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Autore: May Jeevas    05/06/2022    1 recensioni
Il vino lo riscalda e ribolle dentro lui, facendolo avvampare. Osserva il suo Apollo parlare concitato all’interno del Musain. Una ruga preoccupata solca la fronte altrimenti scolpita in modo perfetto, tradendo la sua apparente tranquillità.
Ci farai morire tutti.
Quel pensiero è insopportabile. Ancora più insopportabile è il fatto che a fare male dentro, nel profondo, non è il pensiero di morire, ma che sia quel ragazzo a perdere la vita. A sacrificarsi, buttando al vento gli anni che avrebbe ancora da vivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Idiota! Il piede calcia una bottiglia vuota. È frustrato, arrabbiato e vorrebbe urlare dal furore che prova.
E tutto questo per colpa di un fottuto idiota. Lo ribadisce a sé stesso, giusto per essere chiaro e per potersi dare ancora di più dello stupido.
Si porta la bottiglia alle labbra con un gesto stizzito, prendendo due lunghe sorsate.
Il vino lo riscalda e ribolle dentro lui, facendolo avvampare. Osserva il suo Apollo parlare concitato all’interno del Musain. Una ruga preoccupata solca la fronte altrimenti scolpita in modo perfetto, tradendo la sua apparente tranquillità.
Ci farai morire tutti.
Quel pensiero è insopportabile. Ancora più insopportabile è il fatto che a fare male dentro, nel profondo, non è il pensiero di morire, ma che sia quel ragazzo a perdere la vita. A sacrificarsi, buttando al vento gli anni che avrebbe ancora da vivere.
Sbuffa, ironico, concentrandosi su quella piccola ruga e poi sugli occhi.
Il biondo dei capelli fa risaltare ancora di più il blu cobalto dell’iride.
Questa bellezza non dovrebbe essere permessa a questo mondo, sopratutto se a detenerla è una persona così appassionata, rivoluzionaria, combattiva…
Una persona così pronta a morire. Pronta a rinunciare alla propria vita come se non valesse nulla.
A quel pensiero prende un altro sorso dalla bottiglia.
Ha fatto la sua grande uscita dalla taverna e adesso non vuole tornare con la coda tra le gambe come un cane bastonato, così se ne sta fuori, guardando la scena come uno spettatore solitario.
Digrigna i denti, facendo stridere i molari. Lo sguardo passa dai volti rapiti di Combeferre e Courfreyac, concentrati a seguire il discorso, a quello infiammato di Enjorlas. E si ferma. Non riesce a staccargli gli occhi di dosso.
Guarda il fuoco bruciare nei suoi occhi blu e si chiede se un carattere così forte e appassionato possa avere paura di morire. Sposta lo sguardo e fissa l’imponente barricata dietro di loro. Una barriera che dovrebbe proteggerli. In quel momento gli sembra troppo fragile, i mobili raccattati in modo disordinato che minacciano di crollare in ogni momento. No, quell’ammasso di legno non li proteggerà di sicuro.
Un’ultima battaglia. È così che sono destinati a morire?
Si ricorda di aver letto della battaglia delle Termopili, e non gli è difficile immaginare Enjorlas come l’eroe spartano Leonida, condottiero spietato contro il nemico, disposto a scegliere la morte piuttosto che la resa. Un eroe destinato a entrare nella storia.
Un sorriso amaro gli si apre sul volto. Magari il mondo si ricorderà di loro una volta che saranno morti.
Torna sbirciare dentro il locale dalla finestra. Guarda i volti dei suoi amici, e riflette sul fatto che sono giovani, appassionati, pieni di una fiducia nel genere umano che non verrà ricambiata. E realizza con amarezza che no, nessuno si ricorderà di loro, non saranno rappresentati come figure tragiche su dei dipinti, non appariranno nei libri di storia e nessuno scriverà romanzi sulle loro gesta. No, la verità è che la loro morte non significherà nulla per nessuno. Guarda quegli sguardi convinti e agguerriti, e con una consapevolezza che gli fa male all’altezza dello stomaco si rende conto che stanno vivendo tutti una menzogna. Non cambierà mai niente. E il loro sacrificio sarà vano.
Porta di nuovo la bottiglia alle labbra e questa volta non se ne separa fino a che non la finisce, lasciando che il liquido amico faccia il suo dovere, confidando che lo alieni da quella situazione, sperando di trovare conforto in una sbornia meritata.
Gli occhi leggermente velati dal vino si posano sulla via laterale, nascosta. Sorride, prendendosi il viso tra le mani, la bottiglia abbandonata per terra. Si scherma gli occhi con le dita, nascondendo a sé stesso quella via di fuga.
In un’altra vita, forse, lo avrebbe fatto. Avrebbe abbandonato tutto, facendo vincere il suo cinismo. Avrebbe dato retta alle parole pronunciate dallo stesso Enjorlas e sarebbe stato incapace di credere, di pensare, di volere, di vivere e di morire. E non avrebbe cercato di dimostrare niente a nessuno, soprattutto a quel ragazzo dagli occhi blu che lo avrebbe disprezzato anche in quell’altra vita, di certo.
Abbassa le mani strofinandole sul naso e sulla labbra con veemenza, cercando di sfuggire a quei pensieri non voluti. Il viso si volta e d’istinto cerca ancora quegli occhi infuocati. Li osserva come fosse stregato. In un’altra vita avrebbe potuto ignorarli, magari. Ma non in questa. Mai in questa.
Rassegnato, dipinge sul volto la sua solita espressione menefreghista e rientra nel salone. Nessuno bada a lui, così prende un’altra bottiglia e si rifugia nel piano superiore. Sceglie un tavolino nell’angolo, nascosto anche ai raggi della luna.
L’ultimo torpore dato dal vino, l’ultima dormita prima della battaglia.

In un’altra vita, pensa il giorno dopo mentre gli occhi fissano la canna del fucile che punta al suo petto, avrebbe potuto non partecipare nemmeno a quella rivolta finita in un massacro.
In un’altra vita ancora, sarebbe scappato la sera prima per quella via laterale che gli era parsa così invitante.
E in un’altra sarebbe andato via pochi attimi prima, senza rivelare la sua presenza ai soldati, lasciando che il suo Apollo morisse da solo, fucilato, ultimo pilastro di quella futile rivoluzione, circondato solo dalle guardie e da quell’odore di morte che sa di a polvere da sparo, sangue e sudore.
Ma in nessuna di queste vite si sarebbe mai ritrovato al suo fianco, anche se solo per pochi attimi prima di morire.
E vuole che le ultime parole siano per lui. Deve saperlo, almeno questo. Deve sapere che le scelte che lo hanno portato a quel momento non sono state vane, che la sua vita ha avuto un senso, seppur minimo, seppur futile.
“Me lo permetti?” domanda, voltandosi per vedere un’ultima volta quel viso. I capelli biondi sono sporchi di sangue e polvere, il volto è trasfigurato dalla fatica e dalla sconfitta, le spalle sono stanche e curve, ma quegli occhi blu sono ancora ardenti. Il sorriso che riceve in risposta, mentre sente la mano di Enjorlas stringere la sua, è tutto quello di cui ha bisogno, l’unica risposta che vuole in quel momento.
Quelle altre vite non esistono, vengono abbandonate senza esitazione alcuna. Esiste solo questo momento, in cui gli ultimi respiri che inala sono condivisi con Enjorlas, l’ultimo contatto che percepisce è il calore delle loro mani strette l’una all’altra che non intendono lasciarsi e l’ultima immagine che vede sono quei due occhi blu che lo hanno stregato illuminati da una sorriso che è solo per lui.
Sceglierebbe di nuovo tutto questo, rifarebbe tutto daccapo, senza rimpianti.
Nel Musain echeggiano gli ultimi spari che pongono fine alla Rivoluzione di Giugno.


Angolino di May
Eeee finalmente riesco a scrivere qualcosa per il Barricade Day. Ma alla buon’ora, May! Questa idea ce l’ho in testa da almeno due anni, e essendo la prima ff su Les Mis che ho scritto mi sembrava giusto farla sui miei personaggi preferiti e nel giorno della ricorrenza del 5 giugno.
Ero un po’ perplessa sul dove pubblicarla, perché sì ho preso più ispirazione dagli eventi del libro che dal musical, ma ci ho messo delle frasi che sono la traduzione di Drink With Me dal Musical… Però visto che mi sono ispirata più al libro, ho optato per questa opzione. Se devo cambiare ditemelo tranquillamente!
Io quando scrivo di personaggi che mi piacciono ma che sono le prime volte che mi cimento con loro sono sempre preoccupata se rendo loro giustizia o meno!
Buon Barricade Day, fandom… che i feels scorrano potenti in noi!!
Al solito, pomodori marci e critiche sono ben accetti!
Mata ne!
May

   
 
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