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Autore: Ghost Writer TNCS    04/06/2022    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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15. La proposta

Dopo essersi lasciati alle spalle il villaggio distrutto dalle truppe di Havard, i tre risalirono sulle loro viverne e ripresero la ricerca dell’orco pallido. Era già tardo pomeriggio, ma nessuno di loro aveva voglia di fermarsi in un luogo così carico di morte.

Il giorno seguente avvistarono un altro centro abitato, e questa volta non c’era una minacciosa colonna di fumo che incombeva su di esso. Quando si furono avvicinati a sufficienza, scoprirono con sollievo che il villaggio era ancora pieno di vita, con orchi indaffarati che lavorano sia all’interno che all’esterno della cinta di legno.

Aguzzando lo sguardo, i tre ebbero modo di notare che alcuni abitanti stavano lavorando proprio sulla palizzata – per ripararla o magari rinforzarla –, e poco dopo riuscirono ad individuare anche i resti di alcuni edifici distrutti. Non c’erano dubbi: quelle erano le macerie dei templi del villaggio, segno evidente che le truppe di Havard erano state di lì. Per la prima volta avrebbero potuto basarsi su testimonianze dirette del passaggio dell’orco pallido, senza bisogno di ricorrere a voci e dicerie.

Il loro entusiasmo venne però smorzato quando udirono il suono di un corno provenire dal villaggio: un segnale di allarme. Forse li avevano scambiati per nemici, infatti gli abitanti si rifugiarono subito all’interno della palizzata e le guardie si prepararono ad affrontarli.

«Atterriamo lontano dal villaggio e avviciniamoci a piedi!» gridò Tenko per farsi sentire dagli altri, sottolineando il messaggio con un gesto della mano.

I tre fecero poggiare a terra le loro viverne, smontarono dalle selle e si avviarono con passo misurato verso il portone principale.

«Fermi!» intimò uno dei guerrieri quando furono a portata di freccia. «Chi siete? Cosa volete?»

«Veniamo in pace, siamo qui di passaggio» spiegò Icarus in tono amichevole. Fra i tre era sicuramente il più abile con le parole, quindi era sempre lui che si assumeva l’onere di dialogare con i locali. «Vorremmo riposarci e comprare un po’ di provviste.»

Sebbene tutte le informazioni in loro possesso suggerivano che quel villaggio fosse stato conquistato da Havard, non volevano esporsi troppo e rischiare di allertare dei possibili guerrieri del Clero.

«Non siete inquisitori?»

«No, siamo viaggiatori venuti da sud.»

«Sud? E cosa ci fate qui? E come vi siete procurati quei draghi?»

Icarus allargò le braccia e cercò di rispondere nel modo più amichevole possibile, sorvolando sull’errore zoologico dell’orco. «Abbiamo i nostri mezzi. E riguardo al motivo per cui siamo qui: abbiamo sentito diverse voci riguardanti un orco pallido. Ne sapete qualcosa per caso?»

Alle parole del faunomorfo seguì un lungo silenzio.

Tenko era pronta a diventare intangibile, i suoi compagni invece avvicinarono le mani ai crea-scudi di Icarus: se quel villaggio era stato conquistato da Havard, c’era ancora il rischio che li credessero inquisitori, viceversa se il centro abitato era sotto il controllo del Clero, allora avrebbero potuto accusarli di essere amici proprio dell’orco pallido.

«Per quale motivo siete interessati al sommo Havard?»

Questa volta era stata una voce diversa a parlare. Non apparteneva a una guardia, bensì a un uomo in abiti più ricercati. Forse era il capo del villaggio.

«Abbiamo saputo che vuole fondare un nuovo regno e abbattere gli dei, è così?»

Quel “sommo Havard” era un indizio abbastanza eloquente della fazione per cui era schierato il suo interlocutore, tuttavia Icarus non intendeva scoprire le sue carte troppo in fretta.

«È così» confermò l’orco. «Se siete qui per unirvi a lui, allora vi consiglio di proseguire verso ovest. Con i vostri draghi lo raggiungerete in meno di due giorni.»

«Grazie, è stato molto gentile.» Il faunomorfo si esibì in uno sciolto inchino. «Prima però avremmo bisogno di un po’ di provviste. Ne avete da scambiare per caso?»

Di nuovo dovettero attendere un po’ prima di ricevere risposta. Solo che questa volta, invece delle parole, udirono un rumore secco, seguito dal suono del portone che si apriva lentamente.

«Gli alleati del sommo Havard sono i benvenuti» affermò il capovillaggio, circondato da diversi imponenti guerrieri. «Ora, vi prego di scusarmi, ma ho molto da fare.»

«Naturalmente. Grazie mille per la disponibilità.»

Mentre il leader si allontanava con la sua scorta, Tenko notò che c’erano numerosi altri guerrieri che li osservavano in disparte, pronti a intervenire in caso di necessità.

«Avanti, andiamo a prendere le nostre cose e poi cerchiamo un mercante» li esortò Icarus, che forse non aveva notato i soldati. O forse aveva semplicemente scelto di ignorarli.

Una volta raccolte le merci da scambiare, i tre tornarono al villaggio, che nel frattempo sembrava essere tornato alla normalità.

Tenko ne approfittò per guardarsi intorno, e la prima cosa che notò furono gli sguardi che la gente lanciava loro dall’ombra. Non erano solo i guerrieri a tenerli d’occhio: tutti gli abitanti sembravano incuriositi dalla loro presenza. Alcuni parevano intimoriti, altri invece sembravano in attesa di qualcosa, come se il loro arrivo potesse improvvisamente cambiare le cose.

Questo fece riflettere la demone: forse non tutti erano d’accordo con la presa di potere di Havard, ma avevano troppa paura per esternare il loro pensiero. Ora che ci faceva caso, in quel villaggio c’erano molte più guardie del normale: che fossero truppe del pallido, incaricate di difendere il villaggio non solo dagli attacchi esterni, ma anche dal dissenso interno?

Mentre Icarus contrattava con un mercante, Tenko ebbe modo di osservare diversi orchi impegnati a trasportare le macerie di un tempio verso la palizzata, probabilmente per rinforzarla. All’inizio aveva ipotizzato che fossero schiavi, ma nessuno di loro portava collari, catene o altri indizi che suggerissero la perdita della libertà. In effetti non riusciva a riconoscere nessuno schiavo in tutto il villaggio, e questa era una grande novità per le terre degli orchi. Che fosse stato lo stesso Havard ad abolire la schiavitù? Lei stessa, che pure era stata di fatto schiava di un priore, non aveva mai pensato a una simile eventualità.

Ancora una volta l’orco pallido le suscitava emozioni contrastanti: aveva liberato il villaggio dagli dei e probabilmente aveva anche abolito la schiavitù, eppure aveva la netta impressione che stesse usando la paura per sottomettere tutti quanti al suo volere.

Quando Icarus ebbe raccolto abbastanza provviste, i tre tornarono dalle viverne e ripresero il volo verso ovest, come indicato dal capovillaggio. L’orco aveva detto che sarebbero stati in grado di raggiungere Havard entro due giorni, e infatti il pomeriggio seguente individuarono la sagoma circolare di un campo.

 Anche questa volta le vedette li individuarono con largo anticipo e diedero l’allarme, e anche questa volta i tre atterrarono a debita distanza per poi avvicinarsi a piedi, nel modo più calmo e amichevole possibile.

Si aspettavano di incontrare in prima battuta dei semplici guerrieri, invece ad attenderli davanti all’ingresso del campo c’era proprio lui: Havard, l’orco pallido che stava stravolgendo il continente settentrionale.

Tenko si aspettava qualcuno decisamente più imponente, invece l’uomo davanti a lei non era particolarmente alto o robusto, almeno per gli standard degli orchi. La sua unica arma sembrava essere il suo bastone d’ossa, quindi doveva basarsi più sulla magia che sul combattimento corpo a corpo. Una scelta comprensibile, dato che era il figlio di una dea.

«Sono Havard, figlio di Hel e futuro sovrano di queste terre.» Non c’era esitazione nelle sue parole, solo fierezza e autorevolezza. «Non siete inquisitori, eppure vi presentate davanti a me cavalcando delle viverne. Ve lo concedo, avete catturato la mia attenzione.»

«Sommo Havard, io sono Icarus Photorikos. I miei amici sono Zabar Biisto e Tenko Br’rado. Siamo venuti dal continente meridionale per incontrarla.»

«Dunque le voci su di me sono arrivate fino a Meridia. Non mi stupisce che il Clero del sud sappia di me, ma non pensavo che avrebbe condiviso questa informazione con il popolo.»

«A dire il vero, non l’ha fatto. Abbiamo saputo di lei leggendo le lettere di alcuni sacerdoti.»

«Capisco. Deduco che almeno uno di voi sappia leggere quindi. E noto che parli molto bene la nostra lingua. Dove l’hai studiata?»

Icarus si voltò un attimo verso Tenko, che annuì.

«Ecco, in realtà temo non sia merito mio se riusciamo a conversare così agevolmente. I miei amici hanno trovato un artefatto antico, ed è grazie a questo artefatto se riusciamo a comprenderci a vicenda.»

«Una vera fortuna» annuì Havard, che non sembrava minimante stupito dell’esistenza di un simile oggetto. «Mi farà comodo qualcuno in possesso di un traduttore.»

«Sarà un piacere per noi collaborare con lei e i suoi guerrieri per raggiungere il nostro comune obiettivo.»

«Immagino saprete che il mio obiettivo è sbarazzarmi degli dei e fondare un regno di prosperità e progresso. Dunque, qual è esattamente il vostro obiettivo?»

«Uccidere gli dei» dichiarò Tenko prima che Icarus avesse il tempo di aprire bocca.

Havard la fissò con intensità. La demone sentì come se il pallido le stesse guardando l’anima, ma resse il suo sguardo, sforzandosi di non cedere alla sua aura mistica e autorevole.

«E poi?» la esortò l’orco.

«E poi cosa?» rilanciò la giovane.

«Cosa farai quando avrai ucciso gli dei?»

«Ci penserò quando saranno morti.»

Il pallido la fissò in silenzio per alcuni interminabili secondi, come a valutare la sua determinazione.

«Ho capito. In tal caso, vi faccio la stessa proposta che ho fatto a tutti gli altri: seguitemi, e il vostro impegno e i vostri talenti saranno generosamente ricompensati. Traditemi, e sconterete le vostre pene nel mio inferno.»

«Suona come una minaccia» notò Tenko.

«Preferisco definirla una promessa. Ma sì, è anche una minaccia. O un ammonimento, se preferite.» Detto ciò, Havard tese la mano verso di loro. «Dunque, posso contare sui vostri preziosi talenti per costruire un futuro migliore per tutti?»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Ci siamo finalmente: Tenko e Havard si sono incontrati. E non si sono ancora uccisi a vicenda, quindi direi che è andata bene XD

Mi spiace un po’ per Icarus dato che la demone ha mandato in fumo il suo bel discorso diplomatico, ma per il momento non sembra ancora tutto perduto.

Non voglio spoilerare come andrà a finire il confronto (si spera solo dialettico) tra Tenko e Havard, quindi non vi resta che aspettare il prossimo capitolo.

Grazie per essere passati e a presto ^.^


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