Fanfic su artisti musicali > Simple Plan
Segui la storia  |       
Autore: Reckless Woman    13/06/2022    0 recensioni
A volte non ci si rende conto di come un semplice oggetto di plastica possa cambiare la vita così da un momento all'altro e se ora quell'oggetto fosse vivo lo vorrebbe ringraziare per aver reso la sua vita un sogno vissuto ogni giorno ad occhi aperti.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck Comeau, David Desrosiers, Jeff Stinco, Pierre Bouvier, Sébastien Lefebvre
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Io ci provo a postare il secondo capitolo, chissà magari qualcuno lo legge e mi dice che ne pensa :).
Buona lettura

-Oh mio dio santissimo…-esclamò Sara, rinsavita dopo aver urlato con stupore frasi senza senso – Hai detto Montreal?
-si Montreal, cazzo – Ellis si passò una mano nei capelli ancora incredula.
-Ma che faccia fai? Ti rendi conto di che occasione stai e stiamo per vivere?
-Alt! Fermati stai viaggiando troppo con la mente, non mi ha nemmeno detto perché devo andare li.
-Forse per loro?! – chiese Sara come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Ellis la guardò male, prima di rialzarsi e recuperare il telefono dal mobile in sala. Cercò il nome in rubrica e premendo il tasto verde attese la risposta del suo interlocutore. Sara continuava a guardarla sognante e speranzosa con il mento appoggiato alla mano, l’avrebbe presa a schiaffi in quel momento se non le avesse voluto così bene, sorrideva come se avesse tutte le risposte del mondo e forse era così, ma Ellis non voleva ammetterlo.
-Eih Gian sono io.
-Stellina dimmi, cosa mi sono dimenticato? – giusto la cosa più importante, pensò Ellis.
-Non mi hai detto il motivo del perché devo andare in Canada.
-Ah no? scusa sono incasinato con Mara -Mara…non una fidanzata, non un amante, una semplice amica con quel qualcosa in più, come diceva lui -comunque devi andare per intervistare un gruppo canadese.
-Si ok ma chi?
-Quelli che hanno suonato l’anno scorso all’Alcatraz – sbuffò Gian mentre si sentiva chiaramente che stava cercando tra i mille fogli che invadevano la scrivania.
-No – non riuscì a capire se quello di Ellis era un NO imperativo o più un lamento.
-In che senso no?
-Nel senso che non ci vado Gian
-Ma Ellis è lavoro.
-Gian – prese tutto il fiato del mondo e la forza che aveva prima di fare la domanda che le avrebbe risolto tutti i dubbi che ormai dubbi non erano - dimmi che non sono i Simple Plan
-Aspetta, sto cercando, Ellis, Ellis eccoti, si proprio loro, ma perché scusa?
-Niente lascia stare, a domani-chiuse la chiamata con un gesto secco e fissò Sara che nel mentre aveva congiunto le mani al cuore e la fissava come se le dovesse rivelare l’ottavo segreto di Fatima, aveva già capito tutto, ma l’idea che la sua amica le desse comunque conferma, la eccitava alquanto -tanto hai sentito cosa mi guardi cosi.
-Ripeti quel nome? – iniziò a seguirla fuori dalla cucina con quel sorrisetto da sfottò che adorava fare per prenderla in giro.
-Simple Plan…
-Non ho sentito bene – la provocò nuovamente.
-Simple Plan –Ellis iniziava ad alterarsi soprattutto perché la stava seguendo ovunque mentre cercava le sigarette
-Come, come?
-5 COGLIONI CHE HANNO COME CANTANTE IL CAPO DEI COGLIONI, IN PAROLE POVERE?I SIMPLE PLAN – urlò finalmente liberando tutta la sua frustrazione mentre agitava le mani in aria, perché? Si chiedeva, perché proprio a lei. Combatteva contro se stessa in quel momento, aveva l’angelo sulla spalla destra e il diavolo su quella sinistra, una parte di lei avrebbe voluto fare i salti di gioia, l’altra invece avrebbe voluto non dover andare in quel posto col rischio di rivederlo.
Un bacio.
Un semplice bacio.
Eppure tutti sti complessi.
-David sto arrivando aspettami-urlò la Sara stile urlo di battaglia -dunque oggi è giovedì, ancora domani, poi concerto e poi si parte. Oddio devo lavare, fare la valigia, andare dal parrucchiere, fare le mani – si buttò sul divano con fare teatrale, stava vaneggiando e anche troppo per i gusti di Ellis.
-Tesoro frena l’entusiasmo, staremo li 3 giorni al massimo.
-Seeeeee bella se David mi chiede di rimanere li, addio Italia, addio Tia, addio lavoro e welcome in Montreal.- non riuscì più a trattenersi e lanciandole un cuscino in faccia scoppiò a ridere anche Ellis, la prima vera risata di quella giornata.
-Tu non sei normale.- le dissi tirandole un calcio nel culo.
-Solo ora l hai capita?- rispose Sara tirando una pacca sul braccio ad Ellis.
-Mi hai fatto male, bestia!.- si massaggiò il braccio imprecando sotto voce.
-Oh povera dai che Pierre ti cura tra pochi giorni- Ellis si alzò si scatto con in mano il posacenere, incominciò ad inseguirla per tutta casa, era quasi riuscita a prenderla quando andò a sbattere con il piede contro il mobile all’ingresso cadendo rovinosamente a terra. L’amica si voltò sentendo tutto quel trambusto e nel giro di pochi secondi scoppiò a ridere col risultato che Ellis imprecava come una dannata, mentre Sara si teneva la pancia dal troppo ridere.
Stava quasi per rialzarsi e fargliela pagare all’amica, quando qualcuno suonò il campanello di casa. Ci furono istanti si silenzio e scambi di sguardo tra le due ragazze, chi poteva essere a quell’ora?
-Se è Tia io non si sono.- bisbigliò Sara nascondendosi dietro la porta della cucina.
-Se se lo so…-Ellis si aggiusto la felpa e i capelli prima di avanzare verso la porta, quando la aprì sgranò gli occhi. Anche Sara uscì dal suo nascondiglio con aria scocciata.
-Signor Mandelli salve.- salutò Ellis con voce poco cordiale e alquanto irritata dalla presenza di quella persona.
-Si salve a voi, prima cosa, potreste fare meno casino?
-Ci scusi-rispose Sara alzando gli occhi al cielo -poi?-chiese insistente.
-E poi signorine mie avete tempo un mese per andarvene da qui.- ululò solenne l’anziano signore.
-COSA?-urlarono in perfetta sincronia Sara ed Ellis prese da un attacco isterico.
-Si sono 4 mesi che non pagate l’affitto.- sembrava quasi che si stesse divertendo, loro un po’ meno.
-La prego ci dia il tempo di prenderli.
-No mi spiace avete detto cosi anche il mese scorso e quello prima ancora, buona serata.- concluse il padrone di casa uscendo da casa con fare teatrale, Ellis di tutta risposta lanciò una scarpa sulla porta.
-Fanculizzati vecchio cretino.
-Quello…avrebbe bisogno di una sana e sacrosanta scopata.-urlò appena Sara prima di imprecare nuovamente.
-E ora?.- chiese Ellis massaggiandomi il piede dolorante.
-E ora non lo so, andiamo in Canada vedi quanto ti danno e io chiedo un aumento al lavoro con qualche straordinario, ce la faremo dai.- ora come ora sarebbe stato meglio dire che qualcun altro le avrebbe aiutate a farcela.
<< Mi piace andare in aereo, è come una liberazione, ti senti grande davanti al mondo che sotto di te è cosi piccolo>> Le parole a cui stava pensando Ellis l’accompagnarono dal decollo fino a che l’aereo non fu abbastanza in alto da poter ammirare il mondo sotto di lei.
Aveva in qualche modo ragione su quello che aveva detto.
Le 12 ore di viaggio passarono abbastanza lente, giocarono un po’ a carte e ascoltarono della buona musica, ma più il tempo andava avanti e più in Ellis cresceva l’emozione di rivederlo, Gian le aveva detto che l’intervista era rivolta solo a due di loro, poiché tutti non potevano venire, ma come sempre non sapeva chi dei due fossero, così Ellis decise di non indagare e lasciare che fosse il destino a fare il suo corso.
Atterrarono all’aeroporto di Montreal alle 9 di sera locali, recuperano i bagagli senza troppi ritardi e chiamando un taxi si fecero trasportare all’albergo, stanche, ma entrambe con emozioni contrastanti tra loro.
Mancavano solo 12 ore.
-Hey dormigliona, sveglia dobbiamo alzarci e prepararci, tra 2 ore abbiamo l’intervista.
-Ah che bello.- commentò Sara sospirando. Da una parte la invidiava.
-Ascolta, se c’è Pierre le domande le fai tu ok?
-Ma dico sei scema? Gian mi e ti ammazza
-Mica glielo diciamo a Gian e poi saremo io te due di loro e basta, ti prego amica mia stupenda.- Ellis sporse in fuori il labbro assumendo un’espressione da cucciolo abbandonato.
-Ok ok va bene ma smettila di guardarmi in quel modo da cane bastonato.- Ellis sorrise e battendo le mani andò a prepararsi. Optò per un paio di jeans bianchi e una maglietta con un teschio rosa, le All Star ai piedi e i capelli li lasciò sciolti così naturali, si guardò allo specchio e si congratulò con se stessa, andava più che bene per fare il suo lavoro.
Uscì dal bagno e osservò la sua amica davanti allo specchio, aveva un paio di jeans chiari e un maglione aderente con girocollo, i capelli raccolti in una coda alta e un trucco lieve, lei si che era perfetta.
-Dai strafiga andiamo…- si chiusero la porta alle spalle e scesero nella Hall attendendo l’arrivo della macchina che le avrebbe accompagnate alla location per l’intervista.
Nei minuti di attesa e in quelli di viaggio Ellis continuava a pensare a chiedersi chi potevano essere i due soggetti che avevano accettato di essere intervistati, Pierre e Chuck? David e Jeff? Chuck e Seb? le combinazioni potevano essere molteplici e la sua ansia così cresceva a dismisura.
Dopo venti minuti circa di strada, l’autista si fermò lasciando le due ragazze davanti ad un Hotel con tanto di centro congressi.
-Un Hotel?- chiese Sara.
-Gian ha detto sala conferenza, manco stessimo per incontrare il Papa.
-Piantala che te lo si legge in faccia che non vedi l ora di vederlo.- Sara si sistemò la borsa della macchina fotografica in spalla, dando uno spintone all’amica, adorava vederla così.
-Si come no.- Anche Ellis prese la sua borsa e la mise a tracolla e dopo un paio di respiri entrarono nell’Hotel avvicinando alla reception dove un ragazzo di forse vent’anni le stava aspettando con un sorriso quasi tirato, sembrava un burattino programmato per fare tutto ciò che stava facendo. Faceva quasi tenerezza.
-Salve sono Ellis
-Redazione di Rock Sound italia giusto?
-Si esatto.
-Prego, vi stanno aspettando.- sorrise il facchino dell’albergo facendoci strada.
Mancavano pochi passi. Ellis strinse la mano alla sua amica che la guardò rassicurandola con lo sguardo.
Aprì la porta della sala e il suo cuore cominciò a battere così forte da aver paura che qualcuno potesse sentire tutto.
Strinse ancora di più la mano di Sara, davanti a loro due figure girate di spalle, ma lo avrebbe riconosciuto comunque solo stava sperando, una minima parte di lei, che non fosse lui.
-Signori ecco sono arrivate.- il facchino si pronunciò con il suo forte accento francese e finalmente le due figure si girarono verso di loro.
Ellis rimase letteralmente folgorata nel vederlo i loro occhi si scontrarono e si persero in uno sguardo felice, malinconico ma soprattutto complice; Di fianco a lui una ragazza bionda lo teneva per mano, Ellis spostò lo sguardo dalle loro mani a lui circa quattro volte in due secondi, cosa si era persa nel mentre? Chuck invece sorrise dolcemente a entrambe sedendosi e invitandole a sedersi.
-Ciao a tutti…-disse Sara salvando quella situazione decisamente imbarazzante, Ellis aveva a malapena aperto bocca nonostante Chuck le riconobbe subito.
-Allora come state?.- chiese Chuck bevendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta che teneva in mano.
-Bene e voi?.- rispose Ellis con indifferenza.
-Tutto bene, siamo molto felici di rivedervi
-Anche noi, bene possiamo iniziare?.- Ellis si sistemò sulla sedia portando indietro i capelli con un gesto quasi sensuale, Pierre la guardò con la coda dell’occhio, amava quel gesto e come lo faceva.
-Ce la fai?.- con la scusa di sistemare la luce della fotocamera, Sara le si avvicinò parlandole nell’orecchio.
-Si sono forte.- prese il piccolo registratore dalla borsa e il suo blocco con le domande.
L’intervista iniziò.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Simple Plan / Vai alla pagina dell'autore: Reckless Woman