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Autore: Lost gentleman    11/06/2022    0 recensioni
Kidou Yuuto e quel maledettissimo amore
Amor profano
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celia/Haruna, Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Il cielo era limpido e nitido, aeree e chiare nubi poco definite udivano il suono delle campane sotto di loro. Il riso giocava in aria sui volti dei presenti, mentre la sposa baciava il marito e rideva anch'ella. Haruna era il ritratto della gioia in quel momento, come se non ce ne fosse mai stata una più grande nella vita. Yuuto la rimirava, attraverso le lenti spesse e scure, trascinato in qual vortice di entusiasmi e festeggiamenti. Durante il banchetto ebbe modo di riordinare i pensieri nei meandri più remoti della sua mente, sussurrando alla sua anima se mai in vita sua, si sarebbe preannunciato di vivere un momento simile. Sua sorella era uno spettacolo vivente e vederla tanto radiosa e felice lo rincuorava come nulla altro potesse fare. Ma specularmente, una parte di lui : un piccolo diavolo nato in quel cervello tanto straordinario anni fa, lo tormentava aggredendolo nelle viscere. Dilaniandolo nella sincerità. La verità che lo perseguitava era che la sua amata sorellina non sarebbe mai più potuta divenire sua. E Kidou, essendo prima di tutto un uomo, reclamava la sua autorità all'interno della propria coscienza su una donna che bramava, in fondo, da tutta una vita. L'aveva affidata invece allo sposo, il giovane Tachimukai Yūki, un compagno di partite della Inazuma che per motivi di gelosie sentimentali, non era mai riuscito a vedere troppo di buon occhio. Né a non essergli discretamente ostile. Si era chiesto più volte se questo suo attaccamento morboso derivasse dalla prematura separazione che avevano dovuto soffrire, lui e Haruna. Anche se ricorda che già ancor prima, egli nutriva un attaccamento forte per la secondogenita. Sospirò fra sé e sé, intanto l'amaro alla gola lo derideva e lo torturava silenziosamente. La verità del resto, non è mai placida e quieta. È il momento del primo ballo e gli sposi al centro danno inizio centrali. Haruna balla ed in quel candore di seta e pizzo, nonché, illuminata dalla luce della sala, pare una ninfa di puri petali immacolati. La delicatezza nel volteggiare, e con lei quel velo su cui brillano fiori lavorati Yuki accanto a lei è un principe ed arde d'amore ogni secondo di più. Yuuto, inevitabilmente, cerca riparo più dietro la folla danzante e non, quasi si ustionasse dal solo guardare. Fra la gente, fra chi chiacchiera, chi balla e chi ride, lui giace fermo come un cameriere pallido su un lato della sala, attaccato ad un pilastro con gli occhi inniettati di sangue che pietrificano il proprio riflesso sullo specchio decorativo posto dall'altro lato della stanza. Gli occhiali sembrano del tutto trasparenti. Ad un tratto sentì freddo al naso, finché una purpurea e pesante goccia di sangue, cade proprio in mezzo ai suoi piedi, scivolosa nel marmo. Cercando di mantenere la discrezione, rapido estrae il fazzoletto dal taschino dell'abito da testimone che indossava e con passo felino, sgusciò via dalla baraonda, diretto verso il bagno. Tremava all'idea di sentire pronunciare il suo nome in quel momento, sebbene la tensione quasi gli irrigidisse i polmoni. In bagno tolse fulmineo gli occhiali e guardandosi riflesso, per poco non si spaventava. Era pallido e gli occhi erano segnati da macchie rosate. Non aveva discosto il fazzoletto dal viso che quando scoprì il naso, un denso e scintillante rivolo di sangue aveva tinto il tessuto avorio, così come parte del viso e labbra. Senza stare troppo a pensare, cercò di lavarsi, mentre ripiegava il tessuto che faceva da poscette, laddove lo aveva estratto, con ferrea precisione,in quell'abito così elegante Rimirò il risultato con un ghigno trionfante mentre il sangue minacciava ancora e con esso, una vena in mezzo alla fronte. Se continuava così, sarebbe collassato ed era l'ultima cosa che desiderasse al mondo, quel giorno. Ci mancava far spaventare tutti. Respirò a fondo, sperando di smuovere la rabbia ceca che gli stava ammazzando i nervi. Non gliene andava mai bene una, d'altra parte. Sebbene, da una prospettiva esterna, lo si poteva considerare perfetto in ogni cosa, lui si sentiva tutto fuorché quello. Sempre sul filo del rasoio, a cercare di ottenere ciò che puntualmente perdeva. Compresa la sanità mentale. Un'idea assurda gli balenò in testa, vuoi l'adrenalina, vuoi la disperazione. Chiamare quell'uomo. In un momento simile? Non era più un bambino Il magone del crollo di nervi lo costrinse a digitare il numero e chiudersi in uno dei bagni della toilette. Attendeva tremando di nervosismo e vergogna, mentre il pianto aveva preso la meglio   - Pronto? - la voce profonda e tagliente di Kageyama congelò le pareti. Kidou non sapeva veramente cosa dirgli; gli sembrava di vivere un incubo   - R-Reiji.... -   - Ragazzo, che succede-   Tono perentorio, di chi non aveva molto tempo da perdere. Yuuto si rassegnò all'umiliazione   - V-Volevo s-solo s-sentirti e - e.....! -   La voce rotta non aiutava la causa   - Kidou- lo chiamò con decisione.   - Che hai? Che succede? -   - N-Niente, n-niente è - è solo che.... -   Un rumore di porta aperta e la voce di Endou che lo chiamava. Il panico era alle stelle. Riattaccò subito, nascondendosi dietro una maschera di falsa e stabile tranquillità per salvarsi la pelle. Intanto, aveva rotto le palle a Kageyama Fu uno strazio il tempo a venire : cercava di resistere sopprimendo la disperazione innata. Mamoru sembrava non aver creduto alle balle che aveva raccontato e gli rimaneva dietro a fargli da supporto fisico, dal momento che sembrava dovesse svenire da un momento all'altro. Inanto Haruna lo aveva raggiunto, sinceramente preoccupata della sua assenza. Il fratello maggiore la abbracciò, evitando il contatto visivo mentre con esso, aveva fatto rabbrividire Yuki. Meno male che esistevano gli occhiali. Li mise subito dopo, sistemando meglio anche la messa in scena. Era conscio che ora più che mai, doveva accettare la sorte di quel giorno, per il bene di tutti. La sua sorellina era felice e questo, come sempre, era un degno antidolorifico a tutto il veleno che la sua mente produceva. Decise che per il resto della serata, avrebbe badato a questo, tral'altro, il fazzoletto sul petto aveva assunto una colorazione più bruna del rosso acceso di qualche momento prima. Un dettaglio di pessimo gusto, ma non banale sulla sua figura, specie per la macabra ragione. L'ex centro campista della Inazuma Eleven si decise e fu perfetto, e questo annebbiò abbastanza  le preoccupazioni del suo ex capitano, e così poté fare scacco matto alla sorte crudele Il controllo era sempre stata l'arma per proteggersi nel mistero che egli utilizzava per nutrire o distruggere i propri demoni interiori. Una caratteristica che aveva attirato fin da subito, la giovane Zaizen Tōko, che ora, bella e sicura in un completo così simile al suo, gli si era avvicinata e tale compagnia lo rincuorò non poco. Tra una cosa e l'altra, finalmente si era fatta una certa ora ed era arrivato la fine dell'evento Man  mano che gli ospiti se ne andavano, fra saluti e complimenti agli sposi, Kidou rimaneva accanto alla sposa, la quale lo stringeva per i fianchi. Erano belli assieme È sempre stato il complimento che ricevevano, le preziose volte che si vedevano al di fuori di ambiti calcistici o scolastici. Lui lo aveva sinceramente apprezzato ogni volta. Intanto l'ormai marito di lei parlava e salutava gli ultimi rimasti, conscio che Haruna, avesse bisogno di stare con suo fratello. E lì stavano Chiunque  li vedesse da fuori, li avrebbe scambiati per gli sposi effettivi Tanto non avevano quasi nulla in comune   - Fratellone - lo chiamò piano mentre lui si chinava in risposta, a dedicarle attenzioni.   - Mi sembra un sogno - concluse con fare sognante. Oh, dolce Ofelia. Avrebbe voluto essere capace di dirle qualcosa ma impotente come era un quel momento, le baciò semplicemente la tempia, notando quanto l'aroma di lavanda stesse bene su quella pelle rosea e liscia. Haruna gli prese il viso fermando quella fuga e con occhi radiosi e lucidi, cercava conferma in quel verde bottiglia che celava il suo complementare. Yuuto le fermò le mani, per timore che lei gli levasse il suo scudo, ma così fu e rapida, lo disarmò, regalandogli un bacio sulla guancia e poi abbracciandolo senza vergogna. Il fiato era mozzato, il cuore che batteva a mille e tutti i demoni nella sua testa parvero godere di quel semplice suono. L'avrebbe sempre desiderata, la sua Ofelia, il cui Amleto però era un altro. Più che mai capì che non l'avrebbe più avuta così. Un'intossicazione  alimentare sarebbe passata come una carezza sul suo stomaco, in quel momento. Quando la dovette salutare, sapeva che la avrebbe rivista solo due settimane dopo. Sarebbero andati a Parigi, e poi a visitare altri posti sparsi per l'Europa. Lei gli aveva già detto che con Yuki, sarebbero andati in viaggio di nozze. Oh, l'Europa Kageyama non dovette forzare l'allora bambino, a vedere Mosca, Vienna, San Pietroburgo, Venezia, Londra e poi sì, Parigi. Si era percepito compreso ed a suo agio, in quella parte del mondo, in quelle chiese tanto monumentali e quei borghi dall'aria incantata e stregata. Chissà se la sua sorellina, lo avrebbe riconosciuto, in uno di quei posti. Dolce essere, di una bellezza pre raffaelita Via via, la gente se ne andava, gli ultimi furono gli sposi ;Kidou con una scusa, attese ancora nel parcheggio di quel locale. Si sedette sul marciapiede mentre distrattamente, si sfilava il fazzoletto imbrunito ed irrigidito dal sangue secco. Era solo, ora Se lo portò al viso, annusandone l'essenza acre e ferrosa, su cui posò un pianto violento, percependo come questo, liquidasse lungo le mani e poi i polsi e poi dinanzi ai suoi piedi. Sangue acquarellato e salato di lacrime. Ansimava e nel mentre, la luce dei lampioni era rimasta l'unica fonte di interpretazione della realtà circostante, dormiente nel buio più netto e gelido. Passò diverso tempo, Tempo in cui Yuuto gemeva e soffriva rabbioso come un satiro ferito: si graffiava le tempie ed i palmi nella speranza di ridurre quella feroce frustrazione. Non trovava pace e le ultime lacrime rosee avevano tinto il volto di malsani filamenti ferrosi e sanguigni; il fazzoletto tornato morbido e scarlatto. Il rumore di una volante che, a fari accesi, entrava nel parcheggio, lo fece sussultare ed alzare in piedi sull'attenti e terrorizzato di chi potesse essere. La luce abbagliante lo obbligava a coprire parte degli occhi socchiusi con la mano scarlatta, mentre l'altra ancora stringeva quel panno zuppo e marcio. L'auto di fermò proprio dinanzi a lui, facendo scendere un uomo alto ed imponente, che con lento controllo, andò a posizionarsi davanti ai fari, rivelandosi.   - K-Kageyama?! - Il giovane non si capacitava del suo arrivo, d'altra parte non gli aveva detto dove si trovasse.   - Sali in macchina- L'ordine schioccò nell'aria con fragile cattiveria, facendo scattare nell'animo del più giovane, un senso di vergogna e di consequenziale e vecchia obbedienza. Così salirono e sebbene il viaggio fosse lungo, Kidou non fiatò. Sedeva accanto all'ex Comandante, il capo rigido contro il finestrino ; macchie rosate opache sulle gote così come sulle mani, anch'esse rigide come il fazzoletto. Gli occhi erano spiritati ed allucinati Era stravolto, paralizzato in un'unquieta smorfia di disapprovazione. Reiji gli taceva accanto, dritto e lo sguardo bloccato davanti a sé. Una mano toccava salda la coscia del ragazzo, il quale sembrava sul punto di esplodere e respirava a fatica. L'uomo più vecchio descriveva leggere pacche sul muscolo, soffermandosi ogni tanto per accarezzare il raso del pantalone con il pollice. Non pareva arrabbiato, ma la cosa era difficile da supporre con chiarezza dal momento che anche egli celava l'anima dietro occhiali scuri. L'altro i suoi li aveva resi in tasca da quando era rimasto solo nel parcheggio. Fuori la notte dilagava nel candido silenzio del sonno. Lo stratega chiuse gli occhi dedicando più attenzione al tocco di Kageyama, che nel frattempo, era riuscito a dargli uno sguardo. Quando raggiunsero l'abitazione del maggiore, Yuuto ebbe la netta allucinazione di essere stato schiaffeggiato in una realtà parallela; immortale da quando aveva sei anni. Ne riconosceva persino l'odore tanto amato. Reiji lo conduceva per un fianco, come se desiderasse non lasciarselo sfuggire in qualche meandro. Lo portò nell'ampia sala da pranzo, il grande tavolo in mogano scuro suscitava tutte le volte in cui ci aveva studiato od anche solo conversato con Kageyama. Kidou si sentiva sinceramente di troppo in quel momento e si guardava intorno con il volto di chi sta per essere torturato. Un attimo rapido i loro volti si incontrarono, intanto che aveva ripreso a piangere senza accorgersene. Il padrone di casa si fermò immediatamente ed incatenò il giovane a sé in un abbraccio saldo ed inaspettato. Il ragazzo boccheggiò per la sorpresa, per poi sciogliere i nervi tesi, esplodendo di lacrime sull' incavo del suo mentore. Reiji aveva posato gli occhiali sul tavolo e badava ad avvolgerlo affettuosamente, la mano che cercava di frenare i tremori incontrollabili del minore ed egli che gli soffriva addosso come un cane bastonato. Erano state rare le volte in cui era stato obbligato a "raccoglierlo" così. Valutò bene le parole avvenire, comprendendo ora la serietà della telefonata.   - Kidou- lo chiamò piano, udendo i gemiti piegarsi alla sua voce. Poi, silenziosa e repentina, l'illuminazione di tutta la situazione, raggiunse la mente vecchia ma brillante e completa dell'uomo. "Sua sorella si sposava oggi" Chiuse gli occhi comprendendo ora appieno le passioni del giovane, quasi fossero suoi quei dolori. Lo strinse di più come se da quello dipendesse la sua sopravvivenza e così faceva l'altro nella più ceca follia. Fin dal primo giorno, si erano capiti : Kageyama aveva intuito che il pargolo era molto più intelligente ed oscuro di chiunque altro, esattamente come se stesso. Dal canto suo, quello che allora era stato anche  un adolescente, aveva trovato lo specchio del suo diavolo, solo più grande e subdolo   - Reiji!! - lo invocò come se non lo vedesse   - Sono qui - gli mormorò   - IO QUELLA DONNA LA AMAVO!! - il delirio mutilava la voce in un lamento rabbioso e straziante.   - LA AMAVO CAZZO!! E LEI FORSE PERSINO LO SAPEVA!! -   - Ragazzo, cerca di calmarti... - per la prima volta la sua rabbia quasi lo irritava   - NON POSSO CALMARMI!! IO NON HO PIÙ MOTIVO DI RIMANERE QUI! IN UN MONDO DOVE NON POTRÒ PIÙ VAGAMENTE PENSARE DI RENDERLA FELICE COME UOMO!! IO AVREI FATTO DI TUTTO PER LEI!! DI TUTTO!! E LEI LO SAPEVA CAZZO! È INTELLIGENTE PORCA PUTTANA CERTE COSE SI SCOPRONO DA SOLE MA QUESTO NON È VALSO COMUNQUE NULLA!! -   - Sei arrabbiato con lei? -   - NO! SONO ARRABBIATO DI ME STESSO!! DEL FATTO CHE DOPO TUTTI QUESTI ANNI IO RESTO IL PEGGIOR PARENTE CHE LE SIA RIMASTO ACCANTO ANCORA IN VITA!! AVREI VOLUTO ESSERE IN GRADO DI ESSERE IL FRATELLO MIGLIORE PER LEI ED INVECE HO FINITO PER PERDERMI NELLA SUA ESSENZA!! - Guaiva a squarciagola, con la violenza di un dolore latente da tempo, vergogna e sensi di colpa mai veramente accettati o risolti. L'uomo udiva senza permettersi di ostacolare quel fiume in piena, conscio più che mai di quanto potesse essere fatale, tenersi il veleno ad intossicare i meandri della mente. E poi era sinceramente dispiaciuto, soprattutto perché si ritrovava ad essere ormai un uomo anziano, con tutte le responsabilità ignorate di quello che era l'essere più importante della sua vita, ritorte contro di sé tramite queste mutilazioni dell'animo Si sentiva complice dell'accumulo di tutti quei pensieri tossici Voleva, per una volta, dissipare tutta quell'oscurità e regalare, al suo complice, del sollievo sincero. Ma la placidità non apparteneva ad entrambi e così, si dovevano accontentare di funesti terremoti e lugubri miserie. La loro era una ricchezza d'animo dettata da un'immane violenza e disperazione Nessuno mai, avrebbe compreso, quel centrocampista enigmatico e così neppure quel criminale pluriomicida. Forse c'era del grottesco nella loro sconsolata testa tanto apocalittica. Il ragazzo non ne meritava neanche l'ombra L'uomo ebbe la forza di sorreggergli il viso imbrattato di lacrime e catturare la sua lucidità per un momento   - Il male è lancinante, ti capisco ma è passeggero, sai meglio di me che una volta smussati gli angoli, esso non rasenterà che una macchia e tu meglio di chiunque altro, saprei adattarla affinché neppure tu stesso la possa notare-   Strategia Logica Sopravvivenza Seppe dirgli semplicemente questo Il giovane rispose solo dopo un po' e l'intervallo di tempo che intercorse fra i loro sguardi rasentava un'intensità tetra sebbene   calzante   - Tu sei una delle poche ragioni perché non ho ancora perso la testa completamente - mormorò di colpo con la voce rauca che diluiva un sorriso affilato e poco sereno.   - Tu sei quella che mi ha ordinato di non pensarci nemmeno - ghignò l'altro, pulendo con le mani quelle copiose lacrime. Fu abbracciato da Yuuto, desideroso ora di dimostrargli gratitudine per la comprensione Kageyama non si sentiva meritevole di ciò però mai gli avrebbe saputo negare quel contatto. Non più almeno, l'età smussa le cose e lui si è ritrovato disarmato dinanzi il desiderio di amore. E poi purtroppo, su questo deve lavorare ancora e comunque, ancora una volta... Kidou Yuuto si è accontentato delle briciole
   
 
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