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Autore: Kimando714    08/06/2022    0 recensioni
La vita da ventenni è tutt’altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po’.
Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi)
Filippo, che deve tenere a freno Giulia, ma è una complicazione che è più che disposto a sopportare
Caterina, e gli inghippi che la vita ti mette davanti quando meno te lo aspetti
Nicola, che deve imparare a non ripetere gli stessi errori del passato
Alessio, e la scelta tra una grande carriera e le persone che gli stanno accanto
Pietro, che ormai ha imparato a nascondere i suoi tormenti sotto una corazza di ironia
Tra qualche imprevisto di troppo e molte emozioni diverse, a volte però si può anche imparare qualcosa. D’altro canto, è questo che vuol dire crescere, no?
“È molto meglio sentirsi un uccello libero di volare, di raggiungere i propri sogni con le proprie forze, piuttosto che rinchiudersi in una gabbia che, per quanto sicura, sarà sempre troppo stretta.
Ricordati che ne sarà sempre valsa la pena.”
[Sequel di "Walk of Life - Youth"]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 22 - FEELING A MOMENT



 
La telefonata che l’aveva svegliata alle prime ore della mattina era stata inaspettata e prevedibile allo stesso tempo. Giulia aveva sentito il cellulare vibrare sul comodino alle sette di mattina, e con gli occhi ancora chiusi e il sonno che faticava a dissiparsi, aveva risposto alla chiamata di Nicola.
Non aveva nemmeno letto il nome del mittente, ed era rimasta un attimo sbigottita nel riconoscere la sua voce; poi capì. Anche da mezza addormentata come era in quel momento, non le ci sarebbe voluto molto per intuire che Caterina doveva aver partorito nella notte: Nicola era parso troppo emozionato e felice per lasciare dubbi, la voce roca e rotta da quello che doveva essere un pianto di commozione.
Quando la telefonata era giunta al termine, a Giulia non importava nemmeno più di essere stata svegliata così presto proprio di venerdì, l’unico giorno in cui non aveva lezioni o qualche turno di lavoro. Si era semplicemente messa a ridere, una risata genuina e contenta. Non aveva ancora visto né Caterina né il piccolo, ma già non stava nella pelle.
Aveva svegliato in fretta e furia Filippo, dandogli la notizia e ridendo ancor di più nell’osservare la sua espressione frastornata; aveva fatto una doccia, mangiato qualcosa e si era vestita, pronta per uscire e recarsi all’ospedale.
Erano circa le nove di mattina, quando lei e Filippo erano finalmente arrivati. Il sole, finalmente alzatosi in cielo, cominciava a scaldare timidamente, e quella giornata di inizio gennaio dava l’impressione a Giulia di essere più brillante che mai.
 


-Oddio, ma è bellissimo!-.
Giulia cercò di trattenere un gridolino euforico, riuscendoci piuttosto malamente. Immaginava come dovesse apparire piuttosto idiota a chiunque altro, ma non le importava nulla: l’unica cosa che le interessava era mantenere uno sguardo adorante verso l’esserino che Caterina teneva tra le braccia in quel momento, cullandolo dolcemente e reggendogli il capo.
-Immaginavo avresti avuto una reazione del genere nel vederlo- replicò Caterina. Era stanca, ma divertita: la fatica dovuta al parto non se ne era ancora andata del tutto dal suo volto, che però compensava con un bel sorriso sereno stampato sulle labbra.
-Era ovvio che avrei reagito così- disse Giulia, fermamente – È pur sempre il mio primo nipotino. Acquisito, ma pur sempre nipotino, in un certo senso-.
Francesco sembrava essere ignaro di tutte le pretese di parentela da parte di Giulia: teneva ancora gli occhi chiusi, assopito dopo che Caterina aveva provato ad allattarlo – non senza qualche difficoltà-, in un’espressione di benessere sul viso. Giulia ancora non aveva capito a chi somigliasse di più, anche se i capelli biondi e i tratti del volto sembravano essere a favore di Nicola.
-È  davvero minuscolo, sul serio- aggiunse Filippo, che continuava ad osservare Francesco con uno sguardo pieno di curiosità ed affetto.
-E meno male, o sarebbe stato un problema se fosse stato più grande di così- soggiunse Nicola, che se ne stava in piedi accanto a Caterina, lo sguardo attento che andava da lei al figlio. Anche Nicola, aveva notato Giulia, aveva lo stesso mix di stanchezza e felicità dipinto in volto: era stravolto, con gli occhi gonfi e le occhiaie, ma estremamente felice. Non credeva di averlo mai visto così sorridente, e Giulia forse non avrebbe mai nemmeno creduto fosse possibile vederlo in uno stato simile.
-Sappiate che, quando vorrete riposarvi o andare fuori da soli, mi offrirò come babysitter- riprese Giulia, continuando ad osservare Francesco e mantenendo un sorriso gioioso stampato in faccia – Beh, magari prima mi insegnerete qualche trucco per tenerlo buono-.
-Avevo come l’impressione che ti saresti offerta per un ruolo simile- rise piano Caterina, passando con una mano tutto il piccolo corpo del figlio, che si stava lasciando sfuggire piccoli gemiti gutturali – Ma tranquilla: sicuro come l’oro che non vi lascerò da soli subito-.
In un’altra occasione forse Giulia si sarebbe un tantino offesa per quelle parole, ma in quel momento non vi badò affatto. Era una giornata troppo bella per rovinarla per simili sciocchezze.
 
*
 
Un’ora dopo era finalmente arrivata la famiglia di Caterina. Nicola li aveva chiamati più o meno alla stessa ora in cui era arrivata la telefonata a Giulia, ma prima di quel momento non erano riusciti a giungere a Venezia. Probabilmente, di lì a poco, si sarebbero aggiunti anche i genitori di Nicola, essendo partiti da Torre San Donato circa un’ora prima.
Giulia e Filippo, pur rimanendo nella stessa stanza, si erano defilati un po’, rimanendo in disparte e cercando di lasciare tutto lo spazio possibile ai genitori di Caterina.
Marianna si era commossa non appena aveva varcato la soglia della stanza, ed anche Caterina, vedendo sua madre piangere per la felicità, si era un po’ lasciata andare alle lacrime. Anche suo padre non era rimasto indifferente alla vista del nipote, con il quale si ritrovava a condividere lo stesso nome.
Dal canto suo, Giulia non poteva sentirsi più serena di così: era contenta di poter osservare che, dopo mesi e mesi di difficoltà e paure, c’era rimasto lo spazio per qualche momento felice. Sembrava che, con il suo arrivo, Francesco avesse allontanato un po’ di quell’oscurità in cui Caterina e Nicola avevano rischiato di scivolare sempre più dentro.
Per tutto il tempo in cui Giulia rimase nella stanza, Francesco non aveva pianto nemmeno una volta: aveva passato gran parte del tempo a dormire prima in braccio a Caterina, e poi tra le braccia di Nicola, senza scomporsi minimamente. Aveva come l’impressione – nonostante fosse del tutto troppo presto per dirlo con sicurezza- che il nuovo arrivato avesse ereditato un bel po’ della pacatezza che contraddistingueva tanto suo padre.
Fino a quel momento, in ogni caso, di Lorenzo non s’era vista traccia. Giulia si era domandata per la prima volta se sarebbe venuto quando erano arrivati i genitori di Caterina, senza di lui; se lo stava domandando anche in quel momento, mentre usciva dalla stanza, dopo essersi offerta di andare a prendere a Caterina una nuova bottiglietta d’acqua al bar dell’ospedale. Si era tenuta per sé quell’interrogativo che le ronzava in testa, pur morendo dalla curiosità di sapere se, alla fine, Lorenzo avrebbe vinto il proprio ripudio verso Nicola per amore del nipote. Non era del tutto sicura che l’avrebbe fatto, ma allo stesso tempo pensava anche che, prima o poi, sarebbe venuto a far visita a Caterina, in nome dell’affetto fraterno che però era venuto un po’ a mancare nel corso di quegli ultimi anni.
Fece appena in tempo a percorrere metà corridoio, quando guardando dritto davanti a sé, i suoi occhi incrociarono quelli di una persona. Prese a respirare a fondo: era come se avesse appena riconosciuto quella persona prima ancora di collegare il suo viso al nome che le apparteneva. E capì che aveva appena trovato risposta a tutte le sue domande.
Non ricordava esattamente quando era stata l’ultima volta che aveva visto Lorenzo: erano passati troppi anni, troppo tempo in cui aveva deciso di non pensare nemmeno un attimo ai loro ultimi incontri. Eppure, l’uomo che stava avanzando verso di lei, e che doveva averla appena riconosciuta di rimando, doveva proprio essere lui: riconosceva gli occhi verdi, il viso allungato e i tratti gentili. Aveva i capelli ingrigiti e più corti, ma per il resto non era cambiato molto. Era proprio Lorenzo, ed il fatto di averlo incrociato proprio mentre lo pensava la rese irrequieta.
Giulia si bloccò sul posto, non sapendo bene che fare. Si sarebbe fermato a parlare, o le avrebbe rivolto solo un saluto veloce? Forse voleva andare il più velocemente possibile da Caterina, e a lei non avrebbe badato affatto. Rimase comunque ferma dove si trovava, in mezzo al corridoio dell’ospedale, con il fiato corto e il cuore in gola, impacciata e totalmente insicura di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Aspettò che anche Lorenzo rallentasse il passo, mentre teneva lo sguardo fisso su di lei; dopo pochi metri, le arrivò di fronte, e Giulia avrebbe tanto voluto evitare di arrossire come un’adolescente. Purtroppo per lei, le sue guance andarono a fuoco inevitabilmente.
-Sei davvero tu?- Giulia, inspiegabilmente, parlò per prima, e si pentì subito di averlo fatto. Non poteva trovare parole più stupide da dire.
-Voglio dire, che ci fai qui?-.
Si morse il labbro, consapevole che quella correzione non avrebbe cancellato la figuraccia appena fatta.
“Andiamo sempre peggio”.
-Ok, ricomincio da capo: ciao, Lorenzo. Da quanto non ci si vede-.
Lorenzo le rivolse un sorriso imbarazzato, forse trattenendosi dal ridere. Nonostante tutto, Giulia si sentì già più a suo agio nel vederlo meno serio di quando l’aveva intravisto pochi minuti prima.
-Buongiorno a te, Giulia. Onestamente non pensavo di incontrarti qua- le rispose gentilmente, la voce profonda che Giulia non ricordava affatto diversa rispetto ad anni prima.
-Nemmeno io-.
Di nuovo dovette trattenersi dallo sbattere la testa contro il muro. Si limitò a mordersi un labbro, schiarendosi la voce con finta nonchalance:
-Nel senso … Con Nicola non hai mai avuto buoni rapporti, quindi … -.
Lasciò cadere la frase in sospeso: non sapeva nemmeno lei dove le convenisse andare a parare. L’unica cosa che avrebbe voluto fare, in quel momento, era scappare via il più lontano possibile.
-Non lo nego, ma quella che ha partorito è pur sempre mia sorella- Lorenzo non sembrò né offeso né spazientito, ma solo divertito dal suo impaccio – L’hai già vista?-.
-Oh, sì. Abito non troppo lontano da qui, quindi ci ho messo poco ad arrivare quando ho saputo- iniziò a spiegare – Sono appena uscita dalla stanza per prenderle una bottiglia d’acqua. E per lasciarla un po’ da sola con i vostri genitori-.
Giulia tirò un sospiro di sollievo tra sé e sé: finalmente una domanda senza trabocchetti di mezzo, ed una sua risposta senza gaffes annesse.
-Sì, immagino loro siano arrivati poco fa. Come sta Caterina?-.
Lorenzo le dava l’impressione di essere solo in parte interessato alle condizioni della sorella – doveva già aver saputo per telefono come era andata quella notte e come stava-, ma Giulia cercò di non rendere troppo visibile quel suo sospetto:
-Piuttosto stanca, direi, ma sta bene. Anche il bambino sta bene-.
-È un maschio, quindi? Hai visto anche lui?- le chiese subito Lorenzo, socchiudendo gli occhi con fare pensieroso.
-È un maschio. È davvero bellissimo, e sì, l’ho visto. L’hanno chiamato Francesco-.
Giulia rimase a fissare il viso di Lorenzo: in mezzo all’imbarazzo e alla distanza che aveva mantenuto fino a quel momento riguardo a Caterina, le sembrò di cogliere sollievo misto a sorpresa. Lo vide annuire tra sé e sé, prima di parlare:
-Hai ragione nel dire che con Nicola non ho un bel rapporto, ma sono contento per mia sorella. Sono contento di sapere che lei e mio nipote stanno bene, più che altro-.
Le sembrava sincero, e non poté fare a meno che esserne contenta: non sapeva bene quanto si fosse interessato alle condizioni di Caterina negli ultimi mesi, e in certi momenti aveva messo perfino in dubbio la sua venuta quella stessa mattina, ma a quanto pareva Lorenzo non doveva essere così menefreghista come aveva temuto.
Il discorso sembrò cadere lì. Giulia si torturò le mani per alcuni secondi, durante i quali si rese conto che Lorenzo non sembrava intenzionato a parlare ulteriormente: la guardava con aria d’attesa, come se fosse sicuro che sarebbe stata lei la prima a continuare a parlare. Con un sospiro, Giulia lo accontentò:
-Beh, allora … Come va? Lavori da qualche parte, ora?-.
-Dalle parti di Padova. Vivo lì adesso-.
Giulia lo sapeva già, ma cercò di non darlo a vedere. Aveva captato quell’informazione da Caterina, forse una delle tante volte in cui aveva parlato del fatto che, con Lorenzo, non si vedeva quasi mai nemmeno quando tornava a Torre San Donato.
-Con la tua ragazza? Quella con cui stavi quando io e Caterina eravamo ancora solo due adolescenti?-.
E quando tu ti sei dichiarato a me”.
Si morse il labbro, pur di non lasciarsi scappare quella frase. Si pentì anche di averla pensata: non ricordava con molto piacere quell’esperienza, ed in quel momento si rese conto che, in effetti, andare a parare su un argomento simile non era stata una grande idea. Sperò che Lorenzo non pensasse a sua volta a quella dichiarazione che le aveva fatto da ubriaco: sarebbe stato quanto di più imbarazzante potesse esistere.
-Rebecca, intendi?- Lorenzo si lasciò sfuggire un sorriso nostalgico, che a Giulia non sfuggì – In realtà ci siamo lasciati un anno fa. Ma ho preferito rimanere a vivere a Padova, sai … Per il lavoro. Non conviene lasciare un posto sicuro solo per problemi di cuore-.
-No di sicuro, in effetti-.
-E a te come va? So che ti sei laureata-.
-Sì, sei mesi fa- Giulia tirò l’ennesimo sospiro di sollievo, contenta di essere tornata su un argomento meno spinoso come era invece quello di Rebecca – Sto proseguendo con la magistrale, ora. Nel frattempo lavoro, part-time. È pur sempre qualcosa-.
-E stai ancora con … - corrugò la fronte come se si stesse sforzando di ricordare qualcosa – Filippo, ricordo bene?-.
Giulia si costrinse a non trasalire. Non credeva che Lorenzo potesse ricordarsi il nome di Filippo, e non riuscì a capire se sentirsi piacevolmente sorpresa per la sua buona memoria o non esserlo affatto. Di colpo, erano tornati di nuovo a dialogare di qualcosa di cui Giulia avrebbe fatto volentieri a meno, almeno con lui.
-Sì, stiamo ancora insieme- si costrinse a rispondere. A quella risposta Lorenzo le parve vagamente deluso, e fu quasi d’istinto che decise di proseguire a parlare:
-Ci sposeremo quest’anno. Non sappiamo ancora bene il giorno, ma credo si farà ad agosto. Sì, direi durante quel mese-.
-Beh, questa sì che è una notizia- per i primi secondi Lorenzo parve non trovare parole per commentare, e anzi, sembrò solamente completamente scioccato – Addirittura sposati … È un grande passo da fare-.
-Lo è- Giulia cercò di sorridere, rendendosi però conto di apparire piuttosto poco convincente. Rimase in silenzio un attimo, prima di aggiungere con innaturale scioltezza:
-Non voglio annoiarti con tutti i miei drammi sui preparativi, sul vestito da scegliere, e tutte queste cose. E poi tu dovresti andare da Caterina e da tuo nipote. Io vado a … -.
-Giulia!-.
Si bloccò di colpo, proprio mentre accennava a compiere il primo passo, senza nemmeno aspettare una risposta da Lorenzo. Una parte di lei sperò che la Giulia appena chiamata fosse qualcun'altra, ma dovette lasciare da parte quella speranza praticamente subito: aveva riconosciuto la voce all’istante, e ogni suo dubbio fu fugato nel momento stesso in cui Filippo arrivò ad affiancarla.
-Filippo, io … -.
Giulia spostò lo sguardo, disperatamente, da Lorenzo a Filippo, cercando di non apparire troppo in difficoltà. La verità era che peggio di così non poteva proprio andare.
-Ero venuto solo a vedere dove eri finita, cominciavo quasi a preoccuparmi-.
Giulia lo vide spostare lo sguardo interrogativo verso Lorenzo, come a domandarsi cosa stesse succedendo. Poi assottigliò gli occhi, come per cercare di ricordare chi fosse e come mai si trovava proprio con lei. Giulia deglutì rumorosamente, cercando alla svelta qualcosa da dire per non far cadere il silenzio e rendere quella situazione ancor più imbarazzante:
-Nulla di cui preoccuparsi- cercò di tranquillizzare Filippo, per poi indicare Lorenzo – Ti ricordi di Lorenzo, il fratello di Caterina? Dovete esservi già incontrati una volta, parecchi anni fa-.
-Ho qualche vago ricordo- rispose Lorenzo, che si era irrigidito impercettibilmente, mentre restituiva lo sguardo a Giulia, il sorriso molto più tirato rispetto a prima.
Filippo, alle parole di Giulia, sembrò ricordare tutto: la fronte non era più aggrottata e teneva gli occhi quasi spalancati, un sorriso che Giulia ritenne totalmente finto stampato sulle labbra.
-Io non ricordo molto, ma non c’è nessun problema- replicò lui, palesemente fingendo di essersi dimenticato chi aveva davanti – Sono il fidanzato di Giulia -.
Giulia si trattenne dal guardarlo malamente. Era lampante come Filippo ricordasse benissimo diverse cose riguardanti Lorenzo. Sperava solo non si fosse ricordato anche di quando, sempre lei, gli aveva confessato della dichiarazione di Lorenzo, ma nutriva seri dubbi in proposito.
-L’avevo intuito- mormorò di rimando Lorenzo, senza aggiungere altro.
Il discorso sembrò cadere lì, e a Giulia non rimase altro che schiarirsi la voce, per attirare l’attenzione degli altri due di su sé:
-Beh, Lorenzo, forse dovresti andare da tua sorella. In fin dei conti sei venuti fino a qui per questo. Mentre io e te … - si voltò verso Filippo, che ricambiò la sua occhiata senza fiatare – Accompagnami a prendere la bottiglietta d’acqua che serviva a Caterina-.
Afferrò Filippo per un braccio, trascinandoselo dietro. Giulia non aspettò nemmeno la risposta di Lorenzo: gli sorrise quanto più affabilmente fosse possibile, e poi lo superò, con Filippo a seguirla a distanza ravvicinata.
Fu solo quando si ritrovarono alla fine del corridoio che Giulia poté tirare un vero e proprio sospiro di sollievo.
 
*
 
Non passarono più di tre giorni prima che Caterina fosse dimessa dall’ospedale insieme a Francesco, facendo ritorno a casa. Per quel che ne sapeva Giulia, l’inizio era stato un tantino traumatico: sia Caterina sia Nicola dovevano ancora imparare – come tutti i neo genitori, d’altro canto- ad adattarsi ai ritmi del neonato, oltre che a prendere confidenza con tutta una serie di azioni che mai prima di allora avevano compiuto. In una delle sue telefonate, Caterina aveva lasciato trasparire tutto il panico che poteva assalire chiunque durante i primi cambi del pannolino.
Giulia, durante quelle brevi telefonate che l’amica le faceva nei pochi attimi di tregua, aveva ascoltato divertita quei racconti al limite del grottesco. La voce di Caterina lasciava spesso intuire una stanchezza di fondo, probabilmente dovuta alle poche ore di sonno e ai momenti di agitazione, che in quelle prime giornate dovevano essere all’ordine del giorno.
Era passata poco più di una settimana dal ritorno della neo famiglia a casa, quando Nicola le aveva telefonato per dirle che, finalmente, lei e Filippo potevano venire a dare un secondo saluto a Francesco. Giulia ne era stata entusiasta: aveva preferito non fare comparse improvvise per non creare loro ulteriori problemi, e per lasciargli la pace necessaria per organizzarsi al meglio con l’arrivo del piccolo. Ma ora che finalmente aveva ricevuto l’ok per andare, non vedeva l’ora di rivedere quello che, in un certo senso, considerava più un nipote acquisito che il semplice figlio di amici.
Aveva sospettato, in ogni caso, che quel pomeriggio lei e Filippo non sarebbero stati gli unici a presentarsi a casa di Caterina e Nicola: non si sorprese di trovare, già in casa e arrivati poco prima di loro, anche Pietro e Giada.
-Anche voi qui per conoscere il piccolo Tessera?- Giulia rivolse la domanda ad entrambi non appena fatto capolino in casa, mentre Nicola richiudeva la porta dietro di lei e Filippo. In piedi lungo il corridoio dell’appartamento, Giada appariva sorridente ed emozionata ancor prima di vedere Francesco; Pietro, invece, aveva l’aria rabbuiata che Giulia gli vedeva in viso ormai da settimane, anche se in quell’occasione sembrava intenzionato a non apparire di cattivo umore come sempre.
-E per chi dovremmo essere venuti? Per vedere lui?- replicò Pietro, facendo un cenno a Nicola, che gli rispose con un’occhiata torva, resa ancor più efficacie dalle occhiaie che si ritrovava.
-Ma Alessio ed Alice? Devono ancora arrivare o … ?- fece Filippo, guardandosi intorno con aria interrogativa.
-Staranno arrivando anche loro, penso- gli rispose subito Nicola, a voce bassa – Cercate di fare il più piano possibile. Dorme spesso, il piccolo, ma quando si sveglia … Meglio che non lo scopriate proprio ora-.
Le parole di Nicola risuonarono come una velata minaccia, che sortì senz’altro il suo effetto. Tutti rimasero a guardarlo con occhi sbarrati, nel silenzio più assoluto calato nel corridoio. Ad interromperlo fu solo il lento bussare alla porta d’ingresso che cominciò qualche secondo dopo.
Giulia non si stupì affatto nel vedere entrare prima Alice, e subito dopo Alessio, con uno sguardo piuttosto confuso. Spostò gli occhi azzurri su ognuno dei presenti, concentrandosi maggiormente su Nicola, Filippo e Giulia:
-Come mai siete così in silenzio?-.
-Nicola ci ha detto di non far troppo rumore, o il nuovo padrone di casa potrebbe decidere di distruggerci i timpani- bisbigliò Filippo, scandendo bene le parole e muovendo le labbra in una maniera che a Giulia fece quasi ridere.
-In soldoni, o tacciamo o Francesco si mette a piangere- concluse lei, parlando altrettanto sottovoce. Nicola tenne osservata attentamente Alice, mentre questa cercava di richiudere la porta d’ingresso facendo scattare la serratura il più silenziosamente possibile.
-E ora che ci siamo tutti, che si fa?- domandò Pietro, senza quella punta di sarcasmo che aveva mantenuto fino a quel momento. Nicola accennò un sorriso, prima di guardarli tutti ed esclamare:
-Seguitemi-.
Fece loro strada verso la stanza da letto. Poco prima di entrare, Giulia avvertì un vagito seguito da diversi gorgoglii, meno udibili. Dentro la stanza, Caterina se ne stava semi sdraiata sul letto, vestita con una semplice tuta da ginnastica e con i capelli mossi raccolti in una lunga coda.
Anche lei aveva il viso piuttosto stravolto, le occhiaie che non passavano inosservate e che lasciavano indovinare le tante ore mancate di sonno negli ultimi giorni. Francesco se ne stava appollaiato tra le sue braccia, contro il petto di sua madre; se non fosse stato per i vagiti di qualche secondo prima, Giulia avrebbe detto che fosse ancora dormiente.
-Si è appena svegliato- Caterina parlò con voce calma e a tratti assonnata, sovrastando i sussurri incantati proveniente da Alice e Giada – Probabilmente tra non molto gli verrà appetito. Di nuovo-.
Giulia si accoccolò sul lato lasciato libero del letto, gettando un sorriso al bambino: ora che gli era vicino poteva scorgere gli occhi socchiusi, rendendosi conto che, in effetti, pur essendo silenzioso non stava affatto dormendo. Fino a quel momento era stata sicura che Francesco avrebbe avuto anche gli stessi occhi azzurri di Nicola, ma dovette ricredersi quando, osservando meglio lo spicchio d’iride visibile, si accorse che quello sembrava essere color nocciola.
-Quanto è dolce!- esclamò Giada, standosene in piedi accanto a Caterina, abbassandosi per vedere meglio Francesco.
-Ma è sempre così tranquillo? Sembra un angelo- fece a sua volta Alice, sorridente, allungando il volto per vederlo meglio.
-Per la maggior parte del tempo sì. Dorme e mangia, in pratica- Caterina rivolse loro un sorriso imbarazzato, spostando lo sguardo da uno all’altro dei presenti – Ci riteniamo piuttosto fortunati-.
-Deve aver ereditato la calma e compostezza naturale dal padre, evidentemente- ironizzò Pietro, in piedi accanto a Nicola in un angolo della stanza, rivolgendogli poi una risata. Quello era stato l’unico accenno di allegria di Pietro nelle ultime settimane, e Giulia non si stupì nel rendersi conto che fosse avvenuto proprio in quel momento: la presenza di Francesco non sembrava lasciare nessuno di indifferente tra coloro che si trovavano lì dentro.
-Quando avrai dei figli tuoi, vedrai quanto pregherai perché siano così- replicò Nicola, restituendo il ghigno astuto all’amico.
-Non c’è fretta, Tessera. Ma proprio nessuna-.
-I tuoi genitori sono ancora qui a Venezia?-.
Stavolta era stato Alessio a parlare, per la prima volta da quando erano entrati lì. Si era rivolto a Caterina, ma continuava a tenere fissi gli occhi su Francesco; Giulia non seppe decifrare bene il suo sguardo, troppo intenso ed impenetrabile per riuscire a dargli una giusta interpretazione.
-Sono ripartiti l’altro ieri. Ci hanno dato una mano nei primi giorni, ma non potevo certo costringerli a rimanere qui per sempre- sospirò a fondo Caterina, alzando le spalle. Riuscì ad alzarsi lentamente dal letto, fino a rimettersi in piedi e dirigersi verso Nicola, passandogli il figlio tra le braccia.
-E poi tanto si è già offerta Giulia come baby sitter per il piccolo- cercò di sdrammatizzare Filippo, ricevendo come prima risposta un’occhiata minacciosa dalla diretta interessata:
-Esattamente. Crescerà con l’ottimo esempio della sottoscritta in qualità di zia adottiva-.
-Ergo, finirà dritto in manicomio nel giro di poco tempo- ribatté Pietro che, girandosi verso Nicola che cullava dolcemente Francesco, non si accorse minimamente dello sguardo fulminante che Giulia aveva rivolto anche a lui – Comunque, è una sorpresa vederti così allegro, Tessera: non ti vedevo così felice dalla vacanza in Puglia di qualche anno fa-.
Giulia trattenne a stento le risate: l’espressione maliziosa di Pietro e il viso improvvisamente arrossato di Nicola non lasciavano dubbi a ciò che Pietro aveva appena alluso, e a salvare la situazione dovette intervenire Caterina, schiarendosi la voce:
-Alessio, passami il mio cellulare. È sulla libreria, lì vicino a te-.
-Hai intenzione di chiamare la polizia per cacciarci fuori di casa a forza?- Alessio rise piano, prima di girarsi verso la libreria che si trovava proprio dietro le sue spalle. Prese in mano il cellulare, e poi si allungò verso Caterina, passandoglielo sopra le spalle di Alice.
-No, mi è venuto in mente solo ora di dover ancora dare la notizia a un vecchio amico- Caterina abbassò lo sguardo verso lo schermo del telefono, apparentemente ben intenzionata a non incrociare gli occhi con nessuno dei presenti – Intendo Giovanni-.
Giulia alzò gli occhi al cielo, tirando un sospiro profondo e seccato, cercando di trattenersi dall’imprecare. Nicola, invece, non sembrava né sorpreso né troppo interessato alla questione: era occupato nel fare strane facce al figlio, con l’intento di divertirlo, ma riuscendo ben poco nell’impresa.
-Vuoi scrivergli sul serio?- domandò Giulia, non nascondendo il tono irritato, e tornando a guardare Caterina, che sembrava abbastanza convinta di quel che stava facendo:
-Glielo avevo promesso-.
-Ma non sei comunque obbligata a farlo- intervenne Nicola, lanciandole uno sguardo veloce, prima di tornare con gli occhi su Francesco, che stava sventolando in aria un pugnetto.
-Certo che no, ma voglio farlo. E poi devo solo scrivergli un messaggio dicendogli che è nato Francesco, nient’altro. Non è nulla di strano-.
Spero non si faccia strane idee” pensò Giulia, trattenendosi dal dare voce a quelle parole: non era il caso di iniziare litigi in un giorno che, almeno fino a quel momento, era stato pieno di allegria.
 
*
 
La cucina dell’appartamento lasciava alquanto a desiderare in fatto di ordine. Probabilmente quello non doveva essere tra i pensieri primari che dovevano avere in quel momento Caterina e Nicola, si ritrovò a riflettere Giulia, mentre apriva l’ennesima anta di una credenza per cercare il contenitore del caffè.
Riuscì nell’intento solo dopo aver sbirciato in un’altra credenza; da quel punto in avanti fu semplice preparare la moka, accendere il fornello, ed aspettare che il caffè si preparasse.
Fu mentre si avventurava alla ricerca di alcune tazzine – dovette aprire solo due ante, e si sentì decisamente più fortunata di prima- che Giulia avvertì dei passi farsi sempre più vicini. Si girò appena, giusto per notare Filippo in piedi sulla soglia della cucina, che la osservava mentre sfidava la sorte nel tenere in mano più tazzine possibili in contemporanea. Quando Giulia riuscì a poggiarle tutte sul ripiano della cucina, ancora integre, tirò un sospiro di sollievo.
-Quanti caffè devo preparare? Sette?- chiese a Filippo, che si era avvicinato a lei, continuando ad osservarla divertito.
-No, cinque. Pietro ed Alice non lo vogliono-.
Giulia contò velocemente le tazzine: era stata doppiamente fortunata. Ne aveva tirate fuori il giusto numero. Né una di più, né una di meno.
-Giusto- borbottò tra sé e sé. Si era dimenticata nel giro di qualche minuto chi si era prenotato per un caffè e chi no, e quasi rise da sola al pensiero della sua memoria alquanto labile.
-Sono distratta già così normalmente, non oso pensare come sarei con un neonato a cui badare e dormendo poco la notte- mormorò.
-Almeno Caterina ha avuto i suoi genitori su cui contare- replicò Filippo, andando verso il tavolo della cucina, per appoggiarvisi contro con la schiena, e lasciando mollemente le mani sopra la superficie.
-Solo per questi pochi giorni, però-.
-Magari anche i genitori di Nicola verranno a dare una mano- continuò Filippo. Giulia si girò verso di lui, riflettendo in silenzio: sapeva che i genitori di Nicola erano venuti a vedere il nipote il giorno stesso della nascita, qualche ora dopo che lei e Filippo se ne erano andati dall’ospedale. Non aveva idea, però, se si fossero trattenuti oltre, ma dubitava altamente di quella opzione: erano rimasti già i genitori di Caterina lì a Venezia per qualche giorno, ed era abbastanza sicura che in quattro fossero riusciti ad organizzarsi abbastanza bene.
-O forse il fratello di Caterina -.
Se Filippo l’avesse detto mentre Giulia stava bevendo, era sicura si sarebbe ritrovata a sputare fuori qualsiasi contenuto dalla sua bocca. Non si aspettava che Filippo potesse tirare in ballo Lorenzo, non dopo che, da quando l’avevano incontrato in ospedale, non l’aveva nemmeno nominato una volta. Non si erano fermati a parlare di quella coincidenza inaspettata, né Filippo le aveva mai chiesto di che cosa stavano discutendo quando li aveva sorpresi insieme. Per Giulia era un discorso chiuso, e da quanto le era sembrato di capire, lo stesso doveva valere per Filippo. In quel momento, invece, cominciava a dubitarne.
-Lorenzo? Non credo- rispose lei, più brusca di quel che avrebbe voluto – Non sopporta Nicola, non riuscirebbero mai a passare delle ore sotto lo stesso tetto con lui-.
La moka cominciò a gorgogliare, e Giulia si affrettò a rigirarsi per controllare di non far uscire il caffè,  riversandolo sul fornello. Allungò un braccio per afferrare una presina, alzando poi la moka dal fornello per poter versare il caffè caldo in ognuna delle tazzine.
-Quando lo abbiamo incontrato in ospedale per i primi secondi non l’ho quasi riconosciuto. Anzi, diciamo pure che non mi ricordavo affatto chi fosse- Filippo non sembrava intenzionato a cambiare argomento, e Giulia si sforzò di non apparire nervosa mentre parlava, anche se ripensare al suo incontro con Lorenzo non la faceva essere affatto a suo agio:
-Per forza, l’hai visto solo una volta parecchi anni fa. L’ho riconosciuto a stento perfino io, che ci ho avuto a che fare molto di più rispetto a te-.
-Già, così tanto fino a farlo innamorare-.
Giulia si morse il labbro inferiore, reprimendo l’impulso di girarsi verso Filippo per guardarlo in faccia.
Aveva sperato fino all’ultimo che lui non ricordasse nulla di quella storia, ma a quanto pareva ogni sua speranza era stata vana. Erano passati un sacco di anni, ma evidentemente certe cose faticavano a cancellarsi anche dopo tutto quel tempo.
Finì di versare il caffè nelle tazzine, e dopo aver posato la moka sul fornello spento, si girò lentamente verso Filippo. Ne studiò il viso, ma non vi trovò traccia di arrabbiatura; nemmeno il tono con cui aveva parlato, in realtà, faceva presupporre un qualche fastidio dovuto a quel ricordo. Sembrava più aver appena constatato un fatto oggettivo, senza alcuna sfumatura né in positivo né in negativo. Giulia non seppe come considerare quella cosa.
-È acqua passata. Sono passati un sacco di anni- si ritrovò a mormorare, stringendosi nelle spalle.
-Vero, ma ti guardava in una maniera strana-.
Giulia avrebbe voluto chiedergli che cosa intendesse esattamente con quell’espressione, ma si costrinse a tacere. Chiederglielo avrebbe presupposto il continuare a parlare di quell’argomento, e lei, invece, voleva concluderlo il prima possibile. Parlare di Lorenzo, a distanza di anni, la metteva sempre a disagio, e anche quel momento non faceva eccezione.
-Forse è stata solo una tua impressione. È stato imbarazzante come non mai- cercò di essere il più sincera possibile, abbassando lo sguardo – Non mi aspettavo di incontrarlo. Non sapevo che dire-.
Si girò di nuovo, cercando di ricordarsi in quale credenza aveva visto un vassoio giusto poco prima, mentre cercava le tazzine. Andò a colpo abbastanza sicuro su una credenza centrale, trovandovi ciò che stava cercando e tirando fuori anche la zuccheriera.
-Sì, ho notato un po’ di tensione- sentì Filippo parlare alle sue spalle, pensieroso e a tratti disorientato – E poi mi guardava male. Secondo me non gli sei ancora del tutto indifferente-.
-Non dire idiozie- Giulia richiuse l’anta un po’ troppo rumorosamente, trasalendo lei stessa – È un uomo adulto, che si è fatto una vita altrove, e che di certo non comprende anche me-.
Il suo tono di voce sembrava non lasciar spazio a repliche. Si rese conto di aver parlato duramente, ma se quello sarebbe servito a concludere lì quel discorso, allora tanto meglio: non aveva intenzione di continuare a parlare di Lorenzo e di quello che lui poteva provare o no verso di lei. Non con Filippo.
-Fortunatamente- Giulia percepì stavolta la voce dell’altro molto più vicina, e non si meravigliò quando sentì le mani di Filippo posarsi sui suoi fianchi – O non saprei proprio con chi potrei sposarmi ad agosto-.
Giulia si lasciò sfuggire un sorriso impercettibile, addolcita da quella frase detta a bassa voce. Si pentì un po’ di avergli risposto così bruscamente, ma forse era comunque servito a farlo desistere dal continuare a parlare di Lorenzo.
-Avanti, dammi una mano con queste tazzine- Giulia finì di poggiare anche l’ultima tazza sul vassoio, girando poi il volto indietro, verso Filippo – Fai il bravo cameriere, e porta il vassoio di là-.
-Oh, vedo che ti sono tornato utile ora, eh?- la prese in giro lui, ridendo e scoccandole un bacio sulla guancia.
Anche Giulia rise, ma fu una risata breve. Si ritrovò a seguire Filippo, pronta a lasciare quella stanza e tutte le parole e i pensieri che vi aveva celato fino a quel momento.
Era come se lo spettro di Lorenzo cercasse ancora di seguirla, anche dopo tutto quel tempo, con lei che cercava di abbandonarlo dietro di sé, stavolta per sempre. Non era sicura di esserci ancora riuscita del tutto.
 
 
 
 
 

NOTE DELLE ATRICI
Ed è così che viene ufficialmente inaugurata la seconda metà di Walk of Life - Growing. Come abbiamo già visto nel finale dello scorso capitolo, Caterina e Francesco stanno bene e questa è la cosa più importante, alla fine. Ma qualcosa di inaspettato, o meglio qualcuno di inatteso, è tornato a farci visita: Lorenzo, infatti, nonostante gli attriti con "l'amatissimo" cognato Nicola, non si è tirato indietro dal far visita alla sorella e alla new entry della famiglia... Ma qualcuno si mette sulla sua strada. E così, in un clima di imbarazzo decisamente palpabile, Giulia e Lorenzo si incontrano nuovamente faccia a faccia dopo anni.
Alla fine tra loro non è andata così male, anche se l'arrivo improvviso di Filippo non è stato il massimo 😂 il disagio era palpabile, un po’ come lo è stato poi il successivo scambio di pareri tra Giulia e Filippo a fine capitolo. Ci avrà visto lungo Filippo, oppure è la gelosia che parla? Giulia, invece, riuscirà a mettere da parte quella parentesi (se così la possiamo chiamare) del suo passato?
Per quanto riguarda Nicola e Caterina, i primi giorni da neo genitori si stanno susseguendo e tutto sommato, tra aiuti che vanno e vengono e visite di parenti e amici, nessuno dei due ha ancora avuto una crisi esistenziale. E' un buon punto di partenza! 😂 Una discussione con i suoi più cari amici porta Caterina a ricontattare, come promesso, una vecchia conoscenza, una persona che voi fedeli lettori avrete sicuramente individuato con facilità... Vero? 😏
E proprio nell'imminente futuro, cioè nel prossimo capitolo, qualcuno tornerà tra queste righe dopo un periodo di assenza... Sarà Giovanni? Sarà qualcun altro? Chissà!
Ci rivediamo mercoledì 22 giugno per scoprire questo e tanto altro!
Kiara & Greyjoy
   
 
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