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Autore: Sofyflora98    15/06/2022    0 recensioni
[Tian Guan Ci Fu]
- Come mai tutto questo, se mi è concesso chiederlo? –
Xie Lian scosse le spalle, ed emise una risatina leggera. Mu Qing non era sicuro che fosse una risata naturale, ma non osò farlo notare.
- Non c’è un vero motivo. Volevo soltanto vederti così, come se tu fossi… - si interruppe prima di finire la frase. – Sono affascinato dalla bellezza. Volevo poter ammirare qualcosa di bello. – Xie Lian contrasse il viso in una piccola smorfia, ed abbassò gli occhi. Si era reso conto solo a frase terminata di aver detto due volte di fila qualcosa di pericoloso.
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[Mu Qing X Xie Lian]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si era mai considerato miserabile in passato. Nemmeno quando, molti anni prima, aveva chiesto la carità sotto la neve, le mani rosse per il freddo e le dita che a malapena si piegavano, rigide e doloranti. Nemmeno quando aveva servito, più tardi, nelle case di padroni che a malapena lo guardavano come ad un essere umano.
Aveva la sua dignità anche nel subire.
 
 
Mu Qing era grato che sua altezza reale chiudesse gli occhi quando lui gli pettinava ed acconciava i capelli. Le sue mani esitavano quando non avrebbero dovuto, e gli si stringeva lo stomaco se un movimento della testa del principe portava le sue dita a sfiorare la pelle del suo viso mentre armeggiava con pettine e spille per capelli.
Era un rituale, in qualche modo: pettinare i capelli, dividerli in parti, acconciarli e fermarli con spille e gioielli. Attendere che sua altezza si guardasse alo specchio e gli dicesse cosa ne pensava (erano sempre sorrisi caldi, sereni, quelli che riceveva a quel punto) prima che proseguisse con l’aiutarlo a indossare il resto delle vesti, gli strati superiori.
Quando terminava era un sollievo ed una tortura. Si sentiva su un filo, le membra scosse da un languore dolente, da un bisogno rassegnato. Lasciare scorrere una mano tra i capelli di Xie Lian avrebbe fatto prendere aria ai suoi polmoni, e accarezzargli una spalla mentre lo vestiva avrebbe alleggerito e lenito quel bisogno che sentiva. Ma era un filo, dopotutto: smettere di sforzarsi di camminarci sopra l’avrebbe alleggerito da quella fatica immane, solo per farlo cadere.
Xie Lian si prese il tempo di ammirarsi da varie angolazioni. Non sembrava mai frivolo, anche quando si permetteva di godere della propria bellezza. Dopotutto, lui era uno dei tesori del regno. Certo non sarebbe stato auspicabile far trasparire quanto lui apprezzasse rimirarsi. Era preferibile che la popolazione continuasse a vederlo come evanescente ed etereo, puro e lontano dalla mondanità.
- Riesci sempre a rendermi così leggiadro. – disse il principe. Mu Qing chinò appena la testa alle sue parole, con il cuore in gola.
- Per me è sempre un onore. – mormorò.
Xie Lian aggrottò le sopracciglia. – Non serve che mi parli così quando siamo soli. Te lo dico tutte le volte. Feng Xin non mi parla con questa deferenza. Potresti fare come lui, Mu Qing. –
Mu Qing dovette trattenersi dal chinare il capo ancora di più.
Xie Lian sfiorò gli ornamenti dorati che aveva tra i capelli, guardandosi allo specchio, come assorto da qualche pensiero.
Prese uno degli ornamenti che non erano stati usati quel giorno, e si volse verso il suo servo con un’espressione pensierosa in viso.
- Stai fermo. – ordinò con voce gentile.
Prese Mu Qing per le spalle, guidandolo più vicino allo specchio. Le sue dita erano goffe nel cercare di dividere in ciocche i capelli dell’attendente, e i fili color inchiostro gli sfuggivano da quelle mani che non avevano mai dovuto occuparsi di faccende simili. Erano mani inesperte, a volte incapaci di tirare per bene una ciocca, a volte invece troppo rudi.
Mu Qing guardava il riflesso del principe che si impegnava a giocare con i suoi capelli, il suo volto concentrato che faceva capolino da dietro la sua spalla. Per un attimo pensò che rischiava di sgualcire le sue vesti, ma non riuscì ad alzare la voce per dirglielo.
Le sue membra erano sempre state così instabili? E il suo respiro, era normale che rimbombasse nella sua testa?
Sentì un lieve pizzicore quando Xie Lian infilò un Bu Yao tra i suoi capelli.
Il principe si fermò ad osservare il proprio operato, forse senza accorgersi di avere una ciocca dei capelli neri del servo arrotolata attorno ad un dito.
- Mi piacerebbe vederti agghindato, un giorno. – disse a bassa voce. Le sue parole sapevano essere così delicate e al contempo casuali, talvolta.
Mu Qing trasse un respiro doloroso. Quelle parole gli procurarono un senso di malessere. Non c’erano cattive intenzioni dietro, ne era consapevole. Forse questo le rendeva ancora peggiori.
Eppure non poteva evitare di immaginarlo, nonostante tutto.
Xie Lian mormorava qualche nota di una melodia che non seppe riconoscere, perso nella propria immaginazione. Provava qualche sorta di gioia nel pensare di drappeggiare e ornare il suo servo, era evidente. Mu Qing non riusciva a immaginare come mai il pensiero lo rendesse così gioioso.
Se qualcuno vedesse, Vostra Altezza…
Le parole gli morirono in gola prima che venissero pronunciate.
Se qualcuno vedesse, cosa ne sarebbe di me?
- Lo faresti per me? Solo una volta, Mu Qing. –
Si ritrovò ad acconsentire senza incrociare il suo sguardo.
 
 
Nessuno aveva visto, quella mattina. Non c’era motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto vedere, essendo Mu Qing l’unico servo personale del principe, ma la paura e l’ansietà erano due presenze con cui conviveva da che ne aveva memoria.
Xie Lian sembrava aver dimenticato quel suo capriccio improvviso. Per tutta la settimana successiva non ne sentì più far parola. Qualche momento di curiosità, in cui sua altezza gli prendeva una ciocca di capelli tra le dita o si soffermava ad osservare il suo riflesso mentre il servo si occupava di prepararlo, si poteva ignorare senza troppa difficoltà.
Non era per questo meno doloroso, però. Quando Xie Lian lo toccava in modo casuale, anche se distrattamente o senza pensarci, il suo corpo diventava piombo. Smetteva di appartenergli, e si faceva oggetto. Era una lotta contro sé stesso: impedirsi di toccare, impedirsi di sentire, e impedirsi di contraccambiare. A volte doveva impedirsi del tutto di provare sensazioni.
 
 
Xie Lian glielo domandò di nuovo.
Non aveva dimenticato per nulla il desiderio improvviso che aveva avuto quella mattina di qualche settimana prima, e tornò a farne parola.
Questa volta gli aveva chiesto di farlo la sera, prima di andare a letto. Così avrebbero avuto più tempo, aveva spiegato il principe con assoluta sicurezza. Non avrebbero dovuto affrettarsi da nessuna parte. Mu Qing non gli disse che qualcuno avrebbe notato un servo che si tratteneva a lungo nella camera di Sua Altezza, né che a quell’ora del giorno faticava a sollevare le braccia indolenzite e si sentiva cadere le palpebre dalla stanchezza.
Dita delicate di muovevano sulla sua testa, tra i suoi capelli, accarezzandolo. Si sarebbe sciolto tra le sue mani se avesse applicato solo un po’ di pressione in più, e se avesse fatto scivolare i polpastrelli dietro le sue orecchie, solo per un attimo, non sarebbe riuscito a trattenere un sospiro.
Quante volte gli era capitato di essere toccato con gentilezza? Da che ricordava, sua madre era l’unica persona a farlo, e man mano che gli anni passavano sempre più raramente si concedeva momenti per lasciare che la donna si prendesse cura del figlio. Per quanto riguardava il resto delle persone con cui aveva avuto a che fare, non essere soggetto a gesti violenti era il meglio a cui poteva aspirare.
Mu Qing non osava muovere un muscolo mentre Sua Altezza cercava di intrecciargli i capelli. Strinse i denti quando gli punse la cute con una spilla, ma non si arrischiò fare altro. A malapena si permetteva di respirare.
- Fatto. – mormorò il principe.
Mu Qing sentì il suo respiro sul collo. Era troppo vicino, pensò.
- Guardati, Mu Qing. – sarebbe potuto sembrare un ordine, ma la sua voce era così leggera, così spensierata. Avrebbe osato dire, che la sua voce era meravigliata. Ma questo sarebbe stato troppo.
Mu Qing si guardò allo specchio.
I suoi capelli erano raccolti come si confaceva ad un principe, non ad un servo. Gli intrecci erano imprecisi, e non erano stati stretti abbastanza, ma era già un miglioramento dalla volta precedente. Xie Lian doveva aver fatto pratica su sé stesso.  
Girò appena la testa di lato, e il gesto fu accompagnato dal lieve tintinnio metallico di spille e decorazioni pendenti.
- Sei così bello. – sospirò Xie Lian.
Mu Qing non disse nulla.
- Posso truccarti? –
Poteva dirgli di no? Voleva dirgli di no?
Annuì in modo a malapena percettibile, ma appena lo fece Xie Lian sfoggiò un sorriso luminoso quanto il sole, e a quel punto non sarebbe davvero più riuscito a negargli ciò che desiderava. Non quando sorrideva in quel modo per lui. Per lui.
Per fortuna le sue abilità nell’applicare il trucco erano migliori di quelle per appuntare spille e intrecciare capelli.
Ciò che gli fece somigliava davvero tanto a ciò che Mu Qing stesso dipingeva in volto al principe. Ci somigliava anche troppo, e sperò che nessuno facesse irruzione nella camera, per quanto fosse quasi impossibile che accadesse.
A lavoro finito il principe lo fece alzare e lo portò di fronte allo specchio. Il suo sorriso era così luminoso e trepidante, pareva un bambino con il suo giocattolo preferito più che un giovane cultore destinato all’ascensione.
- Cosa ne pensi? – gli domandò.
- Sul lato sinistro c’è una ciocca che tende a scivolare dal nastro. –
Xie Lian provò a sistemarla con mani impacciate. Il suo riflesso si affannava in modo maldestro, il labbro stretto tra i denti e le sopracciglia aggrottate dalla concentrazione.
- Meglio? –
- Sì, ora è passabile. –
Era ancora storta e disordinata, ma almeno non cadeva dalla sua testa.
Xie Lian rimase in silenzio a lungo. Le sue mani gli stringevano le spalle, si rilassavano e iniziavano ad accarezzarle quasi distrattamente. Poi tremavano, si ritraevano, e tornavano a ripetere questa piccola sequenza.
Mu Qing, non sapeva dove guardare: il proprio riflesso, irriconoscibile nella sua regalità eppure stranamente appropriato, o quello del principe, dagli occhi sgranati e incantati per qualcosa che faticava a comprendere.
- Come mai, vostra altezza? – mormorò.
- Mh? –
- Come mai tutto questo, se mi è concesso chiederlo? –
Xie Lian scosse le spalle, ed emise una risatina leggera. Mu Qing non era sicuro che fosse una risata naturale, ma non osò farlo notare.
- Non c’è un vero motivo. Volevo soltanto vederti così, come se tu fossi… - si interruppe prima di finire la frase. – Sono affascinato dalla bellezza. Volevo poter ammirare qualcosa di bello. – Xie Lian contrasse il viso in una piccola smorfia, ed abbassò gli occhi. Si era reso conto solo a frase terminata di aver detto due volte di fila qualcosa di pericoloso.
- Non lo so. – sospirò alla fine, avvolgendo le braccia attorno alla vita del servo.
- Dovreste andare a dormire. – la voce gli uscì come poco più di un sussurro.
La sera successiva, il principe lo chiamò d nuovo.
 
 
Avrebbe dovuto sapere che non poteva filare tutto liscio. D'altronde, quando mai le cose erano andate lisce nella sua vita?
All’inizio non se ne accorse, ma qualche sguardo bizzarro e guardingo avrebbe dovuto metterlo all’erta.
Lui però era distratto, in quei giorni. La sua mente vagava a quei minuti della sera in cui delle mani che non avevano mai lavorato in vita loro si affannavano su di lui, come se non fosse Mu Qing quello a cui era doveroso servire. Lo toccavano con delicatezza e indugiavano sul suo cuoio capelluto e sul suo collo, sulle sue spalle, facendolo tremare mentre cercava di non dare a vedere quanto sollievo gli portassero quel contatto e quella cura, anche se solo frutto della curiosità di un aristocratico.  
Quel qualcosa che successe era una cosa sciocca e stupida, una che avrebbe potuto evitare facilmente se solo non avesse iniziato ad abbassare le difese.
- Da dove viene quella spilla? –
La voce aspra e fredda che pronunciò quelle parole apparteneva al cugino di Sua Altezza. Il principe Qi Rong godeva nel pretendere che fosse lui a servirlo nelle rare occasioni in cui Sua Altezza era fuori dal palazzo senza essere accompagnato dall’attendente.
Mu Qing era rimasto interdetto a quelle parole, senza capire cosa intendesse.
- Prego? – domandò con voce esitante.
- Quella che hai in testa. Questa qui! – Qi Rong si sporse e strappò con un gesto irruento una spilla dalla sua testa, strappandogli anche alcuni capelli con essa.
Mu Qing la guardò, e si sentì gelare.
Era appena una strisciolina di metallo, giusto un ninnolo che fermava i capelli per poterli poi acconciare in modo più elaborato. Solo che lo scintillio dorato e l’incisione floreale appena visibile non erano quelli che si vedevano tra i capelli della servitù. Nemmeno se eri il servo personale di un principe. Rivide, come un lampo, il principe che gli fermava i capelli la sera precedente, rimuovendo poi le spille e i gioielli in fretta e furia quando la voce di Feng Xin da dietro la porta li aveva fatti sobbalzare.
Il principe Qi Rong la avvicinò al viso, le labbra strette in una smorfia che pareva quasi un sorriso trionfante.
- Questa non è tua. – decretò.
 
 
Aveva vissuto fame e povertà, ridicolo e umiliazioni. Mai si era sentito così miserabile come quando Qi Rong aveva chiamato a gran voce il re e la regina.
 
 
Xie Lian aveva fatto irruzione di qualche minuto troppo tardi. Se fosse stato solo poco prima, pensò, avrebbe potuto impedirlo, convincere le Altezze Reali che Mu Qing non stava mentendo quando aveva detto loro che non l’aveva rubata. Avrebbe potuto far tacere suo cugino prima ancora che alzasse la voce, se non fosse stato altrove. Ma era stato altrove, senza portarlo con sé, ed era rientrato quando era rientrato. Anche se solo di qualche minuto in ritardo.
Aveva fatto in tempo però a vede qualche briciola delle conseguenze. E con lui Feng Xin, che, nemmeno a chiederlo, era stato con il principe ogni istante di quel giorno.
Aveva fatto in tempo a vedere le mani che ancora stringevano il bastone, e a fare il suo ingresso alzando la voce come faceva così raramente, il viso contratto con una rabbia che quasi mai si vedeva in lui. Era stato lì nel momento giusto per dare uno schiaffo a Qi Rong, guadagnandosi delle esclamazioni sbigottite da parte dei suoi genitori, e iniziare a litigare con le Altezze Reali.
“Avreste dovuto parlarne con me!” aveva detto. “Avreste dovuto aspettare che tornassi per dare delle spiegazioni!”
Mu Qing non era quasi nemmeno arrabbiato per questo. Il fatto era che semplicemente se l’aspettava e ci era abituato, e qualche mese di relativa serenità in presenza del principe non poteva cancellare l’abitudine di una vita. L’aspettativa delle conseguenze ingiuste.
Feng Xin non aveva detto una parola, ed era rimasto in disparte mentre il principe litigava con suo padre, che come ogni volta non aveva osato ammettere un errore davanti a suo figlio.
Non aveva rivolto una parola nemmeno a Mu Qing, che non osava alzarsi dal pavimento su cui era inginocchiato con la testa china, e che non osava muoversi nonostante il dolore alla schiena. Non gli aveva rivolto la parola, però all’improvviso aveva sentito la sua presenza più vicina. Gli era parso, per un breve istante, che Feng Xin stesse per chinarsi alla sua altezza. Non accadde. Forse la guardia del corpo aveva cambiato idea, o forse Mu Qing si era sbagliato e basta.  
Faceva così male.
Xie Lian diede le spalle ai suoi genitori con un gesto impetuoso che fece sobbalzare anche il cugino, e fece un cenno a Feng Xin.
Mu Qing sentì delle mani dalle dita solide che cercavano di farlo alzare prendendolo da sotto le braccia. Si irrigidì, e cercò di scacciarle via ottenendo solo di ricadere sulle ginocchia instabili per il dolore.
- Merda, lasciati aiutare almeno una volta. – disse Feng Xin tra i denti, e lo afferrò con una presa stranamente attenta.
Si sentì sollevare di peso, poi un profondo torpore gli fece ricadere la testa sulla spalla della guardia. Umiliante, pensò, permettere che Feng Xin, tra tutti, lo sollevasse come un gattino. Non sentiva la forza di protestare, però, e non solo per il dolore. Era terribilmente stanco, lo era da molto tempo.
Il principe e la guardia non dissero una parola mentre lo portavano via, da qualche parte. Avrebbe voluto dire qualcosa. Gli premeva in gola, ma non sapeva come dare forma a quel qualcosa che sentiva. Lasciò ricadere la testa dopo un debole tentativo.
Mu Qing non si curò di guardare quale fosse la direzione fino a che non giunsero di fronte ad una porta chiusa.
La camera di Sua Altezza.
Perché erano andati lì, tra tutti i posti?
Xie Lian fece entrare la guardia, con il servo in braccio, con una sbrigatività che non era usuale.
- Lì, Feng Xin. No, non preoccuparti delle lenzuola. –
“Le dovrò sistemare io, comunque.”
Per qualche ragione, il pensiero lo fece innervosire. Eppure l’aveva fatto ogni giorno senza dare alla cosa più importanza che ad ogni altra mansione.  
Feng Xin lo fece sedere sul bordo del letto. Sapeva essere delicato, quindi, quando lo desiderava. Mu Qing gli permise di sistemarlo in modo da essere appoggiato quasi completamente contro il fianco della guardia, lasciò che Feng Xin passasse un braccio dietro le sue spalle per aiutarlo a sistemarsi. Erno strano che non avesse ancora detto nulla, che non avesse trovato nemmeno una parola brusca e rude da rivolgergli.
Xie Lian si sedette accanto a lui con lentezza, senza sfiorarlo, e si tormentava vistosamente un labbro tra i denti.
- Mi dispiace. – mormorò il principe.
Quando non ottenne risposta alzò nervosamente le mani. I suoi occhi guizzavano dalle proprie ginocchia a Mu Qing, e passavano rapidamente su Feng Xin prima di tornare sulle proprie ginocchia, dove con le mani aveva preso a stringere convulsamente la seta delle vesti.
- Mi dispiace. – ripeté di nuovo con voce sottile. – Avrei dovuto fare più attenzione. Avrei dovuto portarti con me, invece che lasciarti senza protezione. Io lo so cosa succede quando… - un singhiozzo gli spezzò la voce, ma non gli ci volle molto a ricomporsi di quel poco che bastava.
Non avrebbe dovuto chiedergli quel favore, dal principio. Questo pensava Mu Qing mentre vedeva con la coda dell’occhio come il principe desiderava sfiorarlo, prendergli la mano, fare qualsiasi cosa per assicurarsi di non aver inconsciamente causato danni irreparabili. Voleva essere arrabbiato. Lo era, in fondo, ma non sapeva verso cosa doveva indirizzare quella frustrazione e quel bruciore. C’erano troppe cose, troppe persone, molte delle quali colpevoli in modo inconscio e ingenuo, verso le quali desiderava urlare e far scatenare la tempesta. Però, se Xie Lian gli avesse toccato la mano, sapeva che gliel’avrebbe lasciata prendere tra le proprie senza reagire, e se lo avesse afferrato e spostato come meglio preferiva non avrebbe opposto resistenza. Nonostante tutto.
Si accorse delle lacrime che gli scendevano copiosamente sul viso solo per via delle dita che corsero ad asciugarle. Incerte, ma tiepide. Forse fu quello a farlo crollare.
Un rantolo si fece strada dalla sua gola, un gemito di dolore che avrebbe ucciso per evitare che chicchessia lo sentisse. Le lacrime non smettevano di scendere, e la sua voce era sfuggita dal suo controllo. Anche se cercava di raccogliere le gocce salate prima che colassero lungo il suo viso, non faceva in tempo a fermarle prima che fossero pienamente visibili agli altri due.
Xie Lian gli prese una mano ed una spalla, ed il suo viso era contratto e così turbato, così infelice, mentre lo guidava lentamente e con mani tremanti verso di sé, spingendolo a posare la testa sul suo grembo. Non smetteva di sfiorargli i capelli ed il viso, solo in punta di dita però, come se temesse di essere lui stesso a fargli male.
Aveva lottato per non lasciarsi andare, per non rendersi vulnerabile. La vulnerabilità era un pericolo, la debolezza era la rovina per qualcuno che viveva nella sua posizione. C’erano un’infinità di “però” che si contrapponevano al buonsenso, per sua disgrazia. Era dolorante, infinitamente stanco, e qualcosa dentro di lui era affamato da troppo tempo. Quel qualcosa si quietava e mormorava con voce più calma quando Xie Lian lo toccava, e a volte persino quando Feng Xin gli dava una piccola spallata di tanto in tanto. Era così disperato?
Pianse ancora per qualche minuto. Non avrebbe saputo dire quanto, ma il principe e la guardia del corpo mantennero un insolito silenzio. Xie Lian gli accarezzava i capelli con un gesto meccanico, ma più piacevole e confortante di quanto avrebbe osato ammettere. Un’altra mano, più grande e più calda, era appoggiata sul suo polpaccio. In un qualche momento Feng Xin doveva aver tirato le sue gambe sulle proprie ginocchia. Non se ne era nemmeno accorto.
- Merda. – sbottò Feng Xin, di punto in bianco.
Gli altri due giovani sobbalzarono.
Sentire la guardia imprecare non era nulla di fuori dalla norma, ma sentire il silenzio venire spezzato in quel modo…
Feng Xin si strofinò gli occhi, e rilasciò un sospiro lungo e rumoroso.
- Merda. – ripeté di nuovo. – Non intendo offendere la vostra famiglia, Vostra Altezza, ma vostro guino… - si interruppe per dare un’occhiata al principe, che si limitò ad alzare le spalle.
- Vostro cugino, - continuò Feng Xin – è un’enorme testa di cazzo. –
- Sei stato gentile. – mormorò Xie Lian. – Avresti potuto usare parole più pesanti, non ti saresti allontanato dalla verità. –
Mu Qing sbuffò.
- Un cazzo di moccioso arrogante, allora. –
Era difficile non trasalire sentendo Feng Xin insultare in quel modo un membro della famiglia reale. Con un padrone diverso non avrebbe potuto alzare un dito contro Qi Rong, probabilmente.
- Non starai mica prendendo le mie difese? Sarebbe come veder nevicare in estate. – questo era facile. Trovare qualche parola saccente di rivolgere a Feng Xin era molto più facile che lasciare che lo trattasse con gentilezza e che vedesse la sua debolezza.
- Fanculo. Vuoi che mi arrabbi con te? Lo farò quando non starai tremando come una foglia. –
Ecco, questo era ancora più facile. E avrebbe risposto indietro ancora alla guardia, se Xie Lian non fosse intervenuto.
- Feng Xin intendeva dire che non vuole vederti star male. Vi prego, non litigate anche ora. –
- Non volevo liti… - Feng Xin si fermò senza finire la frase, e trasse un sospiro. Diede un colpetto sul polpaccio di Mu Qing. – A volte mi fai incazzare, ma non vuol dire che voglia che ti facciano del male, d’accordo? –
Sorprendentemente, era confortante. E anche inaspettato.
Rispose con un breve “Mh”, che Feng Xin sembrò accettare abbastanza di buon grado.
 
 
Feng Xin aveva dovuto andarsene non molto tempo dopo. Aveva del lavoro da svolgere, in fondo, e non poteva permettersi di restare ad osservare Mu Qing e Xie Lian fino a quando non fosse scesa la notte.
Mu Qing aveva provato ad alzarsi, ignorando il dolore alla schiena, per ritirarsi dalle stanze di Xie Lian. Il principe aveva obiettato con fermezza, costringendolo quasi con la forza a rimanere dove si trovava. C’era dell’ironia, pensava Mu Qing, nel fatto che lui non avrebbe potuto opporre resistenza a quegli ordini, sebbene gli ordini gli indicassero qualcosa che non rigettava.
Xie Lian aveva ordinato che fosse portata dell’acqua più fredda possibile nella sua camera.  Quando Mu Qing provò a spostarsi dietro un paravento per premere le pezze impregnate d’acqua fredda sui lividi che si stavano velocemente formando, il principe l’aveva spinto di nuovo sul letto con gesti gentili ma fermi.
- Non fare così, per favore. Lascia che me ne occupi io. – mormorò Xie Lian, portandolo infine ad arrendersi.
Il principe aprì le sue vesti con più attenzione di quella dovuta. Mu Qing sapeva che chiunque altro non avrebbe usato tutta quella cura per mettergli degli impacchi freddi sulla schiena. Era una cosa meccanica, pratica. Xie Lian la faceva sembrare importante, più intima del dovuto.
Con tanta pelle scoperta, sul letto di Sua Altezza, si sentiva vulnerabile oltre il suo conforto.
Xie Lian fece scorrere le dita tra i suoi capelli, e infine posò una mano sulla sua spalla e prese a massaggiarla in modo circolare. Questo, in qualche modo, rendeva la situazione migliore.
- Se potessi… - mormorò il principe – farei sì che fosse differente. Io, te, tutto quanto. Lo cambierei, se ne avessi il potere. –
Mu Qing voleva spostargli i capelli dal viso e ridergli in faccia allo stesso tempo. Il potere? Voi ne avrete senz’altro il potere. Vi basta aspettare che il re tiri le cuoia, e avrete tutto il potere che volete. Se desiderate rendere il mondo diverso, voi avrete il potere di farlo più di ogni altro.
Non gliel’avrebbe detto, anche se le parole gli bruciavano sulla lingua. Xie Lian era troppo candido per sopportare la cruda verità del ruolo che occupava nel mondo. Non sarebbe stato lui a farlo svegliare dal suo sogno.
Fintanto che Xie Lian lo guardava come se valesse qualcosa, avrebbe serrato le labbra su ogni cosa che il principe non riusciva a comprendere.

 
   
 
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