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Autore: DanzaNelFuoco    13/06/2022    3 recensioni
Severus Snape & il rospo di Neville
COW-T #12 - Anfibio
--- “Sono il cugino Trevor,” il ragazzo sorride e saluta con la mano, come se per Severus dovesse significare qualcosa.
“Il cugino Trevor?”
“Oh Merlino, forse adesso sono il prozio Trevor? Ho perso un po’ il senso del tempo mentre ero un rospo.”
Severus non lascia trapelare alcuna emozione se non lo scetticismo, “E si può sapere perché ti nascondevi fingendo di essere il rospo dei Longbottom?”
“Non mi stavo nascondendo,” il ragazzo si stringe nelle spalle, “non è che sia esattamente una mia scelta essere un rospo. E neanche essere appioppato in giro a tutti i miei parenti, ma sempre meglio che essere abbandonati in uno stagno nel mezzo del nulla, suppongo. Rende più facile il mio problema se non altro.”
“Che problema?”
“La mia maledizione. Te l’ho detto, non è che essere costretto a fare il rospo sia esattamente l’aspirazione della mia vita."
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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COW-T #12, week5, mission5: Anfibio 
(No, non potevo mancare di fillare il famigerato prompt 'anfibio', sorry not sorry. Titolo dalla Guida galattica per autostoppisti) 


 

- Mostly harmless - 


Severus potrebbe essere paranoico. Non sarebbe una novità, dopo tutti questi anni. 

Eppure già una volta si è lasciato scappare un Animagus - per quanto avrebbe voluto ignorare la cosa e lasciare che i Dissennatori si portassero via Black, ancora non riesce a non rabbrividire al pensiero che Pettigrew abbia vissuto dentro lo stesso dormitorio di Potter per tre anni. Aveva accesso al ragazzo, avrebbe potuto fargli del male o ucciderlo in qualsiasi momento e nessuno di loro ne aveva avuto il men che minimo sospetto. 

Perciò forse è paranoia, ma Severus ha imparato con il tempo che è meglio essere paranoici e sbagliare piuttosto che ignorare l’istinto e ritrovarsi con un morto per le mani. Specie se il morto in questione potrebbe essere il ragazzino che ha giurato di proteggere più di un decennio fa. 

“Longbottom, il tuo rospo non può stare nei sotterranei, e men che meno nel mio laboratorio di Pozioni, non se non vuoi che diventi un ingrediente,” Severus lo fulmina con gli occhi. La faccia di Longbottom si contrae in un’espressione terrorizzata e Severus vorrebbe soltanto alzare gli occhi al cielo, “Cinque punti in meno a Grifondoro e il tuo rospo sulla mia scrivania.” 

Neville avanza tra i banchi tenendo Trevor stretto tra le mani sudaticce di sudore,  e Severus si chiede se ogni tanto non dovrebbe ridurre un po’ il sarcasmo, considerando che il ragazzo trema come se davvero lui volesse vivisezionargli il rospo per usarne gli intestini in una pozione. 

Non che Severus non abbia davvero intenzione di fare qualcosa al rospo, ma solo se il rospo dovesse rivelarsi qualcosa di più, non certo per pura crudeltà contro l’animale. 

 

*

 

Il suo tema di Trasfigurazione avrebbe dovuto essere finito la sera prima, ma Severus non amava particolarmente la materia, affatto, e aveva preferito aggiungere un paio di considerazioni alla pergamena di Pozioni e adesso si ritrovava terribilmente indietro. 

Lily gli aveva dato qualche imbeccata su come andare avanti, perché era fatta così, se lo vedeva in difficoltà non poteva fare a meno di aiutarlo. 

Seduta al tavolo della biblioteca con loro, Alice non era esattamente sicura di cosa stesse facendo. Il suo tema di Pozioni era sicuramente lungo meno dei due piedi richiesti da Slughorn e Lily le aveva detto che il suo amico Severus avrebbe potuto aiutarla, perché era bravissimo, anche più di lei nonostante il professore di pozioni sembrasse non accorgersene o comunque non reputarlo abbastanza da aggiungerlo al suo piccolo club. 

Alice non era esattamente convinta - no, non che non fosse bravo, a quello poteva crederci, ma dover chiedere aiuto ad un Serpeverde la metteva a disagio, anche se effettivamente le aveva dato dei buoni consiglio su quali parti approfondire. 

Severus, d’altro canto, sembrava a disagio tanto quanto lei e la ragazza si era chiesta se avesse altri amici a parte Lily. 

“Non ce la faccio più,” Lily aveva appoggiato la testa sul tavolo, spalmando la fronte sul libro di Erbologia. “Pausa?” 

“Se non finisco questo entro stasera, domani la McGrannit mi trasfigura in un puntaspilli,” Severus aveva scosso il capo in diniego. 

“Dai che non ti manca molto,” Lily aveva cercato di consolarlo, mentre Alice si era stretta nelle spalle. 

“Potresti…” aveva iniziato, poi, quando le loro teste si erano voltate sincrone verso di lei con un espressione stupita disegnata sul volto, si era schiarita la voce “potresti sempre controllare dal mio, io l’ho finito un paio di giorni fa, non copiare, ma magari prendi spunto?” 

Severus aveva guardato Alice come se alla Grifondoro fosse spuntata un’altra testa e poi aveva annuito. “Grazie.” 

Alice aveva aperto la borsa allora per cercare il rotolo di pergamena e Trevor era saltato fuori con gracidio.

Lily si era dovuta trattenere dal lanciare un urletto sorpreso, perché la Madama Pince l’avrebbe cacciata, e Severus si era ritrovato davanti l’anfibio, che lo fissava con i suoi lucidi occhietti neri. 

“Oh, ma è Trevor, il rospo di Frank!” Lily aveva ridacchiato di sé stessa. 

“Già, lo sai che questo furbetto si perde sempre.” 

“Sì, sì, si perde sempre nella tua borsa, ma tu guarda il caso,” Lily l’aveva presa in giro e Alice era arrossita. “Lo chiameremo Cupido, visto che vi dà sempre una scusa per parlare.” 

“Dai, Lily!” Alice si era schernita, in imbarazzo. 

“Perché, non vuoi dirmi che ora abbandonerai me e il povero Severus a noi stessi per andare a riportarglielo?” 

Alice aveva titubato, tra il desiderio di fare esattamente quello che aveva detto Lily e quello di non darle la soddisfazione di avere ragione. “Ti lascio il tema di Trasfigurazione da guardare solo se non mi prendi in giro,” aveva cercato di patteggiare poi. 

Lily si era morsa il labbro, indecisa, “Solo se poi mi racconti tutti i dettagli.” 

“Andata.” 

Alice aveva lasciato il tema e si era ripresa il rospo. Non prima però che Severus potesse vedere il pattern di macchie scure sulla testa dell’animale. 

 

*

 

Severus non conosce l’aspettativa di vita dei rospi (quindici anni i più longevi, lo informeranno poi i tomi consultati), e neppure sa se sia geneticamente possibile che i figli siano assolutamente identici ai genitori, ma Severus ultimamente è parecchio paranoico e una cosa la sa: le macchie scure sulla testa del rospo sono le stesse che ha visto vent’anni prima. 

È folle, lo sa, anche solo pensarlo, perché andiamo ci sono molte più probabilità che quello sia soltanto un normalissimo rospo e che Severus si stia dando un po’ troppo la colpa di non aver prestato attenzione al dannato topo di Ron Weasley. 

Resta il fatto che però lui quel rospo lo ha avuto per le mani parecchie volte quando erano ancora studenti, quando Lily ancora parlava con lui e alle loro sessioni di studio ogni tanto invitava Alice. Ed è sicuro che sia lo stesso rospo che tiene in mano adesso. 

“Potrei - potrei riavere Trevor, Professore?” Longbotton, raccolto il coraggio a due mani, chiede quando la lezione termina. Si torce le mani, dondolandosi davanti alla cattedra, ma sorregge il suo sguardo. 
“No,” Severus risponde secco, chiudendo il registro.

“Ma, signore…” 

“Lo riavrai quando sarò certo che non farai esplodere la mia aula per una distrazione.”

Longbottom stringe le labbra, e Severus lo sa che non è giusto quello che sta facendo, ma sarà dannato se permetterà che accada qualcosa ad uno studente sotto il suo naso. Il risultato è più importante che tener conto dei fragili sentimenti di un ragazzino, Longbottom se la farà passare. 

“Sono sicuro che tu abbia un’altra lezione a cui attendere. Prima che decida di togliere altri punti a Grifondoro.” 

Il ragazzo se ne va senza dire nulla e Severus si volta verso il rospo, la bacchetta sollevata. 

“Finite Incantatem,” esegue l’incantesimo, ma non accade nulla. 

Il rospo lo fissa con i suoi lucidi occhietti neri e inclina la testa come a sbeffeggiarlo, ‘tutto qui quello che sai fare?’.

Severus digrigna i denti, chiude il rospo in una bolla da cui non possa fuggire e marcia verso le sue stanze alla ricerca del libro giusto.  

 

*

 

Dodici tomi dopo e una quantità assurda di nozioni che non voleva davvero sapere sui rospi, Severus è riuscito se non altro a trovare un incantesimo che, appropriatamente adattato, è riuscito a dirgli che c’è davvero qualcosa che non va in quel rospo e che Severus può evitarsi una visita al San Mungo. 

Il problema è che qualsiasi altro incantesimo per rivelare la sua vera forma ha fallito. Severus ha considerato l’ipotesi di rivolgersi a Dumbledore, ma tutto considerando la tendenza del preside a sottovalutare le sue preoccupazioni, Severus si riserva di ricorrervi come ultima spiaggia. 

Prendendo sotto braccio un’altro tomo Severus si rassegna a passare la notte in bianco.

Il rospo lo fissa e inclina la testa. ‘Dilettante’.

 

 

L’anfibio brilla di una luce violacea, poi si ingrandisce sotto i suoi occhi. Severus tiene la bacchetta alzata tra loro, senza abbassare la guardia, mentre la figura assume sembianze sempre più umane. 

Il collo si allunga, le articolazioni ruotano e la pelle schiarisce finché sul tavolo non si ritrova seduto un essere umano. 

Il ragazzo non potrà avere più di vent’anni, è completamente nudo e lo osserva con quegli occhi neri lucidi inconfondibili. 

“Chi sei?” Severus chiede, minaccioso, uno Stupeficium sulla punta della lingua. 

Il ragazzo si guarda attorno spaesato, prima di posare di nuovo lo sguardo sul professore e metterlo finalmente a fuoco. “Uh, tu sei Severus Snape, giusto? Mi ricordo di te!” 

“Rispondi. Alla. Domanda.” Severus sta perdendo la pazienza. 

“Sono il cugino Trevor,” il ragazzo sorride e saluta con la mano, come se per Severus dovesse significare qualcosa. 

“Il cugino Trevor?” 

“Oh Merlino, forse adesso sono il prozio Trevor? Ho perso un po’ il senso del tempo mentre ero un rospo.” 

Severus non lascia trapelare alcuna emozione se non lo scetticismo, “E si può sapere perché ti nascondevi fingendo di essere il rospo dei Longbottom?” 

“Non mi stavo nascondendo,” il ragazzo si stringe nelle spalle, “non è che sia esattamente una mia scelta essere un rospo. E neanche essere appioppato in giro a tutti i miei parenti, ma sempre meglio che essere abbandonati in uno stagno nel mezzo del nulla, suppongo. Rende più facile il mio problema se non altro.” 

“Che problema?” 

“La mia maledizione. Te l’ho detto, non è che essere costretto a fare il rospo sia esattamente l’aspirazione della mia vita,” il ragazzo alza gli occhi al cielo, “Piccolo consiglio, da mago a mago, mai insultare una strega.” 

Severus che ha esperienza su come insultare una strega - una amica - abbia ripercussioni a lungo termine catastrofiche annuisce, mentre quello continua. 

“Soprattutto mai dirle che non le lasceresti sposare tuo fratello neanche se fosse l’ultima donna sulla faccia della terra. Mossa sbagliatissima. È stato per quello che quella arpia -” Il ragazzo viene colto da un colpo di tosse che sembra squassargli il petto, “Dicevo: quella dolce e incantevole creatura,” piega le labbra in una smorfia schifata, “mi ha maledetto. Sono costretto nella forma di un rospo fino a che non avrò fatto trovare il vero amore a dieci volte dieci innamorati. Lo sai quanti sono?! È quanto sia difficile farlo da rospo?! Ne avrò per almeno altri quattro decenni!”

Severus comincia ad avere mal di testa, un po’ perché Trevor sta parlando in quei dieci minuti cercando di recuperare decenni di mutismo anfibio e un po’ perché la storia che gli sta propinando è assurda.

“Ma ti ho appena fatto tornare umano!” Sbotta nei primi tre secondi di silenzio che riesce ad ottenere.
 
“Ah, questo?” Il ragazzo chiede indicandosi con un gesto noncurante della mano, “Molto carino l’incantesimo, davvero, complimenti. Ma non durerà a lungo. Comunque grazie per la pausa, ormai avevo perso l’abitudine alla stazione eretta. E alla parola, oh, quanto mi mancava poter parlare!” 

“Lo… noto,” Severus inarca le sopracciglia, contrariato. 

“Sì, beh grazie per la chiacchierata,” Trevor continua, incurante dell’occhiataccia, “magari poi posso buttare un occhio alla tua situazione una volta finito con Neville. Sai, da rospo si riescono a percepire i potenziali amorosi molto meglio che da umani. Sono sicuro che riuscirei a fare qualcosa anche per te.” 

Severus scuote la testa, vagamente orripilato all’idea. No, no, fa niente.”

“Oh, beh, tra qualche anno magari,” Trevor annuisce tra sé e sé come se potesse già avere un’idea, “Sì, sì, potrebbe essere più opportuno aspettare. Nel frattempo, sei un pozionista, no? Non avresti  mica qualche insetto da farmi mangiare?” 

 

 

Severus fissa il rospo davanti a sé, e si chiede se magari non abbia respirato troppi fumi di pozioni nel suo sotterraneo poco ventilato. Dopotutto quella potrebbe essere stata una allucinazione - forse il rospo di Longbottom è velenoso.

Però Severus ha uno scaffale estremamente vuoto di ali di mosca della Cornovaglia a dimostrare che poche ore prima in quella stanza c’era un essere umano - definizione discutibile a parte - che era riuscito a metterci le mani sopra. 

Severus scuote la testa, e sospira. Forse è meglio non farsi troppe domande e riportare il rospo a Longbottom. 

Per buona misura rivolge una delle sue occhiatacce - completamente inutili fino a quel momento - al rospo. 

“Se provi a farmi da cupido ti faccio finire essiccato nella mia scorta di pozioni, hai capito?” 

Trevor inclina la testa e fa scattare la lingua come se fosse alla ricerca di un’ultima mosca. ‘Sì, figurati.’

Severus sente un brivido scorrergli lungo la schiena.

 

  
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