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Autore: crazy lion    14/06/2022    0 recensioni
[Danielle Steel]
Fanfiction sul libro Sua Altezza Reale. Si può leggere anche senza averlo fatto con quello.
La principessa Christianna ha strappato al padre la promessa di trascorrere alcuni mesi in Eritrea. Un giorno trova una bambina nascosta sotto un albero. Perché si trova lì? E cosa succederà dopo il loro incontro?
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Danielle Steel. La fanfiction non è a scopo di lucro.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AFRICA
 
Christianna stava camminando nel campo dove lavorava con gli altri volontari e medici, quando vide una bambina nascosta sotto un albero. Era accucciata. La riconobbe subito: era Fatima, una dei piccoli ai quali Ushi insegnava e che adoravano Christianna.
“Ciao” le disse la ragazza in inglese.
“C-ciao.”
La bambina aveva balbettato non per paura, ma perché il suo inglese era ancora stentato.
“Che fai qui tutta sola?” le chiese Christianna.
Non le disse che, qualche giorno prima, lei e Laure si erano messe sotto un albero dal quale era sceso un serpente, un Mamba, e loro avevano fatto appena in tempo ad andare via prima che finisse loro addosso.
“Ho preso un brutto voto e ho paura che la mamma si arrabbi” disse con lentezza. “Abbiamo tutti l'AIDS: io, lei e il mio fratellino.”
“E vostro padre?”
Subito dopo Christianna si chiese se non avrebbe dovuto porre quella domanda e, quando gli occhi della bambina si riempirono di lacrime, capì di aver sbagliato.
“Morto” disse. “L'hanno scorso. Sveva l'AIDS da dieci anni.”
“Mi porti dalla tua mamma? Vedrai che, se ci sono io, non si arrabbierà per il brutto voto.”
La bambina la guidò fra gli ammalati, fino a raggiungere un letto. Una donna sulla trentina allattava un bambino di poche settimane. Madre e figlia parlarono nella loro lingua per un po' e Fatima disse che stavano discutendo del voto a scuola, ma che la mamma non si era arrabbiata.
“Bene, ne sono felice!”
“Mi ha chiesto chi sei.”
“Dille che sono una volontaria venuta qui per aiutare.”
Era così bello non essere più la principessa Christianna, talmente liberatorio non dover essere più chiamata Sua Altezza.
“D-dice che ha fatto degli errori” le spiegò la bambina. “Perché ci ha allattati e ha venduto il latte in polvere per avere più soldi, passandoci così la malattia.”
Christianna sapeva che l’AIDS si poteva trasmettere o attraverso il parto o tramite l'allattamento.
“Dille che mi dispiace.”
Fatima lo riferì.
“Come si chiama tua madre?”
“Anifa.”
Appariva stanca e debole.
“Chiedile se posso prendere in braccio il bambino.”
Intanto, il piccolo aveva smesso di succhiare.
“Ha detto di sì. Si chiama Bahilu.”
Anifa si mise a sedere e glielo allungò. Christianna lo prese fra le braccia e lo cullò.
“Devi essere forte e continuare a combattere, d'accordo Bahilu? E devono farlo anche la mamma e la tua sorellina. Non vi arrendete.”
Il bambino allungò una manina e prese un dito di Christianna, stringendolo forte. Quel piccolo gesto la fece sorridere, poi ridiede il bambino alla madre.
“Grazie” disse, poi salutò Fatima e si avviò verso la tenda dove stava con Fiona, Laure, le altre donne e gli uomini per riposare un po'. Ormai, l'aveva imparato, l'Africa era un paese affascinante, ma l'AIDS non risparmiava nessuno, nemmeno i bambini più piccoli. Ed era una cosa tristissima. Una singola lacrima le scivolò su una guancia, ma si affrettò ad asciugarla. Doveva dimostrarsi sorridente, per i pazienti e per lei stessa.
   
 
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