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Autore: RedSonja    03/06/2022    0 recensioni
Saren Arterius è un assassino, con una lunga carriera alle spalle e una ancora più lunga lista di regole, nella vita privata così come sul lavoro. Non segue altra legge se non il suo codice personale, al centro un unico imperativo: niente legami, per nessuna ragione.
Nihlus Kryk è un giovane Spettro, con un passato tormentato, un futuro incerto e un unico scopo: lasciare la Galassia un posto migliore di come l'abbia trovato. Con qualsiasi mezzo necessario.
Un insolito incarico li porta ad incrociare le proprie strade, costringendoli ad una fragile cooperazione, mentre dagli abissi dello spazio l'ombra di un'antica minaccia si fa sempre più lunga.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Saren Arterius
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer: I personaggi principali e l'ambientazione della storia non sono di mia proprietà, ma appartengono alla BioWare e all'universo di Mass Effect. La storia in questione non ha scopo di lucro.

 

Regola numero uno: seguire sempre il piano


Zador Laqk era al decimo giro della stanza in cui si era chiuso cinque giorni prima; avanti, indietro, pausa, invettiva, ripetere. Così, sempre lo stesso schema, almeno tre volte al giorno.
Le guardie del corpo, due commando asari con equipaggiamento leggero, se ne stavano in disparte, la prima appoggiata alla parete di fronte alla finestra, l'altra seduta sul bracciolo del sofà sdrucito; l'atteggiamento noncurante avrebbe ingannato un principiante, ma non lui.

Vent'anni passati con un fucile in mano ti insegnano a guardare i dettagli: il bagliore blu sul palmo della mano della guardia di sinistra, ad esempio
Zador non era l'unico i cui nervi erano stati messi a dura prova da quella situazione.
Era, però, l'unico che non cercava nemmeno di nasconderlo. 

Non provava un briciolo di empatia per quell'essere privo di spina dorsale.

Poteva capire, però, il nervosismo delle asari: avevano avuto la sfortuna di accettare un incarico che si era complicato in modo imprevisto, una condizione che gli era capitato di sperimentare almeno un paio di volte nel corso degli anni; certo, la vera abilità si mostrava in situazioni come queste: ribaltare a proprio favore uno scenario senza vie di fuga era il pane quotidiano di chi si trovava a vivere sulla linea di tiro.

Perlomeno di quelli che riuscivano a sopravvivere.

Per come la vedeva lui, l'unica soluzione per uscirne sarebbe stata la più semplice: eliminare la zavorra e filarsela, non prima di essersi portate via il datapad del volus come assicurazione in vista di eventuali... controversie.  Laqk lavorava da solo, ma non si aspettava che delle mercenarie si fossero messe a fare ricerche approfondite per quello che, sulla carta, era il lavoro del secolo.

Ripensandoci, non c'era nessuno in quella stanza per cui provasse compassione. 
L'incompetenza lo irritava, e al momento era l'unico spettacolo che gli veniva offerto.

Il che era effettivamente un problema, visto che non poteva portare a termine il contratto nel modo più rapido possibile. Cambiare i piani era una seccatura, e con quello ci poteva pure convivere, la questione di fondo era che improvvisare comporta sempre dei rischi, e questo Saren non poteva permetterselo

Non quando nel quadro di una situazione si aggiungeva anche l'incognita di uno Spettro.

L'agente in questione arrivato sei giorni prima su Ilium, equipaggiato con armamenti per cui tutti i mercenari e gli assassini della galassia avrebbero fatto carte false, e senza neppure provare a mimetizzarsi mentre aveva iniziato a ficcare il naso in giro, in cerca del volus e del suo datapad. Ad essere onesto, era stato piacere guardarlo lavorare: lo aveva osservato interrogare commercianti a dir poco equivoci e colletti bianchi dalle mani rosse, alternando lusinghe e intimidazioni con la stessa facilità con cui si indossa o dismette un abito.

Perché uno Spettro fosse interessato ad un informatore non lo riguardava; scoprire i panni sporchi del Consiglio non rientrava nella prestazione per cui era stato ingaggiato: avere a che fare con i varren personali dei politici non lo entusiasmava particolarmente. 
Gli era capitato di doverne eliminare qualcuno, in passato, nel corso di incarichi decisamente spinosi, ma preferiva evitarli quando sbarazzarsene non era richiesto dalla missione, e rimanere al di fuori del radar del Consiglio. D'altronde gli Spettri aggiungevano cinquecentomila crediti al prezzo base del suo onorario, di per sé per nulla modesto, raggiungendo una cifra che pochi potevano permettersi, considerando l'obbligo di versare due terzi della somma in anticipo.
Ancora meno erano propensi a non rispettare gli accordi e verificare se le voci che giravano sul suo conto - e su quello di chi non era stato ai patti - fossero vere.

Ad ogni modo, per un po' l'aveva lasciato fare. Lo Spettro in questione era un turian, insolitamente giovane, perlomeno per lo standard del Consiglio, e questo deponeva a suo favore: erano pochi quelli che arrivavano a ricoprire tale posizione prima dei trent'anni, così come quelli che resistevano abbastanza a lungo da imparare i trucchi del mestiere. Questo qui sembrava avercela fatta: Saren lo aveva tenuto d'occhio, almeno per il primo giorno; c'era qualcosa di stranamente soddisfacente nell'osservare i progressi nella sua indagine, mentre iniziava a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.

Stava tutto lì il suo errore, e ora gli toccava aspettare su un tetto e seguire, attraverso il mirino del Widow, l'andatura ondeggiante del volus e il datapad da cui non si separava neppure per un secondo.
La tentazione di premere il grilletto per vedere il cervello schizzargli dal cranio perforato era molta, ma era un professionista, e uccidere per diletto andava contro il suo codice personale.

Saren Arterius non é un bravo turian, lo aveva sempre saputo: disciplina, spirito di sacrificio, onore, sonno tante belle parole che ti fanno finire in una tomba senza nome, e lui non aveva alcuna intenzione di morire. O, meglio, non aveva alcun intenzione di morire una morte stupida. Se si fosse dovuto descrivere, avrebbe detto di sé che era pragmatico, una definizione neutra come il colore della sua pelle: uccidere o meno è soltanto una questione di convenienza, uno scambio equivalente tra vita e morte, tra il poter vedere un altro giorno o il morire di stenti, o ammazzati da un proiettile.

Perciò, nel suo lavoro aveva poche regole, la più importante gli ricordava che ciò che conta é uscirne vivi, possibilmente con tutti i pezzi al loro posto: mai uccidere guidati dall'emozione.
Questo era il motivo per cui, dopo cinque giorni di attesa snervante, non era ancora arrivato il momento di fare partire il colpo.

Zador aveva ricominciato ad inveire, e se avesse creduto almeno un po' negli Spiriti, avrebbe pregato affinché gli andasse via la voce.
O gli si rompesse il filtro dell'aria. 

A giudicare dallo scatto stizzito dell'asari di sinistra, non era l'unico pronto ad usare le maniere forti per farlo tacere, ma evidentemente la fortuna aveva una predilezione per gli esseri ignobili: la serratura della porta si era aperta con un bip squillante, lasciando spazio alla silhouette longilinea dello Spettro; era stata sufficiente una sua occhiata per far tornare la calma nella stanza.

Ah, il ragazzo ci sapeva fare. Suo malgrado, una delle mandibole si era aperta in un ghigno storto; quasi quasi gli dispiaceva rispedirlo a mani vuote dal Consiglio.

Laqk aveva provato ad accennare una lamentela, ma il turian si era limitato ad armeggiare con il factotum, le creste sopraccigliari inclinate in un'espressione accigliata; espressione che era durata pochi istanti, prima che scoppiasse il caos più totale: erano bastate poche parole secche dello Spettro perché il volus tornasse a disperarsi, gesticolare e passeggiare avanti e indietro, mentre le commando tiravano fuori le pistole dalla fondina, e il bagliore blu biotico cominciava a pulsare più intensamente.
Da quel momento la situazione era precipitata ad una velocità vertiginosa: il volus si era nascosto dietro il sofà, le asari erano ora schierate ai lati opposti della stanza, mentre lo Spettro si appostava accanto alla porta, il fucile d'assalto pronto ad aprire il fuoco.

Un buon piano d'azione, ma non abbastanza.

Nel giro di pochi istanti la vetrata del monolocale era stata infranta da una serie rapida di proiettili criogeni; i fumogeni avevano invaso lo spazio angusto, rendendo impossibile per il gruppo orientarsi e riorganizzarsi abbastanza velocemente da fare fronte ai ricognitori Eclipse.

Con uno click passò al visore termico.

Nella stanza si muovevano un totale di dieci figure, rapidamente ridotte a quattro dagli sforzi combinati dello Spettro e delle commando, prima di essere rimpinguate dai rinforzi dei mercenari, che continuavano a scendere dal piano superiore.
Quello sarebbe stato il momento perfetto per sparare, ma il dannato volus era stato incapace di seguire  una sola semplice istruzione: non contento di starsene buono dietro al divano sfondato, si era tuffato nella nebbia densa del monolocale, finendo per confondersi tra le altre sagome.

Saren lo aveva perso di vista solo un istante e quello se l'era filata più velocemente di quanto ci si sarebbe aspettati da un essere dalle gambe corte, il corpo tozzo e a cui serviva una dannatissima maschera da dottore della peste per respirare. Anderson avrebbe riso della similitudine umana, per poi dirgli che stava invecchiando, maledetto lui, ma Saren piuttosto che rinunciare ad un incarico si sarebbe piantato un colpo in testa.

Diede un'ultima occhiata alla stanza semidistrutta.

I mech pesanti cominciavano ad arrivare, facendo scempio del mobilio da quattro soldi, e dell'asari con il volto tatuato; lo Spettro era stato messo alle strette da un gruppo di adepti: due clip termiche dopo, le barriere erano ancora saldamente in posizione.

Fece un calcolo rapido: a malincuore avrebbe dovuto abbandonare il Widow, troppo ingombrante per quel che aveva in mente, e comunque inutile in uno scontro ravvicinato, poi calarsi per due piani, forzare una finestra e infine ripercorrere la hall del condominio. Con un po' di fortuna, non avrebbe incontrato nessuno - fortuna per loro, ovviamente, perchè lasciare testimoni era fuori questione - e per quanto riguardava i sistemi di sicurezza, a quelli ci aveva già pensato salendo sul tetto.
Laqk gli aveva reso il lavoro facile: prima di chiudersi in quella trappola per pijak aveva controllato che i condotti tra i due edifici fossero sgomberi e accessibili, una via di fuga disponibile dopo la conclusione dell'affare.

Questo era stato prima che lo Spettro piombasse nel bel mezzo della trattativa, spezzasse il collo al tirapiedi vorcha che avrebbe dovuto consegnare il disco dati all'acquirente, e rinchiudesse il volus nella stanza per convincerlo a collaborare, nonostante la guardia asari che non lo perdeva di vista un istante.
L'interrogatorio aveva prodotto scarsi risultati: il factotum del vorcha era di scarsa qualità ma nuovo, nessun registro dei contatti a cui accedere, nessuno storico dei messaggi e, soprattutto, nessun modo di risalire all'identità dell'acquirente.
L'indagine dello Spettro era a un punto morto, così come la compravendita dei dati, e a Saren non poteva importare di meno. Perlomeno fino al momento in cui il volus aveva deciso di cambiare i piani e tentare l'impensabile; avrebbe fatto in modo che se ne pentisse prima che l'ora fosse scaduta.

Impiegò dieci minuti a percorrere tutto il tragitto fino ai condotti, e una manciata di secondi per individuare l'ingresso: i residui biotici lasciati dalle commando erano ancora evidenti nella lastra di metallo che ne celava l'accesso, un colpo di fortuna, visto che avrebbero coperto i suoi. L'interno dei tunnel era completamente al buio, la luce del factotum riusciva ad illuminare solo un paio di passi più avanti, la mappa digitale pronta ad essere consultata per evitare di perdersi in quel dedalo di vicoli.

Controllò il timer: aveva ancora mezz'ora per raggiungere l'ingresso opposto, intercettare l'obiettivo e disporne come d'accordo, poi un altro quarto d'ora per allontanarsi dall'area il più possibile e confondersi tra i visitatori che sbarcavano di continuo sulla colonia asari. 
Ammesso che non congelasse prima. I turian non erano geneticamente programmati per affrontare il freddo, ciò che pochi sanno è che lo stesso vale per l'umidità: l'evoluzione si era attrezzata per far fronte al caldo secco di un pianeta privo di atmosfera, non era quindi una sorpresa che quei trenta minuti passati nell'oscurità gocciolante dei sotterranei di Ilium gli avessero lasciato le vecchie fratture doloranti e le scaglie che formicolavano intirizzite.

Forse Anderson aveva ragione: era decisamente troppo vecchio per strisciare dentro cunicoli lerci per quattro spicci, ma l'idea di andare in pensione era allettante quanto una vacanza su Noveria.

Allo scadere dei venti minuti che aveva calcolato gli sarebbero serviti per attraversare il tunnel, Saren aveva già in mente dove trasferirsi, l'arredamento della casa e anche una nuova identità; al diavolo, si sarebbe accontentato anche di una vivere sulla Terra pur di filarsela da quel buco putrido.
Fortunatamente non dovette arrivare a tanto: l'uscita si trovava a poco più di duecento metri dalla sua posizione, e per eliminare la grata non era stato necessario utilizzare lancio, i cardini arrugginiti si erano dissaldati dopo una lieve spinta. Il che significava che avrebbe avuto tempo sufficiente per risalire al piano terra e decidere dove appostarsi, non che ci fosse molta scelta considerando il design minimal che piaceva tanto alle asari; alla fine si era dovuto arrangiare a scassinare la porta della cabina elettrica, sperando che almeno quella avesse ricevuto una manutenzione migliore dei condotti.

Il respiro affannato di Zador si sarebbe sentito a miglia di distanza, anche se non avesse indossato la maschera per l'aria.

Quando era arrivato nell'atrio per poco non era collassato, ma a Saren della sua salute non poteva importare di meno; ciò che lo preoccupava era la sua mano destra, specificamente quello che non c'era nella sua mano.

Se fosse stato fisicamente possibile per le sue mandibole allargarsi ulteriormente, era certo si sarebbero staccate dalla sua faccia tanto era sorpreso dall'imbecillità di quel miserabile.
L'unica cosa che valeva la sua vita era quello stramaledetto datapad e lui l'aveva lasciato in quell'inferno della stanza di sopra.

Saren aveva poche regole, e non uccidere sulla base delle emozioni era tra le prime tre, ma Spiriti quanto avrebbe voluto squarciargli con i propri artigli il tubo del respiratore e guardarlo contorcersi al suolo mentre contemplava la propria stupidità nel minuto scarso che gli rimaneva da campare.

Invece, si costrinse a fare un respiro profondo per calmarsi.
E tanti saluti alla regola numero uno

"Zador Laqk"

Il volus per poco non svenne quando il turian gli serrò una mano sulla spalla, ma si riprese abbastanza da alzare le braccia tremanti in un segno universale di resa.Gli artigli erano così vicini al tubo da cui dipendeva la sua vita che il messaggio non era fraintendibile: muoviti e sei morto.

In realtà, per quanto Saren non vedesse l'ora di sbarazzarsi di lui, Zador aveva troppo valore per essere eliminato, dal momento che recuperare il datapad in tempi brevi sarebbe stato impossibile , non che avesse la minima intenzione di farglielo sapere. La paura è un ottimo incentivo alla cooperazione, e il volus aveva provato in più di un'occasione che non avrebbe esitato a vendere la propria madre pur di salvarsi la pelle; Saren glielo avrebbe concesso, in cambio di qualcosa di pari valore.

"Cosa vuoi? Dimmi il tuo prezzo, turian, e troviamo un accordo!"

Saren non trovava accordi, si prendeva ciò che gli interessava e spariva, ma questo non lo avrebbe detto a Laqk. Meglio lasciargli credere di avere a che fare con un mercenario qualsiasi e portare avanti la farsa, Almeno finché non avesse ottenuto quello per cui era stato pagato.

"Avevi qualcosa che mi interessa, ma lo hai perso. Perciò, che si fa?" spinse la canna dell'Eagle contro la schiena del volus a sottolineare che non stava scherzando e che non era per nulla contento della situazione.
Stavano sprecando tempo prezioso, e di lì a poco si sarebbero trovato addosso gli Eclipse o lo Spettro, e nessuna delle due prospettive era particolarmente allettante.

"Aspetta! Aspetta! Se ti riferisci al datapad posso darti quello che vuoi, ma voglio una garanzia che non mi ucciderai appena l'avrai ottenuto."

Cominciava ad averne abbastanza di questo volus. Caricò il colpo in canna, facendo ben attenzione che Laqk lo sentisse

"Ti dico io quello che faremo: ora mi seguirai senza fare storie fino alla mia nave e mi racconterai tutto ciò che sai, nel viaggio da qui a Omega dove, in base a ciò che mi dirai, scaricherò te o il tuo cadavere. Oppure puoi provare ancora a contrattare, e morire subito. A te la scelta."

Zador Laqk, da codardo qual era, non ci pensò due volte ad annuire, iniziando a camminare non appena Saren fece pressione sulla sua spalla. Da parte sua, Saren rimpiangeva non aver dato retta ad Anderson l'ultima volta che si erano visti all'Antro di Chora: i lavori facili non esistono, e lui è troppo vecchio per continuare a fare la stessa vita da trent'anni.

Ma per gli Spiriti se era stata una settimana divertente.

 

Nihlus ne aveva abbastanza dei mercenari, il che era un po' ipocrita per qualcuno che lo era stato a sua volta, finché non lo avevano obbligato ad arruolarsi per evitare una condanna. A sua discolpa, era sempre stato meglio come soldato che come mercenario, e considerando il suo status di servizio tutt'altro che impeccabile, questo la diceva lunga sul suo successo come "libero professionista".

Quando era diventato uno Spettro si era illuso di poter ridurre l'influenza delle bande, ma questo era stato prima che il Consiglio lo spedisse nei Sistemi Terminus, dove l'unica legge riconosciuta era quella delle armi da fuoco e il suo titolo gli sarebbe valso solo una morte peggiore.

In questo momento si poteva si accontentare di averne eliminati quel che bastava per uscire da quel maledetto hotel tutto intero e con il datapad di Zador Laqk, sperando che per il Consiglio fosse un risultato sufficiente e non lo inviasse in giro per la galassia a cercare il volus che con tutta probabilità era ormai lontano da Ilium qualche migliaio di anni luce.

Si massaggiò la spalla destra: una clip criogena aveva infranto gli scudi e l'armatura di era piegata in un modo che suggeriva un livido di dimensioni epocali e qualche giorno di dolore; era stato un vero idiota: non aveva controllato i contatti di Laqk e si era lasciato sfuggire un complice, qualcuno che aveva un background militare, a giudicare dalla fuga che aveva organizzato.
Perlomeno la giornata non poteva che migliorare da qui in poi.

Ormai non aveva senso rimuginarci: il volus, che a giudicare dal suo comportamento non era a conoscenza del piano, si era lasciato sfuggire il datapad che conteneva i resoconti dei suoi traffici e del blackmailing che aveva portato avanti per conto dell'Ombra nell'ultimo decennio. Con un po' di fortuna, la divisione informatica sarebbe stata in grado di decriptarlo e ricavare qualcosa di utile per le indagini future, o addirittura degli indizi circa la sua posizione.
Ma per il momento il suo compito era concluso e lui aveva bisogno di una doccia per togliersi di dosso il miscuglio di sangue alieno.

Lanciò uno sguardo rammaricato alla stanza. Parti danneggiate di Mech si mescolavano ai corpi dei mercenari e a quel che restava del misero mobilio.

Spiriti, speriamo che la proprietaria sia più comprensiva di quella dell'ultima volta.


Angolo dell'Autrice

Non ho ancora realizzato di aver finalmente trovato il coraggio di iniziare a condividere questa storia. Ho diversi bozze relative a questa saga ma inziare da questa era d'obbligo, perché é la prima che ho cominciato e perché Saren e Nihlus sono quei personaggi di cui avrei voluto sapere molto di più rispetto a quanto il canon abbia raccontato.
Come avrete capito non seguirò gli eventi della trilogia, anche se non si tratta esattamente di un'AU, perciò aspettatevi angst e lo stesso livello di violenza che si trova nel videogame (inserirò comunque un tw qualora ci fossero capitoli particolarmente forti).
Oh, e qualche cameo dell'equipaggio della Normandy,

La bozza non é completa, ho solo qualche spezzone pronto, perciò gli aggiornamenti non saranno regolari, cercherò comunque di portarla a termine entro la fine dell'estate (si lo so, lo dico per ogni longfic, anche se poi non succede mai lol). 

Credo di aver parlato anche troppo, quindi ringrazio chi deciderà di leggere, spero sinceramente possa piacervi.
A presto,

RedSonja
  
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