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Autore: AlsoSprachVelociraptor    03/06/2022    0 recensioni
Sabo è stato salvato da una ragazza il giorno in cui decise di prendere il mare, la misteriosa e potentissima Arapophis D. Ryrrys, detta Ray, e da allora sono diventati inseparabili, il loro legame forte quanto il loro destino.
Il passato e l'identità di Ray, così come quella di suo cugino Coamgaldaz Boa Jokull detto Jaki, celano segreti e misteri, tra cui l'antica leggenda degli Imperatori Draghi, l'origine dei Frutti del Diavolo e il destino dell'intero universo.
Il fuoco e l'acqua, uniti per sconfiggere il male.
Cinque Draghi Imperatori, tantissimi poteri, molti nemici, e un unico obiettivo: la libertà!
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(storia del 2010, riscritta e ripubblicata. Da non prendere troppo sul serio! Leggete le premesse prima del capitolo prologo!)
Genere: Avventura, Azione, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Boa Hancock, Nuovo personaggio, Rivoluzionari, Sabo
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Never stava ancora proteggendo i tre ragazzi dall’enorme Inostrancevia-umano ibrido che era Laky ora, grazie al frutto del diavolo che aveva ingerito, lo zoan antico Inu-Inu-no-Mi modello Inostrancevia alexandri, ma i cristalli sul suo corpo lo rendevano ancora più forte del solito, e poi erano arrivati anche dei marines che avevano invaso il ponte della nave!

Sabo scattò verso di loro, vapore nerissimo che usciva a sbuffi rumorosi dal suo braccio meccanico mentre colpiva a destra e a manca gli uomini del governo vestiti di bianco, i suoi nemici giurati.

Zeus, il ragazzo biondo e silenzioso che di solito se ne stava in background senza agire e fare niente, decise questa volta di saltare in prima riga, fulmini che si spargevano potenti dalle sue mani.

“Cielo, oscurati! Tempesta, irrompi!” gridò Zeus, e il cielo, che prima era sereno, si riempì di nuvole nerissime, e i fulmini caddero sull’enorme Laky. Zeus aveva mangiato un frutto del diavolo da ragazzino, il paramecia ramu-ramu-no-mi che gli donava il potere di creare tempeste e controllare il meteo. Stava funzionando, ma ancora per quanto? I cristalli sembravano assorbire l’elettricità, e Laky non era rimasto fulminato come avrebbe dovuto!

“Possiamo solo aspettare che Ray torni, e tenere questo bastardo occupato mentre arriva!” disse Faust, mentre Sabo controllava il simbolo che pulsava di colori del fuoco sulla pelle del suo polso. “Sta arrivando! L’ho chiamata!” 

Era un ottogramma, una stella a otto punte che era il simbolo della draghessa, e c’era anche sulla loro bandiera che sventolava coraggiosa sull’albero maestro della nave che resisteva all’invasione nemica.

Intanto anche Vell la donna-pesce e Uriella la sorella gemella di Faust si erano unite alla lotta, lanciando fiamme bianche (il potere angelico di Uriella) e tirando tantissimi pugni con le sue tantissime braccia (Vell) al gigantesco ibride umano-gorgonopside davanti a loro, ma niente sembrava funzionare!

“Hohohohoohoo!” rise un drago celeste, un Finto Drago, dalla balaustra della nave nemica. “Il nostro piano di distruzione sta andando a buon fine! Arapophis, il drago imperatore del fuoco sta arrivando, e quando sarà qui la uccideremo come abbiamo fatto a Ehecatlas, il drago imperatore dell’aria, e poi useremo questa nave per dirigerci all’isola di Amazon Lily e uccidere anche Coamgaldasz, il drago imperatore dell’acqua!!!”

La nave dei Finti Draghi si aprì come una trappola e si rivelò essere in realtà non una barca, ma una scatola per trasportare un’enorme arpione fatto della stessa sostanza di cui erano fatti i cristalli che ricoprivano il corpo di Laky!

“No! è uguale al marchingegno che ha ucciso Vinn!” gridò Apis in un pianto disperato.

Sabo con orrore notò un’ombra infuocata volare a grande velocità verso di loro… e il sangue gli si gelò nelle vene, al pensiero che quell’enorme arpione avrebbe presto squarciato il corpo della persona che lui più amava al mondo, e per colpa sua..!

“Sabo? Sabo! Perchè..?!”

Sabo rimase a guardare la ragazza davanti a lui, la grande rivoluzionaria Ray, la potente draghessa Arapophis, l’assassina spietata e mercenaria senza nome, che ora aveva gli occhi arancioni lucidi e pieni di dolore. Non seppe che dire, bofonchiò qualcosa.

“Io… io… non è come pensi, io…!”

“Taci, niente bla bla bla inutili! Io voglio solo sapere il perchè!” gridò la ragazza, i denti appuntiti digrignanti.

Sabo abbassò lo sguardo. “Io non volevo davvero scappare, io… io volevo solo vedere la spiaggia-”

“No!” lo zittì lei. “Basta con le bugie! Tu volevi scappare, dopo tutto quello che ho fatto per portarti qui-!”

Ray si sedette sulla spiaggia, di fronte a Sabo, che aveva i piedi a mollo nell’oceano e il legno della barchetta su cui stava per salire tra i polpastrelli. “Io ti ho portato sulla mia isola ad allenarti lontano da Baltigo, perchè sapevo che odiavi quel posto ma… io non te l’ho mai chiesto. Io non ti ho mai chiesto se eri felice, qui con me… sono stata egoista, e me ne sono accorta solo ora. Potrai mai perdonarmi?”

Sabo lasciò andare la barca, sentendo la voce della potente Ray incrinata.

“No, io- io non avrei mai- volevo solo fare un giro, ma poi sarei tornato-!”

“Se vuoi essere libero, vai. Non ti obbligherò a rimanere qui. Prendi le scorte, prendi una barca migliore di quella. Io sarò felice per te, e cercherò di proteggerti a distanza. Ma io sarò felice solo quando tu sarai felice. Se la libertà è la tua felicità, sii libero.”

Ray gli sorrise, una delle rare volte, ed era un sorriso triste, e amaro. “Non preoccuparti per Dragon, ci penserò io a lui.”

Ray… così feroce e sanguinaria, ma dall’anima sofferente e frantumata…

Sabo lasciò andare la barca, avvicinandosi a Ray, guardandola occhi negli occhi. Le iridi che andavano a fuoco di Ray contro l’unica iride rimasta a Sabo, dello stesso colore cristallino del mare tropicale attorno alla sua isola privata.

“Ma Ray...- disse Sabo avvicinandosi. “tu mi rendi felice. Stare con te è la mia vera felicità.” rispose sinceramente.

Non l’avrebbe mai abbandonata, non l’avrebbe più ferita.

L’enorme ombra della viverna si avventò sopra la nave. La viverna, dagli artigli viola e il corpo giallo come il sole, era talmente grossa che la sua apertura alare copriva tutte e due le navi, entrambe gigantesche.

Ray, la viverna, con le sue corna da ariete si scagliò contro Laky e lo spinse così violentemente da farlo accasciare sul ponte della nave, e con la sua poderosa coda irta di spine lo frustò con una tale violenza che il rumore dell’impatto fece male alle orecchie di tutti.

Laky fu talmente scosso che inciampò sulla propria coda e cadde con un tonfo nell’oceano, ma afferrò la coda di Ray, trascinandola sotto i flutti con lui, mentre con le ali, che erano le sue braccia e aveva gli artigli su esse, cercava di graffiarlo e farsi lasciare andare.

“Puntate l’arpione ammazza-draghi su Arapophis, ora che è bloccata!” gridò il finto drago.

Sabo a quelle parole impazzì dalla rabbia, e fuori di sé dall’odio saltò sulla nave dei nobili mondiali. Il braccio destro, completamente robotico, si aprì meccanicamente e divenne grosso almeno il doppio, sbuffando fumo nero e dall’odore acre mentre sentiva, all’attaccatura della sua spalla, che stava bruciando per il sovraccarico di energia che ci stava mettendo dentro, ma non era importante.

Con un pugno buttò a terra un’intera fila di marines che lo stavano attaccando, e poi, usando la sua grande e quasi sovraumana agilità (sviluppata grazie ai crudeli ma efficaci allenamenti di Ray), schivò tutti i colpi.

Con il suo bastone di ottone che diventava anche una mazza o un’alabarda all’occasione affondava ogni nemico attorno a lui, e grazie all’occhio robotico a sostituire quello che aveva perso tredici anni prima proprio per colpa dei nobili mondiali riusciva a prevedere ogni mossa!

Facendo fuori tutte le guardie, Sabo si avventò contro colui che aveva tra le mani il bottone che avrebbe scagliato l’arpione contro Ray, e lo stesso uomo che aveva tentato di ucciderlo anni prima!

L’ora della sua vendetta era arrivata, e le bruciature e le amputazioni sul corpo di Sabo tornarono a bruciare come magma bollente contro la propria pella quando fu faccia a faccia con l’uomo che tentò di distruggerli la vita, e stava tentando ancora.

“Jalmark, ti ricordi di me?” ringhiò Sabo, l’ira nel suo sguardo azzurro cielo. 

Ma quando il falso drago, il falso nobile Jalmark si voltò verso il ragazzo, Sabo si accorse con orrore che non era più lui.

Era un uomo di una certa età, tredici anni prima, dal viso cadente e grassoccio, e lo sguardo disgustato, occhi scuri e vitrei. Ma questo Jalmark… non era un falso drago, non era nemmeno umano.

Sabo aveva vissuto fin troppo a contatto con dei veri draghi per non accorgersi di averne uno davanti.

Jalmark sembrava più grosso di anni fa, come se fosse stato riempito dall’interno, e qualcosa stesse usando la pelle di Jalmark come una tuta per nascondersi sotto essa. La pelle di Jalmark era tutta ricoperta da suture, soprattutto attorno alla bocca e alle mani, e i suoi occhi brillavano ed erano cangianti, passando dal verde all’oliva al giallo al marrone, lo stesso colore dei cristalli attorno al corpo di Laky, e brillanti nello stesso modo.

Il non-Jalmark sorrise, tirando le suture ai lati della sua bocca. “Bel Marchio dell’Imperatore che hai sul polso.” gli rispose, e Sabo si portò istintivamente la mano robotica a coprire il polso sinistro, su cui il Marchio, il simbolo dell’unione tra lui e Ray, baluginava come il fuoco.

“Ma tu chi sei!?” gridò Sabo. 

   
 
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