alla fine aveva davvero ceduto.

-Spaventato? Eppure ho solo iniziato. Allora, vuoi parlare o no?- Persian lo incoraggiò, avvicinandosi il più possibile alla cella, fino a rischiare in incastrarsi la testa tra le sbarre.

-Io… non…- Antonio aveva ancora qualche remora.

Probabilmente non credeva che un tipo come Persian avrebbe avuto la forza fisica di mettere in atto le torture che aveva raccontato.

Anche se solo descrivere tali torture era una tortura di per sé.

-Allora, vuoi parlare?- una voce nell’ombra fece sobbalzare entrambi.

Persian si girò verso la direzione dalla quale era venuta, e sobbalzò maggiormente quando dall’ombra arrivò la figura possente e corrucciata di Chevel.

Oh no! 

Perché proprio Chevel?!

A qualunque altra guarda avrebbe potuto assicurare che stava solo bluffando per ottenere informazioni, ma Chevel era rigido, uno spione, e odiava Persian, quindi sicuramente sarebbe saltato sull’occasione di parlare male di lui al principe Daryan.

Non che Persian temesse di essere licenziato, o temesse il giudizio del principe Daryan, ma non voleva che Chevel gli facesse una paternale o parlasse male di lui in giro.

Prima che potesse accoglierlo con una frase seccata, Chevel si rivolse al prigioniero.

-Allora, vuoi parlare, o vuoi affrontare la culla di Giuda? A te la scelta, perché ho parecchie corde che possono servire al processo- lo minacciò, facendo un gesto eloquente con la mano.

Persian era senza parole.

Chevel lo stava spalleggiando?!

La situazione era più grave di quanto pensasse.

Antonio rabbrividì, e si strinse al muro, chiudendo inconsciamente le gambe.

-Dei, basta! Okay, okay… non è che io abbia molto da dire! So che abbiamo parecchie armi uniche nel nostro arsenale, tra cui numerosi veleni di cui solo noi abbiamo l’antidoto, ma non ho idea di dove trovare un antidoto, al momento, perché le basi dei ribelli cambiano ogni mese, quindi hanno cambiato base dopo la mia cattura- iniziò a cantare come un uccellino.

Purtroppo non diede informazioni utili.

-Se questo è tutto ciò che sai, potrei prendere le corde solo perché ci hai fatto perdere tempo- Chevel scosse la testa, e continuò a minacciarlo.

Persian era estremamente ammirato e sorpreso da quanto in fretta si fosse adattato alla strategia di Persian.

Wow…

Cercò di non dare troppo a vedere il suo stupore, e annuì, spalleggiando le parole di Chevel.

-No, no, aspettate… ho un’informazione. Non so quanto sarà utile contro il veleno, ma… Leonardo, il cuoco, lui… lui non è nella Storia!- Antonio esclamò, frettolosamente.

Sia Persian che Chevel si ammutolirono.

Chevel fu più veloce a riprendersi.

-Non dire sciocchezze. Tutti sono nella Storia, in un modo o nell’altro! E poi che ne sai tu della Storia?!- scosse la testa, non credendo ad una parola.

-Ne ho letta una parte, riguardo all’attacco alla principessa. Purtroppo c’era scritto solo che io e il mio gruppo l’avremmo trovata, e non sono riuscito a leggere l’esito, ma… non c’era nessun cuoco con lei. Per questo all’inizio pensavo di aver sbagliato posto. E poi… non c’è nessun benedetto nella Storia. Di questo sono certo. E quel tizio… quel tizio è un’incognita, forse persino agli dei- insistette Antonio, rabbrividendo appena.

Certo, per essere una persona che odiava la Storia con tutto sé stesso, sembrava parecchio spaventato all’idea di qualcuno che non compariva al suo interno.

E non aveva motivo di mentire.

Probabilmente non sarebbe neanche mai riuscito ad elaborare una bugia del genere, perché la sola idea di una persona che non compariva nella storia era del tutto inaudita.

Persian lanciò un’occhiata a Chevel, che lo guardò interrogativo.

Il bibliotecario decise di non pensarci, per il momento.

-Dov’era la vecchia base dei ribelli?- chiese, tornando ai fatti.

-Siamo ai confini con Valkrest, in una grotta. O almeno lo eravamo prima. Ma abbiamo delle piccole sedi anche a Jediah, nei quartieri poveri, e nel resto dei sette regni- spiegò Antonio, abbassando la testa.

Era abbastanza.

-Grazie della tua collaborazione- Persian gli sorrise, allontanandosi dalla cella e iniziando ad avviarsi all’esterno.

-Terremo le corde in caldo, sta attento!- Chevel fece un’ultima minaccia verso Antonio, che si ritirò spaventato, e poi tallonò Persian, diretto verso l’uscita.

L’atmosfera si fece imbarazzante in pochi passi.

-Ehm… gra…- Persian provò a rompere il silenzio, ma Chevel lo interruppe con foga.

-Davvero a Lumai usano questi metodi orripilanti?! Ma che razza di regno è?!- si infiammò, mostrando tutto il suo disgusto.

Persian si ritrovò ad arrossire appena per aver mostrato conoscenze così rivoltanti.

-Beh, no… molte torture vengono dai libri, in realtà. E comunque non avrei mai messo in pratica nulla, ovviamente- mise immediatamente le mani avanti.

-Vorrei ben vedere. È illegale qui a Jediah, e poi… non mi piaci, e lo sai…- Chevel iniziò un discorso.

-Grazie, eh…- borbottò Persian, irritandosi. Il non affetto era reciproco, uff.

-…ma non sei tipo da torturare la gente. Non sei così crudele- concluse Chevel, più o meno facendogli un complimento.

Più meno che più.

-Non sono crudele, punto!- si difese Persian.

Era una brava persona che cercava di fare del suo meglio.

Le sue conoscenze in fatto di torture non lo rendevano un mostro.

Dopotutto aveva lasciato Lumai proprio per allontanarsi da quell’ambiente.

La dea Laasya non si esprimeva mai riguardo le ingiustizie che capitavano in quel regno.

E le ingiustizie capitavano fin troppo frequentemente.

-Beh…- Chevel sembrò sul punto di obiettare che un lato di Persian era davvero crudele.

E il bibliotecario sapeva già cosa avrebbe ricacciato.

Persian gli diede una leggera spinta per fermarlo.

Tsk, certo che se le legava al dito, le piccole cose!

Chevel sembrò trattenere un sorrisino.

Ma forse era solo Persian che stava vedendo quello che voleva vedere.

-Cambiando argomento… tu gli credi, su… su Leonardo?- Chevel si fece più incerto e serio.

Persian non sapeva come rispondere.

Fecero qualche metro in totale silenzio.

-Non… non è importante- disse infine, scuotendo la testa, e decidendo di non pensare a cosa sarebbe successo se quelle accuse fossero state vere.

-Come può non essere importante?! Se Leo non fa parte della Storia dobbiamo…- Chevel iniziò a scaldarsi.

Persian lo interruppe subito.

-Non dobbiamo dirlo a nessuno!- esclamò, deciso, prendendo il cavaliere per le braccia e guardandolo dritto negli occhi.

Chevel sembrò preso in contropiede da tale presa di posizione, ma si scansò subito.

-Dobbiamo dirlo al principe Daryan!- esclamò, deciso.

-Leo potrebbe finire nei guai, e non sto parlando di guai con la famiglia reale…- Persian anticipò l’obiezione che Chevel sembrava stesse per fare -…dico guai con gli dei. Cerchiamo di ignorare la cosa. Se Leo non è nella Storia… sono affari suoi. L’importante è sapere che è degno di fiducia, ed entrambi sappiamo, dopo averlo conosciuto, che è degno di fiducia, e non farebbe mai del male alla famiglia reale- Persian spiegò le sue ragioni, tenendo la voce più bassa possibile per non attirare attenzione indesiderata.

Chevel rimase qualche secondo in silenzio, poi sospirò.

-D’accordo, sarà il nostro segreto. Ma quando Leo si sveglierà, perché Leo si sveglierà… cerchiamo di tenerlo d’occhio- Chevel trovò un compromesso, Persian annuì, sorridendo all’ottimismo del cavaliere.

-Andiamo a cercare l’antidoto! Non abbiamo molto tempo- Persian si rimboccò le maniche, e aumentò il passo, deciso a controllare ogni vicoletto di Jediah per trovare una base dei ribelli antimonarchici e recuperare l’antidoto.

Per poco non andò a sbattere contro Fenja, che era corsa fuori dalla biblioteca con foga.

-Oh, scusa, Persian- la ragazza si rimise in equilibrio a fatica.

Persian era stato per fortuna afferrato al volto da Chevel, che l’aveva rimesso in piedi senza sforzo.

-Cosa succede, Miss Wallin?- chiese il cavaliere, sorpreso da quella veemenza.

-È arrivata una lettera davvero importante. E… devo correre immediatamente dal cuoco!- Fenja iniziò a spiegare, ma poi si ricordò il motivo della sua fretta e corse via prima che i due uomini potessero indagare.

Persian e Chevel si lanciarono un’occhiata preoccupata.

 

Opal era piuttosto turbata, al momento.

Era al capezzale di Leo da poco, in realtà, ma era come se fossero passati giorni interi, e non sapeva cosa pensare di tutta quella situazione.

Non riusciva a credere che qualcuno avesse tentato di avvelenare suo fratello.

E non riusciva ad accettare che proprio Leo ci fosse finito in mezzo.

Nonostante sapesse di non avere colpe, si sentiva in colpa.

Perché aveva sperato con tutte le sue forze che in qualche modo Leo restasse a palazzo. Aveva pregato, aveva concentrato ogni singola energia verso quel desiderio.

E alla fine si era avverato, nel modo peggiore di tutti.

Opal non voleva che Leo stesse male.

Teneva a lui come se fosse suo fratello.

E l’idea di lasciarlo andare e non vederlo mai più era praticamente impossibile da accettare, per lei.

Perché sì, lei era convinta, dal profondo del suo cuore, che nel momento in cui Leo sarebbe uscito da palazzo, lei non l’avrebbe visto mai più.

Perché era certa che Leo non sarebbe tornato a casa a Lumai, ad una distanza accettabile.

No, Leo sarebbe tornato a casa, in un altro mondo, da dove proveniva, e dove la semidea Yu, con il supporto del dio Jahlee, probabilmente, l’avrebbero rimandato senza farlo mai più tornare nei sette regni.

Opal non era stupida.

Era giovane, sempre allegra, e molto ottimista. Fingere di essere inerme era il modo migliore per non far capire ai suoi avversari la sua vera forza.

Ma non era stupida.

Anzi, era molto percettiva, e aveva notato i segnali.

I vestiti strani con i quali era comparso, dal nulla, nella trappola.

La sua completa confusione riguardo quel mondo.

Le sue conoscenze culinarie fuori dal mondo.

E poi… beh… Opal non era neanche cieca.

Il primo giorno di lavoro, Leo aveva fatto cadere dei libri, e ne aveva rubato uno su Lumai.

Nessuna spia nemica sarebbe stata così sciocca da andare sotto copertura e fingere di essere di Lumai… senza conoscere nulla di Lumai.

Quindi Leo poteva solo venire da un altro mondo.

Cosa che era stata confermata quando Jahlee l’aveva benedetto, e la semidea aveva mostrato un interesse particolare nei suoi confronti.

La semidea perduta che non si vedeva da anni, e il dio che esiliava i criminali negli altri mondi poiché patrono dei viaggi dimensionali.

Leo veniva sicuramente da un altro mondo.

E sicuramente stava per ritornarci.

Probabilmente da sua moglie.

Sempre che avesse davvero una moglie, nel suo mondo.

Ma magari lì i matrimoni non avevano la stessa importanza che nei sette regni, una parte di Opal voleva ancora sperare che Leo e suo fratello potessero un giorno stare insieme.

Ma non era un desiderio fondamentale.

Non le importava se Leo diventasse suo cognato.

E non le importava se Leo restava.

Ora come ora, voleva solo che Leo si svegliasse il prima possibile, e che stesse bene.

Se c’era una persona che si meritava ogni bene, quello era Leo.

Meritava una vita tranquilla, felice, e piena di cibo ben cucinato e non avvelenato.

Era meglio se restava lontano dai drammi, reali e non, dei sette regni.

-Ti prego, ti prego, Leo… svegliati presto- gli sussurrò, tenendogli stretta la mano tra le sue, anche se non credeva che le sue parole piene di speranza potessero effettivamente servire a qualcosa.

Era ottimista, ma non ingenua.

Per sua fortuna, qualcuno sembrava averla a cuore, perché pochi secondi dopo aver detto quella frase e aver chiesto quel miracolo, la porta della stanza si aprì di scatto.

Alex, la guarda affidata a controllare la situazione, si mise immediatamente in protezione, ma ad entrare era stata Fenja, la dottoressa, che senza fiato stringeva un mano una fiala e una lettera.

-È… è arrivata una lettera… è… l’antidoto… l’antidoto è arrivato- spiegò, senza fiato, agitando la fiala.

Opal si alzò di scatto.

-È sicuro? È l’antidoto? Ne sei certa?- chiese, sperando di non darsi troppe speranze.

-Mio padre l’ha controllato, ed è sicuro. Dobbiamo somministrarglielo subito- spiegò Fenja, recuperando le forze, e avvicinandosi al letto.

Alex la fermò.

-Principessa, la lascio procedere?- chiese, rivolta ad Opal, che annuì.

-Possiamo fidarci di loro, se Sir Wallin dice che è sicuro, è sicuro- fece cenno al cavaliere di spostarsi, e Alex eseguì, lanciando un’occhiata preoccupata e speranzosa verso Leo.

Fenja ci mise poco a somministrare l’antidoto.

-Quanto ci vorrà per ottenere risultati?- chiese, avvicinandosi appena ma non osando farlo troppo per non rischiare di creare problemi all’operazione della dottoressa.

-Dipende. Solitamente qualche minuto, ma viste le condizioni di Leonardo, il suo corpo potrebbe essere troppo provato per stare sveglio a lungo- spiegò Fenja, in tono pratico, osservando il cuoco per controllare l’effetto che l’antidoto stava sortendo su di lui.

-Bene, speriamo che…- Opal fece altrettanto, e cercò di tirare fuori una frase ottimista.

Venne interrotta quando Leo si alzò di scatto, spaventando le tre persone nella stanza, che si ritirarono appena, sorprese dalla velocità.

-Le mandorle vanno triturate di più prima di metterle nell’impasto!- borbottò in modo poco coerente, prima di crollare di nuovo sul letto.

Dopo qualche secondo di totale sbigottimento, Opal fu la prima a riprendersi, scoppiando a ridere.

-Leo è tornato!- affermò, con gioia, prima di mettersi a piangere in contemporanea.

Quella tremenda ordalia, durata poche ore, era finalmente giunta a termine.

Leo si sarebbe ripreso in fretta.

Era salvo.

Era al sicuro.

Quello che sarebbe successo da quel momento in poi era irrilevante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo capitolo non sembra un capitolo di Rainbow Cookies.

Cos’è questa serietà? Perché così tanta introspezione? Intrighi, inganni, tradimenti… ma che è, Game of thrones?!

Eh… senza Leo, Rainbow Cookies non è veramente Rainbow Cookies, e infatti è stato difficile questo capitolo da scrivere.

Ma almeno alla fine si è svegliato.

Allora… un sacco di punti di vista, e finalmente sappiamo esattamente cosa pensano di Leo i personaggi principali.

Avevamo avuto un’infarinatura su Daryan e Giada, ma non dopo il ballo.

Pare che Daryan non abbia evitato Leo perché arrabbiato con lui, ma era per rispetto nei suoi confronti.

Altro che Victor!

Poli opposti.

E si sente anche il colpa, poverino, perché pensa di aver attirato l’ira di Laasya e che ciò che è successo a Leo sia il suo karma negativo.

Povero Daryan che non sta capendo nulla!

Giada, al contrario, inizia a capire sempre di più la situazione, e non le piace per niente. Chissà cosa ha fatto dopo aver scoperto che Leo è stato avvelenato a causa sua?

Vi aspettavate questo colpo di scena?

Passando a Chevel… tsunderissimo!! 

E Persian è capace di grande forza (e grande bluff).

E loro due insieme mi fanno salire la ship, eheh (e penso anche a due di voi perché due persone li hanno votati tra le ship preferite).

E Opal… OPAL MA CHE CAVOLO?! HAI CAPITO TUTTO E NON DICI NULLA?! TUO FRATELLO È IN CRISI!!

Lo fa per rispettare Leo, ma forse avrebbe dovuto parlare.

Praticamente tutti sanno che Leo è un outsider tranne Daryan.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più di quanto sia piaciuto a me scriverlo (non mi andava per niente) e non vedo l’ora di andare al prossimo, onestamente.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

   
 
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