Anime & Manga > Tokyo Revengers
Segui la storia  |       
Autore: Wolfgirl93    06/06/2022    0 recensioni
Piccola Fix it Fic e mezzo What If sugli ultimi capitoli di Tokyo Revengers
ATTENZIONE CONTIENE SPOILER PER CHI HA VISTO SOLO L'ANIME
Ken era nelle vicinanze quando Mikey chiese a Takemichi di raccontargli i vari futuri, ascoltò tutto e sentì un dolore al cuore, non era spaventato di quello che lo aspettava, in ogni futuro il suo destino era morire o finire in prigione nel braccio della morte; ma la cosa che più lo spaventava era Mikey, era solo in ognuno di quei futuri, da solo contro tutti e contro se stesso.
Quando annunciò lo scioglimento della Tokyo Manji Gang una parte del cuore di Draken si spezzò, aveva dato la sua vita per quella gang, per Mikey e ora lui l’aveva sciolta.
“Non avevi creato la Toman per proteggere le persone?”
Draken guardò Mikey mentre sorrideva ma non riconobbe quel ragazzo, non era il Manjiro Sano che aveva giurato di proteggere ed era tutta colpa sua.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ken Ryuguji (Draken), Manjirou Sano, Seishu Inui (Inupi), Takashi Mitsuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gli occhi di Mikey erano così diversi da quelli che Draken conosceva, eppure quando lo vide guardarlo sentì un brivido freddo lungo la schiena.
“Mikey...”
La sua voce uscì quasi strozzata e spalancò gli occhi quando il biondo non ebbe nessuna reazione, lo stava semplicemente guardando eppure per Ryuguji sembrava come se quegli occhi color ossidiana potessero leggergli l’anima e giudicare i suoi peccati.

“I...Io...” L’ennesima parola gli uscì con forza dalle labbra eppure quelle scuse erano bloccate nella sua gola impedendogli di deglutire e rendendogli difficile parlare.

“Questo non è un posto per te Draken.”

La voce di Mikey lo gelò sul posto, dove era finito il Ken-chin con cui lo chiamava sempre?! Dov’era finito il suo tono sempre divertito? Dov’era finito il Mikey che conosceva?

 

“Mikey… Volevo cercarti e...” Quelle parole si bloccarono nuovamente e questa volta non fu la sua voce a cedere ma fu quella di Mikey che gli parlò sopra.

“Vedo che mi hai trovato, è stato Koko a dirtelo?” Non era un tono freddo o arrabbiato era solo vuoto, come i suoi occhi.

“Ascolta io volevo solo…” Nuovamente quelle scuse non uscirono e Draken sentì gli occhi pizzicare, come cazzo era possibile? Aveva provato a seguire un percorso, aveva parlato con Mitsuya e si sentiva pronto eppure perché di fronte alla persona con cui voleva scusarsi e con cui voleva ricominciare non riusciva a dire una parola? Era davvero così debole?
Non dovevo andarmene, dovrei trovare il coraggio e abbracciarlo, chiedergli scusa e sperare che tutto torni come prima, erano quelli i pensieri di Draken in quel momento ma tutto il suo corpo era come congelato sul posto, troppo spaventato per fare qualcosa.

 

Mikey lo guardò per qualche altro secondo prima di voltarsi e andare verso la moto nera che era posteggiata quasi all’ingresso del porto, fece tutto in silenzio e Ken si limitò a guardarlo senza riuscire a muoversi.

Le lacrime avevano iniziato a scorrere sul suo viso e lui si sentiva patetico, aveva perso la sua occasione e ora sentiva solo quella voragine che aveva nel petto diventare ancora più grande.

 

Draken rimase fermo nel silenzio della notte e guardare nella direzione dove Manjiro era sparito, non era riuscito a parlare, la sua paura di venir rifiutato lo aveva fatto dubitare anche di quelle parole che tanto voleva dire.
Diede un calcio ad una vecchia lattina e imprecò mentre lentamente tornava verso la sua moto, era stato così debole e ora aveva perso la sua possibilità.

Ritornò anche il giorno dopo al porto ma non c’era nessuno ad aspettarlo, Mikey era sparito e Draken si sentiva uno stupido, aveva sprecato la sua occasione e ora? Ora avrebbe dovuto aspettare ancora e ancora.


“Quindi non sei riuscito a dirgli nulla?” Chiese Mitsuya mentre continuava a colpire la nave madre con il suo laser.
“Nulla...” Draken aveva mollato il joystick e poco dopo sentì l’amico imprecare mentre leggeva un grosso ‘GAME OVER’ sullo schermo della tv. “Scusa...” Borbottò il moro nel rendersi conto che aveva abbandonato l’amico nel bel mezzo dello scontro contro il boss.
“Beh se mi offrirai la cena ti perdonerò.” Scherzò mentre lasciava perdere il videogioco e si voltava a guardare Draken. “Comunque, penso che sia normale avere paura, alla fine sono due anni che ti prepari per chiedere scusa ma non è mai facile.”
“Affare fatto.” Scherzò il moro prima di sospirare per quell’ultima frase. “No, io sono stato uno stupido! Avevo la possibilità di parlargli per bene e invece ho solo sprecato la mia occasione e ora non so quando potrò rivederlo...” Draken ci aveva pensato a lungo ma dopo quasi una settimana aveva capito che Mikey era sparito e aveva lasciato quel posto che tanto adorava per colpa sua, era nuovamente successo perché lui era uno stupido.

“Ascolta, Mikey sa che non sei cattivo, credo che ti abbia già perdonato anche dopo quello che gli hai detto, quindi magari ora è solo incasinato con questa nuova gang e con i suoi pensieri, sai come è fatto, dagli tempo e vedrai che poi potrai parlargli di nuovo.” Propose Mitsuya prima di sorridere.

 

Cenarono assieme e quella sera Draken tornò a casa presto visto che Mitsuya aveva un appuntamento con Hakkai, quella settimana passò altrettanto veloce ma di Mikey non c’era ancora traccia; Ken provò a tornare al ritrovo dove aveva trovato Koko ma anche lì non trovò nessuno, sembrava quasi che la Kanto Manji Gang fosse sparita nel nulla.

 

Dopo quasi un mese riuscì a parlare con il capo della Brahman una certa Senju ma tutto quello che riuscì a scoprire era che la Kanto Manji Gang aveva annientato la Rokuhara Tandai e Mikey aveva ucciso il capo, la battaglia dei tre regni era stata vinta e la Brahman si era sciolta.
Draken uscì fuori e subito sentì il bisogno di avere più aria, Mikey aveva ucciso qualcuno, scosse il capo incredulo mentre sentiva il respiro venirgli meno, non era possibile.
“Mi ricordo di te, Eri sempre insieme a Manjiro quando era piccolo.” Un ragazzo sui ventisei anni lo guardò mentre buttava fuori il fumo della sua sigaretta. “Manjiro è cambiato, i suoi occhi sono ormai vuoti e sembra non essere più il bambino di una volta, se sei venuto qui per cercarlo ti consiglio di smetterla.” Takeomi Akashi lo guardò prima di sospirare e fare l’ennesimo tiro. “Lascia perdere, adesso anche due membri della Brahman sono entrati nella Kanto quindi nessuno potrà fermarli; tieniti stretti i ricordi e aggrappati a quelli perché il vecchio Manjiro ormai non esiste più.”
Takeomi tornò dentro senza lasciare a Draken il tempo di parlare e il moro scosse il capo con forza mentre sentiva le gambe cedergli.


Cadde in ginocchio e si prese la testa fra le mani, Mikey aveva ucciso qualcuno ed era cambiato, tutti gli dicevano che il vecchio Manjiro era morto e quindi era veramente così? Non c’era davvero più nulla che potesse fare?

Quella notte Draken rimase sveglio a pensare, sarebbe mai riuscito a incontrare nuovamente Mikey, sarebbe mai riuscito a parlargli e a chiedergli scusa? Neppure quando entrò a lavoro riuscì ad avere una risposta, sembrava che il mondo gli stesse dicendo di smetterla di rincorrere un fantasma ma lui voleva provarci, voleva continuare.

I giorni erano diventati settimane e Ken aveva iniziato a non dormire bene, ogni notte faceva il solito sogno: era al posto e continuava a chiamare Manjiro ma lui era come sordo alle sue parole e se ne andava ogni volta lasciandolo da solo; quando Draken si svegliava aveva sempre gli occhi umidi e il respiro accelerato e passava quasi tutto il resto della notte senza riuscire più a chiudere occhio.
Inupi continuava a non dirgli nulla e lui continuava a fingere di stare bene, erano entrambi feriti dalla perdita del loro migliore amico ma sembravano non riuscire a fare nulla se non andare avanti arrancando per continuare a vivere.

Passarono diversi mesi quando Ryuguji si promise di cercare nuovamente Manjiro e dopo varie ricerche riuscì a trovare diversi indirizzi, doveva trovarlo e provare a parlargli altrimenti avrebbe vissuto con quel dolore per sempre.

Stava bussando ad ogni porta alla ricerca di Mikey ma ogni casa sembrava ormai vuota lasciando solo un ricordo dei suoi vecchi proprietari, sapeva che la Kanto Manji Gang era odiata e per questo i loro membri, ma soprattutto il loro capo, dovevano cambiare spesso dimora ma non pensava che sarebbe stato così difficile trovare l’amico.

 

 

“Credo che tu debba smetterla.” Quel giorno Inui non rimase in silenzio, quel giorno gli parlò e lo fece nel modo più doloroso possibile.

“Cosa?!” Draken era diventato molto più calmo dopo lo scoglimento della Toman ma in quel momento sentì il sangue ribollirgli nelle vene.
“Mi hai sentito, ti stai uccidendo con le tue stesse mani e per cosa? Per un ragazzino viziato che vuole giocare a nascondino?” Inupi lo stava guardando annoiato mentre teneva la chiave inglese in mano, aveva persino smesso di aggiustare il motore a cui stava lavorando.
“E allora mi stai facendo la predica proprio tu?!” Ken non riusciva a calmarsi, sentiva il bisogno di spaccare qualcosa, di guardare quell’amico e picchiarlo fino a che non si fosse sentito meglio ma decise di fargli del male in una maniera diversa, più subdola. “Tu che hai lasciato andare la persona che ami per cosa? Per orgoglio? Tu che continui a nasconderti da lui! Io almeno ci sto provando a ritrovare Manjiro! Sto provando a lottare per questa cosa!” Urlò lanciando a terra il tronchesino che aveva in mano, il rumore fu così forte da risvegliarlo, come se fosse caduto in una trans e subito guardò Inupi con gli occhi sbarrati. Cosa aveva fatto?


“Inupi io...”
“Va bene così, hai ragione… Sto continuando a scappare da Koko, ho paura che rivedendolo le cose potrebbero peggiorare o forse migliorare e sono spaventato… Forse tu hai davvero più coraggio di me, però per favore non continuare a farti del male...” Quelle sono le ultime parole che gli rivolse Inui quel giorno, il silenzio era assordante in officina quel giorno ma Draken sapeva di meritarselo.
Quella notte prese delle gocce per dormire, le stesse che il suo psicologo gli aveva consigliato e riuscì a dormire per buona parte della notte; la mattina dopo si scusò con l’amico e gli confessò tutto, gli raccontò di quello che era successo con Mikey, di come lo aveva cercato e di come stesse continuando a farlo.
“Penso che lui stia scappando da tutti, anche da se stesso, quindi se gli vuoi bene l’unica cosa è lasciarlo andare...” Il biondo sapeva bene quanto quella frase facesse male, era quello che aveva fatto con Koko quando era scomparso ma alla fine forse a volte è meglio arrendersi e andare avanti anziché rimanere ancorati al passato.

 

Gli anni erano passati e Draken si era messo l’anima in pace, o almeno era quello che aveva fatto credere a tutti, aveva continuato a cercare Manjiro in lungo e in largo e aveva persino provato a collaborare con la polizia per sapere dove si trovasse.

In città non si parlava d’altro che di un’organizzazione malavitosa di nome Bonten e quando la polizia riuscì a immortalare alcuni membri ecco che subito riconobbe Manjiro tra quelle fila, era cambiato e sembrava che non mangiasse più come prima, il suo viso era smunto e spigoloso e i suoi capelli, una volta lunghi, erano ormai corti e color argento.

Ken passò quasi un’ora a guardare quella foto a confrontare i ricordi che aveva di Manjiro – e le vecchie foto che aveva in camera – con quello che era ora e poteva vedere come le parole di tutti fossero ormai diventate concrete.
Manjiro non c’era più.

Eppure lui era ancora lì, ancora con la voglia di trovarlo e di chiedergli scusa, di provare a togliersi quel peso da cuore e se poi Mikey lo avesse scacciato allora avrebbe mollato la presa e lo avrebbe lasciato andare, ma voleva almeno provarci.

Erano passati dodici anni e lui aveva continuato a lavorare all’officina, Inupi era stato un grande aiutante sia dal punto di vista lavorativo che da quello sentimentale, si davano man forte a vicenda visto che nella Bonten c’era anche Koko.

Ad aggiungersi poi a quella strana combriccola c’era Kazutora, era uscito da poco di prigione e quando Chifuyu lo aveva portato da loro per una rimpatriata sembrava come se quel ragazzino impazzito fosse ormai sparito lasciando posto ad un uomo pentito e con tanta voglia di redimersi, fu lui il primo a mettersi a disposizione per aiutarlo a trovare Mikey e Ken gliene fu davvero grato.

Anche Takemichi si era offerto di aiutarlo, lo stesso ragazzo piagnucolone ma con un gran cuore si era offerto di fargli ritrovare il vecchio amico di sempre ma Ryuguji era sempre meno convinto che quell’amico fosse ancora lì, Mikey sembrava così cambiato e i suoi occhi erano sempre più spenti come se quel corpo fosse ormai senza vita.
Cercare una pista per ritrovare Manjiro fu abbastanza difficile ma piano piano, indizio dopo indizio riuscirono a trovare qualcosa, sapevano che di solito si incontravano in una vecchia sala da bowling e quando Draken andò a controllare capì che avevano ragione; c’erano diversi mozziconi di sigaretta a terra, diverse confezioni di droghe e qualche carta di taiyaki confezionati, Ken non riuscì a non sorridere al pensiero che Mikey non fosse cambiato almeno in quello.
Decise di lasciare un messaggio il giorno seguente, tornò lì con un taiyaki e un dorayaki a cui aveva allegato anche due bandierine e li lasciò su un tavolo in bellavista, assieme a loro aveva lasciato un biglietto, non c’era scritto nulla di complicato solo: ‘Manjiro, per favore contattami appena puoi, voglio solo parlare con te. Ken-chin’


Si era firmato con quello stupido nomignolo che tanto odiava ma che ora gli mancava come l’aria, aspettò diversi giorni prima di ricevere risposta e continuò ad andare in quel posto, aveva visto che i dolcetti erano spariti quindi era sicuro che Mikey fosse andato lì e sicuramente aveva apprezzato il gesto visto che dei dolci erano rimaste solo le carte.

 

Manjiro sapeva che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarlo, sapeva che avrebbero trovato il posto dove la Bonten passava il tempo lontano dal loro quartier generale ma mai avrebbe pensato che fosse proprio Draken, guardò quei dolcetti con uno sguardo nostalgico, diversi anni fa avrebbe messo il broncio come un bambino per avermi ma ora non gli importava, erano l’unica cosa che riusciva a mangiare senza sentire la nausea e nonostante Kakucho o Kokonoi gli dicessero di mangiare qualcosa di più salutare, lui si limitava a dire che non aveva fame.

Vedere quei dolcetti e quella bandierina lo aveva fatto tornare a diversi prima, a quando tutto sembrava andare bene, si strinse la maglia scusa all’altezza del petto e sospirò mentre leggeva quella piccola lettera.
“Posso ucciderlo sei vuoi.” Sanzu gli s’era avvicinato e aveva sicuramente letto il mittente di quel biglietto.
“No, Haru.” Si limitò a dire mentre si allontanava da lui e dagli altri, era stanco di scappare quindi avrebbe dovuto uscire allo scoperto, se qualcuno avesse dovuto uccidere Ken-chin allora quello sarebbe stato lui.

 

Gli fece ricapitare un biglietto qualche giorno dopo, un semplice bigliettino con scritto il luogo dove dovevano incontrarsi, il giorno e l’ora, dentro al biglietto ci lasciò anche la bandierina che l’altro gli aveva lasciato, come a dirgli che ormai non gli serviva più.
 

Il giorno dell’incontro arrivò e quel giorno il capo della Bonten si sentiva oppresso da tutti quei pensieri, faticava a dormire la notte e in più era quello il momento in cui agivano, all’ombra di tutti, quindi l’unico momento che poteva usare per dormire era il giorno.

Manjiro si rigirò nel suo letto, strinse la sua coperta ma neppure quella sembrò riuscire ad aiutarlo, l’aveva portata via da casa di suo nonno pensando che potesse essere un ottimo ricordo a cui aggrapparsi nelle notti o nei giorni da solo, ma si sbagliava di grosso.


Si mise seduto e si guardò attorno, la sua stanza era buia così come il suo cuore; Emma era morta, Shinichiro e Baji erano morti, Kazutora e Pah-chin erano in riformatorio e lui non era riuscito a gestire nulla e aveva deciso di lasciare che quei sogni da bambino smettessero.

E’ colpa tua! Non avevi creato la Toman per proteggere le persone?”

Quelle parole lo perseguitavano come gli occhi pieni di odio di Ken-chin, aveva sbagliato.

Aveva sbagliato tutto e dopo averlo capito aveva lasciato tutti liberi, nessuno doveva più farsi del male, nessuno doveva continuare a seguirlo e ferirsi, perché era quello che succedeva quando stavano con lui.

 

Eppure aveva continuato ad avere persone attorno, forse perché stando solo continuava a sentire quella voce che gli urlava contro o forse solo perché non era bravo a gestire la solitudine.

Aveva formato la Kanto Manji Gang e ora la Bonten, per quanto sentisse quasi di essere in una famiglia con quest’ultima sapeva che prima o poi qualcuno si sarebbe ferito e la colpa sarebbe stata sua.
Si alzò in silenzio e indossò qualcosa per combattere il freddo di dicembre, era pomeriggio inoltrato e il suo appuntamento con Ken-chin sarebbe avvenuto dopo quasi quattro ore, passò accanto alla moto di suo fratello e la ignorò: non riusciva più a toccarla, aveva paura di sentire qualcosa, come se anche Shinichiro gli potesse dire che aveva sbagliato e la cosa lo spaventava.

 

Camminò per diversi kilometri fino a fermarsi nel parcheggio vuoto, quello dove aveva chiesto a Ken-chin di vedersi; sentiva freddo e il suo corpo era ormai al collasso eppure sentiva come di meritarsi quelle cose, aveva creato solo dolore nelle menti e i corpi dei suoi amici e ora quella era la sua punizione.

 

Si sentiva in mezzo al mare e sentiva le onde infrangersi sulle sue gambe, poteva sentire quanto fossero fredde e impetuose ma a lui non importava; sentiva di star affogando ma era una sensazione quasi piacevole, le onde scure lo sopraffacevano e lui sorrideva pronto a lasciare che prendessero la sua vita e lo facessero smettere di soffrire.

Sentiva l’aria mancargli e sentiva di essere intrappolato in quella vita che lui aveva costruito, era lui l’artefice di tutto, era lui la causa di tutto.

Scivolò a terra sentendo l’asfalto umido, la sua gola era chiusa e le sue mani erano su di essa intente a dargli un minimo di aria, era buffo come volesse morire ma il suo corpo ancora provasse a farlo sopravvivere.


C’erano così tante voci nella sua testa, così tante persone che gli ricordavano cosa aveva fatto facendole soffrire, Manjiro si portò le mani alle orecchie come se quelle voci potessero sparire ma alla fine si ritrovò a sperimentare una cosa ancora peggiore, il silenzio assordante della solitudine.
Sentiva il corpo formicolare come se non fosse più il suo, la sua mente era vuota e l’unica cosa che sentiva era il panico attanagliarlo, voleva respirare ma gli sembrava impossibile.

 

Con la luce rossastra del tramonto che provava a scaldarlo, si lasciò andare a un attacco, uno dei tanti che aveva avuto in quegli anni; ormai Manjiro aveva perso il conto, quei pensieri erano diventati così opprimenti da diventare quasi tangibili e quando era così quella sembrava essere la sua punizione, quando succedeva il suo corpo lo puniva come lui stava facendo con la sua anima.
Il tempo passò e lui sapeva di avere ancora tempo prima dell’arrivo di Draken, strinse la pistola fra le mani e saggiò il freddo del metallo mentre cercava di riprendere a respirare regolarmente, non passò molto prima che il rumore familiare della moto del biondo gli arrivasse alle orecchie. – buffo come dopo così tanti anni quel rumore fosse ancora così impresso nella sua mente e nel suo cuore, ed era buffo come gli ricordasse casa dopo tutto quel tempo.

 

Si rimise in piedi con le gambe tremanti, aveva perso molto peso in quegli ultimi anni e le sue gambe sempre forti e pronte e prendere a calci chiunque si erano indebolite, aveva dato la colpa al fatto che le pistole fossero più precise e meno faticose da usare ma la verità era che stava continuando a mentire a tutti ma principalmente a sé stesso; il suo corpo era stanco e stremato da quel poco cibo che mangiava – per lo più dolci o cose non propriamente sane – in più le pillole che usava per dormire non erano la miglior cosa da prendere ma non aveva mai voluto coinvolgere gli altri, Sanzu e Kokonoi si erano accorti del suo cambiamento ma lui aveva sminuito la cosa dicendo che stava bene, era la bugia che gli usciva meglio.

 

Aspettò di vedere Draken avvicinarsi e finse un sorriso, i suoi occhi erano vuoti ma la sua bocca si era piegata in un ghigno che lui credeva fosse convincente, ormai nulla di quella pantomima sembrava funzionare.
“Mikey…” Ken lo guardò incerto, era davvero Manjiro quello che aveva davanti? Era davvero quel ragazzino sempre pronto a chiedergli i dorayaki anche durante le riunioni? Era il ragazzino che aveva distrutto con le sue mani?
Il viso di Manjiro era smunto e pallido, i suoi occhi erano contornati da profonde occhiaie e il corpo del ragazzo che conosceva sembrava non esserci più.


“Volevi parlarmi?” Si sentiva uno stupido a sperare in qualcosa, aveva provato a contattare Mikey così tante volte, aveva persino provato a collaborare con Takemichi e il suo amico poliziotto per ritrovarlo, ma era stato tutto inutile, e ora invece? Ora era stato proprio Manjiro a chiedergli di venire lì.
Manjiro lo guardò per qualche secondo prima di scrollare le spalle, per cosa lo aveva chiamato? Voleva parlargli no? Dirgli tutto quello che si era tenuto dentro per dodici anni eppure perché in quel momento la sua gola sembrava serrata?
Aveva chiamato Draken per parlare e una parte di lui sapeva che voleva anche fare altro, la pistola nella sua tasca era pronta a togliere la vita a qualcuno e la mente di Manjiro era pronta per mettere fine alle sofferenze del suo vecchio amico.


“Ti avevo detto di non cercarmi, ma non mi hai mai ascoltato… So che tu e Takemichi avete provato di tutto per cercarmi, perfino Kazutora era venuto a cercarmi...” Disse Manjro mentre portava una mano alla pistola, era stanco di sentire persone che lo cercavano, che gli dicevano di tornare indietro, non c’era una via di uscita da quella vita e nessuno poteva salvarlo.
“Manjiro volevamo solamente...” Le parole di Draken furono interrotte dalle urla dell’altro che adesso aveva tirato fuori la pistola e gliela stava puntando addosso.
“Cosa?! Salvarmi? Non posso essere salvato, non voglio essere salvato! Ho scelto io questa strada ma voi cercate sempre di immischiarvi! Vi ho lasciato per salvarvi e voi continuate a tornare, siete degli stupidi!” Urlò mentre continuava a puntargli la pistola addosso. ‘Sono uno stupido’ Pensò mentre sentiva gli occhi pizzicare.


Draken spalancò gli occhi nel vedere la pistola puntata contro di lui, era arrivata la sua ora? Sarebbe stato proprio Mikey a ucciderlo? Ripensò a quante volte Takemichi lo avesse salvato e quanto Mikey gli fosse stato appiccicato durante la guarigione e ora invece erano proprio le mani dell’altro a volerlo uccidere.


Ken sentì il cuore spezzarsi a quelle parole, era colpa sua se Mikey era cambiato così tanto e quindi dopo tutti quegli anni era arrivato il momento. “Scusami… E’ tutta colpa mia, ti ho incolpato di cose che erano più grandi di te, ho detto che la colpa era tua ma alla fine ho capito che questa vita è così, è ingiusta e ci porta via le persone a cui teniamo di più… Mi dispiace Manjiro...”
Mikey si ritrovò spiazzato da quelle parole, sapeva che quello che l’altro gli aveva detto non era vero, sapeva che la colpa di tutto era solo sua.
“Mi sento così vuoto Ken-chin...” Sussurrò portandosi la mano libera a stringere la maglia all’altezza del cuore, guardò la pistola e per qualche secondo si vide riflesso nel metallo e vide una persona che non conosceva, un uomo ormai distrutto che aveva perso tutto.


Draken era sconvolto da quelle parole ma fece un passo avanti, ci era riuscito? Manjiro era tornato quello di sempre? Quel soprannome gli aveva scaldato il cuore e l'espressione nel viso dell’altro era cambiata come se fosse quasi in pace con se stesso.
Mikey alzò lo sguardo sul vecchio amico e gli sorrise, un sorriso vero, sincero, l’ultimo. Per un attimo Draken rivide il Mikey di sempre, il ragazzino che si lanciava all’avventura a sfidare ragazzi più grandi e grossi di lui, vide i suoi occhi brillare nuovamente.
“E’ stata solo colpa mia Ken-chin… Mi dispiace.” Fu tutto così veloce che Ken rimase senza fiato con gli occhi spalancati, Mikey si era puntato la pistola alla tempia e aveva sparato. C’era stato solo un rumore sordo prima di vedere il sangue uscire dalla ferita e dalla bocca dell’amico e poi i suoi occhi diventare vitrei mentre si accasciava a terra.

“Manjiro! Manjiro! Cazzo ti prego non puoi farlo!” Subito si gettò verso il corpo dell’altro e dopo averlo preso fra le braccia chiamò l’ambulanza.
“Manjiro ti prego non puoi morire! Non ora che ti ho ritrovato, ti prego, non puoi farlo!” Urlò Draken mentre scuoteva Mikey sperando che si svegliasse, voleva che fosse solo un brutto sogno; il corpo del capo della Bonten era freddo e Manjiro non avrebbe più aperto gli occhi, quando i soccorsi arrivarono era ormai tardi.

Il suo corpo già freddo era diventato completamente gelido e Draken si ritrovò a urlare e piangere quando i paramedici gli comunicarono che Mikey era morto.
Fu portato in centrale e dopo che i poliziotti ebbero controllato i filmati del parcheggio per vedere se era come l’altro aveva detto, lo lasciarono andare dicendogli semplicemente che erano dispiaciuti per lui.

 

Passarono diverse ore, gli fu impossibile chiudere occhio quella notte e quando il sole era alto in cielo si presentò a casa del signor Sano, lo trovò a piangere mentre la sua casa era messa a soqquadro, c’erano alcuni membri della Bonten e tutti guardarono Ryuguji come se fosse un fantasma, fece le sue condoglianze all’uomo e gli disse che avrebbe provveduto lui ad alcune pratiche del funerale e l’uomo ormai senza forze non poté che accettare.

Ricordava ancora la conversazione con Mitsuya in cui gli diceva che se Mikey avesse mai avuto bisogno di un vestito lui era disponibile, ma mai avrebbe pensato di dover commissionare all’amico quel vestito, fu difficile cercare di andare avanti per organizzare il funerale di Manjiro ma alla fine ci riuscì.

 

Inupi era a lavoro quando sentì qualcuno bussare alla porta del suo negozio, spalancò gli occhi nel vedere Koko e subito andò ad aprirgli mentre sentiva il cuore battergli all’impazzata, era così cambiato, i suoi capelli neri e corti erano ormai bianchi e lunghi, era completamente diverso dal ragazzo che conosceva, dal ragazzo che amava.
“Hey...” La voce di Koko era vivace come al solito ma Inupi poteva sentire come fosse solo una facciata.

“Hey.”
“Sono passato solo per un saluto o meglio per dirti addio… Ma beh sappiamo che sono un tipo troppo poco serio per quella parola quindi direi che possiamo salutarci con un ciao.” Disse Koko mentre allungava una mano ad accarezzare i capelli lunghi di Inupi, gli era mancato così tanto ma alla fine aveva fatto la sua scelta diversi anni fa, aveva scelto Akane e adesso, anche se avrebbe voluto, non poteva tornare indietro.
“Koko...” Inupi era rimasto senza parole, il suo amico era sparito e ora era venuto a dirgli addio, cosa poteva fare? Cosa poteva dire? Si fece forza e dopo aver stretto i pugni e sforzato un sorriso annuì. “Stammi bene e ciao.

Si erano detti addio senza dirselo e quel ‘ciao’ faceva male ma nessuno dei due sembrava avere la forza di lottare contro quel dolore.

 

 

Il giorno del funerale arrivò e Draken non era pronto a vedere Manjiro in quel momento, entrò nella sala e lo vide, sembrava stesse dormendo mentre indossava un completo scuro con inserti rossi – il suo colore preferito – il foro del proiettile che aveva sulla tempia era stato coperto dai capelli e il suo viso sembrava così sereno in quel momento.

Mi sento così vuoto Ken-chin...”

Quelle parole gli tornarono alla mente come un fulmine a ciel sereno e Draken sentì le lacrime rigargli il viso mentre prendeva posto accanto al nonno di Mikey che sembrava tranquillo in quel momento mentre guardava il nipote.


Fu un funerale semplice, veloce e senza troppi fronzoli, quasi come quello per Emma ma qui c’erano molte più persone e tutti sembravano distrutti dalla morte di quel ragazzo.

Mitsuya era rimasto al fianco di Draken per tutto il tempo, gli aveva semplicemente tenuto una mano sulla spalla mentre provava a dargli forza, non poteva capire il dolore che stava provando ma un po’ lo condivideva, vedere Manjiro steso su quella bara con un vestito cucito da lui era straziante.
Kazutora piangeva fra le braccia di Chifuyu che stava provando a farsi forza e Pah-chin e Peh-yan avevano gli occhi lucidi mentre guardavano il corpo ormai senza vita del loro amico.

Tutta la Toman e la Kanto erano presenti e tutti si strinsero a compiangere il loro vecchio capitano, perché alla fine a nessuno importava cosa avesse fatto Manjiro per farsi odiare, nessuno ricordava le parole che aveva rivolto agli altri per allontanarli, ma tutti avevano ben impresso nelle loro menti i ricordi di quel ragazzino troppo provato dalla vita che continuava a sorridere e ad andare avanti.

Fu in quel momento che Draken capì che peso avesse Mikey sulle spalle, fu in quel momento che capì quanto era stato forte fino a quel giorno, fino al giorno in cui il dolore era stato troppo forte da sopportare e lo aveva fatto cedere.


 

Quando la cerimonia finì si ritrovò a parlare con diverse persone, Kakucho lo guardò triste mentre chinava il capo, Takeomi fece lo stesso ma quello che lo sorprese di più fu la mancanza di Sanzu, che non fosse venuto al funerale del suo boss?
“E’ morto.” Disse Kakucho come se fosse riuscito a leggere i suoi pensieri. “Haruchiyo non ha sopportato la perdita di Mikey e… Lo abbiamo trovato il giorno dopo nella stanza di Manjiro senza vita...” Mormorò con lo sguardo basso, quella perdita aveva distrutto tutti ma Sanzu sembrava essere quello più provato.
“Mi dispiace...” Riuscì a dire Draken mentre li guardava, cos’altro poteva dire? Forse anche lui avrebbe fatto una cosa del genere se fosse stato più egoista, avrebbe lasciato tutti per ritrovare le persone care che aveva perso, eppure una parte di lui sapeva che doveva andare avanti soprattutto per quelli che erano rimasti.

 

Quando tutti se ne andarono Ken rimase fermo a guardare il corpo di Manjiro, scosse piano il capo sentendo le lacrime riprendere a scendere sul suo viso e si diede nuovamente la colpa, avrebbe dovuto cercarlo, impuntarsi e non lasciarlo andare… Invece era stato stupido e lo aveva lasciato prendere quella strada senza ritorno.

 

Sentì qualcuno prendere posto accanto a lui e capì chi fosse quando sentì la mano sulla sua spalla.
“Sono felice che sia qui, felice di averlo potuto rivedere un ultima volta...” Ammise il signor Sano mentre guardava il nipote con gli occhi velati di lacrime. “Quel ragazzo con la cicatrice mi ha portato una lettera, Manjiro l’ha scritta per me per farmi sapere tutto ciò che aveva provato in questi anni ma alla fine voglio che l’abbia tu. Io sono vecchio, la mia vita è ormai agli sgoccioli e i miei ricordi vacillano, ma voglio rimanere con il ricordo di mio nipote sorridente.” Nel dire quelle parole mostrò a Ken una foto di Manjiro da piccolo assieme ad Haruchiyo e Baji, sorridevano tutti e tre verso la fotocamera e a Mikey mancava uno dei denti davanti, il che rendeva il suo sorriso ancora più buffo.


“Però questa voglio che l’abbia tu.” Disse mentre gli porgeva una busta bianca e si alzava lasciando Draken nuovamente da solo, il moro guardò quella lettera come se fosse qualcosa di estraneo, di pericoloso, perché avrebbe dovuto averla lui se era per il signor Sano? Ma ormai quella domanda non aveva più importanza.

Tornò a casa ignorando le chiamate di tutti, persino di Mitsuya, e aprì la lettera mentre era nel suo letto, aveva paura ma lentamente iniziò a leggere.

 

Caro nonno, mi dispiace averti sempre fatto preoccupare, mi dicevi di non diventare come Shin e di essere il nipote modello ma alla fine ti ho deluso anch’io.
Ho perso tante cose in questa vita e ho sempre cercato di non farle perdere anche a te ma ho fallito, mi era dato un compito troppo grande e non mi ero accorto di essere così piccolo.
Ho incontrato Ken-chin diversi anni fa e l’ho mandato via, non volevo che venisse coinvolto anche lui in questa vita e così ho deciso di salvarlo, ho deciso di allontanare tutti per non portarli nuovamente con me in questa strada oscura ma forse ho solo fatto peggio. Ricordi quando mi raccontasti la storia del piccolo taiyaki? Beh forse ho preso quella filastrocca troppo alla lettera, sono scappato senza rendermi conto di essere solo un ragazzino in un oceano di problemi e ho cercato di allontanare tutti e scappare da tutto, alla fine però sono stato pescato come il piccolo taiyaki… Non sono riuscito a scappare dalla vita e ho capito di essere così piccolo mentre le cose succedevano senza che io potessi controllarle.
Ricordi cosa succedeva al piccolo taiyaki? Veniva mangiato dal pescatore e io penso che farò la solita fine, spero però di non averti deluso nonno...
Sai, ho perso una famiglia per trovarne un’altra, hanno cercato in ogni modo di farmi stare bene… La Bonten è la mia famiglia e lo sarà per sempre come lo era la Toman e come lo eri tu... Eppure c’era sempre qualcosa che mi preoccupava, avevo paura di portare anche loro a soffrire, avevo paura che prima o poi li avrei visti in fin di vita come è successo con Emma, Izana o Baji.

Ken-chin aveva ragione, la colpa è mia e tutto quello che ho creato è caduto come un castello di carte, forse avevo creato qualcosa di troppo fragile e il suo crollo aveva portato via molte vita e ne aveva spezzate altre.

Ho sempre pensato che avrei creato una nuova era, che tutti sentendo il mio nome avrebbero tremato e forse per un certo periodo è stato così ma poi tutto è crollato di nuovo.

Una volta ho letto in una pubblicità che nella vita possiamo avere molte cose ma sono poche le cose che possiamo tenere con noi per sempre, fin da piccolo ho sempre pensato che fosse una frase stupida ma solo ora ne capisco il vero significato… Avevo così tanto e forse non riuscivo neppure a vedere la bellezza di tutto, ora invece non ho più nulla, le mie mani e il mio cuore sono vuoti e l’unica persona che posso incolpare sono io.
Scusa nonno se ho continuato a farti soffrire, quando ho capito che era impossibile per me tornare alla normalità sono scappato come faceva Shinichiro per evitare che tu lo sgridassi, sono scappato lontano pensando che così non avresti sofferto ma ho sbagliato. Forse scapperò un’ultima volta, ho trovato la strada che mi condurrà a quello che voglio di più, ma spero che quando ci incontreremo tu voglia nuovamente abbracciarmi come facevi quando ero piccolo.
Ti voglio bene, a presto. Tuo Manjiro.’

 

 

Ken poteva sentire le lacrime che gli rigavano il viso, Manjiro si era sempre sentito così e lui aveva solo aumentato quel senso di colpa che l’altro provava, le parole gli aveva rivolto il giorno della morte di Emma gli erano rimase dentro ricordandogli che aveva sbagliato.
Quel senso di colpo era enorme ma sapeva che ormai Manjiro era libero, ormai era finalmente sfuggito da quel dolore che tanto lo aveva fatto soffrire e finalmente ogni parola gli sarebbe scivolata via, ora era il suo turno di soffrire, era il suo turno di vivere quella vita con quel peso ma lo avrebbe fatto per Manjiro e tutti gli altri.

 

 

2 ANNI DOPO

 

“Alla fine credo di aver trovato la mia strada, so che è inutile continuare a stare qui, non quando tutti se ne sono andati… Mitsuya è in Italia assieme ad Hakkai per la settimana della moda e rimarrà in Europa per qualche altro anno, Pah-chin si è sposato e ora vive con la moglie in Hokkaido dove ha aperto un’agenzia immobiliare assieme a Peh-yan. Takemichi si è finalmente sposato e ora è in viaggio di nozze in America con Hina, e infine Kazutora e Chifuyu hanno deciso di aprire un negozio di animali con tanto di clinica veterinaria a Osaka.

 

Andrò via anche io, ho trovato un lavoro in America, un cliente mi aveva chiesto di riparare la sua moto e aveva pagato lui la spedizione internazionale. Beh alla fine mi ha chiesto di aiutarlo con il suo negozio a Boston, quindi partirò oggi… Sarà una nuova avventura, un po’ come quando ci guidavi ad affrontare una nuova gang o quando avevi deciso di andare al mare con il tuo scooter sgangherato.” Draken sentì gli occhi pizzicare, ma cercò di scacciare quelle lacrime mentre continuava a parlare. “Mi manchi sai? A volte è dura andare avanti sapendo che tu non ci sei più… Però devo andare avanti quindi veglia su di me, ok?” Chiese mentre alzava gli occhi verso il cielo, aveva portato dei fiori rossi sulla tomba dell’amico e dopo averlo salutato si voltò e camminò fino alla sua auto, dopo essere salito mise in moto guidando verso l'aeroporto e iniziando il nuovo percorso della sua vita. Nella tasca del suo haori però continuò a tenere alcune bandierine e la foto sua e di Mikey.

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Revengers / Vai alla pagina dell'autore: Wolfgirl93