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Autore: Dalybook04    06/06/2022    0 recensioni
Hetalian fanfic, Spiderman!Au
Di uno Spiderman nerd e ligio al dovere che si ritrova a doversi occupare di una sorpresina arrivata da un altro universo
Detto anche: quando ci rimani troppo male per No way home e ci devi assolutamente scrivere una ff sopra, ma cambiando i personaggi perché sì
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era una serata buia e tempestosa, come quelle dei migliori film. Be', in realtà non pioveva, ma i nuvoloni scuri che coprivano il cielo promettevano acqua di lì a breve.
Il nostro supereroe preferito stava vagando in quella cortina di fumo e disperazione che è New York, in caso qualche criminale avesse avuto l'idea malsana di fare del male a qualche onesto cittadino.
Si sedette sul tetto di un antico palazzo di architettura neogotica, i piedi penzoloni nel vuoto, e sospirò. Il turno di guardia quel giorno si stava rivelando più vuoto del solito.
Come se l'universo avesse deciso di accontentarlo, un urlo si fece largo tra i clackson delle macchine e i rumori notturni della città.
Il supereroe si alzò, corse verso il bordo opposto del palazzo, in direzione di quel suono, e vide che nel vicolo sottostante un ragazzo stava lottando contro un ladro che gli voleva rubare lo zaino. Il supereroe non esitò un secondo: si calò giù dal tetto, atterrò dietro al ladro e, con una botta in testa, lo mandò al tappeto, per poi legarlo con le sue ragnatele. Una cosa pulita pulita, da manuale.
Da terra raccolse lo zaino del ragazzo, ci diede qualche colpo per pulirlo e glielo porse "ti ha fatto del male?"
Il ragazzo, tremante, scosse la testa "n-no..." si riprese lo zaino e se lo strinse al petto "grazie..."
Il supereroe gli rivolse un breve cenno del capo "dovere"
"È... è già la seconda volta che mi salvi" aggiunse il ragazzo "non so se ci hai fatto caso"
Oh, come avrebbe potuto non farlo? Il supereroe cercò di mantenere la voce ferma.
"L'ho notato" disse solo. Era abbastanza criptico da non fargli intuire niente? Sperava di sì. Con un salto tornò sul tetto dell'edificio, con il braccio del malvivente tra le mani per portarlo alla polizia, cercando di controllare i battiti del suo cuore.
Il ragazzo che aveva appena salvato si chiamava Feliciano Vargas, e il nostro supereroe era perdutamente innamorato di lui da anni.
Il volto dietro alla maschera si chiamava Ludwig e sembrava tutto meno un supereroe. Impacciato, nerd, ligio al dovere e secchione, a scuola si pensava che passasse tutto il suo tempo a studiare, quindi, se anche a qualcuno fosse balzata per la testa l'idea stupida che il supereroe fosse lui, l'avrebbe scartata subito per una banale ragione di tempo. Dove avrebbe trovato il tempo di studiare per prendere sempre il massimo dei voti, se se ne fosse andato in giro a salvare la città?
L'identità del supereroe rimaneva segreta e a Ludwig andava bene così. C'erano teorie su chi potesse essere, certo, ma nessuno si avvicinava alla verità, che saltava di palazzo in palazzo senza venir catturata da nessuna rete, se non contiamo quella degli occhi, del colore e della consistenza del miele, del ragazzo da lui amato, che riuscivano sempre a mandarlo in crisi, dolci e inconsapevoli di tutto.

Feliciano tornò a casa in fretta quella sera e non trovò suo fratello Lovino in casa, ma se lo aspettava. I due fratelli Vargas abitavano all'ultimo piano di un vecchio condominio fatiscente e, approfittandone, Lovino spesso si rifugiava sul tetto del palazzo per starsene da solo.
Quella sera, però, qualcun altro si trovava lì.
Lovino era sdraiato sul cemento del tetto, la testa appoggiata alla sua giacca appallottolata, a osservare le stelle e a pensare, ignaro della figura che saltava da un tetto all'altro dirigendosi proprio verso di lui. L'aria della sera era umida e l'asfalto duro contro la sua schiena, eppure Lovino era in pace: niente fratelli rompipalle, niente preoccupazioni, solo lui e il cielo scuro.
La figura misteriosa si fermò su un tetto vicino, più alto del palazzo dove Lovino viveva, e osservò per alcuni secondi il ragazzo, silenziosa.
Lovino girò la testa per cercare la stella polare, ma le nuvole coprivano tutto più di quanto non facesse di norma lo smog. Schioccò la lingua contro il palato, contrariato, e si mise seduto. Davanti a lui c'era una pozzanghera e, riflesso nell'acqua...
Lovino urlò e saltò in piedi, guardò il tetto davanti a sé pensando di aver avuto un'allucinazione. Non era possibile che ci fosse qualcuno lì, che quel qualcuno lo stesse fissando, ci doveva essere una spiegazione razionale, ci doveva essere...
"Chi cazzo sei?! Che vuoi?"
La figura misteriosa saltò da quel tetto a quello dell'italiano, alzando le mani in segno di resa "non voglio farti male"
"Vattene! Perché mi stavi fissando?" Lovino afferrò la sua giacca da terra e infilò la mano nella tasca destra, dove teneva un coltellino svizzero per le emergenze.
La figura si avvicinò ancora, ma i connotati del suo viso erano nascosti da una maschera "io... non ci credo che sei qui, sei..."
"Sono incazzato. E armato. E non ho niente con me, quindi se mi vuoi rapinare..."
"No, no, non voglio rapinarti. Solo... guardarti"
"Sei uno stalker? Un maniaco?" finalmente, quando quello si avvicinò ancora, Lovino fu in grado di riconoscere i disegni sul costume che indossava "sei quel cretino che va in giro a sventare le rapine! Che cazzo vuoi da me?"
"Io..." il cosìdetto cretino si fermò a pochissimi centimetri dal ragazzo, scrutandolo. Se quello non avesse avuto la maschera, Lovino avrebbe visto i suoi occhi farsi lucidi "sei qui..." il supereroe sollevò la mano e la avvicinò al viso di Lovino, tremando di più a ogni secondo, fino a quando non posò la mano guantata sulla sua guancia morbida, sentendola calda. Dietro alla maschera, una lacrima gli scivolò dalla guancia "sei vivo"
"Certo che sono vivo. Perché la cosa ti interessa?" Lovino rimase immobile. Qualcosa in quell'uomo gli diceva che non voleva fargli male, che era solo... triste? Non osava muoversi, quel tipo era più alto e grosso di lui, non voleva rischiare di farlo arrabbiare.
"Stai bene?"
"Facendo corna sì. Perché?"
"Sei sicuro?"
"Ti ho detto di sì. Perché la cosa ti interessa così tanto?
"Io... non sai chi sono?"
"Sei il cretino che fa l'eroe tirandosela in giro"
"Dietro alla maschera" aggiunse il tizio "non sai chi ci sia?"
"Non lo sa nessuno" Lovino si sentiva sempre più a disagio. Che avesse inalato dei fumi strani? Forse stava dormendo e si stava sognando tutto "e non mi interessa saperlo"
Il tizio mascherato annuì "okay... meglio così" si abbassò fino a posare la fronte contro quella di Lovino, aumentando sempre di più il suo disagio "prenditi cura di te stesso" mormorò "la tua vita è importante, ricordatelo. Importantissima"
"Ehm... okay?" che altro avrebbe potuto rispondere? "ci... ci conosciamo per caso?"
Lo sconosciuto gli accarezzò le guance, con una dolcezza tale che Lovino iniziò seriamente a preoccuparsi di essere finito nelle mani di un maniaco. Strinse più forte il manico del suo coltellino.
"No, non mi conosci, ma è meglio così" il maniaco gli tolse le mani dalle guance e fece un passo indietro "ti... ti lascio stare. Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene"
"Ehm, okay"
"Stai attento" si raccomandò "guarda sempre prima di attraversare la strada e... e se vedi un pericolo, corri dalla parte opposta"
"Non mi sembra una raccomandazione molto eroica"
Lovino l'aveva detto come una battuta, ma vide il supereroe rabbuiarsi, per quanto fosse visibile dalla maschera.
"A essere eroici non ci guadagni granché"
"Ma fai la cosa giusta"
Lovino notò delle macchie scure formarsi sulla maschera dell'eroe, all'altezza delle guance. Che stesse piangendo?
"Sei sempre stato più buono di me"
"Non... non capisco. Perché parli come se ci conoscessimo?"
Il supereroe fece un altro passo indietro "è meglio che vada"
"Mi vuoi rispondere sì o no?!"
"No" e lanciò una ragnatela sul palazzo più vicino, saltando via. Lovino sgranò gli occhi, ma che cazzo era appena successo?
Corse verso le scale, deciso a tornare a casa e a barricarsi dentro, in caso quel tipo ritornasse con intenzioni peggiori.

"Credo di essere appena stato molestato da Spiderman" annunciò rientrando in casa e chiudendo la porta d'ingresso a chiave. A quelle parole suo fratello, seduto sul divano a disegnare, si sollevò di scatto, incuriosito.
"Cosa?"
"Eh" Lovino si sedette accanto a Feliciano e appoggiò la testa sullo schienale del divano, socchiudendo gli occhi. Quel mobile ne aveva passate tante: tra partite dell'Italia e festival di Sanremo, nemmeno l'italico furore dei due Vargas era riuscito ad abbatterlo, solo a sgualcirlo "ero sul tetto a farmi i cazzi miei, ho visto che c'era qualcuno a fissarmi dal tetto davanti, mi sono cagato in mano e gli ho urlato di andarsene, quello è sceso sul nostro tetto e ha iniziato a dirmi cose strane"
"Che tipo di cose strane?"
"Mi ha chiesto se fossi vivo e stessi bene e... e mi ha detto di guardare prima di attraversare e cose simili, poi mi ha messo le mani in faccia così" si mise le mani sulle guance "e mi ha chiesto se sapessi chi era. Gli ho detto di no e che non me ne fregava un cazzo. Si comportava come se... come se mi conoscesse da tanto, così gli ho chiesto se ci conoscessimo e mi ha detto di no e che è meglio così, ma boh, credo mi abbia mentito. È stato strano"
"Ma ti ha toccato in altri modi?"
"No, solo le guance"
"Non è una molestia"
Lovino alzò le spalle "mi ha toccato senza permesso" iniziò a tormentarsi le unghie, riflettendo "aveva le mani calde"
"Sei sicuro fosse Spiderman?"
"Aveva il suo costume e se n'è andato lanciato ragnatele. Secondo te?"
"Che strano. Oggi mi ha salvato di nuovo, un tizio voleva rubarmi lo zaino ed intervenuto"
"E?"
"Non mi ha toccato né niente, mi ha solo chiesto se stessi bene eccetera. È stato carino" aggiunse sottovoce il più piccolo, mordendosi il labbro inferiore per nascondere un sorriso. Lovino intuì comunque cosa nascondeva quell'espressione.
"Ti ho già detto di lasciarlo perdere"
"Mica me la sono andata a cercare! Sono stato aggredito, ho urlato per chiedere aiuto ed è intervenuto" Feliciano iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli castani "gli ho fatto notare che è già la seconda volta che mi salva e ha detto che se n'era accorto anche lui..."
"Sant'Iddio, Feli, ti ho detto che devi lasciarlo stare. Non puoi prenderti una cazzo di cotta per un supereroe, è una condanna a morte"
"Non mi sono preso una cotta!"
"Oh, eccome se te la sei presa. Sai quanta altra gente avrà salvato? Probabilmente ti ha detto che se lo ricordava solo per farti contento, o per tirarsela un po'"
Feliciano si imbronciò "non è vero! E poi, ha qualcosa di familiare. Credo di conoscerlo"
"Seh, certo, oppure te ne stai convincendo. Fidati di me, meglio stare alla larga da gente così. Si fanno tanti nemici, e la prima cosa che fanno quei nemici è puntare alle persone che gli stanno intorno"
Feliciano alzò gli occhi al cielo "come ti pare"
"Oh, non fare l'offeso, è la verità. E poi non sai neanche che faccia abbia! Potrebbe essere un quarantenne bavoso e sessualmente represso che appena ha visto un ragazzino carino ci si è avventato contro"
"Non ha l'aria di un quarantenne bavoso"
"Lo dici perché è muscoloso e tutto, ma chissà chi cazzo è 'sto tizio" Lovino si sfilò le scarpe e si strinse le ginocchia al petto, pensieroso "sta solo facendo quel che reputa giusto, non è una cosa personale"
"Con te si è comportato in modo personale"
"Penso che si sia ubriacato e si sia messo a tormentare la prima persona che gli è capitata sotto mano, che guarda caso ero io, la mia solita sfiga"
"Puzzava di alcool?"
"No, ma il costume avrà bloccato l'odore" Lovino si stiracchiò "meglio non pensarci, le nostre vite sono già abbastanza complicate così" si alzò "vado a preparare la cena, è tardi. Pasta?"
"Pasta"
Lovino non notò, mentre si dirigeva verso la piccola cucina, che suo fratello prima del suo arrivo stava disegnando proprio quel supereroe. Se lo avesse fatto, avrebbe notato che, dopo il racconto dello strano incontro sul tetto, lo Spiderman che Feliciano stava abbozzando prese connotati molto meno gentili.

La scuola che frequentavano i nostri protagonisti era come tutte le scuole dei quartieri bassi: affollata, poco pulita e ricoperta di graffiti.
Il giorno dopo i fatti già raccontati, Ludwig ci si avviò sbadigliando, come sempre da quando aveva iniziato la sua attività da supereroe.
"Ciao Lud!" Feliciano gli corse incontro e lo abbracciò, come ogni giorno "hai fatto i compiti di mate? Non mi sono venuti due esercizi, non li ho proprio capiti..."
Ludwig annuì, entrando dentro l'edificio "te li posso spiegare a ricreazione"
Feliciano gli rivolse un sorriso così luminoso da far impallidire il sole, "grazie!", gli stampò un bacio sulla guancia, facendolo arrossire fino alla punta delle orecchie, il che, data la carnagione pallida del ragazzo, si notava parecchio "prima però ti devo raccontare una cosa assurda che mi è successa ieri!"
"Mhmh" Ludwig sapeva già di cosa doveva parlargli: del salvataggio di Spiderman.
"Stavo tornando a casa dal lavoro" iniziò Feliciano, che lavorava in un negozio di articoli da disegno per guadagnare qualcosina "quando un tizio ha cercato di rubarmi lo zaino. Ho urlato per chiedere aiuto ed è sceso Spiderman dal tetto e mi ha salvato"
"Wow" Ludwig cercò di mostrarsi sorpreso mentre apriva il suo armadietto.
"È la seconda volta che mi salva! Infatti gliel'ho fatto notare e mi ha detto che se n'era accorto... secondo te cosa voleva intendere? Era un rimprovero?"
"Non direi" Ludwig benedì l'anta dell'armadietto, sufficiente a nascondere le sue guance rosse "forse intendeva dire che, tra tutte le persone che salva, lo hai colpito"
"Dici?"
"Secondo me sì. È difficile non notarti"
Feliciano rise "come sei carino, Lud" il suo tono di voce di incupì "però poi ci ha provato con mio fratello"
Ludwig chiuse di scatto l'anta del suo armadietto, questa volta realmente stupito "cosa?!"
Era decisamente sicuro di non averlo fatto. Dopo aver aiutato Feliciano, aveva fatto un altro paio di giri ed era rientrato a casa per le due di notte. Gli veniva il vomito al pensiero di provarci con Lovino che, dal momento esatto in cui lo aveva conosciuto, aveva iniziato a trattarlo male e a intimargli di stare lontano dal suo fratellino. Dio, no, piuttosto si sarebbe fatto prete.
"Lovino era sul tetto del nostro condominio" iniziò a raccontare Feliciano "e all'improvviso ha notato un tizio che lo fissava dal palazzo accanto. Quello si è avvicinato ed era Spiderman"
Ludwig aggrottò la fronte. Sì, aveva seguito Feliciano per controllare che arrivasse sano e salvo a casa, ma a parte quello non si era minimamente avvicinato a quella casa, né tanto meno si era messo a fissare Lovino.
"Sei sicuro fosse Spiderman?"
"Sì! Ha sparato ragnatele per andarsene e aveva lo stesso costume. Gli ha messo le mani sulle guance così" Feliciano mise le mani tiepide sulle guance di Ludwig, facendolo sobbalzare "e si è messo a chiedergli se fosse vivo e se stesse bene e si è messo a raccomandargli di stare attento quando attraversa la strada perché la sua vita è importante e non deve sprecarla"
Ludwig era certo di non aver detto quelle cose, di sicuro non a Lovino. Per carità, se ce ne fosse stato bisogno non lo avrebbe di certo lasciato a morire, ma non gli stava granché simpatico. Feliciano si rabbuiò ancora di più in viso "pensavo... pensavo che fosse interessato a me" si sistemò una ciocca di capelli dietro all'orecchio "Spiderman, intendo. È una cosa stupida, però con me è sempre stato così gentile, ma non mi ha mai detto cose simili"
Chiunque fosse l'impostore in questione, Ludwig iniziò a maledirlo "magari ha scambiato Lovino per te" disse "insomma, vi somigliate e al buio potrebbe avervi confusi"
"E perché è venuto fino a casa mia?"
"Per controllare che non ti succedesse nient'altro mentre tornavi a casa" suggerì Ludwig "vedendoti sul tetto potrebbe aver pensato che fossi tu"
"Oh" Feliciano sembrò pensarci un attimo "ma allora avrà pensato che io sia un maleducato! Sai com'è fatto Lovino, lo avrà di sicuro trattato male"
Ludwig si trattenne dal dirgli che qualsiasi persona con un minimo di cervello si sarebbe reso conto dell'errore non appena Lovino avesse aperto bocca e cercò di tranquillizzarlo "se era così preoccupato per te, non penso gli sarà importato"
Feliciano rimase pensieroso "se lo vedrò, glielo dirò. Non voglio che pensi male di me"
Ludwig sospirò distrattamente, dirigendosi verso la classe di inglese "nessuno potrebbe mai pensare male di te, Feliciano. Sei troppo buono"
Quello gli sorrise, seguendolo "grazie, Lud! Sei il migliore amico che si possa desiderare"

Quella notte si mise a cercare quel fantomatico impostore, immaginando di dover setacciare tutte le strade di New York per trovarlo. Fortuna volle che non ce ne fu bisogno.
"Ehi!" Ludwig stava perlustrando la città dalla cima di un edificio, quando si era sentito chiamare. Si girò di scatto e scagliò una ragnatela per intrappolare il tizio, ma quello la schivò con una capriola in aria e sollevò le mani in segno di resa "calmo! Vengo in pace"
"Sei quello che ieri ha scambiato Lovino per Feliciano spacciandosi per me?"
Lo sconosciuto inclinò la testa di lato, confuso "che c'entra il piccolo Feli?"
"Hai parlato con Lovino ieri sera?"
"Sì, perché?"
"Chi sei? Trovi così divertente spacciarti per me?"
"Oh, vedi, è una storia buffa..."
"Chi sei?!"
L'imbroglione sollevò una mano e la portò a togliersi la maschera, liberando una massa scomposta di riccioli scuri.
"Mi riconosci?"
"No. Chi cazzo sei?"
Lo sconosciuto sembrava avere qualche anno più di Ludwig, intorno ai venticimque. Era di qualche centimetro più basso ed era meno muscoloso, più snello. Sembrava avere la pelle olivastra, mediterranea, ma al buio Ludwig non poteva esserne sicuro. La sua voce era pregna di un leggero accento spagnolo, ben mascherato dall'uso dell'inglese.
"Mi chiamo Antonio" annunciò quello "e credo di venire da un altro universo"
 

ALLORA
Qui bisogna spiegare
A parte che sto lavorando a questa storia da una quantità di tempo indecente (tipo da febbraio).
A parte che non ha senso.
Spiego un attimo le mie intenzioni perché non mi sono regolata.
Dunque.
Questa storia ha due archi narrativi. La prima parte, più corta, sul multiverso, la seconda, indecentemente lunga, più sui protagonisti con il multiverso bello che chiuso. Solo che la seconda parte non l'ho finita e non so se lo farò, continuo ad allungare il brodo e a perderci interesse (quindi conoscendomi non la finirò mai), ma mi dispiacerebbe sia buttare mesi di film mentali sia pubblicare una storia per poi lasciarla incompleta. QUINDI la soluzione che ho trovato è la seguente:
Pubblicherò il primo arco narrativo, che tanto è finito di per sé, e poi vedo se andare avanti con il secondo o finirla lì, in base anche alle vostre reazioni (è un invito a farmi sapere che ne pensate, sì :) )
SO lascio la cosa a voi :)))
Spero vi abbia almeno un po' intrigato.
Bye
Daly


 

   
 
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