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Autore: Fiore di Giada    11/06/2022    1 recensioni
[19/6/2012]
La storia, in realtà, è più vecchia. Questa è la data del topic.
Qui, i protagonisti sono Killer Bee, Killer A/Shirai Yotsuki e il loro padre. (Si dovrebbe chiamare anche lui "A", ma mi fa troppo ridere ricordarlo)
Ayaka Yotsuki è un OC creato da me, che è una ipotetica madre di Bee, cugina di secondo grado del Sandaime Raikage, morta per malattia.
Questa, in sintesi, è una fic in cui Killer Bee sente la mancanza della madre naturale, ma, per non farsi vedere debole, si isola.
I due giganti, però, sono ben più attenti di quanto il piccolo non creda.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Killer Bee, Raikage
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luce pallida della luna inondava di argentei riflessi le tombe.
Un leggero vento spirava, inondando di lontani profumi marini il cimitero.
Killer Bee, accucciato dinanzi ad una di esse, si dondolava dolcemente, quasi seguendo il ritmo di una melodia immaginaria.
- Mamma... Dove sei? - pigolò fissando il ritratto che fronteggiava la lapide.
Nella pellicola erano impresse le fattezze di una donna di circa ventotto anni.
I lineamenti del viso, armonici, seppur non del tutto regolari, erano circondati da una selva di riccioli castani, che si accordavano con le iridi azzurre, che parevano due topazi azzurri.
Una lacrima stillò sulle labbra del bambino, che si strinse le spalle con le braccia.
- Mi hanno detto che ora hai finito di soffrire. Eppure, se stai in un posto tanto bello, perché non posso raggiungerti? Non mi vuoi più bene? Sono stato un bambino cattivo? Io voglio stare con te. Sempre. - mormorò.

Killer A e il Terzo Raikage, nascosti dietro un platano, fissavano la figurina del bambino.
- É andato ancora dinanzi alla tomba di Ayaka. Da solo. Non vuole farci vedere quanto gli manca la sua mamma. - mormorò l'uomo e il suo sguardo s'adombrò.
Il giovane, per qualche istante, non rispose.
- Pensa di essere un peso. Non vuole che noi ci preoccupiamo per lui. - osservò poi tristemente. La forza di quel bambino, adottato come fratello, era paragonabile alla sua generosità... Il suo piccolo cuore si era sobbarcato di un peso immenso e voleva onorare quello che lui considerava un impegno...

Non vi darò alcuna preoccupazione.

Sarò forte.
L'uomo annuì e mormorò:- Anche mia cugina era così. Non ha mai voluto darci nessuna preoccupazione, neanche quando stava molto male. Ti prego, portalo a casa. -
Qualche istante dopo, si allontanò.
Killer A, perplesso, fissò la gigantesca figura del padre allontanarsi. In quel momento, era come se un enorme peso opprimesse le sue pur ampie spalle... Anche lui era rimasto sconvolto dalla morte della sua più cara cugina...
Ayaka Yotsuki era per lui una sorella minore, malgrado il loro legame fosse esile.
Era solo una sua cugina di secondo grado, ma le era affezionato.
Ma non voleva mostrare le sue debolezze.
Eppure, il suo occhio di figlio aveva saputo individuare le sue emozioni, oltre la sua maschera brusca.
- Forse tu e Killer Bee non siete così diversi. - mormorò e si voltò a osservare il bambino, che non si era ancora allontanato dalla tomba.

- Mamma... Io... io voglio saperlo... Perché tutti mi dicono che stai bene? Hai forse rivisto anche papà? E perché non mi vieni a prendere? Io... io voglio saperlo! In cosa ho sbagliato? - gridò con voce spezzata dal pianto, troppo a lungo trattenuto. Troppi perché c'erano nella sua mente... Perché la mamma non era venuta a prenderlo?
Perché gli avevano detto che stava bene?
Aveva sbagliato?
La mamma non lo amava più?
- Tu non hai sbagliato in nulla Killer Bee. - intervenne ad un tratto la voce di Killer A. Il vento gli aveva portato la eco di quelle tristi domande e il suo cuore si era stretto in una morsa...
No! Killer Bee non meritava tale sofferenza!

Il bambino, sentendo le sue parole, si voltò verso il giovane.
Cercò di sorridere, ma le sue labbra si torsero in una smorfia grottesca.
Non voleva che suo fratello si preoccupasse...

Non avrebbe dato nessuna preoccupazione..

Sarebbe stato forte.
Ma perché non ci riusciva?
Perché il dolore lo distruggeva?
Il giovane jonin sorrise bonariamente e si chinò, posando le ampie mani sulle spalle minute di Killer Bee.
- Fratellino, non c'è bisogno che tu finga con me o con papà. Ricordati solo questo. - mormorò.
Bee, sentendo quelle parole, reclinò la testa, come imbarazzato. Non gli piaceva mostrarsi debole...
Eppure, suo fratello e suo padre riuscivano a vedere oltre la sua maschera.
Lo conoscevano molto bene.
L'altro, dolcemente, gli prese il mento con le dita e lo fissò, cercando di guardare oltre gli occhiali scuri indossati dal bambino.
- Bee... Non è necessario fingere. Né con me, né con papà. A volte, anche mostrare le proprie lacrime è segno di forza. - dichiarò e sorrise.
Il bambino, sentendo quelle parole, scoppiò nuovamente a piangere e si gettò tra le braccia del fratello, che lo strinse contro di sé.
- Perché? Perché la mamma non mi vuole? Sono stato un bambino cattivo perché lei se ne è andata in un posto bellissimo senza di me? - chiese e strinse le piccole mani attorno alla maglia di Killer A.
L'altro, sentendo le parole del bambino, serrò la mascella.
- No, Bee. Tu, come ho detto prima, non hai sbagliato niente. E proprio perché sei un bravo bambino che la tua mamma ha voluto che tu vivessi. È vero, il posto dove è andata è bellissimo, ma questa vita, per quanto dolorosa, è molto più bella. - sussurrò massaggiandogli le spalle con le mani.
Il bambino sollevò il viso e fissò il jonin.
- Lo credi davvero, fratellone? - domandò con un leggero mugolio.
Killer A sorrise apertamente.
- Certo, Bee. E ora andiamo a casa. Papà ti sta aspettando. - mormorò sollevandolo tra le braccia e allontanandosi dal cimitero.
Killer Bee, sentendo quelle parole, sorrise e si accoccolò ancor di più contro il torace ampio del giovane jonin.
Non era solo.
La mamma non c'era più, ma il Raikage e suo figlio gli volevano bene.
Per loro sarebbe stato un figlio e un fratello.
Lo amavano, anche se non faceva parte della loro famiglia.
- Grazie, fratellone. Grazie papà. - affermò e si addormentò.
   
 
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