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Autore: MercuryGirl93    07/06/2022    2 recensioni
*LA STORIA VERRA' A BREVE ELIMINATA*
Federico, ragazzo introverso e apatico, subisce la sua vita con passività, insoddisfatto della famiglia e delle sue amicizie. Sarà l'incontro con Emma, vivace quanto misteriosa, a spronarlo a cambiare e ad accendere in lui la curiosità di guardare il mondo con occhi diversi.
Ma chi è Emma? Una favola vissuta da Federico ad occhi aperti o una persona vera, in carne ed ossa?
Mentre il mistero di questa figura quasi fiabesca vi accompagnerà tra le righe di questo racconto, l'amore sarà il garante di una crescita personale e di un introspezione sempre più profonda di un ragazzo smarrito.
Dalla storia:
"Emma sbuffò esasperata. –Mi baci o no?
Federico la osservò: aveva le guance tinte di rosso, anche se la cosa poteva passare inosservata dato il buio. La trovò irresistibile, quell’insistenza quasi infantile che aveva nel volerlo baciare era deliziosa e inaspettata. - No.
-E perché? - domandò indispettita, sfoggiando la sua migliore espressione contrariata: le labbra arricciate, gli occhi verdi taglienti.
-Perché il tuo chiederlo mi ha fatto passare la voglia –
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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XX Peonia
 
Secondo la leggenda, Peone utilizzò il fiore per guarire una ferita di Plutone; per ringraziarlo il dio gli fece dono dell'immortalità trasformandolo nel fiore della peonia. Un grande privilegio, poiché per i greci la peonia era l'unico fiore che meritava l'ammirazione degli dèi e per questo ospitato nell'Olimpo. *
 
Quella mattina, Federico fece il suo ingresso in cucina con un sonoro sbadiglio, trovandosi davanti Simona e Giancarlo intenti a scambiarsi timide effusioni: carezze sulle mani, baci rubati, bisbigli dolcissimi. Lo facevano sempre da quando erano tornati insieme, un anno prima.
Ad un certo punto, vinta la sua burrascosa indecisione e il suo senso di colpa, Simona aveva deciso di tornare con il marito; la decisione pareva essere stata la migliore che avesse preso negli ultimi anni, secondo Federico: sua madre sembrava più rilassata, più felice, più serena con sé stessa e con il mondo.
-Eh, ma in questa casa non si può avere un po’ di privacy – brontolò giocosamente in direzione del figlio.
Anche Giancarlo sembrava essere felice come non lo era mai stato: il suo lavoro in banca poteva essere tranquillamente gestito in smart-working, quindi non aveva bisogno di tornare in Finlandia così spesso. Probabilmente, in passato si rifugiava lontano dalla sua famiglia per vincere la nostalgia.
-Privacy per cosa? – ghignò Federico, addentando una fetta biscottata spalmata di marmellata di ciliegie. -Non l’hai passata da un pezzo l’adolescenza, o sbaglio?
-Non sbaglia, non sbaglia – canticchiò Alberta entrando in cucina. -Fede non sbaglia mai! – sentenziò la piccola, rubando qualche biscotto dalla tavola e correndo nuovamente verso il salotto, dove aveva imbastito un condominio di Barbie.
-Ma la corrompi per farti dare sempre ragione? – sbuffò Giancarlo, sorseggiando la sua tazza di caffè.
Simona rise a quel commento. -Sono sicura che la rifornisce segretamente di pupazzi e caramelle.
-Ma va – rintuzzò il padre. -Credo che sia Emma, piuttosto!
Federico sollevò le mani in segno di resa, il boccone ancora da deglutire. -Ci hai preso!
Era passato più di un anno da quando aveva presentato Emma ai suoi genitori, introducendola definitivamente alla sua routine familiare, ma ancora Federico non era abituato a sentirla nominare così spesso e con così tanta disinvoltura.
 
Bella come un fiore, con il suo vestito turchese, Emma aveva le guance rosse per l’imbarazzo ed un sorriso felice stampato in volto.
-Io sono Emma – si presentò, tendendo la mano in direzione di suo padre.
Giancarlo gliela strinse con vigore, scoccando un’occhiata eloquente in direzione del figlio, esattamente di fianco alla ragazza.
-Io sono Simona! – era intervenuta con esplosivo entusiasmo sua madre, felice come non mai che Federico le avesse finalmente portato a casa una fidanzata.
-Ma non ti chiamavi Anna? – borbottò Albertina, confusa, strofinandosi il mento.
Emma si chinò davanti la bambina. -No, tesoro, sono Emma.
-Vieni cara, ti faccio vedere che abbiamo cucinato – incalzò Simona, gli occhi scintillanti di curiosità. Prese Emma per mano e la trascinò verso la cucina, seguita da una piccola Alberta festosa.
Giancarlo diede una pacca sulle spalle al figlio, una volta che il resto della combriccola fu fuori dalla portata d’orecchio.
-Non esageravi quando dicevi che era un tipo particolare.
Federico rise. -È splendida, non è vero?
-Mamma mia quanto sei innamorato – ridacchiò di rimando Giancarlo. -A parte il fatto che sembra uscita da uno dei cartoni animati di tua sorella sì, è splendida.
 
Pochi giorni dopo il primo incontro, Federico aveva spinto Emma a rivolgersi a Giancarlo per la disputa con Patrizia. Dopo il suo ventunesimo compleanno, l’avara zia non aveva ancora concluso alcun tipo di trattativa per la vendita della casa, ma aveva congelato i conti, di modo che Emma non potesse attingere ai soldi che in realtà le erano sempre appartenuti.
L’intervento di Giancarlo fu provvidenziale per la risoluzione della questione: Patrizia si era lasciata convincere a lasciare a Emma ciò che era sua di diritto, a patto che la ragazza le lasciasse una generosa liquidazione.
Emma, aveva accettato quell’ultima condizione di buon grado, di modo che le cose potessero concludersi per il meglio e lei potesse godersi finalmente un po’ di pace.
-A proposito, dov’è? – riprese la conversazione Giancarlo, riportando Federico al presente.
-Si ricorda che stasera c’è la cerimonia, vero? – completò sua madre.
I genitori di Federico non avevano mai divorziato sulla carta, ma per celebrare la loro unione dopo anni di separazione avevano deciso di tenere una piccola cerimonia in giardino con pochi intimi, così da consacrare nuovamente il loro matrimonio.
Quando gli era stato detto, Federico non aveva fatto altro che borbottare che era una perdita di tempo inutile, ma sotto sotto era felice che avessero il tempo di pensare a quel tipo di frivolezze, significava che qualsiasi cosa si fosse rotto tra loro in passato era ormai risanato.
Emma era apparsa da subito entusiasta all’idea di una cerimonia, annunciando che avrebbe fatto lei il bouquet di peonie per Simona.
-Non potrebbe mai dimenticarselo – rise Federico, dopo aver svuotato il suo bicchiere di succo. -Mi aveva detto che voleva ritinteggiare il salotto, oggi.
Da quando la casa dell’anziano nonno era tornata ad essere sua sotto ogni punto di vista, Emma si era dedicata amorevolmente a rimetterla in sesto, ristrutturando gli spazi più trascurati con le sue trovate fai-da-te. Aveva costretto Federico a dipingere un paesaggio per l’intera parete della sala da pranzo, certa che gli ospiti avrebbero gradito una bella vista durante il loro pasto, e lo aveva spronato ad aiutarla a costruire un divano da esterni con i bancali gettati dai supermercati.
Vittima delle sue trovate, Federico era sempre pronto ad assecondarla in quei suoi picchi di creatività.
Simona gli tirò uno strofinaccio con disapprovazione. -Vai subito ad aiutarla! – lo rimproverò. -Non vorrai mica che cada dalla scala!
-Ti assicuro che è più pericoloso per me che per lei, arrampicarsi su qualcosa! – brontolò Federico, che in realtà aveva già deciso di raggiungere Emma per aiutarla.
-Stasera alle nove puntuali! – lo rimproverò ulteriormente la donna, mezz’ora più tardi, quando aveva annunciato che stava uscendo.
 
Federico spinse il pesante cancello in ferro battuto che Emma si ostinava a voler lasciare socchiuso e percorse il giardino fino alla porta di ingresso. Le aiuole, un tempo piene di erbacce e trascurate, erano di nuovo rigogliose di fiori grazie alle cure di Emma, così come il prato era perfettamente verde e meticolosamente curato.
 
Annamaria rimase leggermente titubante di fronte alla presentazione piena di gioia esplosiva che Emma le aveva riservato.
-Quando vi ho visti insieme la prima volta, pensavo fossi la sua ragazza! – dichiarò Emma candidamente, tra i fiumi di parole con cui aveva investito bruscamente Anna.
La bionda, dal canto suo, rimase sorridente per tutto il tempo, il viso leggermente arrossato per l’imbarazzo.
-Mica glielo hai detto tu che andavamo a letto insieme, vero? – aveva sussurrato Annamaria a Federico, dopo che Emma si era allontanata in cucina per prendere qualcosa da bere.
Erano nel giardino di casa Vitale. Federico si era offerto di aiutare Emma a iniziare a sistemare il giardino, quel pomeriggio, e aveva proposto ad Annamaria di unirsi a loro, così che potesse ufficializzare la conoscenza tra le due parti. Dopotutto, Anna era la sua migliore amica.
-Ti pare? A quella non sfugge niente – ridacchiò Federico di rimando, dandole una gomitata giocosa.
-Che imbarazzo!
-Ma va – la riprese. -Guarda che non ce l’ha con te.
Annamaria aveva annuito. -Lo so, ma mi imbarazzo lo stesso!
-Credo che lei non veda l’ora di essere tua amica.
-Lo spero – aveva mugugnato la bionda di rimando. -Capisco perché ti piace: sprizza vita da tutti i pori.
-È fantastica.
 
Federico non si sorprese nel trovare anche la porta di casa aperta e, quando fece il suo ingresso, venne subito investito dal pesante odore di pittura fresca.
-Se siete qui per rubare garantisco che non ho niente! – gridò Emma dal salotto, senza preoccuparsi di verificare chi si fosse introdotto in casa.
Le finestre erano spalancate e facevano entrare sprazzi di luce accecanti, mentre un leggero sottofondo musicale rendeva l’ambiente accogliente e festoso.
-Mi interessa rubare te, allora, in mancanza di qualcosa di meglio – esordì lui entrando in salotto.
Emma si voltò a guardarlo dalla cima di una scala in legno, la cui stabilità era assolutamente discutibile. -Sei tu! – cinguettò con un sorriso, calandosi giù con la sua solita leggiadria.
Indossava una salopette a pantaloncino che lasciava scoperte le gambe candide, vittime di schizzi di colori così come il suo viso pieno, il suo collo, le sue braccia.
-Ma ti sei fatta il bagno nella vernice o cosa? – la sfotté lui, schivando il tentativo di lei di abbracciarlo.
Emma sporse il labbro inferiore, rimirando il suo aspetto trasandato. -Che ci posso fare, non so dipingere! – si giustificò.
Provò a sistemare qualche ciuffo ribelle sfuggito dalla sua buffa acconciatura, sporcandosi di vernice perfino i capelli.
-Non sai neanche tenere in mano un pennello se è per questo!
Federico le sfilò di mano l’oggetto del misfatto, mettendolo in sicurezza dentro un secchio di plastica vuoto.
 
-Federico!
Sentendo il suo nome, si voltò verso la direzione dell’inconfondibile voce di Marco: era sempre impeccabile in una delle sue camicie, i capelli biondi perfettamente tirati indietro con del gel.
-Ehi! – aveva bisbigliato di rimando Federico, senza preoccuparsi di dimostrare troppo entusiasmo. Non aveva ancora digerito quello che era successo con Annamaria, né aveva dimenticato come fosse pessimo da amico: in passato si era accontentato della sua amicizia, ma non erano più compatibili come persone.
-Ciao a te! – aveva detto Emma, sorridente. Federico si era quasi dimenticato che lei fosse presente, preso com’era dal tornado dei suoi pensieri.
Marco squadrò Emma con una curiosità sincera, probabilmente indeciso se etichettarla come bella o semplicemente buffa. Federico, tuttavia, non voleva dargli l’occasione di capirlo.
-Scusami, siamo di fretta – borbottò evasivo, prendendo Emma per mano e trascinandola via.
Quando furono fuori dalla portata d’orecchio di Marco, Emma prese di nuovo la parola: -Potevi essere meno sgarbato.
-Non si merita che io non lo sia – se ne uscì. Pur essendo conscio che Marco era stato ampiamento punito dai suoi per ciò che aveva fatto ad Anna, pur sapendo che Annamaria stessa lo aveva perdonato, pur sapendo che lui stava cercando di migliorarsi, Federico non aveva mandato giù nulla di quello che avevano condiviso. Serbava rancore.
-Tu ti meriti di essere sereno, però – aveva proseguito Emma. -E quando lo guardi, ribolli dentro per l’astio. Devi perdonarlo per te stesso.
Federico la guardò con un misto di orgoglio e di amore. Emma, dopotutto, aveva perdonato Patrizia, la quale le aveva fatto ben di peggio.
Forse anche lui poteva fare lo stesso con Marco.
 
-Allora finisci tu? – rise Emma, indicando il muro dipinto per metà.
Non attese neanche la risposta da parte di Federico: si avviò subito verso il piano di sopra a grandi passi.
-Ma non è che fai le cose male perché sai che poi ci penso io? – borbottò lui quando lei fu a metà del tragitto.
Emma fece spallucce, sfoggiando la sua migliore espressione da bimba indifesa. -Credo che non lo sapremo mai con esattezza.
-Credo che questa risposta valga più di un sì – ghignò lui. -Almeno un bacio me lo dai?
-Perché me lo chiedi sempre? – lo prese in giro lei, a quel punto. Più di un anno prima, era lei a chiederglielo costantemente.
-Perché mi costringi a farlo – brontolò, consapevole anche lui del riferimento a un momento che avevano condiviso in passato. -Inizi a darmi per scontato o sbaglio?
Emma fece il percorso a ritroso e lo raggiunse in fretta, scoccandogli un bacio sulle labbra. -Ti amo. 
 
Il fiore della peonia è tra i più venerati in Oriente da migliaia di anni come portatore di fortuna e di un matrimonio felice. Appariscente, lussureggiante, elegante incarna amore e affetto, prosperità, onore, valore, nobiltà d’animo e, in piena fioritura, pace. Dolcemente profumata e di lunga durata, definita 'rosa senza spine' dagli europei, simbolo delle romantiche storie d’amore.
[http://www.giardinaggio.net/fiori/significato-dei-fiori/peonia.asp#ixzz3w5T86EiY]
 
*Fonte: www.trafioriepiante.it

Carissimi lettor*, mi scuso immensamente per aver tardato così tanto il caricamento dell'ultimo capitolo: del resto era finito da tempo, dovevo solo mettermi al computer e postarlo. Complice il nuovo lavoro e le vicissitudini della vita, in queste settimane non ho mai trovato il tempo di dedicarmi a postarlo, anche se sospetto che parte della responsabilità sia da attribuire alla nostalgia che provo nell'aver concluso questa storia. Ho iniziato a scriverla a sedici anni e adesso che ne ho ventiquattro mi sembra strano averla finita: sono cambiate tante cose nel corso del tempo, così come sono cambiata io, ma negli anni Federico ed Emma sono rimasti cristallizzati nella mia memoria... 
Spero che questo piccolo viaggio vi sia piaciuto. 
Buona giornata! 
   
 
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