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Autore: Flofly    06/06/2022    1 recensioni
Completa. Sequel di "Quel che è Stato, quel che Sarà" Quando hanno deciso di rendere pubblica la loro storia Draco ed Hermione erano pronti ad affrontare lo sdegno dell'opinione pubblica.
Quello che non sanno però è che un pericolo ben più grande di Rita Skeeter sta per travolgere l'intera Hogwarts.
Genere: Avventura, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Potentia Par Vis'
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Terza parte della serie " Potenza Para Vis" dopo "Il Calice della Vita" e "Quel che è stato, quel che sarà"

Il sole pallido di gennaio si rifletteva sulla neve soffice che tenacemente continuava a cadere giorno dopo giorno avvolgendo l’atmosfera di una sonnolenta apatia, rendendo particolarmente difficile concentrarsi nel pigro silenzio di una sala studio per lo più semiaddormentata. 

Ben al caldo, immersi nella rassicurante atmosfera della scuola e cullati appena dal rassicurante crepitio del fuoco, Draco Malfoy aveva capito da già da un po’ quanto fosse inutile anche solo tentare di aprire i libri: la sua mente continuava a tornare alla sera in cui aveva preso il marchio nero e agli occhi improvvisamente vitrei di quei ragazzi babbani.

C’era solo un pensiero in grado di salvaguardare la sua sanità mentale anche se metteva seriamente a repentaglio la preparazione ai GUFO e rendeva sempre più probabile che il suo capocasa lo rinchiudesse nei sotterranei fino a quando non avesse rimesso giudizio. E per giudizio Severus Piton intendeva solo una cosa: tornare a odiare i Grifondoro e a tenersi il più distante possibile da qualsiasi esponente di quella casa e ancora meglio se divisi da una bacchetta pronta a colpire. 

Con buona pace del suo professore preferito, tuttavia, non aveva alcuna intenzione di assecondarlo. Non questa volta.

L’ancora di salvezza in questione si ravvivò una ciocca di capelli ondulati che erano sfuggiti a quell’assurdo groviglio che si era fatta sulla sommità della testa senza neanche avere la pretesa che potesse assomigliare ad un’acconciatura, troppo concentrata sul testo che aveva davanti per potersi preoccupare di qualsiasi cosa che non fosse la ricerca di Babbanologia. 

Si, perché nonostante fosse evidentemente e senza appello nata babbana la perfetta Prefetto Granger aveva deciso di prendere anche quella classe, senza un apparente motivo logico. Quando aveva fatto presente l’assurdità del concetto, oltre che la manifesta inutilità della materia stessa, gli era stato risposto che voleva capire come i maghi vedessero i Babbani.

Male, Granger, malissimo- aveva risposto orripilato - Io almeno l’ho sempre ammesso. Ma è pieno di persone che non vogliono che ci mischiamo. Non vedi come ci guardano tutti?

Sebbene fosse stato liquidato con uno sbuffò annoiato era evidente che le sue non fossero parole basate sul nulla: nonostante fossero passate settimane dall’inizio della scuola tutti gli occhi erano ancora fissati su di loro, tra lo sdegnato e l’incredulo. 

Draco Malfoy era abituato a sentirsi osservato: che fosse per invidia o per odio raramente aveva passato un giorno senza qualcuno che lo additasse, che approfittasse per malignare dietro le sue spalle o semplicemente che cercasse di ingraziarsi i suoi genitori tramite lui. Nessuno lo aveva mai considerato per quello che era realmente: un bambino spesso solo e spaventato. Figlio di Mangiamorte. Oh, mi saluti tanto i suoi genitori. I suoi dovrebbero essere ad Azkaban. Ma che onore averla qui. Quelli come lui dovrebbero sopprimerli alla nascita. Oh, è proprio la copia di suo padre.

Sin da piccolissimo sapeva di essere diverso. Per alcuni il frutto dell’unione di due delle più ricche e pure famiglie del mondo magico. Per altri un’aberrazione simbolo di tutto quello che volevano nascondere dietro le porte chiuse delle loro case. E ora riuscivano ad essere la summa delle due cose per il solo fatto di stare insieme. Esempio di perfetto connubio o incubo sociale? 

Aveva sul serio importanza?

Posò un bacio sul collo della Granger, poco dietro l’orecchio.

«Oh andiamo, hai scritto due pergamene, perché non ti dedichi un po’ a me? Posso descrivere io le conseguenze della presenza di natibabbani nel mondo magico» le mormorò con le labbra ancora su di lei «e inizierò proprio da questo punto».

Tutto ciò che ottenne fu però solo un mugugno che non sapeva bene se prendere come un segno di apprezzamento o di fastidio. Propese per mantenere la posizione raggiunta, mordicchiandole la pelle sottile.

«Cos’è siamo già entrati in crisi? Cazzo Granger stiamo insieme da un anno e già ti sei stufata di me?» borbottò con voce lamentosa, spostandosi di appena un centimetro.

Niente, ancora quello stesso suono indecifrabile. Conoscendola probabilmente non aveva sentito una parola.

«Se la metti cosi… Se tu non mi vuoi vado a buttarmi tra le braccia della prima Corvonero che trovo. Sono ancora popolare sai? C’è quella Edgecombe che continua a guardarmi in modo piuttosto equivoco da quando siamo tornati. Sono ancora un bel partito, Granger. Oltre alla nomea che mi sono fatto in questi anni» la stuzzicò bisbigliandole nell’orecchio le parole, poco prima di alzarsi con estrema lentezza.

Continuando a tenere lo sguardo fisso sulla nuca scarmigliata della grifondoro, che sembrava ben intenzionata a rovinargli tutti i minuziosi e senz’altro più interessanti piani per quel pomeriggio, quando si girò si trovò di fronte un estremamente disgustato Severus Piton, che senza dire neanche una parola indicò solo la porta, con gli occhi che dardeggiavano. Per una volta in vita sua Draco Malfoy decise che non era il caso di replicare o accampare scuse, se voleva avere qualche speranza di vedere la luce del sole al di fuori degli orari scolastici prima che iniziasse il disgelo.

Pansy si era goduta la scena seduta di fronte ad Hermione, tra le mani uno dei numeri della rivista pronta alla distribuzione. Schioccò le labbra sperando di attirare l’attenzione della socia, che però sembrava ancora troppo intenta a scrivere per permettersi alcuna distrazione.

In quei mesi a Serpeverde però aveva imparato a conoscerla e sapeva bene come stuzzicarla.

«Guarda che ha ragione: quella l’altro giorno a lezione di Volo praticamente gli si è buttata addosso con la scusa di aver bisogno di aiuto. E se vuoi posso darti qualche su cosa voleva mettere saldamente le sue mani: è di Draco, è divertente ma non è la Nimbus 2001.» cantilenò elencando con le lunghe dita smaltate di rosso.

La Granger continuò ad ignorarla.

«Ah e la simpatica Corvonero profuma di lavanda, non so se l’hai notato. Draco adora la lavanda. Sai c’è una sorta di campo vicino alla villa che hanno in Provenza…  un’estate sono andata a trovarlo e sai da cosa nasce cosa…» continuò notando con soddisfazione la penna che si fermava un attimo di troppo. Fregata.

Approfittò della sua distrazione per chiuderle di scatto i libri.

«Alla buon’ora Granger, mancava poco e dovevo mettermi a fare la rappresentazione con le piume d’oca e calamai perché mi degnassi della tua attenzione. E ora che hai smesso di occuparti di quell’insulsa materia, concorderai con me che c’è qualcosa di strano da quando siamo tornati? E ancora non ho sentito un grazie per averti fatto ricrescere i capelli ad una lunghezza decente dopo quel taglio da psicopatica che ti sei fatta. Non sai cosa ho dovuto fare per avere quella maledetta pozione» sibilò prendendole i rotoli di pergamena «E guarda che se non mi dai retta li faccio in coriandoli»

«Ti piacerebbe Parkinson, ma dopo anni con Ron ed Harry ho imparato a renderli indistruttibili» sibilò richiamandoli e sistemandoli in borsa «Ma se è finita la ricreazione a Serpeverde, ti ascolto. È piantala con questa storia della pozione, sappiamo entrambi che te l’ha data Narcissa Malfoy.»

«Aspetta, io prima voglio la descrizione del campo di lavanda. E soprattutto delle ustioni e delle punture di api» prima che potesse replicare Ginny si era seduta accanto a loro, la divisa da Quidditch addosso, pronta per gli allenamenti «E una cosa veloce che se arrivo in ritardo Angelina è capace di farmela pagare cara. A volte riesce a farmi mancare persino Baston, il che è tutto dire»

Pansy ghignò un attimo: «Parli per esperienza piccola Weasley? Merlino, povero Potty»

«O forse ho solo una fervida immaginazione. E per la cronaca quella che sta facendo impazzire qualcuno sei tu. Nello specifico: mio fratello» rispose con noncuranza ignorando l’insinuazione e sistemandosi i lucidi capelli rossi in una lunga coda riservando a Pansy uno dei suoi sorrisi migliori «Lo adoro. Senza contare che la vostra storia è fonte di infinite prese in giro. Fred e George stanno pensando di farti una statua a grandezza naturale con le figurine doppie delle cioccorane»

Se passare dei mesi con Pansy aveva messo a dura prova la pazienza di Hermione Granger, niente l’aveva preparata alla combo Pansy Parkinson- Ginevra Weasley. Si chiese per un attimo se per una volta il cappello e la genetica non avessero sbagliato. E se soprattutto non dovesse sentirsi in colpa per aver contribuito alla nascita di questa gorgone metà Serpeverde e metà Grifondoro.

«Tornando alla domanda principale e di materie realmente inutili, parli di nuovo della professoressa di Divinazione? Sai che io mi rifiuto di prendere sul serio quelle stupidaggini» sospirò cercando di disfare il nido che ormai sembravano essere diventati i suoi capelli.

Pansy si chinò sopra il tavolo per strapparle senza troppa grazia una penna d’oca che era rimasta impigliata in un ricciolo particolarmente ostinato «Non ti ricorda qualcuno? Ho la sensazione di averla già vista. E quei capelli…»

«Assomigliano a quelli del furetto in effetti» si lasciò sfuggire Ginny, meritandosi uno sguardo di fuoco «Ehi, dico solo la verità.»

«Potresti per favore smettere di chiamarlo così?  E i Malfoy non hanno l’esclusiva dei capelli molto chiari, pensa a Luna» borbottò Hermione senza troppa convinzione ripensando che finora quel colore esatto oltre che su Draco l’aveva visto solo sui Lucius e i suoi fratelli. Il fatto che poi quei quattro si somigliassero come gocce d’acqua non aiutava.

«E se fosse una figlia illegittima?» la interruppe Ginny girandosi verso Pansy e prendendole di mano la copia di Ambwitchious sfogliandola pigramente «Un sordido segreto di famiglia».

«L’ha detto anche Dafne, ma non credo. Non mi sembra probabile Draco possa avere una sorellastra» rispose la Serpeverde tamburellando pensierosa le dita sul viso

«E come fai a dirlo? In fondo suo padre potrebbe aver messo incinta qualcuna senza saperlo» continuo soffermandosi appena sulla copertina.

«Poco probabile, secondo me la professoressa ha una ventina d’anni, massimo venticinque. Lucius doveva essere ad Hogwarts e già stava con Narcissa»

Ginny scrollò le spalle: «E quindi? Non potrebbe averla tradita? Magari una serata in cui aveva bevuto troppo. O si erano presi una pausa, insomma non puoi escluderlo. Sappiamo tutti che i Serpeverde non sono proprio noti per i costumi morigerati, e il padre di Draco non faceva eccezione a quel che so io. Come suo figlio d’altronde… prima di incontrare te» aggiunse con un sorriso malizioso

Pansy ed Hermione si lanciarono un’occhiata prima di scoppiare a ridere ripensando alle scenate di Narcissa adolescente.

«Weasley, pensi seriamente che qualcuna rimanga incinta di un appartenente di una delle famiglie più ricche del mondo magico britannico e non lo dica? Quanto sei carina, povera piccola sprovveduta di una Grifondoro» la prese in giro Pansy riprendendosi la rivista e spiandola bene sotto le dita per eliminare tutte le pieghe che quella indelicata di una rossa aveva fatto sulla sua preziosa foto.

«Ma dai, che squallore. Magari non era una di voi ma qualcuna con un minimo di dignità» rispose quella arricciando le labbra. Poi improvvisamente fu presa da un’ispirazione «O l’hanno pagata per tacere. Oppure minacciata»

«Scherzi? Avrebbe dovuto ingannare sia Narcissa che Andromeda e Bellatrix, nessuno può essere così folle da pensare di sopravvivere. A quest’ora Malfoy sarebbe il fantasma di Serpeverde al posto del Barone Sanguinario e ti posso assicurare che Draco non sarebbe nato» commentò Hermione sovrappensiero «E se fosse di Nicholas?»

«Stesso discorso. E poi a quel tempo era fidanzato con Narcissa, non avrebbe fatto uno sgarbo del genere alla famiglia Black.  Oh andiamo Granger, non guardarmi così, te l’ho provato a dire anche quel giorno mentre provavamo i vestiti. Ma tu ovviamente non stai mai a sentire» si esasperò la Serpeverde.

Ginny Weasley raramente rimaneva senza parole ma se quella storia le stava facendo venire il mal di testa d’altro canto sembrava una di quei sordidi racconti di uno dei libri rosa che prendeva di nascosto a sua madre.

«Cosa? Quindi quella che ha tradito è stata la Regina di Ghiaccio?» chiese la giovane Weasley guardando improvvisamente l’orologio «Scusa Herm, mia madre la chiama così di solito. O meglio la chiama così quando vuole essere gentile. Posso fornirti un’altra lista di nomignoli meno formali se vuoi»

Le due ragazze però si erano improvvisamente ammutolite.

«Mi piaceva Nicholas. Era... gentile» mormorò Hermione improvvisamente rabbuiata «E faceva stare bene Draco. Credo gli manchino molto i suoi zii, anche se non ne parla mai».

«C’era anche una zia Malfoy, vero? Che fine ha fatto? La versione breve, per favore, ho cinque minuti e passerò tutta la partita a pensare a questi intrecci degni della peggiore Rita Skeeter» incalzò la rossa.

«Comunque mia piccola volpe direi proprio che non può essere sua: Arael Malfoy morì in circostanze sospette poco prima di partorire. Nessuno ne ha più saputo niente da allora ma sulle rive del Lago nero sono stati ritrovati i suoi vestiti e i suoi gioielli. Draco mi ha detto che una volta ha sentito i suoi parlare di una lettera di addio che ha scritto al fratello, ovviamente mai resa nota. Si è suicidata con il bambino pur di non farlo nascere, direi che possiamo eliminarla dalla lista» disse la Serpeverde fissando improvvisamente la finestra con rinnovato interesse, il respiro che accelerava improvvisamente.

Hermione si chinò appena per stringerle un polso sentendola irrigidirsi, persa nel ricordo di quella che avrebbe potuto essere la sua vita se solo l’anno precedente non fosse mai accaduto. Probabilmente capiva Arael e il suo gesto molto più di quanto le sarebbe piaciuto ammettere.

«E se si fosse nascosta da qualche parte? E ora fosse tornata per vendicarsi? Dannazione, devo volare o la Johnson mi userà come cavia per i bolidi. Voi intanto pensateci eh, poi ne riparliamo stasera» borbottò Ginny a malincuore prima di buttarsi di corsa per le scale, sperando che ci fosse qualcuno, probabilmente Ron, che fosse più in ritardo di lei.

Hermione si fermò a riflettere un attimo, c’era una cosa che la tormentava da quando erano tornate.

«Pansy»

«Mhmm. Vuoi chiedermi se è vera la storia della lavanda?» chiese la mora con una smorfia, cercando di recuperare il suo contegno.

Hermione scosse la testa «No. È’ da un po’ che ci penso …Cosa ricordi di quando siamo andate dalla Dama del Lago? Più passano i giorni più i ricordi diventano confusi. Ricordo la nebbia, l’assurda storia dei genitori della Dama del Lago, l’accordo per l’Horcrux. Ma sono certa che ci fosse altro, eppure ogni volta che cerco di fare mente locale tutto diventa confuso»

Pansy sospirò passandosi una mano nel caschetto lucido: «E se non ci riesce la strega più brillante della sua generazione… A dire la verità io non ricordo neanche come ci siamo arrivati al Bosco di Hogsmeade. Tu?»

Hermione scosse nuovamente la testa. No, non lo ricordava, tutto era confuso dopo che Draco aveva riportato il libro proibito. Sapeva che c’entrava la sua famiglia ma il come era avvolto nella nebbia.

 

***

 

«La diseredata è arrivata signore» annunciò Kreatcher senza neanche preoccuparsi di nascondere il proprio disgusto di fronte a quella che considerava una profanazione della sua casa. Come se il fatto che il figlio ingrato della sua compianta padrona avesse preso il possesso di Grimmauld Place non fosse già un’onta sufficiente

«Kreatcher caro, vengo adesso da un altrettanto piacevole incontro con un elfo della tua stessa amabilità e visioni progressiste. E ho a stento trattenuto l’istinto di farlo diventare una statua per il giardino dei pavoni, non sfidare la mia pazienza» rispose con un sorriso glaciale Andromeda gettandogli addosso il proprio cappotto, cosa che tuttavia non impedì di sentire il sospiro sognante di Kreatcher 

«Elfo fortunato Krippy. Elfo fortunato, invero. Anche qui c’erano i pavoni. Bei tempi. Prima che il signore gettasse alle ortiche la nobile e antichissima famiglia dei Black. Ah se la padrona sapesse. Che disonore! Che tragedia!» - borbottò ciondolando via non senza dimenticare di lanciare uno sguardo di pura riprovazione ad i cugini seduti sul divano di morbido velluto verde che il padroncino Regulus amava tanto.

«Come puoi vedere anche se Harry è ad Hogwarts io e il mio adorabile e ben stipendiato anche contro la sua volontà elfo domestico sappiamo come far passare il tempo» Sirius alzò la voce in modo da farsi ben sentire da Kreatcher che per tutta risposta emise un gemito di disapprovazione «A proposito, ti fermi a cena? Sta arrivando Remus, non so quali documenti stava studiando ma non dovrebbe fare troppo tardi»

Andromeda chiuse gli occhi appoggiandosi contro lo schienale, cercando di far riposare la mente per un secondo: negli anni aveva capito che il modo migliore per staccare era stare al centro del ciclone. E chi meglio di Sirius? «No, sono passata solo per lasciarti una cosa per lui. Vorrei godermi una serata in santa pace con mio marito, una volta tanto. Già ho avuto abbastanza drammi per oggi»

Sirius iniziò a rollarsi una sigaretta, allungando i piedi sul prezioso tavolino di ebano.

«Fammi indovinare: bionda, occhi azzurri e aria perennemente annoiata?» chiosò chiudendo soddisfatto la cartina prima di accenderla con un tocco di bacchetta. Lui e la cugina minore non erano mai andati d’accordo. A quel punto se proprio doveva scegliere, escludendo Andromeda, almeno poteva rispettare l’assoluta e pura follia di Bellatrix. In un certo senso, almeno.

Prima che la strega potesse rispondere Kreatcher fece il suo rumoroso ingresso nella stanza, torcendosi le mani per l’agitazione chiocciando e scrutando la stanza speranzoso: «Lady Narcissa sta arrivando?»

Questa volta ad emettere un lamento pericoloso fu il padrone di casa, cui l’elfo rispose torcendosi le orecchie tornando nell’altra stanza maledicendo la sua sfortuna.

«Piantala, non hai più dodici anni» commentò la cugina ancora con il capo reclinato sulla spalliera «E visto che non ne hai neanche venti stai lontano dalla mia assistente»

Sirius sgranò gli occhi nella più pura espressione di innocenza che riuscì ad esibire: «Guarda che io l’ho solo accompagnata a casa. Dopo che tu l’avevi fatta piangere per l’ennesima volta»

«E quante volte l’hai consolata, per sapere?» gli occhi indagatori di Andromeda si fissarono sul cugino scrutandolo.

«Se mi è permesso vantarmi, oserei dire molteplici volte e tutte in maniera piuttosto soddisfacente» ghignò di fronte all’occhiata furiosa della strega, lanciando pigramente un incantesimo difensivo per precauzione: «Oh andiamo Drom, non ti ricordavo così puritana. E vorrei far presente che il tuo futuro genero ha la mia età»

«Stammi bene a sentire: ci ho messo anni a trovare un’assistente decente. E tu non me la manderai in depressione perché hai deciso di vivere una seconda tarda adolescenza» si avvicinò andandosi a sedere accanto al mago e iniziò a pungolarlo con la bacchetta sul petto: «E peggio ancora, non me la distrarrai. Giuro su Salazar Serpeverde che se mi molla pregherai di tornare ad Azkaban.»

Sirius la guardò offeso «Per Salazar Serpeverde? Te l’ho detto stai passando troppo tempo con tua sorella»

«Sta. Lontano. Dalla. Fowley» ribadì colpendolo ripetutamente con il faldone che si era portata dietro «E dai questo a Remus. Io ora vado a casa a farmi un lungo bagno caldo, possibilmente in compagnia di una bottiglia di vino. E non ti azzardare a dirmi che sto per diventare nonna o te lo faccio mangiare»

«Si ma stai calma o dovrò spiegare a tuo nipote che ha la possibilità di ereditare la pazzia dei Black, oltre ai geni mutaforma. E a quelli di lupo mannaro. Un po’ troppo per un neonato, non credi?» tubò ridacchiando prima di trasformarsi nel grosso cane nero e fuggire via dall’ira della cugina.

Andromeda era ancora con il braccio alzato quando Krippy fece nuovamente la sua comparsa, apparendo con un sonoro plop accanto al divano

«Fowley? Quei Fowley?» chiese sfregandosi le lunghe dita noccute «Ma che fausto giorno per Krippy. Finalmente qualcuno di decente, padroncino. Finalmente a Krippy smetteranno di sanguinare gli occhi a furia di vedere sanguesporco e creature strane nella casa della padrona. Sono Tassorosso ma almeno purosangue, Salazar sia lodato. Lieto, lieto che finalmente il cervello del padroncino abbia ripreso a funzionare. Forse Mrs. Andromeda dovrebbe colpire più forte»

Sirius, ripresa la forma umana emise un ringhio basso che non aveva niente di umano.

«Appena appena?» ritentò con la sua migliore imitazione di voce paziente, prima di scartare di lato evitando per un pelo il grosso posacenere d’argento che volò a pochi centimetri della sua grossa testa, continuando con disgusto «Peccato. Ah è arrivato il lupo mannaro, come se fosse necessario»

«Ehi Remus, guarda, tua suocera fa finta ancora di essere giovane…AHIA!» chiamò il padrone di casa chinandosi per il dolore della gomitata che la cugina gli aveva rifilato approfittando della sua distrazione.

Remus alzò le mani in segno di resa, aveva capito da tempo che era meglio non immischiarsi negli affari di quella famiglia. E soprattutto di non dare mai ad una Black, sebbene rinnegata, l’occasione per perdere le staffe. Poi si concentrò sul dossier che aveva portato Andromeda, sedendosi in poltrona per sfogliarlo con calma, mentre i cugini risolvevano i loro dissapori.

Era decisamente corposo per essere stato redatto in così poco tempo. Troppo.

 

***

 

Probabilmente sarebbe morto li, macinando bacche di ginepro, alicorni, iperico, radice di mandragora e probabilmente ogni altro ingrediente mai venuto in mente ad ogni pozionista vivente. 

Se proprio doveva essere onesto, non era così male, sebbene sicuramente avrebbe preferito passare quel tempo in compagnia dei suoi amici. O della Granger, ancora meglio.

Ma le stanze private di Piton avevano quel profumo che lui da sempre associava alla figura famigliare di quello che era diventato facilmente il suo professore preferito: l’odore penetrante delle erbe e dei veleni lo seguiva ovunque andasse. Era un odore ancestrale, rassicurante. 

«Pansy dice che c’è qualcosa che non va nella professoressa nuova» buttò li casualmente studiando Severus profondamente assorto nella correzione del test a sorpresa che aveva imposto agli studenti di tutte le sue classi appena messo piede nell’aula di pozioni.

«Se intendi tua cugina direi che la lista potrebbe essere lunga» rispose quello con voce atona senza neanche staccare lo sguardo disgustato gli occhi dai rotoli di pergamena.

«Intendevo l’altra professoressa nuova. Quella con cui tu sembri andare stranamente d’accordo» rimbeccò mettendo sulla bilancia di precisione la polvere di rosa canina appena preparata prima di farla volare nella boccetta dedicata, soddisfatto del lavoro.

«Vuoi davvero parlare di persone improbabili con cui andare d’accordo?» chiese mentre una grossa T scarlatta appariva sul compito davanti a lui. «Fossi in te mi muoverei, dopo devi preparare la pozione la pozione peperina per Madame Pomfrey, sembra che voi studenti non facciate altro che prendere raffreddori d’inverno e io mi sono stufato. Di che colore è l’Essenza dell’Instabilità?»

Draco sorrise tra sé e sé, soddisfatto che Severus si fidasse di lui per quel compito, anche se di certo la pozione non era poi così complicata.

«Verde. Longbottom?» rispose tranquillo guardando soddisfatto l’elisir di dittamo che ribolliva nell’alambicco e indicando con il mento il compito che Piton stava facendo lievitare verso la pila di quelli già corretti «Mi stai dicendo che hai una tresca con la Montmorency? Beh, buon per te, è molto bella»

«L’inadatto oggetto dell’attenzione della Signorina Parkinson piuttosto» concesse tirando appena le labbra in un sorriso vedendo il ghigno che era apparso sul volto del suo studente prediletto, segno che la pazzia non si era impossessata definitivamente di lui. Anche se di certo non poteva dirsi di un’intelligenza acuta, visto che non solo non aveva notato la somiglianza con sua zia, ma neanche che Niamh avesse scelto di portare parte del cognome di sua nonna. Quello doveva essere l’effetto dei geni di Lucius «E quali sono gli effetti la pozione?»

Il ragazzo stava sistemando con una precisione maniacale che gli ricordava fin troppo Narcissa l’etichetta sul vasetto di occhi di scarabeo e rispose tra un incantesimo incollante e l’altro «Decisioni irrazionali e instabilità mentale. Ma non hai risposto alla mia domanda»

Severus annui avvicinandosi al banco di lavoro, il mantello nero che ondeggiava ad ogni passo «Perché non sono fatti tuoi con chi parlo o meno. Piuttosto, sei sicuro che la Granger non ti abbia versato qualcosa nel succo di zucca? Spiegherebbe tante cose»

Draco fece una smorfia passandogli la boccetta di menta peperita.

Per un po’ lavorarono immersi nel silenzio, così come erano abituati in passato. A Draco però non sfuggì che in realtà Severus non aveva smesso un attimo di scrutarlo.

Poi improvvisamente il professore ruppe il silenzio: «Sicuro di stare bene?»

Draco continuò a tenere gli occhi bassi sugli ingredienti per nascondere l’imbarazzo, annuendo in silenzio.

Di nuovo l’unico rumore che risuonò per un po’ fu solo quello della pozione che ribolliva placida, lasciando due serpeverde tanto diversi per nascita ed aspetto a guardarla ciascuno assorto nei propri demoni.


 

***

 

Camminava avvolta in una nebbia densa e fitta che le si appiccava addosso come un mantello umido e profumato di erbe, mentre il fiotto di luce della bacchetta non riusciva a penetrare quell’oscurità talmente profonda da inghiottire persino il suo stesso respiro.

L’unico rumore che sentiva era il richiamo di una civetta, lontanò come se giungesse da chilometri di distanza: non capiva se davvero in quel posto non ci fosse nessuno oltre lei o se era il suo stesso sangue che le pompava furioso nei timpani ad assordarla.

Camminava a rilento, cercando di guardarsi intorno, ma tutto ciò che riusciva ad intravedere erano le sagome degli Alberi. Era già stata in quel posto, ne era certa. Ricordava quell’odore, quella sensazione straniante… il respiro del bosco che li avvolgeva.

Era di nuovo nel bosco di Hogsmeade, ma questa volta era sola. Camminando all’indietro per cercare di capire dove diavolo fossero finiti tutti inciampò in qualcosa, cadendo malamente in terra. Carponi cercò di recuperare la sua bacchetta imprecando, mentre le sue mani toccavano un tessuto ruvido e coperto di qualcosa di viscido ed appiccaticcio.

Sperò con tutto il cuore che non fosse quello che pensava, anche se l’odore era inconfondibile. Come aveva fatto a non accorgersene prima?

Alla luce tremolante i suoi sospetti divennero una tragica ed inaspettata realtà.

Davanti a lei giaceva immobile Harry Potter, la cicatrice ben visibile sotto i ciuffi di capelli scomposti e sporchi di fango, gli occhiali rotti. Piantato nel suo petto, nel centro di quella disgustosa macchia rossa che aveva toccato poco prima, un pugnale che conosceva bene.

Pansy urlò con tutto il fiato che aveva in gola.


 

Si svegliò di soprassalto, il grido ancora in gola e il cuore che batteva a mille.

Era stato solo un sogno, un maledetto incubo, cercò di ripetere a sé stessa ributtandosi sul cuscino, mentre il sudore gelato le si freddava addosso facendola tremare.

«Brutti sogni, Pansy?» si girò appena verso la voce che proveniva dal letto accanto al suo, il faccione arcigno di Millicent Bulstrode ben visibile anche da li.

Evitò di rispondere, i rapporti tra le due erano già abbastanza tesi dopo il ballo dai Malfoy.

Senza degnarla di uno sguardo Millicent si diede un’ultima occhiata allo specchietto che aveva in mano, prima di riporlo sul comodino accanto a letto. 

Poi si tirò le coperte fin sopra la testa e si addormentò all’istante.

O almeno o era addormentato o aveva ingoiato l’intera segheria magica di Hogsmeade.

Pansy fisso la copertura del letto a baldacchino a lungo, consapevole che per quella sera il sonno sarebbe stato un amico molto distante.

 


 

 

Un respiro profondo e si ricomincia, con una promessa però: i capitoli saranno decisamente più brevi di "Quel che è stato, quel che sarà".

 

Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.

Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?

Decisamente sì.

Ci saranno morti e torture? Certo.

Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.

Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispira.

Detto questo... a lunedì prossimo!

 

   
 
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