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Autore: vermissen_stern    05/06/2022    2 recensioni
“Ehi... lo sai perchè la polizia spara al motore delle proprie auto quando sono in panne?” fece improvvisamente il suo misterioso salvatore, lasciando ancor di più interdetto l'ingegnere che meno si aspettò una improbabile freddura nello stridente casino prodotto dalle bocche affamate di due abomini ancora in cielo “semplice: non vogliono far soffrire i cavalli!”
Dopo gli avvenimenti accaduti in RE Village Heisenberg è riuscito a fuggire ed è deciso a rifarsi una vita altrove, ma qualcosa si annida tra i cieli e pare indisposto a lasciarlo proseguire.
(Questa oneshot si ricollega a "the hanging tree").
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Jake Muller, Karl Heisenberg
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'The Hanging Tree '
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Dopo mesi di silenzio ritorno con questa oneshot esageratamente lunga e che può essere considerata il seguito di “the hanging tree”. Non c'è propriamente bisogno di leggere quella piccola raccolta per avere un quadro della situazione in questa oneshot, in quanto ho cercato di fare un piccolo riassunto delle puntate precedenti.

A questo giro non ho assunto nessun beta reader quindi portate pazienza. Per il resto spero possiate fare comunque buona lettura!





Karl Heisenberg ricordava perfettamente il giorno che si era lasciato alle spalle il villaggio che lo aveva ospitato fin dall'infanzia.

Il giorno in cui aveva lasciato la Romania alle proprie spalle dopo più di mezzo secolo speso agli ordini di Madre Miranda nell'illusione di vivere libero, viziato con un titolo nobiliare e una importanza sociale basata sulla menzogna. A modo suo era riuscito a spezzare le catene che lo avevano tenuto legato a quel villaggio maledetto sperduto tra i Carpazi e ai suoi schifosi abitanti piegati alla volontà di una strega maledetta senza dignità alcuna dopo decadi di paziente attesa, trovando la tanto agognata libertà pur non riuscendo comunque a passare da una vendetta tanto desiderata. Un piatto freddo che avrebbe volentieri raggiunto senza vergogna alcuna nell'aver sfruttato la vita degli altri nel corso della sua lunga esistenza, ma la storia aveva voluto percorrere una strada diversa per lui.

Senza neppure rendersene conto aveva ingannato la morte stessa sfuggendo persino ai soldati della BSAA, gente che non si era fatta scrupolo di distruggere la sua vecchia e cara fabbrica portando all'annichilamento di anni di duro lavoro, la sua intera armata di golem di carne e metallo andata irrimediabilmente perduta – il suo esercito per sconfiggere la sua signora e annientare chiunque avesse provato a contrastarlo, avanzando ormai da mesi verso est inoltrandosi sempre più nell'entroterra russo per sfuggire a possibili voci che lo volevano ancora vivo e vegeto.

Per un lungo periodo di tempo era rimasto addirittura senza poteri, sacrificati per permettere al suo cadou parassita – un vecchio “regalo” di quella strega di Miranda – di rigenerare la sua salute prima ancora delle prodezze elettromagnetiche che era capace di scatenare.

Al galoppo di un vecchio stallone grigio – tutto ciò che rimaneva del suo passato in Romania, aveva viaggiato in lungo e in largo tornando a padroneggiare nuovamente quel dono che a lungo aveva disprezzato, non odiando tanto il fatto di riuscire a manipolare i metalli quanto quello che aveva passato per ottenere quella prodezza innaturale, interfacciandosi con un mondo civile nelle vesti di uomo comune piuttosto che di dio sceso in terra.

Una esperienza che tutto sommato lo aveva incuriosito, trovando quella nuova vita decisamente meno traumatica di quel che sarebbe stato in realtà. Forse aiutato anche dai molteplici casi umani che aveva incontrato lungo il proprio tragitto – a quanto pare il disagio e la miseria scorreva potente anche al di fuori del villaggio in cui era stato costretto a crescere, ma nulla di così impossibile da gestire.

Quel giorno tuttavia, Heisenberg si sentiva particolarmente a disagio nel continuare il proprio viaggio attraverso terre a lui ignote. Suddetto disagio non nasceva dal fatto che non conoscesse il luogo in cui si trovava o che non presentasse chissà quale panorama attraente – non con tutti quei rottami sovietici parcheggiati sul ciglio di quella vecchia strada asfaltata che stava attraversando, ma c'era qualcosa nell'etere che decisamente non gli piaceva. Una sensazione inquietante, che pizzicava l'aria come elettricità statica accompagnata da un ben più inquietante fetore che soffiava da nord est.

In cerca di un posto che potesse finalmente chiamare “casa” aveva continuato il proprio viaggio erratico seguendo vecchie mappe stradali e facendosi consigliare dai pochi viaggiatori che incrociavano il suo cammino. Da qualche parte verso est esisteva un tugurio di criminalità chiamato “Katjuša”, una ex cittadina sovietica usata per lo più da feccia e contrabbandieri e stranamente tollerata da un governo forse troppo lontano per controllarla. Un posto che aveva suscitato la sua curiosità già alle prime chiacchiere con i passanti ubriachi che incontrava, decretando che poteva rivelarsi un posto più che perfetto dove mettere nuovamente radici.

Una cittadina lontana dal mondo conosciuto e abbastanza malfamata da potersi nascondere come se nulla fosse, la sua attuale idea era quella di dilettarsi in qualcos'altro di più solido nonché più vicino al mestiere di ingegnere che si era ricamato addosso in circa mezzo secolo di vita speso in Romania. Dopo tutti quei mesi passati a vagabondare per foreste e campagne stava cominciando a stancarsi, complici forse anche il rischio di piaghe da decubito alle chiappe doloranti su una sella troppo dura e la compagnia di un destriero tutt'altro che stupido, pertanto non c'era da biasimarlo per quel repentino cambio di idea.

Non era semplicemente l'effetto nostalgico del voler riavere indietro una casa in cui era cresciuto controvoglia, non dopo che era finalmente riuscito a recidere quelle radici – o catene – a cui era rimasto legato per decadi tanto da non essere capace di cancellare quel contatto in così poco tempo... no. La sua idea era sempre stata quella di ripartire da zero.

Era nato nell'esatto momento in cui aveva abbandonato quella valle sperduta tra i Carpazi, ed ora era arrivato per lui il momento di piantare radici sue in un posto in cui nessuno, alla fin fine, avrebbe avuto da ridire sul suo stile di vita discutibile.

Ma quel dannato fetore continuava a pungergli le narici e cominciava anche ad infastidire il suo cavallo con una certa preoccupazione, sentendolo chiaramente sbuffare dal nervoso e a non aver proprio voglia di continuare quell'avanzata. Poco importava se il suo padrone continuava a colpirgli i fianchi con una certa urgenza, la creatura conteneva a malapena l'impulso di indietreggiare su quella vecchia strada malridotta.

La puzza di merda... viene da lì?!”

La domanda gli uscì fuori all'improvviso, senza che fosse indirizzata a qualcuno in particolare, nel momento esatto in cui si accorse di una struttura militare ancorata all'inizio della catena montana a nord est. Il grigiore delle sue decadenti mura si mimetizzava perfettamente con le rocce prive di vita esattamente come lo erano i campi incolti su cui poggiavano tutti quei rottami militari che lo stavano come osservando nella loro marcescente decadenza, mandandogli costanti segnali di allarme al cervello notando come una delle due torri circolari della base militare – l'unica a non essere crollata sotto il peso dell'abbandono – mostrava evidenti segni che qualcuno, o qualcosa, aveva deciso di lasciare lì il proprio segno con strane strutture ancora indistinguibili da dove si trovava lui.

Poi un grido, più umano che animale, si schiantò nell'etere con un colpo così improvviso da far sussultare Heisenberg stesso e portando alla pazzia il suo stallone. Portando il destriero a impennarsi sugli zoccoli posteriori in un nitrito di puro terrore ancestrale.

Ehi! Calmati!! Ho detto... Argh...!”

Un urlo di risentimento fuoriuscì dalle labbra sfregiate di Heisenberg nel momento in cui venne disarcionato da un cavallo che non perse tempo a darsela a gambe dopo aver sentito quel suono agghiacciante e disumano. Rotolando nella terra polverosa e smarrendo così tanto gli occhiali quanto l'amato cappello. Sentendo un dolore allucinante alla spina dorsale oscurato ben presto dall'odio viscerale per una bestia che aveva osato farlo cadere a terra. Se non era la volta buona che lo macellava sul posto avrebbe solo mentito a se stesso.

Tuttavia fece in tempo solo a rimettersi in piedi goffamente, senza neppure riuscire a imprecare come avrebbe voluto al proprio ronzino psicopatico, che un autentico muro d'aria non lo portò nuovamente a vacillare facendolo cadere sulle ginocchia e venendo momentaneamente oscurato da qualcosa di incredibilmente grosso. E avente addirittura due ali dal diametro di un aliante di discrete dimensioni, attaccate a un addome spelacchiato e pieno di tumori, nel mentre che gli passava sopra la testa ignorandolo completamente per concentrarsi su qualcosa di ben più visibile e in fuga. Il suo stupido cavallo.

Oh cazzo!”

Qualunque cosa fosse, fu quella specie di arpia a generare quell'urlo disumano, riuscendo a catturare lo stallone in fuga con due zampe artigliate non dissimili a quelle di una grossa aquila.

L'animale catturato nitrì in modo acuto, tra il dolore e il terrore, portando lo stesso Heisenberg ad urlare dallo stupore nel vedere quel mostro di piume cenciose e carne tumefatta catturare il suo destriero per la schiena, scalciando inutilmente in aria come se questo potesse essergli d'aiuto nel fuggire via da una presa mortalmente ferrea.

Nonostante la confusione di quegli attimi concitati poteva ancora salvare quello stupido ronzino – ne aveva bisogno se voleva continuare il proprio viaggio! – trovandosi a digrignare i denti e guardandosi velocemente in giro su cosa poteva a fare al caso suo in quella situazione così incasinata. Più lasciava che il mostro prendesse quota e più c'era il rischio che la sua bestia finisse con lo spezzarsi tutte le gambe a terra.

Imprecando a più non posso fece quindi per estendere un braccio verso una camionetta arrugginita proprio a pochi metri da dove il mostro volante stava per passare, facendo danzare le prime schegge di metallo sotto i suoi poteri elettromagnetici. Il suo raggio d'azione non era infinito, entro un tot di metri difatti non gli era possibile muovere il metallo, dunque doveva sbrigarsi ad alzare quel dannato rottame per colpire un bersaglio insolitamente pigro nello sbattere le grandi ali spennacchiate.

Il suo precoce gesto di soccorso venne interrotto da un altro grido disumano alle sue spalle, un altro abominio in cerca di prede facili, e da una ferrea presa alle sue caviglie che lo trascinò faccia a terra. Venendo di conseguenza trascinato ulteriormente, tra bestemmie e imprecazioni varie, nel canale di scolo che costeggiava la strada fino a quel momento percorsa. Si accorse solo nel momento esatto in cui cadde nel fango limaccioso che, chi lo aveva appena rapito, gli aveva salvato la vita da un'altra di quelle arpie maleodoranti.

La creatura ignobile gridò frustrata, riprendendo quota e volando verso il proprio nido arroccato tra le rocce grigie, mentre Heisenberg si ritrovò ad osservare con occhi straniti quelli che avrebbero dovuto essere i suoi salvatori.

Il metallo dei rottami arrugginiti lungo la via iniziarono a tintinnare pericolosamente, danzando alla tensione di un uomo sporco di terra e fango maleodorante, nel mentre che i suoi occhi gelidi incontrarono silenziosamente quelli dell'unico individuo senza maschera antigas che chiudeva quell'inquietante terzetto di suoi “salvatori”. Tre individui in abiti militari senza stemmi precisi – probabilmente mercenari, e una insolita capra che si sarebbe aspettato di trovare ovunque meno che intenta ad osservarlo con occhi assolutamente caprini mentre le sue candide zampe affondavano nel fango.

Capretta belante a parte, era il capo di quell'insolito drappello a interessarlo maggiormente. O quantomeno quello che sembrava essere il capo dell'insolita baracca.

Per quanto il giovane uomo che lo scrutava dall'alto possedesse uno sguardo gelido, come scolpito nel marmo da un sapiente scalpellino, e una folta barba rossastra che a stento gli copriva una lunga cicatrice sulla guancia sinistra, il ghigno da bulletto restava ben visibile e in netto contrasto con il resto della sua persona nonostante l'occhiataccia torva che Heisenberg gli lanciò.

Ehi... lo sai perchè la polizia spara al motore delle proprie auto quando sono in panne?” fece improvvisamente il suo misterioso salvatore, lasciando ancor di più interdetto l'ingegnere che meno si aspettò una improbabile freddura nello stridente casino prodotto dalle bocche affamate di due abomini ancora in cielo “semplice: non vogliono far soffrire i cavalli!”

[…]

Quella storia poteva cominciare in qualsiasi modo. Heisenberg avrebbe potuto ridere di gusto a quella patetica freddura così come avrebbe potuto benissimo ucciderli tutti nell'esatto momento in cui i tre lo avevano trascinato nel fango per salvargli la vita. La sua anima capricciosa di lord, a conti fatti, aveva trovato il gesto come un insulto alla sua ben più importante figura. Ma permalosità a parte, ormai storica e radicata da tempo in lui, quegli uomini gli avevano comunque salvato la pellaccia. Dunque un minimo di riconoscenza glielo doveva... finchè sarebbero comunque stati utili ai suoi scopi.

Attualmente si stavano muovendo lungo quel canale di scolo a fatica, nonostante fosse abbastanza profondo per proteggerli dagli artigli di quelle arpie affamate, ma questo non voleva dire che fossero completamente fuori pericolo. La missione dell'ingegnere – recuperare l'equipaggiamento perduto – andava di pari passo con quella degli sgangherati mercenari pagati per abbattere quegli abomini volanti, quindi era il caso di lasciare da parte i convenevoli e correre il più velocemente possibile verso la base militare diroccata.

Fango limaccioso a parte, denso come il cemento in certi punti, il quartetto di uomini (e una capra) era comunque costretto a muoversi velocemente nel canale di scolo per evitare gli artigli di quelle arpie mutate. Qualunque cosa fossero prima di quell'orribile mutazione ormai si era persa da tempo.

I lividi occhi stanchi di Heisenberg tuttavia, senza contare la smorfia disgustata di vedere quello schifoso quadrupede cercare di mangiargli l'impermeabile sporco ogni qual volta dovevano fermarsi per ripararsi meglio dagli attacchi di quelle belve feroci, erano l'emblema di una domanda che gli sorse spontanea.

Comunque, seriamente, perchè la capra?”

Avrebbe dovuto fungere da esca per attirare quei mostri fuori dal loro nido” fece il leader del gruppo, il tizio barbone che si era presentato con lo pseudonimo di Jake Muller, e che attualmente apriva la fila “ma il tuo cavallo ha contribuito alla nostra caccia volendo prendersi tutta la scena... e facendo saltare il piano iniziale”

Già, ha sempre avuto un atteggiamento da diva... e lasciami!”

con uno strattone deciso l'ingegnere riuscì a liberarsi dai denti dell'animale domestico, notando con disprezzo i segni dei morsi sul suo impermeabile ormai da buttare. Il gesto portò uno dei restanti mercenari ad emettere una risata ridicola. Un tizio per cui Heisenberg, una volta che gli uomini di Muller si tolsero le maschere antigas per presentarsi meglio al nuovo arrivato, nutriva sentimenti di puro ribrezzo in quanto la faccia dell'uomo era tutt'altro che affascinante.

Bwahaha! Sembra ce tu ti sia trovato una fidanzata, vecchio!”

Sta zitto Queen!”

È Quint! Perchè nessuno da queste parti riesce a pronunciare bene il mio nome?”

Magari perchè il titolo da drama queen ti si addice appieno, mister Cetcham.”

A buttare un ulteriore carico da cento su una discussione già di per se piuttosto tesa ci pensò l'ultimo degli uomini al comandi di mister Muller, un tale di nome Keith Lumley. Pelle olivastra – quasi una novità per Heisenberg, in quanto aveva visto ben poche persone con la pelle scura in Romania – ghigno idiota stampato in faccia ma con più acume nelle battute rispetto al proprio stimato collega pelato. Un vero miracolo che i due non avessero ancora affittato una stanza d'albergo, secondo il modesto – e per niente discutibile – parere dell'ingegnere autodidatta.

Chi invece parve mostrare una evidente noia per quel siparietto poco divertente fu lo stesso Muller che, ricordandosi il motivo per cui erano lì, decise di concludere quell'assurda discussione parlando di cose più serie di cui occuparsi.

L'idea comunque era di abbattere quelle creature con un boccone esplosivo una volta attirate allo scoperto... senza rancore, capretta” la creatura belò incapace di comprendere che volevano riempirle il collare di tritolo “ma ora che si sono accorti di noi dobbiamo cambiare drasticamente programma e in fretta! Forse all'interno della base avremo modo di accedere a equipaggiamento migliore.”

Se non era abbastanza chiaro erano alla disperata ricerca di più esplosivi per far saltare in aria il nido di quei mostri maledetti. Ad Heisenberg quasi dispiaceva per aver rovinato i loro piani, e se solo avesse in qualche modo potuto sfruttare i propri poteri telecinetici forse avrebbe risolto quella questione molto più velocemente. Ma c'erano due punti che non giocavano a suo favore: il primo era che se si fosse fatto scoprire da loro poi avrebbe dovuto ucciderli – seccante a dir poco, ma non poteva permettersi passi falsi fino a quando non avesse raggiunto la tanto agognata meta, in fin dei conti la BSAA era ancora sul chi vive. Mentre il secondo punto era che il suo cavallo era fottuto e portarsi appresso l'intero equipaggiamento sulle spalle per i restanti chilometri che gli rimanevano per raggiungere la città di Katjuša non era una bella prospettiva.

L'unica cosa che poteva fare quindi era di aggregarsi alla loro caccia e vedere cosa poteva guadagnarci. Per loro fortuna comunque, il canale di scolo era collegato al sistema fognario della struttura arroccata sulle montagne.

[…]

Giuro, un altro minuto in quella fogna di merda e credo proprio che l'odore mi avrebbe accompagnato a vita!”

non cambierebbe molto con la tua vita sentimentale ma si... rischiavamo di ammalarci in quel condotto.”

tralasciando i battibecchi tra un lagnoso Quint e il collega Keith, persino Heisenberg doveva ammettere che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quel posto. Il sistema fognario non aveva mostrato segni di vita apparente che valeva la pena di essere analizzata, in fin dei conti si trattava di una struttura estremamente semplice senza neppure un depuratore, un unico cilindro di cemento colmo di acqua stagnante e gas tossici prodotti dalla putrefazione, ma una volta raggiunto quello che doveva essere il sistema di depurazione vero e proprio era chiaro che quella struttura militare aveva avuto dei trascorsi ben poco limpidi.

Sebbene fosse ormai abbandonata da diverse decadi alcuni sacchi per cadaveri erano rimasti a marcire vicino a quello che doveva essere un vecchio inceneritore spento, e le forme che si potevano intuire attraverso la plastica corrosa, nonostante il tempo trascorso, non sembravano propriamente umane.

Lo sguardo di Heisenberg si perse nel vuoto mentre la sua mente viaggiava brevemente ad un passato che pensava essersi ormai portato alle spalle, vedendo in quei sacchi neri ammuffiti tanto gli esperimenti falliti della sua carceriera tanto quelli che aveva condotto lui nelle viscere della sua fabbrica. Sebbene avesse sperimentato sui cadaveri trafugati dei suoi sudditi piuttosto che su soggetti vivi, il succo del discorso non cambiava. Operando lontano dagli occhi di tutti ma con lo stesso modus operandi di quella spregevole strega. Lei, la donna che lo aveva cresciuto e a da cui aveva assimilato le cose peggiori e un'etica inesistente. Cose queste che mai avrebbe ammesso personalmente.

A quanto pare Madre Miranda non era l'unica malata mentale al mondo a cui piacevano schifezze come quelle che l'ingegnere stava guardando in quel momento – avrebbe dovuto aspettarselo in fin dei conti, ma non così presto quantomeno – contemplando il tutto con una evidente ombra negli occhi che difficilmente si poteva ignorare. Non senza cappello e occhiali da sole che celavano a tutti le sue reali emozioni, e di questo parve accorgersene il leader di quel gruppo di scalcinati mercenari.

Che hai da guardare?!” chiese in tono burero Heisenberg, ma Muller, con un sorriso ironico di chi aveva compreso i funesti pensieri che attraversavano l'uomo più anziano, se ne uscì con una battuta delle sue.

Nulla di che... trovo molto affascinanti le tue cicatrici.”

Se non era chiaro all'ingegnere il nome di chi avrebbe dovuto uccidere per primo in mezzo a quel drappello di pazzi sconsiderati ora lo aveva sulla punta della lingua. Jake Muller gli aveva dato fin da subito un pessimo presentimento, forse a causa di quel suo sguardo freddo che lasciava presagire una intuizione più accentuata rispetto al resto dei suoi colleghi – ora intenti a cercare di aprire una porta di metallo ben sigillata, ma il rischio era che quel barbone potesse sapere qualcosa sul suo conto che poteva compromettere la sua libertà. Avrebbe dovuto occuparsene più tardi, ma ora era il momento di pensare a come uscire da quella situazione.

Sputando a terra dal disgusto volle dare le spalle a Muller, che lasciò perdere una possibile polemica restando comunque soddisfatto per essere risultato tutto meno che spiritoso, avvicinandosi al resto dei mercenari alle prese con una porta che non voleva aprirsi neppure sotto la pressione di un piede di porco.

Spostatevi.”

Disse perentorio lui, avvicinandosi alla porta saldata ormai più di cinquanta anni fa da soldati sovietici senza nome, forse per impedire a qualcuno o a qualcosa di raggiungere quel luogo come ultima linea difensiva, e ignorando completamente l'avvertimento che Quint gli lanciò.

Ehi! Guarda che quella porta è sal-Oh! Come non detto...”

nonostante gli sforzi congiunti di Cetcham e del compagno di squadra Lumley, che fino a quel momento si erano dati il cambio a vicenda per cercare di aprirsi un varco che non li costringesse a ritornare all'esterno, quella porta si aprì unicamente con un calcio ben assestato dell'ex ingegnere, ignorando il fatto che quelle saldature erano vecchie di decenni e letteralmente il metalo vibrò ancor prima di ricevere quel colpo deciso di stivale. Un dettaglio questo di cui si accorsero solo Jake e Keith, che si scambiarono brevemente una occhiata velatamente preoccupata, avendo notato che anche altri oggetti metallici vibrarono pericolosamente nella stanza, mentre il resto del gruppo – capretta compresa – era ben sollevato di potersene andare via da quel luogo che puzzava tanto di fogna quanto di morte.

Non c'era tempo di farsi domande su un qualcosa che al momento poteva essere benissimo trascurato, in quanto i colpi sordi delle orribili creature volanti – conscie che degli intrusi si erano infilati nel loro nido, dati alle pareti di cemento armato della base militare si potevano udire fino in profondità dove si trovavano loro.

[…]

l'eco di molteplici stivali e di zoccoli duri si perdevano in quel dedalo di corridoi larghi quanto basta da far passare, un tempo, casse e armamenti vari utili per una base militare degna di tale nome. Ma ovunque il drappello di uomini guardasse non trovava altro che stanze prive di interesse e muri che letteralmente si sgretolavano ai colpi degli abomini volanti che non davano loro tregua. Le munizioni delle pistole e mitragliatrici dei mercenari che stavano scortando Heisenberg si stavano gradualmente svuotando, in quanto era doveroso per quegli uomini disperati sparare alle belve spennacchiate ogni qual volta riuscivano a sfondare un soffitto o farsi strada atraverso una breccia nei muri fatiscenti. I becchi cancerosi di quelle specie di arpie troppo cresciute schioccavano come metallo ogni qual volta si chiudevano troppo vicino alle loro teste o ai loro arti, costringendoli per questo a piegarsi all'improvviso o a scansarsi goffamente per evitare di essere catturati.

Com'è maticamente possibile che in una cazzo di base militare non ci sia una armeria o un proiettile che sia uno?! Spiegatemi come! Argh!”

le perplessità di Quint erano piuttosto legittime, nel mentre che si scansava via dal crollo improvviso di un soffitto che rivelò la putrida forma di una delle creature, ma le risposte potevano essere molteplici – così come potevano anche non contare nulla, proprio come gli ricordò Jake nell'esatto momento in cui scaricò gli ultimi colpi della propria carabina addosso all'addome della belva che gridò frustrata prima di ritirarsi.

La pelle di questi mostri è coriacea... non possiamo continuare così!” sbuffò Muller, scartando via un fucile ormai inutilizzabile e armando una pistola calibro 50 “ci vogliono proiettili più grossi e io ho pochi colpi di questa bellezza. L'unica cosa da fare è continuare a muoverci.”

Nulla di nuovo sotto il sole per Heisenberg, che cominciava seriamente a stufarsi di correre a destra e a manca in compagnia di tre cacciatori scapestrati e una capra che non mancava mai di rosicchiargli l'impermeabile lercio ogni qual volta si fermavano al riparo di qualche stanza ben fortificata. Ancora una volta lo sguardo dell'ingegnere incrociò quello di un barbuto leader, trovando ancor più fastidioso il modo in cui si rivolse a lui.

Sai vecchio... mi chiedevo una cosa...”

Sputa il rospo, non ho tempo per le stronzate!”

se già la tensione di essere braccati da un abominio ignoto era palpabile come il pesante battito di ali udibile tra le crepe di quelle vecchie mura, nonostante il gruppo di uomini continuasse la sua esplorazione disperata, quello di cui non si aveva certamente bisogno era di mettersi a litigare in un momento come quello. Tanto da portare quantomeno Keith a roteare gli occhi mentre invitava il gruppo a proseguire verso una stanza più riparata con un gesto della mano. I due possibili litiganti tuttavia ritardarono un po' il passo viste le occhiate tutt'altro che amichevoli tra due uomini ormai ai ferri corti.

La tensione e il rischio di lascirci la vita non rendevano affatto facili le relazioni umane, neppure quando Heisenberg cercava di dare una mano, a modo suo, a quel branco di ingrati che gli avevano comunque salvato la vita. Spingendolo, sempre di più, a pentirsi di non aver eliminato prima dei possibili ficcanaso.

Sarò sincero, con l'ultima raffica di prima ho sparato volontariamente gli ultimi colpi lontano dal mostro... sarebbe stato comunque una perdita di tempo provare a centrare quella bestiaccia con un'arma poco efficace” dette una rapida occhiata all'ultimo caricatore della sua pistola prima di riarmarla di nuovo, conscio che erano nei casini fino al midollo. “Ma ho trovato affascinante che i proiettili abbiano comunque centrato il bersaglio in pieno.”

Hm, magari sei solo molto fortunato?”

Per Jake fin da subito quell'eremita strambo gli era sembrato alquanto sospetto. Ancor prima che i suoi uomini riuscirono a trascinarlo lungo il canale di scolo aveva notato il suo strano gesticolare con le mani e, ancor più strano, il metallo attorno a lui che sembrava vibrare e non a causa dei mostri volanti e la devastazione che stavano creando. Persino la pistola nella sua fondina, la stessa che stava impugnando in quel momento, si era agitata come se avesse deciso di prendere vita.

E dato che di stranezze ne aveva viste – e vissute – nella propria vita, gli era ormai chiaro che quel vecchio vagabondo non gliela stesse raccontando giusta.

Sarebbe bello fosse solo fortuna e non magia... perchè a quella-”

Non potè finire la propria sprezzante frase che un crollo improvviso, simile a una esplosione alle loro spalle, li colse completamente impreparati nel frastruono più assoluto e nei detriti che li colpirono alla schiena. La bestia maledetta, la più grossa delle due e dalle corde vocali piuttosto potenti visto il grido disumano che lanciò per stordirli maggiormente, li aveva colti completamente impreparati approfittando di quel momento di pausa da una corsa senza fine ben osservato dagli squarci che il suo compagno aveva provveduto a fare poco prima.

L'intelligenza di quelle arpie non era da sottovalutare dopotutto, e sia Heisenberg che Muller – nel mentre che la creatura catturava il primo con il proprio becco e il secondo con una delle zampe artigliate, capirono di aver commesso un grosso errore a non dare retta al resto del gruppo invece che perdersi in chiacchiere inutili.

Storditi da quel caos che li aveva resi momentaneamente sordi e doloranti a causa delle macerie che erano cadute loro addosso, nulla poterono fare per impedire al disgustoso abominio di trascinarli fuori da lì.

[...]

Quel cazzo di mostro ha preso Muller e nonno barbagrigia! E adesso?!”

E adesso continuiamo a correre, Quint! Non possiamo fare nulla per loro al momento!”

per quanto potesse essere orribile sentirselo dire dalla propria bocca, quella di mister Lumley era una realtà inconfutabile a cui le loro armi non potevano mettere fine. Se avessero sparato alle bestia più grossa, quella che aveva letteralmente rapito i loro compagni, c'era il rischio di colpire Jake e il vecchio barbone che ancora sembravano essere vivi tra le grinfie dell'immonda arpia.

Per quanto potesse essere brutto da pensare, quantomeno nella mente di Keith con i nervi ormai a fior di pelle, il fatto che le cariche di esplosivo fossero in loro possesso poteva essere effettivamente un vantaggio. Potevano ancora abbattere una delle creature con l'esplosivo nascosto nel suo zaino, giusto un paio di panetti dati loro dal committente di quella caccia infruttuosa, ma per farlo dovevano fare in fretta e fare in modo che la creatura rimasta fosse a portata di tiro attratta dalla loro presenza.

E proprio per tale motivo, una volta che il restante drappello riuscì a raggiungere una stanza lontana dai muri che davano all'esterno e rinforzata da fasciature in acciaio, il povero Keith si accorse che la capretta li aveva seguiti fino a lì.

La povera bestiola pareva ai suoi occhi comunque terrorizzata, muovendo la testa in ogni dove stordita, come i suoi attuali padroni, dal frastuono tattico di un abominio che non voleva lasciarli in pace. Il precedente proprietario dell'animale l'aveva ceduta ai mercenari come esca da usare nella loro caccia – lo stesso individuo che aveva commissionato loro quello sporco lavoro tra l'altro, e ora era forse arrivato il momento di usarla come da piano iniziale.

Con una certa fretta si tolse dalla schiena il proprio zaino e inizò a frugare al suo interno atturandosi così l'attenzione di un altrettanto agitato Quint.

Ehi! Che cavolo stai facendo adesso?”

Secondo te? Dobbiamo attenerci al piano... o te ne sei già scordato?”

Cosa?! Non vorrai sacrificare Betty ora che abbiamo trovato la nostra benedetta armeria?!”

Hai davvero dato un nome a quella... capra...?”

le parole morirono lentamente in bocca al mercenario, quando finalmente si accorse che la grande stanza blindata in cui erano finiti era un vero e proprio hangar ricolmo di scaffali arrugginiti ancora stipati di vecchie armi e munizioni; tra cui diversi armamenti pesanti e quella che pareva essere una balista sperimentale ancorata ad una piattaforma circolare mossa, molto probabilmente, da delle rotaie mobili che conducevano oltre una saracinesca abbassata. Il meccanismo tuttavia sembrava essere di tipo elettrico, come la stessa balista visti i pistoni pneumatici di cui era dotata che facevano probabilmento muovere tanto la struttura stessa quanto il meccanismo di ricarica degli arpioni – situati uno sopra l'altro in una gabbia metallica proprio sotto la seduta del cecchino. Una macchina mostruosa e dall'aria tutt'altro che affidabile, ricoperta di decenni di polvere e forse inutilizzabile a causa di una manutenzione decisamente carente.

Sembra che in questa stanza ci sia ancora corrente” fece Quint, avvicinandosi ad un vecchio pannello elettrico e spostando con cautela diverse leve “vediamo cosa succede se-Argh!”

poco ci mancò al mercenario di essere travolto da una cascata di scintille ardenti causate da un innesco che non avveniva da più di mezzo secolo, ma al gesto ne seguì il tanto sperato ritorno della corrente elettrica; tra lampadine che tornarono a ronzare di una luce ballerina e macchinari arrugginiti che cominciarono a muoversi lentamente. Una luce lampeggiante rossa iniziò a a muoversi in concomitanza della saracinesca che iniziò ad aprirsi lentamente tra mille difficoltà, e l'intera struttura mobile della balista parve muoversi autonomamente verso quella che doveva essere una piattaforma esterna alla struttura. Probabilmente una zona di test balistici per testare l'efficacia di quel gingillo pseudo futuristico.

Sembra che tu non abbia perso il tuo tocco da tecnico, Quint!”

Bè... graz-Oh cazzo!!”

la fievole sensazione di sollievo che i due uomini provarono si ruppe come una fragile teca di cristallo all'arrivo inaspettato del loro peggior nemico. La bestia che li aveva seguiti fino a quel momento non era rimasta a guardare, trovando nella vecchia saracinesca che si alzava un valido spiraglio per invadere il magazzino. Mossa solo da sentimenti di odio e di perenne fame si fiondò come un proiettile su quella fenditura nel metallo ancora troppo stretta per accogliere del tutto la sua forma, cogliendo alla sprovvista gli individui presenti dentro quel magazino abbandonato con un sonoro boato e un'onda d'urto che portò al rovesciamento di diversi scaffali pieni di armi ormai inutilizzabili. Bloccando oltretutto il meccanismo della vecchia saracinesca che si incastrò quel tanto da impedire alla belva di fare una irruzione totale.

Una situazione di stallo che portò tanto i poveri uomini a gridare di sorpresa quanto l'arpia a urlare di dolore per essersi momentaneamente incastrata tra quelle lamiere contorte.

Il collo della creatura si allungò all'inverosimile, tentando di falciare a beccate sia i due mercenari sia la povera capretta che ebbe comunque persino il coraggio di dargli una incornata, prima di essere recuperata per le corna dal povero Quint nello stesso istante in cui il collega Lumley saltava in sella ad una balista che continuava solerte ad avanzare su delle rotaie arrugginite.

Come si arma quest'affare?! Le targhette sono tutte scritte in cirillico!”

Prova la leva rossa!” fece a fatica Quint, impegnato com'era a trattenere Betty e a scaricare con disperazione il caricatore della pistola contro quell'abominio dale carni tumefatte dalle vene violacee esposte ovunque non ci fossero penne a coprirle “La leva che assomiglia a quella dei flipper!”

Una volta eseguite le istruzioni del tecnico fu facile per Keith armare quel dannato arnese, accogliendo con sollievo il clangore di un arpione che si armava lungo la canna arrivando a premere il grilletto subito dopo. Un colossale sbuffo di polvere accolse il primo pesante contraccolpo, non dissimile da quello di un cannone di artiglieria, colpendo la creatura proprio dritto ad un'orbita oculare.

La bestia urlò con un urlo non dissimile da quello umano, mentre uno spruzzo violaceo di sangue e icore schizzò lungo il pavimento in cemento agitandola ancora di più con una scossa di adrenalina non indifferente. La forza che si ritrovò la portò ad inarcare la schiena nel tentativo riuscito di squarciare la la saracinesca che ancora la bloccava al suolo.

Per Mister Lumley era chiaro che il prossimo colpo da sparare avrebbe dovuto essere più esplosivo del precedente, e dando una breve occhiata al proprio collega – i cui proiettili in canna erano ormai belli che finiti – giunsero entrambi alla stessa conclusione.

[…]

Heisenberg avvertì a malapena l'esplosione avvenuta all'interno della base militare – troppo lontana dalle sue orecchie riempite dal rumore del vento e dai suoni gutturali dell'arpia – poiché tutti i suoi sensi erano principalmente impegnati a gestire l'insopportabile dolore che gli attanagliava l'addome. L'abominio mutante aveva serrato il becco unicinato contro di lui, non riuscendo a spezzarlo in due ma portandogli comunque via il fiato dal corpo e lacerandogli ancor di più i vestiti sporchi di fango e polvere, riuscendo unicamente a concentrarsi su un panico sempre più crescente come spesso gli accadeva nei momenti in cui non aveva le cose sotto controllo.

L'ultima volta che aveva ceduto al panico gli era quasi costata la vita, fuso com'era a tutti i rottami metallici che aveva raccolto nell'arco della sua lunga vita e demoralizzato da un piano che non era andato come si aspettava. Ed ora rischiava di lasciare che fossero nuovamente quelle emozioni primordiali a portarlo ad una rovina preannunciata, con l'unica differenza che qui non avrebbe avuto nessun “piano B” a salvarlo dall'attuale situazione. Probabilmente il suo cadou non avrebbe retto a una nuova rigenerazione... e lui non era ancora pronto ad entrare nell'oblio del Dio Nero. Non adesso che aveva finalmente cominciato ad assaporare il gusto della vera libertà.

Tieni duro, vecchio! Resisti!”

le parole di Muller – così ciniche ma al tempo stesso sincere – gli arrivarono ovattate a causa del frastuono prodotto dal battere di ali incessanti e dalle sue stesse urla cariche di rabbia, ma fu comunque abbastanza lucido da notare i movimenti del mercenario tutt'altro che tipicamente umani. Come se “potenziato” da qualcosa che gli scorreva sottopelle.

Nonostante l'arpia lo avesse preso per un braccio con una delle sue orride zampe era stato fin troppo lesto a liberarsi della presa, sacrificando gli ultimi colpi di rivoltella addosso a quell'arto squamoso, ed ora si stava agilmente arrampicando sulla schiena dell'animale come una scimmia ammaestrata. L'unica arma che ormai gli rimaneva era il coltello da caccia, ben stretto tra i denti mentre le mani erano occupate a intrecciarsi saldamente alle piume chitinose della creatura, ma questo non pareva scoraggiarlo dal voler raggiungere la testa per “domarla” del tutto.

Conscia di quell'ennesimo imprevisto la belva cercò di sbarazzarsi di Jake nel peggior modo possibile, ruotando su se stessa in una acrobazia aerea disperata che non fece altro che peggiorare ulteriormente la situazione. Arrivando a planare bassa e rumorosa verso delle gru metalliche che spiccavano verso l'alto ormai arrugginite dal tempo, percependo chiaramente le loro terribili vibrazioni ancor prima di finirci addosso per disarcionare un mercenario ben saldo e pronto a pugnalarle la base del collo per decapitarla nel modo più lento e doloroso possibile.

Il senso di nausea e il dolore pulsante portarono Heisenberg allo sfinimento, sia fisico che mentale, venendo accecato per un brevissimo momento da una furia interna che non scatenava ormai da tempo. Alle sue orecchie giunse un rumore che poteva essere semplicemente la voce di Jake che cercava di attirare la sua attenzione così come i lamenti di una bestia che non voleva mollare la presa su di lui, mentre nei suoi occhi balenarono scintille elettriche generate dai suoi stessi neuroni in fiamme.

Un attimo prima di perdere la ragione ci fu un lampo di rimeniscenza del suo passato, generato da cellule morenti pronte a sbocciare a nuova vita contorta, ritornando ad essere un ragazzino incatenato ad uno scarno letto d'ospedale dalla mente confusa e dal lancinante dolore che dal petto si divulgava ovunque attraverso il suo sistema nervoso. Un senso di impotenza diffuso che ancora non gli permetteva di concepire che il suo corpo era passato malamente sotto i ferri di un chirurgo poco esperto.

Poi un urlo, il più angosciante che avesse mai sentito uscirgli dalla bocca, ed una dolorosa scossa elettrica balenò dalle falangi delle sue mani in una onda d'urto che portò l'intero mobilio metallico presente ad accartocciarsi attorno a lui con un boato improvviso. La prima manifestazione dei suoi poteri avvenne così: un pasticcio caotico e letale che portarono Madre Miranda a sorridere compiaciuta per quell'esito inaspettato.

Non era morto quel giorno di tanto tempo fa, e non sarebbe morto ora per mano di una stupida creatura che ancora lo teneva stretto nel suo becco tumefatto. Ed il lampo che si generò in mezzo al cielo ne fu una prova.

[…]

Che cazzo è quello?!”

La legittima domanda di Quint uscì dalla sua bocca tanto nello stupore quanto nel malcelato terrore vedendo la moltitudine di rottami metallici alzarsi dal suolo per seguire il percorso di una arpia terrorizzata quanto lo erano i due mercenari, ma a quello che venne in seguito non erano affatto preparati.

Erano riusciti ad abbattere l'abominio volante che li aveva incastrati nel magazzino solo grazie ad un colpo esplosivo di balista – arrivando a fargli saltare via del tutto la parte superiore del corpo in un tripudio di sangue e icore, ed ora le rotaie automatizzate della piattaforma su cui erano li aveva condotti fuori dalla base militare. Adesso che erano fuori da lì si ritrovarono per forza di cose ad osservare impotenti le impalcature delle vecchie gru sgusciare via come acqua verso il cielo per fondersi con qualcosa di somigliante a carne protoplasmatica insidiosa come la muffa e solida come radici nodose.

Diversi altri materiali quali rottami di camion e jeep si alzarono dal suolo ingrigito dall'inquinamento come sedotti da una forza magnetica incontenibile, e una sorta di serpente – o tentacolo primitivo, iniziò a formarsi in cielo ghermendo l'abominio alato in quella che sembrava essere una sorta di bocca umana mostruosa.

Di schifezze i due ex soldati della BSAA ne avevano viste parecchie durante la loro carriera, ma anche ora che si godevano il “pensionamento” facendo i mercenari sembrava che non ci fosse limite al peggio. Ed un dubbio atroce assalì Keith osservando quell'orrore cosmico abbattersi con furia su una preda senza più speranza.

Non vedo Jake da nessuna parte... Quint!” fece funereo Lumley, ancora seduto sulla postazione di tiro, attirando così l'attenzione del suddetto che lanciò un piccolo grido di sorpresa “prepara l'ultima carica di esplosivo che abbiamo!”

[…]

Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa... ma questo è troppo!”

Jake non aveva tempo di pensare a come e perchè quella situazione fosse precipitata inesorabilmente in un abisso senza fondo, tanto era impegnato nel cercare di sopravvivere e non cadere nel paesaggio sottostante che intravedeva tra le lastre metalliche fluttuanti che era intento a saltare con tutta l'agilità conservata fino a quel momento. Se fosse stato un comune mortale molto probabilmente sarebbe caduto di sotto, scivolando su quei fragili rottami metallici sporchi di fango e icore che si azavano da terra mossi da una forza magnetica che faceva vibrare l'aria in modo assai pesante... ma ad ogni salto acrobatico tra le sbarre arrugginite e scivolate in extremis sulle carrozzerie demolite di macchine vecchie di decenni il povero mercenario non aveva idea di dove andare.

Si era staccato dal dorso dell'immonda arpia dopo solo i primi fendenti di pugnale – a nulla valsero i suoi tentativi di comunicare con il vagabondo misterioso che quello, comunque, aveva deciso di fare la propria mossa da vera e propria calamità naturale. Ed ora eccolo cercare di fuggire da quella sorta di serpente fatto di metallo e carne fusa recante una sorta di volto umanoide non dissimile da quello dello strambo avventuriero che aveva incrociato il loro cammino di caccia. Intento a stritolare tra quelle spire innaturali una preda senza più scampo schiacciata dalla furia di un'arma biologica apparentemente senza controllo.

La torre... forse riesco a... Woah!”

l'intuizione di Jake poteva essere la sua effettiva salvezza se solo quella spazzatura ambulante di ferro e travi in acciaio avesse continuato a vorticare nel verso giusto per lui, trovandsi ancora una volta costretto a pensare poco e agire di pù, nel mentre che letteralmente correva sul tetto di un container che si stava innalzando al cielo mentre il mercenario era più intento a cercare di toccare terra scontrandosi con vento impervio e detriti insidiosi. Se avesse raggiunto la torre cilindrica della base militare allora si sarebbe potuto definire quantomeno “salvo” dal trovarsi la testa tranciata di netto da lastre metalliche assassine, ma qualcosa attirò la sua attenzione giusto in tempo prima di essere quasi trafitto come uno spiedino.

La vide solo per una frazione di secondo, tanta era la sua velocità come se si fosse trattato di un proiettile sparato da un cannone di artiglieria, scansandosi appena in tempo per evitare quello strano arpione dalla luce intermittente rossa, ma con la conseguenza di scivolare via dalla trave fluttuante in cui si trovava e portandolo a cadere inesorabilmente di sotto con il rischio di finire a sfracellarsi come un sacco dell'immondizia. Il grigio e melmoso mondo del paesaggio sottostante fece spalancare i suoi occhi chiari e digrignare la bocca barbuta, portandolo velocemente a ridestarsi da quel momento di stupore per farsi venire in mente un piano che lo portasse fuori dai guai.

Lanciando una sonora imprecazione frugò nella sua cintura alla ricerca del rampino di sicurezza da lanciare il prima possibile contro una struttura in clacestruzzo all'apparenza ancora lontana dal raggio di azione di un cavo di sicurezza tutt'altro che lungo, ma in ciò venne aiutato da un boato eccezionale che si propagò alle sue spalle. L'onda d'urto – e il conseguente frastruono che lo rese momentaneamente sordo – lo portarono quasi di prepotenza verso la torre più alta della base militare, trovandosi la schiena martoriata di chissà quali schegge metalliche e carne animale restò comunque concentrato per prendere il giusto tempo e agganciare il rampino in una delle fenditure nel calcastruzzo deteriorato.

Per quanto potesse sembrare assurdo vista l'ingente quantitativo di sfiga raccolta in quella giornata, il lancio del rampino di sicurezza fu un totale successo che lo portò solo a lussarsi una spalla contro le fredde pietre della struttura. Tra imprecazioni varie ben oscurate dagli stridii metallici e da una voce aberrante che si propagò per la valle al suono di un abominio caotico che si smembrava definitivamente a causa dell'esplosione che lo aveva investito appieno, Jake Muller osservò il disgregarsi di quell'orrore metallico in una nube ardente che salì di prepotenza verso il cielo grigio.

Lasciando, al suo posto dopo essere svanita, solo uno spiraglio di cielo azzurrino in quel panorama di nubi grigie che ancora incombevano in una terra ferita dall'ambizione umana.

[…]

Quello che Heisenberg aveva percepito per tutta quella breve battaglia fu soltanto il furore e l'estasi di una lotta su cui non aveva avuto praticamente nessun controllo – riuscendo solo a percepire ciò che lo circondava con un discreto furore, e uno strano senso di pace per essere riuscito a toccare i propri limiti in una forma ormai del tutto completa. Se voleva avere una prova che il suo cadou funzionasse ancora alla perfezione quel giorno era stato sicuramente accontentato.

Quando infine si ridestò da quella sorta di sogno che lo vedeva mostruosamente mutato – smembrato a livello cellulare per amalgamarsi meglio con quel metallo che padroneggiava come il proprio respiro, desideroso di distruggere la creatura che gli aveva portato via tutto, si rese conto di essere tornato nuovamente in forma umana. Completamente nudo e steso su un fianco su di un freddo pavimento in ferro e cemento, si rese comunque conto di essere precipitato sul tetto della torre d'avvistamento su cui le orride arpie avevano fatto il loro presunto nido di rottami e paglia.

Con un borbottio che trasudava fastidio e dolore si ridestò un po' per volta al suono ritmico di uno strano sbuffo – come il respiro stanco e dolorante di un animale ormai arrivato al limite, e quando finalmente ebbe la forza di aprire le deboli palpebre ciò che vide ebbe il potere di ridestarlo del tutto portandolo di conseguenza a rimettersi in piedi seppur a fatica.

Il suo grigio destriero era lì, a pochi passi da lui. Dal capo chino e immobile come una statua di sale a causa di un dolore fisico che ancora non aveva abbandonato le sue membra tremanti e ferite dagli artigli dell'arpia che lo aveva rapito poco prima. Sotto di lui si era formata una pozza di nero sangue stantio, e quando Karl si avvicinò al suo grigio stallone per poterne osservare la criticità delle ferite si rese conto che non solo queste ultime stavano già guarendo, ma che il suo sangue era corrotto dallo stesso “fungo” che si annidava nel petto di Heisenberg.

A quanto pare troppo indigesto per le belve feroci che si erano annidate in quella rocca abbandonata da mezzo secolo, lo avevano abbandonato al suo destino preferendo puntare sulla prelibata carne umana che stava insidiando il loro prezioso territorio.

Un particolare questo che lo stupì e non poco, ma poi ricordandosi del suo villaggio natale e dell'ambizione di Madre Miranda nello sperimentare il cadou su qualsiasi cosa respirasse si rese conto di avere tra le mani il cavallo più longevo al mondo. E senza malizia si ritrovò a sorridere con fare crescente e beota, genuinamente contento che pure quel ronzino dal manto grigio fosse sopravvissuto.

Sei un bastardo fortunato... lo sai?!”

È la stessa cosa che gli ho detto io, ma nel mio caso non ha voluto farsi avvicinare.”

una voce fuori campo costrinse l'ingegnere a spegnere il proprio sorriso e a smettere di accarezzare un cavallo ancora sotto shock per voltarsi in direzione del terzo incomodo, e quello che vide lo lasciò per un attimo perplesso.

Jake Muller sedeva su dei detriti di cemento intento a gustarsi una sigaretta e ad osservare il cielo diurno in procinto di schiarirsi delle nubi insidiose, non prestando attenzione più del dovuto ad un uomo che aveva dimostrato al mondo di possedere ancora la forza di un dio. Un dettaglio questo che non era sfuggito a nessuno, ma il mercenario non sembrò desideroso di cercare rogna con lui.

Dalle tasche della sua giacca militare ormai sporca di sangue mister Muller estrasse sigarette e accendino che lanciò prontamente verso l'insolito compagno di sventura, che prontamente agguantò il dono, decretando così una possibile cessione di probabili ostilità a favore di una collaborazione di cui entrambi avevano beneficiato.

Ci fu un lungo attimo di silenzio tra i due, tutt'altro che imbarazzante nonostante le nudità di Heisenberg e per le molte cose che avrebbero potuto dirsi per far chiarezza su quanto appena successo tra quei cieli uggiosi, ma la pura essenza del tabacco aiutò i due uomini a rilassarsi quanto basta dopo un pomeriggio decisamente allucinante.

La caccia in fin dei conti si era conclusa, dunque perchè mai Jake avrebbe dovuto fare domande a un forestiero che in fin dei conti li aveva aiutati? Alla fine della corsa aveva imparato che era meglio così – non fare domande di cui poi avrebbe potuto pentirsene – ma per correttezza trovò comunque giusto informare il proprio ospite dei pericoli di quelle terre abbandonate.

Circa sessanta anni fa i sovietici scoprirono che in questa valle risiede un parassita piuttosto insidioso, capace di infettare a livello batterico la propria vittima e a mutarla orribilmente per renderla facile preda dei predatori locali... in un ciclo continuo che avrebbe riportato i parassiti a livello cellulare e a trovare un nuovo ospite tra le acque dei fiumi locali.”

E fammi indovinare, hanno provato a ricavarci del profitto facendo comunque andare tutto a puttane?”

Muller non disse nulla ma si limitò ad annuire distrattamente impegnato com'era a sbuffare una nuvola di fumo dalla bocca – in fin dei conti l'intera base militare era disseminata di prove inconfutabili di un disastro biologico avvenuto nel suo lontano passato, e quando ritornò a rispondere al proprio interlocutore la sua sigaretta era quasi finita del tutto.

Hm, gli abitanti di Katjuša chiamano questa regione la Cicatrice, per via di tutto quello che è successo decenni fa, e di norma nessuno si avventura qui se non gli eremiti e i pazzi... e noi cacciatori, ovvio!” spense il mozzicone con il tacco degli anfibi e si rimise in piedi massaggiandosi la spalla ancora dolorante, nel mentre Heisenberg aveva preso dei vestiti di ricambio dalla borsa della sella e si stava prontamente rivestendo. “Quando una di queste sirin* si spinge troppo vicino ai cetri abitati ci pagano bene per fare un po' di pulizia, quello che non ci aspettavamo era di trovare uno straniero da queste parti... ma dato l'aiuto che ci hai fornito, sarebbe un onore per noi scortarti al sicuro in città, signor...?!”

Arrivati a quel punto della loro avventura era chiaro che, quantomeno, il mercenario si aspettasse un qualsiasi nome da parte di un uomo dal talento straordinario e incredibilmente letale. Un individuo del genere era il caso di averlo più come amico che come rivale, e lo stesso vagabondo parve stavolta accogliere positivamente una domanda che, in circostanze diverse, avrebbe potuto davvero essere scomoda.

Si ritrovò quindi a sorridere a trentadue denti, permettendosi addirittura un breve inchino ironico nel mentre che ancora si stava riabbottonando la camicia di riserva.

Heisenberg... Karl Heisenberg per l'esattezza. E sarebbe per me un gran onore essere scortato da dei gentiluomini come voi!”

Avrebbe potuto dargli qualsiasi nome, mentirgli spudoratamente come aveva fatto nei mesi passati con chiunque avesse incontrato lungo il suo cammino solitario – in fin dei conti aveva fatto della menzogna la sua arte – ma qualcosa in lui gli stava dicendo che doveva comunque essere grato a quegli uomini che, a modo loro, lo avevano aiutato a “ricomporsi” salvandogli la vita nel peggior modo possibile. E dato che non aveva nulla di valore da offrire a quei mercenari senza scrupoli, volle essere sincero almeno una volta nella sua incasinata vita.

Si era lasciato alle spalle l'Europa e i suoi nemici ormai da tempo, e se era vero che era finalmente riuscito a toccare la terra di quella città maledetta allora poteva sentirsi libero di esprimersi meglio senza timore di essere venduto al primo chiacchiericcio che gli fosse uscito dalla bocca barbuta. La città di Katjuša avrebbe sicuramente fatto bacino alle sue ambizioni future e tutti in città se ne sarebbero fregati abbastanza visti i precedenti di molti di loro, e avere delle amicizie che lo istruissero sulle “bellezze” locali erano sempre graditi per i novellini come lui.

Come buon inizio che fosse infatti, era sicuro che farsi degli alleati astuti come quel drappello di mercenari che avevano incrociato la sua strada poteva rivelarsi un vantaggio a lungo termine.

Se quello era un “benvenuto a casa”, di sicuro era il più originale che l'igegnere avesse mai sperimentato in vita sua.



*Sirin, nella mitologia russa, è una arpia malvagia dalla testa di donna e il corpo di gufo. inoltre, se avete giocato a RE Revelations non dovrebero esservi estranei i nomi di Keith e Quint ;)

  
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